CAPITOLO 26
As the world falls down

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Dove ho preso questo mio dolore?
Corro ma mi sta sempre al fianco
Squarciami, svuotami
ci sono cose dentro che urlano e strillano
e il dolore mi odia ancora, finchè dorme
Come una maledizione, come un animale randagio
tu lo nutri una volta e adesso è sempre qui, adesso è sempre qui
Squarciami, ma fai attenzione,
ci sono cose dentro che sono senza cura
e sono ancora sporco, lavami finchè sarò pulito

(Metallica)

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Quella piccola stupida lo sta guardando.

Lui ne è acutamente consapevole eppure la sua mente annebbiata sembra aver solamente voglia di dormire e non pensare più a niente, a nessuno, al perché le cose sono degenerate in questo modo, quel piccolo mostro non è la sua piccolina, la sua piccola lo guardava teneramente e poi lo abbracciava, lei invece lo guarda con occhi di odio e vuole ucciderlo. Lo sa, lo sente nelle ossa come un brivido che percorre la schiena e tu sei consapevole solo del fatto che qualcosa sta andando storto, da qualche parte, forse solo nella tua mente.

Forse è solo qualcosa che si spezza nella sua mente, il muro che inesorabilmente cresce e adesso la sua pazzia ha messo l’ultimo mattone.

Invalicabile.

Non ci sono martelli che potrebbero abbatterlo adesso, nemmeno un carro armato potrebbe, sente la mente andare in pappa e tutto frantumarsi attorno a lui, come trovarsi in una stanza piena di specchi e capire che questi si stanno lentamente sbriciolando sotto i tuoi piedi. Sta andando tutto in pezzo e lui non riesce più a controllarlo, il rumore sordo dei tamburi rimbomba nelle sue orecchie, sono tutte le grida della sua anima che cercano di fermarlo, oppure è quella della sua amata bottiglia che lo spinge a eliminare ogni ostacolo fra lei è chiunque gli si ponga davanti, fosse anche una stupida ragazzina.

Si alza in piedi il padre di Shadè e Alistair, è appena tornato dal lavoro fra la neve che continua a scendere implacabile nonostante sia ormai già la fine di Gennaio, ma sembra che tutto stia svanendo ormai. Tutti i residui umiltà e coraggio stanno mollando i freni perché adesso la vista si appanna e la lucidità lascia il posto a una rabbia sorda che nasce dal petto e non riesce più a controllarla, cresce sempre di più come le note di una canzone, la chitarra elettrica emette il suo sibilo nell’aria silenziosa, per un breve attimo il fiato si ferma nei polmoni per poi uscire tutto d’un fiato al primo accordo urlato e alla confusione che invade tutto ormai.

L’anarchia si è abbattuta sul mondo e sulla casa dei fratelli.

È un pomeriggio talmente freddo quello che Fabien ha subito riaccompagnato a casa Shadè, deve andare via con suo fratello e seppure a malincuore ha accettato che la piccola rimanesse in casa da sola.

E lei è li, sul letto sfatto, i fogli con le sue poesie sparsi per tutta la stanza in un caos che nella sua mente segue un ordine preciso, un sorriso segreto le sgorga dalle labbra, ormai sta andando tutto a posto e la sua mente sembra essersi stabilizzata in quella sottile zona d’ombra che segna il confine con la luce, sa che basterebbe un soffio per scaraventarla da una parte o dall’altra, eppure questo alternarsi continuo è quanto di più positivo abbia mai sperimentato.

Finché sente i passi di suo padre per il corridoio, lenta calma che sta per abbattere sul mondo la sua soffocante afa.

Si rannicchia sul letto spaventata cercando di sentire le voci dentro di se, cercando di capire cosa gli dicono, ha paura, per la prima volta sa, è brutalmente consapevole che quello li è suo padre.

Quell’uomo orrendo che ora spalanca la porta della camera barcollando è suo padre,

Quell’uomo che adesso si avvicina distruggendo l’ordine delle sue poesie è suo padre.

‘attenta!’ urlano le voci della sua mente, all’unisono, sente quella di sua madre alzarsi fra le altre e in un grido angosciato dirle di scappare, che ormai non c’è niente da fare, le dice di salvarsi e di restare in se, però lei è paralizzata dalla paura, sente il suo corpo pesante come piombo e i piedi ancorati al pavimento come cemento, è dunque questo brivido gelido che stringe lo stomaco in una morsa di ferro e ti impedisce di anche di muoverti la paura?

Strisciante arriva, stridendo e sibilando, stende le sue spire sul corpo e sul cuore, stritolandolo.

Ed è così che il primo ceffone arriva ad abbattersi sul viso stravolto della ragazza, e le voci si alternano in un caos cacofonico di rumori, si preme le mani sulle orecchie, “zitte” ordina cercando di recuperare il fiato che le è scappato dai polmoni ma non ne ha il tempo che un altro schiaffo la raggiunge sul labbro, spaccandoglielo, sente il sapore metallico del sangue invadergli la bocca, riempirla, ed è come se questo in un certo senso la sbloccasse, nella testa l’imperativo che ormai ha preso possesso di tutte le voci, in un urgenza che non le aveva mai sentito. ‘scappa!’ le sussurra la voce della mammma.

‘scappa o di addio a tutto!’ le gambe si liberano e lei con uno scatto si abbassa per strisciare sotto le gambe del padre e ci riuscirebbe, è quasi arrivata alla porta, quando sente la mano dell’uomo afferrargli i capelli con uno strattone così forte che il dolore arriva istantaneo a colpirla, una vampata di lava che cola su di lei lasciandola per un attimo attonita, non era mai stato così forte, certo le aveva prese altre volte ma Alistair era sempre arrivato in tempo per fermare tutto, in tempo.

Mentre adesso sa che non arriverà nessuno, adesso è sola.

Cerca disperatamente di liberarsi ma i suoi movimenti sono impacciati dal panico che la invade, sente le dita intorpidite e così fredde che non si rende davvero conto che suo padre gliele sta mordendo.

Così forte da far gocciolare il sangue sul pavimento, gliele morde e intanto il pugno arriva, improvviso e devastante, si abbatte sullo stomaco della ragazza lasciandola in terra, svenuta.

Ormai non può fare più nulla, ormai sente quel poco di vita che aveva faticosamente guadagnato sparire, sciogliersi, e lei dall’alto può osservare stupita e distaccata quello sconosciuto infierire con calci sempre più forti sul corpo di quella ragazza.

Ridacchia, la ragazza ha aperto gli occhi ma sta ferma a farsi colpire, ma che strano… dev’essere certamente una stupida, se fosse lei cercherebbe certamente di scappare non starebbe li immobile a coprirsi la testa e piangere.

Piangere.

Quella vista la disorienta un po’, vede quella ragazzina stesa sul pavimento che piange e questo la disorienta un po’, piccole gocce di cristallo che si formano al limitare di tutta l’oscurità che c’è e cercano disperatamente di raggiungere la luce. Ma sono solo poche gocce e così piccole! Non potrebbero mai superare il baratro di follia che si è addensato in quella stanza, lei stessa può sentire l’atmosfera cupa e vischiosa avvolgere tutto, ma perché nessuno aiuta quella ragazza?

Ma in fondo non sono fatti suoi, a lei non importa nulla di quello che potranno fare, tanto lei ha il suo posticino li e sta tanto bene da non chiedersi più nulla, niente più dolore, niente più sofferenza, niente di niente.

Solo il buio sterminato tutt’intorno a lei.

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Entra in casa con un sorriso Alistair, un sorriso che si scioglie immediatamente in una smorfia quando sente tutti quei rumori arrivare dalla stanza della sorella, ma cosa sta succedendo?

Ha lasciato solo Shadè per nemmeno mezz’ora non può essere successo nulla, nulla.

Se lo ripete come un matra mentre corre a precipizio per il corridoio e spalanca la porta bloccandosi sulla soglia a guardare lo spettacolo irreale che gli si presenta davanti.

Respira un attimo, immobile, non riesce immediatamente a recepire tutto quello che vede, a un certo punto il cervello si rifiuta di andare avanti, aveva visto altre volte suo padre picchiare Shadè ma mai con quella veemenza. Lei è rannicchiata per terra, inerme, si protegge la testa mentre suo padre le da calci per poi prenderla per i capelli e sferrarle un pugno nello stomaco, la vede sputare sangue ed è quella vista che lo distoglie dalla sua trance, piccole gocce scarlatte che si posano sul pavimento della stanza, è come se fosse tutto silenzio adesso, un silenzio mortale, non sente gli urli e i singhiozzi, non sente niente, solo osserva il rosso arrivare sul pavimento e infrangersi su un foglio bianco, scritto fittamente della piccola grafia della sorella.

E il suo respiro.

Pesante, colpisce le orecchie, sale sempre di più fino a invadere la stanza, gli sembra assordante adesso, assordante come il silenzio di sua sorella.

Ha gli occhi aperti ma è come se li non ci fosse.

E scatta.

Sente l’urlo invadergli la bocca e poi le orecchie, rumori di vetri rotti quando afferra la grande specchiera e la infrange contro la schiena del padre, mille piccole schegge vanno a conficcarsi dappertutto, il sangue schizza coprendo tutti e tre ma lui non si ferma.

Sente suo padre che cerca di divincolarsi ma ormai non può fare niente, i suoi riflessi sono notevolmente rallentati a causa dell’alcool e Alistair è più forte.

Molto più forte.

E il suo cuore si è infranto assieme allo specchio.

Per cui è solo un guscio vuoto quello che si abbatte sull’ uomo, lo prende per il collo e lo sbatte contro l’armadio, lo vede afflosciarsi come una marionetta a cui abbiano tranciato i fili improvvisamente, ma non si ferma.

Continua a picchiarlo dappertutto e a sbatterlo contro l’armadio, ogni volta che il suo corpo colpisce la dura superficie del legno un pezzo del suo cuore svanisce calpestato, lasciando dietro di se solo sangue.

Lo lascia andare quando le forze gli mancano, e ormai cosa gli rimane?

Cosa gli rimane di tutti i suoi progetti?

Di tutti i suoi sogni, di tutte le volte che guardava il cielo azzurro e pensava che dopotutto la speranza non era morta?

Si sbaglia, ecco quello che la sua mente sconvolta pensa confusamente, la speranza è morta assieme a suo padre e non c’è più nessuno in grado di riportarla in vita.

E ora non ha più niente da raccogliere perché tutti i pezzi del suo cuore sono svaniti lasciando solo sangue rappreso dietro di se, un cuore rotto si può aggiustare ma uno inesistente no.

E adesso Alistair si sente esattamente così.

Un cuore inesistente.

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Il silenzio adesso regna sovrano, mentre il mondo si beffa di lui.

Il corpo senza vita di suo padre è steso sul pavimento ma lui non lo vede, vede solo Shadè per terra che lo guarda, il volto insensibile, gli occhi sbarrati eppure sembra non vedano niente.

Non c’è nessuno?

Nessuno che può aprire la porta e salvarli?

Nessuno che li sente adesso mentre stesi a terra osservano il sangue continuare a scorrere dal labbro di Shadè e unirsi a quello del padre?

E tu che guardi tutto questo… tu lo sai che loro hanno tentato?

Hanno tentato di salire e attraversare il muro, ma era troppo alto, e per quanto provassero non potevano essere liberi, tu che li hai aiutati a seppellire la luce e inscenare un funerale memorabile…puoi sentire il loro richiamo?

Zitto adesso, e ascolta.

Nel silenzio si alza una voce, piccola e sperduta ma forte. Disperata e smarrita.

Una voce che si limita a chiedere se c’è qualcuno al di la del muro che può aiutarli.

Nessuno può aiutarli a venire fuori?

Oppure non c’è semplicemente nessuno e sono rimasti solo loro nel mondo ormai?

Ed è mentre la luce svanisce che Alistair si alza dal pavimento prendendo in braccio Shadè e portandola in salotto, la posa sul divano e si morde il labbro, che cosa ha fatto?

Dio che cosa ha fatto? Ha grandi progetti, occhi lucenti e spalancati sul mondo, selvaggi quasi, per osservare tutta la vita che c’è e poi saperla accogliere e non lasciarsela sfuggire, ha un gran bisogno di volare,

Ma ormai non sa più dove andare.

Adesso non c’è nessuno dall’altra parte del cuore.

O forse non proprio nessuno.

E in un ansito soffocato che alza la cornetta del telefono e chiama Fabien, Jhoann non ha il telefono e non saprebbe come avvertirlo, nella sua mente confusa solo il numero del ragazzino gli si era affacciato alla mente.

Non ricorda esattamente cosa ha detto, solo che Fabien era terrorizzato e sentiva dietro di lui una voce ansiosa chiedere che cosa era successo, spera che arrivo presto, non sa cosa fare ormai.

E spera.

Rimane con la cornetta del telefono in mano a lungo quando ormai Fabien ha già messo giù, sente solo il rumore del telefono e il segnale di libero insistente trapanargli l’orecchio.

Poi bussano alla porta, insistenti.

“c’è qualcuno li dentro?Alistair!”

Già.

C’è qualcuno li dentro?