PARTE PRIMA
JIGGY STA A GAUCHE
1. DAVVERO BELLO
"Viaggiare insieme e' come un tango
come strade che si incrociano
un po' d'asfalto
un po' di fango per due vite che si sfiorano..... Cercano
viaggio verso qualche cosa che e' gia' dentro di noi
dentro gli sguardi e dentro le parole
siamo passeggeri e nn so ancora dove "
/Viaggio - Piero Pelu/
Gauche, Jiggy e Aria si guardarono
l’un l’altro, in piedi davanti al direttore dell’Alveare, tutti e tre
in fila. Di lato a loro, ad osservarli sorridente, c’era Largo. Tre su
quattro Bee si sorrisero, il quarto rimase serio con l’aria dura e lo
sguardo imperturbabile, anche piuttosto sottile e penetrante, in
effetti. Gli occhi azzurri si soffermarono in particolare su Gauche, il
quale rabbrividì, ma accentuò il sorriso.
- Bene, sono orgoglioso di presentare i nuovi Letter Bee. - Comunicò l’uomo paffuto e sorridente seduto dietro la scrivania.
- Gauche Suede, ottimo esame, hai
stabilito il record di velocità nell’abbattere il gaichu… - Indicò un
ragazzo di media statura e corporatura dai capelli albini e gli occhi
gentili color viola, la pelle molto pallida. Indossava la divisa da
Letter Bee fornita insieme all’annuncio dell’esame passato a pieni
voti. Costui fece un cenno di saluto sorridendo e ringraziando per il
complimento.
- Aria Rink. - Continuò il
direttore. La ragazza aveva biondi e lisci capelli sciolti, in
mano il cappello, come anche gli altri. Una bella ragazza dall’aria
gentile e sorridente.
- Jiggy Pepper. Ci aspettiamo molto
anche da te, hai dimostrato eccellenti doti nell’uso del cuore. - Erano
andati tutti bene, ma i due ragazzi erano spiccati per le loro doti di
gestione dell’energia, cosa che solitamente si imparava con anni di
esperienza sul campo e soprattutto maturando. Loro, nonostante fossero
dei ragazzi giovani, sapevano già manovrare molto bene il proprio
cuore. Jiggy non fece cenni e non sorrise. Aria seria, occhi azzurri e
sottili, capelli mal gestiti castano rossicci che gli incorniciavano
disordinati il viso magro e per nulla amichevole.
- Vi presento Largo LLloyd,
forse lo conoscete già. È al momento uno dei nostri Bee più esperti. -
Il ragazzo dai capelli biondo cenere, lunghi fino alle spalle e gli
occhiali. Aria enigmatica, sorriso enigmatico. Fece un cenno e li
salutò, Jiggy lo guardò senza espressioni, Aria fece un passo di lato
verso Gauche, suo amico d’infanzia. I due insieme avevano deciso di
diventare Bee e si conoscevano molto bene. Gauche sorrise per il gesto
diffidente della ragazza, ma non disse nulla.
- Oggi è il vostro primo giorno di
lavoro, per cui vi darò io gli incarichi, da domani andrete in
segreteria. Per il primo incarico voglio che lavorate in coppia, per
prendere la mano. Andrete in zone mediamente pericolose. Aria lavorerai
con Largo, ti affido al nostro miglior Bee. Tu Jiggy con Gauche poiché
avete dimostrato già ottime doti e penso che vi troverete bene insieme.
Ecco i pacchi delle lettere da consegnare. Ricordatevi la firma di
ricevuta. -
Con questo li congedò senza troppe
cerimonie, ritenendo che consegnare in coppia come primo giorno
ufficiale era già un bel regalo che gli faceva.
Quando i quattro uscirono, si
guardarono sorpresi proprio per il fatto che sarebbero andati a coppie.
Aria, un po’ delusa, disse a Gauche che le sarebbe piaciuto fare il
primo giorno con lui, ma Largo le mise un braccio intorno alle spalle e
sorridendo le disse spavaldo che ci avrebbe pensato lui a lei. Aria lo
guardò severa e si scrollò da lui.
- Non ho bisogno di una guardia del
corpo, me la cavo bene. È solo che avevo piacere ad andare con lui! -
Largo non si perse d’animo e continuò ad avvicinarsi un po’ damerino:
- Sarà mio dovere farti sentire al
sicuro! - Aria sospirò seccata ed alzando gli occhi al cielo partì
stringendo il pacco di lettere da consegnare nella loro zona, dopo
alcuni passi inciampò e cadde, presa al volo da un pronto quanto mai
sorpreso Largo che le impedì di prendere una bella botta al sedere.
- Vedo come te la cavi bene da
sola! - Commentò sarcastico. I due andarono senza salutare, facendosi
sentire in tutto l’enorme Alveare di Yusari.
Gauche e Jiggy rimasti soli si guardarono, uno sempre col sorriso gentile stampato in faccia e l’altro serio.
- Diamoci una mossa, abbiamo un po’ di strada da fare! -
Disse freddamente infilandosi il
cappello in testa, imitato da Gauche che lo seguì incuriosito da quella
strana figura misteriosa.
- Chi è il tuo Dingo? - Chiese
riunendosi a Lode, il suo lupo, che l’aveva aspettato fuori
dall’ufficio del direttore. - Il mio si chiama Lode. - Disse
indicandogliela. Jiggy non si girò a guardare e non rispose subito. Una
volta fuori, fischiò verso l’alto e nel giro di pochi secondi un
meraviglioso falco planò sulla sua spalla.
- Harry. - Rispose senza guardare la sua faccia meravigliata.
- Wow, è davvero molto bello!
Complimenti! - Jiggy non disse nulla e silenzioso si avviò verso la
stazione, alla ricerca di una carrozza che li avrebbe potuti portare a
destinazione.
L’alveare forniva anche il biglietto del viaggio per chi non poteva viaggiare in modo indipendente.
Gauche lo seguì mentre saliva su una carrozza, capendo che non sarebbe stato un viaggio molto comunicativo.
- Tu da dove vieni? Io vivo poco distante da qua… - Cominciò Gauche stufo di stare lì in silenzio già dall’inizio.
Jiggy rispose col nome di un paese di Yodaka, piuttosto lontano da lì. Gauche rabbrividì.
- Ne avrai visti di gaichu… - Commentò sapendo che in quella zona ce ne erano molti.
Jiggy alzò le spalle.
- Dopo un po’ ti abitui ed impari i
sistemi per evitarli. - Gauche lo guardò sorpreso della sua
indifferenza, ma almeno aveva parlato, era già una bella conquista,
pensò felice.
- A parte che con l’esame per
Letter Bee io non ne avevo mai visti, per fortuna. Vivo in una zona
abbastanza protetta… - Cominciò a spiegare. - Ma ne hai già dovuti
affrontare, a parte che in esame? - Ma quando lo guardò in attesa di
una risposta, lo vide pallido come un cadavere, tutto teso e contratto,
le braccia conserte strette e dure. - Jiggy, stai bene? - Chiese
notando chiaramente che stava male.
Jiggy fissava dritto davanti a sé
senza vedere niente e nessuno, all’ennesimo saltello della carrozza
trainata da due cavalli, si alzò, si sporse fuori dal finestrino e
vomitò. Gauche rimase esterrefatto e senza parole ad assistere alla
scena, quando Jiggy tornò seduto dentro aveva un’aria che era peggio di
uno zerbino, tornò alla posizione rigida di prima cercando quel
contegno che ormai era andato bello che perso.
- Soffri di mal di carrozza? -
Jiggy voleva negare l’evidenza ma sapeva avrebbe fatto una figura
peggiore, così stizzito rispose:
- Non si nota? - Gauche a quel punto non trattenne un risolino.
- Scusa, ma hai un’aria così tutta
d’un pezzo che vederti così è in qualche modo divertente! Non avrei mai
detto che il tuo punto debole erano i trasporti! - Jiggy lo fulminò col
suo sguardo peggiore e Gauche smise di ridere e tornò a scusarsi. -
Perdonami, non lo faccio più. Mi farò perdonare. - Anche se non era
chiaro come avrebbe potuto.
- Avrai debolezze anche tu! Tutti
ne hanno! - Commentò seccato per essere in qualche modo in svantaggio
rispetto a lui. Come se fosse impensabile mostrarsi con punti deboli.
Gauche in poco inquadrò il suo carattere e con un certa abilità iniziò
le contro misure.
- Certamente, io ad esempio non ho
il senso del gusto. Per me i sapori sono tutti uguali. Tutti mi dicono
che mangio schifezze senza fare una piega. - Jiggy lo guardò torvo,
mentre cercava di domare un altro conato di vomito.
- Puoi evitare di parlare di cose
che mi fanno vomitare più di questa carrozza? - Lo rimbeccò. Gauche
sorrise scusandosi ancora.
- Hai ragione. Dunque… punti
deboli… ecco, sì! - Ci pensò un po’, poi se ne uscì trionfante: -
Preferisco i ragazzi alle ragazze! - Questo ebbe il potere di
sorprendere totalmente Jiggy che smise di avere la nausea per un
momento proverbiale. - Ma non dirlo in giro, è un segreto che non sa
nessuno! - Jiggy rimase ebete a fissarlo, la prima espressione vera e
propria che gli vide. Un’espressione un po’ buffa che Gauche non
avrebbe mai dimenticato, che mostrava il suo viso affilato, un po’
duro, ma affascinante ed interessante.
Poi la carrozza saltò ancora e lui tornò a vomitare.
- Dovresti stenderti a terra, senti
meno i salti… - Suggerì Gauche sinceramente preoccupato. Jiggy non
voleva fare la parte del debole, addirittura stendersi a terra. Gli
piaceva fare una certa figura, sembrare forte lo aiutava a diventarlo.
Certe cose erano per i deboli, i sentimenti, le lacrime, i sorrisi, le
amicizie. Lui doveva essere produttivo, pratico, forte. Certe perdite
di tempo non erano per lui.
Però all’ennesimo conato, si stese
per terra e Gauche, sorridendo, si sedette giù con lui per non farlo
sentire inferiore, capendo com’era il tipo poteva essere una mossa
vincente.
- Ecco, metti questo sotto la
testa. - Gli diede la propria borsa a tracolla e gliela sistemò sotto
la nuca. Jiggy non aveva più le forze per opporsi e appena vide che
l’operazione l’aiutò davvero, si sentì molto meglio.
- Penso che ci siano soluzioni per
questo genere di problema, no? Forse qualche erba medica? - Suggerì
senza saperne abbastanza. - Magari se vai dal dottore dell’Alveare… -
Jiggy alzò le spalle.
- Appena ricevo il primo stipendio
mi prendo un cavallo di ferro. - Fu la prima volta che Jiggy si aprì
davvero di sua volontà senza essere costretto da qualche domanda. Che
poi avrebbe potuto rifiutarsi di rispondere, ma l’aveva sempre fatto.
Del resto Gauche non era proprio fastidioso come certe altre persone.Un
po’ impiccione, forse, ma abbastanza passabile.
- Ma quelli li devi alimentare col
tuo cuore attraverso un’ambra spirituale, come si fa con le armi… - Gli
fece presente Gauche, sorpreso della sua idea. Lo guardava da seduto,
mentre lui rimaneva steso e addirittura con gli occhi chiusi, trovando
più facile non fissare nulla. Lo stomaco cominciava a dagli tregua.
- Lo so, ma sono capace di gestire
il cuore. Se devo stare male ogni giorno che porto lettere, finisce che
non riesco a sparare nemmeno un proiettile quando scendo da qui! - Il
suo ragionamento era molto più logico.
- Ed in quel cavallo di ferro non soffri il mal di trasporto? - Chiese curioso. Jiggy alzò le spalle.
- È un’altra cosa. Mi è capitato di salirci su una una volta. È quello che fa per me! -
Rispose sicuro di sé. Gauche lo
osservò ammirato, sorpreso che alla fine si fosse sciolto con lui e
seguendo un impulso indomabile, gli sistemò alcune ciocche disordinate
di quel bel color rossiccio, sparsi sulla propria borsa blu scuro.
Jiggy sentì il gesto delicato ed
intimo delle sue dita, non aprì gli occhi e non si oppose. Fu investito
da un piacevole formicolio che si espanse dalla testa al resto del
corpo ed in breve si sentì anche meglio.
- Sai, io faccio il Letter Bee
perché è il lavoro più retribuito e se lavori bene puoi fare carriera e
guadagnare anche più soldi. Mio padre è morto recentemente, mia madre
Silvet è appena rimasta incinta ed ora spetta a me occuparmi di lei e
della mia futura sorellina o fratellino. Perciò mi sono deciso a fare
l’esame di Letter Bee. - Il silenzio calò fra loro, solo il rumore
della carrozza che dal pavimento si sentiva meno traballante. Jiggy
aprì gli occhi e li posò su quelli tristi di Gauche, tristi come il
sorriso che aleggiava sul su viso mentre cercava di essere forte.
- Come è morto? - Quella fu la prima domanda che Jiggy pose a Gauche.
- Un incidente. - Rispose semplice Gauche senza esagerare in discorsi che non aveva voglia di fare.
- Anche i miei sono morti. Ho
dovuto lasciare mia sorella minore in quel paese dimenticato da tutti
per il tuo stesso motivo. Il Bee è l’unico lavoro che paga davvero
bene. Devo guadagnare per loro. - Anche questo non glielo aveva chiesto
Gauche e i due si guardarono da quella posizione insolita, seri,
capendosi l’un l’altro molto bene.
- Io però lo faccio anche perché lo
trovo un bel lavoro. Consegni i cuori delle persone, le rendi felici.
Penso che sia appagante. - Aggiunse poi sempre guardandolo, reggendo il
suo sguardo intenso e non più ostile.
- Però è molto pericoloso.
Affrontiamo pericoli di ogni genere, per non parlare dei gaichu. - Gli
fece presente con un certo pragmatismo. Gauche sospirò ed annuì.
- Sì certo… ma ne vale la pena se
qualcuno ne trae della gioia, non credi? Non è la felicità che conta? E
anche se è quella di qualcun altro, poi quella diventa anche tua. -
Jiggy l’ascoltò mentre faceva filosofia a ruota libera, alla fine non
disse nulla, non avendo mai pensato all’aspetto della missione. Per lui
era solo stata una questione di soldi, nato e cresciuto in povertà,
aveva fatto sempre tutti i lavori possibili per aiutare la sua famiglia
composta da madre e sorella. Il padre era morto che erano piccoli e sua
madre per aiutare i figli si era messa con un altro uomo che Jiggy
aveva rifiutato. Era rimasto lì, ma senza vivere con loro. Rimaneva in
contatto con la sorellina a cui dava i soldi che guadagnava coi lavori
di fortuna giornalieri perché il patrigno non si occupava di loro. Poi
quando aveva capito che per aiutarli davvero doveva allontanarsi per
fare il Letter Bee, per quanto dura era stata, l’aveva fatto. Adesso
c’era riuscito, ma gli ci voleva ancora un po’ per raccogliere i
frutti. Non si sarebbe fermato davanti a niente. Sarebbe diventato
forte ed un bravo Letter Bee per aiutare la sua famiglia, questa era
l’unica cosa che contava davvero.
Quando finalmente arrivarono, Jiggy
ci mise un po’ a riprendersi, lo stomaco era ancora tutto sotto sopra e
Gauche non lo prese in giro, ma aspettò paziente che riprendesse colore
dandogli un po’ d’acqua da bere.
Jiggy l’accettò e quando cominciò a sentirsi meglio, si avviò con Gauche verso il primo paese dove avevano delle consegne.
La qualità migliore di Gauche era
quella di non essere un gran chiacchierone, sapeva stare in silenzio ed
essere discreto e questo Jiggy lo apprezzava molto. Tuttavia sapeva
anche parlare, chiaramente, e riusciva a farlo fare anche al silenzioso
collega.
Per il primo paese le consegne
andarono bene, se le divisero per fare prima ed una volta concluso si
ritrovarono alle soglie per passare al prossimo.
Fra uno e l’altro c’era un po’ di
strada da fare e siccome era zona gaichu, seguiti rispettivamente
da Lode ed Harry, uno in cielo ed uno accanto a Gauche, si avviarono
insieme.
Fuori dal paese, il buio divenne
sempre più intenso, ma grazie a questo alzando la testa verso il cielo,
potevano godere di un miglior spettacolo.
- Qua il cielo è più scuro. -
Commentò Gauche che non era mai stato così lontano da casa tanto da non
vedere molto bene per terra.
- Il sole è lontano. - Commentò logico Jiggy senza guardare in alto.
- Ma hai mai visto così tante
stelle? Da Yusari il cielo non si vede così bene, la luce del sole
artificiale attenua un po’ e non si vedono così tante! - Commentò
Gauche. - Guarda che belle che sono! - Jiggy stava per guardare in
alto, quando il verso di Harry che sorvolava il cielo lo mise in
allerta e senza esitare afferrò Gauche per il braccio e lo strattonò
spingendolo contro la parete rocciosa che stavano costeggiando. Gauche
sorpreso e per nulla pronto, si prese una botta, poco dopo vide il
proiettile di Jiggy partire verso il burrone dall’altra parte della
parete rocciosa. Un secondo dopo, il gaichu faceva un salto in alto
staccandosi dal precipizio dove era salito attirato dai cuori delle
loro lettere. Colpito, ma non nel punto debole,cadde proprio davanti a
loro due. Lode in posizione a difendere Gauche, Jiggy la pistola in
mano che aveva appena sparato fermo davanti a lui, automaticamente,
senza nemmeno che ci avesse pensato un secondo.
Appena lo vide, lo riconobbe subito e chiamò il gaichu col suo nome.
- Il suo punto debole è nella coda! - Disse Gauche riprendendosi immediatamente, prendendo in mano la sua pistola sparacuore.
Un istante dopo erano entrambi uno di fianco all’altro a fissare il gaichu che, ripresosi dal primo colpo, tornava alla carica.
- Dobbiamo separarci. Io lo
distraggo, tu gli vai dietro e gli spari alla coda! - Ordinò deciso
Jiggy, approfittando del fatto che erano in due.
Gauche annuì e accucciandosi contro
l’angolo della parete del sentiero non molto largo che stavano
percorrendo per passare da un paese all’altro, si preparò allo scatto
per passargli dietro appena il gaichu si sarebbe distratto.
Jiggy così si mise a correre nella
direzione opposta e una volta sufficientemente lontano, gli sparò sul
muso. Questo ovviamente attirò l’enorme animale che gli andò dietro,
affamato di altro cuore.
I proiettili della sparacuore erano
frammenti di cuore di chi sparava. La piccola pietra spirituale posta
nella pistola faceva da tramite, prendeva l’energia della persona che
sparava e la gettava fuori, chi la possedeva doveva indirizzarla nel
punto preciso.
Il gaichu era un enorme insetto
gigante attirato proprio dal cuore degli altri, perché lui non ne
possedeva, perciò sparandogli contro lo si attirava poiché gli si dava
esattamente ciò che voleva. Energia.
Il gaichu lo inseguì e Jiggy si
voltò per vedere se il piano funzionava, riuscì a intravedere Gauche
che si infilava dietro, una volta fattosi superare dal mostro.
Lo vide prendere la mira e caricare
il proiettile, così Jiggy si buttò a terra di schiena e sparò anche lui
sul davanti, per tramortirlo e distrarlo. Nello stesso momento, il
proiettile di Gauche risuonò nella coda ed esplose dentro il gaichu che
morì andando verso il dirupo al loro fianco. L’animale lì esplose in
mille piccole stelle d’energia, ma nessuna di esse si posò su di loro.
Jiggy si lasciò andare a terra
sospirando di sollievo per avercela fatta, poco dopo Gauche lo
raggiunse per vedere se stava bene.
- Tutto ok? - Chiese preoccupato
nel vederlo steso. Jiggy però stava lì perché lo sguardo era rimasto
attratto dal cielo stellato e a quel punto gli tornò in mente quello
che aveva detto prima dell’arrivo del gaichu.
- Hai ragione, è un bel cielo da
qua. È uguale a quello che vedevo io da piccolo, nel mio paese. - Un
altro piccolo tassello donato gratuitamente e di sua volontà. Gauche
rimase stupito della condivisione e del suo lasciarsi andare. Vide uno
sguardo nostalgico in quegli occhi azzurri e sempre freddi.
Gauche si sedette a terra accanto a
lui, stendendosi con lui, poi prese dalla borsa a tracolla un panino,
ne spezzò un pezzo e lo diede a Jiggy il quale senza ribattere
l’accettò e lo mangiò. Rimasero stesi ad osservare il cielo mentre si
prendevano una giusta e meritata pausa, mangiando un boccone.
- È proprio bello, eh? - Ripeté
Gauche rivolto al cielo stellato. Jiggy girò lo sguardo su di lui, sul
suo viso sereno e felice solo per l’essere lì a guardare le stelle.
- Davvero bello. -