Till I Collapse

CAPITOLO 7:

PROVA
“ Brava e diligente mi affianca durante la strada verso il campo sportivo degli allenamenti. Astrid sembra in coma profondo…è mattina presto ma oggi è il primo giorno e non voglio iniziare troppo tardi, voglio fare un po’ di conoscenze. Il mio tedesco non è malaccio, posso capire un po’ le frasi basilari…ma fortuna che ho lei che è efficiente quando si decide a fare la seria. Dopo l’uscita di ieri con Karl e Genzo e la loro litigata si è sfogata prendendo a pugni un muretto poi non ha detto più una parola. È strana questa ragazza. Ora eccola lì con il walkmen e le cuffie agli orecchi, non mi calcola nemmeno di striscio e sembra immersa un po’ nel mondo dei suoi sogni e un po’ in quello della sua musica straniera. Fa sorridere il suo aspetto appena sveglia, guardala, non si è nemmeno sistemata…i suoi capelli assurdi sono ingarbugliati con un nodo a metà lunghezza e lì rimangono, pallidina e occhiaie con due occhi che perforano perfino il metallo. Mette soggezione in questo momento…vuoi perché è di cattivo umore per ieri, vuoi per l’ora presto…meglio lasciarla in pace, ora incontro Genzo e mi farà lui da traduttore!
Arriviamo al campo e non ci sono ancora tutti, nessun volto noto.
Bè, non mi rimane che aspettare.
Vedo Astrid sedersi in un angolo per i fatti suoi e cambiare CD nel lettore.
Dopo una mezz’oretta siamo tutti. C’è anche Genzo con un notevole ritardo, ma noto che Karl Schneider non è venuto…forse non è sua abitudine farsi vivo agli allenamenti…sapevo che non si allenava mai con la sua squadra ai tempi delle superiori, ma speravo che fosse un po’ più responsabile e maturo…evidentemente no! Pazienza, io devo iniziare!
Li raduno e ci sediamo sull’erba del campo, accanto a me Genzo che mi traduce, Astrid non si è nemmeno accorta che abbiamo iniziato.
- salve, inizio con un annuncio per poi passare a presentarci in modo meno formale dell’altra volta.
L’altro allenatore oggi non è potuto venire, non è ancora arrivato…vi dirò…non l’ho ancora incontrato nemmeno io ma deve essere molto impegnato. Per oggi ci conosciamo noi e mi fate vedere un po’ come siete a calcio così mi faccio un idea generale delle vostre capacità.
Io sono Jun Misugi, come capirete sono Giapponese, ho avuto diverse esperienze come allenatore ma mai in squadre europee, sarà un ottima esperienza d’arricchimento. Ho 23 anni e da ragazzo giocavo a calcio, ma ho dovuto smettere per problemi di salute e fisici, diciamo. Mi sono trasferito da poco e sto ancora imparando il tedesco ma non faccio molta fatica a capirlo. Bè, ho diversi gusti ma quello più importante è certamente il calcio. Io tengo alla puntualità e all’ordine. Se capiamo questo ci intenderemo alla perfezione. Non sono un tipo severo o rompiscatole, anzi, avendo età piuttosto vicine credo che andremo d’accordo. Bè, dite qualcosa voi…poi fate un breve riscaldamento e un partita fra di voi intanto che vi studio.-
Dopo che mi traduce in simultanea noto certe espressioni piuttosto vaghe, non mi convincono forse perché non lo sono nemmeno loro. Spero sia una mia impressione ma credo di non andare a genio.
Si presentano anche loro e Genzo continua a tradurmi, non credo abbia nemmeno notato Astrid che sarebbe l’addetta ufficiale al compito.
Dopo un riscaldamento piuttosto povero noto che si mettono a discutere fra di loro. Ci sono dei dissensi…non vanno d’accordo, dovrò fare un lavoraccio ad unirli…se non sono un gruppo unito fra di loro non sono nemmeno una squadra in grado di vincere! Vediamo però se giocando cambiano un po’ atteggiamento. Genzo si mette subito nella sua porta e aspetta in silenzio per i fatti suoi che si degnino di sbrigarsi…allora mi avvicino e chiedo qual è il problema, loro mi guardano come se avessi parlato arabo….bè…effettivamente ho parlato giapponese..Genzo dalla porta mi traduce e loro continuano a discutere poi uno fra loro, il più notevole caratterialmente parlando che si rivela subito un po’ il capogruppo ribelle e problematico, mi risponde, ovviamente non capisco e Genzo ancora una volta con un ombra scura in volto traduce a me, sembra contrariato e stufo, mentre parla si allontana dalla porta per sedersi in panchina con il cappellino calato sul volto e sugli occhi e le braccia incrociate sul petto. Non lascia trasparire altro che contrarietà. Ma dice:
- dicono che prima di farti vedere cosa sanno fare loro e iniziare a formare una squadra simile in cui nessuno crede vogliono vedere di che sei capace te, se sei veramente superiore a loro anche se hai la loro età…e altre balle simili!-
Oh santo cielo! Anche questa mi mancava! Ma chi me lo ha fatto fare? Io!
Vabbè, ma perché la gente non si fida ogni tanto? Sempre prove su prove vuole ricevere! Mi gratto il capo mantenendo la tranquillità. Se ho detto che non posso giocare c’è un motivo…nell’ultima operazione al cuore hanno fatto un mezzo disastro e invece che migliorarmi mi hanno peggiorato…stavo proprio per morire….è da tanto che non gioco e ho rinunciato a indossare una maglia col numero solo per la mia vita. E loro che non sanno proprio nulla se non che non posso giocare ora mi chiedono una prova delle mie effettive abilità! Come faccio a dargliela?
So cosa dovrei fare, e non sono nemmeno tanto indeciso a dire il vero, ma ho delle responsabilità anche verso me stesso e dei capricciosi bambini simili devono adeguarsi a me e non io a loro. Li guardo distaccato, con uno sguardo per nulla preoccupato o alterato, forse un po’ superiore, ma non è questo in realtà. In realtà sono i miei soliti modi distinti, da Principe come li definiscono molti e Astrid per prima, e poi sono calato nella mia parte d’allenatore.
- non siete voi a dover chiedere prove al vostro allenatore ma io a voi. Se mi hanno dato il titolo di allenatore c’è un motivo, ve lo assicuro, ora fate le persone mature quali dovreste essere e iniziamo sta partita che abbiamo perso decisamente un sacco di tempo. La prova l’avrete coi progressi in campo che vi farò avere!-
uhmmm…troppo sicuro di me? Genzo traduce con soddisfazione ma non sembrano convincersi tutti tanto che alcuni si siedono a terra senza più calcolarmi! Oh bè, questa poi! Non credo di aver mai perso la pazienza in vita mia tranne che alle elementari nella prima partita contro Tsubasa, ma questi la mettono in serio pericolo questa mia pazienza.
- vorrei sapere perché mi hanno assegnato una squadra di bambini invece che di professionisti!-
mi sfugge questa frase di proposito, quando sentono il significato se ne risentono…e che se ne risentano pure, io me ne sono risentito di più!
- mi state deludendo molto!-
loro non hanno la più pallida idea della voglia che ho ogni sacrosanto giorno che Dio manda sulla terra, di giocare ancora a calcio come calciatore! E loro non sapendo nulla della mia vita e di me si permettono di non darmi nemmeno l’opportunità di far vedere se valgo o meno come allenatore. Non sono loro a decidere se io sono in grado o no, ma i fatti e gente ben più esperta di loro. Loro possono essere d’accordo o meno, possono anche esprimere la loro opinione….ma l’allenatore si discute fino ad un certo punto, straniero e tedesco che sia! Famoso o no! Il mio dolore nel non poter giocare e nel non poter più sovvertire le regole mi pesa più di qualsiasi compito e se sono ancora qua a vedere giocare altri al posto mio è solo perché provo un amore sviscerale per questo sport.
Ma loro si permettono di saperne più di me!
Ma non mi farò calpestare, non manderò tutto a quel paese. Perché che io mi arrabbi accade una volta ogni dieci anni ed evidentemente è arrivato il momento. Da piccolo avevo quel fondo di impulsività e pazzia che mi caratterizzava ogni volta che giocavo contro gente fortissima, ora mi controllo sempre, ora la ragione e il sangue freddo hanno il sopravvento…ma ora con la ragione non faccio proprio nulla! Sento il bisogno di dare una di quelle lezioni che non si subiscono facilmente.
Li provoco e non è da me, non più almeno, desto l’attenzione di Genzo e a sua volta traduce attonito:
- secondo me siete voi che avete una paura pazzesca di farmi vedere che siete buoni a nulla!-
si alzano e mi fissano cercando di intimorirmi. Sono alterati al contrario di me che anche se ho perso la pazienza mi mantengo calmo e staccato.
- mettetevi subito in campo e provate a fermarmi se ci riuscite. Tutti. Ma dopo di questo non voglio più sentire una sola sillaba uscire dalle vostre bocche finchè i vostri cervelli non cresceranno in proporzione alla vostra altezza!-
lo fronteggio molto bene e senza timori il ‘capo’ e lui nota questo mio lampo, e comportamento strano, completamente diverso da prima e dall’apparenza da Principe che ho.
Fortuna che Astrid dorme perché se avesse sentito li avrebbe pestati tutti. Voglio evitare certe sceneggiate e so cavarmela da solo in qualità d’allenatore.
Mi dirigo verso la panchina dove Genzo si è alzato per dire quel che ho appena detto. Mi tolgo la maglia e rimango in maglietta a maniche corte. Prendo una delle palle da calcio dallo scatolone in rete di ferro e comincio a palleggiare concentrato ed estremamente lontano da tutto e tutti.
Dopo anni è la prima volta che mi appresto ad esibirmi in un azione simile. Sento Genzo rimanere al limite del campo senza mettersi in posizione.
- tu non vai Genzo?-
- io non faccio il bambino, non ho bisogno di metterti alla prova, so benissimo di che sei capace!-
un breve sorriso di gratitudine per poi riimmergermi nel pallone e nelle mie gambe.
Un discorso mentale con me stesso, con il mio cuore e con il calcio. Non è un emozione da poco quella che sento. È l’unica volta che mi concederò il privilegio di tornare brevemente in campo in una sfida a dimostrare le mie capacità. Ma occorre…per il futuro di questa realtà che ho scelto. È importante riuscire a chiarire le posizioni.
È una delle cose a cui tengo…ognuno deve sapere stare al suo posto.
Li vedo pronti e stizziti dalle mie parole e dalla mia presunzione, ma non è la mia ad essere presunzione, la loro lo è, non io!
Entrando in campo con la palla mi volto a vedere Astrid…dorme pacifica…se Yayoi mi vedesse ora morirebbe prima di me…e invece lei è la persona più tranquilla del mondo…e menefreghista!
Mi porto a centrocampo e con sguardo determinato che probabilmente è irriconoscibile a loro inizio la corsa.
Veloce senza esitazioni vado incontro al primo senza aspettare che sia lui a cercarmi. È facile e lo dribblo…troppo facile, se questo è il loro livello e sono nel campo del professionismo allora io dovrei essere confronto a loro un campione mondiale, spero non siano tutti così!
Proseguo e mi arrivano in due in scivolata ma li salto facilmente anche questi, ho ancora un ottimo controllo di palla, sembra che sia un allungamento del mio piede…e la sensazione è triplicata…e meravigliosa, non ricordavo tutta questa intensità in poche azioni di gioco. Sono nato per questo eppure il mio fisico non ne vuole sapere. Ho l’anima e il cervello in un corpo che non sono i miei. Affronto molti altri e con azioni più o meno raffinate ma tutte svolte in velocità, con grazia e nella piena disinvoltura. Alcuni più bravi di altri mi fanno impegnare maggiormente, ma questa per me non è una sfida con loro ma con me stesso per assaggiare di cosa sono ancora capace, se sono all’altezza delle aspettative e se sono degno ancora del mio calcio. Sento molti occhi su di me e sento delle urla a bordo campo…Astrid si è svegliata…e sta mandando a cagare tutti i membri della squadra!
Ho un aria risoluta ma felice…perché è proprio come ho già detto…quello che mi da il calcio non me lo da nessun altro e nient’altro…esiste forse qualcosa di più bello e divertente di questo? Non è un dovere è un piacere e l’arrabbiatura di poco fa l’ho dimenticata da un pezzo. Si svolge tutto molto velocemente e cercano di contrastarmi finchè non arrivo alla porta, sento arrivare da dietro e avanti in scivolata due ragazzi…sarebbe un brutto fallo questo…e un brutto colpo per me…salto senza pormi troppi problemi, sono in area. Mentre atterro vedo all’ultimo momento uno di loro che mi affianca. Il gomito è troppo alto, nello scontro mi farà male. Sono i miei riflessi che mi fanno abbassare ma c’è troppo affollamento intorno e cado di lato, mentre cado sento una voce gridare di passargli, una delle poche parole che comprendo in tedesco. È ancora un riflesso quello che mi porta a passargli senza guardare. Faccio perno sulla mano e salto in alto roteando il corpo rovesciando all’indietro il busto e la testa, non mi sono messo d’accordo e non ho nemmeno visto chi sia ad aiutarmi, ma mi preparo ad una rovesciata come tiro in porta. Perfetti i movimenti. Ho tutto ben nitido in mente, il mio corpo ha registrato le regole per fare certe acrobazie. Pulito ed elegante effettuo la rovesciata in questione dopo che la palla mi arriva in un passaggio diretto al piede destro che con forza, la mia forza di sempre mai diminuita, e un pizzico di effetto, calcio, faccio goal.
Cadendo mi rigiro su me stesso per atterrare in piedi. L’azione e la sfida sono finite ed ho vinto come previsto.
Mi volto verso la squadra che mi fissa a bocca aperta e sorpresa.
C’è il silenzio assoluto.
- e con questo il discorso è chiuso!-
lo dico in tedesco, i corsi veloci di questi giorni sono utili.
Respiro e sento il mio cuore battere molto veloce e affaticato. Sudo e sono piuttosto pallido ma non mi preoccupo. Perché se sento affaticamento significa che va tutto bene.
Mi volto e come se tornassi il Jun allenatore impossibilitato al gioco malato di cuore di sempre, cammino barcollando e incerto ma coi miei soliti modi distinti e composti.
Solo uscendo noto chi era ad avermi aiutato.
Mi sorprendo moltissimo.
È Schneider.
E se da me uno non si aspetta che perda la pazienza e faccia quello che ho fatto oggi, da lui ci si aspetta ancora meno che si inserisca in una sfida d’altri facendo da spalla.
Lo guardo leggermente spaesato, ma il fiato mi manca e devo sedermi, gli sorrido per ringraziarlo e lui non ricambia, ma si limita a guardarmi indecifrabile e staccato.
Sono riuscito a coinvolgerlo col mio gioco…forse perché si è accorto che se giocassi a calcio sarei un rivale temibile?
Vorrei molto confrontarmi con lui ma la tristezza consueta a fine di ogni partita arriva anche ora…non potrò mai farlo perché non potrò più toccare una palla in una sfida o in una partita.
Mi siedo e appoggio la testa all’indietro…il mio cuore è peggiorato notevolmente nell’ultima operazione….molto più di quel che pensassi!
Fortuna che c’è Astrid a tirarmi su, eccola che urla peste e corna in tedesco alla squadra…parla come uno scaricatore di porto…ma non si fa sfuggire il mio malessere al cuore. Lei è una delle poche a saperlo. Nemmeno Schneider lo sa.
Ora posso stare tranquillo a fare la parte dell’allenatore!”
“è una cosa assurda e stranissima quello che mi è capitato vedendolo giocare. Sono arrivato a sfida già iniziata ma posso immaginare perché sia iniziata. Non avrei mai immaginato che Misugi avrebbe raccolto. Ma è stato più che notevole. Non ho idea del perché abbia dovuto smettere ma devo ammetterlo perfino io che è un peccato, uno con un talento simile…quel Giappone riserva sempre sorprese continue. Non l’avevo mai notato nella Nazionale Giapponese…anzi….si…lui è l’aiuto allenatore…ma era ovvio in quel caso che fosse capace e all’altezza della situazione. Mi vergogno da far parte di una squadra simile…dovevano scioglierla completamente.
Il gioco di quel ragazzo mi ha catturato. È stato…non saprei, ma ho percepito qualcosa che mi attirava verso di lui. Una similitudine con lui, una somiglianza. Non mi succede spesso di riconoscere subito un campione e di accettarlo così facilmente ma ora è accaduto.
Non mostro nessuna delle medesime impressioni, mi limito a tenerle per me.
Noto con disappunto ma un certo divertimento la tipa pazzoide di ieri che dopo aver gridato ad uno per uno parolacce indicibili mi arriva di fronte e mi fissa a lungo penetrante negli occhi. Regge il mio sguardo altero e freddo…lei è furente ma si vede che si sta trattenendo. È indecisa se pestarmi e vendicarsi oppure se lasciarmi in pace perché ho aiutato uno dei suoi amori.
Alla fine opta per un dito medio e una linguaccia e poi se ne va ignorandomi a passo spedito perso Jun seduto con una brutta cera. La vedo asciugargli il viso con una pezza bagnata…anche se in quel caso il viso si bagna di più…che razza di manager.
Scuoto la testa e vado via dal campo osservato da Genzo. Lui alla fine è più diligente di me come giocatore, almeno era venuto, anche se non ha fatto un colpo…ma finchè il livello di questa squadra non si alzerà non mi allenerò con loro, peggiorerebbero il mio ritmo. Ho accettato di venire solo perché l’offerta era notevole e Genzo ha insistito che venissi con lui. Solo per questo.
Ma dopo lo spettacolo di oggi comincio a pensare che non sia stata male come idea accettare!”
“sapevo di cosa era capace Jun, infatti non ho voluto partecipare alla pagliacciata. Ha inflitto loro un umiliazione da ricordare per anni. Ci penseranno su mille volte prima di mancargli di rispetto. Io non le sopporto queste cose. Che razza di stronzate sono? Ma insomma sembravano proprio bambini delle elementari! Spero che imparino a crescere. C’è molto potenziale in questa squadra, ho accettato dopo averli visti un paio di volte giocare. Sono elementi ribelli e particolari ma se gestiti bene possono funzionare.
Ad ogni modo quel che mi ha lasciato a bocca aperta è stato il suo gioco…non lo ricordavo così…così…perfetto su ogni fronte e…simile a quello di Karl. Quei due si sono trovati subito e Jun è riuscito a coinvolgere il ghiacciolo fino a spingerlo ad aiutarlo d’impulso. Mi ha lasciato sorpreso e stranito! Non me lo sarei aspettato nemmeno fra secoli una sua reazione simile. Lo fisso con questo sguardo che non lascia trapelare molto. Lui se ne va mentre io rientro in campo non di ottimo umore per lo spettacolo spiacevole da parte della squadra.
- allora, se avete voglia di allenarvi seriamente e darvi da fare finalmente, nonché crescere, diamoci da fare e vediamo di non fare più ste cazzate!-
Astrid dà un calcio allo scatolone a rete metallica che contiene i palloni da calcio contro i ragazzi imbarazzati mollandogli un porcone accompagnato da:
- eccovi stronzi, iniziate facendo i raccattapalle se non è troppo difficile per poppanti femminucce come voi! Provate a rincorrere le palle! Fate attenzione a non confonderle con quelle che avevate appese fra le gambe prima che le perdeste per strada! Se rifate una cosa simile vi ammazzo!-
e questo mi fa sfuggire un ghigno di sadismo…ha ragione….vediamo di farli penare un po’!
ha inizio uno dei miei storici e tanto temuti allenamenti da ammazzata!”