*Ecco
un altro capitolo. Ormai siamo 'in pieno manga', perciò ho deciso di
descrivere più i retroscena che le scene da Asada mostrate, capirete
cosa intendo leggendo. Se nel manga si segue il punto di vista di Zazie
sul treno e nella battaglia contro i Gaichu, e poi quello di Lloyd
nell'incontro con suo padre, qua seguo Jiggy sempre nelle medesime
scene. Ho usato questo trucco per non ridescrivere tutto quel che già è
stato visto e letto. Le cose ormai sono critiche e si sa che si va
incontro alla morte e alla distruzione, ma loro nonostante tutto ci
vanno e combattono dando tutto quello che hanno, Jiggy e Zazie sono lì
per dare una grande forza di volontà: combattere nonostante da qualche
parte i loro compagni stiano rischiando la vita. Combattere comunque.
Buona lettura. Baci Akane*
43. L’AMORE DI CHI LASCIA ANDARE
"Oggi Siamo stati in piedi sul muro Abbiamo riso del sole Abbiamo riso
delle pistole Abbiamo riso di tutto E quando loro Ci hanno detto di
andare Non li abbiamo considerati Come tutte le altre volte Ma sapevamo
poco.
Oggi
cerco un segno con le fiamme tra le mie mani una linea
nella sabbia tra il tuo e il mio spazio ed è venuto, come
il fuoco da sotto.
Puoi provare ad intimidire o a ruggire ma quando il momento ti chiama sì, otterrai ciò che è tuo! "
/A line in the sand - Linkin Park/
Zazie stava salendo sul treno,
quando sentì uno stridio lontano raggiungerlo. Si aggrottò e si girò
verso il cielo stellato, buio come ormai era abituato a vedere.
Era da molto che non sentiva quel
verso, aveva perso le speranze di tornare a sentirlo, a volte credeva
di avere le allucinazioni. Ma in quel momento capì che non stava
sognando.
Nel via vai generale dei
caricamenti delle lettere, una volta che il capitano dell’esercito
della capitale aveva riportato indietro il treno per loro, Zazie seguì
il verso provenire dal cielo. Nessuno lo notò correre incontro a
qualcosa di invisibile, quasi. Nessuno notò che senza respirare e con
gli occhi sgranati e pieni d’emozione, alzava il braccio in attesa.
E nessuno vide Harry, il falco di
Jiggy, planare su di lui e posarsi con le zampe ad artiglio, come se
ormai fosse un’abitudine, quasi.
- Allora è vivo! - Esclamò con
l’emozione alle stelle. Lo scoppio di felicità gli procurò gli occhi
lucidi e faticò a non piangere, ma da dietro, dal treno, Garrard
richiamò tutti all’ordine. - Dannazione, devo andare! -
Zazie si affrettò a slegare la
lettera di Jiggy dalla zampa e l’aprì usando una delle torce poste nei
dintorni per vedere al buio completo.
Aprì la lettera e la lesse.
‘Ciao Zazie, spero tu stia bene.
Non ho potuto scriverti prima, eravamo troppo lontani anche per Harry.
Però stiamo tutti bene e stiamo tornando. Ci incontreremo nella
Capitale, da Lag. Mi raccomando, non è il momento di mollare, è il
momento di conquistare. Sono sicuro che un modo per arrivare ad
Akatsuki lo avrete trovato. A fra poco. Jiggy.’
La gioia che scaturì in lui nonostante la situazione ed il saluto a Lag che gli era parso tanto un addio, fu rigenerante.
Jiggy stava bene e l’avrebbe rivisto e qualunque cosa erano andati a fare al di là dell’oceano, dovevano esserci riusciti.
- C’è speranza, c’è speranza, cazzo! - Esclamò più a sé stesso che ad Harry.
Garrard lo richiamò di nuovo e lui rispose che stava arrivando.
Prese in fretta carta e penna e
sbrigativo scrisse nel foglio stropicciato quattro parole, poi le diede
ad Harry e gli disse di portarlo a Jiggy.
Un colpo del braccio ed il falco
spiccò di nuovo il volo. Dopo di ché Zazie corse sul treno carico di
una voglia di sbaragliare un esercito intero pur di aiutare Lag nella
sua impresa titanica.
- Non lo lasceremo solo, non è solo. Non lo sarà mai. - Ripeté a denti stretti salendo sul treno.
- Siamo tutti? - Chiese Garrard. Zazie annuì vedendo Wasiolka.
- Andiamo da Lag! - Borbottò con una convinzione che fino a pochi giorni prima non aveva avuto, non così spiccata.
Garrard diede l’ok al macchinista ed il treno partì, poi notando la differenza da prima di Zazie, lo occhieggiò sospettoso.
- Si può sapere che succede,
ragazzo? - Zazie stava cercando fuori dal finestrino per vedere Harry,
ma non era già più visibile. Così scuotendo il capo sospirò.
- Niente, non vedo l’ora di fare a pezzi un po’ di mostri! -
- E allora andiamo a farli a pezzi!
- Replicò Garrard dando una pacca compiaciuta a Zazie. Gli era sempre
piaciuto quel ragazzino, aveva una forza d’animo che in pochi
mostravano, nonostante fosse anche fragile.
“A volte sembra che la sua forza
derivi da quel che prova per Lag. Mi chiedo se non dovesse tornare da
noi, alla fine di tutta questa storia… che ne sarà di Zazie.”
E con questo pensiero andò a controllare che tutto fosse pronto.
Jiggy stava controllando il cavallo di ferro, in uno dei pochi angoli liberi della nave composta dai capelli magici della maka.
Con le sue grandi ali, create da un
corpo che era una via di mezzo fra quello di una donna e quello di un
uccello dorato leggendario, il maka, volavano verso la capitale dopo
aver superato l’oceano.
Il ponte era pieno zeppo di lettere, Lode era sistemata su uno dei pali orizzontali della nave e controllava la vedetta.
Gauche si sedette vicino a Jiggy, mentre si muovevano a gran ritmo e velocità.
- Tutto ok? - Chiese guardando i suoi movimenti sicuri mentre stringeva alcuni bulloni sui freni.
- Sì, perché? - Rispose Jiggy fingendo indifferenza.
- Beh, stiamo tutti convergendo ad
Akatsuki… - Disse come se fosse ovvio. - Se hai conti in sospeso
dovresti provare a chiuderli. Non penso ci sarà un’occasione migliore,
sai? - Jiggy lo guardò senza capire e Gauche sorrise dolcemente
pulendogli un segno di olio nero dal viso.
- Di chi parli? - Gauche si protese poi e gli baciò le labbra leggero.
- Lo sai di chi. Pensi che possa
farcela da solo? Hai visto che sta morendo, sai cosa vuole fare. Vuoi
lasciarglielo fare? - Jiggy gli aveva raccontato di Largo Lloyd, di
quel che aveva visto, le sue reali intenzioni e quello che Largo aveva
fatto per lui da piccolo, quando l’aveva convinto a diventare Bee e
l’aveva aiutato in ogni passo.
Jiggy lo guardò, Gauche rimase con
il mento sul suo braccio, seduti per terra vicino al cavallo di ferro.
Smise di trafficare, si pulì le mani e pensieroso lo tirò verso di sé
appoggiando la guancia sulla sua fronte.
- Gli devo tanto, è vero. E sta
morendo. - Gauche chiuse gli occhi rilassandosi un po’ per il viaggio
che rimaneva prima dell’arrivo nell’occhio del ciclone.
- Non solo sta morendo. Lui sta
andando a morire. - Inizialmente Gauche era stato ferocemente geloso di
Largo, ma poi Jiggy gli aveva spiegato tutto ed aveva capito. Tutti
avevano il proprio mentore, il proprio idolo, la propria guida. Lloyd
era quello di Jiggy, così come Jiggy era quello di Zazie.
- Lo so. - Rispose serafico,
indurendo lo sguardo verso l’orizzonte buio. Il sole artificiale si era
spento di nuovo, ma non accennava a riaccendersi. Le cose stavano
andando sempre peggio ed ormai gli occhi erano abituati a vedere al
buio.
- Farai qualcosa? - In quel momento
lo stridio di Harry lo riscosse, così si sciolse da Gauche per alzarsi
in piedi, sollevò il braccio piegato e il falco si posò poco dopo,
lasciando andare il foglio stropicciato.
Gauche si alzò e si appoggiò a lui
per vedere. I capelli della maka erano di un particolare materiale
d’orato che creava una sorta di alone luminoso, fioco ma sufficiente
per poter leggere.
- Zazie. - Disse aggrottandosi per
capire gli scarabocchi scritti. - Stiamo andando ad ammazzare i mostri
alla capitale. Ci vediamo là! - Jiggy si sentì orgoglioso per qualche
ragione della sua risposta. Forse sapere che in tutto quel tempo era
ancora vivo, stava bene e non aveva perso la voglia e lo spirito
combattivo.
Forse, dopotutto, si era preoccupato per lui.
- Per prima cosa andrò ad aiutarlo.
Ci saranno molti gaichu, cercheranno l’enorme quantità di cuore che Lag
sparerà a Spiritus, e poi stanno arrivando valanghe di lettere piene di
cuore. - Disse Jiggy ragionando con logica. Gauche lo guardò
consapevole che non sarebbe stata la sola cosa che avrebbe fatto una
volta sceso.
- Spero che lo trovi in tempo. -
Rispose poi misterioso, sedendosi di nuovo sul ponte della nave, vicino
al cavallo di ferro, fra i mille sacchi di lettere raccolti.
Era ovvio che non si riferiva a Zazie. Jiggy sospirò e si sedette.
- Non posso lasciare Zazie solo. - Gauche annuì.
- Guai se lo facessi. - Era felice
di vedere che era sensibile anche davanti ad altre persone, che ci
teneva, che cercava di aiutare anche gli altri e non solo lui.
Però ormai lo conosceva, sapeva che aveva quel tormento, dentro di sé.
Lloyd gli aveva dato la vita, spingendolo a diventare Bee.
Non l’avrebbe abbandonato, non poteva. Era venuto via per aiutarlo, ma adesso doveva continuare facendo quello che era giusto.
Jiggy si sedette accanto a lui e gli circondò la schiena col braccio tenendolo contro di sé.
- Quando arriveremo alla capitale per prima cosa cercherò Zazie e lo aiuterò coi gaichu. - Ripeté convinto.
- E gli altri Bee… - Puntualizzò
Gauche facendogli notare che pensava solo in termini di ‘Zazie’, come
se lui fosse non proprio il suo fratellino, in quanto quello vero
l’aveva lasciato un po’ a sé stesso perché doveva crescere e diventare
forte da solo, la sua famosa filosofia. Ma forse più come una missione.
Come Jiggy era stata la missione di Lloyd.
- Sì, beh, anche… - Gauche
ridacchiò divertito e Jiggy fece finta di nulla alzando un po’ il tono.
- E poi vedo se trovo Lloyd e come sta. - Decise. Gauche annuì
rimanendo con un bel sorriso sulle labbra.
- Io porterò le lettere a Lag. Ci
vediamo quando abbiamo finito tutto. - Lo disse con la sicurezza che ce
la facessero. Che alla fine di tutto, sarebbero riusciti a rivedersi e
a stare insieme, proseguire come niente.
Jiggy lo scostò per guardarlo
serio, intensamente. Gauche sorrideva, ma gli occhi erano quelli di
Noir. C’era sempre quella piccola mancanza, nel suo sguardo. Sempre ci
sarebbe stata.
- Miraccomando. Lo scopo è di rivedersi, alla fine. - Sottolineò secco. Gauche annuì.
- Mi sembra ovvio. -
Jiggy gli prese il viso con una mano, stringendogli un po’ il mento fra le dita, l’aria risoluta.
- Non mi importa salvare il mondo se tu muori. - Gauche rise divertito.
- Come sei melodrammatico! - disse baciandolo.
- Seriamente, Gauche. - Lo richiamò Jiggy.
- Seriamente. - Rispose l’altro
tranquillo. - Ci rivediamo dopo che abbiamo fatto tutto. - Dopo che lo
disse, suggellarono quella promessa con un altro bacio, uno di quelli
che rimanevano nelle bocche per un po’, il cui sapore accompagnava
anche dopo che si separavano.
Poco dopo, Lode gridò.
- Capitale! - E così iniziò anche per loro.
Jiggy avviò il motore, si era fatto un po’ di spazio nel ponte per poter saltare giù.
L’altezza non era elevata, la maka
volava ad un paio di metri dal suolo e Jiggy aveva fatto questi voli
molto spesso dalle rocce durante le consegne.
- Li vedi? - Chiese Jiggy mentre scaldava il motore del cavallo di ferro.
- Vedo il treno, ci sono gaichu in arrivo, sembrano cercare loro! - Rispose Lode dall’alto del palo di vedetta.
- Staranno trasportando altre lettere per Lag. - Rispose Gauche vicino alla balaustra per guardare giù a sua volta.
- La nave di Reverse è arrivata da un pezzo, sono già sbarcati tutti. - Aggiunse Lode.
- Va bene. - Fece poi con le mani
strette sul manubrio, Gauche si voltò a guardarlo e da oltre la propria
spalla i due si scambiarono un ultimo sguardo. Annuirono, Gauche
sorrise, Jiggy fece un cenno teso. - Io vado da Zazie, voi trovate Lag.
A dopo. -
Dopo di questo, Jiggy partì,
attraversò tutto il ponte e la passerella fra i sacchi di lettere,
infine volò oltre il parapetto, sfiorando Gauche di pochi centimetri.
La sua sciarpa ed i suoi capelli bianchi si scostarono, il suo sguardo
lo seguì trattenendo il fiato.
Strinse le mani convulsamente nel
bordo fino a che divennero bianche, si morse il labbro ed un senso di
preoccupazione l’accompagnò per tutto il volo di Jiggy col suo cavallo
di ferro. Un cavallo che per un momento sembrò avere le ali.
“Fa che lo riveda davvero, dopo…”
Pregò Gauche con gli occhi che gli bruciavano. Lasciarlo andare ed
esortarlo a fare la cosa giusta non era stato facile, ma sapeva che
doveva aiutare Zazie e Lloyd. Lo sapeva.
- A volte lasciar andare è il più grande atto d’amore. - Disse Lode sapendo cosa si agitava nel suo compagno di viaggio.
Gauche annuì, poi proteso tutto in
avanti per vedere quando atterrava, lo vide arrivare sulla terra ferma
sano e salvo. Il cavallo di ferro fece un paio di sobbalzi, ma Jiggy
aumentando l’andatura riuscì a rimanere in piedi e a proseguire la
corsa come se non avesse appena fatto un volo di svariatissimi metri.
- Atterrato. - Disse poi Lode, Gauche sospirò di sollievo.
A volte si chiedeva cosa sarebbe cambiato in lui ritrovando il cuore che aveva perso.
Avrebbe amato di più le persone che
amava ora? Che amava proprio per la memoria dell’anima insita in lui?
Oppure avrebbe amato di meno, magari?
Cosa, in che modo la sua vita sarebbe diversa?
Ma poi si diceva che era inutile pensarci, perché quel che era andato perso, era perso per sempre.
Anche se poi pensava con affetto a Silvet, a Lag, ad Aria, al dottor Thunderland. Ed amava profondamente Jiggy.
Allora si diceva che in ogni caso
non tutto si perdeva. Che qualcosa restava lo stesso, qualcosa era
incancellabile. E quello nessuno glielo avrebbe mai portato via.
Accelerò quando in lontananza vide sopraggiungere una marea di gaichu piazzarsi proprio davanti alle rotaie.
I gaichu bloccarono la strada del
treno che iniziò a frenare per non arrivargli addosso, Jiggy
assottigliò lo sguardo con l’ansia che saliva.
Forse non si sarebbe fermato in tempo e comunque quei gaichu erano davvero tanti.
Per un momento la questione lettere venne messa in totale secondo piano.
Accelerò l’andatura, prese la
sparacuore e la tese davanti a sé, infine mirando ad un dei punti
deboli del primo gaichu in vista, sparò.
Il raggio blu oltremare sfiorò la
fiancata del treno e colpì il mostro che esplose in mille piccole luci
che illuminarono quel buio ormai pesto.
Il sole era definitivamente spento,
non si sarebbe più illuminato e qualunque cosa stesse succedendo dentro
Akatsuki, dove c’era l’organo dell’imperatrice, ormai era chiaro che
lei doveva essere morta.
Jiggy fermò il cavallo di ferro
sopra una collina a ridosso delle rotaie e con ancora la pistola in
mano, cercò immediatamente Zazie all’interno del treno. Lo vide
affacciato ad uno dei finestrini, il mezzo ancora in movimento, ma in
rallentamento.
Una strana gioia nel rivederlo, si
sentì vagamente idiota ma fece egregiamente finta di nulla. Zazie
riconosciuto immediatamente il suo proiettile, lo cercò sulla collina e
appena lo vide, si illuminò arrossendo come suo solito.
- Nella vita si può conquistare
tutto quello che si vuole, a patto che si sia disposti a perdere tutto.
E questo Zazie è il momento di conquistare! -
Disse Jiggy a voce chiara parlando proprio a lui, per incoraggiarlo a darci dentro e a non mollare.
Sapeva quanto doveva essere dura
per lui, stava andando dalla persona che amava senza avere idea di che
intenzioni avesse, come pensava di concludere tutta quella storia.
E sopra le loro teste il grande
uovo gigantesco che conteneva Spiritus, il gaichu primordiale,
risuonava come se stridesse. Era una specie di lamento, un verso, un
urlo. Non era chiaro cosa fosse, ma qualcosa da lì stava uscendo.
Il guscio che aveva contenuto il
gaichu per secoli, lo scheletro del sole artificiale, iniziava a
sprigionare delle lingue di luce attraverso le crepe.
Spiritus stava uscendo e ad ogni
crepa, ad ogni spiraglio che trovava, risucchiava da qualche parte nel
mondo un’intera città privandola completamente dei cuori. Nemmeno il
bisogno di avvicinarsi fisicamente, pur da lì, pur così distante, lui
riusciva a nutrirsi.
La speranza stava morendo, la speranza era appesa ad un filo sottile e si chiamava Lag.
Jiggy pensò a cosa avrebbe fatto se la speranza della salvezza del mondo intero fosse stata nelle mani di Gauche.
“Io l’avrei rapito e glielo avrei impedito. A costo di gettare il mondo nel caos! Non l’avrei mai lasciato.”
Perciò sapeva quanto dura dovesse
essere per Zazie, quanta voglia di correre da lui a vedere come stava.
Invece serviva lì fuori a combattere i gaichu.
Zazie saltò giù dal treno chiamando a gran voce Connor e senza discutere, si mise a sparare ai gaichu e a combatterli.
Un colpo, due colpi, correndo, saltando, andando loro incontro. Senza sosta, senza arrendersi.
Ben presto a loro si unirono anche
gli altri Bee del treno in grado di combattere, ma tanti gaichu
abbattevano, tanti ne arrivavano. Come se non ci fosse fine.
Jiggy sparava e combatteva senza
perdere di vista Zazie, se la stava cavando meglio di come ricordava.
Era migliorato molto. Lo guardò muoversi e sentì uno sciocco moto
d’orgoglio, come se fosse una sorta di erede.
Ci teneva in qualche modo.
Una strana sensazione d’euforia lo
invase, ricordò in un istante quando avevano combattuto insieme contro
il Cabernet, le prodezze realizzate insieme sul cavallo di ferro,
durante il lungo inseguimento.
La sorpresa e l’imbarazzo di Zazie
nel ritrovarsi con lui e poi la gioia pura e spontanea nel fare una
cosa simile col suo idolo.
L’aveva fatto sentire di nuovo vivo, dopo lunghi anni passati a sentirsi sempre più morto senza Gauche.
Gli era piaciuto essere sincronizzato in modo così spontaneo con qualcuno.
Ed ora era uguale, se ne rese conto
mentre dalla distanza prendevano di mira gli stessi gaichu grossi per
colpirli nello stesso punto, contemporaneamente, e farli fuori in un
istante. Mentre poi colpivano i gaichu più piccoli dividendoseli senza
doversi mettere d’accordo.
Sapevano chi, quando e come.
Euforia.
Erano fatti per combattere insieme.
Jiggy fece un ghigno e guardò nella sua direzione, fra un colpo e l’altro.
Anche Zazie stava sorridendo, nonostante la situazione disperata. E non si sarebbe fermato.
“Sta bene, sta meglio di quel che
pensavo. Avevo paura che avesse perso lo spirito combattivo, la sua
vitalità, invece è lì come sempre che non si ferma e non si darà tregua
finché l’ultimo mostro non sarà caduto. Non c’è da preoccuparsi per
lui.”
Poi con la coda dell’occhio vide una carrozza ferma ad un albero, poco distante dalla ferrovia.
Due figure in piedi vicino all’albero rinsecchito, una delle due familiari.
Jiggy trattenne il fiato.
Largo Lloyd con suo padre. Smise di respirare per un istante.
“Forse è ora che ricambi il bene che mi ha fatto.”
Pensò ricordando quello che aveva visto nel cuore di Lloyd, quando glielo aveva finalmente mostrato.
Non voleva uccidere suo padre,
semplicemente guardarlo un’ultima volta prima di morire. E ricordargli
cosa aveva fatto a sua madre, sua moglie.
Solo questo. Poi, semplicemente,
voleva porre fine alla propria vita già duramente provata, una vita che
comunque non sarebbe andata avanti per molto.
Jiggy si trovò ad un bivio a quel
punto. Intervenire sui suoi desideri letti fin troppo facilmente,
oppure lasciargli fare come voleva?
Aveva diritto lui di decidere come Lloyd doveva morire? Aveva diritto di impedirglielo?
In un nano secondo, guardando che
dopo aver salutato suo padre se ne andava tirando fuori una sigaretta
da un contenitore diverso dal solito, un contenitore dove ce ne era
solo una, Jiggy decise.
Che fosse suo diritto o meno, non
era il momento di arrendersi comunque, come aveva detto a Zazie per
stimolarlo a non darsi per vinto nonostante tutto.
Così senza aspettare un secondo di
più tese la pistola e sparò verso la sigaretta sulle sue labbra, la
prese in pieno e prima che se l’accendesse, la fece volare via.
Non era quello il modo di morire. Se proprio doveva, poteva farlo in modo più utile per la causa mondiale.
Lag aveva bisogno di aiuto, non di gente che si sacrificava da sola.
Questo gli avrebbe detto a Largo.