FOLLIA
Capitolo
10
The sound of silence
"E
allora prendilo, prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore,
dolcezza. "
Janis Joplin
Che suono ha il
silenzio? Il rombo sordo del sangue che picchia e che sentiamo
rimbombare dentro? O il suono desolato che si spande nella stanza
pregna di disperazione?
In questo momento per Shadè il
silenzio assume le sfumature lievi di Fabien che si muove per la
stanza leggero e apre la finestra, la luce del mattino inonda tutto,
illumina i suoi capelli castani che ricadono sulle spalle e sulla
schiena nuda in una miriade di riflessi dorati, qual è il
sottile filo che separa l'amore dalla riconoscenza? Non lo sa, non
riesce a pensare e se solo ci provasse probabilmente si
frantumerebbe, mille schegge taglienti che andrebbero a conficcarsi
nel cuore di Fabien.
Esistono persone destinate a stare
assieme, e quando si incontrano scatta qualcosa, una molla quasi, che
fa rabbrividire l'anima e fa desiderare l'amore di quella persona
come la cosa più preziosa del mondo. Preziosa come gli occhi
di Fabien mentre si avvicina lentamente a Shadè e si siede
sul
letto accanto a lei, preziosa come le sue labbra che si avvicinano e
sfiorano quelle di Shadè in un bacio casto che vuole solo
dare
il buongiorno a una ragazza che effettivamente non ha mai vissuto un
giorno degno di essere chiamato tale in vita sua.
Eppure il
corpo di Fabien è caldo e liscio, la pelle così
morbida...lasciarsi andare.
La prova di fiducia più
grande che Shadè in questo momento possa dare.
Fare
scorre le dita lungo la schiena e regalare brividi di piacere al
ragazzo che muove piano le labbra per chiedere l'accesso alla sua
bocca, bocca che nessuno, prima di lui, aveva mai violato, con una
dolcezza straziante eppure la passione trapela da ogni fibra del
corpo, ogni più piccola particella di lui la vuole ma sente
che deve andare piano, appena un assaggio alla bocca, che sa di
fresco, poi si stacca e apre gli occhi per osservare la sua reazione.
Ed è come se Shadè si risvegliasse da un sonno
durato anni, gli occhi neri deliziosamente appannati e i boccoli che
le ricadono morbidamente attorno al viso.
Sperduta.
Nel
mare,
nel cielo,
negli occhi castani di Fabien,
nei
suoi capelli che ricoprono il corpo come un manto, le ciocche
vellutate le accarezzano il viso e la sua espressione...
come
se stesse contemplando la cosa più fragile e al contempo
bella
dell'universo.
"tu non sai..." un flebile sussurro
che il ragazzo recepisce nel modo giusto,
"no... ma se
tu me lo permetterai io sarò sempre qui"
non ci
riesce, sente le lacrime premere ma non riesce a farle uscire, sente
la sofferenza opprimerla eppure non è possibile
perché
non c'è niente che non va in lei...o no? Sa che
c'è
qualcosa dentro di lei, in suo padre, che non va, ma non riesce a
capire.
Non vuole capire.
"non...ci riesco."
"a fare cosa?" seduto accanto a lei con le gambe
incrociate, che tenta di disincagliarla ogni volta che si arena in
qualche spiaggia dove la sua anima è sommersa da sabbia
fine.
"a capire"
silenzio.
"a capire
te stessa?" il sole entra dalla finestra e crea luci e ombre sul
viso della ragazza, luce come la sua fragilità, la sua
purezza, il suo sorriso.
Ombra come la paura, la follia che
impregna ogni cosa, i suoi occhi.
"anche... ma
soprattutto a capire cosa sta succedendo"
la mano di
Fabien si alza ad accarezzarle il volto, tenera, è la prima
volta che parlano davvero e lui capisce che c'è molto
più
dietro, c'è tutto il suono del silenzio oppresso che si
porta
dietro, una cappa di piombo, nero.
Nero.
"lo
senti il suono del mondo?" sussurra allora, "è il
suono di mille persone che lottano e soffrono... sai chi riesce ad
affrontare tutta quella disperazione? Solo chi non è solo."
Forse lui ne è in grado.
Di ascoltare il suo
silenzio, di prenderla per mano e accompagnarla attraverso le terre
che nessuno aveva mai scoperto, sperimentato, viaggi impossibili
nascosti dietro l'ombra di un gigante che incute paura e toglie ogni
speranza.
L'aveva letto in un libro...
'io sono la
matrice di ogni asilo,
io sono la fiamma su ogni montagna,
io sono la regina su ogni alveare,
io sono lo scudo
per ogni testa,
io sono la tomba di ogni speranza...
io
sono Eirias!'
Una spada di fuoco creata per ordine della luce
da un creatore che tuttavia aveva ceduto al peso della bellezza della
sua opera d'arte, la quale poteva essere posseduta anche dalle
tenebre.
È questa Shadè?
Una creatura
nata dalle mani dell'impareggiabile artigiano di una terra perduta,
una creatura che poteva essere sconquassata dai venti della follia ma
anche illuminata dalla bellezza della luce.
"ho paura"
una paura folle a dire la verità, vuole fidarsi, vuole
mettersi nelle mani di Fabien eppure...
"lo so"
e
l'unica cosa che rimane da fare a Shadè è
appoggiare la
testa sopra la spalla del ragazzo e ascoltare il suono della sua
anima.
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la scuola è un edificio
antico, mura spesse che isolano dai rumori, dal freddo, dall'esterno.
Come un piccolo mondo a parte, un isola che ha le sue regole,
le sue istituzioni, le sue prigioni.
Prigioni.
Gli
occhi dei ragazzi che li squadrano, che pretendono da loro
spiegazioni, che prendono in giro, che feriscono.
Prigioni.
Gli sguardi dei professore che sanno...che forse intuiscono
quello che c'è dietro la loro situazione ma che la stanno
analizzando piano piano, che credono di aiutare e invece peggiorano
la situazione.
Prigioni.
Le parole sussurrate appena
loro passano, come aghi d'argento conficcati nella carne, una piccola
morte ogni volta eppure Alistair ne è abituato.
Può
quasi fare finta che non stiano parlando di lui, che non sia il suo
cuore quello che si contrae a ogni pugnalata, può quasi fare
finta di capirli.
Ciò che davvero non capisce è
se stesso e Shadè.
La scuola in fondo è solo un
modo per sperare ancora, per sperare assurdamente che forse un giorno
passerà, che suo padre uscirà dalla
realtà
viziosa e invischiata nella quale è caduto e che li
lascerà
stare.
È per questo che non ha ancora abbandonato la
scuola? Che non si è trovato un lavoro serio? Che rifiuta di
chiedere aiuto? Si è sempre detto che è per via
di
Shadè, che lei non sopporterebbe un distacco per il semplice
fatto che la sua mente non accetta quello che sta succedendo, si
rifugia in un universo parallelo in cui va tutto bene, in cui
c'è
solo Fabien.
Fabien.
Ha portato lui a scuola la
sorella questa mattina, vestita con un paio di jeans a zampa e una
camicia bianca aderente, vestiti di sua madre gli aveva detto.
E
aveva visto sua sorella sorridergli e accoccolarsi a lui, guardarlo
fiduciosa e gli era sembrato un mezzo miracolo. In quel momento
avrebbe voluto baciare Fabien o buttarsi in ginocchio e ringraziarlo
in eterno. Già...fino adesso si è nascosto dietro
di
lei ma adesso ha avuto la conferma che anche lontano da lui, lontano
da suo padre lei sta bene.
Solo egoismo in fondo.
Il
suo è solo egoismo.
Non può credere davvero che
si sia ridotto così, era buono e gentile prima che la loro
madre morisse, poi ha cominciato a bere ed è successo il
disastro.
Non può lasciarlo, non può...eppure...
sospira, rischia di impazzire anche lui se continua così.
Fra un po' avrebbe finito la scuola, può aspettare di
trovarsi un buon lavoro e poi andare via di casa portando con se
Shadè. Ancora un pò di tempo.
Forse è da
stupidi ma vuole provare ancora ad aiutarlo, e se la situazione
sarebbe degenerata prima...beh lavora per questo di sera, ha messo da
parte un po' di soldi, può andarsene con sua sorella.
E
in tutto questo, in tutto questo casino, lui dov'era?
E
Jhoann?
Gli ha chiesto aiuto e poi se n'è andato così,
non è giusto, non è affatto giusto.
Per un
attimo il cuore gli si stringe, l'aveva visto
così...così
strano quando era andato al locale, non avrebbe dovuto abbandonarlo.
Controlla l'orologio, l'una.
E il desiderio di
andarsene, di correre da lui, di chiedergli scusa, di amarlo.
Amarlo.
Che follia, che assurda follia.
Un
amore così...nato nella disperazione, nel dolore, non
può,
non può continuare, non può farcela a portare
avanti
tutto, si sente a pezzi e il dolore fisico è solo una
piccola
parte dei frammenti della sua vita, frammenti che feriscono e
sanguinano.
Il suono della campanella si spande nella stanza,
lo scalpitio dei suoi compagni di classe si fa evidente, tanto che il
professore con un gesto gli da il permesso di andare, e lui corre
subito per i corridoi, fino alla classe di Shadè e Fabien,
è
una sciocchezza, è una sciocchezza, se lo ripete per tutta
la
strada eppure...eppure lo sguardo di Jhoann gli è entrato
dentro, come una lama arroventata, se lo abbandona adesso, adesso che
ha bisogno di lui, che sente che Jhoann ha bisogno di lui, che razza
di uomo sarebbe?
I capelli scivolano attorno al viso,
morbidi, neri come l'ala di un corvo, richiamano la libertà
in
un certo senso, la libertà che a lui è negata.
Scioglie l'espressione fredda con cui affronta gli altri non
appena vede Fabien e Shadè uscire, e allora si dirige verso
di
loro in fretta e sempre in fretta chiede "Fabien per favore
porteresti a casa tua Shadè finché non la vengo a
prendere? Devo fare una cosa" prima di cambiare idea, prima che
i suoi problemi diventino tanto grandi da impedirgli di andare, di
pensare a lui, in fondo è solo un egoista, lo sa.
E sa
anche quanto possa apparire strana la sua richiesta a Fabien ma
annuisce e prende una mano a Shadè conducendola via.
Non
vuole che rimanga a casa da sola a quest'ora.
È l'ora
in cui suo padre si sveglia per bere un pò...fa il guardiano
notturno in una grande impresa e praticamente vive di notte.
Per
loro fortuna.
Corre per la strada, sentendo le fitte al
fianco destro sempre più frequenti, ma non si ferma.
Ha
bisogno di vederlo, di scusarsi, di...non sa nemmeno lui che cosa.
E in fondo forse sarebbe meglio davvero lasciare perdere
tutto, concentrarsi sulla sua vita e lasciare stare quello strano
ragazzo biondo, meglio per tutti.
Come può iniziare
una qualunque storia con lui sapendo quello che rischia?
Sapendo
tutto il dolore che gli avrebbe portato?
Sarebbe stato da
egoisti, è da egoisti pretenderlo, pretendere che possa
accettarlo così, incondizionatamente, con tutto quello che
comporta. E se anche lo facesse non sarebbe giusto lo stesso.
Eppure si ritrova lo stesso davanti alla sua porta, fermo,
non sapendo se bussare o no, se entrare o meno, a quest'ora dovrebbe
essere tornato dal lavoro da un po', anzi dovrebbe dormire.
Magari
disturba.
Con un gesto secco si allontana i capelli dal viso,
queste sono solo scuse e lo sa bene.
Apre la porta
lentamente, quasi avendo paura di cosa potrebbe trovare, e la vista
che gli si para di fronte gli da ragione.
Jhoann è
raggomitolato nel letto, ancora vestito, dorme sfinito ma il viso
rosso e gonfio testimonia la sua notte di pianto.
Dio ma
perché l'ha lasciato solo?
Paura.
Di una cosa
troppo grande di lui, di innamorarsi, paura pura e semplice.
E
se anche questo è comprensibile, anche se la sua mente
razionale gli dice che ha fatto bene ad andarsene, che non è
il momento giusto per una storia e che quello è stato solo
un
attimo di debolezza, il suo cuore gli dice che ha sbagliato, che
doveva rimanere, che doveva ascoltarlo.
Si avvicina al letto
piano piano, con ancora questo conflitto che entra sottile nella
testa, insinuandosi nei suoi pensieri, è ancora in tempo per
tornare indietro, per andarsene...ma poi lo vede.
Vede i
capelli biondi appiccicati al viso pallido e le mani strette a pungo,
sotto la guancia, come per proteggersi, con che coraggio lo
abbandona?
Si siede sul materasso e comincia ad accarezzargli
i capelli, lentamente, ogni carezza è un pezzetto della sua
mente che se ne va, ogni filo dorato che sfiora una paura a cui dice
addio. Non avrebbe senso ora rinunciare a lui, forse è vero,
forse è solo un egoista ma ha bisogno di lui per andare
avanti, per sopravvivere. Lo aveva fatto da solo per 19 anni ma ora
tutto il peso di quel tempo terribile sembra pesargli sul cuore e
sull'anima.
Osserva attentamente il viso di Jhoann, non si
perde un lineamento, una sfumatura, nemmeno quando lui apre gli occhi
azzurri, lentamente, come riemergendo da un incubo, occhi velati
dalla paura di ritrovarsi la vita nelle mani, la vita che cade a
pezzi e niente per fermarla.
Un sogno.
Non può
essere altrimenti.
Alistair li...no non può essere
vero non può.
Allunga timidamente una mano fino a
sfiorargli la guancia, la sente calda e morbida sotto le dita e
allora spalanca gli occhi e manda un gridolino soffocato
aggrappandosi di scatto al suo collo.
Nasconde la testa sulla
sua spalla, se è un sogno è una bastardata.
Il
silenzio.
È questo che lo stordisce più di
tutto, l'incredibile silenzio con il quale Alistair è
entrato,
il suono silenzioso delle parole che si trasmettono direttamente alla
sua anima, attraverso le braccia forti del ragazzo che lo stringono,
che gli accarezzano la schiena, che gli baciano i capelli, lo culla
come farebbe con un bambino piccolo ma in questo momento a Jhoann non
importa, non importa di apparire stupido o scemo o debole. Gli
importa solo delle sue braccia che lo stringono e che gli fanno
dimenticare la notte appena passata, gli importa solo della voce di
Alistair che nel silenzio della stanza parla piano e la sua voce
scivola così leggera nell'aria che è come se
scrivesse,
" scusami...scusami per non averti aspettato" e tutto
crolla, tutte le difese che ancora si ergevano attorno al suo cuore,
una dolcezza straziante, quasi un offerta di se, in poche parole,
un urlo,
sale al cielo fino a raggiungere la luna, a
sfiorarla, ad amarla, e poi scende sulla terra giocando con le
stelle, con l'infinito.
E il tremito incontrollato di Jhoann
è semplicemente la testimonianza di un emozione troppo forte
per lui.
Si sente tremendamente solo ecco la verità.
Solo ad affrontare tutto, la sua vita, i suoi desideri, tutto.
"aiutami..." sussurra piano mordendogli una spalla
per non scoppiare a piangere, per non tremare ancora stretto a lui e
così rivelargli la sua fragilità.
Ma è
un pensiero assurdo perché ogni parte di lui parla ad
Alistair, la sua stretta disperata, i suoi occhi smarriti... e non
é
forse lo stesso smarrimento che prova lui?
CAPITOLO
11
Imagine
Look, /Guarda
if you had /se
avessi
one shot, /un colpo
one opportunity /un
opportunità
To seize everything you ever wanted / per
prendere qualcosa che hai sempre voluto
One moment / un momento
Would you capture/lo cattureresti
it or just let it slip?
/ o lo lasceresti scivolare via?
"immagina che non
ci sia inferno né paradiso...niente per cui morire o per cui
vivere, niente di triste o di disperato, nessun dolore"
le
parole di Alistair si perdono nella stanza, un mondo simile, come una
grande teca di cristallo che avvolge la terra e riflette tutto,
guerre, violenza, solitudine,
"ma nemmeno la gioia
esisterebbe più allora"
le braccia di Jhoann si
stringono possessive attorno al suo corpo, sono stesi sul letto,
abbracciati, ed è più di un ora che osservano il
tempo
svolgere le sue spire sulla città, un po' parlano un po'
stanno in silenzio a immaginare mondi lontani o semplicemente a
godere della compagnia dell'altro, una specie di scorta di
felicità
per i giorni che verranno, si bevono incessanti e si aggrappano a
ogni brandello dell'altro.
La mano pigra di Alistair affonda
lentamente nei capelli biondi del compagno, completamente accoccolato
contro di lui, "ma ne vale la pena? Vale la pena dover soffrire
così per un po' di felicità che nemmeno
arriverà
mai forse? Non è meglio vivere in un mondo dove non esisti?"
Quanta amarezza...Jhoann può percepirla benissimo, se
allungasse una mano lo invischierebbe con la sua stretta gelida.
"Alistair io ho conosciuto la felicità... ed era
qualcosa di talmente grande ed assoluto che non ho resistito e sono
scappato. Ma era fantastica. Credimi ne vale la pena"
ma
in fondo non può capire Alistair tutto quello che il periodo
della sua vita con Syren ha significato. Nemmeno lui ci riesce fino
in fondo. O quando ha visto Alistair la prima volta, o adesso che lo
tiene stretto fra le braccia.
È questa la felicità?
Questa gioia screziata di ombre che non si cancelleranno mai?
O la vera gioia devono ancora provarla?
"io non ho mai
conosciuto quella che tu chiami felicità" ma non
è
una frase detta con sarcasmo o dolore, o amarezza. È solo
una
constatazione. Che a Jhoann fa male più di mille pugnalate.
" ma forse restare qui con te...è una cosa che
gli si avvicina molto"
e gli occhi che si incatenano,
dolcissimi quelli di Alistair, stupiti e commossi quelli di Jhoann.
É una follia ne è consapevole anche lui, ma
finché possono, finché Ali è li fra le
sue
braccia, può illudersi che vada tutto bene, che è
il
mondo sbagliato e loro due potrebbero rinchiudersi in un guscio di
noce e vivere per sempre felici.
Ed è questo pensiero
che si legge negli occhi di entrambi mentre si avvicinano lentamente
e finalmente si baciano.
Dolcemente stavolta, non con
l'urgenza che li aveva presi dentro le volte precedenti, intrecciano
le lingue con calma, tenerezza, sentendosi fino all'anima. Le mani
vagano sulla schiena, a sentire la pelle, a sfiorare i glutei e a
sentire il desiderio farsi sempre più grande, più
assoluto.
Si staccano ansimanti e Alistair appoggia la testa
contro la spalla del biondo, mentre questi continua incessante ad
accarezzarlo.
Sensazioni così... così belle,
così dolci, così violente...non le ha mai
sentite.
Nessuno l'ha mai fatto sentire così, così
importante,
così vivo.
E non solo fisicamente.
Sente che
Jhoann per lui ha una tenerezza che va al di la del lato fisico, al
di la di tutto, è come se sfiorasse la sua anima con una
brezza leggera.
Con uno scatto di reni improvvisamente Jhoann
si siede a cavalcioni su di lui osservandolo dall'alto, coi capelli
biondi che scivolano sul suo viso e il maglione che gli lascia
scoperta una spalla, "Alistair...io voglio provarci a stare con
te...a combattere tutti i miei fantasmi... non posso fare a meno di
volerti."
E non c'è bisogno di specificare che
non lo vuole solo con il corpo, Alistair lo sa, lo sente benissimo.
Quella strana comunicazione fra loro, quell'intuizione che va
al di la delle parole, li unisce sempre.
Ma stare insieme...
no è troppo assurdo. Che cosa ha da offrirgli? Niente.
E
tuttavia non riesce a fare a meno di lui, è superiore alle
sue
forze adesso.
Gli posa le mani sui fianchi sorridendogli.
"Jho non sai in che guaio ti stai cacciando... ma
nemmeno io riesco a fare a meno di te" e poi il silenzio si
stende e accoglie i respiri lenti dei due ragazzi che si stringono e
si baciano, e si sussurrano parole e pensieri d'amore alle orecchie
------
Il silenzio più assoluto e grande che
possa esistere è quello dell'alba, quando il mondo si
sveglia
piano e sembra che nessuno possa resistere alla micidiale bellezza di
quel sole che regala l'infinito.
Arabeschi di solitudine sui
vetri si intrecciano, si rincorrono, e in un respiro muoiono,
lasciando dietro di se solo la malinconia delle cose incompiute.
Dorme.
Come un bambino, con la guancia appoggiata
sopra la mano e i capelli castani che si sparpagliano lungo il
cuscino, incantevole. Timida la mano di Shadè vola su quel
viso perfetto e così dolce...nessuno è mai stato
dolce
con lei. Cerca di proteggersi, di erigere una barriera fra se e il
mondo, per non far si che gli altri la invadano, che lacerino l'io
che cerca disperatamente di difendere.
Una maschera vuota che
Fabien ha spezzato.
E ora si sente terribilmente vulnerabile,
sente che gli altri potrebbero spezzarla, ucciderla col loro sguardo,
e in un sussurro toglierle tutto.
Anche stanotte ha dormito
con lui, abbracciata in silenzio, come una naufraga, e Fabien non
aveva cercato di fare nulla, l'aveva avvolta nel suo calore e basta.
L'ama anche per questo.
Ultimamente suo fratello è
strano, stranamente felice, forse è dovuto al fatto che il
loro padre è sempre fuori e anche lui scompare per giorni
interi, ma Fabien si prende cura di lei.
"ben svegliata"
un sorriso dolcissimo che le scioglie il cuore, con lui vicino ha
smesso di fuggire dalla realtà e sta raccogliendo quel
coraggio necessario per sopravvivere lo stesso, ma non è
facile, si sente soffiare dentro da mille venti gelidi, portare via,
cadere a ogni passo, e le unica cose per cui valga ancora la pena
tenersi aggrappata alla realtà sono Fabien e Alistair.
"ti
guardavo" sussurra stendendosi di nuovo vicino a lui,
accoccolandosi al suo fianco e prendendo fra le mani quelle ciocche
setose che la incantano sempre, c'è ancora quel dolore al
petto, la stritola e gli toglie ogni volontà, il dolore di
sapere che qualcosa è sbagliato nella sua vita, che lei
nemmeno se ne rende conto appieno e che soprattutto non può
fare niente.
Assolutamente niente.
E rendersene conto
adesso, grazie a Fabien, se da una parte è sicuramente
positivo dall'altra crea solo sofferenza.
A che cosa serve
saperlo se non può fare niente per impedirlo?
Per
impedire che gli eventi si trascinino giorno per giorno e scoppino in
mille frammenti nel suo cuore, per impedire che suo padre le faccia
ancora del male, per proteggere Alistar.
Ha solo paura in
fondo.
"a che cosa pensi?" sussurra il ragazzo
accarezzandole con dito la spalla coperta solo dal tessuto lieve
della camicia da notte,
"io...secondo te è meglio
sapere una cosa anche se non puoi fare nulla per fermare gli eventi o
non saperla affatto e continuare a vivere nell'ignoranza ma felice?"
un sussurro mentre sente la pelle rabbrividire leggermente
sotto le dita di Fabien che la accarezzano e l'irrefrenabile voglia
di sentirlo più vicino, ancora di più, la lascia
per un
momento stordita.
"felici...ma sei sicura che saresti
felice davvero? Certo, una cosa che non si sa non può far
male
ma...fa male da un altra parte forse" rimane per un attimo in
silenzio a guardarla teneramente, ha i capelli violetti sparsi per il
cuscino in morbide onde e gli occhi neri che paiono enormi nel
piccolo viso.
"negli spazi fra le persone"*
solo
brandelli di parole che si rincorrono in una stanza che racchiude le
anime di due ragazzi troppo fragili per vivere da soli ma abbastanza
forti per decidere di farlo in due.
E nello spazio di un
momento le loro labbra si uniscono e le loro anime si intrecciano, un
bacio vero stavolta, che distrugge gli ultimi mattoni del muro che
ancora avvolge il cuore di Shadè, un bacio intenso che
risveglia in Fabien desideri e brividi per tutto il corpo e il
desiderio irrefrenabile di toccarla e di amarla.
Si stacca
ansimante e scende sul collo, sfiora la pelle, ali di farfalla quasi,
sente Shadè che geme piano e inclina la testa per dargli
più
spazio, si intossica della sua pelle, del suo respiro che esce
affannato ora e si ripromette di andare piano, per gradi, ma...oh...
sta per perdere il controllo.
Le sue mani si muovono quasi
autonome insinuandosi sotto la camicia e accarezzando la pelle
morbida dello stomaco, un sussurro leggero che si perde nei seni
candidi di lei, li sfiora con la lingua lasciando che i capelli
castani creino una cortina fra loro e il mondo, una piccola isola
felice e piena del desiderio che sta impregnando la stanza, lento ma
inesorabile li afferra, afferra Fabien tanto quanto Shadè,
che
mugola piano e si inarca quasi offrendoglisi, non ha mai provato una
cosa simile prima, quel calore che si diffonde dal basso ventre in
tutto il corpo ed è come se la infiammasse, si lascia andare
docile alle carezze di Fabien ed è come se rinascesse di
nuovo. Ma ormai Fabien è arrivato a quella sottile linea che
separa la ragione dal piacere puro, e si rende conto che se la
varcasse non potrebbe più tornare indietro.
Sentire
Shadè così morbida e dolce lo fa andare fuori di
testa
ma non deve dimenticare che in fondo non sono soli in casa, anche se
principalmente i suoi genitori si fanno i fatti loro, ma la cosa
principale è che Shadè è
così
innocente...davvero è consapevole di cosa porterà
tutto
questo?
Si allontana di scatto respirando a fatica e
appoggiandosi allo schienale del letto, con le ginocchia premute
contro il petto, "Shadè..." un richiamo che giunge
alla ragazza come se fosse lontano mille miglia, si riprende
lentamente dal senso di vuoto che l'aveva afferrata non appena Fabien
aveva smesso di toccarla e baciarla in quel modo e lo guarda
smarrita.
"Shadè io ti voglio bene"