CAPITOLO
29:
E
ANCHE LEI HA UN CUORE
-
Pronto?-
-
ciao sono Michael.-
-
Ah, Michael, ciao…dove sei?-
-
in Giappone.-
-
Giappone? Pensavo fossi tornato in America…-
-
…-
-
ma che hai? Come mai sei così silenzioso? E serio direi…-
-
ricordi Rei?-
-
Rei? Certo…è da un sacco di tempo che non si fa più vivo…quello che
abbiamo
conosciuto ad una tua gara di moto lì in giappone…era un motociclista
giapponese unico…molto in gamba, l’unico che sia riuscito a batterti.
Si,
si…siamo diventati subito amici noi tre…poi io però ho dovuto andarmene
e non
l’ho più sentito…è da tanto. L’hai rivisto? Come sta? Ha vinto
qualcos’altro?-
-
no.-
-
no che?-
-
no, non l’ho rivisto e non ha vinto qualcos’altro…-
-
e allora? A che servi? Sai almeno come sta?-
-
si.-
-
ma sei scemo? Vuoi parlare? Nemmeno quando bevi sei così silenzioso!-
-
Astrid…Rei è morto. Un incidente in moto. Sul colpo.-
-
…-
-
…-
-
…-
-
Astrid?-
-
Rei?!-
-
si…volevo dirtelo io…-
-
ma non è possibile…era…oh mio Dio…-
-
Astrid …mi dispiace…-
-
…i-io…io…vado…ciao…-
CLIK
“
Una telefonata. Una sola fottutissima telefonata. Ecco cosa può
cambiare la
vita. Una telefonata che testimonia la fragilità della schifosa vita.
Corro su
per gli scalini…ma lo faccio veramente? Mi chiudo in camera a chiave…ma
sono
sicura di farlo? Mi butto sul letto e pancia in giù nella mia psoa
preferita e
sto con il volto affondato nel cuscino…veramente? Non piango. Questa è
l’unica
cosa che so di certo. Non ci riesco.
Rei…immagini
su di lui, gite fatte in sua compagnia…le sue volate in moto…l’ultimo
suo volo
l’ha fatto verso il cielo. Ma siamo sicuri?
Io..io
ora non so nulla.
Si,
sono confusa, per la prima volta in vita mia lo sono…per la prima volta
ricordo
di esserlo.
Le
cose accadono intorno a me belle e brutte che siano ed io non riesco a
fare
altro che apprendere la notizia della loro avvenuta. Ma io che c’entro
con
tutti?
Con
tutto?
Con
ogni cosa?
Non
capisco.
Non
capisco più nulla.
Solo
che non mi piace questo stato.
Solo
che mi sento vuota e non riesco nemmeno a piangere.
Cazzo,
è morto un mio caro amico che non vedevo da anni, non eravamo in
rapporti
stretti, semplicemente siamo stati amici per un breve periodo della
nostra
vita…però io voglio piangere perché in questi casi si piange e ci si
libera…ci
si deve sfogare.
No,
io non ci riesco. Ma non esco da qui finchè non piango.
Perché
devo dimostrare a me stessa di essere umana e normale.
Morte
e vita.
Rei.
Morte
e Vita.
Rei.
Morte
e vita.
Fottutissima
e maledettissima fragilità.
Chi
lo dice che l’uomo deve essere così fragile?
Non
l’ho rivisto, non gli ho detto nulla, non...non…non ricordo nemmeno
come era
vestito l’ultima volta…non ricordo nulla di lui…il suo aspetto ma alal
lontana…ricordo bene la sua moto e come ci correva…io…no, non voglio
ricordare,
non ci riesco…ricordare cosa poi? Io non so, non so, non so…devo
piangere, mi
concentro su questo…perché una persona che conoscevo è morta, ci ero
affezionata anche se non lo vedevo da anni, ci ero affezionata e le
persone
nelle mie situazioni piangono e si disperano, non sono apatiche. E
siccome io
sono come gli altri devo piangere! Perché poi starò meglio.
Ma
cosa cazzo mi prende?
Non
sono da me parole simili…ma nulla è da me..e. allora cosa sarebbe da me?
Astrid
che dovrebbe fare a questo punto?
La
forte e spaccamondo Astrid…cosa è da lei in un momento come questo?
Nulla.
Tutto qua.
Proprio
quello che sto facendo ora!
Nulla.”
“
Ha sbattuto la porta della sua camera e non si è più fatta sentire. È
da un ora
che è chiusa là, a chiave, e non apre. Cosa le sia successo non so e
nemmeno
sua madre lo sa.
Una
telefonata, una notizia e basta. Stop.
Contatti
chiusi.
Si,
mi preoccupo perché significa solo che è successo qualcosa di brutto e
io di
queste notizie ne sono pieno.
Busso
alal sua porta e lei non risponde, la chiamo e non risponde. È come se
non ci
fosse.
Poi
arriva sua mamma e mi racconta.
-
ho telefonato a Michael, era con lui che parlava prima, e mi ha detto.
È morto
un loro vecchio amico, un motociclista…in un incidente in moto. Lei non
lo
vedeva da anni ma sono stati molto amici loro tre. Ed ora eccola lì
piena di
rimorsi…che cerca di piangere.-
mi
racconta che quando fa così è inutile aspettare, potrebbe anche stare
giorni,
non si può insistere. Anche se non mangia e non da cenni di vita
l’unica è
rispettare i suoi tempi.
Allora
invito la madre e mia governante in soggiorno, preparo un thè veloce e
glielo
offro, ci sediamo vicini e sorseggiamo questo thè…e gli faccio la
domanda,
serio e pacato anche se molto interessato:
-
mi parli di lei…-
-
Astrid?-
io
annuisco con il capo e lei si appoggia ai ginocchi mentre io allo
schienale. Ci
pensa un attimo su, da dove iniziare? Immagino si chieda questo. Coem
un padre
che cerca di capire che passap er la testa della figlia in crisi
attraverso le
parole e le conoscenze della madre.
Ma
io in questo momento non mi sento un padre…assolutamente…mi sento solo
un
ragazzo in pena per la sua ragazza…anche se non ci siamo più parlati
chiaramente da quella volta, anche se non stiamo insieme, anche se il
notro è
un rapporto strano e ambiguo io ora mi sento questo...e forse è il caso
di
dirglielo.
-
Astrid…è una persona molto strana, credo si riunisca così la sua
essenza. È
lunatica e maschiaccio, un tornado quando vuole, scorbutica
altre…musona e
scavezzacollo…ribelle…insomma, caratterialmente la conosciamo tutti, ha
molte
contraddizioni, come un prisma dalle mille facciate, non smetti mai di
conoscerlo…così è lei, se ci stai accanto non smetti mai di
conoscerla…e non
puoi farne a meno di rimanerne
affascinato, se lei è affascinata da te…o se ti ha preso in simpatia.
Non
devi mai essere odiato da lei perché è la fine…lei sa odiare facilmente
ma
nache amare altrettanto facilmente…ma l’amore lo da solo per
sempre…totale e
puro, incontaminato…si dona del tutto. Lei è così, assoluta. O tutto o
niente,
non conosce mezze misure.
Ecco
perché quando accadono le cose brutte, le mazzate, non vuole aiuto, si
chiude
in se stessa a riccio ed è impossibile avvicinarla. Una col suo
carattere si
potrebbe immaginare che sia distruttiva in quei momenti, invece lei no.
Sta
zitta, ferma, immobile al buio della sua stanza, stesa sul letto, occhi
asciutti che guardano il soffitto…e non vede non sente non parla…e non
sa cosa
pensa perché non se ne rende conto.
Io
la mia bambina la conosco bene, ci vogliamo bene ed abbiamo un bel
rapporto di
sorelle nonostante io sia sua mamma, si confida con me e mi dice
tutto…tranne
in questi brutti momenti….io non so mai quando sta male…lo so perché si
chiude
e diventa un riccio.
È
difficile avere a che fare con lei…difficile specie in questi momenti,
che sei
impotente e non puoi fare nulla…ma è come un tesoro, è rara e se la
trovi devi
starci attento, molto attento…che così come l’hai trovato, per caso e
sbaglio,
lo puoi anche perdere…ora sai, bisogna solo aspettare. Lei è forte,
quando fa
così crede di non esserlo ma alla fine si renderà conto che anche
contro la sua
volontà lo è e ne uscirà…in un modo o nell’altro troverà la forza in se
di
reagire…alla fine è più forte di lei.-
Ricambio
il sorriso stanco e preoccupato, da mamma, della donna con uno
comprensivo e
sincero.
Ultimamente
sono sempre più calmo e tranquillo…il mio lato scuro sta a posto e non
mi
tormenta.
Anche
se detta così suona da pazzo!
Si..la
morte. Mi sono sempre trovato a parlare con lei e con la mia stessa
anima, ma
non mi sono mai spaventato.chissà, so che se dovessi morire sarei
sempre pronto
e non implorerei mai di lasciarmi ancora un po’, non mi fa paura la
morte, mi
piace quanto la vita, ma non sono tutti così. Chissà quel ragazzo se ne
aveva
paura…chissà…io non credo, non so, me lo sento. È brutto aver paura
della
morte, ma in fondo cosa può fare? L’unica cosa che fa è prenderti la
vita per
portarti in un'altra, diversa da quella terrena, tutta da vivere e
scoprire.
Non sono un gran religioso, la conosco, ne conosco molte, ma non ne
pratico.
Semplicemente credo in un Dio che sta lassù…credo che non sia lui a
prendersi
le vite degli altri, a deciderlo…non è lui a dire tu muori, tu uccidi,
tu
vivi…anche perché ci sono tante ingiustizie e se fosse Dio a decidere
tutto
queste ingiustizie non esisterebbero! Credo che l’uomo sia libero di
distruggere o creare. Credo che sia l’uomo stesso con la sua libertà la
sua
stessa condanna…e che per comodità da la compa a qualcun altro di più
grande.
Per la coscienza, no?
Ma
io penso invece che Dio guardi e possa solo osservare perché ha donato
la vita
e la libertà agli uomini.
No,
non sono un religioso, ma credo in queste cose…e credo anche che una
volta morti
per cause terrene e non divine, torniamo dove eravamo prima, senza più
pensieri, sofferenze o debolezze, tutti forti allo stesso modo, tutti
vivi,
tutti veri…senza malformazioni cardiache o fisiche, senza ossa che si
possono
rompere, senza moto che ti rischiano la vita…senza lacrime da
versare…credo in
questo…è perciò che la morte non mi farà mai paura. Non è una falce
nera ma una
ala bianca. Non so, immagino sia una visione piuttosto rosea
dell’esistenza ma
ci credo sin da piccolo, sono cresciuto così…prendendo e smaltendo idee
su idee
della vita e della morte…sapendo che prima o poi sarebbe toccata anche
a me…mi
ci sono trovato a pensare di forza, di solito i bambini non ci pensano,
ma
quando mi hanno detto che potevo morire con sforzi troppo pesanti
grazie al mio
cuore, uno, a qualunque età, si trova a pensare...riflettere sulla
paura, sulla
fragilità, sulla vita e sulla morte. Ed è questo che mi è
capitato…passando in
rassegna ogni visione possibile mi sono fatta una mia. Si, è inutile
averne
paura, perché prima di nascere non eravamo terreni…semplicemente si
torna là e
dubito che prima stavamo male. Così ho convissuto col pensiero fisso
della
morte ma non come una terribile nemica ma come una compagna che mi
suggerisce
il modo migliore di vivere.
Ma
io sono arrivato a questo punto dopo anni di pensieri e parole…vivendo
una
situazione anomala che non auguro a nessuno….una vita e una condizione
che mi
ha portato ad essere quello che sono…ringrazio la mia malattia…è a lei
che devo
quel che sono oggi…non credo di aver grossi rimpianti…solo forse non
andrei
dagli stessi chirurghi di allora…che mi hanno rovinato tutto.
Sorrido
questa votla più amaramente al ricordo del peggioramento decisivo…e
della morte
che ho visto in faccia, bellissima e seducente…soave e divina…volevo
andare da
lei, lo ricordo…ma poi ho deciso di no…che non ci sarei andato ancora
perché
avevo ancora delle cose dafare e da dire nel mondo. Si, anche quella
votla come
le altre sono stato io a decidere se andarci o no…è una mia mania ma
comandare
a me stesso e alla mia vita di scorrere mi riesce bene.
Vorrei
poter aiutare Astrid e capire come considera lei la vita e la morte per
darle
una visione nuova…vorrei semplicemente che non soffrisse…vorrei solo
starle
accanto.
È
uan strega forse am è riuscita dove molti hanno fallito…mi hanno tirato
fuori
quell’unico tipo di amore che non ero mai stato in grado di provare e
dare
completamente a qualcuno…per Karl era un discorso diverso, era affinità
e
attrazione…ma con lei…con lei è novità. Non voglio stare così lontano
da lei.
Si, perché la sento troppo lontano. Eppure non posso fare molto per lei.
Almeno
per ora.
Se
non esserci.”
“Ancora
niente. Non riesco. Nessuna reazione. Eppure il dolore c’è, ne sono
certa.
Forse
dovrei solo risucire a capirlo, tutto lì…capire cosa deve aver provato
in quel
momento, prima del trapasso, cosa deve provare lui a correre in moto,
cosa
spinge uno chen e possiede una ad andarci a volte anche veloce…cosa
spinge a
fare certe cose rischiose..cazzo, io le risposte dovrei conoscerle, non
sono
una santa, anzi forse una delle più spericolate…eppure…in questo
momento ho il
cervello vuoto, non so, non capisco.
Vorrei
avere una moto per andarci e correre veloce…per provare quel che prova
lui…per
sentire…per…esserci in mezzo anche io…e vedere chi sceglie, con che
criterio la
morte arriva…coem può deciderlo….e sentrie come si vola…sono stata
tante volte
su una moto con Michael ma io voglio andarci ora dopo questa
consapevolezza e
dopo la morte di Kei. Perché sento che è questo che devo fare.
Ma
prima di tutto devo far passare una notte. Il buio che mi circonda, la
solitudine che arriva. In questi momenti sono sempre stata sola…devo
esserlo
anche ora? Ora che sono risucita a scoprire i miei sentimenti per una
persona?
Che credo di aver trovato la mia persona speciale?
Sento
freddo e voglio piangere…ma al freddo posso rimediare. Voglio
calore…quel
calore che posso sentire solo accanto a Jun…credoche sia lui la mai
persona
speciale. Si ne sono fermamente convinta…perché in un momento simile
riesco a
pensare di vedere solo lui.
Perché
non voglio fare una notte da sola con un peso del genere e farla da
sola.
Ho
bisogno di qualcuno.
Ho
bisogno irrazionalmente di lui.
Lui
che non c’entra con quanto accaduto o con Rei…ma che c’entra con
me…ormai fin
troppo.
Si…ci
sono dentro fino alle mutande!
Fino
all’anima…che botta chem i sono presa..per Jun, il principe di vetro.
Lui
non se ne è andato quella volta…non devo certo andarmene io.
Ci
penserò domani a tutto…e a volare…per capire…ora voglio smettere di
pensare…e
sentire un po’ di caldo dentro…egoisticamente caldo…
Scendo
dal letto e vado verso la porta, la apro ed esco cautamente…è buio e
credo sia
notte, non mi hanno più chiamato, credo mia mamma abbia raccontato un
po’ di
ocme sono fatta a Jun…che vergogna..si, vergogna, ma in fin dei conti
sono così
e mi sono sempre andata bene…cosa succede ora che tutto d’un colpo non
mi vado
più bene?
Cammino
di soppiatto senza fare rumore fino alla camera di Jun…spero di non
essere
troppo sfacciata ma ne ho bisogno…solo di lui…perché ormai è troppo
parte della
mia vita e non riesco a lasciarlo fuori…non so che mentalità sia e di
chi, ma
sento questo.
Ti
prego, non mandarmi via…
Mi
avvicino al suo letto, non so se dorme o è sveglio, ma è tutto buio…mi
accuccio
accanto a lui e senza toccarlo lo chiamo leggera
-
Jun…?-
dopo
un secondo di silenzio ci ripenso…no, non è da me una cosa simile,
magari pensa
male..che ne so, che lo voglio violentare…meglio andarmene, spero di
non averlo
svegliato…mi rialzo e mi volto, ma in questo sento una mano tiepida
prendere le
mie dita. Mi fermo e prima di girarmi chiudo gli occhi…fa che
capisca…fa che
vada bene….fa che sia giusto…fa che non riceva un altro rifiuto…non lo
reggerei.
I
miei occhi cadono sul suo letto e lo vedo mezzo seduto che mi apre le
coperte…è
penombra e alcuni spiragli di luce fioca entrano da fuori. Questi gli
illuminano a tratti il volto e la sua pelle, ma non ho bisogno di
vederlo per
sapere la sua espressione e capire quel che pensa.
Sorriderà
di sicuro.
Mi
infilo sotto accanto a lui accoccolandomi al suo corpo caldo e forte.
È
una sensazione meravigliosa…bellissima che solo nei sogni avevo pensato
di
riuscire a provare…è bellissimo.
Mi
circonda la schiena e il capo con le sue grandi mani curate e comicnai
a
giocherellare coi miei capelli…io appoggio la fronte alla base del suo
collo e
chiudo gli occhi cullandomi nelle belle sensazioni lievi che sento…era
questo
che mi mancava…ne sono certa…il calore non di uno qualunque… ma il suo,
di Jun
qua per me.
Senza
dover parlare o spiegare perché so che sa e capisce anche i miei
silenzi.
Siamo
adatti.
Mi
fa bene.
Non
vorrei nient’altro in questo momento, posso sopportare e superare
tutto.”
“Mi
ha solo chiesto di portarla in moto ad una velocità massima per le vie
che
voglio.
Solo
questo.
E
uno sguardo molto serio, che non le avevo mai visto addosso.
Uno
sguardo da non prendere in giro.
-
va bene.-
mi
avvio alla moto seguito da lei e mi vengono alla mente le parole di Jun
di ieri
quando ci ha avvertiti, me e Karl, che aveva avuto un incidente in moto
un suo
amico ed era morto.
Credo
di sapere cosa vuole.
Io
l’accontento e basta. Do il casco che normalmente usa Karl a lei, se lo
allaccia, io metto il mio e montiamo. È stata altre volte su una
moto…si, lo
so, ma questa è diverso. Accendo il motore e lo do al massimo.
Io
posso capire quel che sente…anche se non del tutto…parto sgommando e
lei si
tiene a me.
Poi
me lo dice, mentre corriamo.
-
cosa si prova a volare rischiando di morire?-
lo
sanno tutti, lei compresa. Tempo fa ho avuto un piccolo incidente in
moto e mi
sono preso qualche ammaccatura e rotto una costola…ma nulla di che…però
è
finito su tutti i giornali di qua.
E
lei sa che io potrei avere una specie di risposta…
Provo
a spiegarglielo così, in corsa…ma per farglielo capire mi tolgo il
casco
rallentando e glielo faccio togliere anche a lei. Mi metto gli occhiali
da sole
per l’aria sugli occhi e lei mette il mento sulla mia spalla. Sta
attenta a
quel che dico quando riparto.
I
miei gesti parlano di solito ma ora provo ad accompagnarli a parole
incisive.
-
il vento ti soffia nel viso fortissimo e potrebbe fare quasi male, se
non lo
amassi quanto lo amo io.-
accelero
leggermente e vado sempre più aumentando mentre parlo. Si sente…si
sente il
vento…e immagino i suoi capelli al vento, lunghi e mossi che si
mescolano coi
colori intorno. punge il viso. La mia voce che si perde nel vento un
attimo
dopo essere udita da Astrid.
-
il mondo scorre veloce accanto a te e ti piace pensare che sei così
forte e
potente da essere tu a dirigere il tempo. se rallenti il mondo gira più
piano... se accelleri semrpe e sempre di più tutto è solo una macchia
di colore
sbiadita.-
ed
io faccio altrettanto…accelero fino all’inverosimile per poi
rallentare…per
ritornare a correre…e il tempo e il mondo fuori ci segue facendo quello
che
decidiamo noi. Siamo veramente dei re.
-
è bello, davvero. ti da una sensazione di potere e ti fa felice.-
lascio
che si goda questo momento mentre rallento e corro. Poi inizio a
spingere la
moto oltre l’impossibile, accelero accelero accelero sempre più si.
Vuole
volare…ne ha bisogno per capire.
-
poi vedi un ombra scura davanti a te e pensi che potresti evitarla
facilmente,
curvando e frenando un po'... ma i freni non ce la fanno... tutto è
così veloce
che neppure hai il tempo di accorgerti cosa è successo. non pensi a
nulla, non
hai il tempo per elaborare un pensiero o pensare a quello che potrebbe
succederti. -
faccio
un frenane improvviso ma senza fermarmi, dopo un paio di testacoda da
pazzia in
cui lei si aggrappa riprendo il controllo e riparto andando in
crescendo…tornando pian piano alla velocità proibita di prima.
-
intanto il mondo continua a divenire una macchia... e sorridi appena,
perchè
quei colori misciati in quel modo sono spettacolari. solo un leggero
dolore,
mentre chiudi gli occhi istintivamente. prima del buio riesci solo a
pensare
che la macchia era davvero bella e che vorresti essere come lei. Buio.-
sto
in silenzio correndo e basta, le do modo di riflettere e riprendersi
dal mezzo
infarto di poco fa. Continua ad andare cavalcando il vento. Cavalcando
il tempo
e il mondo. Comandando a tutto di scorrere o di fermarsi!
-
e non sai più niente di quello che è successo.-
ancora
silenzio. Si, un silenzio importante. Potrebbe finire tutto così ma non
sarebbe
sufficiente per lei per capire fino in fondo.
Sta
volando ma non è abbastanza, devo farle arrivare al traguardo con
queste
parole.
-
ci sono solo due finali... o GAME OVER o CONTINUE? sei tu a scegliere
se
tornare o divenire quella macchia scura, nessun'altro può farlo al
posto tuo.
credo che sia la possibilità peggiore.-
la
lascio rimuginarci su…lascio che cerchi di immaginare cosa si provi a
dover
scegliere una cosa simile…una cosa che una persona a lui vicino e
ancora viva
ha deciso molte volte…se glielo chiedesse cosa si prova a scegliere fra
le due
opzioni forse troverebbe più sollievo, ma questo è un metodo d’urto che
per lei
va bene. La sua reazione al dolore. A questo dolore.
-
se ti capita il game over almeno non devi scegleire tra l'amore per la
vita o
quella cosa scura che ti ha imprigionato. game over... il buio con te e
non sai
più niente. ma sei quella macchia adesso, bellissima e veloce...
sfuggevole.
stai bene così.-
ed
ora basta, non ne ho più di parole, non mi era mai capitato di
dimostrarlo e
spiegarlo insieme, nessuno me l’aveva chiesto. Tutti mi chiedevano come
sono
stato dopo…ma durante…e il perché facevo così…e perché continuo
nonostante tutto.
Si
può dare la vita su una moto...donarla consapevolmente pur di avere in
cambio
da lei quel che riesce a darti. In cambio di quelle sensazioni molti
danno la
vita.
E
volo col motore che romba e il vento che picchia la pelle…comandiamo
ogni cosa,
perfino noi stessi…non è dolore nella morte ma solo bellezza..chi
soffre per i
morti non lo capisce ed è egoista piangerci su. Umano ma egoista.
Lei
stringe convulsamente la mia giacca e affonda il viso nella mia schiena
premendo il volto.
Non
è un dubbio o una possibilità.
So
per certo che ora finalmente piange.
Perché
ha capito.
Tutto.”