*E
qua c'è la fine del manga, ma non della mia fic. Non potevo concludere
così. Chi ha letto il manga sa cosa sta per succedere. Per scrivere
come sempre ho cercato di amalgamare le scene importanti scritte nel
manga con qualcosa di extra, da 'dietro le quinte' per così dire.
Chiaramente quel che fa Lag era centrale e così spero solo di averlo
reso bene. Se possibile sarebbe meglio leggere ed ascoltare le due
canzoni scelte per questo capitolo. Buona lettura. Baci Akane*
44. LUCE ETERNA
"Che Dio ci benedica tutti Siamo gente che ha perso la fede che vive
sotto il tiro di un'arma carica E non può essere sconfitta, Non può
essere superata, Non può essere sopraffatta, Non può essere sorpassata
NO ! Come ricordi in freddo decadimento, Trasmissioni che echeggiano
lontano, Lontano dal mio mondo e dal tuo, Dove gli oceani sanguinano
nel cielo. E Quando chiudo gli occhi stanotte, verso sinfonie di luce accecante. Sollevami, lasciami andare"
/The catalyst - Linkin Park/
Chiko non era riuscita a sparare il
suo proiettile contro Spiritus usando il macchinario dell’Imperatrice,
i cuori delle persone arrivate da Reverse per sacrificarsi per farle
sparare quel proiettile, erano così pieni d’angoscia che lei non ce la
fece. Così, dopo aver fallito, si rimise anch’ella nelle mani di Lag,
come tutti.
Per lui non fu facile riprendersi
dallo shock di vedere la madre morente, la loro guida, nonché Head Bee,
gli spiegò che non potevano liberarla perché era la sola che impediva
ala grande quantità di cuori nel calderone di disperdersi. Tuttavia lei
ormai non era più in grado di sparare alcuna energia vitale contro
Spiritus per tenerlo a bada, ormai era morente e non sarebbe riuscita a
riprendersi. Lag non poteva fare assolutamente nulla per lei, se non
spazzare via definitivamente Spiritus e per quello gli servivano le
lettere della gente, i cuori di tutti.
Dentro la capitale, nel cuore del calderone, dove erano loro, non si percepiva quel che stava succedendo fuori.
Da dentro, l’esterno era un
mistero, era quasi lontano anni luce. Ma a riportarli alla realtà delle
cose, a fargli capire quanto grave fosse la situazione, arrivarono i
residui della battaglia che si stava consumando.
Le vetrate del soffitto si ruppero e finalmente poterono vedere.
Spiritus si stava risvegliando, il
guscio che lo conteneva, un sole ormai spento poiché non più nutrito da
nessuno, si stava crepando e da ogni fessura lingue luminose
scaturivano come delle fruste che avevano vita propria. Fluttuavano nel
cielo fino ad arrivare a terra, in una qualunque parte del mondo,
piombavano su una città intera e in un battito d’ali tutte le persone
perdevano i loro cuori completamente.
Una, due, tre, cinquanta, cento città in un lampo ed aumentavano mentre erano lì a chiedersi come fare.
Non ce l’avrebbero mai fatta prima
della fine, Spiritus ormai, da dentro, era sveglio. Presto sarebbe
uscito del tutto. Presto non avrebbero visto solo le sue lunghe code di
luce che succhiavano via la vita della gente. Presto avrebbero visto
tutto il grande gaichu primordiale.
Esattamente nell’istante in cui si
chiesero come fare, dal pezzo di cielo che vedevano da lì dentro, si
mostrò a loro un grande galeone fluttuante, creato e condotto dalla
sorella di Niche versione ragazza-uccello dorato.
Al suo interno, oltre a pacchi di lettere infiniti, c’erano anche Lode e Gauche.
La sorella di Niche prese lei e Lag
e li spostò sul tetto del calderone della capitale, una specie di
grande cattedrale visto da fuori, il soffitto sfondato.
Li posò sopra mettendoli così esattamente sotto Spiritus.
Poi la ragazza maka con la nave si sistemò fra Lag e Spiritus in attesa.
Dalla nave spuntò Gauche sorridendo verso Lag il quale, sorpreso, felice e a bocca aperta, lo vide e lo salutò.
I due si rividero di nuovo dopo un tempo quasi infinito, un tempo a digiuno per molti.
Fu strano vedersi in quel momento. Lag era più adulto, mentre Noir era molto più simile a Gauche.
- Con l’aiuto della sorella
maggiore di Niche ho portato i cuori di tutti quelli che vivono lontano
da qui, nelle terre oltre l’oceano. Qua ci sono i desideri e le
speranze di tutti. - Disse Gauche calmo. Sotto di loro, la ragazza maka
aveva preso il treno con le lettere portate dai Bee, rimasti a terra a
combattere contro i gaichu che li cercavano attirati dalla marea di
lettere accumulate.
Ed ora erano tutti lì. I desideri
ed i cuori di tutti. Tutte le persone del loro prezioso mondo, in
attesa di essere utili, di poter aiutare Lag in quell’impresa
disperata.
Un peso enorme, un mondo intero sulle spalle.
Il momento era giunto.
Lag rimase un istante fermo, senza
respirare, a guardare le lettere sopra la sua testa. Quel peso, quel
mondo, quell’universo ora aspettava lui. Sarebbe stato in grado?
Avevano tutti sacrificato ogni cosa per questo. Zazie stesso aveva
sacrificato i propri sentimenti per permettergli di salvare tutti,
capendo che la propria felicità non poteva venire sopra quella di
altri.
Gauche e Jiggy avevano rischiato le
loro vite per raccogliere tutte quelle lettere nelle sconosciute terre
oltre oceano. Così come tutti i Bee rimasti che avevano fatto
esattamente la stessa cosa.
Ognuno, lì dentro, persino Lloyd aveva fatto del suo meglio pensando di salvare le persone.
Adesso tutto si radunava sopra la propria testa, tutto finiva nelle proprie mani.
Tutto.
- Spara. - Sentì poi. - SPARA! - Gridò infine Gauche verso Lag, tuonando senza esitazione. - SPARA LAG SEEING! -
E fu così che Lag ritrovò la
sicurezza e di nuovo con la convinzione di quando era arrivato, strinse
la pistola sparacuore ed iniziò a caricarsi per sparare il nuovo
proiettile imparato. Un proiettile che si amplificava coi cuori delle
persone, con le lettere.
Un proiettile che avrebbe dato
fondo all’intero potere dell’insetto spirituale nel proprio occhio,
colui che gli dava forma e che gli permetteva di non tornare ad essere
luce pura.
Jiggy si avvicinò a Zazie con Lloyd dietro le sue spalle.
Gli aveva chiesto di poter parlare
con Lag, l’ultimo desiderio. Si stava spegnendo, non ce l’avrebbe fatta
ad andare oltre per molto tempo. Non si era ucciso, però voleva parlare
con Lag, così Jiggy voleva portarlo sulla nave di Gauche e Lode sul
cavallo di ferro.
Si fermò da Zazie che teneva ancora a bada i gaichu.
- Ascolta! - Disse poi
interrompendolo. Zazie smise di sparare e si girò, quando lo vide con
Largo Lloyd in quelle condizioni emise un verso schifato, Lloyd lo
ringraziò ironico.
- Beh, direttore, ha un’aspetto orrendo! - Disse senza peli sulla lingua.
- Non sono più il vostro direttore. - Corresse paziente Lloyd, sempre con il suo strano sorriso sulle labbra.
- A dopo i dettagli! - Li
interruppe seccato Jiggy. - Zazie, lo porto sulla nave. Non ci stiamo
più di due. - Disse rivelando poco velatamente la sua intenzione
originale di portare lui con sé.
- Chiedo scusa, ma ogni tanto
prendo ancora la via preferenziale… - Scherzò Lloyd per allentare la
tensione. Zazie sparò ad un gaichu tornando a guardare i due sul
cavallo di ferro che aspettavano una sorta di benestare.
- Come pensi di fare? Non sono
dietro l’angolo… - Gli fece notare Zazie. Jiggy puntava all’interno
delle mura, il portone ormai sfondato da Reverse lasciava la via aperta
a tutti. Da lì si intravedeva l’interno della capitale, fatta di
colline, alberi rigogliosi e salite che si concentravano intorno alla
cattedrale, ovvero il calderone dell’alveare, dove per anni erano
rimasti addormentati i cuori da sacrificare per Spiritus, dove
l’Imperatrice e l’Head Bee avevano reso possibile quell’orribile
destino. Da lì, verosimilmente, avrebbe trovato un posto dove
buttarsi per raggiungere la nave.
- Mi lancerò! - disse come se fosse una cosa da nulla.
- Oh beh, allora in questo caso… -
Commentò Zazie sapendo cosa poteva fare con quel cavallo di ferro visto
che l’aveva fatto con lui.
- Come, che pensi di fare tu!? -
Stridette Lloyd invece guardandolo contrariato. Non aveva mai avuto
molta simpatia per quel mezzo, al contrario di Zazie.
- Vuoi parlare con Lag? - Chiese freddamente Jiggy fissandolo di sbieco. Lloyd sospirò rassegnato.
- Immagino che se chiedo a te una cosa simile, non ci si può aspettare niente di indolore… -
- Pensavo che volessi morire! - Lo rimbeccò seccato Jiggy.
Zazie lo guardò torvo.
- Era tutta una scena per passare come eroe! - Disse velenoso, geloso che fosse sul cavallo di ferro con lui.
Jiggy sospirò spazientito, sparando ad un gaichu alle spalle di Zazie.
- Sono venuto solo per dirti che
non posso portare te. Però torno quando lo lascio. - Comunicò senza
ammettere repliche di nessun tipo. Zazie rimase sorpreso delle sue
intenzioni, non aveva immaginato che fosse così preoccupato per lui.
Certo, che gli scrivesse ogni tanto per dirgli cosa stava facendo era
sospetto, però sentirlo che voleva portarlo con sé ed aiutarlo era
motivo di gioia.
Annuì sorridendo orgoglioso.
- Andate. - Disse quindi. Jiggy
girò il mezzo per partire, Lloyd si tenne stretto pregando se non altro
di arrivare vivo sulla nave, non voleva che la propria morte fosse
invano. - Lloyd. - Lo fermò poi Zazie. Si voltò, i suoi occhi si
posarono sui suoi scuri, attraverso le lenti da guidatore. - Portagli i
miei saluti. -
Non disse ‘lo aspetto’, o ‘che si sbrighi’. Perché in cuor suo ormai lo sapevano tutti.
Lo sapevano che non sarebbe tornato.
Lloyd annuì, Jiggy girò il volto
per non guardarlo oltre, perché non poteva reggere il suo sguardo e
dirgli che lo sapeva anche lui, che Lag non sarebbe tornato da loro.
Infine partirono.
Poco dopo da dentro le mura,
proprio sotto la grande nave volante dove erano tutte le lettere, una
luce iniziò a brillare e a scaturire.
Zazie la riconobbe subito. La sua luce era diversa da quella di chiunque altro. Persino da quella del sole artificiale.
La sua luce era un’altra.
- È Lag! - Esclamò guardando in sua direzione.
Poco dopo, quella luce divenne un
raggio, il raggio di luce colpì le lettere e si centuplicò, infine
continuò il suo viaggio contro il guscio di Spiritus e lo investì
completamente.
In un istante si fece giorno su
tutta la capitale ed il tempo si fermò. Per un momento fu come se si
fermasse. Nessuno respirava, nessuno si muoveva, nessuno sapeva nemmeno
di essere ancora vivo. Per un momento fu come la fine del mondo
concentrata in un istante. Poi, quando la luce scemò, lo stesso mondo
sospeso nel nulla iniziò a tremare, un rombo viscerale li scosse,
qualcuno azzardò l’ipotesi che fosse il tentativo di Spiritus di
opporsi al proiettile di Lag, qualcun altro gridò che qualunque cosa
fosse, era ora di scappare e mettersi in salvo.
- Scappare? E dove? - Gridò Zazie ironico non vedendo vie di fuga.
Fu tutto veloce e caotico, il rombo, il tremore generale e poi delle strilla, strilla acute, potenti, che ferivano le orecchie.
Il guscio si era rotto e da quello erano usciti tutti i cuori rubati nel corso di anni ed anni.
Una valanga di luce ritornò
indietro dal guscio aperto e tutti i cuori che stavano nutrendo
Spiritus, da esso scapparono e tornarono ai legittimi proprietari.
Da fuori loro videro solo questo.
Poi le urla. Urla particolari, urla inumane. Urla indescrivibili.
Il terrore nelle ossa di chiunque. E tutti lo sentirono.
‘MAMMA CUORI’
Come se fosse vivo, come se fosse senziente, come se avesse uno scopo, un motivo, una coscienza, un’anima.
Infine lo videro, mentre cercavano di scappare da lì.
Lo videro mentre realizzavano il
vero significato della parola paura, un significato che fino a quel
momento non avevano capito davvero.
Dal guscio aperto da Lag, dopo
tutti i cuori rubati, uscì Spiritus molto più affamato di prima, perché
ogni pasto che lo teneva relativamente calmo, era ora svanito.
Il gaichu primordiale aveva così una forma di ape, un’ape gigantesca il cui pungiglione posteriore era lungo e acuminato.
Quello stesso pungiglione iniziò a scagliarlo sotto di sé, alla ricerca del nemico che gli aveva rubato i cuori.
Alla ricerca di Lag.
Zazie lo realizzò, mentre lo
guardava da fuori e Garrard lo trascinava via a forza, al posto di
permettergli di entrare nelle mura e raggiungere Lag. Zazie lo realizzò
e si sentì morire.
Stava succedendo ora, stava succedendo in quel momento.
Lag aveva sparato il suo
proiettile, aveva liberato i cuori, ma purtroppo anche Spiritus ed ora
questi si stava vendicando. L’avrebbe trovato. L’avrebbe trovato e
l’avrebbe trapassato col suo maledetto pungiglione gigantesco.
Il suo Lag stava per morire, stava morendo in quel momento.
La fine era ora, si disse Zazie
mentre le proprie lacrime restavano congelate sulla soglia degli occhi,
incapaci di uscire, com’era incapace il proprio tempo di proseguire.
Non ce l’avrebbe fatta. Era stato tutto vano.
Tutto vano.
Dopo che Lag sparò Hikaribari,
il proiettile di luce amplificato dai cuori delle lettere, il guscio
che conteneva Spiritus ed i cuori rubati, si ruppe definitivamente e da
quello spiraglio fuoriuscirono tutti i cuori che per anni ed anni erano
stati risucchiati. Ogni cuore, ogni anima, ogni pezzetto di
consapevolezza, di speranza venne liberato dalle catene di quel lungo
incubo.
Lag venne investito in pieno da quel flusso e la sua anima funse da calamita per quelle che gli stavano nel cuore.
Perciò trovò Silvet e l’afferrò al volo.
Vide quel che aveva passato sin da piccola e poi nella sua assenza, infine vide il resto del puzzle che rimaneva.
Quando sua madre, Ann,
l’Imperatrice, gli aveva detto che per sapere cosa fare doveva radunare
le memorie antiche dei soggetti nati il giorno del Balenio, lui non era
riuscito a radunarle tutte.
Ma lì in quel flusso trovò le due
memorie mancanti, quella di Silvet e quella dell’ultimo individuo. Così
Lag che teneva in sé anche quelle delle altre precedenti, si abbandonò
ad esse e poté finalmente vedere le origini del loro mondo, quel
segreto inenarrabile che avrebbe potuto salvare tutti, la sola cosa
rimasta, l’ultimo atto, il gesto estremo.
Tutto racchiuso in quell’istante.
Una storia intera durata anni,
secoli da un certo punto di vista, per concludersi in quel momento, in
quell’atto, in quella visione.
Fu così che Lag vide. Vide tutto.
Ed in quello capì cosa avrebbe dovuto fare, qual era l’ultima cosa rimasta.
Nello sparare il proiettile
dell’insetto spirituale del proprio occhio, questi si era consumato per
dare fondo al suo potere completo.
Quel che rimaneva di Lag, la forma umana, sarebbe rimasta tale per poco, ormai.
Per agire gli rimanevano pochissimi aliti di vita, prima di dissolversi.
Istanti. Istanti eterni. Istanti vissuti per sempre nei cuori di chiunque l’avrebbe ricordato.
Un destino, una vita, una luce, un senso, un significato.
Il riassunto di ogni domanda, il riassunto di ogni gesto, il punto conclusivo.
Un istante per realizzare ogni cosa.
Quando Lag riprese i sensi, dopo la
visione avuta, vide Niche sopra di sé che lo riparava coi propri
capelli posti a scudo. I due si guardarono. Lei sorrise perché stava
bene ed era vivo.
Poi gli cadde sopra.
Il pungiglione di Spiritus l’aveva trapassata completamente e lei, per proteggere Lag, se lo era preso tutto.
Niche cadde su Lag, morta.
- Farò disperdere le tenebre! Porterò la luce!È il momento di far risuonare questi cuori! -
Puntò la sparacuore stringendo a sé
l’inerme Niche e caricando l’arma di tutto sé stesso, s’incanalò e si
sparò da solo verso Spiritus, il gaichu primordiale che stava uccidendo
chiunque incontrasse.
Si sparò prima di disperdersi nel
nulla. Nel farlo, mentre spariva, si concentrò perché lui ora sapeva
cosa fare e come farlo. E l’avrebbe fatto.
Infine sparì, l’arma cadde a terra senza più nessuno a stringerla.
Il dolore di Lag fu assoluto ed immediato, come un’esplosione atomica.
Il mondo intero si illuminò con la potenza di mille soli esplosi insieme.
Chiunque fosse nelle vicinanze fu
investito da una calda e dolcissima onda d’urto che lo fece cadere a
terra e chiudere gli occhi.
Poi, nelle menti, una voce.
Una tenera, delicata dolce carica di dolore, consapevolezza, accettazione e maturità.
La voce di chi ora avrebbe preso le cose nelle sue mani, la voce di chi sapeva cosa fare e l’avrebbe fatto.
La voce della conclusione.
Jiggy saltò dalla roccia più alta
trovata all’interno della capitale e planò direttamente sul ponte della
nave di Gauche, il quale si fece in parte e per quel breve lasso di
tempo si sentì sollevato nel rivederlo.
Lo fece come se fosse abituato, Lloyd lo notò, ma non disse nulla.
Scese subito dal cavallo di ferro e
si affacciò al bordo della nave piena di sacchi di lettere. In parte
Gauche guardò shoccato Jiggy e per un momento, un momento troppo veloce
per essere colto e capito, fu come se Gauche guardasse Jiggy per la
prima volta dopo un lungo sonno.
Il flusso di Lag divenne un fiume in piena, una cascata che sgorgava al contrario, dalla terra al cielo e lì investì tutti.
Lloyd chiamò Lag dicendo di
portarlo con sé, trasformarlo in luce, consumare il suo cuore per
usarlo come energia contro il gaichu, ma lui non lo prese.
L’anima di Lag incontrò quella di
Niche e di sua madre e da esse trasse la forza per completare l’atto
finale, poiché nessuno li avrebbe più separati.
Fu così che Lag si infranse contro Spiritus ad una velocità massima, nelle vesti del proiettile definitivo e finale.
Il grande gaichu risuonò sopra di
loro illuminando il mondo a giorno e mentre egli si dissolveva in
miliardi di piccole stelle luminose, Lag scendeva sotto forma di
essenza, dolcemente dai suoi amici a salutarli, spiegando loro cosa
sarebbe successo da lì in poi.
La voce della consapevolezza, la voce della conclusione, la voce dell’amore, la voce della luce.
Lo videro un’ultima volta nelle sue
sembianze di bambino, sembianze assunte grazie ad una pietra spirituale
che ormai non c’era più, sembianze che non servivano essere mantenute.
Con dolcezza spiegò.
Quando aveva potuto vedere la
memoria antica di Amberground, aveva visto che prima di Spiritus c’era
un sole vero che illuminava tutto il mondo, ma poi l’oscurità l’aveva
mangiata gettando il mondo nelle tenebre.
Così Lag aveva capito il
significato della luce dentro di sé e mentre si incanalava
abbandonandosi alla sua forma reale e definitiva, disse che sarebbe
diventato lui il nuovo sole.
Un sole che avrebbe brillato per tutti quanti, per sempre.
Infine ringraziò tutti uno ad uno,
affidò la gente di Amberground a Largo Lloyd chiedendogli di guidarli
per il tempo che gli sarebbe rimasto, lo ringraziò per la speranza che
aveva riposto in lui quando aveva condiviso la verità celata dietro al
sole artificiale, ciò che aveva dato inizio a tutto.
- Connor, Zazie, amici miei… -
Zazie era a terra, in quel momento. Avvolto dalla sua luce calda, una
luce che aveva vissuto, nella quale si era bagnato molte volte, una
luce che amava profondamente in un modo inspiegabile.
Vi si abbandonò sentendolo lì con lui. In lui.
- Vi voglio e vi vorrò sempre bene.
- Connor scoppiò a piangere, Zazie non trattenne le lacrime e sentì
quel ‘ti amo e ti amerò sempre’ dritto nel proprio cuore, qualcosa che
sarebbe stato solo suo per sempre, che lui avrebbe sempre saputo,
sempre sentito.
Un’ondata di calore lo invase mentre cercava di mitigare il grande dolore che avrebbe potuto farlo impazzire.
- Ma tu guarda questo stronzetto
malefico… bella gattina, fai sempre di testa tua, eh? - Ma dopotutto
l’aveva saputo dal momento in cui aveva ricevuto quella lettera insieme
agli altri, quando aveva detto che avrebbe trovato un modo per salvarli
tutti.
L’aveva capito in quel momento ed
il dolore vissuto da quel momento poi era stato un lungo e faticoso
cammino verso l’accettazione di qualcosa difficile da digerire, ma che
alla fine aveva capito non poter cambiare.
Accettare l’inaccettabile. Era possibile?
Venendo ad Akatsuki quel giorno, l’aveva fatto.
Quando aveva stretto il collo di
Lag prima di farlo salire sul treno, l’aveva salutato in quel momento.
Per sempre. L’ultimo istante in cui le sue braccia avevano toccato il
suo corpo umano. E forse l’aveva sentito davvero, in quel momento, che
poi non l’avrebbe più toccato. Ma allo stesso modo aveva saputo che
l’avrebbe risentito ancora, che l’avrebbe avuto ancora davanti a sé.
Quello l’aveva percepito col suo istinto selvatico. Che era un addio,
ma non la fine.
Zazie visse quel saluto con rassegnazione, piangendo perché era inevitabile, ma pronto ad esserne colpito.
Lag salutò Gauche e Lode
chiamandolo Noir, quando aveva liberato i cuori aveva incontrato quello
di Silvet, ma non aveva capito cosa poi era stato di quelle anime.
Gauche era in piedi e sorrideva con
la dolcezza tipica sua, la dolcezza che aveva visto quel giorno, quando
si erano incontrati per la prima volta, quando poi dopo averlo
consegnato alla zia si erano salutati.
Lag gli disse che se era diventato
un Bee era stato grazie a Gauche e Lode, perciò li ringraziava dal
profondo del suo cuore per essere semplicemente esistiti.
Gauche però sorridendo disse che se
c’era qualcuno che doveva ringraziare, quello era lui. E che piuttosto
sperava di diventare lui un Bee come Lag.
La voce ed il dolce saluto di Lag
raggiunse tutti su Amberground, chiunque avesse incontrato in vita
sentì la sua carezza, infine andò da Silvet, a casa insieme ad Aria ed
al dottore in attesa della fine.
E la fine arrivò.
Sotto forma di luce.
Silvet, che aveva perso
completamente il cuore nel lungo periodo passato da sola in attesa del
ritorno di Lag, si alzò in piedi ritrovando non solo il proprio cuore,
ma anche la capacità di camminare perduta quando era nata, per via del
Balenio.
Silvet piangeva, in piedi sulle sue gambe, le braccia aperte.
Lag prese forma nella luce che le venne incontro, un’ultima volta, insieme a Niche.
La salutò.
Infine si dissolse definitivamente
diventando quel sole che sarebbe per sempre rimasto con loro, un sole
che li avrebbe accompagnati in ogni passo, che avrebbe sostenuto,
consigliato, ascoltato e che non avrebbe mai fatto sentire solo
nessuno.
E per chiunque avesse cercato
ancora Lag, avrebbe potuto sentire la sua voce. La sua risata
cristallina. Il suo spirito nel loro cuore per sempre, in ogni istante,
ovunque.