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CAPITOLO 16:
SFOGHI

“ Eccolo davanti a me, ma non è solo, c’è Astrid con lui ed ha un’espressione piuttosto strana, mentre Genzo è semplicemente poco raccomandabile con quello sguardo. Ha in mente qualcosa. Mi guarda con occhi di sfida, dritto e diretto. Vuole vedere se stavolta riesco a reggere il suo sguardo, vuole vedere come reagisco. Sinceramente non pensavo si presentasse oggi agli allenamentim è perfino puntuale; credevo che invece dopo lo sbotto di rabbia di ieri non si sarebbe più fatto vivo per un bel po’. Meglio così se è tornato, significa che c’è ancora qualcosa da salvare, che è maturato un po'…ma più osservo quella sua luce così chiara e definibile, più mi convinco che non è maturità quella che vi leggo, ma ben altro. Accanto a me c’è anche Jun, venuto per salutare Astrid specialmente perché non la vede da due gironi da quel che mi risulta. Bè, è ora che Genzo si decide a parlare. Strafottente e sicuro di sé, è un altro…è cambiato fino a questo punto? È così diverso…è come se fosse…non so…regredito! Ora che lo guardo bene è proprio così, altro che maturato!
Io non l’ho conosciuto da piccolo ma ho la sensazione che fosse stato proprio così…
- Visto che voi due siete stati sinceri ieri a dirci che state insieme, volevamo essere corretti anche noi…stiamo insieme. Quindi non sentitevi in colpa per nulla…-
e questa da dove esce? Non credevo potesse arrivare a tanto. Non è solo regredito…è anche peggiorato. Gli ho fatto così male? Perché se l’è presa tanto? Dopotutto io ho fatto così per non rovinare quello che c’era prima fra noi...ma prima…prima di cosa? Prima cosa c’era di preciso? Prima…non pensavo veramente potesse riuscire a fare una stronzata simile.
So benissimo che non prova nulla per lei…come so anche che è una bugia grande come una casa, almeno credo. Voglio crederlo, deve essere così. Improvvisamente mi indurisco fino a chiudere ogni possibile contatto con l’esterno. Lo guardo con tutto il gelo che possiedo dentro di me…un gelo che mi divora sempre più, un gelo che non sa essere sciolto. Gelo. Ed ora è lui che deve reggere il confronto col mio sguardo e non viceversa. Voglio vedere quanto è disposto a spingersi per vendicarsi. Di cosa non so…quanto in là andrà ancora?
Mi regge, non smette di fissarmi e improvvisamente il silenzio divora tutto e tutti, nessuno fiata, nessuno dice nulla; non mi accorgo degli altri due che ci guardano con un fondo d’allarme ed è come se la sfida non potesse più finire.
C’è pericolo.
C’è rabbia.
C’è forza.
C’è sfida.
C’è minaccia.
C’è provocazione.
Non ci riconosciamo più.
Voglio proprio vedere come finisce questa volta.”


“ Sei un grandissimo bastardo, Genzo, lo sai benissimo come è andata in realtà…perché diavolo devi fare il coglione così? Se hai qualcosa da dirgli diglielo chiaramente senza usare me!
Forse che ti vergogni di raccontare cosa è successo? Forse che ti vergogni in generale di te stesso? Ti vergogni…ma di cosa? Non so Jun, ma io personalmente odio essere usata in questo modo.

‘ Suona la porta. Apro. E' sera e impreco mentre vado e chi mi trovo completamente diverso da come ricordavo? Genzo…ma che diavolo ha? Mi chiede di Jun così io gli dico sempre guardinga che è da Karl e lì comincia ad incupirsi, ma no, che dico…si trattasse solo di incupirsi…è furioso questo qui…ma chi l’aveva mai visto così? Oh santo cielo, e mo’ che faccio? Lo prendo a pugni per farlo tornare in sé? Prima ancora che io riesca a realizzare qualsiasi cosa mi afferra per i polsi con forza, mi spinge in casa e richiude la porta dietro di sé e non so proprio come ma mi trovo fra la porta e lui che mi blocca col suo corpo forte e notevole. Ma che diavolo!
Mi dico per la millesima volta che deve essere impazzito, non è Genzo, è un altro…non ho paura, ma forse una persona normale dovrebbe avercela. Paura…più che altro sono sconcertata…e subito prepotente mi bacia!ù
Ma è forse del tutto andato di testa? Fuori, irrecuperabile?
No e poi no!
Ma che cazzo…cosa crede che io sia? Una valvola di sfogo per i piaceri sessuali?
Mi spinge la lingua dentro la mia bocca bloccandomi ogni movimento, perfino le gambe…eh no, adesso basta…mo’ gli faccio vedere io. Sono forse scema?
Detto fatto gli mordo la lingua, lui si stacca quel tanto che basta per permettermi di finire l’opera urlando infuriata a pieni polmoni:
- NON SONO MICA LA TUA BAMBOLA GONFIABILE!-
Gli tiro un calcio fra le gambe bello forte, in breve eccolo lì a terra a tenersi i bassi fondi…ma tu guarda sto stronzo!
Mi preparo in posizione da pugile alla sua reazione, di sicuro mi pesterà; sono pronta, avanti, inizia il divertimento, ma con grande stupore non fa assolutamente nulla, rimane lì, a terra, disteso a pancia in giù. Dopo un po’ smette di tenersi le palle e si circonda il volto con le braccia rimanendo sempre disteso così.
Sgrano gli occhi facendo cadere le mie braccia lungo i fianchi…
- Ma che diavolo…-
E lui rimane là, scuote leggermente la schiena e le spalle senza darmi indizi e segni di vita. Diffidente lo tocco con il piede per girarlo, lui pone resistenza e rimane così, non vuole saperne di farsi vedere…bè, almeno è sveglio, la prossima volta mi controllerò di più. Improvvisamente sento qualche senso di colpa…che stia…mi inginocchio davanti a lui e con decisione ma cercando di essere più dolce che posso (cosa difficile per me) gli tolgo le braccia e gli alzo il volto…è ora che rimango senza parole e pensieri.



Genzo sta piangendo.
Rimango a bocca aperta e mi gratto il capo. Questa è l’unica cosa in grado di lasciarmi senza parole e reazioni, vorrei riuscire a fare la stupida per sdrammatizzare ma davanti ad una scena simile uno non può far altro che rimanere in questo modo. È una cosa che va oltre ogni controllo, un impressione tale da smuovere perfino i cuori più duri come il mio; è come se...come se fosse tornato indietro nel tempo, quando chiedeva disperatamente amore da parte di genitori assenti. Io non l’ho conosciuto allora ma ho la sensazione che sia stato così. Vorrei veramente poterlo aiutare ma tutto quello che sono capace di provare è odio per quel bastardo capace di far scendere da quelle iridi nere e profonde quelle gocce cristalline. Vendetta, atroce vendetta…io sono fatta così, aiuto a modo mio.
Per non sentire una stretta simile mentre lo fisso inerme piangere, cerco di risolvere le cose a modo mio; vorrei cancellare la fonte del suo dolore…Dio…far piangere una persona simile, dal carattere così forte e strafottente, narcisista e allo stesso tempo chiuso…così incomprensibile…così…incrollabile…andiamo, cosa può essere, cosa può avere una forza simile?
Lui non mi guarda ma si fa fare, non pone più resistenza, guarda in basso e si morde le labbra, si odia per questo atto, per piangere così…per chi? Perché uno deve arrivare a tanto?
- Genzo…chi è stato?-
Lui non risponde e non cambia ancora, mentre quelle gocce così trasparenti rigano le sue guance io ripeto con più impeto e rabbia la mia domanda stringendogli i polsi, affondando le mie unghie lunghe nella sua carne, urlo quasi:
- Genzo…dimmi chi è stato!-
Ancora nulla, così esco fuori di me e alzandolo maggiormente lo porta quasi del tutto seduto. Non sopporto…non sopporto veder piangere gli altri, è uno dei miei punti deboli, non nel senso che mi intenerisco e mi addolcisco e cedo…mi fanno l’effetto contrario, mi incazzo da morire con il mondo, divento un fuoco implacabile e faccio più male. Per l’ultima volta…
- GENZO è KARL, VERO?-
Non risponde a parole, bastano i suoi occhi per farmi capire, i suoi occhi che si spostano sui miei, terribili oceani notturni, profondi mi penetrano per uccidere chiunque sia sul suo cammino, anche me se necessario…è questa la sensazione. E' il nome che non dovevo dire…è lui.
- Quel bastardo…lo sapevo che avevo ragione ad odiarlo…-
Ringhio fra i denti infuriandomi sempre più; come osa ridurre in questo stato un falco come lui? Perché Diavolo va tutto come non deve andare? Tutti l’hanno capito…tutti…possibile che lui no? O che faccia finta di non capirlo che Genzo ne è innamorato, porca troia?
Fuori di me anche per lo sguardo, le lacrime, la reazione sua e tutto un insieme, mi alzo e borbotto solo:
- Vado da lui…-
Faccio per uscire ma lui mi artiglia la caviglia e non mi permette di fare un passo, non dice nulla, non mi guarda, non parla, non si scuote più. È seduta ora, è chino su se stesso e abbraccia le gambe piegate contro il suo petto, il capo sopra le ginocchia e la mano che tiene la mia caviglia.
Quel fottuto stronzo!
Non so perché non vuole, non lo so e non mi interessa, io voglio andare da lui e togliermi la soddisfazione di fargli un occhio nero!
- Genzo devo andare, lasciami!-
Ormai sono irrimediabilmente incazzata. Credo abbia smesso di piangere ma è caduto in uno stato così depresso che nemmeno questo è da lui, è come se avesse perduto per sempre la cosa più importante per lui; io non voglio sapere cosa gli è preso, cosa è successo di preciso, so che c’entra Karl ma vengo sempre tagliata fuori da tutto alla fine, eppure vivo lo stesso. Non mi interessano le cose che non vogliono farmi sapere, significa che non sono cazzi miei, ma se vengono ferite le persone che ritengo mie amiche allora lì si che diventano cazzi miei. Ma ugualmente è la prima cosa da fare, rispettare i silenzi degli altri, perché io al dolore reagisco così: non piango quasi mai ma se lo faccio non voglio che nessuno mi veda, in presenza altrui mantengo un ostinato mutismo pesante.
Credo che andrò ad uccidere Karl!
Me ne convinco riguardando Genzo così. Faccio per andare ignorando la sua presa ma la stringe maggiormente, allora chiudo la porta di casa e mi appoggio ad essa passandomi una mano fra i capelli ingarbugliati, sospiro…io non sono brava a parole, perché quando serve mia madre non c’è mai? È lei la consolatrice, mica io!
Che faccio ora se non posso vendicare nessuno? Alla fine sono proprio una buona a nulla, nei momenti veramente importanti non so far altro che stare zitta e ascoltare il dolore degli altri…
- Genzo…che dovrei fare allora? Ora che sei venuto da me, hai fatto tutto questo, ti sei sfogato così con me…ed io? Io cosa faccio? Non può bastare un ascolto come il mio, io non ho parole di conforto da dirti, non ho mai parole buone quando servono, non le ho per nessuno nei momenti seri. Dimmi cosa dovrei fare? Cosa vorresti da me a questo punto? Usarmi come sfogo ancora? Di che tipo? Sessuale? Di forza? Morale? Se stai così io non so che fare! Non mi permetti nemmeno di fare l’unica cosa che sono capace di fare! Dimmi tu!-
Sta zitto un lungo attimo, sembra indisposto a parlare, che non abbia intenzione. Io non lo conosco così bene da interpretare i suoi silenzi, questi comportamenti, da saperlo trattare; perché quando servono i suoi amici veri non ci sono mai? Sono loro stessi a voltargli le spalle a quanto si è appena visto!
È crollato…e ora che faccio io?
Poi parla…è un sussurro, un mormorio quasi in capibile con la sua voce roca…
- Non lasciarmi solo…-
Trattengo il respiro a sentirlo, questo può bastare a descrivere il mio stato d’animo? Quando ricevo queste richieste finisce sempre che cado nella loro merda fino al collo e che ne rimango così coinvolta da prendermela troppo a cuore per uscirne illesa, qua qualcosa andrà male e poi ci troveremo a fare il club degli addolorati che annegano nel mare delle lacrime di tutti!
Non lo guardo, non lo fa nemmeno lui ma continua a tenermi la caviglia, poi mi tira lentamente giù e a me non rimane che obbedire e scivolare piano piano seduta davanti a lui, appoggiando la schiena alla porta e la testa dietro.
In seguito lui si mette accanto a me e si stende poggiando la testa sulle mie gambe allungate in avanti mentre una è piegata. Posa scomposta e buttata proprio a casaccio, immagino sarebbe un quadro buffo, se ci fosse Kiran ci farebbe il ritratto sicuramente. Che pensieri buffi mi vengono in mente mentre mi sembra assolutamente normale l’anormale!
Mormora solo una cosa che non credo sarebbe mai stata da lui in un momento razionale, specie perché la dice a me:
- Coccolami…-
Ed io scuoto la testa rassegnata, lancio un sospiro che fungerebbe da sorriso stanco e senza rendermene troppo conto, comincio ad arruffargli amichevolmente i capelli neri già spettinati di suo. Coccole, eh? Proprio a me? Sai chi sono? L’essere meno capace di dolcezze e…coccole!
È così che rimaniamo, luce accesa, contro la porta di casa, io con la testa all’indietro e lui sulla mia gamba; posizioni scomposte ma comode, sul pavimento duro e freddo con gli spiragli che arrivano di sotto e noi che lentamente ci addormentiamo così nella notte invernale.’


Ed eco come è andata…i miei ricordi sicuramente non mentono come questo cretino!
Bisogno d’amore o no è proprio senza speranze, se pensa di poter usarmi come vuole si sbaglia, non verrà svelata a nessuno la nostra…notte…ma nemmeno cambiata.
Guarda come si fissano in cagnesco, con aria di sfida, certo che hanno qualcosa che non va, porco cane, se lo hanno! Genzo ridursi nello stato in cui era ieri sera…al risveglio di stamani che sembrava tenebroso come sempre mi sembrava un miracolo!
E poi io volevo dare un pugno a sto qua…a Karl…già dal primo giorno, ma dopo ieri sera non posso trattenermi anche se stavolta il pugno se lo meritano tutti e due, in pieno. Genzo che come reazione al dolore non guarda in faccia a nessuno e deve per forza mettere in mezzo anche gli altri e Karl che oltre a far soffrire Genzo fa soffrire anche lui gli altri per il suo fottuto egoismo. Sono sullo stesso piano alla fine!
Come osano, dico io, usarci sia me che Jun?
Fin ora non ho fatto nulla e li ho osservati stando fuori dal loro gioco strano, ma ora non voglio essere messa in mezzo. Non voglio!
Detto fatto li colpisco con una sberla ciascuno e sbotto, parte il mio di sfogo e pretendo che lo ascoltino tutto!
- STRONZI CHE NON SIETE ALTRO! CHE CAZZO DICI, GENZO? E QUANDO DI GRAZIA CI SIAMO MESSI INSIEME? VUOI RENDERMI PARTECIPE DI QUESTO ONORE? SAI, VORREI SAPERE QUANDO MI SONO RINCOGLIONITA DEL TUTTO COME TE E KARL! KARL TU SEI SOLO UN BASTARDO, E QUESTO TE LO DOVEVO PER UN SACCO DI COSE…PRIME FRA TUTTE IL TUO MALEDETTISSIMO EGOISMO CHE NON GUARDI IN FACCIA NESSUNO PER SODDISFARTI…MA TI RENDI CONTO CHE ESISTONO ANCHE GLI ALTRI? TI RENDI CONTO DI QUANTO GENZO SOFFRA PER IL TUO DANNATISSIMO CERVELLO MARCIO? È QUESTO IL MODO DI TRATTARE LE UNICHE STUPIDE PERSONE CHE TI SOPPORTANO E SI DEFINISCONO PER CASO TUOI AMICI? MA SII MENO PIENO DI TE, ESISTONO ANCHE GLI ALTRI! E TU, GENZO…BELLO IL TUO MODO DI DIMOSTRARE LA GRATITUDINE!
ALLORA, IO NON VOGLIO AVERE NULLA A CHE FARE COI VOSTRI STORPI E FOTTUTI GIOCHI! VEDIAMO DI LASCIARE IN PACE CHI NON C’ENTRA E CHE HA LA SOMMA SFIGA DI AVERE A CHE FARE CON VOI! PER CHI DIAVOLO CI PRENDETE? PER CHI MI PRENDETE? CHI CREDETE CHE IO SIA? OH, AL DIAVOLO, NON VOGLIO PiU' SAPERNE DI VOI TRE…GIOCATE PER CONTO VOSTRO MA METTETEMI IN MEZZO DI NUOVO E VI AMMAZZO…ALTRO CHE CASTRAZIONE E OCCHI NERI! VAFFANCULO, MI AVETE ROTTO AMPIAMENTE! NON ESISTO PiU' PER VOI. ADDIO!-
E lo sfogo è arrivato, eccome...l’hanno pure ascoltato. Stavolta la sensazione di avere esagerato non ce l’ho, se lo meritavano proprio. Non so nulla e non voglio nemmeno sapere, non si sono manco preoccupati di informarmi chi sta con chi, ora!
Dopo aver detto circa di tutto, ancora fumante di rabbia, prendo a me ne vado!”


“Abbassano gli occhi per la prima volta e stanno zitti, non replicano e ascoltano lo sfogo di Astrid, poi quando lei se ne va io sinceramente non potrei avere nulla da aggiungere se non che mi vergogno per come l’ho trattata per rientrare nella cerchia di bastardi che lei ha citato. Alla fine è facile sentirsi in colpa e provare vergogna ma è difficile dimostrarlo ed io sinceramente non so chi fra noi sia disposto a farlo, ma per lei lo vorrei fare, tentare…devo farmi perdonare perché tengo a lei, è in momenti simili che sento subito la sua mancanza. E' tutto troppo pesante e ha così ragione da lasciare impietriti. Usano. Tutti ci stiamo usando a vicenda…in fin dei conti io vengo usato da Karl, Genzo stava usando Astrid, io uso comunque Karl perché ne sono innamorato e so che lui non lo è ma ne approfitto per vedere chi cede per primo…alla fine fa tutto così schifo da non poter nemmeno più venire guardato. Che razza di gioco è?
Ora basta…come ha detto lei, ora basta…è ora di smetterla.
Prima di farlo voglio farmi perdonare da Astrid, senza dir nulla a loro la raggiungo nella palestra con gli attrezzi per la ginnastica, li sta distruggendo…appena mi vede si ferma subito ed è come se uno gli avesse infilato un ago in vena con della morfina: si spompa, si quieta immediatamente come un palloncino sgonfio. Che effetto che le faccio…forse non ce l’ha troppo con me…forse. Si piazza in un angolo di schiena come fanno i bambini arrabbiati, si siede in un sedile d’attrezzo e dopo un silenzio pesante borbotta:
- non è che ce l’avessi proprio con te, ma con gli altri due…senti, io non so nulla e non voglio sapere, non me ne frega, ma vedi di far qualcosa perché non sopporto più tutto questo. Onde evitare altri ‘sfruttamenti’ simili! Tu ci puoi riuscire, io non voglio nemmeno provarci!-
Sorrido sinceramente sollevato constatando che non è arrabbiatissima con me, almeno io riesco ancora a domarla un po’…
- Sei sicura di non essere arrabbiata con me?-
Grugnisce ma non risponde, chissà che dovrebbe essere? Mi avvicino a lei e comincio a giocare coi suoi buffi ed intricati capelli e serio e sincero quanto mai continuo:
- Sai, mi dispiace aver sentito quelle cose, ma erano tutte vere...in realtà siamo solo tre egoisti che ci usiamo tutti a vicenda eppure finchè il gioco coinvolge solo noi tre è una cosa però quando toccano persone che non c’entrano, come te, cambia tutto. Mi vergogno di far parte di quelli che si usano, io veramente non volevo che la cosa sfuggisse così, mi dispiace che tu ci sia rimasta così male, non devi preoccuparti per me e nemmeno per gli altri due…presto si risolveranno le cose, te lo prometto. Ho deciso di darci un taglio perché tutto ciò non porta a nulla e venire sfruttato come una scusa non mi piace.-
Sto in silenzio sentendo la sua reazione, sta ancora zitta, aspetta la fine che sa arriverà.
- Non devi aver paura per me…mi perdoni?-
E lei si gira e mi abbraccia di slancio appoggiando la testa dal volto finalmente sorridente sul mio petto, poi dice:
- Ma io ti ho perdonato da subito, non c’è bisogno di chiederlo! Comunque guarda che non ero preoccupata per nessuno…e non ho certo paura…figuriamoci!-
Sorrido apertamente…è sempre la solita,non cambierà mai, per fortuna!

Stiamo facendo la strada del ritorno io e Karl soli, Astrid ha preferito andare avanti mentre Genzo…bè, lui se ne era andato quando sono uscito dalla stanza con Astrid. Karl è freddo e silenziosom, sembra che quel che è successo prima gli sia del tutto indifferente, sembra che nulla lo interessi realmente. E' così lontano…sta pensando ad altro. Chissà se si sono parlati lui e Genzo, dopo quel macello di stamattina. Non credo. Bè…è ora di finire il gioco, è solo una stupidaggine che fa soffrire tutti, dal primo all’ultimo. Non ne vedo l’utilità. Finchè si trattava solo di me e Karl e di vedere se ero in grado di reggere la situazione e di farlo innamorare di me realmente era tutto possibile, ma così no…non più…lui oltre a non essere innamorato veramente di me, ama Genzo e mi usa solo come scudo, come una stupida scusa per far vedere a Genzo che ha tutto sotto controllo.
Così serio e determinato, senza più quell’aria di superbia che mi contraddistingue ma sempre distinto e a modo, glielo dico:
- Karl…è ora di finirla, che dici?-
sta un attimo zitto poi sempre controllato risponde:
- Che cosa?-
- Andiamo, lo sai di che parlo. Ci siamo solo usati tutti…e specialmente tu hai usato me per sfogarti rispetto Genzo…o mi sbaglio?-
Non dice nulla, sa che ho ragione e al contrario non sa come ribattere…logica e verità inoppugnabili!
- Bè, se non hai nulla da dire allora è il caso veramente di finirla, torna da me quando avrai le idee chiare e non ti nasconderai più usando gli altri.-
Duro…questa volta sono stato molto duro, duro perché la ferita in me si è allargata a dismisura, perché una persona dopo aver ammesso con fatica, dolore e rassegnazione un amore proibito e impossibile, dopo aver provato comunque a farlo funzionare, dopo aver fatto un po’ di tutto ed essere passato sopra a molte cose, deve continuare ugualmente ad andare avanti come niente fosse anche quando tutto questo si infrange nuovamente con maggior dolore e crudeltà. I cocci rotti non si ricompongono più, un vaso rotto rimane sempre rotto, si doveva pensare al vaso prima che la goccia fuoriuscisse e non riempirlo di tutta quell’acqua…è stato tutto troppo, anche ora lo è ma la dignità umana non si può calpestare. Per lui io valgo così poco? Cosa ha in testa Karl? Perché non riesco più a leggergli dentro? Perché non si fa leggere? Mi ha visto nudo ma lui prova pudore nel 'spogliarsi' a sua volta…non vuole farsi vedere da nessuno…cosa ha da nascondere?
E perché dopo tutto questo, tutto quello che mi ha fatto e che sto provando a causa sua non riesco ad odiarlo e lasciarlo perdere?
Me ne vado prima di mostrarmi ancora una volta come mai sono riuscito a fare in vita mia!
Prima ero convinto che finchè non sarei crollato sarei andato avanti ma ora di cosa sono convinto? Credo ancora in quello? Ora sto crollando e al di là del tempo che scorre implacabile, io che farò? Andrò avanti?
Dolore sordo svanisci, permettimi di andare avanti…permettimi…restituiscimi ciò che ho perduto!”