CAPITOLO 28:
I POSTUMI
“Male.
Male.
Male.
Merda.
Merda.
Merda.
Dolore.
Fottutissimo
maledettissimo mal di testa, mal di ossa, mal di stomaco, mal di
budella, mal di gola, mal di occhi, mal di orecchie, mal di gambe, mal
di schiena, mal di capelli, mal di culo, mal di… lingua… uhmmmmeglio
che non esploro altri punti doloranti!
Ma che cazzo mi
è successo ieri sera per stare così oggi?
Non ricordo
bene tutto… dunque… o meglio ricordo l’inizio della serata… come ero
vestita io e Jun che lo cercavo e alla fine non l’ho trovato… di quel
rompiscatole che mi stava alle costole e mi corteggiava... e la musica
e tutti i balli che ho fatto e dell’alcool che ingurgitavo, ma alla
fine non mi pare di aver bevuto troppo, non so… ma c’è qualcosa che non
va… non mi sento a posto!
Sono tutta
sfasata e il sonno mi appesantisce… vediamo… che ricordo poi? Ho bevuto
quello che mi ha offerto Christopher… ho ballato ancora con lui e poi
ho cominciato a sentirmi poco bene ma strana… sì, per trovare Jun ho
deciso che mi sarei fatta trovare, ma non ricordo se poi ha funzionato
e come ho fatto.
Non ricordo
proprio… Ahia che male la testa… pulsa come una
matta…uiuiuiuiuiuiuui!!!!!
Ho la bocca
impastata come dei postumi di una sbronza colossale ma ho il buio su
ieri sera e questo mi infastidisce… devo chiedere a qualcuno che è
successo. Socchiudo leggermente gli occhi e cerco di mettere a fuoco
qualcosa intorno a me: sono in una stanza, in un letto… muovo le
braccia per coprirmi il volto e premermi le dita alle tempie, fa troppo
male il mondo che mi circonda… il mio povero corpo è spossato e a
pezzi…. i tir mi hanno calpestato impunemente!
Ma nel
movimento debole tocco qualcosa… qualcuno… è vivo perché respira ed è
caldo e ha tutta l’aria di essere una persona… non riesco a vedere
ancora bene e poi è buio, tocco ancora con la mano, scendo sotto le
coperte e la sua schiena atletica dai muscoli sottili ma ben sviluppati
è facilmente riconoscibile, ma è vestito!
Poi per
assicurarmi salgo e trovo i suoi capelli lunghi e lisci… si è lui….
-ommmmmerdacciaporcavaccanera…
che cazzo ho fatto? -
Mormoro e la
voce stessa non mi esce bene sono giù di corde vocali e mi fa male la
gola… poi la mia mente realizza la cosa più probabile:
mica ho fatto
sesso con Jun ed ero così ubriaca che ora non mi ricordo nulla?
E no eh?
No, dai e poi
lui non è tipo ed io non crollo così facilmente… e poi figuriamoci se
nel momento clou non rinsavisco… andiamo, siamo realisti… non è tipo,
al massimo io l’avrei drogato per poi violentarlo a tradimento!
Tocco il mio
corpo… si, non mi sbaglio… spalanco gli occhi di scatto e non c’è
dolore che tenga: mi pianto col sedere sul letto e rizzo la schiena che
mi duole in ogni angolo, mando porconi a trottola e poi mi guardo
mentre le coperte scivolano giù alla vita… sì… sono quasi del tutto
nuda e lui è qui con una maglietta steso accanto a me che dorme… siamo
nel suo letto…
Tiro su le
lenzuola e quando i pensieri arrivano a fiumi mentre fisso me e lui e
la sera precedente (come si fa a fissare una sera precedente….?) vorrei
prendermi a pugni… no, non ci credo… e con il mal di testa che ho e
tutti questi dubbi i neuroni si ribellano infiammandosi… è così che
urlo tirando fuori tutta la voce che pensavo di non avere perforandomi
le mie stesse orecchie e dandomi maledizioni a tutto andare per gli
spilli che la mia voce conficca al mio cervello!”
-JUNJUNJUNJUUUUUUUN!
CAZZO JUN SVEGLIATI PORCO CANE! CHE ABBIAMO FATTO IERI SERA?
DIMMELODIMMELODIMMELOOOOOOO! -
“Spalanco gli
occhi di scatto e mi rizzo a sedere… chi è che ha urlato come Tarzan
con la tracheite?
- Eh? Eh? Chi è
che sta morendo? -
Mi preoccupo
seriamente per quello che potrebbe essere successo, ma un risveglio
simile non è da consigliare a nessuno.
Tossisco e mi
ricompongo realizzando dove sono e con chi dovrei essere… fortuna che è
buio e non si vede il rossore che invade leggermente le mie guance, ma
non sono mica un ragazzino che si vergogna di certe cose.
Mi giro e
accendo la luce della lampadina sul mio comodino e la vedo… è proprio
lei infatti: stravolta e stralunata, Astrid seduta anche lei che si
preme il lenzuolo fin sotto il mento coi capelli ingarbugliati sulla
schiena e sul volto... è pallida nonostante la sua espressione
scandalizzata piuttosto comica.
Non dirmi che
non si ricorda nulla…!
- Ehm… non
ricordi nulla? - Dico come se niente fosse, pieno di calma e
tranquillità in corpo… la reazione alla sua agitazione esagerata!
Lei mi fissa
scostandosi delle ciocche dagli occhi, sono due fessure verde cupo.
Ma che carina
che è così!
- No! - Poi
aggiunge con voce oltretombale: - Mica abbiamo fatto sesso! -
Sospiro mentre
vorrei cercare nella sua testa il vocabolario che deve aver sostituito
con quello di uno scaricatore di porto!
- Intanto non
si dice così perché non è solo una questione di fisico, quando io lo
faccio, per cui amo chiamarlo ‘abbiamo fatto l’amore’! -
- Quindi
l’abbiamo fatto! -
- E cosa te lo
fa pensare? -
- Non so, forse
lo stesso letto e come siamo vestiti? -
E' sempre più
agitata e isterica, comprensibile… ma subito le arriverà la reazione
del suo fisico!
- Tu sei mezza
nuda, io sono vestito come normalmente vado a dormire! -
Si ferma e mi
fissa male, non riesce a capire che dico e che significa tutto
questo…dove voglio arrivare? Ma insomma, lei è sempre a pensar male e
ad agitarsi!
Quasi quasi le
faccio uno scherzo…
Ma la sua
bruttissima cera mi convince a tagliar corto e a raccontarle tutto.
Le metto una
mano sulla spalla e cercando di infonderle la mia serenità (come si fa
coi bambini per calmarli) comincio a raccontare.
‘Le
canzoni cambiavano continuamente e si susseguivano in velocità, ma per
noi fu quasi tutto un sogno… era una cosa dell’altro mondo. Molto
profondo, nel senso che ci prendeva a tal punto che non ci rendevamo
conto di dove eravamo, con chi, che facevano gli altri… poi… poi… ecco,
alcuni hanno cominciato ad andarsene e l’ora si è fatta sempre più
tardi. Al momento di alzarci le tue gambe non si muovevano più e i tuoi
occhi erano sempre più assenti. Tu stessa eri molto confusa.
Così
ho dovuto aiutarti, ho cominciato a preoccuparmi ma ho pensato che
fossi solo troppo ubriaca. Sperando che l’aria fredda ti facesse bene
siamo usciti, praticamente ti trascinavo io… ma poi non ti è bastato
uscire e bere acqua… ti ho portato al ritiro e praticamente eri come
svenuta ma farneticavi qualcosa, non so, eri confusa e deliravi
probabilmente. In camera mia ti ho messo sul mio letto e tu dicevi di
aver caldo, troppo caldo… sudavi e non riuscivi a respirare bene, eri
affannata e stavi decisamente male. Io non sapevo che fare perché
quella non era una normale ubriacatura e così hai cominciato a
spogliarti, non riuscivo a tenerti ferma e alla fine sei crollata da
sola in queste condizioni… ti ho messo sotto le coperte e sistemata un
po’ pulendoti il volto con acqua fresca, poi ho visto che dormivi della
grossa e ti stavi rimettendo da sola, quindi mi sono messo il mio
solito abbigliamento da notte e mi sono messo a dormire!’
Quando finisco
di raccontare e ricordare tutto, lei è tutt’occhi e sembra non credere
ai suoi orecchi, tanto meno capire quel che ho detto.
Di risposta mi
dice stranita:
- Ma allora mi
hai vista quasi tutta nuda! - poi ci ripensa e continua: - Ma cazzo!
Non abbiamo fatto nulla! -
Io alzo un
sopracciglio incredulo e annuisco, pensavo che mi avrebbe ucciso se le
avessi detto il contrario visto che non lo ricordava…
- Ma il bacio
c’è stato… lo ricordi? -
Lei alza gli
occhi e ci pensa bene su… si sforza e nel momento le viene una fitta di
mal di testa e probabilmente un forte giramento, seguito da fitte in
ogni dove e come un razzo si alza dal letto trascinandosi il lenzuolo
avvolto intorno a lei. Si precipita a razzo nel bagno e sì… vomita
anche l’anima, credo, dai lunghi minuti che ci impiega… ecco la
reazione al ricordo del mio bacio?
Poi quando
sembra finire, io sono seduto accanto a lei e le tengo i capelli a
coda, ancora con la testa nella tazza grida imprecando con voce
stridula per tutto quanto ha in gola.”
- NO, PORCA
TROIA! NON RICORDO UN FOTTUTO NULLA… NEMMENO IL BACIO! MERDA! -
“La riunione
improvvisa si è protratta per più tempo del previsto e credo che ce ne
vorrà ancora molto… essendo io il capitano della squadra mi hanno
consultato insieme ai due allenatori e all’unico tecnico che per ora
abbiamo… una dannata femmina-maschio, causa di tutto quanto… o quasi!
Genzo sicuramente sarà intrattabile!
Decisamente
però questo richiedeva un trattamento particolare.
Un membro della
squadra, un ottimo membro dal lato sportivo e tecnico, molto meno dal
carattere, utilizza droga, per ora leggera dal momento che è solo
ecstasy… ma precisando l’ecstasy è quella che ha sciolto nell’alcolico
che ha offerto a Astrid ieri sera... ottima idea però, è servita a
metterla KO, a saperlo prima… ma fondamentalmente la questione è molto
seria e se non si fa solo di ecstasy? Come l’ha avuta? Quanta altra
roba ha e di che altro si è fatto?
Insomma, poi
non è che può andare a rifilare pasticche a chi gli capita!
Questi sono i
quesiti su cui abbiamo discusso, anzi hanno, io ho solo ascoltato, ma
Astrid faceva spesso su e giù dal cesso per vomitare ogni tanto, in fin
dei conti è un ottimo metodo per tenerla a cuccia!
Non è da me
mostrare particolari reazioni o emozioni, ma mi da fastidio… sì, questo
sì, mi dà fastidio che un membro della mia squadra, un giocatore,
faccia uso di droga perché di questo si tratta.
Il mio volto è
molto duro in questo momento, non freddo o scostante ma duro. Non
sopporto certe cose e questa è una di quelle!
Perché? Allora
quanto vale lui in realtà? E' veramente bravo a giocare o magari si è
fatto anche di anfetamina?
- Quindi in
quanto capitano della squadra per primo gli parlerai tu, poi se non
ottieni nulla verrete da me. -
E questo è il
risultato!
Fregato!
Ora sì che
divento glaciale mentre lancio uno sguardo terribile a Jun.
Questa me la
paga!
E così eccomi
qui. Maledettamente qui. Il linguaggio di Genzo mi ha contagiato…
Christopher mi
sta di fronte e camminiamo per le retrovie del campo da calcio. È pieno
giorno e siamo tutti in pausa, lui però non sembra molto ben disposto
nei miei riguardi… forse perché nemmeno io lo sono nei suoi?
Fortuna che ne
ho parlato per primo a Genzo altrimenti si sarebbe ingelosito… come
effettivamente è stato!
Ma devo pensare
a cosa dirgli.
- Senti, non
hai nulla da dire? -
E' l’inizio che
odio ma va subito al punto quindi è sempre efficace e poco me ne
importa, voglio togliermi questa cosa dall’anima.
Lui mi guarda
non troppo sorpreso e subito si mette in atteggiamento da sbruffone,
altra cosa che odio.
- Oh, allora ti
è arrivata la voce! Acuto il nostro allenatore, eh?-
Non dico nulla,
aspetto la vera risposta.
- Anche se devo
dire che mi sorprendi, non avrei mai pensato che mi avresti parlato
proprio tu! Il Gran Capitano Re del Calcio, Imperatore, il Kaiser… un
Dio che scende in terra per parlare con uno sporco mortale! -
Mi sto
irritando e non succede facilmente al primo colpo. Di solito è Genzo ad
avere questo privilegio!
Gli lancio uno
sguardo dei miei e sto ancora zitto, non sono tipo da dare certe
soddisfazioni, anche se vorrei prenderlo a pugni non lo dimostro
dall’esterno e non farò nulla.
- Scusa, forse
non vuoi abbassarti ulteriormente a parlare con uno come me! -
- Ti ho fatto
una domanda precisa. -
Questo è tutto
quello che mi concedo e lui in risposta è ancora più idiota:
- Oh, certo,
certo… ho da dirti varie cose ma non solo a te anche al caro allenatore
Misugi e al resto della squadra e a chiunque mi conosca. Il caro signor
allenatore che ha pochi più anni di me, non può certo permettersi di
sporcarsi a parlare con un rifiuto, lui si limita ad insegnare a
giocare a calcio, a prendersi le proposte migliori, i posti migliori,
la reputazione migliore, le persone migliori, a calpestare chiunque,
tanto a lui tutto è permesso… anche andare a letto con chiunque,
persino i membri della squadra… solo uno schifoso gay che non si rende
conto della sua sessualità e nel frattempo va a letto con maschi e
femmine indistintamente… solo uno... -
- Non
azzardarti! -
Ora basta, se
continua non rispondo più di me.
Trapasso i suoi
occhi acquosi, sta sudando e ha le pupille dilatate… non è difficile
capirlo, gesticola nervosamente ed è così agitato che è facile… eppure
non sopporto. Fa solo la vittima e non sono per me queste cose.
- Perché, se no
che mi fai? Avanti grande Kaiser… lo sai benissimo che non avrai il
coraggio di farmi nulla, in fin dei conti lo so bene, sai, che ti piace
farti i frocetti come Misugi e Genzo… eh eh eh eh! -
Ora veramente
basta, il limite è oltrepassato.
- Sei solo un
banalissimo drogato che cerca pietà. Non l’avrai da me, verrai
allontanato dalla squadra e dal calcio, ficcato in una casa di cura e
non ne uscirai più. Perché quelli come te non ne escono più! -
A queste parole
si infiamma ancora di più e farnetica qualcosa su come posso saperlo
io, un riccone, il meglio, un frocio, che non so nulla della vita… e
per una delle poche volte perdo la calma, lo afferro per il collo della
maglia e lo spingo sbattendogli la testa e la schiena sulla recinzione
di rete del campo da calcio. Qualcuno si ferma dal fare quel che faceva
e guarda senza avvicinarsi. Forse faccio paura, forse non si azzardano,
forse non credono che proprio io possa fare una cosa simile, ma forse i
suoi occhi così schizzati e spenti parlano troppo e mi mandano fuori di
me. Solo un unico gesto per finire, per fargli capire cosa deve fare e
cosa voglio dirgli.
Afferro le sue
braccia e gli tiro su una manica.
Non presenta
buchi ma è come invece se ce ne fossero. L’unica cosa di cui si è fatto
fin ora sono pasticche, ma è questo l’inizio. E non serve avere
esperienze dirette per saperlo. E non servono parole.
Basta uno
sguardo che sembra vedere dei buchi su un braccio e forse complice un
espressione troppo dura ma allo stesso tempo espressiva.
Irritato?
No,
semplicemente vedere uno che si butta fra le braccia del fallimento di
propria iniziativa mi fa venire una tale rabbia che raramente provo.
Non voglio
vedere negli occhi di nessuno lo sguardo che da piccolo leggevo in papà
all’inizio del suo fallimento.
Lo mollo e non
dico altro, continuo a fissarlo negli occhi e lui sembra veramente
colpito, come se avesse capito ed io spero vivamente che sia così
perché più in là di qua non arrivo.
Stringe le
labbra e abbassa gli occhi strofinandosi il collo e il braccio, respira
affannosamente poi sembra notare tutti gli sguardi e risentire le mie
parole inizialmente dure con quelle che non ho pronunciato, fa un passo
e si volta a tre quarti senza farsi vedere in volto da me.
È questo che
diventerà andando avanti così.
Se ne è reso
conto solo ora, forse.
Come del suo
vittimismo e di quello che in realtà è.
- Farò come
dici capitano. -
E senza dire
altro se ne va entrando nell’edificio del dormitorio.
Duro?
Sono stato duro?
Mi dispiace,
non ho saputo fare di meglio.
Questo
significano i miei occhi che si incrociano da lontano con quelli di
Jun. Lui sarebbe stato più adatto ma il Capitano ha di queste rogne,
dicono, e solo perché dovrebbe essere quello più vicino ai suoi
compagni di squadra.
Dovrebbe.
Solo semplici
rogne e forse questa è un po' di rabbia repressa che in certi momenti
mi smuove tutto quello che metto a tacere.
Famiglia
assente, separata, piena di problemi, fallimenti, debiti, lotte,
scontri, vincite, critiche, difficoltà… la mia vita fatta di questo e
molto altro, la sua fatta di questo e molto altro e soluzioni trovate
completamente diverse fra loro.
Lui si è
drogato, io sono diventato un vincente.
Non ha capito
nulla della vita, ma non sono così presuntuoso da credere di aver
capito più io.
Diventare il
migliore con le mie forze fino a chiudermi con una maschera di ghiaccio
che allontana tutti non è una mossa intelligente, ma non lo è nemmeno
avere doppie facce, o fare il figo-tenebroso, o prendere veleni
nascondendosi in un altro mondo.
Alla fine
nessuno ha mai capito nulla dalla vita.
Mi passo
seccato una mano fra i capelli biondi ed è questo gesto che mi ridà la
calma gelida necessaria per entrare a mia volta nel dormitorio e nella
mia stanza.
Per oggi i miei
allenamenti finiscono.”
- Ne soffri?
Voglio dire, soffri anche di questo? -
“ Glielo chiedo
non subito, ma l’ho raggiunto presto in camera dopo aver assistito da
lontano alla scena. Non era da lui, quasi nulla di quello che ha fatto,
eppure allo stesso tempo non avrebbe potuto fare in altro modo.
Era sdraiato
sul letto, voltato verso la finestra soprappensiero.
A lui queste
cose non piacciono, cioè queste scenate, queste situazioni così
esagerate, evidenti, complicate, da seghe mentali insomma… e invece è
stato costretto a venirci dentro da solo, controvoglia, e a pensare a
quanto il mondo faccia schifo…
- Ti secca se
qualcuno sa di noi? -
Sono seduto sul
suo letto e comodamente stravaccato, sembra io non abbia assolutamente
problemi, in realtà voglio solo capire i suoi.
- Devi mettere
in conto che qualcuno possa scoprirlo. -
Ora faccio io
il duro ma in fin dei conti nemmeno molto, ho un tono normale, forse
troppo serio.
- Ho sempre
pensato che non me ne sarebbe mai importato. Non ho mai fatto troppo
per nascondere la mia sessualità o i rapporti che avevo, del resto
odiavo che la gente venisse a sapere i cazzi miei, sia che fossi etero
che fossi omosessuale, non ho mai sopportato rendere pubblica la mia
vita privata. Sono fatto così. -
Lo so che sei
fatto così. Ed io la penso come te anche se non mi dà poi tanto
fastidio che gli altri sappiano i cazzi miei, un po’ sì ma nemmeno
troppo dal momento che quando mi ubriaco mi facevo tutte quelle che mi
capitavano. Ho la mia reputazione da bel tenebroso e a lei ci tengo, è
vero. Però sapendo che Karl non vuole mischiare vita sentimentale e
privata con quella sociale e pubblica, ho cercato di contenermi, però
ora che siamo davanti al fatto copiuto, ovvero qualcuno l’ha scoperto e
chissà se qualcun altro lo sa, è tutto un altro discorso. Aspetto solo
che parli, ora tocca a lui.
Si stende sulla
schiena e si mette le braccia sotto la nuca.
- Ora qualcuno
lo sa e la sua reazione non è stata positiva. Sai… è strano… incontri
ancora gente arretrata… -
Metto
involontariamente un ghignetto, è sempre severo e freddo sugli altri...
nonostante tutto lo è.
Non siamo
persone deboli e fragili, anzi, siamo entrambi molto forti,
menefreghisti sui pregiudizi… andiamo avanti per la nostra strada
qualunque cosa accada, niente domande, niente problemi."
- Ed ora che
hai intenzione di fare? -
“Intenzione di
fare?
Che dovrei fare?
Non credo farò
nulla. Mi infastidisce che possano esserci persone ignoranti e
arretrate che ficcano il naso nei fatti degli altri criticandoli pur
non sapendo nulla di loro, ma il mondo va così. Io posso solo farmi i
cazzi miei insieme a Genzo, fregandomene delle menate degli altri.
- Penso che la
gente non può permettersi di giudicare gli altri perché non sa nulla
della vita degli altri. Inoltre penso che oltre all’ignoranza mi danno
fastidio i giudizi ma ancor di più la gelosia… quel tipo là non sapeva
nulla della malattia di Jun ma sapeva che è stato con me e ora starà
con Astrid. Non sapeva nulla di me se non quello che i mass media hanno
detto in giro ma sa che stavo con Jun e poi ora sto con te… e con
questo che voleva? -
Me ne sto un
po’ zitto. Sto parlando troppo per i miei gusti, ma ci riesco solo con
lui.
- Ah, se è per
questo la gelosia è una brutta bestia… -
Lui spara la
sua spacconata ma non ha tutti i torti, era gelosia per quello che
pensava fossero le vite degli altri, la mia, di Jun, di Genzo… pensava
che fossero migliori della sua e che la droga e i suoi altri
comportamenti fossero giustificati mentre i nostri no.
- Non si tratta
solo di gelosia o stupidità, ma di debolezza e della merda che è la
vita. -
Si fa serio
anche lui e posa una mano sulla mia coscia, sento il suo calore
attraverso la stoffa della tuta e mi rilassa. Basta questo.
- Ma nella
merda si salva solo chi ci sa nuotare e noi lo sappiamo! Abbiamo
imparato! -
Non capisco
bene se l’ha detto per sdramamttizzare o perché lo pensa veramente,
probabilmente tutte e due ed ha ragione. Ma si impatra a nuotarci solo
con qualcun altro accanto.
Chiudo il
discorso col mio silenzio e aspetto che colmi il vuoto che ci separa
fisicamente.
Posa l’altra
mano sulla gamba e appoggiandosi sale trascinandosi col corpo sul mio.
Questo piccolo movimento lento e semplice quale coprire il compagno col
proprio corpo, mi dà la pace che cercavo dopo questa giornata.
Non ho nemmeno
voglia di interrogarmi sulla droga, se becco qualcun altro della mia
squadra che ne fa uso lo ammazzo semplicemente. Lo aiuto io a togliersi
di mezzo senza far ricorso a stronzate simili!
A tappare
definitivamente i miei pensieri arriva la sua bocca carnosa e morbida
sulla mia più sottile e fredda. Fredda come il resto della mia pelle
che presto viene scaldata.
Comincia a
vagare con le mani sui miei fianchi e sul mio addome, salendo sul
torace e sui capezzoli che tormenta attraverso la stoffa della
maglietta, al contempo la sua lingua vaga sulla mia creando un vortice
che ingigantisce ogni sensazione.
Io che di
sensazioni ne libero col contagocce ora vorrei ridere di me stesso per
quanto diverso sono, per ciò che tira fuori una persona come Genzo, per
tutto quello che trattengo sempre e che metto a tacere perché troppo
seccante da spiegare.
È bello
lasciarsi accarezzare e baciare mentre tu stai semplicemente disteso
sul letto con le mani sotto la nuca, comodo e all’apparenza
impassibile. È uno stimolo per entrambi. Chi cede per primo?
Quando le sue
dita però arrivano al inguine non c’è paragone a quanto mi ero
prefissato.
Sfide? E di
che? Dimentico ogni cosa mentre un massaggio particolarmente
convincente mi fa trovare le mie stesse mani sotto i suoi pantaloni
all’altezza del suo fondoschiena sodo.
Con la bocca
inizia a baciarmi il collo e la sua lingua crea scie di fuoco, tutto
quello che lui possiede in mia compagnia.
Cosa sono io?
Ghiaccio in
compagnia di estranei.
Fuoco in
compagnia di fuoco.
Possibile?
O questo fuoco
è semplicemente il suo che mi trasmette?
Stringo il
labbro coi denti e chiudo gli occhi.
Finalmente
decido di abbandonarmi.
Non penso,
normalmente non lo faccio molto per volontà mia perché saltano fuori
solo cose scomode, ma ora non voglio pensare perché è decisamente
superfluo.
Ciò che ha
dentro è pazzesco e lo è anche il modo in cui risce a trasmettermelo.
Si chiama
empatia?
O si chiama
solo sentimento…?
Non so, non
fanno per me certe cose, ma ora sono per il contatto fisico, ho bisogno
di sentirlo, sentirlo veramente, superficialmente e profondamente.
Non per solo
sesso o perché è mio o per egoismo, ma perché ne ho bisogno.
E non sarà
violenza, forza, durezza, bensì solo semplicità nella complicanza dei
nostri sentimenti.
Cosa provo per
lui?
Per questa
persona così strana e chiara?
Non ce lo siamo
mai detti perché sono sentimenti troppo penetranti e importanti. Non
credo di conoscere il significato della parola amore poiché non ho
avuto esempi davanti a me, il primo è stato quello di Jun nei miei
confronti e poi questo che provo per lui… amore? E' questo allora che è?
Vorrei che
fosse, mi darebbe molte risposte e tutto tornerebbe al suo posto meglio
di prima.
Anche questo
bisogno irrefrenabile di essere un'unica entità con lui.
Gli tolgo la
maglietta e tolgo la mia, premo i palmi sulla sua schiena e cerco le
sue mani, mi alzo col busto fino a raggiungere il suo volto, lo guardo
negli occhi febbrile e i suoi sembrano i fari che sconfiggono
l’oscurità.
Incrocio le
dita con le sue e sto un lunghissimo attimo con le labbra sulle sue
senza fare altro.
Sto realizzando
la cosa più importante, ancora più importante di me stesso.
Non ho mai
voluto che la gente sapesse di me e di lui perché è troppo privato,
personale, profondo… intimo… nessuno capirebbe, nessuno comprenderebbe
quanto abbiamo dentro… nessuno o quasi… ma è cosa nostra…
…così lo dico
leggero e lieve con un'inclinazione non mia…
- …ti amo… -
Lui apre di più
gli occhi trovandosi subito dopo le mie labbra sulle sue in un unione
totale quale un bacio può dare.
È un momento
perfetto.
Ora mi basta.
Ora mi va bene tutto.
Ora sono pronto.
Ora sì.
Ma solo ora.
Ora.”