*Ecco
un altro capitolo. Gauche arrabbiato con Jiggy era andato da solo a
fare una missione molto pericolosa ed infatti poi nel percorso ha
trovato dei gaichu che l'hanno attaccato. Sarebbe finito male se non
fosse arrivato Jiggy a salvarlo. Un Jiggy ferito in viso. Il capitolo
si chiudeva con Gauche che si scusava con lui. Continuiamo da lì. Trovo
la parte che arriva ora molto bella e dolce e triste al contempo, quel
triste fra le righe per chi ha letto il manga. Beh, in ogni caso...
buona lettura. Baci Akane*
6. FINCHÈ AVREMO CUORE
"Esplodendo in un cielo rosso
sangue Una lenta frana E il mondo che ci lasciamo alle spalle È quanto
basta per perdere la testa Scomparire e non tornare più… Quando cado a
terra Parlando con il cuore in mano Capisco che non ha alcun senso Tu
sei il mio porto di scalo Spari e mi lasci scorticato Adesso so che sei
incredibile Perché l’unica cosa che mi serve È l’amore che respiri
Metti le tue labbra sulle mie E potrò vivere sott’acqua Sott’acqua,
sott’acqua Sott’acqua"
/Underwater - Mika/
Una volta issato su, Jiggy si
lasciò andare su mani e ginocchia in cerca di recuperare le forze per
finire il ponte ed andare dall’altra parte.
- E la moto? - Chiese Gauche che,
steso, si massaggiava il braccio con cui era rimasto appeso per un
tempo indefinito, forse un paio di minuti.
- L’ho messa al sicuro. - Jiggy
ansimava e si teneva metà faccia con la mano da cui continuava ad
uscire il sangue. - Adesso andiamo al paese e consegnamo, poi potremo
riposare e recuperare le forze. Non so te, ma io non ne ho più. -
Stabilì Jiggy stremato ed ansimante, eppure sempre cercando di darsi un
tono.
Gauche lo guardò da steso, lo vide
alzarsi su con la schiena ma per via della mano sul viso, non vedeva
bene l’entità del danno sul suo viso.
- Hai bisogno di cure immediate,
quanto ti fa male? È profondo? Fammi vedere… - Jiggy alzò l’altra mano
libera per impedirgli di toccarlo e guardare meglio, poi si alzò
faticosamente. Gauche strinse le labbra e si alzò in piedi anche lui,
poi con decisione lo prese dalla parte più sana e lo trascinò via dal
ponte.
- Non hanno costruito un ponte più
grande e resistente per impedire ai gaichu di passarlo. Sembra che
siano giù nel fossato e poi dall’altro lato dell’altura. Chi abita al
di qua è dimenticato dalla civiltà, ma anche dai gaichu.
Paradossalmente è pericolosissimo arrivarci, ma una volta che ce la fai
è il luogo più sicuro. Qua… - Gauche si mise a parlare di quel che
sapeva del paese in questione e Jiggy registrò sempre meno le sue
parole, fino a che la sua voce si fece un sussurro indistinto lontano,
sempre più lontano.
Ormai lui era salvo, il resto non contava.
Gauche si sentì Jiggy completamente
addosso e realizzò che era svenuto. Lui non era messo tanto meglio, ma
avrebbe dato fondo anche a quel che non aveva pur di aiutarlo. Si
sarebbe preso cura lui di Jiggy.
Cercò di rimanere saldo e non farsi prendere dal panico, ragionando per priorità.
- Devo raggiungere il villaggio.
Una volta là, troverò un rifugio e lo farò curare da qualcuno mentre
consegnerò le lettere. - Non si sarebbe dato per vinto, a nessun costo.
Ormai l’aveva capito.
A Jiggy importava, a Jiggy importava di lui al punto da rischiare la vita.
- L’avrebbe data. Per colpa mia. E
devo sperare che si riprenda. È così buio che non vedo quanto è ferito!
Per aver perso i sensi, lui che gestisce così bene il proprio cuore,
deve aver dato fondo a tutto! -
“Forse non erano nemmeno solo 5 o 6… “
Gauche accompagnato da Lode e
sorvolati da un silenzioso Harry, avanzarono faticosamente verso il
villaggio e solo una volta arrivato ai limiti si fermò nella prima
casa, quella un po’ più isolata che sembrava facesse da vedetta, bussò
e fece appena in tempo a chiedere aiuto, che crollò in ginocchio
davanti al proprietario, sorpreso di vedere due Bee proprio lì.
- La prego, ha bisogno di essere
curato, lui ha ucciso 6 gaichu da solo ed io… - Gauche non riuscì a
finire la frase che l’uomo, guardando Jiggy, si mise la mano davanti
alla bocca.
- Per tutti i Santi! - Esclamò
impressionato. Gauche seguì il suo sguardo e solo allora vide in che
condizioni era effettivamente Jiggy, alla luce della casa.
Il viso era profondamente
squarciato sullo zigomo destro, proprio sotto l’occhio, un segno in
verticale che attraversava l’occhio chiuso ed uno in orizzontale che lo
sottolineava in modo macabro. Una bella croce che sanguinava copiosa.
Il viso ammaccato in diversi punti, pallido e sporco.
Anche l’altro braccio e la spalla
erano feriti, lo si capiva dalla divisa strappata ed insanguinata.
Gauche allargò la mano con cui lo sosteneva intorno alla vita e
realizzò che era rossa anch’essa.
“Pure il fianco. Tutta la parte destra… ma come ha fatto a tirarmi su?”
A Gauche vennero di nuovo le
lacrime, ma si ricordò che aveva una priorità essenziale. Salvare
Jiggy. Si fece forza e l’uomo annuì prendendo al suo posto Jiggy,
alzandolo e trascinandolo dentro come aveva fatto Gauche fino a lì, ora
fermo in ginocchio all’ingresso senza la forza di muovere un muscolo
oltre lì.
- Vieni, vi aiuterò. Sono il medico
del paese. Qua ci arrangiamo come possiamo, vivendo fuori dal mondo
abbiamo la nostra comunità, il nostro modo di sopravvivere… - Cominciò
a parlare sorprendendo Gauche che fu felice di sapere che non era
ostile per il fatto che il mondo si fosse dimenticato di loro.
“Del resto i medici hanno una missione, di solito… forse ho incontrato l’unico disposto ad aiutarci!”
Con questo si rialzò facendo un
grande sforzo, infine si trascinò dentro fino a dove lo sentiva
parlare, in quello che doveva essere l’ambulatorio.
Gauche non notò la presenza di
nessun altro, ma realizzò che era una casa con annesso uno studio dove
riceveva i pazienti che necessitavano.
“A quale divinità facciamo appello?
A chi si crede? Chiunque sia, lo ringrazio. Se la prima casa non fosse
stato un medico, che avrei fatto?”
Gauche si lasciò cadere in una
sedia, stremato, mentre Lode si sedeva lì accanto. L’accarezzò
facendole i complimenti, aveva ancora la borsa con le lettere legata
alla schiena, gliela sciolse e le appoggiò giù.
L’uomo che stava occupandosi di Jiggy togliendogli i vestiti per capire l’entità del danno completo, vide la borsa.
- Siete davvero dei Bee! Non ero
sicuro visto le condizioni in cui eravate. Qua non vengono Bee da
secoli. - Gauche tentò un flebile sorriso, mentre si concentrava su
Jiggy e sullo spettacolo impressionante che presentava il suo corpo
martoriato.
- Non ce l’ha con gli inviati del governo? - Chiese sorpreso Gauche. L’uomo rise.
- Li vediamo così poco che avercela
con loro è una sciocchezza. Almeno per me. E poi quei pochi coraggiosi
che affrontano quel mare di gaichu solo per delle lettere non posso
certo mandarli via. Siete l’unico collegamento col mondo reale. Per
quanto possiamo avercela col governo… - Continuò a parlare come se non
avesse un ragazzo in pessime condizioni, ma non per questo smise di
fare il suo lavoro. Per prima cosa constatò che aveva dei graffi
profondi, come quelli del viso, sia nel braccio e spalla destri che nel
fianco fino a scendere sulla coscia.
- Gli rimarranno delle cicatrici
profonde, ma guarirà. - Poi cominciò col viso, la parte più grave. -
L’unica cosa che devo capire è se il suo occhio avrà conseguenze. -
Gauche si preoccupò.
- Pensa che perderà la vista? - il
dottore dopo avergli pulito per il grosso la ferita, gli aprì l’occhio
per una prima diagnosi, vide sotto la palpebra gonfia e chiusa, il
bulbo intatto.
- La pupilla reagisce, retina e
cornea sono intatti. In effetti anche la pupilla non presenta graffi.
Comunque gli hai salvato la vita. L’hai portato qua in tempo, adesso è
in buone mani. - Gauche sentendolo sospirò di sollievo, poi guardò il
resto del suo corpo nudo, le ferite non sanguinavano più, segno che non
erano troppo profonde.
Poi realizzò.
Jiggy era nudo, gli aveva lasciato solo l’intimo.
Arrossì e distolse lo sguardo. Il medico lo prese per un gesto di impressione.
- È la prima volta che vedi tanto
sangue? - Chiese pulendo meglio nel dettaglio la ferita del viso per
avvicinare i lembi di carne squarciati, sistemarli e fermarli insieme
per quanto possibile con garze e cerotti. Richiuse tutto con un’enorme
benda che gli coprì tutto l’occhio e la parte destra del viso, poi
passò al resto del corpo, eseguendo la stessa procedura.
- Sì io… devo dire che è la prima
volta… - Ammise dicendo una mezza verità. Era vero che non aveva mai
visto tanto sangue, ma nemmeno Jiggy così nudo era uno spettacolo che
si era concesso spesso, non fino a quei livelli in realtà.
- Se te la senti, di là c’è il
bagno. Puoi farti una bella doccia ed un bagno caldi. Non mi sembra di
vederti ferite addosso… - Gauche si guardò solo in quel momento.
- Sì, io… stavo per cadere dal
ponte, ho usato molto cuore contro i gaichu, ma poi lui ha fatto il
grosso e mi ha salvato. - Spiegò. Il medico sorrise ammirato.
- Hai un amico proprio in gamba. - Gauche si alzò lentamente, sentendosi ancora senza forze.
- Lo è davvero. - Con questo andò al bagno a prendersi cura di sé, cercando di recuperare anche lui un po’ di forze.
Gauche si svegliò per primo, il dottore gli aveva prescritto un po’ di riposo prima di andare a consegnare.
Gli aveva detto che poteva usare
uno dei due lettini per i pazienti, ne aveva due nel caso si
presentassero più urgenze. Gli aveva spiegato che normalmente aveva un
infermiera che l’assisteva, ma in quell’occasione era a casa.
Quando aprì gli occhi, la prima
cosa che mise a fuoco fu Jiggy, steso accanto, dove l’aveva lasciato.
Dormiva, respirava regolarmente, aveva bende su tutto il corpo perché
dopo avergli pulito le ferite per chiudergliele con il sistema che
aveva utilizzato, aveva dovuto ricoprire perciò risultava tutto
bendato.
“Sembra una mummia.” Pensò sorridendo. “Ma una mummia viva!”
Cercò di capire che ora poteva
essere e vide un orologio appeso al muro che indicava la seconda ora
della notte. Era troppo presto per andare in giro a consegnare.
Sospirò. Doveva riposare un’oretta ed invece non si era più svegliato.
“Si vede che avevo bisogno…” Notò
che vicino ai loro due lettini c’era un carrello con l’occorrente per
le medicazioni e c’erano delle barrette energetiche e dell’acqua per
entrambi. Gauche sorrise e si alzò piano a sedere. Lode alzò la testa,
fuori la finestra il falco di Jiggy era appollaiato a dormire.
Bevve un po’ d’acqua, poi iniziò a
mangiare la barretta guardando Jiggy. Il respiro regolare indicava che
stava bene, per quanto le ferite riportate potessero farlo stare bene.
“Avrebbe dato la vita per me. È
venuto a morire per me. Ed io l’avevo allontanato per orgoglio, perché
ero ferito. Se non mi vuole vicino perché lo distraggo in qualche modo,
accetterò la sua volontà, ma non lo metterò più in croce. Lui lo fa per
la sua gente, sua sorella. Non è giusto che pretenda qualcosa che non
può darmi. Sono stato egoista.”
Jiggy in quel momento mosse la mano
e lui mise giù la barretta che stava mangiando, scese dal proprio
lettino e si avvicinò al suo, trovata una sedia, si sedette accanto e
gli prese la mano che stava muovendo.
“Se ci fosse Aria potrebbe risuonare il proiettile curativo!”
Pensò chiedendosi se il dottore
aveva usato qualche sistema per rigenerargli il cuore, come facevano
all’Alveare coi Bee malconci.
L’occhio scoperto si strinse più
volte, fino a che si aprì, istintivamente Gauche gli strinse la mano e
Jiggy girò la testa, lo vide e rimase serio a realizzare dove erano.
- Cosa… - La voce di Jiggy era roca
e provata, ma Gauche con un dolce sorriso gli spiegò dove erano e cosa
era successo, concludendo con un commosso:
- Mi hai salvato la vita. Ti sarò
per sempre debitore. - Jiggy non aveva la forza di cambiare la sua
mimica facciale, ma strinse a sua volta la mano di Gauche. - Perdonami
per essere stato così egoista e capriccioso! Non ti ho capito, ti ho
messo nella condizione di dovermi allontanare e mi sono messo in
pericolo pesando sulla tua coscienza, se non fosse stato per questo mio
sciocco comportamento tu… - Jiggy tentò di fermarlo senza successo e
Gauche scosse il capo e proseguì preso dai sentimenti sconvolgenti che
provava, il nodo alla gola, le lacrime sulla soglia degli occhi. Si
sforzò, respirò con calma e sorrise. - Accetterò la tua scelta di non
legarti a nessuno, non ti farò pesare più nulla, ti starò vicino se
avrai voglia, ma non ti chiederò più niente, lo giuro. Mai più. - Jiggy
sospirò, chiuse l’occhio sano e raccogliendo le forze si portò la mano
di Gauche alle labbra, infine gli baciò le dita. Il ragazzo trattenne
il fiato guardando quel gesto così intimo e dolce, un’ondata di calore
in grado di fargli recuperare tutte le forze perdute in un attimo.
- Non voglio che ti allontani da
me, ti voglio vicino. - Gauche lo guardò sorpreso, emozionato, il cuore
in gola. - Sbagliavo a volerti lontano. Non capivo che la tua
preoccupazione per me è il motore che mi fa muovere. Che tu sei la
ragione per cui torno all’Alveare dopo che ho fatto tutte le consegne.
- Gauche si aggrottò e lo guardò senza capire, convinto che stesse
delirando e l’avesse scambiato per i suoi familiari.
- Pensavo che fosse tua sorella, la tua gente… - Jiggy chiuse l’occhio.
- Loro sono la ragione per cui
lavoro tanto e faccio il Bee. Tu sei la ragione per cui torno. - Gauche
inghiottì a vuoto, sempre più emozionato. Era molto più di quello che
avesse mai osato sperare, non voleva altro.
- Ti starò vicino, ci sarò sempre.
- Mormorò con un filo di voce. Jiggy riaprì l’occhio e lo posò sul suo
di quel bellissimo colore così innaturale, eppure pieno di sentimenti
vivi.
- Pensavo che legandomi mi sarei
distratto e non volevo che ti preoccupassi perché io non posso
fermarmi, starò via per tanto tempo, molte volte. Non voglio che mi
aspetti con l’angoscia. Per questo ti ho allontanato. - Jiggy mano a
mano che ne parlava, si sentiva meglio e trovava via via sempre più le
forze, aiutato da quelle loro mani strette, dalla sua vicinanza, dal
fatto che si stavano donando a vicenda i rispettivi sentimenti.
- Ti avrei aspettato con angoscia anche se ti avessi odiato! - Jiggy accennò ad un sorrisino.
- Il punto è che sono io che avrei
aspettato te con angoscia. Se per colpa mia dovesse succederti qualcosa
non me lo perdonerei. Non voglio avere rimpianti, quando morirò voglio
andarmene dopo aver fatto tutto quello che potevo, che dovevo e che
volevo. -
Gauche era confuso, capiva che si
stava legando a lui, ma non era chiaro in che modo, così decise che ne
avrebbero potuto riparlare quando sarebbe stato meglio, con più
lucidità, magari.
- Va bene, ora dormi. - Jiggy scosse il capo.
- Aiutami a bere, alzami un po’ le
spalle. - Chiese. Gauche pensando che fosse una buona idea, gli mise un
braccio intorno alle spalle e lo sollevò dolcemente, poi prese l’acqua
e lo fece bere.
Jiggy bevve tutto, era molto assetato.
- Vuoi una barretta? - Jiggy scosse il capo.
Per l’operazione Gauche gli aveva
lasciato la mano, fu quella che Jiggy gli mise sulla nuca, fra i
capelli bianchi spettinati che gli incorniciavano il viso dai
lineamenti delicati.
Gauche non realizzò subito, sentì solo un brivido dietro la nuca, poi le sue labbra si posarono delicatamente sulla proprie.
Gauche trattenne il fiato e si
irrigidì un istante. Uno solo. Quello dopo ogni parte del suo corpo si
stava rilassando e tenendo con una mano l’acqua e con l’altra le sue
spalle, si lasciò dolcemente fare, assaporando la sua bocca che lo
accarezzava senza osare niente alto.
Jiggy lo baciò a fior di labbra,
poi lo lasciò andare e da quella vicinanza ancora ubriacante, disse
guardandolo negli occhi così belli.
- Farei di tutto per la mia
famiglia, ma darei la vita per te. Stammi solo vicino. Ho bisogno del
tuo amore. - Questa volta fu estremamente chiaro, lucido e talmente
intenso da farlo arrossire e morire seduta stante.
Gauche chiuse gli occhi lasciando
scendere due arrendevoli lacrime cariche di emozioni e di cuore, tutto
il suo cuore lì. Appoggiò la fronte alla sua.
- Non ti lascerò mai. Ci penserò io
a te. Fai quello che devi fare, io ti aiuterò, ti aspetterò, ti curerò.
Ci sarò sempre. - Quelle promesse che si facevano, quelle promesse che
si sentivano, che si volevano mantenere, quelle promesse che poi
potevano volare via in un attimo, come un battito di ali. Quelle
promesse che non si sarebbero mai dimenticate finché il cuore ci
sarebbe stato.
Finché il cuore ci sarebbe stato.
Jiggy, commosso, lasciò andare una piccola lacrima a sua volta, sconvolto dalle emozioni che ora ribollivano in lui.
La vita era anche bella, la vita poteva diventare meravigliosa.
- Finchè avremo cuore. - Disse Jiggy.
- Finchè avremo cuore. - Ripeté Gauche baciandogli l’occhio da cui brillava la lacrima.