Till I Collapse
CAPITOLO
4:
INCONTRO
“ il
rombo assordante della moto mi disturba. Eccolo è lui.
Riconosco la sua moto e specialmente il suo casino!
Non
mi muovo, faccio finta di nulla. Svolta l’angolo e senza
rallentare
arriva davanti al bar e frena di scatto lasciando
sull’asfalto il
segno delle gomme e l’odore delle medesime
bruciate…quello di
bruciato ha solo il cervello!
Alzo
gli occhi su di lui e inarco un sopracciglio.
È
ancora a cavalcioni sul suo mostro e si toglie il casco rivelando i
suoi capelli nerissimi e mossi che sono più spettinati del
solito, indossa gli occhiali da sole…solo lui sa come fa a
tenere
gli occhiali scuri col casco sopra! Osservo brevemente ma con
attenzione il suo profilo. Non ha i classici lineamenti duri e
squadrati come i miei, sono più morbidi ma
l’espressione
truce e seria nonché profonda confonde questo suo aspetto
rendendolo affascinante. Certe affermazioni mi escono senza nemmeno
rendermene conto. Io non sono un esteta ma ci tengo a non andare in
giro da straccione con capelli astrusi. Tuttavia non dimostro mai
ciò
che sento, nemmeno ora faccio inclinazioni particolari, lo fisso e
lui sentendo lo sguardo da lui definito insopportabilmente freddo, si
gira. Ci scambiamo una breve occhiata e lui sembra imitarmi con la
sua aria indecifrabile.
-
ehi!-
gran
saluto! In tutta risposta il mio mutismo.
Siamo
in un ritardo assurdo e lui cosa vuole? Che gli risponda? Magari che
gli offra pure la colazione? Fa finta di niente lui!
Gli
vado incontro non degnandolo di una risposta e lui una volta che mi
ha di fronte e dopo aver capito che ce l’ho
‘leggermente’ con
lui, mi spinge battendo il pugno sulla spalla:
-
ma dai, che vuoi che sia? Per qualche minuto!-
e
no. Qualche minuto!
Decisamente
è troppo detestabile quando fa il grand uomo sminuendo le
cose
che per me sono insopportabili come il ritardo. Il ritardo lo ammetto
solo se sono io di mia volontà a farlo!
Mi
avvicino ulteriormente a lui e gelido gli tolgo gli occhiali da sole
liberando i suoi occhi tenebrosi e profondi. Avvicino ulteriormente
il viso al suo e trapassandolo con la mia voce e i miei occhi come
lame di ghiaccio sibilo.
-
Qualche minuto? Un ora ti pare qualche minuto?-
senza
mostrarmi nessun segno di intimidimento ribatte incoscientemente
ironico:
-
bè…un ora è composta da
minuti…-
-
anche la tua vita è composta da attimi….attimo
più
attimo meno che vuoi che sia? Puoi ben liberartene di quelli che
verranno da ora in poi…infondo sono pochi…-
accenna
ad un sorrisetto misto a ghigno. Non gli faccio mica paura a sto
pagliaccio!
Se
tutti i suoi fan lo vedrebbero così come è con me
ne
scapperebbero schifati!
Mi
fa perdere il controllo ed io odio perderlo!
-
suvvia Karl, tieni il casco e andiamo!-
ignoro
il casco e non mi muovo:
-
dove, di grazia? Non sappiamo nulla di nulla grazie a te!-
sbuffa.
Sbuffa lui! Basta che sbuffi!
-
massì, mi ha chiamato Mikami e mi ha detto che ci aspetta al
campo con la squadra!-
-
ah bene! Da che dovevamo essere i primi a conoscere il nuovo
allenatore a che siamo gli ultimi…sai come la penso riguardo
gli
ultimi, vero?-
-
odi essere ultimo!-
continua
a non avere timore…errore…grosso
errore….immancabile che non
avrebbe dovuto fare….un po’ di timore in questi
casi nei miei
confronti mi placa.
-
lo sai che sei l’unico sulla faccia della terra che riesca
lontanamente ad irritarmi?-
e
tutto perché ha toccato uno dei lati della mia vita che
tengo
con più cura! Gli orari e le organizzazioni!
Non
so cosa pensi ma di sicuro uno che non è dotato di
quell’organo raro e importante quale il cervello non
può
pensare…decide di tagliare corto e mi infila lui il casco in
testa
allacciandomelo sotto il mento, poi mi liquida con una pacca sul
braccio e con l’occhiolino da re del mondo si rimette gli
occhiali
girandosi ed ignorandomi ulteriormente si prepara per partire
accelerando col motore.
Che
altro fare?
Sospiro
pesantemente…vorrei buttarlo di nuovo nel fiume per vedere
se
riempiendolo di qualcosa cambia, ma mi sa che farei ancora
più
tardi.
Torno
in me facilmente e senza badare a Genzo che si atteggia a gran figo
con la sua sacrosanta moto salgo sul sedile dietro di lui. Non mi fa
ne caldo ne freddo questo mostro e nemmeno la velocità. Non
sono queste le cose che mi interessano…ma gli orari!
Aderisco
col corpo alla sua schiena per non cadere e appoggio le mani sui suoi
fianchi mentre con la mente vorrei che si teletrasportasse per essere
già al campo.
Non
per conoscere l’allenatore(o gli allenatori, da quel che ho
capito
sono due, uno giovane ed un altro più vecchio)ma per essere
puntuale!
Eccolo
che con una delle sue sgommate parte velocissimo facendomi andare
indietro per un attimo. Sono costretto a stringere più forte
la presa mentre una calda sensazione che solo in certi casi alla sua
presenza e al suo contatto riesco a sentire.
Non
mi piacciono queste cose.
Non
mi piacciono per nulla.
Sarebbe
una gran cosa riuscire a controllare sempre corpo e mente…ma
ancora
una volta è Genzo a fare la differenza…
Odio
e stima…può una persona suscitare per se stesso
gli stessi
sentimenti?
Si.
Lui
ne è la risposta.”
***
“ corro.
Corro veloce e ancora di più. Non voglio fermarmi, non
voglio
arrivare.
Questo
che sento ora è troppo bello.
Correre
battendo il vento e sentire tutta l’adrenalina amplificata
non solo
dalla corsa ma anche da qualcos’altro che mi carica al punto
di
lasciar perdere ogni pensiero e dedicarmi ad aumentare la
velocità
per volare ed essere imbattibile in ogni cosa che faccio. Forse
è
lui che mi stringe la vita o il vento che ci tira e il mondo che si
confonde intorno a noi diventando solo una macchia sfocata dove i
colori si mescolano sfumando e creando una tavolozza incasinata.
Forse
è il lontano calore che il suo contatto mi porta a farmi
reagire con tutta sta energia.
Ad
ogni modo è bello e non voglio arrivare ancora. Ancora
qualche
metro.
Non
capisco sempre quel che mi succede ma riesco ad incanalare tutto bene
perché l’accetto subito e non mi interessa la
figura che
faccio agli occhi degli altri. L’importante è
l’intenzione.
Non riesce a farmi paura, non credo di avere paura di nulla ora come
ora. Tutti temono Karl, ma a me diverte farlo arrabbiare…ci
riesco
raramente veramente, spesso lo stresso e basta, ma del resto sono
l’unico a riuscirci…e devo ammettere che parla
quasi e solamente
con me! Questo pensiero mi fa sorridere del mio ghigno obliquo
odiosamente indecifrabile.
Peccato.
Siamo arrivati. Il campo è laggiù, vorrei passare
dritto e non fermarmi ma non sono impulsivo fino a questo punto, in
fin dei conti so anche essere autocontrollato e freddo, anche se non
ai livelli di Karl!
Freno
di scatto e lui mi arriva addosso. Il solito odore di gomme bruciate
sul terreno. Adoro questo odore. Appoggio il piede a terra e spengo
il motore. Non vorrei scendere e che neanche lui scendesse. Era bello
volare in quel modo. Il mio gioiellino fa miracoli(il gioiellino
è
la moto! NdAka).
Mi
tolgo il casco e sento che lui fa lo stesso. Il cuore e il sangue
vanno velocissimi per l’eccitazione della corsa. Si alza come
se
avesse fatto una passeggiata come le altre e mi porge il casco. Lo
prendo e non ci diciamo nulla, lui si volta e si avvia prima di me.
Cazzo, poteva almeno aspettarmi. Si, figuriamoci…tardi come
siamo
quello mi odierà ora! Mi sbrigo e scendo anche io chiudendo
la
moto. Lo raggiungo subito e a fianco entriamo nel campetto per poi
rientrare nell’edificio che comprende palestra per quando
piove,
attrezzi vari, magazzino, spogliatoi e sala riunioni. Sono tutti
dentro.
Entro
prima io. Sono un po’ impaziente di vedere chi è
l’allenatore segreto.
Lo
vedo e subito mi blocco facendo venire addosso a me Karl che mi sta
dietro. Si ferma e mi guarda, poi guarda avanti a me. Vede colui che
guardo io ma non capisce il mio stupore…forse pensa che ho
reagito
così, che sono così stupito e senza parole
perché
è giovano, molto giovane. Ma non è per quello.
Faccio
una faccia che per la prima volta fa capire subito il mio pensiero di
stupore e incredulità.
Non
mi aspettavo, non me lo sarei MAI aspettato, di rivederlo…e
di
rivederlo in queste circostanze…dunque è lui il
nuovo
misterioso allenatore…
-
Jun Misugi…-
mormoro
a fior di labbra come a voler accertarmi che sia veramente lui. Si
fermano tutti e si girano accorgendosi della nostra presenza. Karl
dietro di me attende tranquillo che io mi decida ad entrare, non so
che fa e che gli passa per la testa, lui non lo conosce Misugi. Ma io
si.
Lui
è il Lord del Calcio in Giappone…e credo che se
avesse avuto
l’occasione di giocare in Europa lo sarebbe diventato anche
qua…del
resto se non avesse avuto la malattia cardiaca sarebbe diventato il
più grande in assoluto
Molti
ricordi mi tornano alla mente con lui, ricordi della mia infanzia e
del campionato delle elementari dove lo vidi…non ci siamo
mai
scontrati ma lo conoscevo bene, tutti lo conoscevano.
Mi
sembra di essere tornato indietro ai tempi in cui eravamo bambini e
prendevamo tutto come fosse questione di vita o di morte.
Inaspettatamente. Sta succedendo tutto inaspettatamente.
Entro
richiamato da Karl e da Mikami.
-
Genzo, Schneider…siete arrivati…vi avevamo dati
per dispersi.
Voglio presentarvi uno dei due allenatori, il più giovane di
cui vi avevo parlato. Jun Misugi. L’hai riconosciuto, vero
Genzo?-
Faccio
un passo avanti e Karl decide di lasciarmi perdere e mi supera. Si
scusa del ritardo e mi lancia un occhiataccia che gelerebbe il fuoco,
ma non lo sento nemmeno. Non so esattamente come reagire, ma sono
felice che sia lui e che sia qua…ma se è in veste
di
allenatore significa che non può più giocare a
calcio
definitivamente…l’operazione non è
andata bene? Sapevo che
doveva operarsi l’ultima volta al cuore e che avrebbe
determinato
il ritorno o meno come giocatore. Evidentemente è andata
male.
Lui,
ogni volta che ripenso a lui e che lo si vede, non solo a me ma a
tutti quelli che lo conoscono, infonde una gran
tristezza…eppure
sorride sempre come un tempo.
Vedo
Karl stringergli la mano, non sorride, lui non sorride mai, al
contrario Jun è radioso e contagiante. È un lungo
scambio il loro. Uno scambio che mi fa pensare. Controllati e
pacati…freddi in molte cose, scostanti in certi casi,
irraggiungibili, ma appassionati in altri. Un grande amore per il
calcio…un amore diverso ma che li porta ad avere lo stesso
gioco,
la stessa mentalità, la stessa potenza ed
esperienza…sono
più simili di quanto sembri…ho una
sensazione….una
sensazione che non comprendo bene…ma mi incupisco
realizzando ciò.
Questo
incontro…questo arrivo…cambierà molte
cose.
Molte.
C’è
qualcosa nell’aria qualcosa fra loro…qualcosa che
è innato
e già forte.”
***
“ Questa
poi…chi se lo sarebbe mai aspettato? È proprio
bella…ecco
chi erano i due giocatori famosi in tutta la Germania e aggiungerei
in Europa ormai.
Genzo
Wakabayashi e Karl Heinz Schneider.
Chi
l’avrebbe mai detto che mi sarei trovato ad allenare proprio
la
loro squadra?
Mamma
mia…sarò in grado? Mi ritiene così in
gamba il signor
Mikami? Da quando ha smesso di allenare è andato in giro a
cercare nuovi talenti…e crede che io sia fra
questi…anche se me
ne aveva parlato molte volte che secondo lui io sarei stato adatto
per allenare anche in europa…
Genzo
sembra pietrificato e non reagisce, mentre Schneider mi si avvicina
subito, si scusa del ritardo e mi tende la mano.
È
fredda la sua mano…come la mia…immagino
però sia per
motivazioni diverse! L’avevo visto giocare molte volte in
passato,
e ogni volta che vengo con la Nazionale Giapponese per i mondiali o
qualche torneo lo osservo sempre bene…migliora sempre
più, è
il più bravo fra i giocatori Europei…e anche a
livello
mondiale si piazza ad un ottimo posto.
Mi
ha sempre attirato, non sono mai riuscito a vederlo male. Lui
è
l’imperatore del calcio. Mi affascina come tipo e come
giocatore.
Spero che sia la volta buona che diventiamo amici.
Mi
piacerebbe.
Ha
degli occhi azzurro gelido. Sono impressionanti e spiccano in quel
pallido viso e quei capelli pettinati e biondi che è una
cosa
stranissima.
Ci
stacchiamo e lui si siede con gli altri mentre noto che Genzo
è
ancora indietro…è incerto se crederci o meno.
Era
da un bel po’ che non lo rivedevo…ma lui da quel
che so è
diventato ancora più bravo ed imbattibile, non ha nessun
rivale…escludendo i casi rari come Schneider e Tsubasa.
Mi
faccio avanti io senza timore, sorrido, sono felice di rivederlo e di
essere in squadra insieme….anche se io sono nelle vesti di
allenatore!
Non
attendo che si svegli e lo abbraccio calorosamente salutandolo. Lui
ricambia l’abbraccio dopo un attimo di incertezza. Deve
abituarsi
all’idea…bella sorpresa che ci ha fatto
l’allenatore!
Mi
stacco anche da lui e professionalmente gli tendo la mano mantenendo
la mia espressione serena.
Sarà
un ottima occasione per crescere questa. Un ottimo periodo della mia
vita sta iniziando.
-
ciao Genzo, come va?-
finalmente
fa quel suo sorriso enigmatico di sempre, lo ricordo con
quest’aria
e mi piaceva sempre quando con la sua sicurezza e burberità,
pieno di orgoglio aiutava i suoi compagni di squadra. Si scuote e mi
stringe la mano a sua volta. La sua mano è calda.
-
ciao. Da quanto…io sto bene e tu?-
ci
parliamo per giapponese, la sua pronuncia ha acquistato un accento
strano che tende al tedesco…mi fa
sorridere…dovrò
impararlo anche io il tedesco, i primi tempi mi tradurrà
lui,
ma dovrò darmi da fare.
Sono
entusiasta…sono al settimo cielo, non vedo l’ora
di darmi da
fare.
Contengo
questi miei sentimenti e mantengo la mia aria tranquilla e calma.
Dopo
un veloce scambio di parole ci sediamo anche noi con gli altri e
assistiamo alla riunione con le dovute decisioni.
Non
credo che se la risentano di vedere un allenatore giovane, ma in caso
contrario sarà divertente fargli cambiare
idea…nulla
riuscirà a scoraggiarmi. Sono fatto
così…a questo
punto della mia vita ne ho passate tante e non posso permettermi di
perdermi qualcosa per paura di non farcela…basta
farcela…e io so
di riuscirci.
Quanti
ricordi legati a questi anni di vita…ne avrò
altri…molti
altri…li voglio…ne ho fame…la morte
non mi prenderà
proprio ora che ho queste opportunità.
Devo
darmi da fare e prendermi tutto quel che arrivo.
Domani
potrei morire.
Potrei
morire anche fra 50 anni.
Potrei
morire anche mai.
Ma
sarò sempre pronto e preparato,
l’accoglierò col mio
sorriso di sempre sulle labbra grato per quello che mi ha dato.
Faccio
questi pensieri perché con un grande cambiamento simile
tutta
la mia vita è diversa. Lo sento già da ora.
Sarà
stupendo.
Me
lo sento”