CAPITOLO III:
MIRE?
“sei
cosi freddatieni le tue
mani nelle miegli uomini
saggi si stupiscono quandogli
uomini forti muoionomostrami
come finire in buona manieramostrami
quanto in realtà sei indifesasoddisfa
un vuoto dentrobene, va
tutto bene, proviamoci di nuovo”
-
So Cold – Breaking Benjamin -
L’uno
al cospetto dell’altro, Mihawk stava sottoponendo Zoro ad un
severissimo esame visivo per capire tutto ciò in cui era carente e
ciò che gli sarebbe stato essenziale.
Il
più giovane era infatti a braccia conserte in evidente difensiva e
con sguardo truce cercava di tenere d’occhio il più grande per
quanto fosse possibile.
Mihawk
gli girava intorno circospetto, serio e concentrato; era calmo ed
esasperante nonché illeggibile. L’altro che di pazienza non ne
aveva nemmeno un po’, sbuffò.
-
Hai finito? Cosa, sono un fenomeno da baraccone? -
Alla
fine con un tono di sufficienza, l'altro rispose fermandosi davanti:
-
Fisicamente non sei messo male ma devi fare di meglio. Cominceremo
col rafforzare il corpo ancora un po’, la parte in cui sei meno
carente. Poi passeremo al resto. - Dopo di questo gli assegnò una
serie di esercizi di rafforzamento uno più massacrante dell’altro,
infine con poco interesse per la sua reazione, se ne andò.
Zoro
non fece una piega, si era aspettato una cosa simile, tanto più che
i propri stessi esercizi non erano poi tanto più leggeri.
Alzando
le spalle decise che si sarebbe dato da fare subito, non esistevano
lamentele né perdite di tempo e su questo era proprio d’accordo
con lui. Non aveva tutto il tempo che voleva, due anni per diventare
più forte non erano molti.
-
Non mi piace come ti fissa! - Esclamò Perona cogliendolo di sorpresa
proprio mentre si accingeva a correre. Zoro alzò lo sguardo e la
vide sopra di lui, quindi snobbandola proseguì senza darle retta.
La
cosa ovviamente alla ragazza fantasma non piacque quindi parandosi
davanti, lo ribadì:
-
Cos’è del termine ‘non mi piace come ti fissa’ che non
capisci? - Era petulante, insistente e pesante. Alla fine Zoro capì
che se non le avesse dato retta, gli avrebbe rotto l’anima per
tutto il tempo degli allenamenti e lui odiava allenarsi con una che
gli rompeva l’anima a quel modo!
-
Perché, in che modo mi fissa? - Chiese come se fosse la cosa più
inutile da sapere.
Perona
allora gli liberò la strada e tornò a volargli sopra soddisfatta
continuando seccata a parlare:
-
Come uno che ha mire! -
A
Zoro questa parve proprio bella…
-
Mire? -
E
che mire poteva avere un uomo simile che aveva accettato di allenarlo
solo per… bè, non l’aveva capito, ma di certo non per gentilezza
e buon cuore!
-
Sì, mire! Su di te! Ti scruta sempre anche quando non te ne accorgi
e lo fa anche davanti a te; non te ne rendi conto? Ha mire su di te,
quello! - Ora il tono era platealmente geloso, il che comunque non
poteva escludere a priori che quella cosina volante avesse ragione.
Non
che a Zoro importasse, infatti liquidandola frettolosamente, disse:
-
Magari mi fissa male perché le ha su di te! - Quella era la più
grande cavolata che avesse potuto dire, ma voleva solo togliersela di
torno. Che quel Mihawk avesse mire non gli interessava se lo allenava
come si doveva, il resto poteva andare a quel paese!
-
Ma che diavolo dici? Quello mi odia! E perché pensi poi che ti abbia
accettato come allievo? Gli interessi, ti dico! Ha mire su di te!
Quanto scommetti che ho ragione? -
-
Niente, non ho un soldo bucato e voglio solo allenarmi, quindi
lasciami in pace! Mi importa solo che mi faccia da maestro! Vattene!
- Alla fine la ebbe vinta poiché lei seccata ed offesa se ne andò
brontolando istericamente.
Rimasto
solo, suo malgrado, non poté che percepire effettivamente quello
sguardo da falco su di sé. Non aveva idea di dove fosse appostato a
fissarlo, però era certo che ci fosse. Nonostante questo non avrebbe
deviato il suo percorso di un soffio, era ora di darsi da fare, non
c’era spazio per sciocchezze inutili!
Anche
lui aveva le sue regole, se era per questo.
Mihawk
passò costantemente il suo tempo ad osservarlo, in parte per vedere
come si comportava durante gli allenamenti e tenerlo sotto controllo,
in parte perché era davvero interessante e giorno dopo giorno ne era
sempre più consapevole. Non avrebbe mai accettato un allievo noioso,
del resto.
Quando
il fisico fu abbastanza forte, per esserne sicuro lo fermò dai
soliti esercizi quotidiani massacranti prendendolo per il braccio.
Risalì sulla pelle sudata per scivolare con le dita sulla spalla e
sulla schiena. Si allenava ovviamente a torso nudo per essere più
libero.
Zoro
rabbrividì a quel tocco che non percepì solamente come un puro
controllo tecnico ma come qualcosa di superfluo di cui avrebbe potuto
fare a meno, tuttavia impassibile accolse il suo sguardo suggestivo e
penetrante quando si fermò staccando la mano dal suo torace.
Era
impossibile capire cosa gli passasse per la mente e per contro lui
dimostrava tutto il suo fastidio. Se quello era il loro modo di
comunicare, visto che entrambi odiavano i dialoghi, quello sarebbe
stato.
-
Bene, fisicamente sei a posto. Come prevedevo ci hai messo meno della
norma, eri già a buon punto. Ma non è il corpo il tuo problema. -
Si avvicinò fino a sfiorarlo, poi abbassando il tono come se di
nuovo gli facesse una proposta poco pulita, disse: - Vediamo com’è
la tua forza mentale. Mi pare di ricordare che avesse delle buone
basi. L’avrai allenata adeguatamente in tutto questo tempo? - Era
una domanda retorica perché era evidente che pensava non l’avesse
fatto.
Zoro
assottigliò lo sguardo raccogliendo quella che per lui era una sfida
e alzando il mento indurito, rispose senza il minimo timore:
-
Sono qua! Cosa devo fare? -
Mihawk
lo fissò per un attimo in silenzio, infine si decise a dargli
istruzioni.
-
Il modo migliore per misurare la forza mentale è fare leva sulla
resistenza fisica. Farai un bagno in una vasca di ghiaccio e ci
dovrai rimanere il più a lungo possibile. A seconda di quanto ci
resterai, io potrò capire a che punto sei. Però poi avrò da
proporti un paio di altri test di resistenza. - Si girò per
andarsene poi si fermò, si voltò a metà e aggiunse laconico: -
S’intende. Tutto questo senza morire, altrimenti non serve a nulla!
- Probabilmente quello doveva essere una battuta e brontolando che
aveva un senso dell’umorismo pessimo -da che pulpito!-, lo seguì
senza rispondere.
Preparò
la vasca di ghiaccio, si trovava in una stanza sotterranea dove la
temperatura costante era comunque fredda, il ghiaccio si sarebbe
mantenuto senza diventare un unico blocco sul corpo di Zoro.
Fermo
a braccia conserte, gli indicò con un gesto di spogliarsi per
infilarsi dentro. Quando il ragazzo fece cenno, senza il minimo
turbamento, di togliersi anche la biancheria intima, Mihawk lo fermò
seppure riluttante:
-
Se vuoi essere inutilizzabile là sotto, poi, fai pure, ma io ti
suggerirei di tenere almeno un pezzo di stoffa fra le tue parti
intime ed il ghiaccio. -
Zoro
percepì la malizia seppure notò nel fondo del suo sguardo un po’
di contrarietà… solo Shanks l’avrebbe tradotta.
Suo
malgrado Zoro si infilò in silenzio nella vasca e accomodato non
fece una piega.
Mihawk
sapeva che aveva una buona resistenza, di conseguenza immaginando che
all’inizio non avrebbe avuto problemi, se ne andò decidendo che
tanto Perona gli sarebbe rimasta incollata tutto il tempo.
Così
in effetti fu e nel non sopportarla più per quella parlantina fin
troppo spiccata ma soprattutto per il tono capriccioso con cui si
lamentava, Zoro riuscì dopo tanta fatica a mandarla via. Una volta
solo poté concentrarsi per sopportare meglio il ghiaccio. Lo sentiva
bruciargli la pelle ma l’insensibilità presto lo colse fino a
fargli chiedere se poi sarebbe tornato come prima. Non era resistere
il suo problema ma fermarsi in tempo e Mihawk presto se ne sarebbe
accorto.
Mano
a mano che il tempo trascorreva, lui faticava sempre più a
mantenersi in sé, sentiva i sensi totalmente atrofizzati e
completamente insensibile nel corpo, anche la mente cominciò presto
ad essere sempre meno presente.
Decise
di concentrarsi su qualcosa di caldo e piacevole, se sarebbe riuscito
ad ingannare la propria mente e ad illuderla che il ghiaccio non era
freddo, avrebbe resistito ancora. Cioè prima di morire!
Fu
così che non dovette sforzarsi di cercare qualcosa di adatto, il
pensiero più caldo era senza dubbio Rufy; lasciò da parte di
proposito la situazione critica in cui erano, si concentrò su quello
che in assoluto riusciva sempre a scalfarlo, a fargli circolare il
sangue come impazzito. Lui e le notti passate insieme, notti che da
troppo non ne avevano più, la sua bocca e la sua lingua che
ingenuamente l’assaggiava, il modo in cui gli si dava, come
l’esplorava, come esagerava in reazione a ciò che gli faceva,
quando lo penetrava con desiderio impetuoso, come gridava chiamandolo
eccitato.
Quando
l’adrenalina circolò a folle intensità nel sangue che tornava a
dargli vagamente sentore della propria pelle intorpidita, una voce
tagliente e maliziosa lo interruppe:
-
Tecnica interessante! -
Zoro
aprì gli occhi e si infastidì nel vedere Mihawk al posto di Rufy.
Quanto tempo era passato?
-
Quale? - Chiese battendo i denti.
-
Distrarre la mente su qualcosa di caldo e piacevole per non sentire
il freddo… -
-
Ma? - Per lui era chiaro che ci fosse un ‘ma’.
-
Ma è tanto efficace quanto pericoloso. Se il pensiero è troppo
intenso da sconnetterti totalmente, superi il tuo limite e puoi
morire. -
Sembrava
seriamente intenzionato a fargli davvero da maestro e Zoro decise di
dargli retta, dopotutto gli aveva chiesto lui di insegnargli…
-
E cosa dovrei fare? Non parliamo di forza mentale? -
Era
sinceramente curioso di saperlo ma Myhawk sorrise sarcastico.
-
E’ presto per questa parte della lezione. Siamo appena ai test
d’ingresso. -
Zoro
se ne risentì ma non diede segno di volersi muovere.
-
Avanti, esci. Per oggi basta così. - Fece poi il maestro con
fermezza sorprendendolo.
-
Che? E perchè? Posso starci ancora… non devi vedere quanto
resisto? -
Mihawk
si avvicinò alla vasca consapevole che il suo corpo ormai era così
insensibile che sarebbe stato impossibile muoversi.
Prima
di prenderlo di peso contro la sua volontà, rispose chinandosi per
guardarlo meglio negli occhi.
Zoro
si sentì in soggezione e non si preoccupò di mascherarlo con un
broncio, ma rimase colpito dalle sue parole:
-
Devi imparare a conoscere te stesso ed i tuoi limiti. Da morto non
servi a nulla. Se penso che sia l’ultimo mezzo per ottenere ciò
che vuoi è un discorso, ma per un allenamento è solo uno spreco.
Devi conoscerti per controllarti. -
-
Da quanto sono dentro? -
-
Tanto. Il tuo corpo non reggerà ancora. -
-
Ma la mia mente sì! - Mihawk sorrise compiaciuto della sua
testardaggine e dedizione, erano essenziali per uno spadaccino ma
soprattutto per un allievo.
-
La tua mente sì, ma fai poco senza il corpo. - Era decisamente una
delle lezioni che avrebbe faticato ad insegnargli.
-
I limiti esistono per essere superati. -
Aggiunse
però Zoro che si sentiva effettivamente stremato.
-
Sì, ma nel modo giusto, non morendoci nel tentativo. -
Non
avrebbe ammesso repliche, anche perché la pazienza di rispondergli
per dimostrargli la propria ragione, si stava esaurendo. Le cose
stavano come diceva lui punto e basta, si era preso la briga di
dirgli qualcosa in più solo perché in teoria doveva imparare. In
teoria. Testardo com’era ci avrebbe messo più del previsto!
Zoro
non trovò comunque niente da ribattere e Mihawk se ne compiacque
decidendosi a prenderlo per le braccia e a sollevarlo di peso. Una
volta fuori lo adagiò su una sedia, lo avvolse in un paio di
asciugamani e se lo caricò sulla schiena senza chiedergli permessi.
Il
suo corpo era completamente congestionato, come se Akainu avesse
usato il suo potere, di conseguenza era come un morto. L’unica
parte intatta era la testa, probabilmente gli organi stessi stavano
faticano notevolmente per rimanere funzionanti e forse qualcosa aveva
cessato di dare cenni vitali. Si sperava solo momentaneamente.
L’unico
motivo per cui Zoro glielo permise fu, infatti, che non riusciva
effettivamente a muoversi in alcun modo, anche se arrivava ancora a
parlare.
-
Non sono un sacco di patate! - Si lamentò truce infatti…
Mihawk
ghignò di sottecchi ma non disse nulla.
Condotto
in camera soppesò l’idea di dire a Perona di occuparsi di lui, ma
sapendo della sua cotta preferì evitare. Quando fece per strofinarlo
per asciugarlo e ridargli la sensibilità al corpo, Zoro aumentò i
fulmini dagli occhi e potendo ancora solo parlare senza assolutamente
la possibilità di muoversi e cacciarlo, borbottò:
-
Posso farlo da solo! - L’altro smise di toccarlo, si tirò su e lo
fissò scettico con le mani ai fianchi in segno di sfida:
-
Ah sì? Fallo allora! Asciugati e vestiti! -
Zoro
ci provò ma nemmeno con ogni sforzo possibile riuscì a muovere un
solo muscolo, così dovette arrendersi capendo che sarebbe stato
inutilizzabile per un bel po’, purtroppo.
A
quel punto Mihawk subdolamente vittorioso tornò a chinarsi per
continuare ad occuparsi del suo ottuso allievo lamentoso.
Con
le mani cominciò a correre lungo il suo corpo, dal petto proseguì
risensibilizzando gli organi più importanti. Passò con forza e
decisione, quasi cattiveria pur di riattivare il sangue quasi del
tutto fermo sotto la pelle. A volte lo schiaffeggiava.
Quando
capì che gli asciugamani gli impedivano di capire il livello, gli
aprì i teli senza pensarci passando direttamente sulla pelle
cianotica e gelida.
Serio
ed assorto non fece caso né alle espressioni contrariate di Zoro né
ad eventuali imbarazzi o tensioni di sorta, fece solo il suo dovere,
quello che era necessario. Quando sentì il suo torace reagire
abbastanza, scese sulle gambe ignorando di proposito le braccia. Se
gli avesse riattivato le braccia poi avrebbe potuto farlo da solo ma
dopo essersi occupato del petto aveva cominciato a sentire un che di
divertente. Beh, divertente era una parola grossa, poteva dire di non
noioso.
Zoro
voleva farlo fuori con quella sua famosa forza mentale, ringraziò il
Cielo che non ne avesse ancora abbastanza per riuscirci. Shanks
l’avrebbe fatto in un istante, ma a Shanks piaceva quando gli
faceva certe cose…
Mihawk
rimase completamente impassibile senza dargli a vedere quanto invece
trovasse interessante quell’operazione e risalendo dai polpacci
alle ginocchia e successivamente alle cosce, Zoro cominciò ad
arrossire imbarazzato, prima magari era solo seccato ora cominciava a
trovarci qualcosa di decisamente strano in tutto quello.
Cioè,
fin dove intendeva sensibilizzarlo con le mani?
Gliel’avrebbe
chiesto se non avesse temuto la sua risposta e arrabbiato per quel
modo di sentirsi e per la sensazione di sottomissione che stava
provando a cui avrebbe preferito morire, si morse il labbro furioso.
Cosa poteva dirgli? Di piantarlo lì che faceva da solo? Le braccia
non le muoveva e non le sentiva ancora…
Non
sapeva a che gioco quel dannato stesse giocando, ma le parole di
Perona gli risuonarono in mente potenti come se gliele avesse appena
gridate.
Non
servì a molto poiché con un sorrisino malizioso -ed ormai Mihawk
non si penava nemmeno più per mantenere quell’aria seria e
scostante!- disse alzando gli occhi dorati suggestivi sui suoi:
-
Chissà come sei messo qua… - Disse finendo sfacciatamente con le
dita sul suo inguine. Gli slip li aveva ancora ma erano bagnati e
freddi e non stavano facendo un gran lavoro di riscaldamento. Avrebbe
voluto dire di toglierglieli ma ormai era evidente che Perona aveva
ragione e che quel tipo avesse mire su di lui.
Ma
tutte a lui dovevano capitargli?, pensò allucinato senza staccarsi
gli occhi da lì sotto.
Alla
fine Mihawk non aspettò pareri, non gliene sarebbe importato
comunque. Prese l’elastico e glieli tolse sfilandoglieli da sotto.
Le
gambe erano ormai sulla via della sensibilità ma il sangue stava
ancora lavorando per tornare a circolare come si doveva, di
conseguenza non era ancora completamente attivo. Fra l'altro gli
faceva male sentire quel formicolio potente quanto una mandria di
bufali che gli correva sopra.
Voleva
le sue braccia, voleva tornare a muovere le sue braccia.
Poteva
mandarlo al diavolo e chi se ne importava dell’allenamento e degli
insegnamenti?
Il
pensiero però volò a Rufy e a quei due anni separati per
rafforzarsi. L’unica sua speranza era quell’uomo, che gli
piacesse o no e doveva cercare di resistere.
Quando
fu completamente nudo constatò comunque che la stoffa gli aveva
protetto la pelle delle parti intime giusto il necessario, l’unica
parte probabilmente non bruciata su tutto il corpo ad eccezione della
testa.
-
Non sei male, ma penso che non senti ancora niente, vero? -
-
E come diavolo faccio a saperlo? - Era ovvio che se nessuno lo
toccava non poteva capire quanto male fosse, non poteva negare che
gli interessasse saperlo ma avrebbe anche potuto constatarlo da solo
quando avrebbe riavuto le proprie mani.
Mihawk
parve prenderla per una gentile richiesta e come se effettivamente si
sacrificasse per accontentarlo, senza turbare la sua maschera di
tranquillità sul viso, lo toccò senza la minima esitazione. Glielo
prese completamente in mano e senza aspettare ed anzi fissandolo
crudelmente negli occhi, cominciò a muoversi sempre con decisione
per fargli sentire.
Ci
mise un po’, era effettivamente stato messo a dura prova, però
dopo un paio di movimenti Zoro con sorpresa si sentì anche contento
di tornare ad avere reazioni là sotto.
Fu
una sensazione stranissima perché le parti atrofizzate che venivano
riattivate, all’inizio pompavano come se volessero staccarsi dal
corpo fin quasi a fargli male ed in reazione al non sentire nulla,
poi sentiva troppo. Trattandosi di una parte tanto sensibile si
ritrovò oltre che effettivamente e dolorosamente attivo, anche
incredibilmente eccitato e questo contrasto lo mandò in tilt
facendogli premere la nuca sul cuscino e chiudere gli occhi in un
abbandono istantaneo.
Mihawk
che non aveva smesso di guardarlo inquisitore in viso con quel suo
costante luccichio sensuale, alzò compiaciuto e sorpreso il
sopracciglio a quella sua reazione inaspettata.
Stava
probabilmente lottando con sé stesso per non provare un tale
piacere, ma considerando che non dipendeva dalla sua volontà, ne
poteva fare ben poco.
-
Pia…piantala… - Ringhiò fra gli ansimi.
-
Davvero? - Chiese insinuante Mihawk senza smettere di muovere la
propria mano sul suo sesso che ormai funzionava senza il minimo
problema.
-
Sì! Funziona, è a posto, va che è una meraviglia! Mollami e
sistemami le braccia, poi lasciami in pace! - Grugnì ancora fra un
gemito e l’altro. Era la cosa più atroce che avesse mai provato.
Il volerlo e non volerlo insieme, il sapere che non andava bene, il
volere qualcun altro al suo posto, il non poter cambiare le cose, non
poter ribellarsi, il dover sottostare e sopportare, il piacere che
comunque si accendeva perché era un uomo, il godere e ribellarsi a
ciò allo stesso tempo.
Voleva
gemere ed insultarlo insieme e comunque cercava di controllarsi
abbastanza per non offenderlo troppo perché era il suo maestro ed
avevano appena iniziato.
Dannazione,
aveva bisogno di lui ma così sarebbe impazzito!
Si
morse a sangue il labbro e cercò di smettere di gemere e parlare,
spaventato all’idea di potergli chiedere di continuare. Mihawk lo
capì e compiaciuto di quella forza mentale alla ricerca di un
controllo in uno stato simile, si sentì orgoglioso del suo allievo.
Anche eccitato per ciò che vedeva ed aveva sotto mano, oltre che per
il modo in cui combatteva e si opponeva senza però riuscirci a fondo
e nemmeno volerlo del tutto.
Quando
raggiunse il culmine, Zoro girò la testa di lato quanto più
possibile, voleva nascondersi, si vergognava, si odiava per aver
raggiunto l’orgasmo in quel modo per lui pietoso. Voleva sparire e
Mihawk capendolo si riservò di inquadrare cosa provava e pensava più
tardi, con calma, da solo.
Si
asciugò la mano e tornò sulle braccia come niente fosse, con gran
faccia tosta e come se nel mezzo non fosse successo niente.
Dalle
spalle agli avambracci alle mani. Queste infine gliele prese insieme
e gliele strofinò fra le proprie fino a che non le sentì di nuovo
calde.
Fu
Zoro sempre senza più guardarlo a ringhiargli:
-
Sono a posto. Ti ringrazio. Ora ho bisogno di riposare, se non ci
sono altri test per oggi… - Cercava di ricordarsi quali fossero i
loro ruoli e le regole, sapeva che bastava un nulla per essere
cacciato e non poteva che ripetersi che lui aveva bisogno di Mihawk.
L’altro
si compiacque per quel controllo ferreo e capì che dopotutto aveva
fatto davvero bene a prenderselo con sé, anche se ogni tanto poteva
permettersi di giocare con lui e torturarlo per non annoiarsi,
comunque ciò che erano rimaneva irremovibile.
Allievo
e maestro.
Mihawk
si tirò su dopo averlo coperto, lo vide ancora immobile seppure
potesse muoversi, con il viso girato dall’altra parte ma in
ascolto.
-
No, per oggi basta così. Domani riprendiamo coi test. Riposa. -
Non
aggiunse altro e laconico, senza far capire assolutamente nulla di
sé, soprattutto perché avesse fatto una cosa simile, se ne andò in
silenzio.
Zoro,
una volta solo, si girò di fianco e coprendosi fin sopra alla testa
indurì l’espressione del viso in una smorfia di odio.
Doveva
solo resistere per due anni.
Solo
due anni.
Poi
sarebbe tornato da Rufy.
Ma
due anni non sarebbero mai stati più lunghi di così.