3. INTERESSE

mihawk

Passare dall’odiarlo considerandolo il nemico, all’apprezzarlo nell’essere suo allievo, fu più facile del previsto, per Zoro, poiché era prepotentemente subentrata l’attrazione ed il bisogno di sfogare gli ormoni.
In altre parole, aveva bisogno di fare sesso e Mihawk non dimostrava un’età precisa, era di bell’aspetto, affascinante, con un fisico fantastico e rientrava totalmente nei suoi gusti.
Si era presto detto che se non fosse stato il suo rivale se lo sarebbe portato a letto, poi aveva realizzato che per due anni non lo sarebbe stato più, perciò era stato molto facile iniziare a guardarlo come un uomo con cui farci sesso.
L’odio e la rivalità erano presto scemate lasciando il posto al rispetto e all’ammirazione. Non tanto per una questione di competenza, era lo spadaccino più forte del mondo non per niente, sapeva che poteva imparare tantissimo da lui e ne aveva una gran voglia. Alla sola idea si esaltava oltremisura. 
Tuttavia era scattato tutto perché dal momento in cui Mihawk l’aveva preso come allievo aveva totalmente cambiato modalità. Era diventato premuroso seppure rimanendo altezzoso e freddo. 
Non si era ammorbidito né addolcito, ma vederlo in cucina fra i fornelli a preparargli la cena, lo lasciò senza parole tanto da assorbire la sua figura algida e asciutta muoversi come facendolo sentire il suo convivente e non un allievo rompipalle problematico che cercava di rubargli i segreti della forza per batterlo. 
Aveva capito che l’aveva accettato perché alla fine era riuscito a suscitare il suo interesse, anche se per poco non l’aveva rifiutato reputandolo noioso. Doveva essere in grado di combattere la sua noia, non poteva assolutamente deluderlo o sarebbe stato capace di scaricarlo. 
Non sapeva come aveva fatto a salvarsi in corner e diventare interessante da noioso che gli era sembrato. 
“Non si tratta solo di approfittare di lui per scopare un po’ e liberarmi della tensione sessuale che a momenti mi uccide quando sono con Rufy. Si tratta anche di rimanere il suo allievo per due anni. Devo compiacerlo per convincerlo a tenermi. Potrebbe girarsi male la sua Luna in qualunque modo e non posso permettermi di essere cacciato.”
Sapeva di dover fare quel che serviva e che era necessario per i propri scopi, era sempre stato disposto a tutto pur di ottenere quel che in un dato periodo voleva o necessitava. Anche inginocchiarsi e umiliarsi, per lui, non era inaccettabile se gli permetteva di avere ciò che serviva. In altre parole, non c’era niente che non fosse pronto a fare pur di raggiungere i suoi obiettivi.
Tuttavia decise di rilassarsi almeno per il momento, più che altro ipnotizzato da come gli cucinava una bistecca ai ferri bella grande. 
Il profumo che emanava era molto invitante e a momenti sarebbe svenuto. Aveva una fame micidiale e non osava chiedergli ‘solo una?’, perché aveva idea che Mihawk fosse permaloso, perciò decise di fare il bravo e non essere sfacciato, ma aveva una gola che lo stava uccidendo. 
Era bello vederlo indaffarato per lui ed aveva un fascino assurdo in tutto ciò che faceva. 
Sembrava un aristocratico. Ogni suo movimento era pieno di eleganza e perfezione e fra un gorgoglio di stomaco e l’altro, fantasticava su come sarebbe stato eccellente anche nel possederlo. 
Sicuramente era bravo pure a letto. 
Da lui si sarebbe fatto fare sicuramente di tutto.
Quando lo pensò, Zoro avvampò cercando di scuotersi e tornare normale. Se si accorgeva del suo stato d’eccitazione, sarebbe stata la fine. 
Non voleva fare la parte del ragazzino patetico, ma del convivente interessante. 
- Ti ripagherò per la tua gentilezza. Non so cucinare, ma farò qualsiasi lavoro di fatica. Chiedimi qualsiasi cosa. Odio avere debiti, specie con il mio rivale. 
Non lo vedeva minimamente più come tale. Appena aveva acceso il fornello, aveva smesso di considerarlo in quel modo, però lo era e doveva ricordarselo ogni tanto. 
Mihawk girò a metà il capo mentre chiudeva il fornello lanciandogli mezza occhiata allusiva e quello bastò a farlo impennare di nuovo. 
Zoro si irrigidì nella sedia stringendo le gambe. 
“Dannazione, adesso mi inginocchio e glielo succhio!” 
Si disse fortunato solo per il fatto che Mihawk anche se sembrava leggergli nella mente, non poteva farlo realmente e nel dettaglio. Non aveva poteri del frutto del diavolo e di questo ne era certo. Per sua fortuna. 
L’haki della percezione per quanto sviluppato non poteva far diventare telepatici, ma al massimo molto empatici, il che era diverso. 
“Però potrà comunque capire che sono arrapato come un maniaco. Questo io lo sento quando sto con qualcuno a cui piaccio particolarmente e non ho nemmeno quegli occhi di falco così dannatamente belli.”
Non sapeva cosa c’entrassero, ma temeva che potessero dargli una qualche misteriosa dote di cui doveva stare attento. 
- Ti prenderò in parola. Ti farò sapere cosa voglio che tu faccia. 
Con questa frase piena di padronanza di sé, apparentemente normale e senza inclinazioni, mise la bistecca bella grossa e ancora con l’osso nel piatto e gliela presentò davanti alla sua postazione. Nel piatto già le posate per poterla mangiare. 
Zoro venne distratto dallo splendore culinario che gli spalancò ulteriormente lo stomaco e stava per ignorare le posate e prenderla con le mani per mangiarla in pochi bocconi, quando si fermò vedendo che Mihawk gli versava del vino nel calice posandoglielo davanti.
Guardò il calice e guardò la bottiglia nella sua mano e vide come, con la stessa classe con cui l’aveva messo a lui, se ne mise dell’altro nel proprio per fargli compagnia. 
Sempre alla stessa maniera da aristocratico, si sedette in un’altra sedia rimanendo nel tavolo della cucina. Un tavolo più piccolo rispetto a quello lungo da cerimonie che c’era nel salone. 
Zoro si morse forte le labbra frenando l’istinto di prendere la bottiglia e scolarsela direttamente tutta, così come frenò quello di mangiare la carne con le mani a morsi. 
Sospirò, fece un cenno col capo di ringraziamento e prendendo le posate iniziò a tagliare con cura un pezzo.
Tremava, in realtà.
Sia per la fame e la voglia di divorare la bistecca, sia per la debolezza e le ferite. 
Ma fece forza su sé stesso e si obbligò a fare le cose per bene.
Quando finalmente mangiò il primo pezzo, molto più grande di quello che era considerato un normale pezzo tagliato da una persona altrettanto normale, le papille gustative gli donarono una sensazione di meraviglia assoluta e per poco non si mise a piangere.
Cercò di trattenersi, ma si rese conto d’aver chiuso gli occhi in un’espressione estatica. 
“Che ragazzino che sei Roronoa!” si rimproverò da solo prendendo il calice e bevendo nelle sue intenzioni solo un sorso come aveva visto Mihawk fare. 
Il sorso divenne tre quarti di bicchiere, tutto in una volta. Tecnicamente un sorso comunque.
Ingoiò e rendendosene conto avvampò sentendosi anche peggio di un ragazzino. 
“Sono proprio un idiota!”
A quello Mihawk scoppiò a ridere sorprendendolo. Era la seconda volta che lo faceva da quando lo conosceva ed era sorprendente. La prima l’aveva infastidito poiché preso alla sprovvista, non sapeva ancora quanto rare fossero le sue risate. 
Lì lo comprese meglio.
Il fatto che ridesse a quel modo significava che gli stava piacendo e se gli piaceva significava che saliva nella sua selezionatissima scala di gradimento. 
Non voleva essere un buffone, ma sapeva per qualche ragione che non rideva per quello. Rideva perché gli piaceva e lo interessava. 
- Avevo ragione, non sei affatto noioso! - esclamò poi tornando serio, ma mantenne una luce vivace negli occhi che fino a quel momento erano stati gelidi e magnetici, ma mai vitali. 
Adesso sembrava posseduto da qualcosa di nuovo. Qualcosa che lo attirava e lo interessava. 
- Oh, sto cercando di non farti vomitare visto che sei così fine e perfetto! Se facessi come mi va di fare mi chiuderesti nel porcile! 
Con questa sparata totalmente spontanea e sincera, Mihawk rise ancora, ma meno sguaiato di prima. Piegò la testa di lato e poggiò il mento nel palmo. Il gomito appoggiato sul tavolo, gli stava di fronte e lo guardava come se fosse un esemplare unico e raro. 
- Voglio che tu sia totalmente te stesso. Se volevo un allievo che mi somigliava non avrei accettato te. Oltretutto non ho mai desiderato essere un maestro. 
Zoro decise di accettare il permesso e senza farselo ripetere, borbottò un: - A tuo rischio. - per poi afferrare la carne dalla parte dell’osso e addentarla con piacere. Dopo prese il vino e se ne versò fino all’orlo, trattenendosi dal bere dalla bottiglia solo perché lo stavano condividendo. Ma seccò tutto il vetro senza esitare, infine continuò a divorare la carne in pochi morsi. 
La finì all’istante succhiando anche l’osso. Una volta che ebbe finito e che il suo stomaco gli ebbe dato pace, con enorme soddisfazione prese un respiro profondo e con aria felice e serena, sollevò lo sguardo sull’uomo davanti. 
Lo trovò ammutolito a fissarlo con sguardo colpito e sorpreso. Di sicuro aveva superato le sue aspettative. 
Sperava di poterlo fare anche in altri ambiti. 
Dopo di questo prese il vino e se ne versò ancora dimostrando che beveva come se non avesse un limite.
- Toglimi una curiosità... - fece allora Mihawk tornando padrone del suo aplomb. 
- Ho diciannove anni. - lo precedette iniziando a leccarsi le dita sporche di grasso ed olio. - Adesso toglimene una tu. - fece poi passando dal pollice all’indice con enorme sfacciataggine, sentendosi sempre più rilassato e sé stesso con lui in un tempo incredibilmente breve. - Perché mi hai accettato come allievo? Sul serio, intendo. Non credo tu abbia mai fatto il maestro di spada anche se ovviamente ne hai le doti... 

Mihawk era totalmente attratto dalla sua bocca che si chiudeva sulle dita succhiandole e ripulendole. Sapeva perfettamente tutto ciò che aveva pensato da quando l’aveva condotto in cucina. Non nel dettaglio perché non era telepatico, ma ormai le sue percezioni erano così accurate e profonde che poco ci mancava al diventarlo realmente. 
Sapeva di essere la mira sessuale di Zoro che era passato dall’odiarlo all’ammirarlo con uno schiocco di dita, grazie prevalentemente al fatto che era eccitato ed arrapato come un ragazzo della sua età normalmente era. 
Ma i propri occhi non riuscivano a staccarsi dalle sue dita ed avere un’assurda gola. Non aveva fame e quello era diametralmente opposto al proprio stile.
Mangiare con le mani, ingurgitare il vino come se fosse un cammello e pulirsi con la lingua era qualcosa che andava ben oltre la sua sopportazione, ma si ritrovò ipnotizzato dalla sua totale sfacciataggine e mancanza di filtri. 
La cosa che lo lasciava senza parole ed anche già accaldato, era che però si era concesso di essere così schifosamente sé stesso solo dopo che lui gli aveva dato il permesso.
Se non l’avesse fatto, nonostante una fame ed una sete smisurate, non si sarebbe lasciato andare facendo violenza su sé stesso e solo per far colpo.
Ci teneva a lui, ma non per farsi portare a letto, bensì per continuare a stare lì e ad essere il suo allievo. Che poi avesse un’erezione da paura fra le gambe era un altro discorso. 
Mihawk leggeva in Zoro molto meglio di quanto lui stesso potesse fare su di sé. 
Alla fine, non potendo parlare poiché distratto dal modo in cui si leccava indecentemente le dita, si protese verso di lui attraverso il tavolo e gli afferrò il polso togliendogli la mano dalla bocca. 
- Piantala. - disse poi piano e con un controllo encomiabili. Per fortuna era il migliore nel mascherare, soffocare e nascondere. 
A volte gli piaceva far sapere cosa provava, ma tendenzialmente voleva rimanere illeggibile e non perdere mai la propria compostezza. Era una difesa, per lui. Doveva essere sempre impenetrabile tranne quando lui decideva di non esserlo. 
Zoro guardò l’altra mano ancora sporca di succoso grasso di carne e a Mihawk venne un’inaccettabile gola. Era totalmente fuori discussione leccargli quelle dita, ma stava trovando difficoltà a controllarsi. 
Il giovane davanti a sé fece il broncio sempre puntando alla mano libera, mentre ancora lui gliene stringeva una, ma quel contatto fece molto peggio poiché gli fece fluire tramite l’haki le sue emozioni devastanti.
Zoro aveva un enorme bisogno di andare a sfogare i suoi bassi istinti e lui, ormai, ne aveva uno identico. 
A quel punto Mihawk, deciso a cuocerlo nel desiderio ancora per un po’ per divertirsi, gli lasciò la mano e distolse lo sguardo come se fosse infastidito dalla visione di lui che si leccava. 
- Ti prego, lavati con l’acqua. - disse con aria di sufficienza indicando con un lieve cenno del capo il rubinetto. 
Si stava davvero violentando per non leccargli le dita, ma per fortuna Zoro eseguì da bravo allievo. 
“Allievo non è il termine adatto, non lo sto allenando in questo momento. Adesso è più che altro il mio meraviglioso sottoposto.”
Lo guardò andare silenzioso e diligente al lavandino, sebbene sentisse che avrebbe preferito leccarsi anche l’altra mano, ma fece il bravo e si lavò. 
Mihawk sentiva il calore fluire nel proprio inguine, ma non si mosse e non si scompose rimanendo con le gambe accavallate. 
- Però voglio una risposta. Perché mi hai accettato? Non sei un maestro e non sei interessato ad esserlo. Non ti sono nemmeno lontanamente simile. Perché mi hai accettato? - chiese rimanendogli di spalle a lavarsi nel rubinetto della cucina. Dopo aver finito tornò al tavolo e sfiorando Mihawk si prese il piatto e le posate lasciando il calice con l’intenzione di bere ancora. 
Il proprietario di casa si voltò a guardare la sua schiena spaziosa mentre si lavava le stoviglie usate per mangiare e compiaciuto scoprì che era molto disciplinato ed educato, nonostante le apparenze.
"È meno bestia selvaggia di quel che pensassi, sebbene mentre mangiava e si leccava mi ha dato proprio quell’impressione. Peccato che per un momento mi stava contagiando.”
Mihawk era scosso per quel fatto, ma si soffocò egregiamente e apparendo indifferente versò dell’altro vino per sé e per lui. 
Quando Zoro tornò a sedersi avendoci impiegato poco a lavare quanto sporcato, prese il calice e lo sorseggiò senza annegarci come prima. 
“Beve quanto me, ed io bevo tanto!” pensò divertito. “Qualcosa in comune l’abbiamo.”
Mihawk lo guardò negli occhi con calma, piegò il capo e finalmente, con una calma esorbitante, rispose con semplicità. 
- Sei interessante. - disse sperando di liquidarlo così facilmente. Zoro alzò un sopracciglio. 
- Non ti annoio, ok, ma non è abbastanza per prendere un allievo contro la tua volontà. Un conto è se ne cercavi uno, ma non è così. 
Non glielo stava chiedendo. Lui lo sapeva. 
Non avrebbe mollato, era di nuovo una bestia selvaggia. Voleva disciplinarlo e tornare a metterlo al suo posto. 
“Non posso dire che mi piace comandarti e averti al mio servizio, vedere fin dove ti puoi spingere, fin dove puoi arrivare pur di ottenere ciò che vuoi. Che così capirò quanto mi desideri. Me, il mio talento, ogni parte di me.”
No, non poteva. 
Zoro manteneva lo sguardo serio e corrucciato nel suo indifferente e freddo, ma alla fine decise di accontentarlo. Era stato bravo a controllarsi solo per compiacerlo. 
Doveva dargli un premio o non gli sarebbe più andato dietro. 
- Ti tengo d’occhio da quando ci siamo incontrati quel giorno. Mi aspetto grandi cose da te da quella volta. Finora non mi hai deluso. È per questo che ho voluto premiarti. Stai andando bene. 
Forse era troppo. Mihawk si pentì di avergli dato più apertura di quel che avrebbe voluto, ma Zoro sorpreso colse subito la presa e approfondì: 
- Sto andando bene? - chiese dimostrando chiaramente che lui non si vedeva minimamente così bene. Però lo era proprio per questo. 
Mihawk sorseggiò ancora il vino con calma, poi abbassando il tono della voce e spingendosi indietro con la sedia dondolando lascivo, l’accarezzò con lo sguardo più penetrante e magnetico che mai. Zoro era praticamente nudo, solo che le bende gli facevano da maglia visto che lo ricoprivano ovunque, per il resto indossava solo i pantaloni che gli aveva infilato prima. Sapeva che aveva solo quelli, sotto, e nessuna biancheria intima. Non si leccò le labbra sebbene ne avesse voglia. 
Il ricordo del bagno che gli aveva fatto, che Zoro non ricordava chiaramente, gli tornò alla mente insieme alla voglia di lui e di avere ancora il suo pene in mano. 
Zoro arrossì sentendosi denudato e faceva bene, lo stava effettivamente spogliando con gli occhi. Però non si mosse e non scappò, ma doveva essere al limite ed era bravo a resistere in quegli stati.
- Vedo qualcosa in te. Qualcosa di interessante. Ed io vivo per combattere la noia e la piattezza della mia vita. 
Zoro sorpreso puntò i gomiti e si raddrizzò sulla schiena guardandosi intorno. 
- E chi sono gli altri che ti fanno combattere la noia? Non vedo nessuno a parte la ragazza fantasma che è stata spedita qua contro la vostra volontà. - Zoro ricordava qualcosa a proposito dai racconti di Perona.
Mihawk compiaciuto che fosse più sveglio di quel che sembrasse, fece un sorrisino malizioso. 
- Per ora sei l’unico che abbia suscitato in me questo interesse. 
Non poteva spiegargli che da quando aveva capito di essere forte aveva dato la caccia agli altri alla ricerca di degni avversari e che lui era stato il primo ad inseguirlo con enorme sfacciataggine senza scappare come tutti gli altri. 
Aveva sentito un legame con lui, quando si era presentato alla fine del loro primo e per ora unico duello. Quando Zoro si era consegnato alla morte a braccia aperte e senza paura.
Quella volta Mihawk si era eccitato, si era sentito vivo come non mai e visto che al di là di Shanks non era mai successo, non aveva potuto che cogliere la sensazione ed incidersela nella mente e nell’anima. 
Lui sapeva che erano intrecciati e destinati, ma non sapeva in cosa e come. 
Però no, questo non glielo poteva spiegare. 
Fortunatamente questo fu sufficiente a Zoro che al culmine dell’esaltazione nel sapere una cosa simile, si alzò seccando il vino. Posò il calice nel tavolo e chinando reverenziale il capo, lo ringraziò. 
- Grazie di tutto. Dell’ospitalità, di avermi preso come allievo e di considerarmi qualcosa di interessante. Cercherò di non deluderti e di mantenere la mia promessa. 
Mihawk non si mosse consapevole che se si fosse alzato gli avrebbe fatto vedere troppo di sé. 
- Promessa? 
Zoro che si era già voltato per andarsene, si fermò e tornò a guardarlo. Lo penetrò deciso e determinato e con tutta la sua anima e la sua mente, rispose sicuro: - Ti batterò e ti supererò. 
Mihawk sentì l’erezione battere nei pantaloni. Stava per alzarsi e presentargliela e dargli il primo ordine da padrone e non da maestro, ma si trattenne. 
Sorrise compiaciuto, lo sguardo di nuovo assetato e vivido. Così tanto che Zoro ne fu colpito e rabbrividì. Nel suo caso non poteva nascondere il suo stato pietoso nelle parti intime che a momenti gli esplodevano attraverso la stoffa. 
Non se ne curò e fece finta di nulla, ma si leccò le labbra impercettibile. Osò farlo, quasi a provocarlo. 
“Dovrò disciplinarlo per bene.” pensò Mihawk senza muovere un muscolo. 
- Aspetterò. 
Contento come non mai che quella fosse una promessa per lui, non per un’amica d’infanzia morta o al suo capitano.
Quella era la sua promessa ed era solenne quanto le altre. 
“Non deludermi, ragazzino.”
Una volta solo, Mihawk si tirò fuori l’erezione e in pochi movimenti di mano raggiunse l’orgasmo che ormai era lì vicino da un bel po’. L’ebbe mentre immaginava Zoro inginocchiato davanti a sé. 


Zoro non ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva fatto sesso per davvero. Se non lo ricordava, era passato comunque troppo tempo.
Prima di rendersi conto che amava Rufy e non in senso platonico, non era mai stato particolarmente fissato col sesso, l’aveva fatto sporadicamente in qualche occasione. Dopo la grande rivelazione di Rufy aveva sentito sempre più la necessità di farlo, ma non avendo mai nessuno a portata di mano, si era accontentato della propria. Come stava facendo ora. 
Ora che ci pensava, da quando aveva realizzato effettivamente di amare Rufy e volerlo fare suo, non aveva avuto modo per sfogarsi con un altro. 
Vuoi perché più in punto di morte che di vita, vuoi per mancanza di persone adatte che non c’entrassero con la ciurma e fossero decenti ed interessanti, ma alla fine non aveva mai potuto scaricare gli ormoni che il suo capitano gli aveva accumulato sempre più.
Ora Occhi di Falco era la prima persona veramente decente ed intrigante e soprattutto esterna alla ciurma.
Gli ci era voluto poco, una volta che il suo cuore si era messo in pace e che aveva capito avrebbe vissuto lì con lui per due anni e che sarebbe stato il suo allievo, il proprio istinto, quello più basso e primordiale, aveva scelto Occhi di Falco per curare i propri bisogni che ora esplodevano e battevano nelle sue parti basse incessantemente. 
Vuoi per la mancanza di Rufy, vuoi per il non aver fatto sesso da troppo tempo. 
Vuoi perché Occhi di Falco era un gran bell’uomo e sembrava contemplare l’idea di usarlo come schiavo sessuale. 
Schiavo sessuale forse era esagerato, si corresse mentre muoveva la mano sulla propria erezione pulita e profumata come ogni altra parte del proprio corpo. 
L’aveva lavato. Era sicuro fosse stato lui perché Perona era una ragazza ed anche se faceva quel che gli veniva chiesto nonostante i brontolii, sapeva che aveva dei limiti. Non l’avrebbe mai lavato, mai guardato nudo, mai toccato. 
Ma a quanto pareva al suo maestro perfettino, che in quel momento gli veniva da chiamare padrone, odiava circondarsi di gente che puzzava e grondava sangue e fango. 
Gli aveva passato le sue stesse mani sul corpo? Aveva strofinato i suoi genitali? 
L’aveva tenuto fra le braccia, sollevandolo per spostarlo dalla vasca al letto? 
Cosa gli aveva fatto, mentre era incosciente? 
Mentre ci pensava tornò ad immaginarlo come fosse il suo padrone mentre lui diventava il suo schiavo sessuale e lo ripagava della sua gentilezza. 
Prima quando gli aveva detto che avrebbe fatto qualunque cosa, Mihawk l’aveva guardato malizioso e allusivo. 
Sapeva cosa aveva pensato. Non era telepatico, ma usava bene l’haki. Sapeva che aveva pensato a quello. 
Zoro aumentò i movimenti della mano fino a che, immaginandosi inginocchiato davanti a lui a pregarlo di insegnargli qualcosa con la spada, lui gli porgeva la sua erezione che si immaginava grande e dura. 
A quel punto venne senza ritegno, ansimante e sudato, ma estremamente realizzato ed in pace. Totalmente appagato. 
Ma c’era di meglio, certo che c’era di meglio.
Anzi. 
Di più.
Più della propria mano e della propria immaginazione. 
Zoro si morse il labbro mettendosi la mano pulita sulla fronte e sugli occhi. 
“Non resisterò mai due anni con questo qui in queste condizioni. A costo di implorarlo di farmi suo. Non ce la posso fare, non sarò mai efficace se non scopo sul serio. Mi sembra di camminare nella mia stessa follia, da quando ho capito che amo Rufy, e più proseguo nel mio percorso, peggio sto. Devo trovare una soluzione. E Mihawk è quella soluzione. Lui, questi due anni.”