CAPITOLO
18:
PERDITA?
“Il
cielo grigio cupo sembra rispecchiare i nostri stati d’animo,
è incredibile come il tempo si beffi di noi. Non ho la
più pallida idea di che cosa sia successo fra questi due
ieri sera, come non so perchè quando serve Astrid non
c’è mai. Anche se del resto aveva detto che non
voleva avere niente a che fare con noi finchè le cose non
sarebbero tornate come prima, quindi immagino sia tornata per un
po’ in Giappone dal padre e la sua famiglia
numerosissima… ha detto una cosa simile stamattina.
Adesso
io non capisco come questi due da che non si parlavano più
come fanno ora a litigare così ferocemente.
Mi
premo le dita sulle tempie che pulsano, non sto bene, è da
un po’ di giorni che fisicamente parlando sono spossato,
credo sia solo stress e stanchezza, in questo periodo ne sono pieno.
Sicuramente la mia anima non mi ringrazia per ciò che le ho
portato, ovvero solo depressioni e momenti negativi. Sono pieno di mal
di testa, ma se fosse solo questo non sarebbe nulla!
Sento
un freddo inaudito, tanto per cominciare, tremo mentre mi avvio con
calma verso casa seguito da questi due che litigano sempre
più forte; non è solo questione di pressione,
credo mi sia venuta un po’ di febbre, sarà meglio
andare subito a casa a riposare. Volevo chiedere se uno di loro mi
accompagnava per evitare situazioni sgradevoli per strada, ma non credo
sia il caso. Mia mamma è sempre preoccupatissima quando mi
viene la febbre, dice che fa male al mio cuore, che subisco una botta
troppo forte e che devo stare attento, se trascuro
l’influenza sono guai seri, vado quasi sempre in ospedale
ogni volta che me ne viene una pesante. Ora credo sia solo un
po’ di febbre da stanchezza. Vorrei essere nel mio letto a
dormire ma questi due certo non mi aiutano a stare meglio. Lancio un
ultima occhiata dietro di me. Certo non dimostro mai quando sto male,
ormai ci sono abituato, ma anche loro potrebbero essere meno presi da
loro stessi. Non ho nemmeno seguito la discussione e non ho intenzione
di intervenire e mettere pace, se la sbrigheranno da soli. Devo uscire
un po’ dalle loro vite… chissà che
forse non si muovano e la smettano con questi tira e molla.
Si
sono fermati a cominciano a volare parole grosse, ne seguo qualcuna:
-
Perché non ci arrivi? Perché non ci riesci? Sei
ancora troppo pieno di te… lo sei così tanto da
non riuscire a smettere di nasconderti dietro quella tua fottuta
maschera! -
-
Io non accetto certe critiche da nessuno. Questa per me non
è una maschera, sono io fatto così, se non ti
piace non sei obbligato a starmi vicino. Se dici certe cose di me
dimostri di non conoscermi! -
-
Oh, ti sbagli… se le dico è proprio
perché ti conosco… non lo ammetterai mai ma sai
che è così. Avanti scopriti, smettila di fare
così una buona volta… -
-
Così? Ma io sono così… cosa non dovrei
fare? Smettere di essere me stesso? -
-
Ma tu in realtà non lo sei, porca tr**a! Lo vuoi capire che
quel gelo che ti metti su con cui hai convissuto è solo una
stupida maschera? Lo sai ma perché non lo ammetti? -
Silenzio.
Gelo nel fuoco. Sono entrambi molto arrabbiati, credo che potrebbero
arrivare alle mani se Karl non fosse sempre così
controllato… è proprio questo che fa arrabbiare
così tanto Genzo. Poi continua provocante:
-
Che c’è? Forse che ieri sera non sono stato
abbastanza ‘eccitante’? Forse sono stato solo un
giocattolino erotico senza conto e significato? -
Oh
Signore… che hanno combinato? Forse non ho sentito
bene… ok, non so se sia proprio gelosia questa, anche
perché attualmente mi preme di più riuscire ad
arrivare a casa prima di crollare. Ormai conosco troppo bene i miei
limiti ed ora che avrei bisogno di aiuto non ci sono. Mi passo per
l’ennesima volta la mano sulla fronte e sui capelli per poi
lasciarle sul volto coperto. Sono caldo, si, ho proprio la febbre e
anche alta; sento la respirazione faticosa e i battiti del mio cuore di
conseguenza alterati. Mi appoggio al muro del parcheggio dove sono la
moto di Genzo e la macchina di Karl. Fa freddo, tanto freddo e le loro
voci ormai mi giungono lontane, non li sento nemmeno più,
sono totalmente concentrato sul mio cuore. Lo faccio spesso, mi ripiego
in me e ascolto i battiti del mio cuore, parlo con lui, ascolto le sue
lamentele… non è da schizofrenico ma solo da una
persona che si ferma a prendere in considerazione anche il suo fisico.
Non sono scemo, mi è successo altre volte; da quando sono
qua in Germania non mi era ancora accaduto e mi sembrava troppo bello,
Karl stesso non sa della mia malattia al cuore.
Mi
batte ancora nel petto ma si lamenta, mi sta dicendo che devo sedermi e
distendermi e rilassarmi, vuole del calore, vuole un aiuto per pompare
ancora sangue, vuole altro ossigeno, vuole troppe cose ed è
sovraccaricato di lavoro perché il mio organismo sta cedendo
per via della febbre e lui non riesce a reggere il lavoro tre volte
superiore al solito, che è già normalmente
pesante per lui. Che sarà ora? Non mi sentono ma io non
riesco a parlare. Non li vedo nemmeno più. I muscoli mi
cedono ed io mi trovo a scivolare giù, sempre più
giù… è come cadere senza riuscire ad
arrivare al suolo… gli occhi chiusi non mi permettono di
vedere nulla… è tutto così
buio… è tutto così
doloroso… una fitta acuta al cuore che si espande alla base
del collo, al retrosterno e alla spalla e braccio sinistri mi
impediscono il respiro e l’uscita della voce, sudo freddo e
il volto sarà sicuramente pallidissimo. Il cuore lo sento
troppo bene, lo sento troppo forte… lo sento...
Queste
sensazioni mi sono fin troppo familiari. Proprio ora... proprio
così... perché?
Un
ultima visione del mondo? L’ultima cosa che riesco a vedere
è il volto di Karl che mi fissa, per la prima volta da
quando lo vedo è spaventato e stupito. E' lui
l’ultima cosa che vedo, non è male come
visione… vorrei riuscire a sorridere ma non controllo
più i miei muscoli facciali, vorrei dire che va tutto bene,
che non devono preoccuparsi, che ora passa… vorrei dire e
fare ancora tante cose ma mi conforta solo il ricordo del calore delle
braccia di Karl. E' bello chiudere gli occhi dopo averlo
visto…
Cedo
al sonno che questo dolore impossibile mi ha portato, è
tutto atrofizzato come se avessi appena preso una droga…
In
fin dei conti mi piace vedere tutto deformarsi davanti ai miei occhi
che chiudo definitivamente, in fondo mi piace questa sensazione
ovattata dei sensi e dei muscoli, mi piace che sia così
forte da superare il dolore al petto, mi piace sentirmi così
tanto per poi un attimo dopo non sentirmi più… e
mi piace volare come sto facendo ora… solo io posso
riuscirci mentre nessuno può raggiungermi… mi
piace tutto questo, persino il mio cuore ormai mi piace… non
potrei rinunciare nemmeno a questo… sono contento di sapere
che quando morirò sarà quasi sicuramente per un
arresto cardiaco, nel male iniziale poi saranno belle sensazioni; anche
sentire dolore è bello perché finchè
c’è significa che si è in vita... e
sarà bello poi non sentirne più… non
mi spaventerà mai la mia morte…
E'
ora?
È
giunta? Ad ogni attacco della mia vita me lo chiedo e non è
mai la volta buona. Vediamo che succederà, Quanto ancora la
mia mente reggerà?
E
il mio cuore?
Voglio
volare ancora un po’, finalmente non ho male nella mia anima
e la sofferenza che fino a ieri sentivo è solo un brutto
ricordo, non ho più preoccupazioni né altro, solo
piacevoli sensazioni scivolose e striscianti mentre le cose
che mi hanno fatto star male sono ricordi dimenticati.
Si…
sto bene…”
-
Che c’è? Forse che ieri sera non sono stato
abbastanza ‘eccitante’? Forse sono stato solo un
giocattolino erotico senza conto e significato? -
“
Questo lo dico con un fondo di cinismo e provocazione che ferisce anche
me, so che per difendersi dirà di si…
-
Esatto… è tutto vero… -
Lo
sapevo… e la freddezza con cui lo dice non mi ferisce
più perché so che non è vero, saranno
vere queste parole solo quando le dirà con il suo vero lato.
Ma nonostante tutto non posso fare a meno di prenderlo per il colletto
della giacca e avvicinare il volto al suo minaccioso. Quanto siamo
diversi in questi casi, mi manda in bestia…
perché si ostina ad essere così?
Perché
stamattina quando ci siamo visti non mi è venuto vicino, non
mi ha parlato, non ha cambiato atteggiamento nei miei confronti
facendomi capire la sua decisione? Come se ieri sera non fosse successo
nulla… perché deve fare così?
-
Ma caro… mi risulta ti sia piaciuto ieri sera, sai? Oltre ad
esserti diventato duro sei anche venuto, mi ricordo…
vogliamo vedere come sarebbe ora? -
Mi
guarda mantenendo sempre quella sua dannatissima faccia fredda che
prenderei a pugni, e non è detto che non lo faccia questa
volta, anche se in realtà vorrebbe spararmi per
quello che sto dicendo. Fortuna che c’è solo
Jun… cazzo… l’insensibilità
regna proprio sovrana in noi. Porca tr**a! Ma voglio prima dirgli
questo…
-
Tu potrai dire una cosa e anche riuscire a dimostrarla con le tue
espressioni fredde, ma il tuo corpo ti tradirà sempre
finchè non dirai la verità… -
E
glilo provo toccandogli col ginocchio fra le gambe andando su e
giù, l’eccitazione in fin dei conti gli
è facile; un sorriso enigmatico, sadico, di soddisfazione mi
si dipinge sulle labbra… adoro avere ragione, adoro vedere
le pupille dei suoi occhi restringersi e poi comunicarmi tutto il loro
piacere. Che belli i suoi occhi quando da azzurro ghiaccio diventano
quasi blu oceano.
-
Che mi rispondi ora? -
-
Mi prendevi forse per una macchina? Il mio corpo reagisce
perché sono umano… ma cosa significa questo? -
Ancora…
lui forse si vergogna di essere un umano con sentimenti, un umano
innamorato di me… non lo vuole ammettere per orgoglio, per
pudore, perché non si accetta, non si piace… non
lo so di preciso ma non vuole ammetterlo. Come se invece per me fosse
stato facile ammetterlo e accettarlo, come se per me fosse stata solo
una passeggiata, come se solo lui abbia sofferto dentro di
sè quando si è scoperto gay, come se in
realtà non sono anche io insieme a lui il re
dell’egoismo facendo una scenata simile davanti a
Jun…
Quanto
sono stupido… ora dovrei vergognarmi di me stesso, mi aveva
chiesto se lo accompagnavo a casa che faceva freddo ed è per
questo che lui mi aspetta ma io ho preferito prima litigare con questo
essere… chi ha sofferto di più, mi
dico… chi ha sofferto di più è solo
lui, solo Jun e siamo sempre troppo presi da noi stessi ed egoisti
oltre ogni dire per rendercene conto.
Mollo
Karl e mi volto verso Jun e ciò che vedo mi lascia
impietrito inizialmente… lui chino a terra seduto con la
schiena contro il muro, spaventosamente pallido, trema… e si
tiene… dannazione si tiene il petto. Porca pu****a, sta
male, ha un attacco!
Perchè
non ha chiamato, perché non ce ne siamo accorti? In questo
momento lui chiude gli occhi ed è privo di sensi, pochissime
volte l’ho visto in preda ad un attacco simile…
cosa devo fare? Corro da lui e gli tocco il volto chiamandolo forte,
scotta… aveva la febbre e non ha detto nulla. Non
è tipo da passare inosservato ma ha imparato a mascherare
bene queste cose… ma con chi voglio giustificarmi? La colpa
è solo nostra che eravamo troppo presi da noi per
accorgercene. Siamo solo dei maledetti.
Presto,
prima che io stesso cada nel panico, riacquisto subito il mio sangue
freddo mentre sento dietro di me Karl impalato, non so che espressione
abbia, credo sia la prima volta che lo vede così. Glielo
avrà detto, Jun, della sua malattia, sono stati
insieme… che io sappia dovrebbe avere anche una cicatrice
sul petto per l’operazione al cuore fallita. Non me ne
preoccupo più di tanto e penso solo alle cose primarie, mi
tolgo la giacca e lo copro, sono tornato perfettamente in me; quando
serve, nelle cose importanti, riesco a mantenere il sangue freddo e a
controllarmi. L’unica cosa positiva che posso fare
è non lasciarmi andare e controllare la situazione.
Lo
alzo circondandomi il suo braccio intorno alle spalle, poi lo trascino
verso la macchina di Karl:
-
Karl, apri la macchina, dobbiamo portarlo in ospedale…
presto… è grave! -
Non
ho tempo di guardarlo e di accertarmi che la sua espressione e i suoi
occhi mi facciano capire che va veramente tutto bene e che sappia cosa
ha Jun… borbotto di sfuggita mentre siamo partiti e stiamo
correndo:
-
Questo stupido aveva la febbre alta, l’ha trascurata ed ora
il suo cuore ne ha risentito. Anche i medici che non sanno operare come
si deve! Da quel che ne so invece di migliorargli la malattia cardiaca
gliel’hanno peggiorata ed ora ha dovuto rinunciare ad un
sacco di cose come giocare a calcio… vive in una campana di
vetro… -
Mi
lamento piuttosto furioso con gli imbecilli dei medici ed è
qua che Karl mi chiede non freddo, non controllato ma pesantemente
serio e stupito:
-
Cosa stai dicendo? -
Io
non faccio caso al fatto che questa domanda significa che lui non sa
nulla e rispondo furioso:
-
Parlo del fatto che Jun soffre di cuore dalle elementari e proprio
quando stava per migliorare i chirurgi l’hanno operato per
guarirlo ma è andato tutto male, ha rischiato di morire ed
ora è così peggiorato che vive in una campana di
vetro, ha dovuto rinunciare a giocare a calcio e vedi che sta male
facilmente… per questo oltre al Principe del Calcio veniva
chiamato Campione di Vetro, perché è di
vetro… e tutto per… -
Mi
ferma il frenone da formula uno che molla Karl, quasi non facciamo un
incidente e sbattiamo tutti contro il vetro davanti. Ci mancava anche
questo! Mi giro alterato:
-
Ma che cazzo combini? -
Lui
non riparte e si gira verso di me fissandomi negli occhi, impallidisco
ancora di più se possibile guardando cosa
c’è… non nasconde più nulla,
questa volta è Karl senza maschera, esattamente nudo. E'
smarrito… e…
-
Jun soffre di cuore!? -
Sbotta
con la voce non sua.
Annuisco
rimanendo un attimo a guardarlo, non sapeva nulla…
-
Tu non lo sapevi? -
Non
nega, non fa più cenni… è
come… dirlo di lui fa un impressione assurda…
è come shockato momentaneamente. Lo scuoto ripensando subito
alle cose pratiche.
-
Dai riparti ne parliamo dopo! -
Certo,
dopo quando? Vorrei saperlo anche io!”
“
Mi molla la giacca e smette di carezzarmi finendo di eccitarmi, ogni
cosa svanisce mentre lo vedo correre verso Jun… Jun a terra,
Jun pallido, Jun che sta male, Jun che dopo avermi lanciato un ultimo
sguardo privo di espressione perde i sensi… Jun…
che cos’ha? Perché Genzo sembra saperlo?
Perché ho la sensazione di doverlo sapere anche io?
Perché invece non so nulla? Non ho mai chiesto nulla
perché ritenevo di doverlo sapere per voce sua ma
così… io non volevo saperlo così,
qualunque cosa io saprò dopo questo. Perché ho
una sensazione che per la prima volta mi impedisce di trattenere quello
che ho dentro? Non riesco a fare altro che domande ad un me stesso
senza risposte. Vorrei rimanere freddo come è Genzo ma
riesco solo a guardarlo sbalordito, guardare Jun in quello
stato… il tempo si è fermato, ne sono convinto.
Quello che ho davanti è sempre Genzo che è
tornato in sé, quello che vedo in me invece è un
Karl che non riconosco… cos’è tutto
questo?
Non
ho tempo di analizzarmi, lo farò dopo.
Nel
frattempo faccio quel che mi dice Genzo e parto verso
l’ospedale. Sto attento alle sue parole sparate velocissime e
per lo più sconnesse, è arrabbiato furioso coi
medici per via di Jun… perché l’hanno
rovinato… e perché?
-
Cosa stai dicendo? -
Non
controllo più nemmeno me stesso, so di non essere normale,
di non essere più io, ma non me ne importa, devo e voglio
sapere.
Fra
tutto quello che dice catturo solo la frase:
-
Parlo del fatto che Jun soffre di cuore dalle elementari… -
e anche la frase finale: - …veniva chiamato Campione di
Vetro… perché è di vetro… -
Freno
di colpo bloccando la macchina e tutto il traffico, credo che se avessi
fatto un incidente ora non me ne sarei nemmeno reso conto…
cosa diavolo ha detto Genzo? Mi impreca contro, lo guardo mentre dentro
di me spero di non aver sentito queste parole, che sia tutto uno
scherzo, insomma le solite cose che si pensano in queste dannate
situazioni…
-
Jun soffre di cuore... -
So
solo ripeterlo come un automa, come se non fosse mai la voce e il
corpo, come se il vero io fosse scappato lontano per non assistere a
questa scena che non mi piace.
Annuisce
ed è una delle poche volte che sto attento ai gesti di Genzo
come se fossero la cosa più importante.
-
Tu non lo sapevi? -
Sono
come entrato in un altro mondo, il suo, quello di Jun, il lato che mi
attirava… era l’universo che si teneva
dentro… universo buio o chiaro non aveva importanza, sentivo
che aveva un segreto immenso dentro di sé. Con cosa
conviveva? Non solo un ragazzo misterioso mi ha catturato ma la persona
più forte e fragile al tempo stesso che io abbia mai
conosciuto. Lui sarebbe andato avanti finchè non sarebbe
crollato e così è stato... io confronto a lui
sono così piccolo e stupido… non ho capito nulla
della vita, non ho ancora vissuto veramente e mi sono permesso di
trattarlo così…
Genzo
mi scuote dicendo di ripartire che ne parleremo dopo… si ma
dopo di che?
Jun
potrebbe morire ed io rimanere in vita pieno di rimpianti con tutto da
rifare. Fin ora che diavolo ho fatto? Mi tornano alla mente tutte le
volte in cui potevo fare cose che non ho fatto, tutte le
volte in cui lui mi guardava con dentro un sacco di cose che si teneva
dentro e mi chiedeva un muto aiuto, quando mi diceva
duramente di non trattarlo come lo trattavo… tutta una
rivoluzione in me...
Ma
perché doveva accadere a lui ? Io non capisco… io
per la prima volta non capisco e voglio assolutamente
capire… le cose che prima ritenevo importanti ora mi
sembrano così inutili e le cose che non mi sono mai
interessate ora le ritengo così importanti. Io ora dovrei
andare avanti così mentre i ricordi mi mordono un anima che
ho sempre creduto assente, maledizione… una smorfia di
rabbia mentre accelero ad una velocità pericolosa. Dovevo
rendermi conto di avere un anima e un cuore proprio ora? Ora che uno
sta perdendo la sua?
Mi
sono sempre detto che nessuno sarebbe mai stato in grado di buttarmi
giù, che nessuno poteva essere così forte da
battermi, che pochi erano degni del mio interesse ma in
realtà mi rendo conto che è sempre stato tutto il
incontrario. Mi rendo conto che ho bisogno di aiuto anche io per andare
avanti perché ho riconsiderato tutto me stesso e la mia
vita… e mi butterei via.
Ho
dei rimorsi anche verso Jun che combatte per la vita dal suo coma, qua
davanti a me. La notte sta passando ma i medici hanno fatto tutto quel
che potevano fare, hanno detto che si è preso un influenza
pesante, che l’ha trascurata e che la sua malattia e il suo
cuore ne hanno risentito. Ora dipende solo da lui. Per ora sembra in
coma… da quel che ho capito è così la
sua situazione.
Mi
sono fermato io mentre Genzo andava a chiamare chi di dovere e
avvertire. È andato a casa sua a prendere degli abiti di
ricambio poi tornava qui… perché ora che
è qua davanti a me vorrei dirgli tante cose, tutte quelle
che non ho mai sentito il bisogno di dirgli?
Mi
è sempre piaciuta la solitudine e il silenzio ma ora li
odio… non voglio stare solo… non sto
più bene con me stesso e forse non ci sono mai stato, non mi
piaccio, ho fatto tanti errori anche su Jun e non so più
come rimediare. Mi rendo conto di essere umano con emozioni e
sentimenti e disperazione come tutti gli altri, ma ci voleva una
situazione tragica come questa? Ci voleva questo? Io ora che dovrei
fare?
Questo
senso di rimorso è così grande e ingestibile che
mi divora e odio sentire certe cose in me... sentire sentimenti,
sentire dolore, sentire… ma ora non posso farne a meno.
Genzo
arriva presto… non voglio stare così….
io… ho bisogno di te… ho bisogno di te e
basta… senza spiegarti il perché o ammettere
nulla… voglio solo che tu sia qui. Sbrigati ad arrivare.
Come
evocato dai miei pensieri la porta si apre e spunta proprio
lui… Genzo… un senso lontano di sollievo mi
invade, non so perché ma lo sento ben distinto. Torno a
fissare Jun steso nel letto. Finchè la febbre non gli scende
è difficile che si svegli.
-
Arriverà la mamma di Astrid a darci il cambio fra un
po’, Astrid e i genitori di Jun sono in Giappone e
arriveranno domani. Per ora stiamo qua noi. -
Dopo
queste sue parole fredde e serie si siede accanto a me e guarda anche
lui Jun che dorme. Chissà cos’ha lui dentro di
sé…
Per
la prima volta mi interessa veramente. Vorrei anche che Genzo
continuasse a parlare. Non ho mai sentito questo tipo di desideri.
Tutte cose che prima odiavo.
Vede
le mie mani che si stringo in modo convulsivo e finalmente si rende
conto che non sono più io, che sono preoccupato e
preoccupante. Tutto questo non è da me.
-
Sai… se la febbre non scende potrebbe anche
andarsene… -
La
mia voce sembra fredda perché ormai ha imparato solo questa
inclinazione, ma come dice Genzo il mio corpo non ingannerà
mai.
Lui
invece non si vergogna a mostrare i suoi sentimenti, non più.
-
I genitori hanno detto che in passato è già
successo. Lui tende a nascondere quando sta male e nessuno se ne
accorge. Credevo che la madre avesse un infarto anche lei. Invece
Astrid mi ha stupito perché non ha detto nulla,
solo ‘arrivo’, anche se era appena arrivata da suo
padre dopo il lungo viaggio. Io sinceramente non so che
pensare… solo che quando arriveranno i
‘grandi’ tutto andrà a posto, ne sono
convinto. Non so perché… non penso al fatto che
potrebbe morire, non ci ho mai pensato ma non voglio pensarci, non per
scappare ma perché so che lui è più
forte della sua malattia e della morte… morirà
vecchio, Jun. -
Queste
sue convinzioni le adoro. Comincio a sentirlo indispensabile per me,
comincio a capire quanto forti siano i sentimenti che provo per lui e
comincio ad aver bisogno di ammettere ogni mio sentimento fino alla
fine. E subito.
-
Vorrei non averlo mai trattato come ho fatto. Vorrei essere riuscito ad
innamorarmi di lui. Vorrei non averlo mai usato per allontanami da te.
Vorrei non avere questi rimpianti. Ma li ho. E non riesco a fare come
fai tu. -
Forse
è stupito perché non ho mai parlato tanto come
ora o forse lo è per quello che ho detto, perché
veramente non mi sono mai scoperto tanto. Ora sono nudo davanti a lui.
Quello
che fa mi aiuta come non sapevo che potesse succedere, mi solleva un
po’. Senza dire nulla o fare cose particolari si limita a
prendermi la mano e a stringerla. Solo questo.
Ed
io torno a respirare e smetto di pensare.
Solo
lui potrebbe stare con me perché è
l’unico in grado di farmi tornare… e di farmi star
bene…
Lo
ammetto, mi piace. Nonostante la situazione devo dirmelo
perché credo mi faccia bene ammettere ogni mio sentimento
ora che sto così male.
Genzo
ti voglio bene e prima o poi riuscirò anche a dirtelo a
voce, ma non ora, non qua. Per rispetto a Jun non posso farlo qua. Ora
ha bisogno di ogni motivo possibile per tornare qua fra noi.
È
forte. Ora me ne rendo conto e sono sicuro che ce la
farà.”