CAPITOLO IX:
TANTO
CUORE C’E’, TANTA FORZA C’E’
“Ho
sempre saputo cercare le risposteHo
perso me stesso, tutti noi cadiamoPer
questo non sono mai diventato un saggioSolo
che io sono un uomo distruttoTutto
quello che ho è una sola possibilitàNon
voglio voltarti le spallePrendi
la mia mano trascinami verso il bassoAnche
se cadi lo farò pure ioE
non riesco a salvare quel che resta di teDico
qualcosa di nuovoNon mi
è rimasto nienteNon
posso affrontare il buio senza di teNon
c'è più niente da perdereIl
combattimento non finisce maiNon
posso affrontare il buio senza di teSeguimi
in basso e portami lontanoIo
non capisco più nienteUn
dolore così familiare e vicino al cuoreNon
piu', alla fine non lo dimenticherò”
-
Without you – Breaking Benjamin -
Acustica:
http://www.youtube.com/watch?v=Q-sQklvpDhA
Originale:
http://www.youtube.com/watch?v=1hahUnEN5XA
Gli
esercizi si susseguirono uno dopo l’altro e Zoro con una difficoltà
solo iniziale era riuscito a superarli tutti seguendo perfettamente
le previsioni del suo maestro.
Giunti
alla fine dell’inverno, Mihawk capì che ormai rimaneva solo una
cosa, per vedere se era davvero completamente in grado di
padroneggiare sé stesso a piacimento e come si doveva.
Erano
sempre nella solita sala d’esercitazione e quando gli indicò un
secchio pieno d’acqua fino all’orlo, aveva un’espressione più
strana del solito, come se si pregustasse una delle sue torture
estremamente divertenti. Essendo che lui aveva un gusto dell’orrido
molto discutibile, c’era proprio da discutere su questo punto.
-
Ora ti manca solo una parte da padroneggiare di te. Per uno
spadaccino è tutto oppure puoi mettere via le tue spade. - Già
l’inizio non gli piaceva, ma rimase fermo ad ascoltarlo con estrema
serietà. Sapeva che la primavera era alle porte e di conseguenza se
i suoi calcoli erano stati corretti, ormai quella parte
dell’addestramento doveva essere quasi conclusa e nelle conclusioni
c’erano sempre le parti più difficili da digerire. - L’esercizio
che farai ora è quello più difficile per te. Io non avrei problemi
in questo senso, ma tu che sei così diverso in questo aspetto
specifico, sarai messo sotto la prova più dura che tu possa
immaginare e lo dico solo perché ti conosco piuttosto bene ormai. -
Zoro avrebbe voluto sindacare su questo punto ma poteva riconoscere
il fatto che i maestri conoscevano bene i loro allievi anche se poi
non li avevano visti nascere. - Ragazzino, la tua più grande forza è
anche la tua più grande debolezza. -
Se
l’esordio non gli era piaciuto, il proseguo fu ancora peggio.
Quando disse quello, Zoro capì all’istante dove voleva andare a
parare e dopo che il maestro gli si avvicinò non riuscì a
distinguere il livello di severità e accusa contro quello di
divertimento e sadismo. Era come se tutto fosse in perfetto
equilibrio in lui ma non aveva poi tanta importanza alla fin fine.
-
La parte di te che devi avere in pugno sopra tutte le altre non è né
il corpo né la mente ma il tuo cuore e dal momento che il tuo è
nelle mani del tuo capitano per cui hai messo da parte tutto te
stesso inginocchiandoti davanti a me, per chiedermi di insegnarti pur
di diventare forte per lui, io devo fare il mio lavoro di maestro ed
insegnarti a gestirlo. - Vide lo sguardo di Zoro vacillare e fu
davvero strano perché per lui era davvero impossibile esitare, da
quando era lì al suo castello non l’aveva mai fatto.
-
Cosa c’è, pensi di non poterci riuscire? - Lo provocò odiosamente
Mihawk.
Zoro
tornò duro.
-
No, ma non sono uno sprovveduto, so bene che lui è il mio punto
debole. Volevo morire per lui e non l’ho fatto solo perché
evidentemente ho una resistenza maggiore, ma Orso mi aveva dato il
suo colpo di grazia e penso che tu lo conosca. -
Mihawk
certi retroscena non li conosceva, ma era stato presente quando Zoro
gli aveva fatto quel giuramento solenne per dirgli che sarebbe
diventato l’uomo più forte del mondo in modo da non far vergognare
il futuro Re dei Pirati, quando lo sarebbe diventato. Il resto erano
tutte storie che poteva facilmente immaginare.
-
Per questo dico che lui è sia la tua forza che il tuo punto debole.
-
Poteva
anche dire che si giocava tutto l’addestramento completo in
quell’esercizio, entrambi lo sapevano. Se Zoro avesse superato
quella prova, le altre sarebbero state sicuramente una passeggiata a
confronto.
-
Respira bene. - Fece poi Mihawk. Zoro allora lo fece e scacciò le
preoccupazioni iniziali, avrebbe voluto chiedergli tante cose in
qualità di allievo al proprio maestro, ad esempio come poteva essere
mai riuscito a togliere da sé stesso il cuore, posto che sembrava
quella la loro differenza. Avrebbe anche voluto sapere di più su una
forza che era anche debolezza. Avrebbe voluto parlare molto con lui,
ma sapeva che non poteva, che non era proprio ora.
-
Ora ti metterai quel secchio in equilibrio sulla testa, è pieno
d’acqua fino all’orlo. La testa è la somma di tutto ciò che si
agita dentro e se c’è anche un solo respiro minimamente
irregolare, là sopra si sente. Ti metterai in ginocchio ed io ti
parlerò, tu devi solo stare talmente immobile che quell’acqua non
solo non deve uscire nemmeno di un goccio, ma non deve nemmeno avere
un minimo cerchio. Zoro, se sbagli, se quell’acqua si increspa o ne
cade un solo goccio, non avrai punizioni e tanto meno altre
possibilità. Se sbagli il tuo addestramento si concluderà qua, a
nemmeno un anno di completamento. Ed io ho solo una parola. - Zoro
agganciato ed ipnotizzato dai suoi occhi quanto dal tono con cui gli
stava parlando, fermo ed incisivo, capì quanto tutto quello sarebbe
stato difficile vista la premessa e la consapevolezza di non poter né
muoversi, né parlare né respirare in modo appena diverso dal minimo
indispensabile, rendeva il tutto un’anticamera infernale.
Per
un momento gli sarebbe piaciuto essere uno sprovveduto ma si ricordò
del giuramento fatto a Rufy e si ricordò dell’ultimo bacio che
aveva potuto dargli. Troppo tempo fa. Immaginandosi le sue lacrime
versate in sua assenza per suo fratello Ace e tutto quello che aveva
dovuto affrontare da solo, annuì e si decise.
Era
pronto.
Era
ora di cominciare.
Era
ora di impadronirsi anche di quella parte di sé e con questo non
intendevano dire nessuno dei due di annullare il cuore ma solo di
controllarlo ed incanalarlo nel modo giusto, perché per uno
spadaccino che agognava al suo livello, il migliore in assoluto,
quella era la parte che doveva assolutamente avere in pugno. Se non
ci riusciva non aveva senso aspirare a quell’obiettivo.
Sistematosi
in ginocchio e messosi perfettamente dritto, prese il secchio facendo
attenzione a non spandere nulla, quindi tirandoselo su sulla testa
trovò in breve l’equilibrio che per uno spadaccino non era un
problema, specie in virtù di tutti i vari allenamenti a cui si
sottoponeva sempre.
Quando
tutto fu pronto, Mihawk fissò gli occhi dorati sulla superficie
limpida e perfettamente liscia dell’acqua sulla sommità di Zoro e
cominciò.
-
Anche se poi non mi interessa niente, catturo tutto ciò che mi
circonda e da ciò capisco un bel po’ di cose. Ad esempio la prima
volta che ci siamo incontrati ho capito che avevi una grande
motivazione che ti spingeva a batterti coi più forti, per superarli
e superarti. Ho capito che c’era di mezzo una promessa ad un’amica,
immagino sia morta. Ma sai cosa mi ha colpito di te? Non il tuo
grande cuore, solo la tua grande volontà perché se si parla di
cuore si parla di pietismo per te. È questo che ti ha spinto a
prendere seriamente la via della spada? Dunque sei solo uno che fa
carità e che si appropria dei sogni degli altri? Non oso immaginare
perché tu mai avessi iniziato, probabilmente perché eri più
stupido di quando hai capito che rubare l’obiettivo di qualcuno era
meglio che arrancare come un insetto nel fango. Rubare le idee ed i
desideri degli altri, gran bel modo di essere. Gran bel cuore,
insomma, non c’è che dire. Era questa la forza che ti spingeva
quando ti ho incontrato quella volta? La promessa che tu avresti
vinto dove lei aveva fallito, per rinfacciare che tu sei meglio di
lei, mostrarti comunque solo un ladro senza sogni tuoi. Non mi
stupisce che hai fatto pietà tu, quel giorno con me. -
Mihawk
si fermò un attimo, sentiva il suo spirito battagliero tremare,
aveva cominciato a colpire subito pesante ma quello era nulla
confronto a quel che aveva intenzione di dirgli. Erano cose contro
cui doveva scontrarsi, lati di sé che lui non avrebbe mai
considerato per essenziali, perché vedeva solo ciò che era
importante nell’immediato e non si fermava a riflettere veramente
su chi era e cosa aveva fatto negli anni. Beh, era ora se voleva
trovare il segreto della vera forza e raggiungerla. Si mosse intorno
a lui con passi molto calmi e lenti, le mani allacciate dietro la
schiena, lo sguardo fisso nel secchio, sull’acqua che ancora
immobile stava lì dentro.
Sapeva
della fatica che stava facendo quel ragazzo e sapeva quanto
concentrato era, sapeva che doveva ascoltarlo per mettersi alla prova
e che non poteva fallire. Stava combattendo con la propria tensione
ed i propri nervi ma per ora stava reggendo bene. Per ora. Riprese
con sicurezza e alterità risultando volutamente più odioso di quel
che avrebbe voluto. Erano discorsi che in casi normali avrebbe
affrontato con più calma persino lui.
-
Una rana nel pozzo. Ti ho paragonato a quello, ricordi? Una persona
che non ha la minima idea della vera grandezza del mondo. Ti dissi
che ti avrei aspettato e ti invitai a scoprirlo quanto grande e
atroce poteva essere, questo mondo, sulla tua pelle. Ho visto che il
tuo corpo, oltre alla mia, ha poche altre cicatrici e comunque
nessuna di gran conto, nessuna visibile a distanza. Però ti sei
rafforzato, te lo concedo, sei andato avanti in quel tuo sogno
assurdo alla ricerca della forza per una sporca promessa ipocrita da
criminali. Per qualcosa che non era tuo e non spettava te cercare di
prenderti. Diventare lo spadaccino più forte del mondo era il suo
obiettivo, vero? Mica il tuo. Lei sarà morta e probabilmente per
colpa tua e tu hai deciso che potevi prendertelo. - Sentì di nuovo
il suo spirito aumentare d’intensità e si fermò convinto che
questa volta l’acqua si sarebbe increspata, ma alla fine si
ricredette, Zoro resisteva.
Zoro
avrebbe resistito a qualunque costo.
L’ascoltava
ripetendosi che non poteva farne a meno e si incideva le sue parole
come marchi a fuoco sotto la carne stessa, nelle ossa. Parole che
andavano a fondo e che facevano impressione per la loro veridicità.
Dopotutto quell’uomo non sapeva niente di lui ma parlava come se lo
conoscesse dalla nascita, come se sapesse tutto.
Si
sentì toccato proprio per questo, perché non stava sparando
semplici stronzate per farlo arrabbiare, sembrava lo stesse facendo
con cognizione di causa e sentendosi snudato e scotennato, ora si
sentiva passato ai raggi X pezzo per pezzo, preso e smontato.
Come
poteva sapere quelle cose e sbattergliele in faccia dandogli una
maledetta visione che lui stesso, dopotutto, non aveva mai preso
nemmeno per sbaglio in considerazione?
La
rabbia che gli montava dentro non era niente perché era più shock
per quello che gli stava dicendo e per quanto vero fosse, dopotutto.
Kuina
era sempre stata sacra, per lui. Aveva cominciato quel sogno della
spada per lei, cioè seriamente e senza fare lo stupido moccioso
sbruffone. Poi gli era sembrata una bella cosa promettere che avrebbe
raggiunto lui il suo sogno visto che lei non poteva più. Certo, era
partito da una sfida fra loro ma era lei, lei quella che aveva sempre
avuto la fissa di essere la spadaccina più forte del mondo, di
poterlo diventare nonostante il suo essere donna. Poi era morta, così
a lui era parsa una cosa davvero bella sostituirsi a lei, prendere la
sua eredità, un segno di rispetto per colei che l’aveva messo
sulla retta via.
Però
visto da un altro punto di vista, uno più cinico ma anche più
realista, era stato ipocrita e sporco, un ladro che si spacciava per
un buon samaritano che dava pietà in giro mascherandola addirittura
per promesse e bei sentimenti nobili.
Era
questo, veramente?
Uno
schifo del genere la sua prima seria volontà di essere forte?
Quando
la sua voce continuò, faticò a respirare piano, stava per tremare
perché capì a chi si era arrivati e sentì che se Mihawk avesse
continuato, lui avrebbe potuto vacillare, lo sentì profondamente,
però facendo violenza su sé stesso l’ascoltò ancora mortalmente
concentrato.
-
Poi è arrivato Cappello di Paglia e lentamente è cambiato tutto, o
forse è cambiato talmente in fretta che non te ne sei nemmeno
accorto, lento di comprendonio come sei. Scommetto che tutti dicono
che l’ottuso è lui, vero? Ebbene ti dirò la mia visione di voi
due, invece… fra voi il vero ottuso sei tu, lui è solo pazzo ma la
follia non è una colpa perché lo sei e basta e non ci puoi fare
niente, mentre sull’ottusità ci puoi lavorare, può mitigarsi, può
migliorare. Un pazzo rimane un pazzo e basta. - Nel momento in cui
nominò Rufy, Zoro per poco non alterò il respiro ma si ricordò che
non poteva fare nemmeno quello. Si concentrò sul respiro, non doveva
increspare l’acqua quindi doveva ascoltare e basta, senza farsi
toccare davvero. Ascoltare, assimilare, rifletterci e resistere.
Resistere e basta perché non poteva mandare tutto a quel paese per
tirargli un pugno o rispondergli o guardarlo male. Doveva resistere
per Rufy.
-
Il tuo problema sono gli obiettivi, non sai portene di tuoi. Non sei
capace di avere un sogno veramente tuo, il tuo è realizzare quello
degli altri. Vuoi essere il braccio destro di quello che per te è il
futuro re dei pirati e quindi vuoi diventare forte per lui, ora la
tua amica preziosa è dimenticata e calpestata perché è arrivato
qualcuno più forte, più importante, uno con un sogno più grande e
di conseguenza non è che tu ti impadronisci del suo, l’avresti
fatto se l’avessi ucciso ma visto che ne sei il compagno, e lo sei
perché non sei in grado di batterlo e farlo fuori, allora hai deciso
che l’aiuterai a realizzare il suo diventando l’uomo più forte
del mondo, tu sei uno spadaccino, quindi comunque sarai lo spadaccino
numero uno. - Parole molto dure e brutali che però valeva la pena
prendere in considerazione, in nessun altro caso l’avrebbe
ascoltato, né lui né chiunque altro avesse osato parlargli così,
però lui era l’uomo a cui aveva chiesto aiuto e sapeva che nessun
altro avrebbe potuto aiutarlo, solo lui. Solo ed esclusivamente lui e
basta.
Lo
sentiva girargli intorno e camminare piano, gli sembrava un falco
vero e si chiese se il proprio stato d’animo ora sembrasse quello
di una tigre in procinto di esplodere.
Voleva
rispondergli, voleva dirgli che si sbagliava, che non era un ladro di
sogni incapace di averne di propri, voleva dirgli che il suo sogno
più grande era vedere felici le persone che amava e che l’unico
problema era che aveva amato solo due persone profondamente. Una era
stata la sua prima vera amica e l’altro era il compagno della sua
vita. E voleva anche dirgli che il suo unico problema era che i sogni
delle persone che amava erano ambiziosi e di conseguenza anche lui
per renderli felici doveva esserlo e adeguarsi, ma che non era uno
che si accontentava, era uno che combatteva per un sogno ambizioso,
la felicità di chi amava. E voleva dirgli che lui non poteva capire
perché non amava nessuno ed era solo e freddo e che non aveva
problemi a gestire i propri sentimenti perché non ne aveva. Avrebbe
voluto dirgli di smettere di parlare di Rufy come se avesse voluto
ucciderlo per prendersi il suo sogno, perché da lui non voleva la
sua vita ed il suo sogno, a lui aveva dato i propri mentre Rufy
stesso gli aveva affidato i suoi.
Ma
non poté dire nulla e mentre il fastidio insormontabile cresceva,
rimase ancora in silenzio ad ascoltare perché era quello che doveva
fare.
-
Cappello di Paglia. - Come lo disse, cambiò il tono e Zoro capì che
si era spostato brevemente dalle sue motivazioni e i suoi sogni al
suo compagno. La certezza matematica che sarebbe stata la parte
peggiore, un calore indicibile che già gli montava dentro. Ma doveva
stare fermo e zitto e concentrato. Mihawk smise di camminare e si
fermò dietro di lui. - Se tu sei la rana lui è il pozzo che ti
chiude la visione del mondo, ti impedisce di vedere com’è
veramente e ti fa credere che sia meraviglioso e bello e divertente e
facile. Il parossismo è che nemmeno lui l’ha mai visto, lui è
un’altra rana in un pozzo ancora più profondo. È arrivato a
Marineford dopo un lunghissimo viaggio superando molti ostacoli di
cui tutto il mondo sa, ha avuto solo fortuna e dei compagni pazzi
come lui da buttarsi senza sapere cosa stavano andando a fare. La
fortuna aiuta gli audaci, si dice, ma non in eterno e per la sua
stupidità ora ha pagato suo fratello Ace. Tu pensi davvero che si
riprenderà? Che ora stia bene e che quel gesto sul giornale fosse un
messaggio per voi? Non ti pare che vi abbia solo abbandonato e basta
perché si è reso conto di cos’è il mondo? Non aveva mai sofferto
veramente quel ragazzo, suo nonno l’aveva cresciuto in una campana
di vetro preoccupandosi solo che diventasse forte, forse. E comunque
non gli è riuscito granchè bene nemmeno quello. È stata la sua
assoluta mancanza di sofferenza che l’ha portato alla follia
nell’arco degli anni. Ha una forza nelle sue mani non da poco, ha
una fortuna, poi, chiamata amicizia che lui sacrifica con una
facilità disarmante per i suoi egoistici stupidi sogni di gloria. Ma
lui sa solo parlare, perché è il primo a cadere e a non guardare in
faccia nessuno, nel vero momento della sofferenza, quando è ora di
far vedere di che pasta si è, quando si deve alzare veramente ed
andare avanti e dimostrare che non erano solo parole. E tu hai dato
la vita per uno simile? Uno che non ne da valore alla stessa? Né
alla sua né a quella degli altri né in generale? Tu vuoi diventare
forte per uno che non sa difendere chi ama e chi rischia per lui e
solo per lui? Credi che si meriti un’unghia di tutto quello che voi
compagni state facendo per lui sparsi nel mondo? Credi che arriverà
lontano solo perché tu lo ami? - Colpì nel segno molto più di quel
che credette ma non lo affondò perché Zoro aveva delle altre
convinzioni che Mihawk non poteva capire, non poteva sapere, ma non
era quello il punto. Che sapesse o no non contava, stava male nel
sentir parlare di lui in quel modo, stava male e voleva solo
prenderlo a pugni, ormai, voleva solo farlo fuori. Perché ora
avrebbe detto la parte peggiore di tutte e non poteva muoversi, non
poteva respirare, non poteva fare nulla.
-
Ma soprattutto tu credi che il tuo amore per lui sia abbastanza?
L’hai amato tanto da cercare di dare la vita al suo posto con Orso
e sai cosa penso? Che è stato un gesto inutile perché lui continua
a non dare valore alla sua ed alla tua. Per lui c’è sempre
qualcosa di più importante e non è tanto questo il problema quanto
che comunque le sue ambizioni sono sempre più grandi e cresceranno
di volta in volta ed ora hai visto che la tua vita non è bastata. Se
fossi stato con lui non sarebbe stato sufficiente e comunque non
c’eri. E comunque lui ha sofferto tantissimo e tu lo ami e tu
avresti voluto dare la tua vita per lui pur di proteggerlo ed
evitargli lacrime e però non hai saputo fare niente di quel che ti
sei prefissato. Non è servito a niente il tuo giuramento, ad oggi
non sei forte come avevi giurato di essere, per proteggerlo e per
essere alla sua altezza. Lui splende e si spegne e soffre e cade e si
rialza e fa comunque tutto da solo e tu non gli servi perché ora è
riuscito nell’impresa del secolo da solo senza di te, senza di voi.
Non gli servite e lui era là a soffrire e tu non c’eri, tu non
l’hai aiutato, tu non sei servito. E tu avevi fatto quella promessa
di forza per lui, per lui soltanto. Perché è per lui che hai
chinato il capo davanti a me, per chiedermi di insegnarti, al tuo più
grande rivale. Sei andato contro te stesso e i tuoi falsi sogni pur
di diventare forte. E per cosa? Per niente. Non sei abbastanza. Né
tu né le tue promesse né le tue meditazioni. -
Colpito.
Maledettamente
colpito.
E
per un attimo affondato.
O
forse affondato veramente.
Zoro
non respirava nemmeno più, nemmeno piano, nemmeno con attenzione.
Cercava di non contrarre i muscoli, non poteva e tutto ciò che
manteneva erano gli occhi chiusi ma non poteva stringerli, poteva
solo soffocare la voglia di piangere ma ci fu il momento in cui stava
per esplodere e per mandare tutto a quel paese in cui si rese conto
di una cosa.
Le
lacrime non gli avrebbero procurato alcun movimento, l’acqua non si
sarebbe mossa, sarebbe rimasto suo allievo e Dio solo poteva sapere
quanto importante fosse per lui rimanere.
Perché
lui aveva ragione, dannazione, Rufy aveva affrontato l’inferno e
nonostante le sue boriose promesse ambiziose non c’era stato, non
l’aveva aiutato ed ora per poter andare avanti con lui doveva
diventare più forte perché non era sufficiente. Sapeva che se ci
fosse stato non avrebbe potuto aiutarlo, sapeva che forse avrebbe
dato la vita insieme ad Ace e lui sarebbe affondato per sempre. Il
saperlo appesantiva tutto in un modo insostenibile.
Saperlo
da solo era una cosa, sentirselo dire era un’altra.
Era
uno stronzo che cercava solo di destabilizzarlo e la gran parte delle
cose che aveva detto su Rufy erano puttanate ma su quell’ultima
parte aveva ragione. Non era servito, non era abbastanza, non c’era
stato.
Per
lui era inaccettabile, era follia pura, era rabbia, era dolore.
E
solo dolore poté liberare per non spezzarsi e non dare tutto invano.
Quando
sentì le sue stesse lacrime silenziose e lente bruciargli le guance
si sentì comunque sconfitto ma stranamente meglio, stupidamente
meglio. Qualunque cosa fosse successa non stava più per impazzire e
non voleva più togliersi quel secchio dalla testa e spaccargli la
faccia o gridare. Pensare a Rufy non era più una tortura atroce ma
qualcosa di sopportabile.
Non
seppe dire cosa fu, non seppe ma ritrovò la forza per rimanere lì
ed ascoltare il resto senza più il bisogno di gridare, come se tutto
gli scivolasse via senza problemi.
-
Il motivo che ti spinge a cercare questa grande forza non è in
realtà né una promessa né un obiettivo. Tu vuoi essere forte per
avere il diritto di amare chi ami e su questo posso dirti una cosa,
infine, da maestro ad allievo. - A questo Mihawk si chinò sulle
ginocchia davanti a lui, finalmente poteva vederlo in viso meglio.
Zoro aprì gli occhi lucidi, le lacrime ancora scendevano per il
tremendo dolore di non esserci potuto essere per Rufy, per la persona
che in assoluto contava sopra ogni cosa, sopra tutto e tutti, persino
sé stesso e chiunque ci fosse stato prima. I suoi occhi dorati erano
invece indecifrabili ma non avevano più ombre supponenti ed
insopportabili. Zoro trattenne di nuovo il fiato e non si mosse
rimanendo in ginocchio col secchio ancora in equilibrio sulla testa.
-
E’ il motivo più grande di tutti e chi trova la forza in virtù di
questo conquista un segreto che in realtà è un mistero persino per
me perché sebbene io posso dire di esserci forse andato vicino, non
ho ancora mai amato e la forza che possiedo è solo per il puro gusto
di possederla. Non ci sono cause nobili di mezzo, niente promesse od
obiettivi specifici. Volevo solo essere il più forte e lo sono
diventato. Ma esiste ancora un segreto che non sono riuscito a
rivelare, sulla forza, e che non comprenderò probabilmente mai. - A
quello si avvicinò ulteriormente e mettendogli una mano sulla
guancia gli asciugò le lacrime che avevano smesso di scendergli per
ascoltarlo sorpreso e senza fiato, incredulo che dopo quelle parole
atroci, gli stesse dicendo ciò. - E cioè perché chi combatte per
qualcuno ed ha tantissimo da perdere è alla fine più forte di uno
che combatte per sé stesso e non ha assolutamente niente da perdere.
-
Zoro
allora lo guardò sorpreso nel sentirgli dire una cosa simile. Per
lui era l’unica cosa cristallina e semplice come l’aria che si
respirava.
Capendo
che aveva qualcosa da dire a proposito, Mihawk gli tolse il secchio
dalla testa dicendo che la prova era finita e di parlare liberamente,
quindi Zoro che sembrava non potersi trattenere, disse serio e ovvio
allo stesso tempo.
-
Perché sé stessi non è abbastanza per combattere. Se io non avessi
incontrato Rufy sarei morto perché non mi interessava più battermi
per me stesso, non mi amavo. Non è che ora io mi ami ma amo lui che
ama me e di conseguenza mi spinge ad amarmi perché so che se non ci
fossi lui sarebbe triste e non lo sopporterei. Malgrado questo non
esito a dare la mia vita per lui. La vera forza secondo me risiede
proprio nel cuore quindi sono d’accordo con il controllare quella
parte per controllare la propria forza ed essere più efficaci, ma
non sono d’accordo nel dire che chi non ha cuore è più forte di
uno che lo ha. Tanto cuore c’è, tanta forza c’è ed io non ho
conosciuto nessuno con un cuore come quello di Rufy. - poi si ricordò
di quello che aveva voluto dirgli durante il suo monologo e di tutto
disse solo la parte più essenziale, ignorando la mano di Mihawk che
esitava sul suo viso non più bagnato di lacrime. Dopotutto poteva
dire che gli aveva fatto bene scontrarsi con la dura realtà una
volta di più, la serenità che aveva ora era convinto di non averla
mai avuta in vita sua, paradossalmente. - E il mio sogno non è
realizzare quello degli altri o proteggerli e sostenerli e cose
simili. - Fece. - Il mio sogno è rendere felice chi amo e lo faccio
coi mezzi che ho. Diventare lo spadaccino più forte del mondo è
solo un’ambizione. -
Mihawk
di questo fu soddisfatto al cento percento proprio come un maestro
del suo allievo migliore che raggiungeva i livelli che ricercava per
lui, ma in aggiunta ci fu qualcosa di diverso, di nuovo, che non capì
e non decifrò perché non aveva mai provato in vita sua.
Era
davvero qualcosa di strano e potente che aveva cominciato a scavargli
dentro prima.
Ritrovarsi
a quel punto ad essere lui quello che comunque apprendeva qualcosa
dall’altro non era ugualmente normale e senza pensarci oltre si
allungò per quel che rimaneva a spararli, istintivamente si prese le
sue labbra ma fu solo una carezza leggera.
L’uomo
stesso non se ne capacitò poiché sebbene avesse deciso che si
sarebbe preso e tenuto Zoro, non intendeva farlo in quel modo, quasi
con riguardo in un certo senso.
Fu
per questo che l’altro non se la prese e non lo spiaccicò al
pavimento ma lasciò che si staccasse e lo lasciasse andare. Perché
non l’aveva fatto in modo insopportabile.
Ugualmente
quando si separò dalle sue labbra senza un contatto più profondo,
Zoro mormorò serio e profondo:
-
Amo Rufy e niente al mondo potrà cambiare questo fatto, nemmeno se
fosse veramente pazzo come sostieni tu. E non lo è. Rufy è la
motivazione per cui tutti noi lo seguiamo, è la nostra forza, il
nostro ingranaggio principale, il punto di equilibrio di una spada,
il segreto estremo che spinge ognuno ad andare avanti nel proprio
cammino. Ciò che per noi è Rufy lo può capire solo uno di noi. Ed
io diventerò forte per permettere la sua felicità. -
Impressionato
profondamente da questo, Mihawk non riuscì proprio a capire come fu
possibile, ma sentì per la prima volta un’immane desiderio
profondo e sbaragliante di rivedere Shanks e se ne sconvolse tanto
quanto delle parole forti di quel ragazzino.
Che
fosse normale o meno, era semplicemente pazzesco, per lui.
Per
questo si alzò e se ne andò senza aggiungere altro e nemmeno
sfiorarlo.
Quel
che stava provando non gli era chiaro ma non andava bene, tuttavia
cosa ancor più fuori da ogni logica, non era normale voler vedere
Shanks proprio in un momento simile.