CAPITOLO 28
Wish you were here
How
I wish, how I wish you were here.
We're
just two lost souls swimming in a fish bowl,
year
after year,
running
over the same old ground.
What
have we found?
The
same old fears,
wish
you were here.
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L’anima stritolata in un dolore troppo grande anche da immaginare, e
tu, tu che guardi il mondo da lassù, tu che hai ormai rinunciato a
tutto…tu… ne sei sicura?
Occhi d’inchiostro osservano freddi e sarcastici le persone lottare e
parlarle, la bocca scarlatta taglia in due il viso pallido, un sorriso
che farebbe rabbrividire chiunque, che fa rabbrividire Fabien, troppo
preso da lei, dalla sua personale tragedia per assorbire completamente
il colpo, per poter immaginare le conseguenze che questo porterà nelle
loro vite, si prende in mano una ciocca di capelli e comincia a
tormentarsela, tutto in lui urla un incertezza che lo uccide e si trova
a fissare Shadè con un urlo nelle orecchie, un urlo solo immaginato
perché mai partorito davvero dalla sua bocca, arrivato alle orecchie di
Syren per quella strana alchimia che li ha sempre uniti, e il fratello
guardandolo, guardano i suoi occhi, può sentire anche la frase
successiva, può sentire il cuore sgretolarsi e triturare tutti gli
istanti di vita vissuti fino ad ora, solo cari ricordi di un tempo che
non tornerà più.
Più.
C’è qualcuno?
QUALCUNO?
C’è qualcuno li dietro?
Li dietro?
Dietro di lei?
Dietro i suoi occhi scuri così freddi e impassibili?
Dietro il suo sorriso inquietante da bambola rotta?
C’è qualcuno che con la dolcezza di una madre sappia scuoterla e
rompere quel guscio di nulla che si è costruito?
Hei tu.
Tu che li guardi dall’alto e non capisci, tu che per quanto ti giri
indietro non riesci ad afferrare la voce di Fabien…
…tu.
Riesci almeno a capire la sua sofferenza? Riesci almeno a percepire il
suo *cuore*?
Ti prego, ti prego non arrenderti.
Non mollare la presa su questo mondo, non smettere di guardarli perché
tutto quello che ne può derivare è solo morte e disperazione, tutto
quello che hai sognato di avere sarà polvere nel vento e perderai tutta
la sua dolcezza, tutto il suo amore.
Te li perderai per il resto della tua vita.
È questo che vuoi?
Ma la piccola scuote la testa impercettibilmente, non capisce queste
cose, questi pensieri che può leggere forte in tutti i presenti, non
capisce perché dovrebbe tornare… ora sta così bene, non sente niente.
Che cosa mai la potrà portare indietro?
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La voce di Nicole e William irrompe nella loro bolla di nulla,
l’appartamento di Jhoann è ormai invaso dai poliziotti che li
interrogano all’infinito e l’unica cosa che è venuta in mente a Syren è
stata chiamare i suoi genitori e chiedere aiuto.
Finalmente.
Forse troppo tardi ma adesso che sente la voce di suo padre parlare con
la polizia e quella di sua madre blandire dolcemente Fabien, si accorge
di non aver respirato per tutto questo tempo e che adesso finalmente
c’è una speranza che tutto possa andare bene.
Sono arrivati gli adulti.
Poi solo Fabien negli occhi, che sembra averla presa così male, e la
piccola che ancora non risponde, Alistair che si è di nuovo chiuso a
riccio dopo il colloquio con la polizia e permette solo a Jhoann di
avvicinarsi, tutto questo disastro, questa distruzione, in un solo
attimo che sa già di nulla.
E guardando Shadè per un attimo la invidia, lei ormai non sente più
niente e il suo piccolo mondo non permette a quello reale di entrare in
lei.
Un secondo.
E la voce di William interrompe i pensieri di tutti.
“adesso Alistair seguirà i poliziotti alla centrale e rilascerà la sua
deposizione, ho già chiamato il mio avvocato e siamo d’accordo nel dire
che non dovrebbero esserci problemi a riconoscere la legittima difesa,
quindi non preoccupatevi” ma Nicole con i suoi riccioli rossi e il suo
sguardo da madre capisce subito che in realtà non è questo quello che
preoccupa davvero i suoi figli e gli altri due ragazzi, lancia uno
sguardo a Shadè, suo marito è uno psichiatra tra i più famosi e sa che
con lui è in ottime mani la piccola.
Una certezza che deriva dall’assoluta fiducia che ha in suo marito.
“Shadè ce la farà, per lei ci sarà sempre una famiglia e non dovete
nemmeno pensare che la lasceremo in chissà quali mani… per cui adesso
se Jhoann vuole può seguire Alistair…”
Cenno affermativo del biondo che quasi si spacca il collo per annuire
“gli altri tutti a casa nostra”
E forse adesso, solo adesso, possono sperare che tutto si risolva.
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“tu…tu non sai Shadè… cosa sarei pronto a fare per te…” parole
sussurrate per permettere che penetrino in un posto ancora più a fondo,
più a fondo di qualsiasi anima si possa cercare o di qualsiasi cuore
immaginare. Parole che stanno cercando il suo spirito perso nel vento,
che forse li guarda e ride, o forse è semplicemente li a medicarsi le
ferite, come un lupo, un animale selvatico che quando sta male si
nasconde e non pensa più a nulla se non a curare il suo dolore. Forse
deve solo aspettare che tutto questo passi, che la tranquillità torni a
regnare nelle loro vite e allora la piccola si risveglierà e con il suo
sorriso timido le confesserà che le è mancato tanto…
Eppure…
Quanto le manca adesso…
Pallido fantasma che si insinua nel cuore e ci costruisce la sua
dimora. Forse non sono altro che questo gli amici e tutti coloro che
amiamo, e forse tutto questo è necessario per permetterle di crescere e
diventare più forte, diventare una persona di cui lei stessa sarà fiera
un giorno.
Una persona in grado di raccontare ai loro figli che era maledettamente
dura ma loro ce l’hanno fatta, hanno guardato in faccia la follia e ne
sono usciti, hanno riso al vento gelido che minacciava di portarli via
e hanno gridato i loro nomi incidendoli sulla roccia della loro vita.
Forse tutto questo li aiuterà a diventare questo tipo di persone.
Ma ora vorrebbe solo che Shadè si voltasse a guardarlo.
“Non posso affrontare tutto questo da solo… non so distinguere il
paradiso dall ‘ inferno se tu non ci sei..cazzo Shadè tutto mi sembra
irraggiungibile se tu sei così!Anche solo guardare il cielo è una
sofferenza e so che sono un egoista ma senza di te non sono nulla, non
valgo nulla, vorrei farti capire che tutto quello che hai vissuto fino
ad ora è solo cenere…cenere che ti aiuterò a disperdere se tu me lo
permetterai…ma ti prego…” e ora si sente un po’ come quegli eroi per
finta con una spada di cartone che dicono belle parole ma senza far
seguire ad esse i fatti. Perché tutte le sue belle parole non sono
riuscite ad avvicinarla, tutto quello che lui le ha sempre detto ora
non serve più, non è riuscito a salvarla da suo padre e non la salva
ora dalla sua follia, solo frasi vuote che forse rimbombavano nella sua
anima per un istante per poi sparire inghiottite dal mondo.
Tutto è stato inutile.
E a questo pensiero la sua voce si spezza, ha parlato tenendole le
mani, forte fino quasi a spezzarle le dita eppure neanche una smorfia
di dolore ha contratto il suo viso, come se tutto quello che gli aveva
detto fosse solo aria calda.
Seduta in quel letto d’ospedale osserva il mondo con occhi vacui senza
davvero vedere nulla, il medico aveva detto si sarebbe ripresa ma che a
livello psicologico aveva subito un trauma e quello nessuno poteva
stabilire di che entità fosse.
Eppure lui lo sapeva.
“Come vorrei che tu fossi qui… vorrei solo che tu fossi qui e che mi
guardassi e che capissi quello che provo e che non pensassi solo al tuo
dolore perché anche io stò male cazzo! Anche la mia anima è sul punto
di frantumarsi e mi sento come un pesce che continua a girare intorno
nella sua piccola boccia di vetro e non viene a capo di nulla!” ha
cominciato con un tono lieve Fabien, lieve e dolce ma d’improvviso non
l’aveva più sopportata la vacuità con cui la piccola lo guardava.
La voce si è alzata a dismisura e sa che ora le infermiere sarebbero
entrate per rimproverarlo e forse mandarlo via però ormai non può più
fermarsi.
“Smettila di essere così dannatamente egoista e aprì quegli occhi e
piangi, urla strepita ma fammi capire che esisto!” parole dolorose che
lui stesso non avrebbe mai voluto pronunciare ma che sente come
strappare via dal petto, se sarebbero rimaste li ancora lo avrebbero
avvelenato conducendolo nello stesso luogo ove riposta lo spirito di
Shadè forse.
E sente il disastro succede, sente le lacrime che calde traboccano
dagli occhi e non riesce a fermare il nodo in gola che lo prende
all’improvviso perché troppo a lungo sono state negate, troppo a lungo
è stato forte per tutti e ora chiede solo un posto dove poter
finalmente essere un po’ debole anche lui, un posto in cui poter
piangere senza paura. Singhiozza e le parole escono incomprensibili
però la forza con cui le pronuncia è quella, la forza di una persona
che si stà preparando a giocare il tutto per tutto ed è consapevole che
potrebbe perdere.
“Io non ce la faccio così, non puoi davvero farmi questo, non posso
contare così poco per te…dicevi che mi ami! Che ti saresti appoggiata a
me! Fallo! Perché se continui io impazzisco”
E prima che le infermiere entrino in camera, prima che lo afferrino per
le braccia per costringerlo a uscire e calmarsi, mentre ancora dalla
sua bocca escono parole che forse a un certo punto sono più un modo per
sfogarsi, la vede.
Piccola e rotonda.
Perfetta.
Vede un minuscolo cristallo d’acqua uscire dagli occhi di Sade e
scivolare sulla guancia pallida, volta il viso nella direzione delle
sue urla e forse i suoi occhi scintillano di un bagliore differente
adesso, forse non è solo vuoto ma un pezzo di anima che finalmente
torna ad albergare in essi.
Fabien chiude gli occhi e si libera dalla stretta delle infermiere per
volare da lei e poggiare il capo sul suo grembo, sta ancora piangendo
ma se questo suo dolore è in grado di smuovere qualcosa in lei allora
non smetterà di provarlo.
Non smetterà finchè c’è la mano fredda della piccola ad accarezzagli
piano i capelli e le lacrime, minuscole e perfette, a mischiarsi alle
sue.