CAPITOLO II:
REGOLE
“Lo
sto perdendo di vistaNon contare su di meSto seguendo il
soleChe segue me
Conosci
il mio nomeConosci il mio voltoMa non il mio cuoreSe tu
sapessi qual è il mio postoAndrò dritto per la mia stradaIl
più lontano possibile!
'Io
Seguo te, tu Segui meNon ho idea del perché, tu mi menta così
spudoratamenteTe lo farò notare con l’ironia'
IlluminamiRivelami
il mio destinoBasta tagliare queste cordeChe mi tengono al
sicuro
Tu
sai come sono fattoConosci il mio sguardoMa non il mio
cuoreSe tu sapessi qual è il mio postoAndrò dritto per la
mia stradaIl più lontano possibile!
Metti
fine a questa attesaIo, io odio questa attesaOdio questa
attesa
Non
so perchéNon so perché”
-
Follow me – Breaking Benjamin -
Quando
si rese conto di essere osservato, si tirò su a sedere; dopo qualche
ora i suoi sensi da spadaccino si erano attivati captando una strana
aura davanti al viso e quando aveva aperto gli occhi si era alzato di
scatto in un unico movimento per scontrarsi con la spia in questione.
Perona
cominciò a lamentarsi massaggiandosi la fronte che era andata a duro
contatto con quella di Zoro, lui non fu da meno…
-
Che diavolo ci facevi qua a fissarmi dormire? - Chiese alla fine.
Il
fantasma sbuffando si rialzò in volo e come una principessina
offesa, replicò:
-
Ero venuta a svegliarti ma sembravi morto! Ti chiamavo e non mi
rispondevi, ti scuotevo e non mi rispondevi! Alla fine sono rimasta
in attesa pensando che prima o poi avresti dovuto sentirmi. Stavo per
usare uno dei miei fantasmi per disturbarti il sonno ma finalmente ti
sei svegliato! - Zoro la guardò peggio che mai, si ricordava di lei,
era una dei tirapiedi di Moria a Thriller Bark, nonostante non fosse
una seria minaccia era seccante e questo era ben peggio.
-
E perché diavolo dovevi svegliarmi? - Era ancora mezzo addormentato
e per di più seccato, non riusciva a fare bene mente locale su tutti
gli eventi del giorno prima.
-
Perché c’è la colazione e poi tu e quell’uomo odioso
comincerete! -
Zoro
a ‘uomo odioso’ capì di chi parlava e di cosa si trattasse e
alzandosi di scatto si trovò a sopportare delle fitte non
indifferenti per le ferite che aveva ancora e che naturalmente in una
notte e con un solo bagno caldo non erano guarite. Nonostante ciò si
rivestì -la sera prima era andato a dormire subito dopo il bagno
saltando la cena, era troppo stanco e non si era nemmeno curato di
rivestirsi- e ammonendo con un pessimo sguardo Perona che lo fissava
interessata, una volta coperto con un paio di pantaloni, uscì dalla
camera ignorandola. Il busto era tutto bendato e non si era nemmeno
accorto di quello, troppo abituato ad avere ferite costanti così
come ad ignorare le fitte di dolore per le stesse.
Fu
per questo che la ragazza lo seguì come una furia brontolando
isterica:
-
Ed un grazie sarebbe carino, sai? Chi credi che ti abbia bendato
quando ti sei messo a dormire nudo come una scimmia? Chi ti ha fatto
la colazione stamattina? Chi… - Ma fu fermata da uno sguardo
talmente assassino che Zoro stesso si guardò intorno per vedere chi
aveva avuto tale meraviglioso potere di zittire quella ‘cosa’!
Trovò
Mihawk seduto a tavola all’estremità opposta alla sua e con quello
sguardo tipico suo, rispose alle strilla di Perona con laconicità:
-
Hai solo eseguito i miei ordini. Ed aggiungo 'finalmente'! Se
l’avessi fatto prima mi avresti risparmiato quel bagno! -
Zoro
si sedette trovando improvvisamente interessante quel dialogo…
-
Intanto precisiamo che non sto eseguendo ordini ma è solo che ho un
buon cuore e che riconosco che ti devo l’ospitalità che
gentilmente mi porgi, di conseguenza se non voglio morire di fame o
assiderata, il minimo è fare da mangiare o seguire quelli che sono
odiose richieste e non stramaledetti ordini! -
Zoro
si figurò la scena mentre cominciava a mangiare con una gran fame
per tutto il tempo che aveva saltato i pasti.
Probabilmente
Mihawk era passato a vedere perché non avesse mangiato e trovandolo
addormentato nel letto aveva ordinato alla bambola-fantasma di
bendarlo e far trovare la colazione pronta a quest’orario.
Alzò
le spalle all’informazione che dunque l’avevano visto nudo tante
di quelle volte da aver perso da qualche parte la dignità, non erano
cose che gli interessavano poi molto.
-
Non ti porgo un bel niente, l’ospitalità te la sei presa da sola
ma convengo con te. Il minimo è che tu faccia quello che ordino,
perché sì. Io non chiedo. Ordino. -
Lei
continuò a lamentarsi ma Mihawk parve chiuderla fuori dalla propria
mente ed anzi fissarsi proprio sul nuovo inquilino.
Quel
posto cominciava ad essere troppo affollato, per i suoi gusti.
Notò
che comunque era finalmente in condizioni accettabili, che non si
lamentava dei dolori che era consapevole aveva e che soprattutto
cercava di rimettersi seriamente in forze senza fargli sprecare
noiose parole.
Lo
fissò ricordandosi di come l’aveva trovato la sera prima, dopo il
bagno. Nudo e bagnato steso nel letto. Non si era nemmeno tirato su
le coperte ed ormai la stagione non era più tanto calda.
Non
era stato normale da parte sua coprirlo, per niente, tanto meno poi
dire a quella ‘cosa’ svolazzante di mettergli le bende.
Però
l’aveva fatto e tanto valeva prenderne atto ed andare avanti.
Magari
quelli erano gli effetti dell’avere finalmente un allievo. Non
avendone mai avuto uno non sapeva cosa questo potesse stimolargli, ma
non gliene importava poi molto. Quello che voleva fare, faceva.
Punto.
Non
si era fatto paranoie di alcun tipo nemmeno quando aveva cominciato a
fare sesso con Shanks, figurarsi per una cosa simile.
Coprire
qualcuno non era mica un problema.
Quando
finì di mangiare, attese che Perona se ne andasse e cominciò a
parlare.
Le
mani giunte all’altezza della bocca, l’espressione impassibile e
lo sguardo penetrante posato su uno simile.
-
Ecco le mie regole. Odio le perdite di tempo, quindi qualunque cosa
lo sia, tu evita. Odio ripetere le cose due volte, fai subito quello
che ti dico. Odio i piagnistei, ma non mi pare tu abbia problemi con
questo. Odio le strade facili e comode, quindi preparati a penare.
Odio avere riguardi, sappi che non ne avrò. Odio chi getta la
spugna, ma non mi sembra sia il tuo caso. Odio chi non riconosce i
propri limiti e chi non cerca di superarli. Ma soprattutto odio chi
non li supera e chi non fa miglioramenti. Sappi che se dovessi venire
a meno di uno di questi ultimi punti, ti rispedisco dritto da dove
sei venuto. Anche se vieni a meno di uno degli altri punti, ma in
quel caso ti userei come schiavo. Devi indovinare quello che voglio e
farlo prima che te lo chieda. Non devi deludermi. Odio lo sporco e
chi non si prende cura di sé, quindi lavati e curati regolarmente,
il tuo corpo è tutto ciò che hai, non esiste nient’altro a questo
mondo e se non vedi tu di te stesso nessuno avrà pietà.
Soprattutto, comunque, sappi una cosa. Odio, e dico davvero,
annoiarmi. - A quello si protese sul tavolo verso di lui, molto
spazio ancora a dividerli ma dallo sguardo particolarmente perforante
ed ammaliante, a Zoro parve d’averlo a due centimetri dal viso. -
Divertimi, ragazzino. - Che fu quasi una proposta indecente. Di
proposte simili ne era esperto perché ne faceva di continuo a Rufy
per ‘divertirsi’.
Si
chiese se non ci fosse un senso simile dietro a quella parola, specie
perché giurò d’aver percepito malizia, ma decise di prendersi
tempo per capirlo.
Era
presto per ogni cosa.
-
Quando cominciamo? - Fu l’unica risposta di Zoro che si appuntò
mentalmente tutte le sue regole. Non gliele avrebbe fatte ripetere
due volte ed oltretutto non sarebbe stato poi tanto difficile. Erano
tutte le sue regole.
Che
dopotutto fossero più simili di quello che sembravano o per lo meno
che erano disposti ad ammettere?
Mihawk
parve gradire questa domanda e con l’ombra di quello che sembrava
un sorrisino compiaciuto che sul suo viso affascinante parve tanto
qualcosa di maligno, disse accomodandosi sullo schienale della sedia:
-
Quando starai bene. Non voglio cominciare male, odio anche
trattenermi e sappi che non lo farò, per cui come minimo devi
partire bene ed in forze, altrimenti mi innervosisco! -
Zoro
pensò che comunque aveva decisamente troppe cose che odiava e si
chiese se ne avesse qualcuna che gli piacesse, così come lo pensò
lo disse poiché non riteneva ci fosse niente di male nel conversare.
Non che lui fosse un gran chiacchierone, anzi, però se gli veniva su
qualcosa da dire la diceva, punto.
-
E c’è qualcosa che ti piace, oltre a tante che odi? -
Mihawk
che non si sarebbe mai aspettato una domanda tanto indiscreta quanto
inutile per l’addestramento, rispose tagliente cancellando il
sorrisino di vago compiacimento.
-
Mi piace che rispettino le mie regole. - Fu tutto lì il resto del
dialogo. Dopo di quello si alzò e con altezzosa presenza se ne andò
dicendo senza nemmeno guardarlo più:
-
Ti chiamerò fra qualche giorno quando so che starai bene. Dopo di
che non avrò mai più riguardi nei tuoi confronti. Ricordalo. Sono
un maestro, non un padre. -
Zoro
non si sarebbe aspettato nemmeno quello, a dire il vero, quindi
fissandolo stupito si alzò piano per la schiena che gli doleva.
-
Ed io ora che diavolo faccio intanto? - Non era abituato a non
allenarsi… bè, quando non lo faceva dormiva… sicuramente quando
avrebbero iniziato, non ci sarebbe stato più molto tempo per
riposare.
La
capacità di dormire di Zoro riuscì a stupire non solo Perona,
facilmente impressionabile tutto sommato, ma persino Mihawk il quale
notando che non gironzolava per il castello o l’isola, aveva
chiesto al fantasma cosa stesse facendo il suo allievo.
-
E per chi diavolo mi prendi, ora, una spia? - Che a lei non andasse
mai bene nulla di quel che lui le dicesse non era più una novità ed
ormai non ci faceva nemmeno caso, specie perché poi comunque
rispondeva sempre.
-
Ad ogni modo dorme! -
Mihawk
sogghignò appena. Era ovvio che lei lo sapesse, non faceva che
fissarlo… non gli staccava gli occhi di dosso, sembrava non proprio
incuriosita da lui ma… beh, non sapeva bene come funzionavano le
ragazze fantasma, tuttavia sembrava si stesse prendendo una bella
cotta per lui, infatti era solo per questo che poi aveva cominciato a
dargli retta e a fare quello che lui le chiedeva. Solo per ciò che
riguardava Zoro, infatti.
Non
era uno a cui sfuggivano i dettagli.
Del
resto non era male, era comprensibile. Lui era troppo odioso per
attirare gli ormoni -sempre che una mezza fantasma ne avesse- di
qualcuno che non fosse matto come Shanks, gli altri ci stavano alla
larga, ne avevano paura o semplicemente lo trovavano antipatico.
Non
gli importava di certo.
Lo
vedeva a malapena durante i pasti ed in quelli i due stavano
praticamente in silenzio, figurarsi se uno dei due si metteva
amabilmente a conversare e a parlare del più o del meno. O peggio di
loro stessi, di ciò che pensavano, di ciò che avevano vissuto o di
ciò che avrebbero fatto.
L’unica
a proferire verbo -in modo particolarmente fastidioso per giunta- era
solo Perona la quale tesseva di continuo le lodi di Moria, il suo
precedente capo. Non sembrava capace di fare altro.
Quando
Mihawk la invitava a tornare da lui, lei strillava che non poteva
perché Thriller Bark non esisteva più. A quel punto nessuno osava
chiederle cosa quello centrasse altrimenti si sarebbero dovuti
sorbire ancora quella sua vocetta fastidiosa.
Presto
Mihawk e Zoro si resero conto di essere più simili di quel che
inizialmente era apparso e già all’inizio questo fatto era stato
piuttosto evidente.
Talmente
compatibili per tutte le svariate somiglianze sorprendenti ed
impressionanti, che spesso Perona non poteva che chiedere seccata se
per caso non fossero cloni o qualcosa di simile!
Si
erano proprio trovati.
Durante
uno dei pasti, l’unico momento in cui potevano vedersi per il
momento, ma soprattutto in uno dei rari istanti in cui Perona offesa
se ne era voltata via lasciandoli fortunatamente soli, Zoro, dopo
aver soppesato a lungo l’idea di farlo, gli chiese notizie precise
dei fatti svoltisi a Marineford. I giornali infatti avevano riportato
una parte degli eventi, sostanzialmente fatti e speculazioni. Aveva
voluto chiederglielo dal primo giorno ma alla fine non l’aveva mai
visto ben disposto. Non che ora lo fosse, ma non poteva stare per due
anni senza sapere qualcosa di più di quei vaghi cenni.
Mihawk
però lo sorprese poiché invece di borbottare freddamente un ‘non
sono un bollettino postale’, comunque con freddezza e la sua solita
supponenza, si mise a raccontargli ciò che sapeva e che aveva visto.
Tutto,
dall’inizio alla fine, anche i fatti precedenti alla grande
battaglia fra la marina ed i pirati di Barbabianca, a partire dalla
prigione di Impel Down e da come Rufy l’aveva espugnata. Raccontò
quello che avevano scoperto tutti con profondo shock riguardo le
parentele ed alla fine spiegò dettagliatamente la battaglia con
dovizia di particolari riguardo le condizioni finali, dopo la morte
di Ace fra le braccia di Rufy. Concluse con una personale opinione
non richiesta:
-
Se vuoi la mia chiunque l’abbia preso per salvarlo, è impossibile
che lo salvi. Certamente nel giornale di giorni dopo lo si è visto
fare quello strano gesto nel luogo della battaglia, ma nel modo in
cui se ne è andato da là è impossibile che la mente gli possa
essere tornata a posto. Di sicuro degli effetti permanenti li ha
avuti. Era completamente spezzato. - Zoro si indurì repentinamente e
sebbene per tutto il racconto era rimasto calmo e si era trattenuto
dall’esternare qualsiasi sentimento, a quello non ci riuscì e
battendo la mano sul tavolo lo fissò con uno sguardo tremendamente
furente.
-
Tu non sai niente di lui, quindi i tuoi pareri personali tienili per
te! - Poi si rese conto che Mihawk aveva fatto una gentilezza nel
raccontargli ogni cosa per bene e alzandosi dal tavolo chinò il capo
in segno reverenziale e con forza nella voce, aggiunse laconico: - Ma
ti ringrazio per avermi raccontato il resto. - Dopo di questo spettò
a Mihawk osservarlo andarsene in camera.
Camminava
dritto e spedito e lo scatto che aveva fatto aveva teso perfettamente
tutti i muscoli. Ormai stava bene, solo un ultimo controllo per puro
scrupolo e avrebbero potuto cominciare.
Un
controllo che avrebbe fatto subito.
Alzandosi
poco dopo si diresse alla volta della stanza del ragazzo.
Un
pensiero di compiacimento per quella sua reazione gli scivolò via
dal proprio controllo.
Dopotutto
non era affatto male, quel tipo… non sapeva cosa di preciso glielo
avesse fatto dire, ma era così e tanto bastava.
“Del
resto se l’ho accettato, un motivo ci sarà, no?”
Quando
lo occhieggiò in camera dalla porta socchiusa, lo vide muoversi
bruscamente e secco, era arrabbiato per le insinuazioni che aveva
fatto sul suo capitano ed a questo punto anche un cieco l’avrebbe
capito. Zoro non era solo il vice di Rufy ma ne era anche il
compagno. O per lo meno innamorato. Si chiese se fosse ricambiato e
se stessero effettivamente insieme, poi riflettendo che in ogni caso
quel ragazzo se l’era presa davvero tosta a perdere la testa per il
proprio capitano, un ragazzo così ambizioso ed avventato, entrò
senza bussare.
Lo
trovò in intimo poiché si stava preparando per la notte.
-
Che diavolo c’è? - Chiese Zoro mollando i pantaloni del pigiama
che aveva trovato nell'armadio e mettendosi le mani ai fianchi.
Era
evidente ce l’avesse con lui per le affermazioni finali
sull’instabilità mentale di Rufy e Mihawk avrebbe riso se non
fosse stato uno che rideva raramente.
Infatti
si limitò ad avvicinarsi e a girarlo di schiena, il secondo grugnito
gli morì a metà poiché dal fatto che gli stava sbendando il
torace, capì da sé cosa stava facendo.
Zoro
allora si zittì e lo lasciò fare rendendosi conto che stava
effettivamente bene e che potevano finalmente iniziare. In realtà
non vedeva l’ora, al di là del fastidio immenso che aveva provato
nel sentirlo parlare in quel modo del suo Rufy.
Sentì
le fasce scivolare via e quando fu finalmente libero sospirò di
sollievo. Preferiva avere la pelle senza costrizioni di sorta, non a
caso stava per lo più a torso nudo spesso e volentieri. Non certo
per stupido esibizionismo.
Quando
però le dita di Mihawk cominciarono a correre sulla sua pelle per
visionare le ferite, soprattutto quelle profonde, si trovò a
trattenere il fiato e a mordersi il labbro.
Tutti
quei brividi trasmessi da quel contatto erano tremendamente piacevoli
e non avrebbe mai pensato di riprovare qualcosa di fisicamente bello
prima di due anni.
-
Bene… - Mormorò alla fine. - Sei perfettamente guarito. Domani
mattina si comincia! - Dopo di questo si girò e se ne andò
lasciandolo lì da solo in quelle condizioni. Le condizioni di un
ragazzo privo del proprio compagno da molto tempo e che quindi come
ogni altro essere umano con carne, sangue ed ormoni, aveva bisogno di
sfogare regolarmente. Specie se stimolati.
Non
che Mihawk avesse fatto gran che, ma quel modo di toccarlo malizioso
-e ci poteva giurare che nel suo tocco c’era stata malizia- non era
roba che poteva lasciare indifferenti.
Imprecò
a denti stretti e di malumore lasciò perdere il pigiama per
infilarsi direttamente sotto le coperte e cominciare quello che
sapeva per ventiquattro faticosi mesi avrebbe compiuto più o meno
regolarmente pensando a Rufy.
Auto
stimolazione.
Assurdo
ma inevitabile ad un certo punto, specie dopo delle mani che avevano
visionato tanto bene la schiena. Gli aveva fortunatamente risparmiato
il petto e di questo gliene era stato grato.
Nel
letto, Zoro, non poté che volare col pensiero all’ultima volta che
lui e Rufy erano stati insieme, troppo tempo ormai. Agganciato il
momento, rievocò quei suoi tocchi leggeri ed ingenui, tutto
l’opposto di quelli di Mihawk. Fece suo quel modo di farlo
inizialmente passivo e poi sempre più attivo e passionale, come se
avesse sete di averne di più e fosse incapace di aspettare che
l’altro facesse tutto.
Rufy
era un iperattivo che adorava comandare, già solo questo poteva
bastare per capire come fosse a letto. A questo si poteva aggiungere
quella sua ingenuità spiccata che spesso si trasformava in ottusità
e si poteva avere un quadro complesso di un ragazzo che a letto prima
si lasciava fare e poi prendeva il sopravvento con veemenza facendolo
impazzire.
Oh,
come gli mancava Rufy.
Oh,
come gli sarebbe mancato sempre più…
Zoro
venne schiacciando il viso contro il cuscino ed in uno stato di lotta
interiore, si chiese se dopotutto avrebbe sopportato tutto quel tempo
lontano da lui. Non era un allenamento estenuante che lo preoccupava,
anzi… quello magari l’avrebbe distratto. Era proprio la mancanza
sempre più viva per Rufy, il suo compagno, che lo impensieriva.
Sapeva che sarebbe stata insopportabile, ad un certo punto.
Due
anni.
Due
maledetti anni.
Rigirandosi
inquieto fra le lenzuola, Zoro intravide nel buio la sagoma della
ragazza fantasma che incuriosita doveva aver visto tutta la scena.
Ormai era sempre lì a fissarlo, era abituato anche se magari in
intimità con sé stesso poteva lasciarlo solo.
Mandandola
mentalmente a quel paese, si chiese perché non fosse eterosessuale.
Almeno se gli fossero piaciute le donne, con lei così disponibile
nei suoi confronti -anche se forse ancora lei stessa non ne era
consapevole- almeno quel lato sarebbe stato soddisfatto!
Poi
si corresse. Se si trattava solo di quello, c’era pur Mihawk… che
fosse disposto o meno non importava, sapeva farci se voleva.
No,
non era proprio una questione di sesso e sessualità quanto proprio
di sentimenti.
Lui
voleva Rufy e nessun altro. Rufy sempre e comunque.
Rufy
fino alla fine dei suoi giorni.
Mihawk,
dal canto suo, non poté che strofinarsi le dita anche dopo, la
sensazione della sua pelle sotto i polpastrelli era rimasta e non gli
sarebbe andata via a lungo.
Diversissimo
da Shanks, come due poli opposti, ma comunque interessante e non era
tipo che perdeva tempo a negare l’evidenza.
Era
una delle sue regole, infatti.
Sarebbero
stati due anni molto costruttivi.
Lì
e solo lì lo capì.