*Ecco
un altro capitolo. Continuano i capitoli ambientati 'nella mia testa',
ovvero quello che io ho completamente inventato ed immaginato
liberamente. La seconda isola in cui Jiggy, Gauche e gli altri si
imbattono è più avanzata della precedente e più organizzata, ma ha
anche una storia che inizialmente non si noterà. Nel mentre Jiggy si
interroga sul motivo per cui lo sta facendo, se crede davvero nella
salvezza e soprattutto come vede Gauche ora che non è più né Noir né il
ragazzo di cui si è innamorato la prima volta. Buona lettura. Baci
Akane*
39. FRA CIVILTÀ AVANZATA E PIRATI
"Sono un angelo con un fucile
Combatterò finché la guerra non sarà vinta Non mi importa se il cielo
non mi riaccoglierà Getterò via la mia fede, piccolo, Solo per poterti
tenere al sicuro Non sai che sei tutto ciò che ho? E io Voglio vivere,
non solo sopravvivere, Stanotte"
/Angel with a shotgun - The Cab/
La seconda isola non era molto
distante, era più grande della prima ed era più sviluppata, persino per
loro. In molti usavano strani mezzi di trasporto per muoversi, simili
al cavallo di ferro di Jiggy, solo a forma di scatola enorme, con
quattro ruote. Erano simili a dei rottami, però grazie ad una pietra
spirituale che il guidatore usava, si potevano muovere da un posto
all’altro.
La città era ben costruita e molto grande, sicuramente una capitale per l’isola.
Case di pietra con diverse funzioni, moltissime persone usavano le loro pietre in molti modi per avere comodità quotidiane.
- Penso che queste isole
trabocchino di pietre spirituali… - Disse Jiggy logico vedendo quanta
roba c’era che funzionava con quelle pietre.
- Se è così, ci saranno anche molti gaichu… - Rispose altrettanto logico Gauche.
- Sapranno difendersi, tutti usano
i poteri delle pietre ed anche molto meglio di Amberground. - Replicò
Lode ammirata di come lì la vita si era sviluppata a modo loro.
Non l’avevano nemmeno finito di
dire, che furono distratti da una sirena che suonò sopra la città,
tutti gli abitanti intenti nelle loro faccende, si fermarono alzando le
teste; riconoscendo l’allarme, tutti si misero a correre, chi al
riparo, chi a recuperare armi per poi schierarsi verso i limiti della
città, in posizione d’attacco.
Armi simili a pistole sparacuore, alcune davvero grosse che si appoggiavano sulla spalla e sembravano degli enormi tubi.
Jiggy, Gauche e Lode rimasero fermi, le loro armi in mano automaticamente capendo che doveva trattarsi di un allarme gaichu.
Una voce dall’alto gridò la
direzione ed un nome, probabilmente la tipologia di gaichu con cui li
avevano categorizzati. La voce doveva essere dell’uomo di vedetta e
probabilmente stava su una sorta di torre.
I tre si schierarono insieme alle persone pronte a combattere, decidendo di cominciare rendendosi utili.
Poco dopo proprio dalla direzione
annunciata, un grosso gaichu poco più piccolo del Cabernet, comparve ai
limiti della città. In poco, con sistema ed organizzazione, le persone
si mossero ed alcune cominciarono a fare da diversivo, mentre le altre
si posizionavano più in alto per colpire meglio. I primi spari di cuore
colpirono la corazza senza sortire effetto, il gaichu cercò di
attaccarli infastidito e così scoprì la schiena, punto debole. Appena
ebbero visuale, molti raggi colpirono contemporaneamente dall’alto e il
gaichu esplose risuonando con la tipica luce stellata. Finestre di
ricordi di chi veniva colpito da quei piccoli luccichii di cuore
comparvero sopra le loro teste, come una magia a cui qualcuno guardava,
qualcuno no.
E proprio mentre le scene di vita
di qualcun altro si esprimevano davanti agli occhi distratti di tutti,
un secondo allarme risuonò.
- Gauche! - Chiamò Jiggy che non si
era perso a guardare gli affari degli altri. La gente si riscosse e si
rimise in posizione, ricaricando le proprie armi, ma prima che loro
potessero capire di cosa si trattava, Jiggy, Gauche e Lode erano già
partiti verso il secondo gaichu che, proprio da dietro la collina da
cui era venuto l’altro, era comparso enorme e strisciante.
Senza seguire alcuna strategia ed
agendo completamente di testa loro, i tre si mossero con una sincronia
perfetta. Lode andò contro la bestia distraendola, Jiggy saltò di nuovo
sul cavallo di ferro accendendolo e Gauche corse in una posizione
congeniale per osservare come reagiva il gaichu a Lode. Infine quando
notarono qual era il posto che aveva difeso istintivamente dall’attacco
di Lode e del suo coltello, i due capirono e a distanza lo dissero
contemporaneamente.
- La pancia! -
- Dobbiamo farlo saltare! - Esclamò allora Gauche. Jiggy sorrise accelerando.
- Ci penso io, tieniti pronto! -
Gauche impallidì nel capire cosa aveva in mente, si sentì un attimo
mancare le forze nel vederlo correre come un pazzo contro il mostro.
- Jiggy, sei pazzo, non ce la
farai… - Ma non riuscì a finire che lo vide arrivargli proprio davanti,
l’enorme insetto strisciante era pronto a fermarlo, ma Jiggy invece di
virare o fermarsi, impennò il proprio mezzo ed usando il muso del
gaichu saltò su di lui volando verso il cielo. Per prenderlo si alzò
inarcandosi, inseguendolo con lo stesso muso che era stato colpito
dalle sue ruote.
A quel punto Gauche mirò e caricò
il proiettile verso la pancia completamente scoperta, sparò e il raggio
lo colpì proprio nel suo punto debole.
La bestia, colpita, si sollevò
completamente in aria sbattendo contro Jiggy il quale perse il
controllo del cavallo di ferro e mentre il gaichu risuonava nell’aria
con una luce accecante, lui cadeva a terra da un’altezza considerevole
e per non rompere il suo adorato mezzo, si fece più male lui
ovviamente.
Gauche si assicurò che il mostro andasse al creatore, poi corse preoccupato verso Jiggy, a terra sotto il cavallo di ferro.
- Jiggy! Jigggy, come stai? -
Chiamò agitato. Quando lo voltò tenendogli la testa, la prima cosa che
vide fu il suo sorriso divertito.
- È stato un bel salto! - Poi cercò
subito con lo sguardo il cavallo di ferro. - È mica rotto? - Gauche
sbuffò scuotendo la testa e offeso per la sua insensibilità e per la
sua incoscienza, lo lasciò di schianto facendolo cadere con la nuca sul
terreno. Jiggy si lamentò e si alzò a sedere faticosamente.
- Ahio! Andiamo, Gauche! Che ho fatto ora? - Si lamentò massaggiandosi la nuca da cui notò usciva anche del sangue.
- Guarda, cadendo mi sono pure fatto male… merito un bacio! - Disse con gran faccia tosta mostrandogli il palmo insanguinato.
Gauche lo guardò convinto di
ignorarlo perché l’aveva fatto preoccupare troppo, però quando vide che
effettivamente perdeva sangue da qualche parte, si preoccupò e gli
tolse sciarpa e cappello per controllare.
- Brutto idiota, ti sei fatto male.
- Brontolò come avrebbe fatto l’autentico Gauche. Jiggy sorrise
compiaciuto e felice. Si poteva essere felici con la fine del mondo
alle porte ed i ricordi del proprio fidanzato perduti per sempre?
A volte se lo chiedeva.
- Se mi curerai tu, starò bene! - Disse malizioso tendendosi verso il suo viso per prendersi un bacio.
- Io al vostro posto riconsidererei
il momento per certe cose. - La voce di Lode li fermò brusca, i due si
girarono a vedere cosa intendeva e quando notarono una bella folla
radunata intorno a loro, realizzarono che forse era il caso di
rimandare la pomiciata.
Avevano giusto un paio di cose da
spiegare ad un bel po’ di sconosciuti che, loro ancora non lo sapevano,
avrebbero tassativamente collaborato con loro.
La conquista, talvolta, non era facile. Ma nemmeno impossibile, dopotutto.
- Almeno questi sanno scrivere! -
Disse Jiggy sedendosi nel letto, tenendosi la testa fasciata dove era
stato medicato meticolosamente poche ore prima.
Gauche, dopo essersi sfilato i vestiti, si sedette dall’altra parte del letto matrimoniale che avevano loro fornito.
- La questione gaichu ci sta
facilitando molto il compito. - Disse Gauche stendendosi sotto le
coperte, imitato da Jiggy anch’egli senza vestiti. Si accoccolò contro
di lui e si girò per guardarlo in viso. Una mano ad accarezzarlo
dolcemente sul viso, a scostargli i capelli bianchi cresciuti che
glielo incorniciavano fino al collo. I piedi intrecciati subito ai
suoi, freddi, si scaldarono poco dopo.
- Quando vedono che li combattiamo,
ci ascoltano. - riassunse Jiggy. Gauche sorrise guardandolo,
rilassandosi ai suoi tocchi. Poi sfiorò la sua fronte fasciata da una
benda bianca che gli stringeva i capelli rossi come un cerchio.
- Come stai? - Chiese dopo aver
passato le ore a spiegare a quella gente chi erano e qual era il loro
compito e come stavano le cose oltre oceano.
Dopo averlo spiegato ad un paio di
persone, accettarono il loro aiuto per spargere la voce. Sarebbero
rimasti in città un po’ di tempo, il necessario per permettere a tutti
di sapere quei fatti e di scrivere delle lettere.
Il medico che aveva curato Jiggy, aveva fornito loro una camera dove dormire.
- Bene, ne ho passate di peggio. - E con peggio intendeva un certo ricordo legato al primo bacio.
- Lo vedo. Il tuo corpo parla, il
viso è una cartina geografica… - Commentò Gauche sfiorandogli la croce
sotto l’occhio. Jiggy sorrise e lo baciò dolcemente.
- Quando me la sono fatta eravamo
in una situazione simile. Poi, mentre aspettavi che guarissi, ti ho
baciato per la prima volta e ci siamo messi insieme. - Rivelò divertito
Jiggy. Gauche, malinconico, si rese conto in cosa ancora mancava
nell’essere sé stesso. E si dispiacque d’aver perso un ricordo tanto
bello e prezioso.
Jiggy glielo lesse negli occhi che
per lui non avevano segreti e carezzandogli la guancia, mormorò
avvicinandosi alla sua bocca.
- Ma creeremo altri ricordi che non
perderai mai più. - Quando lo disse, suggellò la promessa con un bacio
che trasmise a Gauche di nuovo la tranquillità che ultimamente era
diventata una sorta di motore essenziale.
Le loro labbra si schiusero e si fusero insieme, mentre le lingue si mescolavano in un tutt’uno.
Era la fine del mondo? Forse.
Ma i loro corpi rispondevano al
piacere che si trasmettevano. I loro corpi si perdevano nel piacere
immenso che provavano mentre le mani si sfioravano, si toccavano fino
ad ogni punto più intimo.
Il calore cresceva insieme alla loro energia, mentre i corpi si strofinavano ed il mondo spariva in uno che entrava nell’altro.
Che fosse la fine o l’inizio, per
loro, in quell’istante, non contava più. Contava solo poter essere lì
insieme una volta ancora. Una volta in più. Ed un’altra di nuovo.
Jiggy si svegliò per primo, stare
lì era strano. Era come essere fuori dal mondo, in un altro universo
parallelo, dove nessuno Spiritus stava per risvegliarsi per risucchiare
i cuori di tutti.
La gente viveva coi problemi della
gente di Yodaka, ma non sapendo dell’esistenza di una classe sociale
medio e alto borghese, non viveva nel dolore e nell’invidia.
Semplicemente lì erano tutti sullo stesso piano, nessuno stava meglio e
non c’erano angoscia e dolore da affrontare.
“Le tenebre le ha create la luce…
il male lo ha creato il bene. L’invidia lo ha creato il bello. Il
negativo lo ha creato il positivo.”
La riflessione appena sveglio si
perse sulla visione di Gauche che, addormentato sul letto, aveva il
lenzuolo abbassato alla vita. Era prono e un braccio finiva sotto il
cuscino. I capelli bianchi si perdevano sulle lenzuola chiare. Jiggy
glieli scostò sorridendo.
“Il nero lo ha creato il sole.”
Pensò a lui, a Noir. Lo viveva come Gauche perché si era lasciato
andare ai propri istinti primordiali, si comportava come Gauche,
parlava come Gauche, ma in realtà era ancora Noir.
Ormai era abituato al fatto che
quello era la miglior versione di Gauche che avrebbe potuto avere. Non
aveva le sue memorie, però era lui. Provava i suoi stessi sentimenti
per lui. Si amavano ancora. Una cosa autentica non poteva morire mai.
“Non tutto è perduto per sempre.”
Pensò poi chinandosi a baciarlo prima di alzarsi silenzioso e scivolare nel bagno a rinfrescarsi.
Dovevano stare lì un po’, il tempo di radunare le lettere come da richiesta.
Avevano trovato pratico mostrare ai
responsabili della città i propri ricordi in modo che vedessero coi
loro occhi quel che succedeva oltre oceano.
Erano rimasti sconvolti dalla verità.
“Forse questo li rovinerà, li
macchierà.” Rifletté togliendosi le bende dalla testa e sciacquandosi
sotto l’acqua. “Però se non facciamo niente, comunque moriranno e non
sapranno nemmeno perché. Almeno così c’è una possibilità.” Anche se non
era convinto di poterci credere. Forse non ci credeva. Nemmeno nel
metodo estremo di Largo Lloyd.
“E allora perché sto facendo tutto
questo? Per seguire Gauche? Per passare tutti gli ultimi istanti con
lui?” sorrise fra sé e sé mentre il sapone scivolava via dal suo corpo.
Era probabile. “Ogni istante con lui lo vale tutto, considerato
l’inferno passato senza. Sì, lo farei. Anche solo per questo.”
La tenda si scostò ed una figura
familiare lo spostò rubandogli il getto dell’acqua. Jiggy si voltò
sorridendo ad un insonnolito Gauche che si accoccolò contro di lui,
raccolto con le braccia contro il suo petto. L’acqua dolcemente ad
avvolgerli.
“Oh, sì… è per lui che lo faccio. Almeno se moriremo, sarà comunque insieme.”
No, Jiggy non credeva proprio nella
salvezza, però se doveva scegliere un modo di morire, sceglieva quello.
Il corpo snello e pallido di Gauche, i suoi occhi sottili e d’ambra, le
sue labbra morbide. Quell’aria così spenta, eppure così dolce al tempo
stesso.
Gauche non era del tutto lì, però il suo cuore c’era. Lo abbracciò. Lo sentiva.
Non avevano finito di vestirsi, che un secondo tipo di allarme risuonò su tutta la città chiamata Hunkrast.
Jiggy e Gauche si guardarono attenti.
- Non è l’allarme gaichu. - Disse
Jiggy infilandosi in fretta la camicia sotto ai pantaloni, e poi la
fibbia della cintura. Gauche concordò finendo di vestirsi in velocità,
poco dopo Lode comparve alla porta senza bussare, ma loro avevano già
le armi in mano.
- Quelle non vi serviranno! - Disse sbrigativa indicando le pistole sparacuore.
- Che è successo? - Chiese Gauche.
- Questo è l’allarme pirati. -
- Pirati?! - Loro avevano a che fare coi predoni, i pirati erano la versione marina.
- Pare che qua ci siano frequenti
attacchi pirati, è un arcipelago, un insieme di isole, questa è la più
grande e avanzata, ha un incredibile miniera di pietre spirituali e
degli ingegneri capaci di creare qualsiasi cosa con esse. È la città
più assediata dai pirati. - Spiegò sbrigativa Lode mentre metteva loro
in mano due pistole normali a proiettili di piombo. Gauche le aveva già
usate quando era Noir, Jiggy la guardò perplessa, mentre suo malgrado
seguiva Lode che spiegava quel che aveva saputo.
- Ma sanno difendersi bene dai
gaichu, avranno prevenzioni anche con i pirati, no? - Lode si fermò
alla porta principale della locanda dove erano ospiti d’onore.
Strinse le spalle e piegò la testa dubbiosa.
- Sì, beh… a quanto pare affrontare i gaichu è più facile delle persone… -
Il caos era scoppiato davanti a
loro, gente che correva, colpi di armi da fuoco, fendenti, colpi di
mazze, lame affilate, ogni sistema per combattere. Vetri rotti, oggetti
lanciati.
In breve era l’anarchia, come se l’ottimo sistema d’organizzazione visto il giorno prima, fosse solo un ricordo lontano.
- Pazzesco! - Esclamò Jiggy convinto di avere una missione facile per le mani.
- Avranno attaccato la sorella di
Niche? - Chiese Gauche preoccupato per la ragazza maka che era rimasta
a riva con i capelli trasformati in nave e le prime sacche di lettere
sopra.
- Potrebbero averci anche provato… - Disse Lode, ma Jiggy completò per lei leggendo il tono.
- A loro discapito! - Un ghignò aleggiò e Gauche annuì concorde.
- In effetti sa difendersi.
Preoccupiamoci di aiutare questa gente, altrimenti altro che lettere… -
Con quello controllò il caricatore della pistola, mentre Jiggy lo
guardava stupito, corrucciato.
- Non siamo assassini di persone,
Gauche. - Gli ricordò temendo per un momento che Noir avesse ripreso il
sopravvento. Gauche prese la pistola di Jiggy e la controllò, poi gli
spiegò come usarla. Infine gliela restituì e sorrise.
- La useremo per difendere della
brava gente che vuole aiutarci. Con queste si può anche solo ferire,
non necessariamente uccidere. - Jiggy guardò come qualche uomo stava
usando le pistole in questione e l’effetto sulle persone colpite.
- Beh, non mi pare che quelle siano solo ferite… - Disse acido indicando un pirata morto.
- Non possiamo controllare gli
altri. - Disse Gauche spingendo Jiggy dietro una colonna, subito fuori
la locanda, per proteggersi dai colpi vaganti. - Ma possiamo
controllare noi. - Gauche così strinse la pistola e la puntò contro un
pirata che stava per colpire a morte un civile. Sparò alla gamba e
questi cadde ferito e dolorante, perdendo l’arma. Lode corse a
recuperarla e la tenne per sé, infine diede un colpo alla nuca al
ferito che svenne, mettendolo fuori gioco.
- Gambe e braccia e li ferisci. Li
disarmi. Li metti fuori gioco. Passi oltre. - Spiegò pragmatica Lode,
Gauche annuì e la dingo partì uscendo dal riparo per buttarsi nella
cosiddetta mischia.
Gauche poi guardò Jiggy per vedere
se era pronto. Jiggy guardò il marasma che si consumava davanti a lui,
guardò la pistola e sospirando alzò le spalle annuendo.
- E andiamo! - Dopo di questo,
insieme uscirono avanzando all’attacco dei pirati. Dicendo
ufficialmente addio al loro ‘viaggetto niente male’.