CAPITOLO 26:
…VORREI CHE
FOSSI QUI…
“ Rumori.
Maledetti rumori. Buio. Maledetto buio. Animali. Maledetti animali.
Freddo. Maledetto freddo. Silenzio. Maledetto silenzio. Stanchezza.
Maledetta stanchezza.
Solitudine.
Maledetta solitudine.
Io la odio la
solitudine, credo sia una delle cose che non sopporto, non sono nata
per stare sola nel silenzio e nella tranquillità ma nel casino, in
mezzo alla gente, nel caos più totale.
Cos’è tutto
questo? Non è da me, non è per me, non è il mio mondo… credo che potrei
impazzire se continuo a star qua.
Oh, Santo
Paradiso… ma che ho fatto per essere esiliata in questa prigione?
Cammino da ore
cadendo e sbattendo contro alberi in continuazione, è tutto così
stressante ed insopportabile; mi sono fatta un sacco di male e la pelle
è quesi del tutto insensibile… e fortuna che non siamo pieno inverno…
maledetta montagna!
Non capisco
nulla. Non capisco più nulla, che fare, che pensare, che pregare.
Respiro
affannata e non oso immaginare che razza di espressione devo avere in
questo momento.
Ero venuta per
trovare Jun ed invece sarò io ad essere trovata… si, perché confido nel
fatto che sono venuti a cercarmi!
Ma quando mi
troveranno?!
Comincio ad
avere un discreto senso di smarrimento, non che abbia paura o mi dia
per vinta, ma semplicemente sono impanicata… che cazzo faccio?
All’ennesima
domanda cado di nuovo inciampando nelle maledette radici dei maledetti
alberi, sto un lungo attimo faccia a terra nelle foglie umide e fredde.
È in questo
momento che mi viene in mente Jun…avrà sicuramente trovato al strada
del ritiro e sarà al caldo, lui… no, sicuramente è venuto a cercarmi…
non può che essere così. Ne sono certa… lo spero… credo sia l’unico che
potrebbe venire realmente a cercarmi, gli altri sono troppo insensibili
per fare una cosa del genere!
Ho freddo!
Mi siedo
rannicchiandomi ai piedi di questo albero che mi ha fatto cadere.
Mi fa male il
naso per tutte le volte che l’ho sbattuto, mi fa male la fronte per lo
stesso motivo e penso mi esca sangue da qualche parte; mi fanno male le
guance, sono tutte intirizzite dal freddo, per non parlare delle mani e
dei piedi… quelli proprio non li sento più. Lascio le mie scarpe sparse
per conto loro e mi concentro sui miei mali.
Ho fame e ho
sete, ho sonno, mi fa male il culo, e mi sento sporca piena di bugne e
indolenzimenti da gelo da ogni parte.
- ECTU’! -
ECCO… COME SE
NON BASTASSE PURE IL RAFFREDDORE ARRIVA.
CAZZO!
Presto comincio
a tremare come una foglia sentendo violenti brividi di freddo.
Porca troia,
non mi verrà pure la febbre!
Jun, sbrigati a
trovarmi, non ce la faccio più.
Abbraccio le
mie ginocchia e mi stringo più che posso appoggiando la fronte su di
esse.
Farò la brava…
se esco viva da questa situazione senza diventare un ghiacciolo artico
giuro che farò la brava, poi. Non voglio diventare come Karl… non mi
piacciono i ghiaccioli!
L’ultimo
pensiero coerente prima di iniziare a blaterare cose assurde e
incomprensibili persino a me stessa, va a Jun… vorrei proprio che fosse
qui… come fa quella canzone dei Pink Floyd... che bella quella, è così
triste… e la musica…
- So, so you
think you can tell… Heaven from hell… Blue skies from pain… Can you
tell a green field… From a cold steel rail?… A smile from a veil?… Do
you think you can tell?… -
Sì, era così,
la ricordo bene, è la prima canzone che ho imparato a memoria. Grandi i
Pink Floyd. Grande Roger Waters. Massì, perchè no, intanto mi tengo
compagnia da sola…
- …And did they
get you to trade… Your heroes for ghosts?… Hot ashes for trees?… Hot
air for a cool breeze?… Cold comfort for change?… And did you exchange
a walk… On part in the war… For a lead role in a cage?… -
Jun… ma che mi
hai combinato? Da quando in qua mi riduco così?
- …How I wish,
how I wish you were here… We're just two lost souls… Swimming in a fish
bowl… Year after year… Running over the same old ground… What have we
found?… The same old fears… -
Uffa… non sarò
seriamente innamorata? Jun…
-
…Wish you were here… -
Mi sa che sono
proprio fregata!”
“Questa
giornata non vuole più finire, è una delle più lunghe della mia vita.
Uff… comincio ad essere stanco, ma del resto immagino in che stato è
lei, sarà uscita così com’era senza coprirsi, senza far caso a dove
andava, sarà caduta un centinaio di volte e si starà congelando… quella
dalle energie inesauribili, sarà scarica come la sua torcia elettrica!
Rallento la
corsa limitandomi ad un passo affrettato.
Se la conosco
bene arrivata al centro del bosco e trovatasi sola avrà preso a girare
in tondo facendo cerchi sempre più piccoli per poi tornare al punto di
partenza, ovvero il mezzo del bosco… basterà andare dritto per questa
parte.
Poi dopo la
millesima caduta sarà rimasta raggomitolata a terra a pensare alla fine
del mondo o qualcosa di simile… lei e i suoi pensieri strani… magari
sul senso di vivere, oppure semplicemente solo sulla musica, le sarà
venuta in mente qualche vecchia canzone e scollegando il cervello avrà
pres a cantare con voce flebile flebile.
Potrebbe essere
proprio così!
Mi viene in
mente la sua immagine come dovrebbe essere ora… buffa e imbronciata,
con le lacrime che vorrebbero uscire come un normale essere umano in
quella condizione ma che lei trattiene per fare la dura!
È sempre la
solita… almeno se gridasse disperata forse potrei sentirla.
Scuoto la testa
rassegnato, rischierò la vita appena mi vedrà!
Alcuni ciuffi
di capelli mi cadono sul volto, la mia vecchia frangia ora è troppo
lunga per essere chiamata tale, avendo entrambe le mani occupate soffio
distratto per mandar via la ciocca di capelli. Niente da fare, torna
insieme ad altre nuove.
Chissà in che
stato sono pure io… poi un bel bagno caldo non me lo toglie nessuno.
Pensandoci bene
potevo portare al posto della coperta una bottiglia di wisky o tequila,
avrebbe gradito di più!
Astrid, così
impulsiva e semplice ma allo stesso tempo complicata, con la sua scorza
che finge di essere dura, in realtà ha solo tanto, tantissimo amore
dentro che vorrebbe dare a qualcuno, ad una persona speciale… ma è
gelosa di quel suo amore, sa che non può sprecarlo, se lo tiene stretto
finchè non sarà sicura di averla trovata, quella persona.
Mi trasmette
sempre un sacco di sensazioni.
Lei
menefreghista che non le importa di farsi coinvolgere in casini che non
la riguardano direttamente, lei sadica e maschiaccio, pericolosa ma
dolce solo con me... non l’ho mai vista affettuosa e gentile con
nessuno, solo con me si comporta così.
Abbiamo
instaurato in così poco tempo un rapporto molto forte… una grande
amicizia che non avrei mai pensato di poter trovare qua e subito.
Dipende molto
da chi si trova.
Mi è stata
vicino in quel periodo difficile, quando mi sono lasciato con Karl,
devo dire che è stata l’unica a starmi così vicino, a modo suo.
Eppure dovrebbe
essere una semplice sconosciuta, vive in casa mia perché è la figlia
della mia governante e la mia interprete ed è nel mondo calcistico da
un sacco di tempo, di preciso la sua storia non la conosco, ma so che è
strano riuscire a legare in quel modo con qualcuno.
Le devo molto
in fin dei conti.
Lei a modo suo
non mi ha mai abbandonato dandomi quello che mi mancava… o gran parte.
Non se ne rende
conto nemmeno lei.
È così, dà
senza rendersene conto.
Ora però vorrei
solo trovarla, averla qua con me e rassicurarla… so che quando la
troverò e l’abbraccerò si scioglierà finendo per piangere… lo so,
perché si sarà trattenuta tutto questo tempo!
Vorrei proprio
trovarla.
Qualcosa attira
la mia attenzione… una voce lontana e roca ma familiare, parole
canticchiate lentamente senza forza.
- …How I wish,
how I wish you were here… We're just two lost souls… Swimming in a fish
bowl… Year after year… Running over the same old ground… What have we
found?… The same old fears… -
Cammino in
quella direzione e proprio quando vedo una cosa rannicchiata a terra ai
piedi di un albero, la voce che proviene da lei termina la canzone
molto triste e malinconica:
- …Wish you
were here… -
Come vorrei,
come vorrei averti qui. Siamo due anime perse, Nuotiamo in una sfera di
vetro, Anno dopo anno Corriamo sulla stessa vecchia terra... Per
trovare che cosa? Le stesse vecchie paure... Vorrei che fossi qui.
Dice questo.
Non conosco
questa canzone, ma credo che il resto delle parole siano altrettanto
malinconiche.
Non sono da
lei, ma credo un po’ rispecchino lo stato d’animo in cui si trova.
Mi rendo conto
di aver trattenuto il respiro fino a questo momento, lo lascio andare
sospirando di sollievo. Mi avvicino a lei e sorridendo leggermente le
butto la coperta addosso coprendola tutta mentre tengo la mia solita
aria camla e controllata e per nulla agitato aspetto che si renda conto
che l’ho trovata.”
“Maccheccazzo…
non ho nemmeno più voce, credo che mi sia andata via. Ci mancava il
pazzo maniaco… afferro stizzita la coperta e la alzo scoprendo la mia
testa mentre una sensazione prende spazio, un intuizione che si
realizza nell’espressione che faccio quando lo vedo.
Da seccata e
incazzata a stupore puro per poi sfociare in qualcosa che non so e non
ho tempo di definire.
È Jun… sapevo
mi avrebbe trovata… non capisco più nulla, letteralmente. È il caos più
totale nella mia testa, tanto che non so cosa sto facendo.
So solo che
voglio toccarlo.
Immagino che
sia un salto quello che faccio da seduta per arrivare ad abbracciarlo
di slancio fino ad atterrare insieme perdendo l’equilibrio.
Forse ci ho
messo troppa forza ed entusiasmo, ma avevo detto che non capivo nulla!
Ora che lo
stringo forte sotto di me affondando il volto nella sua maglia, posso
dirlo.
Era felicità.
La sensazione
che non capivo appena l'ho visto era questa.
Felicità.
Sento che posa
le sue mani sulla mia schiena affondando le dita fra i miei capelli
ingarbugliati, sento il suo respiro caldo e il calore che emana il suo
corpo, confronto al mio freddo questo è calore puro, anche se ammetto
che un po’ freddo lo è anche lui.
- Potevi anche
trovarmi prima! -
Borbotto
cercando di non rivelare l’emozione che provo, ma la voce trema ed è
poco convincente. Al diavolo anche quella, non me ne importa.
Basta che
queste maledette lacrime che vogliono uscire da quando mi sono persa,
non lo facciano proprio ora.
Cazzo, ora no.
Sta zitto Jun,
non parlare, per favore non farlo.
Non
accarezzarmi i capelli così, non farmi sentire il tuo tocco… non
parlarmi con quella tua voce sfumata e calda.
- Sono qua… -
Spalanco gli
occhi.
Cazzo.
Ha sentito che
cantavo la canzone… ma perché capisce anche l’inglese?
Che tono
sussurrato, così sensuale… e sono sicura che gli è venuto naturale.
Parla ancora…
- Ci siamo
persi tutti e due, hai visto? Solo che dopo aver trovato la strada sono
tornato indietro per mostrartela. -
Cos’è, parla in
simboli ora?
Ora sono così
in confusione e concentrata per non lasciarmi andare che capisco poco e
nulla… solo che vorrei che pronunciasse il mio nome con questa voce, in
questo momento… e forse per me sarebbe finita.
- Non devi più
aver paura, sai? Sono qua! -
Ma quella era
solo una canzone, non l’ho cantata perché mi sentivo come dicevano le
parole… io volevo solo che lui fosse qui ed è venuto… sto bene, non
pensare che io mi senta sola o abbia paura… l’unico desiderio che avevo
me l’hai esaudito, sei qui.
- Non avevo
paura… -
Non credo di
averlo convinto.
- Sto bene…
volevo solo te… -
Oh, ma sono
impazzita?! Che cavolo dico?
No, la domanda
giusta è che cavolo provo in questo momento; è troppo grande, se lo
guardo negli occhi e se diceil mio nome in questo modo, mi sciolgo.
Tutta la tensione accumulata, tutte le ammissioni fatte questa sera,
tutto quello che ho provato, i desideri e le speranze.
Forse che sono
stata sola troppo tempo?
Forse che
l’amore per quella persona speciale che devo ancora incontrare sia
venuta l’ora di darlo?
Forse che
nessuno mi ha mai detto una cosa simile… non mi ha mai chiesto di…
- Astrid…
torniamo? -
Come fa a
leggermi nel pensiero?
D’impulso alzo
la testa fino a guardarlo negli occhi attraverso la semiombra che crea
la torcia caduta a terra puntata verso i nostri volti vicini.
E questo mi fa
vedere bene i suoi occhi così profondi e sinceri, magnetici… come se mi
risucchiassero... posso immaginarli di quel colore castano rossicci,
quasi scarlatti, color autunno, uguali ai suoi capelli.
Dio, quanto è
bello ora… coi suoi capelli lisci tutti disordinati che gli vanno sul
viso.
La pelle chiara
e la bocca rosso naturale.
No, come
immaginavo, conosco i miei limiti. È troppo per me dopo tutto quello
che ho provato e capito questa notte.
Sono impazzita
a guardarlo.
Riabbasso di
colpo la testa e afferro i lembi della coperta che era scivolata giù a
causa del salto, la tiro su fino a coprirmi tutta, faccia compresa,
senza lasciare fuori nemmeno un centimetro di me, e risprofondo nel suo
petto che si alza e si abbassa ora regolarmente.
Non voglio mica
farmi vedere, chissà che espressione che ho… e poi devo essere orrenda…
lui invece è così bello… no, non posso mica!
Dal sospiro
sento che ha sorriso in quel suo modo dolce e fraterno, come rassegnato.
Non cambierò
mai?
Questo sembra
dire il suo silenzio.
Trattengo il
respiro e mi mordo spasmodicamente il labbro inferiore.
Trattenermi
quando non sono mai riuscita a farlo.
Non sono una
stupida e non piango per cose stupide, non c’è bisogno di farlo perché
ci sono cose ben più gravi per cui piangere. Io non piango mai se
proprio non ho crisi nere nere. Ora non è successo niente di brutto,
anzi, è così bello… è come se parte dei miei desideri si fossero
realizzati, se le mie sensazioni possano liberarsi perché una persona
fidata le accoglierà.
Non importa
cosa sente lui per me, mi basta tutto… se è riuscito a tirarmi fuori
certe cose che avevo nascosto da tempo significa che posso fidarmi.
Non piangerò
perché non è da me.
Anche se è
tutto troppo grande e non sono abituata a certe cose.
Anche se va
tutto oltre ogni mia aspettativa.
Anche se non
avevo mai pensato a lui in quel certo senso fino a questa sera.
Anche se vorrei
che non finisse mai.
Anche se volevo
che lui fosse qui e così è stato.
Anche se ora
sto bene che potrei morire.
Anche se…
Troppo contatto…
- Piangi,
guarda che puoi, sai? Mica devi vergognarti… prima tremavi! -
- Tremavo per
il freddo… -
- E ora hai
ancora freddo? -
- No… si… cioè…
-
- Sfogati. È
nella solitudine che vengono fuori gli incubi assopiti. -
- Non ho mai
avuto incubi, sto bene e basta. Non ho da piangere… -
- Perché ti
copri allora? -
-
Così… ho freddo… -
- Tornaimo
allora? O preferisci sfogarti ancora un po’? Magari usando parole… -
- Perché dici
questo? -
- Perché quello
che senti è così grande che me lo trasmetti tutto, hai dentro molto e
non sai più che farne. -
- Smettila…
smettila di capirmi fino a questo punto, di essere così vero, di
colpire sempre nel segno… -
Lui sussurra
calmo e penetrante, io sbotto agitata e nervosa… come la solita
impulsiva.
Sono cresciuta
tutto in due ore, ho capito troppe cose e quando si capiscono certe
cose non si può rimanere quelli di sempre, contro ogni volere si cresce
e si cambia. Ma io non voglio. Non è nel mio volere. Voglio provare
queste cose nella calma più totale, come fa lui… ma io non sono come
lui, non lo sono proprio per nulla; merda… sono troppo schietta e
diretta, impulsiva… non arrivo a fare la calma. Non ce la faccio.
- Ora sono
felice, tutto qui, Jun… prima non importa. -
Scivolo
lentamente via rannicchiata come un gattino sempre avvolta tutta, testa
e volto compresi, sotto la coperta. Così gli permetto di alzarsi.
In piedi rimane
davanti a me e mi tende la mano.
- Vuoi tornare?
-
Ha la pila in
mano nell’altra mano.
Alzo gli occhi
sbucando dalla calda stoffa.
Sta sorridendo
come sempre mi sorride lui.
Lo adoro… ora
so che non era solo un modo di dire.
Ricambio il suo
sorriso e gli prendo la mano alzandomi.
È così che
camminiamo, mano nella mano, io avvolta come una nonnina nel plaid,
tutta sproca e mezza distrutta, con le scarpe nell’altra mano e lui a
fianco.
Anche se ho
freddo e continuo a starnutire, anche se ho ammesso una cosa che non
ammettevo da molto, una cosa di cui avevo bisogno di ammettere, anche
se ho passato una nottata infernale fino a questo momento, ora posso
tornare in me e dire di essere ancora felice e basta.
Senza più
problemi.
E soddisfatta
di me stessa perché non ho pianto ma mi sono sfogata lo stesso!
- Cantiamo? -
Dico allegra
come mio solito.
- Si… e cosa?
Le tue canzoni rock? O magari quelle rap… -
Alza un
sopracciglio ironico mentre lo dice… invece io serissima lo guardo e
dico convinta:
- Certo… te ne
insegno qualcuna che ti piacerà di sicuro! Questa si chiama ‘Nothing
else metter’ dei Metallica. Senti qua! -
Senza
lasciargli possibilità di rispondere inizio a cantare. So di non essere
bravissima ma di cavarmela semplicemente, ma è così, per passare il
tempo senza sentire la stanchezza.
Lui scuote per
la millesima volta il capo e ascolta paziente.”
“Prima di noi
arriva la sua voce al ritiro e tutti sanno che siamo tornati sani e
salvi… bè, sul sani non so, ma salvi si.
Io mantengo la
mia solita aria calma e controllata, anche se effettivamente sono molto
stanco, anche lei lo è, deve aver corso per tutto il bosco come una
pazza cadendo ogni 5 minuti.
Alle porte del
dormitorio lei sta per urlare a tutti che è tornata e che non c’è
bisogno che piangano più, quando realizzo che è notte fonda e che
staranno tutti dormendo faccio in tempo a tappargli la bocca e a
trascinarla nella sua stanza.
Lei contrariata
si agita e finisce per mordermi la mano… è tornata, certo… è tornata la
solita belva di sempre!
Meno male, mi
piace di più questa Astrid… anche se è normale ogni tanto avere piccoli
crolli… dimostra di essere umana!
Accendo la luce
e finalmente la vedo bene… per poi scoppiare a ridere innanzi alla
visione esilarante che mi si presenta.
Capelli pieni
di foglie e sconvolti, viso sporco di erba e terra, naso e guance rosse
come pomodori maturi, fronte ammaccata con un rivoletto di sangue che
esce da una ferita… cavolo, ma quanto ha sbattuto?
Rido.
Non mi rimane
altro da fare… e chi non riderebbe?
È comica!
Astrid però non
gradisce la mia spontaneità, tanto che mette il suo broncio girandosi
dall’altra parte, cosa che mi fa ancora più ridere, è troppo buffa. Mi
accuccio tenendomi la pancia.
Dopo un buon
quarto d’ora in cui siamo rimasti esattamente così, ovvero io a ridere
e lei col muso, la porto in bagno e davanti allo specchio si guarda per
poi scoppiare a ridere lei stessa da sola!
Se questa è una
persona normale…
E passa così
anche un altro quarto d’ora!
Viene
interrotta dal suo starnuto, anzi, dai suoi starnuti: ne
spara 4 di seguito al termine dei quali ha una faccia piuttosto
stralunata. Ecco, mi pareva che dopo una notte quasi intera riuscisse a
star ancora bene!
Smettiamo di
ridere e le tocco la fronte delicato poiché la ferita immagino le
faccia male.
Si, come
immaginavo è calda.
- Guarda che
hai la febbre, eh? -
Lei fa una
strana espressione poi mi tocca a sua votla la fronte e dice la stessa
cosa.
- Guarda che
anche tu ce l’hai, eh? -
- Si, ma la mia
è semplice stanchezza, la tua invece è un forte raffreddore… se non ti
fai subito una doccia calda e ti riposi, ti arriva l’influenza bella e
buona. -
Ho un tono
autoritario. Lei vuole fare la dura che non si ammala e che non deve
chiedere mai, ma in realtà ha bisogno di un sacco di cose… specie di
una balia che le stia dietro per curarla e controllare che rimanga viva!
Mette il muso
poco convinta e si siede nel letto a braccia conserte, coperta sulle
spalle borbottando:
- Ma guardati
tu prima… hai un aspetto peggio del mio, quasi… pallido come un cencio,
occhiaie da vampiro, occhi da tossico… no no… devi fartela tu la doccia
calda. -
E' sempre la
solita. Mi premo due dita sulla fronte. Infatti sono molto stanco e ne
ho bisogno.
- Ma cosa
credi, che non lo faccio? Per chi mi prendi? Ma tu dovresti pensare per
te… -
- Anche tu
dovresti pensare per te! Io me la cavo! -
La guardo
attentamente squadrandola da capo a piedi… quella non ha intenzione di
fare la brava!
- Si, va bene,
ma ti riempio la vasca calda che è meglio! -
Speranzosa
salta subito su:
- E tu fai il
bagno con me? -
Ma ci è o ci fa?
Le lancio solo
un'occhiata molto eloquente che parla al posto mio e si ammutolisce.
Quando torno
dal bagno la trovo stesa nel letto mezza scoperta, addormentata.
Così… lei si
addormenta così… ma non può andare a letto in questo modo, guarda che
bugne che ha da curare ed è sporca peggio di un insetto che razzola nel
fango!
La tocco per
svegliarla dolcemente, anche da papà mi tocca farle… ammetto che vorrei
smettere di fare un papà, un fratello e un parente… il ruolo di amico
mi basterebbe, invece tutti mi prendono per una persona che
non sono.
Sembro saggio
ma è tutta apparenza… spesso e volentieri sono solo un'egoista saccente!
Toccandola mi
rendo conto che è piuttosto calda, la febbre deve esserle salita e nel
sonno ha piccoli spasmi di freddo. Non riuscirà mai a scaldarsi così…
ho un idea per una soluzione rapida e veloce.
Vado in salotto
dove so che ha messo tutto l’alcool… imprudentemente… prendo una
bottiglia, scelgo la tequila che so che le piace tanto, e torno da lei,
la sveglio tirandole su le spalle e la testa e mezza sveglia mezza
addormentata le metto la bottiglia alle labbra fecendole scendere un
po’ di quel liquido potente giù per la gola.
3… 2… 1… ecco
che prima sputa fuori tutto sedendosi di scatto tossendo come una
pazza, poi con occhi iniettati di sangue e un'aria piuttosto lugubre si
volta a guardarmi come se mi fulminasse. Appena realizza che cosa ho in
mano si lecca le labbra e fa attenzione al sapore ed ecco che lo
sguardo le si illumina, veloce come una zanzara allunga la mano
prendendomi la bottiglia dalla mano e comincia a bere quello che prima
aveva sputato, aggiungendoci qualcos’altro!
E' proprio un
alcolizzata!
La trovo
divertente anche in questa situazione.
Mi alzo e
attendo che finisca il rifornimento, poi malizioso le mormoro:
- Allora? Va
meglio? Questo per un po’ ti terrà a bada la temperatura ma vedi di
lavarti e curarti per bene! La vasca è pronta. -
Lei si ferma e
mi guarda fissa, ne sta per sparare una…
- Ma come
faccio a curarmi da sola? Perché non mi aiuti tu? -
Le lancio
nuovamente uno sguardo molto eloquente in risposta per poi avvicinarmi
e portarla in bagno per mano.
- Guarda… lì è
la vasca con l’acqua calda, lì è la doccia, ti lavi e poi ti metti
ammollo e ti rilassi, mentre sei ammollo le tue ferite e botte si
curano da sole! Poi c’è l’asciugamano, ti asciughi, ti metti la camicia
da notte e vai a nanna! Hai capito le istruzioni? Te le ripeto? -
- No ho bisogno
di una dimostrazione pratica! -
E' seriamente
convinta!
Non l’ascolto
più, faccio per uscire quando mi rivolto verso di lei che mi guarda con
aria da cucciolo, è incorreggibile… mi attira quella piccola ferita che
sanguina sulla fronte, così prendo il necessario per disinfettare
nell’armadietto dietro lo specchio e la faccio sedere.
È in questo
momento, mentre la tocco per curarle il taglio, che sembra trasformarsi
di nuovo.
È come se col
mio contatto si calmasse la tempesta che ha sempre in atto dentro di
se… è una tempesta elettrica che non riesce a calmare, e quando la
tocco e le sto accanto si affloscia, viene momentaneamente il sole,
come se riuscissi a ipnoitizzarla o domarla; è da un bel po’ che noto
questo particolare e nonostante abbia la febbre è sempre così… questa
nemmeno un viaggio all’inferno la cambia!
Dolcemente le
medico la fronte e lei sta buona e zitta, trattiene quasi il fiato per
non darmi fastidio.
È possibile che
un diavoletto come questo possa tornare ad essere un angioletto in un
minuto?
Prima o poi
dovrò parlarci seriamente con questa qua.
Le mie dita si
muovono da sole e i miei occhi vengono catturati subito da quelli
grandi ed espressivi di lei, ora verde acqua, si vede che è stravolta e
nonostante questo ha ancora forze per fare la buffona.
- Ma non ti
scarichi mai tu? -
Lei sorride
sinceramente e per la prima volta noto che se vuole può essere una
donna e non solo una bambina.
- Sei tu che mi
dai l’enegria per non scaricarmi mai! -
Questa
dichiarazione… chissà se si è resa conto di avermene appena fatta una!
È un momento
bello, uno dei rari momenti calmi che si possono passare con Astrid.
Quando il
sangue va via e rimane solo un segno di sbucciatura, mi stacco e
rimango un attimo a guardarla, ripenso a tutto quello che ha fatto
stasera, senza e con me.
È veramente
unica e se non ci fosse sarebbe da inventare.
Un uragano che
sconvolge la vita!
- Non cambiare
mai, ok? -
Questa volta
non parla e non sorride. Ha uno sguardo indecifrabile.
Mi piace questa
sua versione.
Ogni sfumatura
che conosco mi piace, anche quelle nuove.
Faccio per
alzarmi dallo sgabello dove ero seduto di fronte a lei, ma in quel
momento mi mette una mano sul mio braccio e si allunga verso di me
dandomi un leggero e sfumato bacio innocente sulla guancia.
Da donna a
bambina, da bambina a donna… la sua specialità è confondere.
- Grazie… -
Un
caleidoscopio. Ecco cos’è Astrid, mille sfaccettature, diverse e nuove
fra loro, non la si conosce mai abbastanza, ma ognuna è vera e
autentica.
Vale la pena di
conoscerla meglio!
- Buonanotte… -
Vale proprio la
pena!”