CAPITOLO 23:
GIORNATA TIPO
“ Cos’è questo
rumore fastidioso che disturba il mio sacrosanto sonno? Chi cazzo è che
non osa farmi dormire? Porco cane che fastidio, non lo sopporto! Apro
gli occhi infastidita per vedere la fonte di questo tintinnio che
sembra… sembra… si, sembra proprio una sveglia!
Apro e chiudo
gli occhi in continuazione realizzando di essere al mondo, ma
in che parte del mondo?
Mah…mistero!
Proprio non
ricordo dove sono. Ma che è successo? Non è la mia camera e questo
letto è così duro... fa più freddo del solito.
Questo stupido
rumore continua a drindennare!
Sposto gli
occhi e cerco l’oggetto incriminato. A tentoni lo trovo non dopo
esserci caduta insieme nell’impresa. Con un bernoccolo in fronte e la
sveglia in mano la spengo con un gesto secco scaraventandola con rabbia
in un angolo buio della stanza.
E la luce? Dove
vado a trovarla? Non ricordo dove sono e cosa dovrei fare. Perché ho
messo la sveglia così presto? Perché la mamma non è venuta a svegliarmi
di persona per accertarsi che io senta la sveglia e non torni a
dormire? Perché… oh… vaffanculo anche i perché!
Il mio cattivo
umore mattiniero si mostra come al solito.
Mi alzo in
piedi e cerco il comodino che spero di avere ancora. Trovato tasto
tutto quello che c’è. Man mano che trovo un oggetto che non mi serve e
che non si illumina lo butto a terra con aria assente. L’ultima cosa
che rimane è una candela con accendino accanto… ma la luce elettrica in
questo fottuto posto è sparita secoli fa o deve ancora essere scoperta?
Accendo la
candela e finalmente vedo qualcosa. La penombra illuminata fiocamente
dalla piccola luce non mi infastidisce, a me piacciono le candele anche
se di mattino quello che odio supera quello che amo.
Mi serve uno
specchio ma sembra non esserci nemmeno quello, allora una finestra… ma
che diavolo ho fatto ieri sera per non ricordare dove sono? La finestra
la trovo e la apro, una volta aperta stringo gli occhi infastiditi a
morte dalla luce, mentre li tengo chiusi soffio la candela chiudendola,
la ributto sul letto svogliata e mantenendo gli occhi chiusi do le
spalle alla finestra e alla luce. Ora è il momento di aprirli… dai che
se sono fortunata mi ritrovo di nuovo in camera mia a casuccia
bella(come se avessi una casa mia e basta…).
Delusione a
quel che vedo… ora ricordo… sono al ritiro della squadra di calcio. Ma
perché mi sono fatta fregare così? Solo perché la scuola ho smesso di
assumerla anni fa viste le mie continue bocciature, non significa mica
che cerchi un lavoro che non richieda un intelligenza suprema!
Insomma, chi ha
detto che chi non ha studiato deve sgobbare come una matta per altri?
Spero che presto mi arrivino i rinforzi. Lavorare dietro le quinte
delle squadre è un lavoro ingrato!
Preferivo
quando facevo l’interprete di Jun!
Do un occhiata
all’orologio del mio cellulare, è tardi anche stamattina, devo
svegliarli prima che Jun si accorga che ho ignorato gli ordini anche
questa volta… vabbè, è appena il secondo giorno di ritiro…
Prendo il mio
stereo a mano e con molta attenzione inserisco un CD adatto per
svegliarli. I Korn saranno perfetti. Stacco la spina ed esco dalla
stanza così come sono, con la mia fedele camicia da notte-maglia
gigante e i capelli stravolti che mi coprono tutta. Sono scalza e le
gambe del tutto nude non mi danno affatto fastidio nonostante il freddo
pungente che c’è qua in montagna in mezzo ai boschi.
Arrivo al
corridoio del loro dormitorio appoggio lo stereo a pile nella spalla
con le casse rivolte all’esterno e schiaccio play. Con un sorrisetto
lontanamente sadico ma addormentato allo stesso tempo ascolto ‘Did my
time’ che esplode subito a tutto volume fra le mura passando stanze
chiuse da due e da tre. Cammino su e giù e passando do qualche calcione
alle porte. Quando noto che sono tutti svegli che trafficano stralunati
per il risveglio dolce che ho riservato loro, vado nell’ultima camera
in fondo riservata ai campioni, cioè a Genzo e Karl. Di sicuro Karl si
è svegliato, ma dubito che Genzo abbia sentito.
Spengo la
musica busso piano per farmi sentire da Karl, entro e gli lancio uno
sguardo maligno, lui è sveglio appena uscito dal bagno e sembra come al
solito non importargli nulla di quello che sto per fare.
Vado vicino a
Genzo che dorme beato e metto lo stereo sul suo cuscino, poi mi
assicuro che il volume sia al massimo e accendo di nuovo.
I Korn fanno il
loro dovere!
La sua faccia è
encomiabile e per un pelo tolgo lo stereo prima che lo colpisca con un
pugno, poi scappo prima che colpisca me con un pugno!
Sono sicura che
mi ama alla follia!”
“ Quella pazza
è proprio la solita, non credo capirà mai come si matura e si lavora
seriamente!
La parola
professionalità non sa nemmeno cosa sia!
Fortuna che io
mi sveglio da solo perché sono l'allenatore!
La cosa più
divertente della mattinata però non è il modo in cui li sveglia, ma
come serve la colazione!
La sala mensa è
piuttosto grande e pian piano arrivano tutti i ragazzi che si
presentano con aria seccata e sbattuta.
Ci sono diversi
tavoli lunghi dove ci si divide e ci si siede ad aspettare. Quando sono
tutti inizia lo show personale di Astrid… sembra che la luna le si sia
già raddrizzata stamattina.
Si è portata
dietro anche qua la sua fedele musica e con uno dei suoi pazzoidi
gruppi rock (i Nirvana questa volta) mette il thè o il latte nelle
precarie tazze di ceramica, ovviamente il tutto ballando. Eccola che
con una giravolta si porta con due di quelle piene davanti al primo
tavolone e appoggiate sopra le spinge forte facendo arrivare a
destinazione l’oggetto. Quello che stupisce tutti non è tanto il fatto
che ha un ottima mira e che le tazze arrivino esattamente alla persona,
ma quanto il fatto che spande pochissimo o niente. È un vero mistero
quella donna!
Come diavolo fa
a fare queste cose? Sembra che non abbia fatto altro nella sua vita, e
mi viene il dubbio che sia vero. Molti scuotono la testa rassegnati,
altri increduli, altri ancora divertiti.
A me, però, e
al secondo allenatore, ce la consegna bene portandocela da brava
bambina diligente. Che strana!
Dopo le tazze è
il turno del pane che lancia ad ognuno come se fossero allenamenti di
baseball. Sempre con un ottima mira, infine dopo aver fatto tutto
finisce di ballare cantando la sua canzone preferita di quei
delicatissimi ragazzi urlanti!
Io veramente
non so come prenderla.
Gli allenamenti
mattutini finalmente sono iniziati e anche sta volta siamo tutti
indenni e salvi. A disturbarci, però, questa volta è ancora Astrid,
tanto per cambiare, con una faccia feroce da brivido…oddio, che ho
combinato sta volta?
- Astrid? Tutto
bene? - Un grugnito in risposta, poi si decide a parlare.
- C’è... c’è…
quell’odiosissima donna… quella giornalista dell’altro giorno… -
- E che vuole? -
- E che cazzo
ne so? Io credo che voglia te da come quel giorno ti guardava, ti
mangiava con gli occhi, ti spogliava, ti seduceva e dalle foto che
immagino ti abbia fatto. - Oh, questa so come si chiama, gelosia…
Io tutte queste
cose sinceramente le ho notate ma non tanto come lei… ha esagerato.
Alzo gli occhi al cielo e mi rassegno: la mia vita è destinata ad
essere rincorsa da pazze!
- Astrid! - La
ammonisco, non vorrei che sentisse.
- Vado da lei,
avverti Collins, arriverò subito. Dove l’hai fatta aspettare? -
Schietta e secca la risposta:
- Nel cesso!
L’ho chiusa dentro dicendo che forse eri lì… poi le ho detto di aver
rotto la porta per sbaglio! - Sgrano gli occhi. La conosco e so che
l’ha fatto veramente, le donne gelose sono terribili ma c’è da tremare
quando è Astrid ad esserlo!
Sento Genzo
ridacchiare mentre ci guarda, deve averci sentito.
Io scuoto
sconsolato il capo e vado dentro lasciandola lì; tanto so che a momenti
torna alla carica.
Come immaginavo
l’aveva chiusa realmente nei bagni… chissà che scusa ha tirato fuori… e
chissà che le dico ora io!
Apro e me la
trovo livida di rabbia, ma appena mi vede si scioglie in lacrime
facendo finta di essere terrorizzata, mi abbraccia dicendo qualcosa a
proposito del fatto che ha avuto tanta paura e non mi fa parlare. Ok,
non ho nemmeno bisogno di giustificarmi. Meglio di così!
Mi mostra le
foto che mi ha scattato l’altro giorno per il book che si è offerta di
farmi. La lunga intervista si è protratta per ore ed io non sapevo più
come togliermela dalle scatole, tanto che ho accettato di fare
qualunque foto pur di finire tutto in fretta.
Non è male come
ragazza, avrà pochi anni più di me e si mantiene bene, magra, carina,
ma nulla di speciale, è la classica superficiale seduttrice.
Ma che razza di
foto mi ha scattato? Queste sono foto da modello, non da allenatore…
cosa crede di farmi diventare, un attore di film ad alto contenuto
erotico? Se le vedono gli altri non finiscono più di fare battutine.
Anche questa
maniaca mi doveva capitare!
Dentro di me
sono piuttosto disperato ma dall’esterno mantengo una calma inaudita,
composto e normale come se avessi visto sempre quelle cose.
- Uhmm… mica le
metterà su qualche rivista, queste. -
- Oh, no,
tranquillo… queste sono quelle del suo book personale che le consegnerò
a lei e alle altre case editrici per… -
La blocco
subito categorico.
- Mi scusi ma
le altre case editrici non hanno bisogno di queste foto, le ricordo che
sono un allenatore e non un modello che cerca lavoro. Io ho accettato
di fare quelle foto e questo book solo perché lei ci teneva a farlo,
per divertimento e basta. Io non ne ho assolutamente bisogno. - Mi
guarda smarrita, fa parte della sua tattica.
- Oh, mi scusi…
io non intendevo… bè, ma almeno una copia la posso tenere io
personalmente solo per me? - Devo acconsentire altrimenti mi scoppia in
lacrime ed è l’ultima cosa che voglio. Poi passa all’attacco.
- Sa, in realtà
non era in previsione nessun book, solo qualche foto e niente di più
per l’articolo, ma quando l’ho vista dal vivo mi è piaciuto subito e il
mio occhio da esperta non ha potuto fare a meno di immaginarla in certi
modi… così, solo per arte ho fatto quel book, se non vuole farlo vedere
a nessuno non si preoccupi, non lo farò. Gliene lascerò una copia. Però
se fossi in lei ci penserei bene. Invece che l’allenatore se un giorno
si stufa e vuole cambiare lavoro, il modello le frutterà un
sacco di soldi. - E il lungo monologo continua terminando con la
domanda sul mio numero di cellulare e se possiamo vederci ancora.
Non so cosa
dire ed è Astrid a salvarmi… mi chiedevo quando sarebbe intervenuta
infatti!”
“Credo che la
strozzerò… si, non ho altro da fare, oggi è un buon giorno per
diventare un assassina ricercata dalla polizia. Si, perché una come me
non finirà mai in prigione, sono i poliziotti a scappare da me appena
ci hanno a che fare!
Io questa la
disintegro!
Guarda come si
è conciata: gonna cortissima, gambe accavallate che mostrano le
autoreggenti in pizzo, giacca tolta e top super attillato con un
reggiseno imbottito che fa finta di reggere delle tette spompate!
E la faccia…
Cosa fa poi
quel cellulare nella sua mano? Mica si starà segnando il numero di Jun?
Stringo
convulsamente il vassoio che tengo fra le mani, il thè bollente è un
buon inizio per mettere chiaramente le cose in chiaro. Senza pensarci
su faccio un passo avanti avvicinandomi a lei da dietro e facendo finta
di inciampare le finisco addosso rovesciandole il liquido caldo sulla
gonna e su parte della maglietta.
Lei lancia
l’urlo di Tarzan ed io rido come una matta fra me e me mentre con gran
faccia tosta mi rialzo e le chiedo un scusa poco convincente… sembra
dire: ‘l’ho fatto apposta, troia!’
Jun mi lancia
un occhiata eloquente, a dopo i ringraziamenti, aspetta di vedere come
proseguo!
- Guarda, il
bagno te l’ho già mostrato prima, ti do dei vestiti per cambiarti… ti
saranno un po’ grandi ma sicuramente ti doneranno! -
La spingo via
sparendo a cercare abiti che mi soddisfino. Ecco i più vecchi e orrendi
che ho, questi li ho portati per i lavori ingrati, sapevo che li avrei
usati. Pantaloni a quadri larghissimi e tutti rattoppati, maglione a
righe di un paio di taglie troppo grandi. Sarà un capolavoro.
Dopo averglieli
consegnati l’aspetto in sala con Jun che non sa se ringraziarmi o
gridarmi dietro qualcosa.
- Non dire
nulla, non ancora… non è stato faticoso e non lo sarà nemmeno il resto!
-
Alza un
sopracciglio che non so esattamente come interpretare.
Nel frattempo
mi metto a guardare questo cavolo di book che dice di aver fatto al mio
tesoro... ebbene si, ho ascoltato ogni parola!
Cazzo però…
mica male… guarda qua… urca!
- Jun…che
calore… -
Non lo guardo
mentre dico sinceramente quello che penso. Il mio interesse cresce e lo
avviso che quel book lo terrò io!
C’è un primo
piano suo coi capelli tutti spettinati e sugli occhi che è la fine del
mondo, con quegli occhini languidi… e quest’altra tutto intero coi
pantaloni strettissimi di pelle nera che gli evidenziano quelle gambe
da calciatore e la maglia che si alza mentre lui tira su le braccia?
Guarda cosa si vede… e in questa coi pantaloni di prima e la maglietta
leggera, larga e corta che mostra il suo basso ventre e il suo ombelico
tutto da leccare. E questa con la canottiera attillata che mostra le
sue braccia muscolose… e questa coi capelli all’indietro in ordine coi
ciuffi che gli cadono in avanti strategicamente… ma che lunghi che li
ha, non l’avevo mai notato… la frangia ormai gli è andata del tutto
via. Cazzo, sembra un altro… oddio, lo voglio! Alzo di scatto lo
sguardo per saltargli addosso e lo vedo che guarda dietro di me con un
aria livida, o meglio sembra… sì, sembra che stia cercando di
trattenersi dallo scoppiare in una risata a crepapelle!
Mi volto e vedo
il motivo, è tornata l’oca ma io non trattengo le risate. Ho la
maldicenza di scoppiarle a ridere in faccia.
- Cara, avevo
ragione… stai benissimo! - Vorrebbe uccidermi! - Guarda stai così bene
che quasi quasi immortalo questo momento meraviglioso con una foto…
mettiti vicino a Jun! -
La prendo e la
spingo seduta vicino al mio tesoro, così si ricorderà questa giornata
per il resto della sua vita. Non avrà mai il coraggio di buttare via
una foto che la ritrae col suo bel Jun!
Gliela scatto
con la sua macchina. Credo che ormai non capisca nulla di ciò che sto
combinando.
Ed infine il
tocco finale: con aria normalissima mi calo nella parte della maniaca
psicopatica!
- Jun… ieri
abbiamo fatto troppa confusione, ci hanno sentito quasi tutti. Stasera
dopo il solito cerchiamo di contenerci un po'. Sai, mi da un po’
fastidio che sappiano tutti i fatti nostri. Già la camera ha i muri
sottili. A proposito del solito, ho già individuato il prossimo
obiettivo, poi domani sera pensiamo ad attuare il resto. È una
giornalista dalla parlantina facile piuttosto inutile, nemmeno come
bambola gonfiabile non è più utilizzabile perché sta per finire sulla
pagina delle cronache nere! Ho preparato tutto e nascosto al solito
posto, stai tranquillo… puoi fare il tuo secondo lavoro di copertura
sereno. Penso come sempre a tutto io. -
E sono così
convincente che dovrebbero darmi il premio nobel… cavolo, ho sempre
desiderato fare una cosa simile!
Mi sganascerei
dal ridere se non fosse che devo reggere ancora il gioco. Jun è
impareggiabile perché nonostante la faccia scandalizzata da
spaventapasseri che ha davanti, rimane serio a guardarmi come se
dicessi un Ave Maria!
Poi mi capita a
fagiolo uno scarafaggio che corre in mezzo al pavimento, lascio che
arrivi ai piedi della donna che li alza schifata, io lo raggiungo e con
aria maligna e tagliente, da killer spietata, la fisso negli occhi e
mormoro glaciale come il soffio della morte:
- Non
preoccuparti… lo uccido io… mi piace schiacciare gli scarafaggi, sono
così simili agli umani… - E lo pesto con gusto. Lei spalanca la bocca e
trattiene il respiro, noto con piacere che le lacrime le premono per
uscire. Sta morendo… guarda me e guarda Jun implorando che arrivi
qualcuno a salvarla. Io mi scosto e vado all’armadietto degli alcolici
(di cui conosco solo io l'esistenza perché l'ho riempito
personalmente!) Prendo una tequila e ne verso un bicchierino
porgendoglielo, lei rifiuta energicamente allora lo offro a Jun che lo
prende in mano ma non fa nulla, spero che non lo beva altrimenti gli
viene un altro infarto. Io al contrario prendo il resto della bottiglia
e me la scolo facendo finta di berla tutta, in realtà ingurgito solo
qualche goccio per impressionarla. Ha un ottimo effetto, devo dire.
Cazzo, vorrei leggere nel pensiero ma non credo che serva…g uarda la
sua faccia!
Voglio ridere…
- Che tardi, è
quasi ora di fare QUELLA solita COSA! Jun, raduniamo i ragazzi… -
Non ho idea di
cosa capisca con questa frase ma sicuramente qualcosa di psicopatico
dopo i miei sguardi da perversa pericolosissima.
- Vuoi restare
a vedere? -
Lei sgrana
ancora di più gli occhi se possibile e si alza di scatto dicendo che
deve andarsene che ha un impegno improvviso. Sicuramente sta pensando
che razza di donna sono.
- Allora spero
che il tuo articolo venga bene e che parli bene di noi, sai… non vorrei
rimanere delusa, mi sembri una così brava ragazza. Sono brutte le
delusioni, io odio i tradimenti… per non parlare di Jun! - Sono un
attrice consumata... un misto fra una pervertita ed un'assassina senza
scrupoli!
In realtà non
ho mai detto nulla di chiaro ma col modo che ho usato uno può capire
tutto o nulla. E' quel tutto che è la chicca!
Non credo che
parlerà male, come non credo tornerà a farsi viva.
Mentre
raccoglie le sue cose le do il colpo di grazia sedendomi a cavalcioni
su Jun. Comincio a baciargli il collo slacciandogli la camicia, gli
accarezzo il petto e lo sfioro col mio seno attraverso i vestiti. Lui
sta fermo e mi lascia fare limitandosi a mettermi le mani sui fianchi,
anche lui è un ottimo attore, forse meglio di me. Io incuto terrore
sempre e comunque ma lui che di norma sembra un cucciolo tenerissimo,
vederlo così serio e freddo è un tocco di classe!
Mi assicuro che
ci stia guardando e distrattamente sussurro un: - Arrivederci, spero
torni a trovarci presto… -
Lei balbetta
qualcosa che non riesce a dire bene, le muore in gola quando poso le
mie labbra su quelle di Jun in un bacio per ora a fior di labbra, ma
che si intende diventerà presto molto di più.
Naturalmente
darei non so cosa per proseguire ma non ha senso perché lei non c’è più
e quando sento che si imbatte in Karl fuori dalla stanza che dice tetro
e gelido come suo solito: - Jun, Astrid è ora di… - Scoppio a ridere
definitivamente facendo morire le risate rumorose nel petto di Jun ,fra
i suoi vestiti… non deve sentirmi, non deve… solo la sua corsa e la
macchina che sgomma via mi libera il respiro.
Questa èla
risata più di gusto di tutti i tempi!”
“Non voglio
sapere che ci fanno in quella posa, lei che ride come una pazza e lui
che sta addirittura piangendo dal divertimento sempre però composto.
Tanto meno non voglio sapere che ci faceva quella così terrorizzata che
fuggiva con abiti da pagliaccio. Non voglio sapere nulla… anche se
Genzo al mio posto si farebbe raccontare vita morte e miracolo per
unirsi alle risate.
Di Astrid lo
sapevo che era demente cronica persa ma speravo che almeno Jun si
salvasse… evidentemente è una grave malattia contagiosa. Devo stare
alla larga da lei, così esco lasciandoli alle loro stranezze
e flirt!
- Che razza di
ritiro… - Dico fra me e me mantenendo la mia aria staccata.”