CAPITOLO 24
Tu come ti vuoi?

Se per ogni sbaglio avessi mille lire,
Che vecchiaia che passerei!
-Liga-

Eccolo li, fuori dalla porta del suo negozio di articoli per pittori preferito, i capelli biondi che un po’ sono cresciuti e che adesso gli sfiorano le orecchie ricadendogli sulla fronte in ciocche disordinate, gli occhi azzurri scintillanti sotto la luce del giorno che è appena nato e il vento che si è alzato e fa volare il suo cappotto di velluto a coste, viola scuro, non è mai stato superstizioso lui, ne’ ha mai badato tanto alla moda, un paio di jeans sdruciti e un maglione nero ed è a posto.
Sorride tra se e se, è da poco che ha preso in mano le redini della sua vita ma quello che ne sta venendo fuori gli piace, lentamente, sta cominciando a vedere.
*vedere*
È un po’ come vincere la sua vita no? Andare al massimo, sempre, vivere fino in fondo le sue emozioni, i suoi sentimenti, senza scappare più, senza più paura per quel futuro così angusto e claustrofobico, gli è sempre sembrato di vivere in una gabbia, il collegio e poi la famiglia, sempre troppo piccolo, troppo.
Come il suo amore per Syren.
Gli sembrava che dovesse strapparlo un po’ via da se stesso, adesso lo può ammettere, ha avuto paura, ma paura di dover crescere e vivere per sempre in quel mondo inscatolato, fatto su misura per uomini che correvano a perdifiato e non facevano altro che correre per tutta la loro vita, senza mai avere il tempo di fermarsi un attimino a pensare, a sentire, anche solo a *respirare*, frenetico, angosciante, nevrotico.
Ma poi si è reso conto che in fondo il mondo è *tutto* un’unica gabbia di cristallo, e anche se avesse continuato a viaggiare per sempre, paese dopo paese, quella paura, quell’insoddisfazione, l’avrebbe seguito.
Meno forte forse, distratto dalla vita che girava velocemente, ma l’avrebbe per sempre perseguitato.
E nell’attimo in cui aveva creduto di impazzire, nell’attimo in cui fermarsi significava impazzire, ecco che il destino aveva giocato con lui e l’aveva costretto a vedere in faccia prima l’amore e poi se stesso.
Erano la faccia della stessa medaglia, in fondo, non puoi amare qualcuno se non sei disposto a condividere te stesso, a lasciarti andare senza perderti completamente, a trattenere una parte di te che sia solo tua senza tuttavia togliere nulla all’altro, a capire senza giudicare, a soffrire, perfino a morire a volte.
Ogni litigata, ogni incomprensione, ogni dolore è una piccola morte che le mani dell’altro ti porgono supplichevoli, implorandoti di fare la magia e rinascere sempre. Sempre.
È questo no?
L’amore ti fa crescere inevitabilmente, l’amore vero cioè.
Dolorosamente, come quando si è piccoli e le ossa si devono formare e allungare e allora capitano le notti in cui fanno male tutti gli arti e non si sa cosa fare per riuscire a dormire e allora si va dalla mamma che ci abbraccia.
Così la nostra anima, si amplia, diventa enorme, in grado di contenere quella dell’altro, e allora fa male, un male da morire ma è un dolore così *bello*… se deve servire a questo, se soffrire porta poi a un capolavoro tale allora va bene.
Una volta si chiudevano gli occhi andando verso tutta la vita che c’è con tutto il coraggio possibile, adesso bisogna tenerli bene aperti gli occhi, e cercare di preservare il nostro cuore e la nostra essenza, perché le strade della vita non la contaminino e l’odio non la svilisca.
Questo sta cercando di fare Jhoann e si capisce bene che fa male, ma lui lo registra in un angolo della sua anima e poi prosegue, con il pensiero fisso al motivo della sua crescita.
Alistair.
Sorride e si dirige verso casa, la busta con le tele e i colori sotto mano, quella notte non ha lavorato era il suo giorno di riposo, così ha potuto svegliarsi presto, fare tutte le sue compere e prendere la brioches ad Alistair, almeno andrà a scuola a stomaco pieno e non con il solito caffè.
Non sa come fa, lui la mattina ha sempre una fame abissale, si divorerebbe un bue, mentre Ali pilucca due biscotti e beve una moka da tre di caffè.
E poi gli fa male lo stomaco eh!
La prima volta che lo ha sentito lamentarsi roba che non lo pestasse.
Apre la porta posando tutto sul tavolo, sono rare le volte in cui si ferma a dormire li ormai, adesso preferisce stare a casa col padre e Shadè il più possibile, spera ancora forse, spera che tutto si possa sistemare, spera in un miracolo probabilmente.
Molto probabilmente.
Gli ha comunicato la sua decisione ma Jhoann è ancora molto scettico a questo riguardo, lo vede e ogni volta Alistair distoglie lo sguardo fuggendo un confronto, sta a casa il più possibile e va raramente da lui, il discorso di Fabien certamente l’ha colpito molto e l’ha spinto a riflettere ma la sua paura è che sia stata la decisione di un momento e adesso se ne stia già pentendo, ponderando altre strade o illudendosi che tutto possa andare per il meglio.
È testardo Alistair, tanto testardo che alle volte gli fa venire i nervi, è consapevole del fatto che questo probabilmente l’ha aiutato molto a superare tutto quello che ha dovuto passare, ma adesso è come se si fosse fossilizzato e la luce che Fabien gli ha lasciato intravedere si fosse già persa.
Si avvicina a lui cauto, togliendosi la giacca e mettendosi a cavalcioni sul corpo ben fatto del ragazzo, aspetta.
Ha un sonno leggero lui.
Una mano levata in aria conta, arrivato all’uno gli occhi verdi si aprono e Alistair si volta girandosi e lasciandolo cadere impietoso sul pavimento.
Jhoann ostenta un aria ferita massaggiandosi il fondoschiena ma l’altro non si lascia impietosire, sa benissimo che non ha fatto nulla, per cui si mette a sedere strofinandosi gli occhi e cercando di connettere il cervello, è ancora nudo e la sola vista del suo ragazzo che ancora caldo dal letto si stira inconsapevolmente languido e completamente *nudo* fa salire notevolmente l’eccitazione presente attualmente in quella stanza. Lo sguardo del biondo si annebbia leggermente e la voce scende di tonalità, in quel tono roco che il moro ha imparato ad associare con i momenti più intimi del loro rapporto, “non vai a scuola oggi?” mormora alzandosi in piedi ed avvicinandosi al letto, sente la risposta giungere da un altro pianeta quasi, non gli importa molto *cosa* dirà, ha già deciso in ogni caso cosa fare. “oggi c’è assemblea…”
È sul letto adesso, gattona verso di lui annuendo soddisfatto, “ti ho portato la colazione” mormora salendo sopra le sue gambe e sventolandogli il sacchetto sotto il naso, sorride, Alistair, sorride tirando fuori il cornetto e spezzandolo a metà, la marmellata si sparge sulle sue dita che poi lecca una a una, fissandolo, “ non ne vuoi un po’?”
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Molto tempo dopo Jhoann si alza dal letto ancora nudo, il sole sta salendo e il vento si è un po’ calmato, da dietro i vetri sporchi della finestra guarda il mondo correre a perdifiato verso qualunque meta si sia prefissato, e se si guadagnano dieci minuti non è certo per pensare.
Sospira, voleva accompagnare Alistair a scuola e poi andare a cercare un lavoro che gli permettesse una vita un po’ più regolare ma è stato un po’… distratto… diciamo. “ senti… oggi pomeriggio devo uscire, tu cosa fai torni a casa?” la voce neutra, la sta prendendo da lontano e non ne è abituato, di solito prende di petto tutte le situazioni non preoccupandosi se ferisce qualcuno, ma in questo caso è un po’ come muoversi in una cristalleria,
Adagio.
Bisogna andare adagio.
Alistair si solleva a sedere e lascia scivolare lo sguardo lungo il corpo nudo del compagno prima di rispondere, è confuso ma non lo da a vedere, lui non da a vedere mai nulla si limita a tenere tutto per se e andare avanti lo stesso, andare avanti a soffrire o morire, non importa, ma la maschera deve rimanere li.
“si” mormora, non chiede dove deve andare, ha la sensazione che la risposta non gli piacerebbe… glielo dice lo stesso, comunque.
Jhoann è fatto così, e in un sorriso comprende quando in fondo siano diversi, lui si tiene tutto dentro e lascia fuori la sua facciata da uomo duro e impassibile mentre Jhoann non tiene dentro nulla, affronta tutto come se fosse l’ultima sfida della sua vita, vive tutto al massimo, non si accontenta mai è come se dovesse divorare il tempo concessogli. “vado a cercare un altro lavoro…penso che per i 18 anni di Shadè dovrò per forza avere acquisito un ritmo di vita regolare…no?” la frase buttata li con noncuranza, apparente indifferenza che non gli riesce molto bene fra l’altro. Alistair alza le spalle “la stai prendendo troppo seriamente…non so ancora cosa farò”
Ecco.
Lo sapeva in fondo, si sta tirando nuovamente indietro, quante volte avrà preso una decisione simile e quante volte si sarà detto che poteva benissimo continuare cosi? A distruggersi in questo modo?
Perché è quello che sta facendo,
inconsapevole,
distratto,
Sta cadendo.
E più precipita e più prende quota e i momenti in cui può aggrapparsi a qualcuno per non cadere sono molto più rari e difficili da cogliere, e questo Jhoann lo sa.
“non farmi arrabbiare Ali… non tirare il culo indietro per l’ennesima volta! Tu dai e poi neghi, ti decidi e poi due minuti dopo cambi idea, così per tutte le questioni importanti…hai deciso questa cosa? Bene allora portala fino in fondo! Non ne posso più di vederti così ok?”
La voce rabbiosa che cresce di tono, si è sempre frenato quando era sul punto di arrabbiarsi con lui ma ora no, ora non sente le catene che corrono ad avvolgere la sua ira, di più, dentro la sua anima sente un approvazione incondizionata.
Forse è davvero il momento di dargli una scossa.
“E allora fai a meno di vedermi! Senti io sono confuso ok? Non so cosa fare e non si tratta di tirare il culo indietro…ma cosa pensi che sia tutto così facile? Che basti scappare per risolvere tutto?Io non ne posso più la piantate di parlarmi come se aveste in mano la verità assoluta?”
Conta fino a dieci ma non basta lo stesso a calmarlo, era contento fosse scoppiato ma stava dicendo cose senza senso.
“ Non penso che sia tutto così facile, per quanto tu possa essere egocentrico non pensare che lo siano tutti! Tutti soffrono e urlano e sono stupidi e non capiscono! Non sei solo a questo mondo porca puttana!” solo sottili rivoli di luce che si riversano sulle nuvole nere, sempre più velocemente, ad aprire quel cielo scuro e cupo, a portare un po’ di speranza e di amore, sottili cascate d’oro che non chiedono niente…solo vogliono illuminare un po’ il buio che la notte crea.
“non sono solo… eppure tutti pensano ai propri problemi, tutti si preoccupano solo di andare avanti…pensi che qualcuno ci abbia aiutati quando mio padre affondava? Che qualcuno sia tornato indietro? La verità e che sono sempre stato solo e sempre lo sarò!”
Jhoann può quasi sentire il rumore assordante dei piccoli pezzi di cristallo che si frantumano, uno dopo l’altro…ogni parvenza di umanità è ormai sparita.
E il pugno che si abbatte sul viso di Alistair è esemplare, un diretto micidiale che il moro in un certo senso ha desiderato.
“allora è solo questo che vuoi? E solo questo che vuoi da me?”
urla Jhoann, assordante, come se un uragano si fosse abbattuto su di loro trascinando via gli ultimi residui di dolcezza e di umiltà rimasti.
E dolore.
Dappertutto, che gocciola il suo sangue nero sul corpo tremante, implacabile, tremendo.
“apri gli occhi bambino, e guarda il mondo! Se tu non ti aiuti, se tu non ne esci fuori da solo, chi altri lo farà? Chiedi per l’amor del cielo, io non posso leggerti nel pensiero, chiedimi aiuto e ti darò tutto quello che posso, ma chiedilo! “
Ora è solo furia, furia che invade tutto il corpo, che acceca, non può sopportarlo, non può sopportare la verità nelle parole di Jhoann, gli fa troppo male perché significherebbe che per tutti questi lunghi anni ha sofferto invano.
Che tutto si poteva evitare e solo per la sua stupida follia sono arrivati a questo punto.
Lo getta nel letto, rosso, vede solo rosso davanti a se, non doveva, oh non doveva aprirgli gli occhi così, non doveva...cosa pretendeva di saperne lui? Del dolore, della sofferenza?
"tu non sai niente!" grida ancora e non si rende conto che le lacrime lo accecano, non si rende conto che la sua anima gli sta urlando disperatamente di fermarsi, no ora vede soltanto quel drappo rosso davanti agli occhi, e null'altro.
Morde quel corpo bianco che solo poco prima aveva accarezzato con riverenza e amore, ora non vede nulla Alistair, per la prima volta nella sua vita si è arrabbiato.
Ma con la persona sbagliata.
"cosa ne sai del dolore? Della sofferenza? Di Shadè? Eh? Cosa? DIMMI!" ed è mentre urla in questo modo, urla e piange, che entra in lui, violento, selvaggio, per punirlo...o perché ne ha bisogno?
Jhoann non lo sa, sente solo che non deve reagire, ma fa male! E non il corpo, quello è un dolore da niente confrontato al fracasso che fa il suo cuore che si spezza.
Alistair...è davvero lui quel mostro sopra di se, con gli occhi allucinati che lo sta violentando?
E senza nemmeno rendersene conto piccole lacrime sfociano dai suoi occhi, non ce l'ha fatta alla fine, sta piangendo e fra un po’ lo supplicherà di fermarsi, si morde le labbra, non vuole, non vuole.
Ed è come se questo gesto in un certo senso lo risvegliasse, questo gesto e il suo corpo. Così morbido e cedevole nonostante tutto, nonostante la violenza che gli sta usando, perché? E ora che si sta muovendo dentro di lui sente il piacere più grande di ogni altra cosa, lenisce lo strazio di questa vita, la rabbia, tutto. Ma è qualcosa di più del piacere, è l'amore di Jhoann che traspare da ogni gesto, da ogni lineamento ora contratto per il dolore, dal modo in cui nonostante tutto si muove per dargli piacere.
Ed è questo che non sopporta alla fine.
Nonostante tutto Jhoann...sta pensando a lui?
Viene con un urlo roco, di dolore, di estasi, ed esce dal suo corpo lasciando Jhoann sul letto, sanguinante, a trattenere i singhiozzi in un angolo, ed è come se un tremendo deja vu lo cogliesse, l'aveva gia visto così una volta....ed anche allora ne era stata lui la causa.
Allora gli aveva chiesto aiuto abbracciandolo, come se si aggrappasse a lui per continuare.
E adesso...adesso cosa mai può fare?
Si alza dal letto indietreggiando, non può sopportare la vista di quello che ha fatto, che ha fatto all'unica persona nella terra che lo ama.
Lo ama per com'è, talmente tanto che gli ha rivolto parole così dure, così tremende, solo per svegliarlo. Si tira su i jeans e se li allaccia frenetico, il primo istinto è quello di andarsene, fuggire da tutto quello, ma poi lo guarda ancora, guarda i lividi che cominciano a comparire sulla sua pelle candida, e finalmente si rende conto delle lacrime che lui stesso sta continuando a versare, non può scappare così.
Non può lasciarlo. Vede i suoi tentativi per mettersi seduto e guardarlo, gli occhi azzurri pieni di lacrime ma così puri da sconvolgere il cielo stesso.
Lo guarda e basta.
Ma non è solo uno sguardo, gli sta ricordando tutto l'amore che gli porta, sta ribadendo, senza dire una parola, tutto quello che li lega.
"lo vedi...lo vedi come sono? Uguale a mio padre, non riuscirò mai ad amare nessuno"
e Jhoann continua a tacere e a guardarlo, ci sono parole? Qualcuno le conosce? Le parole adatte per spezzare tutto quel dolore, per continuare a vivere... c'è qualcuno li fuori che le sa?
Jhoann certamente no.
Si limita a guardarlo.
Dolce, dolcissimo, nonostante quello che gli ha fatto, il corpo urla, e la mente gli sta dicendo che è uno stupido, che quella è una causa persa, che dovrebbe fuggire invece che guardarlo in questo modo ma...beh lui non ha mai dato retta a nessuno in fondo.
E se non vale la pena restare li per quel ragazzo che si sta stringendo nelle spalle e si asciuga gli occhi con i palmi delle mani, come un bambino, allora niente ha più importanza.
Niente vale più la pena di essere salvato.
Ed è questo che il suo sguardo trasmette, questa forza che scorre in lui, violenta e implacabile, a cui nessuno si può sottrarre.
La forza di chi ne ha viste tante nella vita, ed ha sofferto ed urlato, ma si è sempre rialzato.
La forza dei sopravvissuti.
Ed è a questa che Alistair alla fine capitola.
Gli si getta tra le braccia e piange e finalmente il suo è un pianto consapevole, è un pianto per purificarsi, per non dover piangere più, per vivere ancora, per scusarsi con Jhoann.
Piange con il viso premuto sullo stomaco dell'amante, coi capelli neri che solleticano la pelle e le lacrime che bagnano il ventre caldo.
Sente le mani di Jhoann accarezzare i capelli e alza il viso distrutto, "come puoi... io ti ho..." e il dito del ragazzo che corre a tappargli la bocca,
"tu mi hai amato...anche così. L'ho sentito sai, sotto la furia, sotto la rabbia...era il tuo cuore ferito che urlava di essere salvato."