CAPITOLO 19:
RISVEGLIO

 
“Guardo fuori dalla finestra dalle tende aperte, nonostantefuori  faccia freddo gliela socchiudo. So che a lui piacerebbe sentire il profumo pulito e fresco dell’aria esterna. Mi incanto un attimo a guardare il cielo, nonostante sia ormai sera e ancora pieno inverno, è tutto stellato e privo di nuvole. Immagino la parola giusta sia bello. Non ho mai guardato un cielo notturno, non ho mai fatto veramente attenzione al cielo e ai suoi mutamenti, solo qualche volta in presenza di Jun come succede ora.
La porta si apre e mi volto rimanendo in piedi appoggiato al bancone di questa spoglia e bianca camera d’ospedale. Con la porta aperta si crea un po’ di corrente che fa aprire maggiormente la finestra dietro di me ed entrare un po’ di vento che mi scompiglia i capelli buttandomi le bionde ciocche sul volto. La porta si richiude e il vento cessa, io mi risistemo i capelli e prendo il caffè che mi porge.
- L’allenatore ha detto che domani si devono riprendere gli allenamenti… -
Dice con un tono basso e penetrante, quello che usa nei momenti seri e normali.
- L’allenatore? Jun è ancora qua e in coma mi risulta. -
Il mio tono invece è ovviamente freddo perché non ha imparato altri toni.
- Sai di chi parlo, del secondo allenatore. Ha detto che cinque giorni di sospensione dall’attività sportiva sono anche troppi; benché tutta la squadra abbia fatto storie e non sia nello stato d’animo ideale per allenarsi, ne hanno bisogno. Domani con o senza Jun ci vuole in campo. -
Si interrompe. Discorso logico, freddo, razionale… è come se io e lui siamo scambiati i ruoli; avrebbe da dire ancora una cosa, quella cosa che non è ancora stata detta e che dico io per lui mantenendo freddezza e compostezza. Un po’… ancora un po’ sono quello di sempre… almeno un po’.
- Lo so, Genzo… del resto potrebbe anche stare così per mesi e mesi, no? Potrebbe anche morire in fin dei conti… ma noi dobbiamo andare avanti anche per lui, lui non ci vorrebbe qua al posto di allenarci… e tutte le balle che si dicono in questi casi! -
Sospira stanco, siamo tutto il pomeriggio qua. Facciamo i turni: mattina la madre di Astrid o lei stessa, pomeriggio io o Genzo o entrambi, notte i genitori di Jun. Non deve stare solo.
- Non è solo questo. Jun ha sempre messo al primo posto il calcio e la vita in generale, non vorrebbe che altri rinunciassero per lui a queste cose importanti. Quando si risveglierà e saprà che abbiamo passato così tanto tempo senza scendere in campo ci sgriderà da allenatore, non ci ringrazierà da amico. Andiamo, lo conosci ormai, no? - E devo dire che Genzo sembra sempre un passo avanti a me.
Questo ragazzo è veramente indispensabile per me. Nonostante in questi cinque giorni abbia rivalutato e buttato completamente il Karl conosciuto e la vita che facevo rivelandomi stranissimo, lui è sempre riuscito a capirmi, a parlarmi dicendomi le cose giuste, ad aiutarmi, a darmi quello di cui avevo bisogno.
Fra noi è il più forte, eppure da fuori poteva sembrare il contrario…
Mi ha raccontato in questi gironi, Genzo, quando alle elementari sentiva parlare di Jun come il Campione di  Vetro o Principe del Calcio, mi ha spiegato che da piccolo nessuno sapeva della malattia di Jun, solo il medico, la famiglia, l’allenatore e la manager. Poi mi ha raccontato della  prima loro partita contro la squadra di Jun, la Musashi. Lui non giocava perché era infortunato ma il suo amico Tsubasa l’ha giocata tutta, all’inizio giocava malissimo ed era bloccato, quando è venuto al campo e Genzo l’ha visto così si è arrabbiato tantissimo e la pioggia mostrava lo stato d’animo di tutti. Così fuori di sé gli ha gridato di tutto e si è ricaricato, è riuscito a scuoterlo e poi ha giocato come sempre. Durante quella partita Jun si è sentito male e tutti hanno saputo della sua malattia cardiaca, è venuto fuori che Tsubasa aveva giocato in quel modo perché lo aveva già saputo. Mi ha raccontato ammirato di quello che ha fatto pur avendo male al cuore, come ha diretto, come ha segnato… mi ha raccontato tutto quel che sapeva su Jun. E' stato bello sapere tutte queste cose, è come se in un certo senso io ora lo conosca di più.
Una persona simile è solo da ammirare, rispettare e imitare.
Spero riapra presto gli occhi.
È su queste riflessioni troppo profonde per me che la porta sbatte facendo non poco casino.
Prima di voltarmi so già chi è, la sua voce arriva squillante e accesa.
Come diavolo fa ad essere così anche ora?
Questa si che ha una forza fuori dal comune… non riesco più a capire se posso riconsiderare l’opinione pessima che avevo su di lei oppure se devo peggiorarla!
- Ciao belli, sono venuta a darvi il cambio. Ho convinto i genitori di Jun a stare a casa stanotte e riposare meglio… tanto io sono vispa e arzilla! Suvvia andate anche voi, ora! Avrete fame! -
E' proprio arrivata Astrid!
La squadro coi miei occhi azzurri cercando di farla sentire a disagio. No, non ci si sente… figuriamoci… se ha il coraggio di andare in giro vestita così, che pudore vuoi che abbia?
I capelli sono mezzi bagnati, significa che esce dalla doccia. Sono più lisci appunto perché sono ancora un po’ bagnati. Li tiene sciolti lungo la schiena. Soliti piercing e tatuaggi in mostra. Indossa il suo immancabile cappotto lungo e nero, se lo toglie rivelando un largo maglione corto nero dal quale spunta sotto un'altra maglia sottile più stretta, bianca, la stessa che le copre le mani. Mani che reggono uno stereo piccolo portatile. Che ha in mente quella? Ovviamente il colpo di grazia sono i suoi jeans a cavallo basso e larghi, tutti scoloriti dai mille strappi lungo le gambe.
Butta il cappotto su una sedia, posa lo stereo in un mobile, attacca la spina e tira fuori da uno zainetto alcuni Cd, ne sceglie qualcuno e dopo aver decretato il vincitore si gira verso di noi e sgarbata come suo solito fa:
- Bè? Siete ancora qua, voi? -
- Ma i medici hanno detto che puoi? -
- Non gli ho mica chiesta hai medici… ma non metto la musica a tutto volume, ho portato questo stereo perché è piccolo ed ha il lettore CD con la spina per gli auricolari, così la possiamo sentire solo noi. La musica gli farà bene, ne sono certa! -
E' felice e convinta!
Non vorrei smontarla ma tanto so che è impossibile:
- La TUA musica? -
Lei sorride in modo preoccupante, poi mette il CD dietro la schiena e dice:
 - Ma nooooooooo! Suvvia so che non è il caso, dai, per chi mi prendi? -
- Per te! -
Stampando un grosso bacio sulla guancia a Genzo e un morso a me, sempre sulla guancia, (mi ama proprio) ci spinge fuori ordinandoci di andare a casa e lasciarli soli. E qua mi preoccuperei!
Tuttavia se c’è uno sulla faccia della terra che potrebbe riportare in vita qualcuno è proprio Astrid…a forza di gridi, insulti, calci...
Mi arrendo e mi avvio scuotendo la testa verso l’uscita accanto a Genzo!”

“Finalmente sola!
Ora mi occuperò come si deve di Jun.
- Ciao, Jun, come stai? Ehi, ma non sei ancora stufo di dormire? Certo, parlo io che dormirei dalla mattina alla sera… dai su, apri gli occhietti tuoi belli, hanno un colore così carino, rosso autunnale… eh eh… bè, in realtà sarebbero castano autunnale ma io preferisco dire rosso, suona meglio! -
Mentre gli parlo come faccio sempre, allegra e tranquilla, traffico col lettore Cd che posiziono più vicino, tiro fuori gli auricolari e li inserisco, non metto forte, così possiamo parlare... giusto uno sfondo. Gliene metto uno nell'orecchio così mi sente.
- Senti un po’ che ti ho portato oggi… -
Guardo il numero della canzone e la faccio andare.
- Traccia Numero 4, Nessun Dorma. Lo so che è la tua preferita, la metto su finchè non ti stufi di sentirla. Lo dice anche il titolo… ’Nessun Dorma’… nessuno deve dormire. Nemmeno tu! -
Avvicino la sedia al bordo del letto, mi siedo e appoggio i gomiti al materasso mettendo il volto fra le mani.
- Veglio io stanotte, ma tu svegliati così facciamo un po’ di festa! -
Accidenti, non è proprio da me ascoltare lirica, sarà pure bella sta canzone ma mi fa addormentare. Così non va bene… sono presa e coinvolta da lui fino a questo punto, non va proprio bene! Ma del resto non posso certo fare altro, no?
Sono proprio la solita stupida eccentrica, la cui unica attività è essere costantemente convinta che Jun si sveglierà solo perché sono io a comandarglielo.
Cavoli, gli ho voluto bene da subito, non ce la faccio a vederlo passivamente disteso in un letto bianco d’ospedale, in una camera così spoglia e ordinata. Sembra un altro. Raramente mi piacciono a primo impatto le persone che incontro, ma con lui è stato così, io do retta solo al mio istinto piuttosto selvatico, per questo ho problemi con molti e faccio spesso risse, ma non me ne frego, sono circondata da poca gente ma bella con cui ci sto bene.
E lui è stato uno di questi esempi.
Non potrò mai fare a meno di lui, mi ispira dolcezza, tenerezza, simpatia, serenità… tutti quei sentimenti che io non riesco certo a trasmettere.
Non è perfetto e proprio perché ho trovato i suoi difetti lo adoro. Guai a chi lo tocca!
Il mio Principe.
Devi aprire gli occhi per sentirmi chiamarti ancora una volta ‘Principe’, devi aprirli per sentire ancora il mio sfacciato abbraccio e la mia voce squillante gridare insulti a chiunque mi guardi e invece ricoprire te di baci perché sei tu a guardarmi!
Devi aprirli perché sono io a chiederlo, perché voglio sentirti commentare questa canzone con quello sguardo immerso. Perché devi guardare come riesco a conciarmi ogni giorno che passa, perché devo stupirti ancora di più, perché il mondo è ancora così bello e abitabile, secondo te. Perché non hai ancora salutato i tuoi amici Giapponesi, non li hai ancora diretti in campo con la Nazionale. Perché non posso certo dire a loro che non riapri più gli occhi. Perché devo dirti tante cose, perché devi sostenermi e fermarmi quando parto in quarta ad insultare tutti, perché ti devo fare da guardia del corpo, perché devo tradurti ancora vocaboli e frasi che non conosci bene, perché ora la tua nuova squadra ha  cominciato a volerti bene e tu sei indispensabile per loro.
Principe, devi aprire gli occhi perché lo voglio.
- Apri gli occhi per me, Jun… -
Perché non sono forte come sembro sempre. Perché sei tu il più forte fra noi due, perché non è giusto che uno comete non li riapra più. Il cielo vuole ancora essere guardato da te mentre calpesti il terreno coi piedi.
L’autunno vuole ancora confondere i suoi colori caldi rossicci col colore dei tuoi capelli e dei tuoi occhi.
L’inverno vuole ancora raffreddare la tua pelle e fare a gara con il suo biancore.
La primavera vuole ancora farti scoprire nuove meraviglie per vedere il tuo sorriso unico e sincero.
L’estate vuole ancora provare ad abbronzare la tua pelle che l’inverno rende bianca… vuole farlo sapendo che non ci riuscirà mai.
Il vento vuole ancora accarezzarti e scompigliarti i capelli lunghi.
Il sole vuole ancora illuminarti l’anima dove tieni chiuso il tuo segreto con gelosia e severità.
Le stelle vogliono ancora essere scoperte e nominate dalla tua voce sfumata.
L’acqua vuole ancora bagnarti per renderti terribilmente irresistibile.
Il fuoco vuole ancora scaldarti quando stai male.
I tuoi amici vogliono ancora parlare con te e stare anche solo accanto a te per sentirsi importanti.
La gente vuole ancora vederti e credere di avere un vero Principe accanto.
Il mondo vuole ancora averti vivo fra noi.
Io voglio ancora avere il tuo sorriso, il tuo sguardo, le tue mani per me e voglio farti sapere che sei già diventato così indispensabile per me.

La lirica non fa proprio per me… credo di starmi per addormentare. Non voglio, avevo promesso di stare sveglia per dare il buon esempio a Jun… volevo… bè… intanto svegliati, poi ti dico che voglio!”

“ E così è questo che c’è dentro di me.
Solo del buio.
Non avrei mai immaginato di rendermene conto una volta di più.
E così eccomi qua, di nuovo in questo posto silenzioso dove non si sente e non si vede nulla.
Che cosa interessante, ormai conosco a memoria questo posto, lo conosco a memoria perché l’ho visitato anche altre volte ma non è riuscito a prendermi veramente.
Alla fine sono sempre io che decido quando è ora e quando no.
Vediamo… ora perché voglio risvegliarmi e tornare in vita?
Perché non mi piace  il buio e amo la luce, il sole, il cielo. Voglio rivedere le stagioni perché mi piacciono. Quindi decisamente il buio non mi piace, ecco un motivo per andarmene da qui.
Ma non ci sono solo questi.
Non so da quanto tempo io sia qua, il concetto del tempo non esiste, ne siamo fuori.
Una persona in questi momenti, è banale dirlo, ma si aggrappa alle cose che gli piacciono e alle cose belle della sua vita.
Nella mia vita ci sono state tante cose belle ma anche brutte. Cose che ho ingoiato senza protestare perché non sono tipo da fare troppo casino, odio le liti, il caos, la confusione ma questo non toglie che ho dovuto affrontare prove dure che tuttora sto affrontando. Sono un tipo  contradditorio dall’apparenza buono, bravo e gentile, il classico ragazzo perfetto, però in realtà sono egoista, superbo, egocentrico, oscuro per il segreto che mi porto dentro e il lato negativo che mi divora. Sono capriccioso e viziato, sono solo uno stupido che per la prima volta è andato ad innamorarsi di un ragazzo, che a sua volta l’ha usato per dimenticare qualcun altro. Sono stupido ma allo stesso tempo non lo sono e dentro di me sono pieno di difetti eppure mi limito ad essere un tipo deciso e sicuro di sé che mette sui nervi a molta gente, ad essere amato da altri e a non mostrare mai chi sono veramente.
Per quale motivo oltre alla vita dovrei risvegliarmi, questa volta?
Per Karl che ha preso la sua decisione?
Per Genzo che si è allontanato da un po’ tutti?
Per il calcio che non posso più praticare?
Da lontano una musica e un suono… il suono di una voce familiare. Da qui si sente. Certe volte si sente ciò che avviene fuori.
Voglio volare ancora finchè sento.
Non so che musica sia ma so che mi piaceva, sono convinto che prima mi piaceva.
Ne sono certo.
Come anche questa voce mi mette allegria anche se non riesco a sentire com’è.
Volando sono arrivato a ripercorrere momenti ultimi della mia vita che mi sono piaciuti, dove sono stato bene.
L’incontro con una ragazza strana.
L’incontro con altri ragazzi, una festa, gente, allenamenti… momenti in cui dovevo essere felice. Anche se a dire il vero non li ricordo. Sono veramente miei?
Quella ragazza mi trasmette simpatia. Anche quel ragazzo biondo mi piace ma non voglio avere nulla a che fare con lui.
Assolutamente.
Non so perché ma preferisco di no.
Mi avvicino istintivamente a quella ragazza, la vedo ballare mentre la voce da fuori mi viene sempre più chiara ed ecco che l’associo a lei. Finalmente ricordo, ora si, la ragazza e la voce sono la stessa persona. Non so il suo nome ma so che avevo cose da dirle, sono sicuro di avere ancora molte persone da salutare. In fin dei conti mi piace ancora vivere anche se so che ho passato brutti momenti. Pian piano ogni ricordo mi torna fino a quelli delle elementari e al mio calcio, non posso più giocarci ma posso sempre condurlo.
Non voglio smettere di vederlo, di vedere il mondo, le persone, gli amici, lei.
Chissà chi sono queste persone. Voglio risvegliarmi almeno per ricordarmi di tutti… è brutto non ricordare.
Ora, cuore mio, non ti obbedirò nuovamente, non odiarmi troppo, ma sarò ancora testardo, farò ancora di testa mia.
Sono solo un viziato cronico egoista che vuole vivere, non prendertela ma dormire non mi è mai piaciuto, lo sai!
È così che apro gli occhi e la luce mi investe accecandomi… una lue che quando metto a fuoco capisco essere solo tenue e fioca, viene dalla porta e la stanza è buia. Si, sono in una stanza e realizzo che è notte.
Presto mi impadronisco di ogni mio pensiero e ragionamento. Lento, molto lento, riacquisto ogni mia capacità intellettiva e corporea. Muovo le mani e la testa, i piedi e un po’ il busto. Respiro a pieno, l’aria è fresca… entrerà da qualche finestra aperta. Credo proprio sia notte. C’è un silenzio così rumoroso. Questo è il silenzio che adoro. La musica che sentivo si ferma proprio in questo momento e realizzo anche che veniva da un auricolare che avevo all'orecchio. Finalmente ricordo che era la mia canzone preferita, la canzone più bella e dolorosa per i ricordi che mi porta.
Ogni ricordo può essere doloroso o felice ma sono sempre ricordi che formano una persona, ricordi personali che non vanno scordati.
Ora sono sereno perché ho riacquistato tutto quello che avevo perduto.
Orami questa sensazione mi è familiare, non è la prima volta che mi succede di star male, svenire o finire in coma per breve tempo; poi mi sono sempre svegliato perché sono io a comandare me stesso e a decidere che fare… il mio destino non è deciso come il mio cuore vuole farmi credere.
Abbasso gli occhi e li poso in basso, sul materasso e sulla persona che dorme, so già chi è. Ricordo la sua voce e so che solo lei potrebbe portare la mia musica preferita. La penombra non mi impedisce di vederla, è appoggiata sul letto con la testa sulle braccia incrociate,  tutta curva che dorme. Si è addormentata parlandomi.
I suoi capelli… mi mancavano. Sono quelli la prima cosa che tocco, non vorrei svegliarla e cerco di fare piano, ma probabilmente avrà un campanellino d’allarme appena la toccherò.
Immergo lieve le dita fra i capelli umidi e profumati, giocherello un po’ con le sue buffe ciocche colorate mentre mi metto più comodo su un fianco con la testa appoggiata sulla mano e il braccio sul gomito. Dopo un paio di minuti così lei apre gli occhi, sapevo che si sarebbe svegliata anche lei ora. È piena di sonno e del tutto nel mondo dei sogni, mi fa sorridere il suo volto ancora addormentato con gli occhi socchiusi. Suo malgrado fa anche lei un largo sorriso radioso, come se se lo aspettasse, poi mi abbraccia subito facendo piano e nell’azione si distende nel letto accanto a me, anche lei su un fianco per stare più comoda.
- Sapevo che ti saresti svegliato! -
Mi schiocca un bacio sulla guancia e si accomoda col capo sul mio petto circondandomi con le braccia. Io poso le mie introno alla sua schiena e prima di lasciarla riposare ancora un po’ glielo chiedo:
- Cos’è che dovevi dirmi? -
Lei trattiene il respiro poi con fare perennemente infantile risponde assonnata:
- Te lo dico un'altra volta, va'! -
Un ultimo sorriso per poi lasciarla riaddormentarsi, mi riporta nuovamente nel suo sonno ma questa volta serenamente e spontaneamente, un sonno tranquillo e voluto.
Domani mattina la vita riprenderà, per ora sto ancora così a cullarmi con lei.”