CAPITOLO 20:
ED INFINE…

 “E' la vita che scorre…è questo il punto. La risposta è la vita che implacabile non riuscirà mai a fermarsi, per questo non si morirà nemmeno dopo la morte, uno rimarrà vivo per sempre finchè si sentirà tale, finchè lascerà che la vita fluisca in lui, finchè non crolla la sua anima e non il suo corpo. E' esattamente questa la sensazione che ho ora, in questo momento preciso, perfetto ed unico. Alla fine non ho dormito come avrei voluto, ma mi sono cullato con lei che mi abbracciava teneramente come una bambina piccola fa col suo orsacchiotto; credo di essere questo per lei, un orsacchiotto… e la cosa mi fa sorridere. E' troppo dolce e se sapesse che la considero dolce si arrabbierebbe tantissimo, lei lo odia perché dice di non essere capace di dolcezza.
Anche se non ho dormito ma pensato a molte cose sto bene ugualmente, sono stato immobile con gli occhi chiusi ad ascoltare il suo respiro.
Tutti pensieri che tirano parole mute mai dette che mai dovranno essere pronunciate, perché parole esatte per esprimere tale grandezza non esistono.
È tutto così giusto, così doveva essere, ogni ricordo doloroso e felice mi è tornato alla mente e l’ho rivissuto col pensiero.
Sto bene, per la prima volta ho la certezza di stare bene, non voglio aprire gli occhi, non ancora.
Me ne starò ancora un po’ qua così io e lei e basta.
Il sole dell’alba entra e pian piano la mattina ingrana la sua marcia facendo entrare luce al posto del buio notturno.
Finalmente luce.”

“Apro lentamente la porta della sua camera, sicuramente dormiranno entrambi. Stamattina ci sono gli allenamenti, ripartono di nuovo e sia io che Genzo ci siamo messi d’accordo di passare per l’ospedale prima di andare. È ancora presto. Metto la testa dentro, se veramente dormono non ha senso portare il caffè ad Astrid.
Però mi fermo alla scena che vedo sentendo poi Genzo dietro di me che mi spinge per vedere. Pur non volendo siamo entrati entrambi.
Stiamo fermi a guardarli senza sorridere o fare cose strane… dormono semi abbracciati e perfino io che di solito non noto ste cose li trovo… come definirli?
- Uh, che carini! -
Ecco, era quella la parola… Genzo lo dice per me che come al solito non si fa problemi a dire quel che pensa. Sempre ammesso che pensi.
Mi scappa un sorriso quando realizzo che alla fine siamo tornati anche noi due come prima, anzi il nostro rapporto è migliorato; ora tutti possiamo tornare a respirare.
- Sapevo che lei ci sarebbe riuscita prima o poi… credo che non se ne sia nemmeno resa conto. -
E' sempre Genzo a parlare mentre io non mi azzardo, ritengo il momento troppo delicato per rovinarlo con le parole ma evidentemente lui non ha la sensibilità di capirlo. Cerco di ignorarlo anche se a rifletterci bene anche io ieri l’avevo pensato…abbiamo tutti un alta considerazione di Astrid, eh?
- Che facciamo, li svegliamo? Magari Jun sta scomodo, insomma… si sveglia dal coma e deve pure sorbirsi quel ghiro? -
E basta parlare! Istintivamente ed esasperato gli tappo la bocca per farlo tacere... ma quanto chiacchera? Dovrebbero vederlo tutti quelli che lo reputano il tenebroso musone e silenzioso !
- Sssst! -
Lui mi fissa spalancando gli occhi… forse che non è da me una cosa simile? Bè, ha ragione ma insomma continuava a parlare.
Gli faccio cenno di andarcene così lui dopo aver posato il bicchiere di caffè sul comodino per lei esce seguendomi.
Finalmente la vita torna a scorrere come e meglio di prima per tutti. Veramente per tutti!”

“ Ciò che mi sorprende non è tanto vedere che quello di cui ero sicuro si è avverato, ovvero che Jun si è svegliato, ma vedere Karl che cambia giorno dopo giorno. Certo, la parvenza di ragazzo freddo e staccato ce l’ha sempre, quella non gli andrà mai via anche perché quelle sono le uniche espressioni e toni di voce che ha imparato, come le pose… sempre quelle…
Mi fa sorridere questo contrasto, non so se lui se ne renda conto o meno di questo suo cambiamento interno, lo capiscono solo coloro che lo conoscono bene come me, ma è così interessante ora… e già prima lo era… è terribilmente affascinante. Voglio vedere se lo provoco un po’ che farebbe.
Alla fine dopo quella volta prima che Jun avesse l'attacco di cuore non ci siamo più parlati e chiariti, eppure è come se l’avessimo fatto, se ci fossimo chiariti e tutto fosse tornato a posto. Non me lo spiego ma credo sia dovuto a Jun che ha forzato involontariamente il cambiamento di Karl e il conseguente rinsavimento.
 
Siamo usciti dall’ospedale e ci avviamo al campo per riprendere gli allenamenti interrotti cinque giorni fa.
Finalmente siamo tornati a girare insieme, o con la mia moto o con la sua macchina. E' questa la vera certezza che mi fa capire che è tutto tornato come e meglio di prima, ma non è ancora finito del tutto, le cose non sono finite. Per concludere veramente questo capitolo ci sono ancora delle parole ed un discorso da dire e fare e lui che mi affianca lo sa benissimo. Non mi scapperà mai. Dovessi inseguirlo e tormentarlo fino alla fine dei suoi giorni mi dirà quello che deve dirmi. Su di lui non mi sono mai sbagliato.
Sarà così anche questa volta.
Lo so punto e basta. E' anche vero però che verrà tutto da sé, anche se una piccola forzatina ci sta eccome!


Sono passati circa altri 4 o 5 giorni da quando Jun si è svegliato e i medici hanno detto che se voleva poteva andare a casa ma non uscire assolutamente e stare a riposo completo. Ovviamente lui ci è andato.
È per questo che ora sono qua, sono venuto a trovarlo. I soliti allenamenti sono finiti e prima di andarmene a casa mia sono passato da lui, Astrid non è venuta, è rimasta a ‘vegliare’ su Jun… povero, mi immagino come non lo abbia mollato un secondo. Altro che tata… quella è un tormento!
Sorrido fra me e me immaginandomela mentre gli gira intorno entrando ed uscendo dalla sua stanza con una cosa sempre in mano da proporgli.
È proprio adatta a lui, si fanno bene a vicenda, lasciando perdere il fatto che con Karl non vedo nessuno oltre me. Bè, onestamente parlando per uno come Jun solo una come Astrid ci vedo vicino, e viceversa per una come lei solo Jun potrebbe starci accanto, eppure non credo che siano andati più in là del rapporto fratello sorella che hanno apparentemente. Jun è ancora scottato da Karl e  nonostante nessuno stia ancora con nessuno gli occorre ancora tempo per superare il tutto, sarebbe peggio se sapesse che presto, secondo i miei piani, io e Karl ci metteremo insieme, ma prima o poi lo saprà… saprà che ha definitivamente perso Karl come amore e dovrà accontentarsi di lui come amico.
Ad ogni modo Jun è importante per noi, lo è stato e lo sarà sempre, una persona decisiva per lo svolgersi delle cose e le decisioni da prendere, anche inconsciamente. Con una durezza impensabili ci ha schiaffato in faccia i nostri sentimenti, anzi ci ha costretto a vederli e ad ammetterli. È proprio questo il punto! Ci ha costretto ad ammetterli!
Suono il campanello e subito sento dei passi per nulla felpati precipitarsi giù dalle scale, poi un tonfo sordo una volta arrivata sul pianerottolo, silenzio… deve essere caduta... infine altri passi sempre di corsa, la porta si apre e una valanga mi investe saltandomi addosso… ma Diavolo!
Possibile che faccia sempre così quella? E sono io! Pensa che fa con Jun che lo adora apertamente! Invidio un po’ Karl se non altro perché lei non lo sopporta e quindi invece di abbracciarlo lo pesta!
La prendo per i fianchi cercando di allontanarla prima di cadere, barcollo pericolosamente e con fatica faccio ironico :
- E se invece ero Karl? -
Si ferma mi guarda poi torna a stritolarmi urlando:
- Ma sei Genzo! -
- Ma và! Davvero? Che bello! -
Sempre più ironico. Poi da  dietro arriva la voce di sua mamma che le grida poco gentile:
- Ehi cretina lascialo non è venuto qua mica per te! -
Un ringhio da parte di Astrid che si decide a lasciarmi per ricorrere su per le scale. Ha la tenuta da casa, una tenuta che fa ridere come ogni cosa di lei: una salopette che cade strascicando anche le bretelle, si vedono tute le mutande e ogni passo che fa deve tenerla su con le mani, poi una camiciona a quadri neri e grigi e infine una bandana in testa. Fa proprio ridere:
- JUUUUUUN! È ARRIVATO IL VERO BELLO! -
Il vero bello? E quello finto chi è?
Mi fa strada nei corridoi e mi conduce in camera di Jun dove vi trovo già Karl…  ecco perché è uscito prima oggi… oh, allora il finto bello era lui! Ma non dirmi che gli è saltata addosso anche a lui credendo che fossi io!
Mi sa…
Vedo Jun seduto nel letto sempre comunque pettinato nonostante il viso ancora pallido e le occhiaie, la febbre gli è passata ma è ancora convalescente e debole. Fa sempre impressione, anche se mai come quando ha avuto l’infarto… e dire che un ragazzo così giovane ha un infarto è quello che fa l’impressione peggiore su tutta la situazione intera.
Mi sorride debolmente a gli indica di sedersi alla solita sedia accanto a Karl.
- Si, ma state poco che lui ha già cenato e non ha ancora dormito, è tutto il pomeriggio che gli dico di dormire e non dorme, quindi salutatelo poi sciò! -
Astrid col suo solito tono di comando impartisce ordini senza peli sulla lingua per poi andarsene dalla stanza una volta chiamata da quella santa di sua madre.
Entrambi noi tre sospiriamo nel medesimo istante, poi ci guardiamo e scuotiamo il capo come a dire che non cambierà mai!
- Ma l’ha fatto anche con te? - chiedo incuriosito a Karl riferendomi all’abbraccio con salto. Lui mi guarda e lasciando che i suoi occhi diventino ghiaccio mi racconta la scena rivelando una loquacità da ammirare per lui:
- Taci! Ho suonato e ho sentito subito un casino bestiale, poi ecco, appena aperta la porta mi si è buttata addosso abbracciandomi. Appena ha realizzato che ero io e non tu ha cominciato a prendermi a calci e morsi… è peggio di una bestia e il bello è che è lei stessa a chiamarsi così!
Bah... finchè le sta bene...
È ingestibile! -
Jun ride di gusto immaginandosi la scena, poi prendendo più colore ribatte tranquillo:
- No, non è che è ingestibile, bisogna saperla prendere… -  finisce per lui Karl schietto:
- Si per i capelli! -
Effettivamente non ha tutti i torti, ma è così divertente!
Dopo aver parlato per un bel po’ io e Karl ci inoltriamo in una delle solite discussioni stupide che ci caratterizzavano prima che scoppiasse tutto il casino fra noi tre.
È qua che al momento di chiedere il parere di Jun sulla questione, lo troviamo bello e addormentato e ci fermiamo dall’insultarci (o meglio io insulto, Karl ribatte freddamente composto) per guardarlo nel sonno.
Non è la prima volta che capita di guardarlo dormire ma l’ultima è stata la terribile… dopo quella volta è come se ci fosse il tabù sul suo sonno, come se potesse tutto tornare indietro e lui di nuovo in coma in ospedale. Cazzo… uno non si rende conto della fragilità del corpo umano finchè non assiste in diretta al suo crollo.
Sono stati momenti da non rivivere per nulla al mondo. Credo lui sarebbe riuscito a trovare il lato positivo anche in quel momento, ma io proprio non ci riesco… non perché sia l’eterno negativo pessimista. Anche ma non solo. Io almeno nelle partite sono ottimista oltre ogni dire. Il fatto è che non riusciamo più a ripensare a quei momenti terribili.
- Sai Karl… mi sembra così strano rivederlo ora davanti a noi a dormire… è come se cancellasse il suo risveglio di quella mattina. E' come se ogni cosa bella poi fosse svanita e noi fossimo ancora a quel momento impensabile in ospedale con lui in come che… -
- Smettila! Non eri tu quello che era convinto che sarebbe successo tutto quello che poi è successo? Ovvero che si svegliasse proprio con Astrid? -
Mi interrompe severo. Non vuole sentire certi discorsi.
- Bè, volendo si può riprendere il discorso da dove l’avevamo interrotto quello stesso giorno… - Con un pizzico di malizia mi dico che in fin dei conti è meglio non ripensare all’orrore di quei momenti. L’abbiamo fatto abbastanza stando fermi ad aspettare per rispetto, ma ora è tutto così inevitabile. È tutto così… cioè, non so come spiegarlo. Ora è arrivato il momento di dire basta e sbloccarsi, abbiamo aspettato e riflettuto abbastanza. Ora è arrivato QUEL momento.
Adesso ci si deve sbloccare, no?
- Di preciso? -
Fa finta di non ricordare e sembra serio, è questo che odio e adoro allo stesso tempo di lui.
Abbiamo la sedia vicina e la stanza cade in un silenzio quasi universale ma non pesante.
È un silenzio piacevole.
Ascoltare quel che vorrebbe dire ma che non avrà mai coraggio di dire è bellissimo.
- Non pensi di dovermi tu una risposta? -
Lui non risponde ma pensa a sua volta. Pensa e vorrei saper leggergli nel pensiero. Ma ultimamente ho notato una cosa importante: che lui non è più distante e impenetrabile. Prima lui leggeva dentro tutti ma nessuno leggeva dentro lui, ora non è più così. Ora Jun è così ma lui lo fa per difendersi, per proteggere il suo segreto, il uo cuore, ma Karl lo faceva solo per paura.
Ora non credo abbia più paura di scoprirsi umano anche perché io custodirò il suo, di segreto, gelosissimo. Nel vero senso del termine. Sarò forse megalomane ma non può farne a meno di me!
Non tolgo più i miei occhi dai suoi. I mie neri e penetranti dal taglio a mandorla e i suoi non più di ghiaccio ma limpidi come l’acqua dal taglio occidentale ma affilati comunque. Mi piacciono sempre più. Non toglie lo sguardo, lo regge perché non lo teme più. Non ne ha paura, non ha nulla da nascondere ed ora deve scoprirsi definitivamente.
- Sai cosa c’è? C’è che sono così cambiato in questi ultimi giorni da non saper più riconoscermi e prendermi. Un po’ questo non mi piace ma dall’altro lato mi piace, invece, perché… perché ho scoperto che dire questa parola non è poi così male come pensavo. E perché in compenso così tu mi capisci e sai come prendermi... e anche se non sono io a comprendermi almeno lo fai tu per me. Così va bene lo stesso. -
Faccio un po’ fatica a non stupirmi apertamente di tutto quello che ha detto… ovviamente non è che l’ha detto così velocemente, è stato piuttosto lento con le sue pause. Effettivamente la fatica l’ha fatta ma direi che ne è valsa la pena. E' un momento perfetto… io lo adoro.
Così alla fine… alla fine ti sei deciso a dirlo. Però voglio sentirlo meglio… avanti… dillo per bene.
Non mi muovo e attendo la fine.
- Ed infine? - mormoro avvicinandomi maggiormente a lui e al suo viso dai lineamenti duri. Lui risponde sussurrandolo impercettibilmente avvicinandosi a sua volta a me:
- …ed infine ti voglio bene anche io. -
Solo questo.
Semplice, chiaro, diretto, pulito senza troppi fronzoli, espressioni strane, sforzi o atteggiamenti. Capito, accettato e ammesso… cazzo, Karl, se sei cambiato!
Non me lo immaginavo detto da te, ma ora pensandoci questo è perfetto, in nessun altro modo potevi dirmelo!
Nessuno dei due prende l’iniziativa per primo, la prendiamo insieme e ci limitiamo ad un bacio semplice come la sua parola.
Ed infine è successo.
Finalmente ti sei arreso e ‘snudato’ davanti a me.”