CAPITOLO XII:
DOVEVA
MIGLIORARE
“Aiutami
a sopravvivere qui,Da
solo, non ricordare, ricorda.Mettimi
a dormire angelo malvagioApri
le tue ali angelo malvagioIo
sono un credente,Nulla
poteva essere peggio,Tutti
questi amici immaginari,Nascondono
il tradimento”
-
Evil angel – Breaking Benjamin - http://www.youtube.com/watch?v=PHTSRA1RrSs
Si
lasciò cullare da un delicato torpore per un tempo a lui infinito,
quando si svegliò gli pareva d’aver solo sognato delle dolci
braccia cingerlo e prendersi cura di lui.
Quando
aprì gli occhi fu grato all’acqua calda in cui era immerso ma lo
fu meno al piede che lo sosteneva spingendolo per il ventre in modo
da non farlo scivolare sotto.
Per
un momento, prima di svegliarsi veramente, intrappolato fra il
dormiveglia e il sonno profondo, aveva creduto di essere tornato da
Rufy. Per un momento.
Poi
la realtà era tornato a schiaffeggiarlo in pieno viso e insofferente
si era rivoltato spostandogli malamente il piede di dosso, non
serviva offenderlo verbalmente, era chiaro dal suo sguardo.
Solo
in un secondo momento se ne rese conto.
La
propria vista era a metà, non possedeva più la visione della parte
sinistra del mondo. Sgranando quello rimasto, si toccò l’occhio
ferito e sentì la benda, solo quando ne fu fisicamente cosciente
sentì una stilettata sulla palpebra.
-
Cosa… - Non fece in tempo a dirlo, Mihawk gli rispose
apparentemente freddo.
-
Ti ho ferito all’occhio, non ci vedrai più. - Non era come dire
che gli aveva tranciato un dito, era ben diverso, ben più grave,
eppure non pareva tanto preoccupato. Non necessitava nemmeno di una
scusa. Per lui era chiaro il motivo.
Dopo
qualche istante in cui Zoro aveva avuto l’istinto di dargli un
calcio nei bassi fondi -a sua portata- si rese conto di cosa quello
significava e dalle tenebre del suo sguardo si aprì una luce
inquietante di sadismo. Era gioia quella che vi leggeva?
Mihawk
esitò per la prima volta, cosa aveva da essere tanto contento? Forse
l’aveva tagliato troppo a fondo e gli era partito un po’ di
cervello…
Sempre
ammesso che l’avesse, in ogni caso…
-
Cos’hai da sorridere tanto? - Zoro si sistemò nella vasca, di
fronte a lui; non era né grande né piccola, ci stavano comodamente
insieme senza doversi sfiorare per forza. Oltretutto era una delle
sensazioni più piacevoli degli ultimi tempi… di fatica ne aveva
fatta mica poca…
-
Hai usato la tua spada e mi hai ferito seriamente. Hai usato una
mossa anche piuttosto pesante, non sei andato per niente leggero. Per
essere uno che se ne sbatte del proprio avversario e che non lo
considera usando un semplice pugnale e non attaccando nemmeno, ne hai
fatte di cose! - Lo stava schernendo per fargli dire quello che
voleva, ovvero che era migliorato. Gli era sembrato, prima di
svenire, che gli facesse una specie di complimento ma come poteva
essere?
Il
vapore dell’acqua calda saliva condensando tutt’intorno, creava
nuvolette umide che davano un’atmosfera più intima di quel che
avrebbero voluto, ma i due uomini parevano immuni a quello.
Mihawk
capì dove voleva andare a parare e a quel punto c’era poco da
negare. Gli diede il contentino a modo suo, con la sua solita
saccenza:
-
Sì, niente male ragazzino… mi hai stupito. Del resto se non avessi
visto qualcosa di decente in te, un margine di miglioramento, non ti
avrei mai preso come allievo, ti pare? Non avrei mai e poi mai perso
il mio tempo in modo tanto insulso. - Era ovvio, però sentirselo
finalmente dire era davvero soddisfacente e Zoro si sentì molto
contento di essersi tolto quello sfizio. Era giusto, dannazione.
Per
una volta era giusto che qualcosa andasse nel verso giusto.
-
Sono sulla buona strada, dunque. - Che era diverso dal dire che stava
andando bene e Mihawk gradì il suo realismo ed il suo saper stare al
proprio posto.
-
Adesso passerai tutto l’autunno ad abituarti a vedere con un solo
occhio ed il resto a cercare di raggiungere il prossimo obiettivo. -
Zoro
sapeva bene qual’era, non certo la Tecnica del Mare. Lo disse
subito come se già fosse il suo pensiero fisso:
-
Spingerti a duellare seriamente con me dall’inizio. - Perché
fin’ora, con tanto duro lavoro, era solo riuscito a fargli fare
seriamente nel finale, c’era differenza.
Mihawk
gradì vedere che non avrebbe dovuto perdere tempo a fargli capire il
suo livello e a metterlo a posto. Ad ogni modo era convinto che non
avrebbe mai potuto raggiungere quel livello, ma già ora era
migliorato molto e poteva ritenersi contento.
-
Sto ancora pensando a cosa mi viene in cambio se poi riesco
nell’impresa di renderti uno spadaccino decente! - Adorava
maltrattarlo verbalmente e psicologicamente, era un modo per non
annoiarsi, in fondo.
Zoro
non ci fece caso, ormai non lo notava nemmeno… erano solo i suoi
soliti scatti di megalomania conditi con pessimi tentativi di
provarci con lui. Non capiva perché ci provasse con tanto impegno,
talvolta, forse era solo un altro metodo per svagarsi. Probabilmente
non faceva sesso da tanto ed allora visto che c’era, voleva
approfittarne.
In
ogni caso non gli importava, lui andava dritto per la sua strada e
non si distraeva.
-
L’estasi di aver messo al mondo un nuovo grande spadaccino. - Uso
di termini più inappropriato non avrebbe potuto praticare, però
alla fine lo disse e non poté rimangiarselo. Mihawk ne approfittò
subito e con un sorrisino malefico dei suoi che non arrivava agli
occhi freddi, allungò di nuovo il piede posizionandolo in mezzo alle
sue gambe, a schiacciare -ma senza fargli male- il suo inguine fino a
quel momento a riposo. Come da molto tempo ormai.
Zoro
glielo prese immediatamente ma ormai si era ‘appollaiato’ sul suo
‘nido’ e non sembrava ci fosse verso di spostarlo.
-
Toglilo subito! - Borbottò brusco e minaccioso, l’euforia di aver
raggiunto uno dei suoi obiettivi era già bella che andata.
Mihawk
in risposta parlò in perfetta linea con la sua espressione maliziosa
e maligna:
-
Mi prendevo l’estasi… - Il ragazzo si accorse di essersi
infognato da solo e arrossendo si morse il labbro in difficoltà. In
realtà non poteva dire che fosse facile rifiutarlo, era da oltre un
anno che non faceva sesso con nessuno e che non aveva veri contatti.
Qualche volta Mihawk lo metteva a dura prova e lui in quanto uomo, in
astinenza per giunta, reagiva com’era normale, ma non voleva andare
oltre un certo limite. Amava troppo Rufy per andare con qualcun altro
solo per puro sfogo ormonale. Poteva farlo da solo con la propria
mano, non serviva l’aiuto di nessuno.
Oltretutto
per quanto quel tipo fosse un bell’uomo, affascinante ed intrigante
e sicuramente ci sapesse fare sessualmente parlando, non voleva
perché era fondamentalmente insopportabile per la maggior parte del
tempo, quando non gli insegnava la spada. Di conseguenza il piacere
di un orgasmo non bastava a sopportarlo.
Quell’uomo
vedeva le persone come formiche, insetti o rane e si riteneva l’unico
falco dell’esistenza umana, di conseguenza non era effettivamente
una persona degna di quel certo tipo di attenzioni.
Però
il suo piede aveva cominciato a muoversi contro l'inguine e la sua
erezione a reagire involontariamente. Sapeva che sarebbe bastato
poco, era da troppo che lo lasciava a ‘riposo’.
-
Piantala, dannazione… - Ringhiò a denti stretti. Era la cosa più
difficile che gli fosse capitata. Resistere. In quel momento in cui
gli mancava Rufy da morire, poi, era davvero difficile. Sarebbe stato
un attimo, così piacevole arrendersi a Mihawk, farsi possedere da
lui, farsi scaldare da un momento di sesso puro fine a sé stesso e
poter immaginare d’avere Rufy fra le braccia… facile e normale,
quasi… ma quando pensò al suo compagno venne prima di decidere il
da farsi. C’era poco da decidere.
Aveva
una voglia matta di fare l’amore con Rufy che bastava il solo
nominarlo mentre qualcuno lo sfiorava là sotto, che l'orgasmo
arrivava indecentemente.
La
ritenne una debolezza, una sconfitta, un’umiliazione e fissando
l’altro trionfante con sguardo feroce, senza proferire parola, si
alzò di scatto dalla vasca finendo però per barcollare con un forte
ed improvviso giramento di testa che lo fece finire di nuovo giù.
Su
Mihawk.
Non
se l’era aspettato nemmeno lui ma con prontezza di riflessi lo
prese subito e scivolando con le mani sul suo corpo se lo sistemò
sopra in modo da averlo a cavalcioni, poi lo tenne a sé
circondandogli con forza la vita, scivolò con le mani sui suoi
glutei. Gli occhi incatenati nel suo, magnetici, penetranti, erotici.
Erotici?
Prima
di pensarlo le dita di Mihawk stavano già lavorando sulla sua
apertura e nell’acqua era talmente facile entrargli dentro con le
dita che ci mise un istante a muoversi come voleva. Con gran piacere,
in effetti.
-
Ora che hai un solo occhio devi abituarti, come ti dicevo prima. Ti
girerà la testa per un bel po’ e dovrai sviluppare molto più gli
altri sensi, l’unico occhio rimasto si acuirà per poi indebolirsi,
potresti anche ritrovarti cieco, un giorno. Dovrai cambiare
completamente abitudini e sviluppare egregiamente i tuoi riflessi. Se
un colpo ti arriva da sinistra sei fregato… non puoi muoverti come
ti pare, per un po’ sarà uno strazio… - Zoro apprezzò la
spiegazione da maestro ma non il trattamento da amante.
O
meglio non a livello teorico, in quello pratico gli piacque ed anche
troppo, nonostante lo facesse contro la sua volontà.
Ok,
non si era opposto molto.
Quasi
per niente.
Ma
appena aveva sentito le sue dita dentro, dopo quell’orgasmo
imprevedibile, era stato più che istintivo fermarsi e lasciarlo
continuare.
Come
poteva fare?
Razionalmente
sapeva che non andava bene e razionalmente nemmeno voleva, ma il
proprio corpo non rispondeva affatto ai comandi.
Fu
tragico gemere fino a mordergli la spalla per zittirsi da solo, si
odiava da solo, non si sopportava a godere in quel modo per un uomo
che non era Rufy ed il pensare costantemente al suo compagno non
l’aiutava di certo.
Era
dannatamente complicato!
Quando
alla fine con l’altra mano tornò sulla sua erezione, sul davanti,
schiacciata fra i loro due corpi uno sull’altro, per Zoro non ci fu
di nuovo scampo e stringendo gli occhi si aggrappò di nuovo al
pensiero del suo ragazzo per porre presto fine a quella splendida
tortura, ma pur sempre tortura.
Non
era Mihawk che voleva, era solo un mezzo per tornare ad avere
piacere, era solo un tramite e niente più.
Era
Rufy che voleva, Rufy… ma Rufy non poteva averlo e non l’avrebbe
avuto per un altro anno.
Si
poteva resistere in quello stato?
Nel
chiederselo ebbe il secondo orgasmo e scosso da esso, ansimante e con
i denti e le unghie affondate sulla sua spalla nuda e forte, Zoro si
scusò scontento.
“Sono
un buono a nulla… se la mia volontà vale così poco non sono
ancora degno di Rufy… devo lavorare ancora molto, molto ma molto di
più!”
Fu
così che accettò la sua ulteriore permanenza lì, decidendo che non
si sarebbe più lamentato della distanza col suo compagno nemmeno con
sé stesso.
Se
non sapeva resistere fisicamente, se non sapeva tenere a bada nemmeno
i suoi istinti profondi e basici, non era degno di lui.
Ce
l’aveva fatta fino a quel momento ma poi il fattore uomo, come in
molti lo chiamavano, aveva avuto la meglio sulla sua forza mentale e
non c’era stato verso.
Doveva
migliorare. Non andava bene così.
Con
un ‘merda’ borbottato a denti stretti, si alzò in piedi, seppure
barcollante, ed uscì dal bagno termale.
“Al
diavolo!”
In
realtà era tutto uno schifo.
Non
avrebbe nemmeno più visto come prima, doveva ricominciare da capo
riguardo i suoi sensi e le sue abitudini, rifare i propri riflessi,
rifare la maggior parte delle cose. Era molto lontano dal traguardo,
l’aver raggiunto un minimo obiettivo gli aveva fatto calare troppo
la guardia. Non esisteva che qualcuno lo costringesse a qualcosa che
non voleva, era un debole, ecco cos’era.
Era
solo un debole.
Per
la fine di quell’addestramento sarebbe dovuto riuscire a rifiutare
Mihawk con assoluta decisione.
Quando
il giorno dopo Zoro si presentò a colazione come di norma per
cominciare un nuovo allenamento, Mihawk rise schernendolo.
-
Cosa vorresti fare tu in quelle condizioni? - Zoro fissandolo peggio
che mai anche se con un solo occhio, grugnì:
-
Allenarmi, dannazione! Sono qua per questo! Anche se ho un occhio in
meno-AHIO! - Si lamentò seccato per aver sbattuto il mignolo del
piede sulla gamba del tavolo. Come diavolo aveva fatto? Quel tavolo
era lì da sempre!
Cacciando
il broncio abbassò il capo per vedere come mai ci avesse
stupidamente sbattuto contro e con suo sommo fastidio si trovò a
barcollare ulteriormente e lottare contro un giramento di testa
particolarmente forte, che per poco non lo fece cadere del tutto.
Appoggiatosi al tavolo fulminò ancora Mihawk perché stava osando
ridere ancor più di gusto. Quanto lo odiava.
-
Che diavolo hai, si può sapere? Solo perché barcollo un po’ per
uno stupido occhio non significa che non possa fare niente! -
-
Davvero? Vuoi farmi divertire ancora, sì? - Fece ironico appoggiando
il mento alla mano e inclinando aristocratico il capo.
Zoro
sbuffò.
-
Niente divertimento! Voglio solo fare il mio dovere! - Mihawk aveva
immaginato qualcosa del genere ma non aveva pensato che la sua
testardaggine sfiorasse tali livelli.
-
Come vuoi, vedrai tu stesso cosa vuol dire stare con un occhio solo!
-
La
ferita come minimo doveva chiudersi, era ancora troppo fresco e
lasciargli fare di testa sua era ridicolo ma non era uno che perdeva
tempo a convincere qualcuno a badare a sé stesso. Lui non era un
baby-sitter.
Quando
si ritrovarono in giardino -finchè le belle giornate duravano ne
approfittavano- il maestro gli indicò di cominciare coi soliti
esercizi per il fisico e Zoro lo guardò male capendo che ci stava
andando leggero.
-
Cos’è, si torna indietro? Queste cose le abbiamo fatte l’anno
scorso, hai visto che non me ne servono! - L’altro ghignò
saccente.
-
Falli. - L’allievo, sia pure di malavoglia, cominciò con il
correre intorno all’isola ma appena fece i primi metri si trovò
subito a cadere, dopo aver fatto un buffissimo giro da acrobata.
Imprecò seccato, si tirò su e facendo testardamente finta di niente
riprese la corsa.
La
stessa scena si ripeté un paio di volte prima che l’allievo
tornasse indietro proseguendo con gli addominali. Usava un albero a
cui si appendeva per farli a testa in giù. Fu davvero sganasciante
vederlo impedito… non riusciva nemmeno a tirarsi sul ramo, infatti.
Dopo
molti tentativi tentò con altre cose ma non andarono a buon fine,
nessuna di esse furono portate degnamente a termine e dopo aver
raccolto una vagonata di figuracce, era arrivata Perona a ficcargli
un po’ di sale in zucca.
-
Senti, testaccia vuota, non puoi fare le cose che facevi prima allo
stesso modo, devi abituarti! E poi la ferita è troppo fresca,
rischia che si riapra! Per una volta che quello ti dà del tempo
prenditelo, idiota! - Zoro avrebbe voluto chiederle cosa avesse tanto
da sbraitarle contro… insomma, cosa le importava a lei che
combinava?
Ma
si tenne per sé l’osservazione non volendo sentire ancora la sua
fastidiosa voce.
Piantando
il broncio si avvicinò stanco senza aver fatto niente e con le
braccia conserte fissò Mihawk che aspettava paziente e divertito.
Sembrava molto diverso da un anno prima… molto più partecipe e
insopportabile, se possibile!
-
Cosa diavolo posso fare? -
-
Vuoi dire a parte riposare e aspettare che almeno si rimargini
l’occhio? - La benda era ancora a coprirlo poiché, chiaramente,
non era chiuso il taglio.
-
Mmh! -
-
Direi che puoi meditare e camminare liberamente sia per luoghi aperti
che chiusi. -
-
Camminare. - Fece Zoro rimastoci male.
-
Sì, camminare. - L’altro invece era snob.
-
Semplicemente camminare! - Invece lui era sempre più scettico e
brusco. Che diavolo diceva, quello?
-
Sì, semplicemente camminare, che c’è, pensi che sia troppo
difficile? Credi di poterlo fare? - Rispose prendendolo in giro con
la sua solita classe che a Zoro andava sempre di traverso, buzzurro
com’era lui.
Per
un momento pensò a Sanji, quel cuoco da strapazzo si sarebbe sentito
egregiamente con uno così. O magari l’avrebbe ucciso molto prima,
chi lo poteva sapere… troppo uguali, forse!
Comunque
odiosi allo stesso modo. Anzi. Mihawk di più.
-
Sì che posso farlo, mi sembrava poco, dannazione! - Si lamentò
tanto per cambiare, Mihawk lo liquidò in poco…
-
Prima percorri gli spazi senza sbattere e tremolare in modo
imbarazzante, poi ne riparliamo. -
-
Mi prendi proprio per uno stupido, tu! - Brontolò alla fine
decidendo di lasciarlo perdere e dimostrargli da subito quanto si
sbagliasse.
Quando
cominciò, tornò a riavvolgere il nastro di prima quando correndo si
era messo a cadere ogni due metri.
Stesso
discorso ora.
-
Al diavolo! - Grugnì.
Così
ad ogni caduta. Molte.
Mihawk
rimase a ridacchiare in disparte e ad osservarlo, era la cosa più
divertente che gli fosse mai capitata di vedere e pensava proprio che
al mondo non potesse esserci niente capace di farlo ridere di più.
Shanks
forse, ma Shanks era diverso…
Pensando
a lui gli venne naturalmente una gran voglia di vederlo, proprio un
dramma visto che al momento non aveva idea di dove fosse quello
svitato.
Sbuffando
tornò al comico Zoro. Molto meglio lui.
Ovviamente
non fu facile come si aspettava ed alla fine aveva rinunciato al giro
intero dell’isola preferendo un po’ di meditazione. Era davvero
faticoso camminare senza cadere.
Finché
si trattava di farlo fuori era un conto ma quando si addentrava nel
castello era anche peggio!
Con
tutti gli angoli ciechi finiva sempre per sbattere di continuo e
tutta la parte sinistra del suo corpo gridava vendetta.
Non
se ne capacitava, in realtà, perché ormai conosceva il castello
piuttosto bene e pensava di aver memorizzato tutto… come mai invece
sembrava vi camminasse per la prima volta?
Fu
Perona a spiegarglielo poiché Mihawk era misteriosamente sparito
qualche giorno per delle commissioni personali.
-
Non hai più le misure, devi riprenderle. Si è sballato tutto. Il
senso dello spazio è completamente distorto, ormai. Vedere con due
occhi è tutt’altra cosa che con uno. A parte il discorso sugli
altri sensi che si acuiranno e sui riflessi che devi imparare a
sviluppare, lo spazio ora come ora ti apparirà del tutto differente
da prima e sarà così finchè non riprendi le misure. Per questo
quell’uomo ti ha detto di camminare sia dentro che fuori, perché
solo così, sbattendoci contro, riesci a riprenderle. Una volta che
le avrai andrà meglio. - Ora Zoro si sentiva meglio, almeno una
buona notizia. Insomma, la prospettiva di tornare alla pseudo
normalità c’era. Ovviamente non sarebbe stato come prima ma se era
una questione di riprendere le misure e abituarsi, poteva farlo.
Qualche
giorno dopo Mihawk ancora non tornava e Zoro non sapendo medicarsi da
solo e volendo guarire per bene -nei limiti del possibile- chiese a
Perona di dargli una mano. In fondo si era un po’ calmata da quando
il padrone di casa era andato via. Forse era lui che la innervosiva
tanto. Quando non c’era era molto più sopportabile e tranquilla,
molto meno petulante.
Di
sfuggita, mentre lo medicava togliendogli la benda, pensò che doveva
piacerle Mihawk e non se ne curò oltre.
Non
era completamente idiota, le cose le capiva ad un certo punto, solo
che non trovavano il suo interesse. Era diverso.
Altre
volte era invece ottuso e dovevano spiegargli tutto per bene,
dipendeva dai momenti e dai casi.
Seduti
l’uno davanti all’altra la vide fare una faccia strana. Oddio,
non che lei fosse molto espressiva. Perona aveva un viso strano,
proprio da bambola, di conseguenza sembrava avesse sempre le stesse
facce. La scrutò con cura da quella vicinanza cercando di capire se
dovesse preoccuparsi o meno. In fondo in quel periodo aveva da
pensare solo al suo occhio…
-
Com’è? - Chiese alla fine.
-
Non male. Puoi stare senza la benda, così si cicatrizzerà meglio.
Ti rimarrà un gran bel segno verticale. - Poi esitò sempre con
un’aria un po’ indecifrabile, quasi malinconica in un certo
senso… - Non potrai comunque mai aprirlo, lo sai? - Quando ci provò
di riflesso si rese conto che la palpebra era incollata.
-
Coma mai? - Chiese girandosi verso lo specchio. Mentre si guardava
vedendo l’occhio sinistro chiuso attraversato in verticale da un
segno praticamente perfetto, tutto rosso ed ancora gonfio, la sentì
spiegargli:
-
Era troppo profondo, per far sì che il taglio si chiudesse la pelle
si è rimarginata in questo modo facendo come da punto di cucitrice…
per poterlo aprire ti servirebbe un’operazione, credo, e ad ogni
modo ormai penso sia tardi, dovevi farlo subito. Se… se ti fa
impressione puoi usare una di quelle ridicole bende da pirata! - Non
era sicura che gli piacesse ma provando ad immaginarlo con una di
esse sopra lo ritenne piuttosto adatto, era un po’ il suo stile a
giudicare dalla bandana e dai tre orecchini al lobo.
Un
tipo oltremodo interessante, nel complesso.
Zoro
ascoltato tutto con attenzione, alzò le spalle fregandosene di
quelle cose.
-
Non ha importanza! - Disse infatti sminuendo e sfiorandosi il taglio
che vedeva per la prima volta. - Mi fa prurito! -
-
E’ normale, ti sta guarendo! - Detto quello Zoro cominciò a
tranquillizzarsi. Poteva anche essere una sfida interessante, tutto
sommato. Essere pratico come prima solo con un occhio richiedeva una
forza generica superiore, si sarebbe rafforzato molto di più.
Pensandolo
si rasserenò e senza nemmeno ringraziarla per le cure, si stese nel
letto e si mise a dormire.
Se
quello si ostinava a non tornare che stesse pure via, per qualche
giorno non era certo indispensabile!
E
poi finchè non si abituava non voleva allenarlo ancora, di
conseguenza c’era ben poco da fare.
Camminare
aveva camminato e conosceva di nuovo tutti gli spazi a memoria, non
sbatteva più e non cadeva più. Meditare, poi, anche quello in
abbondanza… allora dormiva, al diavolo anche quell'uomo che spariva
così!
Quando
fu nel dormiveglia sentì la ragazza seduta probabilmente accanto al
letto.
-
Zoro, ma cosa pensi di quell’uomo? - Zoro capì, svegliandosi dal
piacevole torpore in cui era appena caduto, che non si era sbagliato.
-
Che è odioso. - Liquidò in fretta senza bisogno di pensarci. Era
facile rispondere a quella domanda.
Non
la vide sorridere contenta.
-
E cosa pensi di me? - Questa domanda lo destabilizzò, non capì
infatti cosa c’entrasse con l'infatuazione della ragazza per
Mihawk. Suo malgrado rispose senza rifletterci troppo…
-
Che quando non c’è Mihawk sei sopportabile! - Le buone maniere non
gliele aveva mai insegnate nessuno… Perona capì che normalmente la
reputava insopportabile ma non era idiota, l’aveva capito da sola.
Non sapeva comunque essere diversamente, in certi momenti il sangue
le andava al cervello e basta.
-
Il solito maleducato! - Esclamò comunque vagamente seccata ma non
isterica. Zoro non lo capì ma non ribatté, non gli interessava.
Era
comico che si considerasse sveglio riguardo certe cose e che fosse
convinto di aver capito che lei aveva un debole per Mihawk quando
invece l’aveva proprio per lui.
Sembrava
lui stesso una barzelletta, il più delle volte!
Perona
ridacchiò. Era proprio buffo quel ragazzo!