*Ecco un altro capitolo. Scusate per il ritardo, ma purtroppo ho avuto una settimana impegnativa e quando pubblico voglio anche correggere prima. Allora, qua inizia la quarta e ultima parte, perciò abbiamo ancora un bel po' di capitoli da leggere. Iniziamo col gruppo più strano mai visto che, oltre oceano, viaggia alla cieca alla ricerca di lettere per Lag. Noir/Gauche con Jiggy, la sorella maka di Niche e Lode arrivano finalmente a destinazione, cosa troveranno nella prima terraferma? Lo ammetto, mi sono divertita molto a scrivere queste parti completamente nuove. Buona lettura. Baci Akane*

PARTE QUARTA:
LA PROPORZIONE PERFETTA


38. I PREDICATORI SCRITTORI
suede

"E tutte le cose che non mi hai mai detto E tutti i sorrisi che per sempre mi tormenteranno Non tornerai mai a casa Non tornerai mai a casa Io potrei? Io dovrei? E tutte le ferite che mi lasceranno cicatrici per sempre Per tutti i fantasmi che non mi raggiungeranno mai Se cado"
/The ghost of you - My Chemical Romance/


Lode era di vedetta, i suoi occhi speciali vedevano bene al buio e faceva un’ottima cronaca di quel che c’era innanzi a loro.
- Mare. Oceano. Notte. Nebbia. Vuoto. Mare. Ancora mare. Ancora mare. -
- Entusiasmante davvero! - Aveva commentato Jiggy dopo aver controllato che il suo cavallo non subisse danni.
- Certo che potevi lasciarlo là… - Commentò Gauche ironico vedendolo rientrare, portandosi un bel venticello fresco da fuori prima di chiudere la porta. Jiggy lo ignorò totalmente come se non avesse appena bestemmiato.
Il lavoro della ragazza maka era stato a dir poco eccezionale, aveva saputo curare ogni dettaglio, come se sapesse, come se ci fosse stata. E forse il maka che l’aveva generata, aveva visto un mondo prima di quello presente. Un mondo con galeoni, mercanti ed avventurieri, un mondo senza gaichu, un mondo piacevole dove vivere.
Gauche rabbrividì stringendosi nella giacca, seduto in un angolo della cabina.
- Freddo? - Chiese Jiggy notando il suo gesto.
Gauche fece spallucce.
- Un po’. Tu no? - Jiggy alzò le proprie poi piegò la testa.
- Un po’. -
- Non immaginavo che in mare aperto fosse così freddo. Secondo te quanto ci vorrà prima di raggiungere una delle terre? -
- A sentire Lode sembrerebbe mai! - Replicò acido ed infastidito, mentre si toglieva la giacca.
- Cosa fai? - Chiese Gauche vedendo che si slacciava anche i bottoni della camicia. - Ti sembra il momento? - Aggiunse arrossendo. Jiggy lo guardò in piedi e fece un sorrisino malizioso.
- Vedo che hai pensato subito a quello! - Gauche rimase ebete.
- A cosa dovrei pensare? Ti stai spogliando! - Jiggy gli diede le spalle e sistemò i vestiti che si toglieva uno sopra l’altro come a creare una sorta di coperta.
Gauche, seduto proprio vicino dove lui li stava mettendo, dapprima rimase stupito nel vedere che non rabbrividiva, poi notò le cicatrici che quando avevano fatto l’amore aveva percepito confusamente in quell’insieme di sensazioni meravigliose e fortissime.
Gli occhi abituati alla penombra e l’alone dorato che emetteva il materiale dei capelli della ragazza maka, gli permisero di osservarle. Allungò sorpreso la mano dimenticando il fresco.
- Sei… sei pieno! - Disse senza fiato, sfiorando con i polpastrelli i segni chiari che solcavano la sua pelle sulla schiena ruvida. Jiggy sussultò a quei tocchi e si girò.
- E dici a me che non è il momento? - Commentò malizioso. Gauche ignorò il tentativo di alleggerire un momento un po’ strano e vide che anche sul torace ne aveva molte.
- Quante… come le hai… - Chiese. Jiggy alzò le spalle e gli prese le mani che lo sfioravano colpito da quel che vedeva. Lo alzò in piedi e iniziò a spogliarlo a sua volta. Lentamente. Agganciando il suo sguardo un po’ perso, un po’ malinconico.
- Anche tu ne hai molte… - Le dita scivolarono dentro i lembi della camicia, sfiorarono i segni che aveva anche Gauche nella sua pelle candida. Portò lungo le braccia la camicia insieme alla giacca. Gauche rabbrividì ancora.
Jiggy prese i vestiti e li sistemò sopra i propri, infine si sedette a terra, si mise Gauche contro di sé fra le gambe aperte, l’avvolse e una volta che la sua schiena si adagiò sul suo petto e che la pelle calda fu una sull’altra, Jiggy sistemò quella sorta di coperta che aveva fatto sopra di loro, infine strinse Gauche avvolgendolo con le braccia cercando di coprirlo e tenerlo il più possibile.
- Meglio? - Chiese al suo orecchio. Gauche dopo lo stupore del gesto che non si era aspettato, annuì rilassandosi e girò la testa verso la sua, così vicine che i respiri erano uno sulla pelle dell’altro.
- Molto. - I corpi si scaldavano fra di loro, così come quei vestiti adagiati sopra di loro, le braccia intrecciate insieme alle dita e le bocche di nuovo unite a suggellare quella decisione.
La decisione di stare insieme del tutto senza precludersi più nulla, senza aspettare dei miracoli che non sarebbero avvenuti. Quel che era perduto, era perduto, ma loro rimanevano loro ed il sentimento che si era rinnovato forte e puro come prima, lo testimoniava.
Rimasero abbracciati così per il resto del viaggio senza fare niente altro di speciale. Sentendosi e stando bene in quel modo.
Parlarono un po’ delle esperienze passate, Jiggy raccontò qualche ricordo insieme, Gauche sorrise nostalgico. Infine si addormentarono, la testa di uno nell’incavo dell’altro.
Un quadro che nessuno rovinò fino all’arrivo alla prima terra.

Jiggy era a cavalcioni sul cavallo di ferro, Gauche seduto dietro di lui, le mani alla sua vita, pronti per scendere.
Lode aveva detto che erano arrivati alla terra ferma, perciò si erano preparati per scendere.
- Cosa ti sembra? - Chiese Gauche.
- Non si vede nulla, solo una spiaggia. È tutto buio. -
- C’è vita? - Chiese spazientito Jiggy. - Perché se facciamo tutta questa fatica per nulla… -
- Tu? Tu fai fatica? Sono io che vi transporto, io faccio fatica! Babbei! -
- Ah gli insulti li dici giusti! -
- Come diavolo faccio a sapere se c’è vita? Vedo solo un fazzoletto di terra! -
- Stiamo calmi, adesso scendiamo e vedremo. -
- È un eufemismo! Qua non c’è nemmeno un vago sentore del sole artificiale… -
- Bene, i nostri occhi ormai sono abituati al buio, useremo le luci del tuo cavallo di ferro e poi quando potremo accenderemo una torcia di fuoco! -
- Arrangiatevi, basta che snodate così ripposo! -
- Devi essere pronta a salpare subito, potrebbe essere così pericoloso che dobbiamo scappare. -
- Scappare? Nemmeno per sogno! Si combatte! Ad ogni costo! -
- Oh cielo, ti prego, abbiamo una missione più importante del tuo orgoglio! -
- Cosa c’è di più importante del mio orgoglio? -
- Siete una perdita di tempo, io vado! -
E mentre Lode stava saltando giù, Harry tornò dopo essere stato in avanscoperta. Trillò qualcosa avvicinandosi e Lode, ferma sulla balaustra della nave, guardò ed ascoltò.
- C’è gente oltre la spiaggia e gli scogli. - Tradusse la dingo. Gauche sorrise trionfante.
- Andiamo! - Concluse vittorioso pizzicando i fianchi di Jiggy il quale scrollò la testa e mise in moto il cavallo. Il rombo fece il solito chiasso, ma le tenebre vennero finalmente un po’ illuminate e poterono vedere oltre la nave dorata.
- Senti, ma come pensi di scend… - Non fece in tempo a chiederglielo, che Jiggy dopo aver dato gas, partì spedito. Il cavallo con loro due sopra, passò subito oltre il ponte e la balaustra e con un enorme salto poderoso, planò giù sulla spiaggia a poca distanza da loro. Lode a terra ad aspettarli, Harry a volare in cerchio sopra le loro teste.
Con un salto e alcuni piccoli rimbalzi sul sedile, i due ragazzi arrivarono a terra e si fermarono, coi fari Jiggy illuminò un po’ la spiaggia che si alzava su alcuni scogli.
- Trovi una strada per andare oltre? - Chiese Gauche spuntando alla sua spalla. Jiggy si mise la sciarpa bene intorno al collo e si sistemò gli occhiali protettivi. Guardò a destra e poi a sinistra, infine fece gli abbaglianti e realizzò.
- Ok, tieniti forte. Non mi fermerò finché non troverò forme di vita. - Poi si corresse lugubre. - Sperando che siano intelligenti e non un branco di imbecilli ritardati come il governo. - Gauche rise e sulla sua risata Jiggy partì, mentre Lode si arrampicava direttamente sulla scogliera.
L’avventura iniziava sul serio, non c’era più un viaggio nel nulla da aspettare, ora dovevano darsi da fare.
La spiaggia verso sinistra si alzava congiungendosi gradualmente alla scogliera e di conseguenza al resto della terra ferma.
La spiaggia di ghiaia sottile divenne ben presto una stradina compatta di terriccio e proprio come un tipico paesaggio di Amberground, il deserto roccioso si srotolò intorno a loro.
Inizialmente in attesa della neve e del ghiaccio, una sorta di prolungamento di Blue Notes Blues, si accorsero che dovevano essersi spostati più ad est che a nord e che questo determinava aride terre di canyon dove si poteva scendere e salire con il cavallo di ferro in corsa, dove si poteva anche saltare e divertirsi non poco.
Gauche, stringendo le braccia intorno al suo corpo, notò una sorta di frenesia provenire dal suo addome, dal suo respiro.
- Ma ti stai divertendo? - Chiese Gauche appoggiando il mento sulla sua spalla. Jiggy voltò leggermente il capo e sorrise con un ghigno.
- No, che dici! - Gauche rise appoggiando la fronte contro il suo collo in un gesto molto intimo e naturale. - È il paradiso per uno che usa il cavallo di ferro! - Dopotutto, si dissero, non era così male quella missione.
I fari illuminavano la strada che saliva e scendeva e si interrompeva, giunto nei pressi di un salto particolarmente lungo, Jiggy aumentò l’accelerazione e lo fece mentre Gauche impallidiva nel realizzare cosa stava facendo quel pazzo. Non riuscì nemmeno a dire ‘ci schianteremo’ che stava volando letteralmente nel vuoto.
Gauche curioso guardò giù e da pallido divenne direttamente un cadavere.
Le mani si strinsero ad artiglio sulla pancia piatta di Jiggy e finì per morderlo incapace di emettere un suono.
Di cose ne aveva viste, ma un nido di serpenti giganti gli mancava proprio.
- Vai vai vai che se cadiamo qua… - Disse poi al suo orecchio stringendo gli occhi. Jiggy, fra il dolore del pizzicotto ed il morso e poi l’urlo all’orecchio, si shoccò della sua reazione tanto che sbagliò l’atterraggio e invece di arrivare nella roccia più alta, mancò la ruota posteriore e scivolò giù, nel gradino più basso del burrone. A quel punto Jiggy si fermò stabilizzando la moto in quello scalino roccioso basso e stretto. Intorno a loro pareti alte, al di sotto un buco di non molti metri che li separava da quel nido di serpenti giganti.
- Come se non bastassero i gaichu ci sono anche gli animali geneticamente modificati! Cos’è, una base segreta del governo? - Jiggy iniziò a brontolare in direzione dei serpenti come se il modo in cui erano caduti non fosse poi così rilevante.
- Jiggy, ma dovevi proprio saltare? Non potevi fare una delle strade meno pericolose? Sul versante destro c’erano meno buchi fra le rocce! - Lo rimproverò Gauche come una fidanzata seccata. Jiggy si scostò e lo guardò incredulo.
- Che ne hai fatto del mio Gauche impassibile? Stai andando fuori carattere! Ne hai viste e passate molte. Sia come Noir che come Gauche! - Questo lo riportò un po’ in sé, sia pure con fastidio. Gauche sospirò e si ricompose.
- Hai ragione, ma questo tuffo nel buio non è il meglio. L’ultima volta ci ho rimesso un bel po’ se te ne sei dimenticato… ora… ora che mi sono un po’ ripreso a fatica, che ho un nuovo senso per vivere… insomma, ho paura di perdere di nuovo tutto. E la prossima volta non so se riuscirò a rimettere i pezzi insieme. - Jiggy, sconvolto da quell’ammissione, scese dal cavallo di ferro e lo guardò meglio, corrucciato, sconvolto.
- Ma era così anche prima… - Gauche si strinse timidamente nelle spalle.
- Sì, beh… ma prima non avevo te… non per quel che potevo ricordare. La mia vita inizia con la nascita di Noir, lo sai. E da quel momento in poi per me ci sono state solo angoscia e tenebre. Poi Lag mi ha restituito gradualmente dei pezzi di me. E tu… beh, tu… - Jiggy sorrise e lo circondò con un braccio nascondendogli deciso il viso contro il proprio collo.
- Non esiste nulla al mondo in grado di portarti via di nuovo da me. - Poi prese la pistola sparacuore dalla borsa sul cavallo di ferro, la caricò e ad una velocità tipica sua, con uno sguardo feroce, sparò alle spalle di Gauche, verso il fondo del burrone buio, dove le ombre sibilline si allungavano verso di loro.
Jiggy sparò stringendo Gauche e i serpenti, colpiti in pieno, si ritirarono colti di sorpresa e tramortiti.
I due si sciolsero e guardarono in fondo, anche Gauche strinse la pistola sparacuore, pronto a sparare.
- Non sono gaichu, non credo che faccia effettivamente molto un proiettile… -
- Dobbiamo risalire. - Jiggy guardò l’altezza e lo spazio di manovra. - Ma mi serve più spazio per la rincorsa ed il salto e poi in realtà… -
- Io non so sincha di me cosa foreste! - La voce seccata e severa e poi un istante dopo, una presa di oro solido ad avvolgerli un istante prima che i serpenti tornassero all’attacco. Mancarono le loro fauci per pochi secondi, poi i capelli della ragazza maka posarono Gauche e Jiggy sulla parte alta del canyon, insieme al mezzo di trasporto che Jiggy si preoccupò di controllare.
- Pensavo dovessi riposare. - La ragazza maka alzò le spalle.
- Non mi serve molto per ricoricarmi! - Gauche sorrise e chinò il capo gentile, ringraziandola.
- Sei preziosa. Ti ringrazio. - Lei ritirò i capelli che la ricoprivano come un costume e guardò verso un punto preciso, puntandolo con il suo artiglio di drago.
- Là c’è un viggallio. Credo che la vostra amica meza raggazza, mezo lupus e mezo flore sia quasi arrivata. - Gauche e Jiggy annuirono, salirono di nuovo sul cavallo di ferro che ruggì riaccendendosi. - E là, invece… - Disse la ragazza maka che vedeva egregiamente in quell’immensità oscura. - Ci sono alcuni gaichu che vi ispettano! - Jiggy rimase perplesso sui toni che usava per dire le cose, ma non la corresse sapendo che era permalosa.
- Grazie. - Disse di nuovo Gauche paziente stringendo la pistola.
- Propongo di ammazzarli per dimostrare la nostra buona fede. - Disse Jiggy muovendosi verso i mostri.
- Propongo di ammazzarli per sopravvivere! - Corresse Gauche perplesso anche lui per le sue priorità.
- Beh, anche. - Gli concesse il compagno accelerando per arrivare prima dai gaichu.
Ma del resto quando i due migliori Bee combattenti erano insieme in missione, cosa c’era che non potessero fare con successo?

L’ultimo gaichu esplose con un bagliore luminoso, portando un’insolita luce nel grande canyon buio e deserto.
Jiggy e Gauche si fermarono, ansimanti, a guardare l’effetto che conoscevano bene, le stelle scaturite dall’esplosione del gaichu li ricoprì e in quel momento molte finestre di ricordo si aprirono sopra le loro teste, mostrando frammenti di cuore dei due ragazzi lì presenti.
Alcune si posarono sulla sorella di Niche che aveva scoperto poteva essere divertente combattere.
Ricordi della sorellina, di quando si erano separate con dolore, quando poi aveva incontrato il maka che l’aveva cresciuta come una figlia. Il dolore nel separarsi da lui una volta morto, la promessa di vegliare nella loro grotta, la capacità di trasformarsi nella forma più simile al maka padre, ovvero un uccello leggendario a forma di fenice.
Di Jiggy si videro dei ricordi insieme a Gauche il quale li vide curioso e meravigliato, un enorme senso di nostalgia lo investì, come se gli mancassero quei ricordi che non aveva più, come se volesse averli di nuovo.
In uno di questi, dopo aver sconfitto un gaichu insieme, erano rimasti stesi per terra in una delle terre più buie di Amberground e insieme avevano guardato il cielo stellato.
Gauche aveva detto che il cielo stellato era davvero bello, Jiggy aveva risposto lo era davvero, ma l’aveva detto guardando Gauche al suo fianco.
Gauche sorrise cercando Jiggy il quale arrossì distogliendo lo sguardo. I ricordi scemarono con il solito alone di meraviglia e nostalgia.
- Guarda, non è meraviglioso? - Disse allora guardando il cielo stellato, tanto simile a quello del ricordo appena visto.
Jiggy sussultò e alzò lo sguardo. Era identico. Lo stesso cielo, nonostante le terre ed il tempo fosse diverso. Le stesse stelle, tantissime, luminose.
Poi guardò Gauche, sorrise come quella volta e rispose.
- Davvero bello. - Gauche abbassò lo sguardo su di lui, memore del ricordo appena visto, e vide che faceva come in quella finestra di ricordo. Sorrise dolcemente e gli prese la mano seguendo quell’istinto così forte che lo faceva essere proprio come l’autentico Gauche, proprio lui in ogni gesto, esclamazione, istinto, solo senza i suoi ricordi.
Jiggy la strinse sentendosi meglio ed un verso schifato li fece distrarre uno dall’altro.
- Sto per vommitare. In tanti anni di sveglia non ho mai vissuto niente di più noioseante. - La ragazza maka non era molto sentimentale, anzi, per nulla. Per questo era riuscita a diventare tanto forte, probabilmente. Anche se poi in realtà a rinforzare i maka erano propri i sentimenti.
Gauche sorrise divertito in sua direzione, mentre Jiggy recuperò il cavallo di ferro rispondendole sferzante:
- Disse quella che non ha osservato altro che gaichu addormentati per duecento anni! -
Gauche sogghignò mentre lei si sollevava in volo sopra di loro, trasformandosi di nuovo in una donna uccello il cui corpo femminile era ricoperto di piume dorate che si estendevano nelle grandi ali sulle braccia, tirando a Jiggy un calcio con le gambe trasformate in coda nel superarlo. Jiggy la fissò male con la vena della tempia pulsante, ma quando Gauche salì dietro di lui carezzandogli il braccio, si quietò subito.
- Andiamo? Ormai siamo vicini. - Jiggy partì senza ribattere più, docile come un agnellino quando a gestirlo era lui.

Il villaggio era stile nomade, ma le tende avevano l’aria di essere ben costruite e solide.
- Mercanti. - Disse Lode ferma sul limitare del villaggio, le braccia conserte, l’aria seccata. Harry si posò sulla spalla di Jiggy una volta fermato, li aveva aiutati a combattere i gaichu mentre Lode era andata in avanscoperta.
Fermata poi, probabilmente, dall’astio che i mercanti dovevano avere nei confronti degli stranieri.
- Quanto sarà grande questa terra? - Chiese Gauche pensieroso.
- Harry dice che sono un gruppo di isole più o meno ravvicinate fra loro. Alcune grandi, altre più piccole. - Spiegò Lode. Gauche annuì.
- Penso abbiano fatto un mondo a parte. Sono abbastanza isolati da Amberground, perciò hanno trovato un loro modo di vivere e andare avanti. Non sarà facile convincerli ad aiutarci. -
- Comunicheranno in qualche modo, vuoi che non conoscano i Bee? - Disse Jiggy incredulo che lì, con tanto di gaichu, non avessero alba dei porta lettere e di tutto quello che ne concerneva.
- Non è detto. -
- Mi sono avvicinata, ho provato a dare un’occhiata, ma mi hanno subito guardato male. Ho provato a parlare con qualcuno ma mi hanno ignorata. Ho capito che sono mercanti, vivono come i nomadi, solo che non credo si spostino tutti, mi sembrano ben sistemati… -
- Non mi stupisce che non ti abbiano calcolata. - Commentò Jiggy acido beccandosi una brutta occhiata dall’interessata.
- Cosa vorresti dire? -
- Che non sei socievole! -
- Parla l’amico di tutti! - Rispose acida a sua volta.
- Per questo deve andare Gauche. Lui ispira fiducia. Sa sorridere! -
- Ma essattamente cosa diabete fare? - Chiese la ragazza maka, ferma accanto a loro.
- Chiedere lettere. Chiedere che scrivano lettere di speranza per Lag. -
- Sapranno descrivere? - Chiese la ragazza.
- Intendi scrivere? Beh, speriamo… - Dopo un po’ di incertezza, Lode e Jiggy mandarono Gauche a socializzare e tastare il terreno.
Tornò poco dopo a mani vuote.
- Non si fidano. -
- Hai detto che abbiamo ucciso dei gaichu? -
- Non mi credono, non sanno chi siamo, da dove veniamo e cosa sono i Bee e non credo abbiano mai scritto una lettera in vita loro. - A quel punto capirono quanto invece difficile poteva essere quella missione. Un conto era chiedere lettere a chi conosceva la situazione di Amberground e si sentiva coinvolto in prima persona dall’Apocalisse che stava per arrivare, un altro era chiedere collaborazione a chi non era mai stato coinvolto negli affari di un mondo a loro troppo lontano.
- Come li sconfiggono i gaichu? -
- Hanno creato armi con le pietre spirituali, come noi. Solo che le usano le persone comuni, sono più o meno tutti in grado di combattere, sanno difendersi, insomma… - Gauche era perplesso, non sapeva se fosse il caso di insistere o meno, forse dovevano andare al prossimo villaggio sperando in più collaborazione.
- Oltretutto credo che usino le pietre molto meglio di noi. - Aggiunse Lode la quale aveva dato uno sguardo anche prima.
- Sì, fanno funzionare molti oggetti, come tu fai muovere il cavallo di ferro. - Gauche aveva notato anche quello.
- Mi chiedo in città cosa ci sia. - Rifletté curioso Jiggy.
In quel momento, un tonfo fra loro ed il villaggio li fece saltare sorpresi.
Dopo che la polvere della terra sollevata si riabbassò, davanti a loro ed alla gente che si era girata sorpresa, comparvero i resti dei gaichu morti. Poi la ragazza maka, seccata e scontrosa, indicò coi capelli Gauche e Jiggy.
- Ecco cusa hanno fatto per voi quegli inciapaci. Descrivere qualche stupita lottera non è la fine del mundo! - Tuonò arrabbiata la sorella di Niche, mentre gli altri stupiti la guardavano. - ALLORA ANDATE A DESCRIVERE O NO?! - Gridò furiosa vedendo che ancora stavano lì e non reagivano. Gauche si coprì la fronte sconsolato, mentre Jiggy ghignava rivalutando quella creatura pesante e fastidiosa.
- Noir… - Disse invece Lode seria.
- Sì, sì, vado… - E così tornò dai mercanti a spiegare meglio le cose, notando che ora se non altro aveva tutta la loro attenzione.

Ci volle un notevole impegno nel far capire la situazione, la storia di Amberground, chi erano loro e cosa stava per succedere. Ci volle ancora più tempo per insegnare cos’era una lettera e, peggio del peggio, a scrivere.
Però alla fine, dopo diversi giorni passati coi mercanti del canyon, se ne andarono con un bel numero di lettere, radunate in molti sacchi e sistemate su una specie di carrello fatto dai capelli della ragazza maka che dopo essere diventata una nave, ora era un carro.
Non senza continue lamentele sgrammaticate.
Tuttavia, alla fine, il risultato era quello che contava.

Ben presto il gruppo dei quattro stranieri composto da due umani i cui uno senza memoria, una ragazza drago ed un esperimento fallito, venne conosciuto nelle terre oltreoceano come il gruppo dei predicatori scrittori. In quanto predicavano una storia da profeti, quasi, ai limiti del fantasy per gente come loro vissuta ben lontano da soli artificiali e Governi loschi. E, comunque, chiedevano di scrivere.