TERZA
PARTE
- TILL I
COLLASPE -
CAPITOLO
22:
RITIRO
“Guardo
l’orologio. Le 7.30. Io sono puntuale sull’ora di
uscita che ci eravamo accordati. Come al solito quella che non
è puntuale è lei. Ok che è presto, ma
il pulmino con la squadra parte alle 8.00, dovremo arrivare un
po’ prima, no? Sono l’ allenatore, accidenti a
lei…ma perché abbiamo chiesto proprio ad Astrid
di aiutarci al ritiro? Come se non ci fossero abbastanza soldi per
prendere qualcun altro. Ma chi ha deciso che doveva diventare uno dei
tecnici? In Giappone le chiameremmo manager, ma qua non si usa, si
usano appunto i tecnici. E lei è stata la prima scelta e
solo perché doveva farmi da interprete che ormai non mi
serve più…
Ok,
ci sono tante cose che non capisco ma credo sia più semplice
di quanto sembra: una volta che faparte della squadra non vuole
più andarsene. Non è che mi dà
fastidio lei in sé, mi dà fastidio il fatto che
debba sempre essere cronicamente in ritardo. Se fra 5 minuti esatti non
è qua giuro che vado senza di lei.
Mi
guardo di sfuggita un'ultima volta allo specchio per accertarmi di aver
preso tutto. I miei capelli li ho spuntati un po’
l’altro giorno ma è sempre il solito taglio un
po’ più adulto; devo cercare di sembrare un
allenatore anche se invece sembro un giocatore. Pettinati
così all’indietro con qualche ciuffo che sfugge ho
un aria più matura. Va bene così.
Indosso
un completo firmato sportivo ma allo stesso tempo elegante, anche se
non mi piace fare attenzione a ciò che metto; il fatto
è che arriva quel giornalista ad intervistare e
l’ultima cosa che ci mancano sono le chiacchere e i
pettegolezzi. Mah, ad ogni modo so di aver portato e preparato tutto.
Sono tranquillo e sicuro.
L’unica
cosa di cui non sono affatto sicuro è Astrid.
Io
non amo dire le parolacce, ma dove cavolo è Astrid?
Guardo
ancora l’orologio con un pizzico di pazienza in meno: le
07.37.
È
tardissimo, deve ancora scendere e fare colazione, quella sta
trent’anni a mangiare la mattina perché
è un bradipo di natura. Non ce la faremo mai!
Mi
dirigo su per le scale facendo i gradini due a due e con passo veloce
vado in camera sua, busso e il silenzio più totale mi
accoglie. Non dirmi che dorme ancora… no, non è
possibile… ma dove vuoi che sia?
Apro
la porta e nel buio distinguo la sagoma stesa nel letto, non ci
credo… DORME ANCORA!
Controllo,
Jun, autocontrollo e sangue freddo; in fondo sei solo in ritardo sulla
previsione di arrivo, invece di arrivare prima degli altri arriverai
dopo, è normale che un allenatore arrivi tardi il giorno
della partenza del ritiro, normalissimo. Per di più
l’accoglienza del giornalista andrà a farsi
benedire. Le mani per la prima volta mi prudono, vorrei prenderla a
sberle ma il controllo e la compostezza hanno il sopravvento.
Mi
avvicino al suo letto, mi chino su di lei e noto che ronfa beata. La
sua sveglia ha suonato ma lei l’ha chiusa ed è
tornata a dormire, sicuramente è andata così. Il
suo volto dai lineamenti distesi sembra così angelico e
femminile in questo momento, certo starà facendo un bel
sogno senza pensieri… e quando mai questa ha pensieri per la
testa?
Qualcosa
si muove dentro di me, qualcosa di violento. Tutti… tutti i
miei piani sono andati a farsi benedire, tutti…
No,
ma io sono tranquillo, sono autocontrollato… sono calmo,
calmissimo…
-
ASTRID, SVEGLIATI! MA HAI IDEA DI CHE ORE SONO? DI DOVE DOBBIAMO
ANDARE? COSA DOBBIAMO FARE? CHE GIORNO E'? DOVE TI TROVI? -
Apre
di soprassalto gli occhi iniettati di sangue e mi guarda smarrita e
spaventata, non capisce ancora nulla; ma come può essere
così tonta?
E
certo, io sono calmo… sono di nuovo calmo…
sono…
-
EHI, SEI ALMENO SU QUESTO MONDO? -
Non
oso immaginare com’è il mio volto.
E
con questo è andato tutto definitivamente a quel
paese!”
“Questo
si chiama un risveglio traumatico… non tanto per le urla e
le mille domande di cui non ho capito nulla, ma per il fatto che Jun
è incazzato nero e ha gridato!
Credo
che il mondo vada al contrario. Quando vede che da sola non ci arrivo
al motivo di tutto questo mi illumina con voce controllata:
-
Oggi inizia il ritiro! -
-
Ommerda! -
Impreco
a denti stretti con voce roca anche per lui (e non so come abbia fatto
a trattenersi dal dire un bel 'merda'!). Sono piena di sonno ma mi alzo
in piedi sul letto con uno scatto che fa volare le coperte addosso a
Jun, peccato che sono ancora addormentata e il mio corpo cede al salto
improvviso facendomi cadere sempre addosso a lui. Cadiamo a terra con
un tonfo sordo, io non mi faccio male ma lui credo di si, sono
totalmente sopra di lui. Gli tolgo le lenzuola dalla faccia e lo vedo.
Il suo viso è di pietra e vorrebbe mangiarmi dalla rabbia.
È tutto spettinato ora e il mio dolce peso gli ha sgualcito
tutto il vestito. Aiuto… aiuto aiuto… i suoi
occhi ricordano tanto quelli di Karl in questo momento. Mi alzo in
fretta, gli tolgo con dovizia la coperta e lo aiuto ad alzarsi. Lo
guardo, ha un pessimo aspetto e un aura maligna gli gira intorno.
Oddio, sono una frana, mi odierà, penserà che
sono un mostro perché gli ho fatto saltare tutti i suoi
piani… ma perché si ostina a farsi dei piani in
mia compagnia?
Tossisco
di imbarazzo e mi volto per non subire oltre la sua ira. Vado ad aprire
la finestra facendo entrare la luce e mi rivolto… no,
così lo vedo meglio, è peggio, allora torno a
chiuderla. Poi guardo me stessa: altro che lui, sono io ad avere un
aspetto pietoso!
Dovremmo
essere già là, cazzo!
Svelta
come una pulce mi tolgo il mio pigiama che consiste in una mega
maglietta rovinata, ignorando Jun. Tanto è arrabbiato e non
mi vede! Butto a terra l’indumento ficcandomi nei meandri del
mio armadio, trovo dei vestiti indossabili, almeno spero, e li metto,
poi corro in bagno a fare i miei bisognini, mi lavo i denti e i
capelli… bè, li guardo e basta, li lascio
lì, sono troppo ingrovigliati per poterci fare qualsiasi
cosa. Al diavolo pure quelli. Quando torno in camera lo vedo ancora
là indeciso forse sul modo migliore per ammazzarmi. Credo
che presto mi troverò le valigie fuori di casa!
Fino
ad allora farò del mio meglio. Non so per cosa ma
farò del mio meglio.
Prendo
il borsone che per miracolo avevo preparato ieri sera e volo
giù per le scale gridando:
-
Jun, non vieni? -
Non
sento che dice ma un ombra di vento mi soffia accanto e Jun
è davanti alla porta ad aspettarmi con un pessimo aspetto ma
pronto. Mah… quel ragazzo è un mistero per me,
credo abbia il dono dell’ubiquità.
Faccio
per virare in cucina nella corsa ma i capelli mi vengono artigliati e
una forza discreta mi tira verso l'esterno della casa!
Ok,
ok… niente colazione… ed è meglio che
taccia! Non oso nemmeno guardare l’ora. Che Dio me la mandi
buona!”
“
Il sogno era decisamente bello e anche il letto era comodo…
peccato che la sveglia non l’ho sentita!
E
questo è tutto. Sono semplicemente in ritardo. Ho dormito
più di quanto avrei dovuto, come sempre, non cambia nulla,
solo che questo è il giorno del ritiro. Mi prendo il tempo
che mi serve senza correre come un pazzo, dopo aver bevuto il mio sacro
caffè mi accendo la mia sacra sigaretta girando per casa
mezzo nudo alla ricerca di un paio di boxer puliti, mica li
avrò messi tutti nel borsone, no? Tengo la cicca fra gli
incisivi muovendola con la lingua su e giù mentre
spazientito sgarfo fra i cassetti. Alla fine ne trovo uno, è
piccolo e stretto ma fa lo stesso. Indosso completo d’abiti
qualsiasi sempre però nel mio stile da gran figo…
odio quegli abiti eleganti che alcuni si ostinano ad indossare per
apparire in pubblico, io sto bene con ogni cosa! Vado in bagno e butto
il mozzicone nel cesso passando al mio aspetto. Mi sistemo i capelli e
sempre con fare indolente scelgo il profumo, quando sono sicuro di
essere a posto mi metto gli occhiali da sole ed esco di casa col
borsone in spalla. Guardo la moto in garage, sono tentato di prenderla
ma non ha senso, se andiamo in pullman così la saluto con
rammarico e mi rassegno ad andarmene a piedi.
Non
cammino veloce, so di essere in un ritardo mostruoso ma non mi affanno
mai nella mia vita più del necessario, tanto senza di me non
partono e non vedo il bisogno di tutto questo rigore e precisione.
Le
8.00!
Ma
perché così presto?
Mi
accendo un'altra sigaretta per fumarla in santa pace, prima non
l’ho goduta come si deve. Cavolo però, se sono
stretti sti boxer!”
“
8 meno 5.
Io
sono in anticipo di 5 minuti esatti ma tutti gli altri non sono ancora
arrivati, ce ne fosse uno che si ricorda di oggi. Ma con chi mi sono
messo in squadra? Se c’è una cosa che odio
è proprio il ritardo. Si era detto di essere puntuali che
doveva venire la giornalista e partire per il luogo del ritiro che
è lontano… nemmeno l'allenatore più
anziano è arrivato! Immagino Jun abbia avuto a che fare con
quella bestia e quindi non posso dirgli nulla, come immagino anche che
Genzo come al solito non si sia preoccupato della sveglia che non ha
sentito nemmeno questa mattina! Lo sapevo che doveva rimanere da me a
dormire!
Mi
rassegno al ritardo cronico.
La
squadra… bè, non la conosco ancora anche se ci
gioco da un paio di mesi. Alla fine del ritiro inizia il campionato e
qua oltre a tanti giocatori talentuosi e promettenti che Jun ha tirato
su non c’è altro, manca la mentalità di
far seriamente. Ok, questo dovrà venir fuori in queste
settimane di ritiro e poi io non sono il miglior esempio; ma quando
cazzo arrivano?
Mi
passo seccato una mano fra i biondi capelli che butto
all’indietro. Sbuffo. Il tempo non passa, o meglio passa ma
qua non viene nessuno.
Sospiro
profondamente. Ma si, in fondo chissenefrega. Il pullman è
qua, il posto è questo, perché io capisco bene
quando si parla, non ho di che preoccuparmi. Torno alla mia aria fredda
e indecifrabile. Mi siedo su una delle panchine circostanti e composto
mi metto a fare un bel nulla!
Finalmente
la mia attesa viene premiata, la gente arriva, i ragazzi mi guardano e
mi passano davanti timorosi non osando salutarmi. Qualche sbruffone
sempre presente in ogni squadra commenta col suo gruppetto la mia
solitaria presenza ma a me non mi tocca, se ci fosse Genzo lo
prenderebbe a pugni ma per quel che mi riguarda…
Arriva
anche l'allenatore più anziano. Un uomo più largo
che grosso piuttosto in là con gli anni, il classico
nonnetto arzillo, come lo chiama Genzo. Sembra sapere il fatto suo ed
è in gamba. Valido allenatore. Mi saluta gentile e poi lo
perdo di vista, non mi interessa sinceramente.
08.15
Strano
ma vero, si degna di arrivare il fenomeno! Genzo in persona. Si
disturba a cercarmi e una volta trovato mi raggiunge sedendomisi
accanto. Borbotta un ciao distratto e mi chiede cosa aspettiamo a
partire.
-
Te! -
-
Solo me? -
-
No… anche l’altro fenomeno da baraccone! -
-
Ah, mi sembrava che ci fosse troppo silenzio… quella bestia
ha fatto arrivare tardi Jun anche oggi? -
-
Non credo arriverà viva lei… lui si ma lei no! -
-
Effettivamente… -
Non
mi metto a discutere con lui sul suo geniale ritardo, tanto ormai lo
conosco.
Piuttosto
quello che attira la mia attenzione è la scia di voce che
viene dal fondo della strada.
-
Scusascusascusascusascusa... -
E'
arrivata Astrid. Povero Jun… mi fa un po’ pena.
Ad
ogni modo fra un urlo e l’altro di lei, fra un ritardo e
l’altro di tutti, fra un intervista e mille altre cose, il
primo ritiro di questa stramba ma promettente squadra ha inizio.
Per
quel che mi riguarda può cadere il mondo, a me interessa
fare il mio dovere… e magari anche un po’
divertirmi a fare quel che mi piace, perchè no…
questo me l’ha insegnato Genzo.”