CAPITOLO
17:
BACIO
E…
“Non
è servito a nulla. a niente, tutto ciò che ho
fatto in questi giorni per smetterla di pensare a Karl, per sollevarmi,
per uscire dalla crisi, per non sentire il dolore non è
servito niente; sto provando di tutto, cazzo, ma non ce la faccio. Non
cambia nulla. Più vado avanti cercando di cancellare da
questa schifosa vita Karl, più peggioro. Non voglio sapere e
vedere più nessuno, non vado quasi più nemmeno
agli allenamenti. Al secondo allenatore che è arrivato(uno
bravo stavolta) hanno detto che ero infortunato per coprirmi, ma a me
sinceramente non me ne fotte nulla, possono anche dire la
verità, ovvero che diserto gli allenamenti senza nemmeno
avvertire. Non me ne sbatte più nulla di nessuno.
Karl
e Jun si sono lasciati, me l’ha detto Astrid,
l’unico contatto che ancora ammetto, ma la cosa non
è cambiata. Non è cambiato nulla, non vuole
capire, non vuole proprio capire che non è più
possibile un legame normale fra noi, che è tutto diverso e
che io non posso accettare una stupida amicizia, che non mi basta
più. Non lo capisce, non lo capisce proprio.
Mi
viene dentro una grande rabbia e quando sento questo fuoco devo
sfogarmi in qualche modo, ma non conosco più modi, li ho
usati tutti. Corro sulla moto veloce ed è già
tanto se ho un casco slacciato sul capo. Vorrei fare un incidente e
vedere che reazione avrebbe, vorrei sparire e vedere che farebbe
allora… anche se non cambierebbe molto secondo me, anche
perchè ora è già come se fossi sparito
dalla sua vita e non fa nulla nei miei confronti. Io non sono
più nulla per lui...?
Fa
male dannazione… fa male tutto questo e più non
accetto nulla di quello che mi capita, più ne
soffrirò. Continuerò a bruciare e ad esagerare,
sono fuori controllo, fuori dalla mia stessa portata.
Mi
fermo davanti ad un lampione dove sta una puttana ad aspettare il suo
cliente, non ho nemmeno visto l’ora. È buio e giro
in moto da un bel po’. Uno sfogo… uno non mi
basta, ho bisogno di altro, ho bisogno di molto di più, di
essere impegnato per non pensare e per convincermi che non sono gay,
che non ho niente che non va, che sono solo uno che non riesce a
dormire, che sente freddo dentro… si, sento
freddo… devo convincermi di queste cose.
La
faccio salire e la porto in un albergo a ore qualunque, non mi
interessa nulla.
Furia
ceca. Voglio sentire del freddo dentro, voglio sentire
normalità, voglio sentire me stesso, devo tornare a
controllarmi. Siamo in una camera e la donna mi sta spogliando
avidamente e con esperienza, sempre con esperienza fa tutte le altre
cose che donano piacere a qualsiasi uomo ma non a me… non
sento nulla, non provo nulla…
Stesi
sul letto prendo il sopravvento staccandole il volto dal mio inguine e
la metto sotto di me con forza, con rabbia, con un fuoco che non mi
permette di raffreddarmi ma nemmeno di provare sensazioni piacevoli per
il sesso che sto facendo con questa donna. Non è capace di
soddisfarmi, non sa aiutarmi, non riesce a darmi la pace che cerco, non
riesce. Non riesco a trovarmi, non sento ancora nulla e allora la
penetro quasi con violenza. Credo che lei sia abituata a
clienti simili e irruenti dal momento che non fa particolari pieghe, si
limita ad assecondare e a lasciarmi fare ma è come tutte le
altre volte: penoso e vuoto, inutile, anzi questa è peggio e
più me ne rendo conto più sento rabbia
perché non sono capace di controllarmi e di calmarmi da
solo. Ho bisogno di qualcuno, un aiuto che non potrò mai
avere.
La
penetro diverse volte e lei si avvinghia a me, mantengo gli occhi
aperti e la fisso in volto per rendermi conto che è lei e
che non sarà mai sufficiente una cosa simile. Mi sto
perdendo…
Non
sono nemmeno eccitato, veramente sono vuoto e insensibile fino a questo
punto?
Basta,
questo non serve a nulla!
Mi
stacco di scatto e lei sorpresa mi guarda, forse a lei
piaceva…
Mi
alzo in piedi e mi accendo una cicca, lei fa lo stesso e rimane distesa
nel letto, poi mi chiede:
-
Non ti piace? Se per te non sono sufficiente chiamo un'altra mia amica
che ci aiuta… -
Io
la guardo. Quante volte in preda alla furia cieca più di
ora, sempre a causa di Karl, l’ho fatto con due donne? Non
è mai servito, il numero non cambia nulla, come non
cambierà ora. Butto fuori il fumo dalla bocca e dopo aver
girato nudo per la stanza senza provare il minimo pudore, faccio una
domanda stupida:
-
Come lo combatte una come te il dolore e il vuoto? -
Lei
rimane sorpresa dalla mia domanda, non la guardo nemmeno più
e prende a vestirsi. Era una bella donna e ci sapeva anche fare ero io
ad essere sbagliato… ad esserlo ancora… sono uno
schifoso gay che si eccita solo ad immaginare Karl sotto la doccia o a
sognarlo. Faccio proprio pena e schifo.
Lei
con tono piuttosto simile al mio, ovvero cinico, risponde:
-
Io? Non si vede? Il lavoro che faccio non ti da questa risposta da
solo? -
Effettivamente
ha anche ragione, era una domanda stupida, lo sapevo. Sento ancora i
suoi occhi sul mio bel corpo atletico e nudo, qualche gocciolina di
sudore mi imperla la pelle calda.
Eppure
dentro non capisco più cosa sento…
-
E funziona? -
Lei
aspetta un momento sedendosi sul letto comoda e continua a fissarmi il
fondoschiena, poi come prima risponde:
-
No… -
-
E perché continui a farlo? -
-
Perché non so fare altro… - si interrompe mentre
io aspetto semplicemente che finisca: - …e
perché è l’unica cosa che mi permette
di non pensare. -
E
io, invece? Qual è la cosa che mi permette di non pensare?
Non lo so ancora ma voglio andarmene. Prima ero pieno di rabbia, ora
semplicemente sono solo spompato, vuoto.
Esco
e senza prendere la moto vado direttamente in un locale qua sotto e
bevo qualcosa, prendo un alcolico forte eppure so che non mi
farà effetto. lo so perché tutti questi
espedienti li ho tentati già da un sacco di tempo;
è tutto inutile. Mando giù il liquido che brucia
la gola e mi limito a prenderne altri. So che non otterrò
risultati, ho la mania di non ubriacarmi mai, raramente cedo, ho una
resistenza anormale all’alcool. E tanto meglio. Perfettamente
lucido e in me dopo un oretta che sono qua, esco e rimonto in moto, non
ho più pensieri, non ne voglio avere, sono inutili, non mi
servono. Non ho più modi per sfogarmi. Sfogarmi per cosa
poi? Sfogare che cosa? Non so nemmeno cosa sento dentro, cosa voglio,
cosa desidero. Anzi, no… so cosa voglio, solo una persona
potrebbe donarmi la pace che cerco e quella persona è
lontana da me, non vuole più saperne. Non so
perché, non so più nulla, non lo capisco
più ma se è lui l’unico che
può placare questo tormento che sento, allora
andrò là.
Proverò
a parlargli, è tutto ciò che mi resta.
Cupo
e ombroso come mio solito, ma forse ora molto, molto di più,
faccio andare il motore al massimo e accelero girando a vuoto per la
città prima di arrivare a casa sua, non volevo arrivare a
questo, non volevo. Volevo togliermelo dalla testa da solo, lui non mi
vuole, non mi considera più né come amico
né come persona e ragazzo, allora basta. Dovrei fare
così. Andarmene e dimenticarlo. Ma non ci riesco forse
perché prima devo togliermi, come dire, lo sfizio di
assaggiarlo…
Mi
fermo di colpo con un frenone che lascia tutto il segno delle gomme a
terra. Sono arrivato a casa di Karl.
Mantengo
il volto basso, mi limito ad alzare solo lo sguardo, dritto, diretto,
chiaro, penetrante, non un inclinazione del mio volto che inganni sulle
mie intenzioni. Lui deve sapere, lui deve potermi aiutare, lui deve
donarmi la pace. Lui…
Suono
al campanello e quasi subito mi apre. Non lo vedevo da un
sacco di tempo. Il cielo e la temperatura è sempre invernale
ma io sembra che nemmeno lo senta il freddo. Considerazione stupida
come tutto me stesso ormai.
Si
ferma subito a guardarmi, questa volta si è lasciato andare.
E' stupito, lo capisco subito. Altri non lo definirebbero
così, ma il cambiamento impercettibile delle sue pupille
ristrette che quasi spariscono nelle sue azzurrità non mi
ingannano. E rimane come bloccato e colpito dai miei occhi forse sono
troppo neri, forse troppo penetranti, forse troppo tenebra profonda.
Probabilmente sono così cambiato da essere irriconoscibile,
ma sai, Karl… ho fatto ultimamente delle scoperte
sconvolgenti che immagino appena te le rivelerò
sconvolgeranno anche te…
-
Mi fai entrare? - mormoro con voce roca. Vorrei sapere cosa pensi in
questo momento, vorrei sapere cosa aspetti a scoprirti, vorrei sapere
tanto di te.
Apre
maggiormente la porta facendosi da parte, io entro ma mi fermo
all’ingresso guardandomi intorno: è sempre la sua
solita casa, non è cambiata per nulla... spoglia, semplice,
per nulla personalizzata, ordinata. Da quando non vengo più
da lui è così a posto…troppo.
Si
è fermato dietro di me e aspetta qualche mia mossa e
reazione mentre io aspetto la sua. Mi guarda puntandomi quelle sue lame
piene di stupore nella mia schiena. mi tolgo la giacca appoggiandola su
una sedia all’entrata e mi decido ad entrare nel salotto dove
mi siedo sul divano. Non chiederò nulla per rilassarmi o per
mettermi a mio agio, so che lui non me lo offrirà e mi va
bene così, questa volta. Non farò nulla a parte
quello che il mio istinto mi sta dicendo di fare; quello che sto per
fare cambierà definitivamente le cose in tavola, del tutto o
in meglio o in peggio ma nulla rimarrà come prima.
Ed
è giusto.
Karl
rimane in piedi davanti a me e mi fissa come se dovesse accertarsi che
sia veramente io quello che ha davanti. Ebbene si, sono Genzo ma un
Genzo completamente diverso tanto da essere irriconoscibile, almeno
irriconoscibile e incomprensibile quante te.
-
Devo parlarti. - introduco il discorso che non so nemmeno quale
sarà, parlo, ho solo questo da fare.
-Tti
ascolto. -
Mi
ha parlato facendomi udire chiara e ben distinta la sua voce metallica,
si controlla. Il suo sangue si mantiene freddo ma voglio vedere per
quanto ancora…
-
Karl… perché le cose sono così
cambiate fra noi? Da un momento all’altro…
ingestibili… non te ne sei reso conto? - sta un attimo in
silenzio poi senza scomporsi e sbilanciarsi risponde:
-
Credevo che questo me lo dovessi dire tu, sai? -
Mi
passo una mano fra i capelli e smetto di guardarlo, sposto lo sguardo
altrove cercando di controllarmi ancora un po’... ancora un
po’ prima di… prima di fare cosa?
-
Se te ne sei reso conto perché non hai cercato di salvare il
nostro rapporto? -
Ancora
lui, ancora come sempre, ancora senza inclinazioni, ancora freddo e
composto con un fondo di cinismo.
-
Quale rapporto, Genzo? Come vedevi tu il nostro rapporto? -
Stringo
i pugni. Ignora… lui fa finta di non aver mai visto e
saputo, fa finta di essere cieco, lui non vuole vedere… anzi
non vuole ammettere di aver visto.
-
Lo sai che non era mai stata amicizia… - lascio la frase in
sospeso, lascio tutto in sospeso., sto cercando delle parole nella mia
mente per dirgli che non è una stupida e semplice amicizia
ma qualcosa di ben più forte e profondo, qualcosa che non ho
mai accettato ma che esiste
Non
mi guarda più, mi volta la schiena e guarda avanti a
sé, le mani lungo i fianchi, posa neutra che non dice nulla.
Lo fisso fino ad imprimermi ogni cellula di questo momento e la vena
sul collo e sulla tempia comincia pericolosamente a pulsarmi. Dio
quanto lo desidero… quanto lo voglio… e non me ne
importa niente di Jun, di cosa ci ha fatto, se ci è stato a
letto… tanto il tempo aggiusta tutto, no? Dovrebbe essere
così… Dio, fa che sia
così…. eppure… eppure guardalo:
freddo, altero, cinico, lontano, distante, le mie parole non lo
toccano, è controllato… io lo odio, lo odio, lo
odio… ma perché è così
bello? Lo odio! Perché non scompare dalla mia vista?
Perché non si uccide? Le mie mani strette a pugni, le vene
che pulsano e pompano sangue per cercare la calma in me, calma che non
ho mai avuto, e nel frattempo in cui io sto peggiorando sempre
più e perdendo ogni remora, ogni limite, ogni segno, ogni
cosa che mantenga in me il sangue freddo, non posso fare a meno di
chiamarlo. Guardami, dannazione, considerami, dammi qualche segno del
tuo interesse, cerca di salvare il nostro rapporto, fai qualcosa!
Adesso
basta!
Adesso
non lo sopporto più. Adesso è ora di finirla. Da
ora ciò che farò sarà solo
verità.
-
Ormai c’è qualcosa di più fra noi,
qualcosa di incontrollabile, un filo elettrico che viene da te e che mi
divora l’anima, sono solo un maledetto dannatissimo ragazzo
che sente qualcosa di troppo forte per controllarsi… -
Gli
prendo la mano e lo tiro verso di me portandomi il palmo alla fronte e
poi alle labbra che mormorano in quel momento ciò che
cambierà tutto:
-
Karl, sono innamorando di te. -
E'
qua. E' qua che lui si volta di scatto. Incontrollabilità.
Perfetto, quello che volevo. Stupore. Si è lasciato andare
dai sentimenti un'altra volta. Così non ritira la mano,
lascia che gliela accarezzi con le labbra incurvate verso il basso e
socchiuse. Ora apro gli occhi alzandoli verso di lui, in alto, e lo
vedo... e vedo i suoi occhi che per un attimo rimangono imbambolati a
fissarmi semigirato verso di me. E' freddo, anzi lo era…
è improvviso, ma la temperatura del suo corpo diventa
bollente. Uno a guardarlo e basta rimarrebbe ingannato
perché sembra impassibile, eppure il suo copro non mente, le
sue emozioni sono troppo grandi per essere ignorate e forse il fatto
stesso che mi guardi e mi fissi con quel ghiaccio che ora sembra solo
acqua sciolta, solo questo è un segno, un segno che non
tutto è andato nel cesso e si perderà, non
andrà necessariamente male. Ma io non ho più
posto per i ragionamenti, ora che ho la sua mano, la sua pelle sulle
labbra, non riesco a rinunciare e a limitarmi a questo contatto. Ho
bisogno di più, cerco di più, devo
averlo…
Mantenendo
la penetrazione dello sguardo di tenebra nei suoi di luce, tiro il suo
braccio salendo con le labbra schiuse lungo il polso e
l’avambraccio, inumidendo e scaldando meglio con la lingua,
mentre l’altra mano tira su la manica della camicia. Ha un
sapore che era solo immaginato nei miei sogni...
Non
oppone resistenza, si lascia fare... è forse preso da me?
Non lo so ma so che io lo sono da lui, così tanto che non so
nemmeno cosa sto facendo e come dovrebbe finire. Non mi
fermerò.
Non
mi alzo e non mollo la sua mano ma passo la mia libera sul suo ventre
dove la faccio scivolare sotto la camicia lasciata fuori dai jeans. Gli
alzo anche la canottiera bianca intima e trovo un ulteriore contatto
con la sua pelle. Il suo addome è liscio e piatto dai
muscoli scolpiti. Voglio sentirli e assaggiarli…
Appoggio
la fronte chiudendo gli occhi sul suo fianco a gli alzo il braccio che
tengo stretto fino a tirarlo giù piano piano, sempre di
più la mia fronte scivola su di lui finchè seduto
sul divano accanto a me non sono appoggiato alla sua spalla. Non riesco
a guardarlo subito.. perché quello che sento è
troppo grande. Intanto gli ho mollato la mano e ho preso a slacciargli
la camicia che faccio poi scivolare lungo le spalle e la schiena fino
ad arrivare ai polsi dove vi rimane. Quando alzo la canottiera
scoprendogli il petto dalla pelle bianca, io alzo il volto e apro
nuovamente gli occhi, guardo i suoi e ciò che vedo mi spinge
a continuare… non solo non si ribella e non ha
più un’espressione fredda sul volto, ma
è allucinato, ha degli occhi che non sembrano nemmeno
lontanamente dei ghiacciai lontani ma lui è qui presente ed
è impietrito da tutto quello che sente. Non fa altro che
sentire ciò che gli faccio sentire, non reagisce in altro
modo. Non so se esserne contento o no ma in questo momento non mi
interessa.
Ancora
una volta il mio istinto ha il sopravvento ed ecco che proseguo il mio
viaggio di piacere sul suo corpo meraviglioso, il suo bellissimo corpo
da sportivo come lo è il mio.
Lo
spingo giù steso sotto di me sul divano e poso le labbra sul
suo basso ventre, lo accarezzo con la lingua risalendo fino a giungere
sui capezzoli, lo eccito, si sta eccitando come già lo sono
anche io, è troppo meraviglioso tutto ciò,
incontrollabile. Avido porto le mani sui suoi jeans e inizio a
slacciarglieli mentre con le labbra sono salito e il suo collo ha un
sapore che non potevo pensare tanto inebriante. Finalmente il percorso
è finito e posso prendermi il mio premio, finalmente sono
arrivato alla sua bocca, la sua bocca sottile e piccola, socchiusa,
secca…
Posso
unire la mia alla sua infilando la lingua al suo interno e cercando
fino a trovare la sua che non voleva altro che quest’unione.
Approfondisco il bacio notando i suoi occhi diventare acquosi e di un
blu profondo, blu oltremare... quanto sono belli i suoi
occhi…
L’esplorazione
del suo corpo non si è fermata, il piacere arriva a
trasmettersi completamente quando prendo a massaggiargli fra le gambe
dove i jeans sono ormai slacciati e la mia mano è sotto la
stoffa.
Un
piacere tale e inaudito lo investe come un fiume in piena, trattiene il
respiro e un gemito gli esce dalle labbra. Un senso di beatitudine e la
sensazione di aver fatto esattamente quello che da anni era da fare mi
invade. È tutto bellissimo e immenso.
Finalmente
sto bene.
Dopo
l’eccitazione che raggiunge il culmine specialmente da parte
sua, un senso di pieno appagamento e benessere mi inebria. Era
questo... era solo questo capace di farmi tornare in me, di farmi
tornare a star bene. Era solo lui che poteva riuscirci. lo
sapevo… Si trattava solo di cedere senza combattere i
sentimenti sbagliati.
Ora…
ora… lentamente torniamo entrambi in noi trovandoci con me
appoggiato sul suo petto nudo e gli occhi chiusi, Il nostro respiro si
sta normalizzando, lento, e i cuori tornano ad un battito normale.
Tutto torna come prima ma diverso.
Dopo
un lunghissimo momento in cui siamo stati fermi così mi alzo
cercando di riprendere il controllo di me e lo guardo. E' sveglio che
guarda in alto, non dice e non fa nulla, la sua reazione più
grande in questo attimo è proprio non avere reazioni ma
essere sprovvisto di ogni cosa, così scomposto e mezzo nudo,
spettinato e sconvolto, arreso alle sensazioni che gli ho trasmesso...
è così inconsapevolmente bello...
Arreso
è la parola adatta, ma anche shockato andrebbe bene. Sta
pensando, sta riflettendo veloce, non riesce a realizzare, non riesce a
fare pensieri connessi; per la prima volta si trova davanti sbattuta
con violenza la verità e non riesce a gestirla. Lo
capisco, è un po’ come è successo a me
quando ho scoperto di esserne prima attratto poi innamorato. Io del
resto l’ho accettato solo in questo momento. Non so in che
altro modo potrei aiutarlo, credo abbia solo bisogno di riflettere da
solo. Farsi chiarezza, capire un po’ di cose.
Mi
alzo e mi rimetto la giacca, gli lancio un ultimo sguardo a lui ancora
disteso, scperto e scarmigliato... sexy... poi col mio tono basso e
penetrante dico:
-
Prenditi del tempo per essere veramente sincero con te stesso. Sai dove
sono. -
Così
esco incapace di fare in altro modo, questo sono io, i miei modi di
fare, non so fare in altro modo. O mi accetta o mi rifiuta ma per una
volta vediamo di finire sto gioco penoso.”
“
Sconvolto? No… non so se è la parola giusta, non
so qual è la parola giusta, ora. Non so più
nulla, non so assolutamente più nulla… quello di
cui ero convinto è crollato appena l’ho visto e
altri pensieri si sono insinuati in me mentre lui… lui mi
toccava così e mi… donava… tutto
quello...
Come
se uno dei sogni che faccio su di lui si fosse avverato. Quello che so,
però, è che mi è piaciuto dannatamente
e volevo che non finisse e non si fermasse più, che non se
ne andasse.
Ho
provato il calore negatomi da una vita, il suo calore…
Lo
volevo e lui mi voleva… abbiamo ceduto ed ora non ho molto
su cui riflettere.
Sono
innamorato anche io di Genzo o è solo attrazione fisica?
Cos'è.
di preciso?”