FOLLIA

CAPITOLO 6
BY MY SIDE

E allora non è notte se ti guardo in
volto, e perciò non mi par di andar nel buio, e nel bosco non manco
compagnia perché per me tu sei l'intero mondo. E come posso dire
d'esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?

(William Shakespeare)



La gente si affolla intorno a loro, sfiorandoli, accarezzando con lo sguardo quei due ragazzi fermi in mezzo al locale a guardarsi. Si guardano come se dovessero imprimere nella mente l’anima dell’altro, scorre negli occhi, nel cuore, nella pelle. Accade di tanto in tanto… stanno lavorando quando si incrociano, magari per sbaglio, e incantati si fermano. Assetati di vita si potrebbe dire, assetati d’amore forse. “ oggi c’è più gente del solito” è il commento di Alistair, Jhoann scuote le spalle noncurante “arriva il nuovo gruppo a suonare, sarà per quello” poi più niente, non hanno occasioni di parlarsi, assorbiti dalla folla e dai clienti. Forse è un bene il troppo lavoro impedisce di pensare. Alistair porta una mano al volto sfiorandosi, inconsciamente quasi, il livido, ombra violacea sul candido viso, unica testimonianza visibile della sua sofferenza a parte lo sguardo. È mezzanotte ormai, ancora due ore e sarebbe tornato a casa. A casa. Sono un po’ di giorni che suo padre torna tardissimo e crolla subito a dormire…e a lui non dispiace affatto. Shadè è più tranquilla, soprattutto da quando è andata da Fabien, e Alaistair finalmente può pensare un po’ a se stesso, a Jhoann, a quello che rappresenta e a ciò che prova. La voglia di proteggerlo, di perdersi e amarlo, tutto questo è cresciuto in lui senza che nemmeno se ne accorgesse, senza che nemmeno lo volesse.
Sospira, le mani lavorano instancabili, lo sguardo non perde di vista un secondo la bionda figura di Jhoann e la mente è in subbuglio. Non può permettersi di innamorarsi adesso eppure non può fare a meno di lui. Si sente così solo… può sentire gli urli disperati della sua anima a pezzi. Come il suono delle campane, il cui richiamo di sentinelle fedeli riempie il cielo, scoppiano nel cranio, gridano come spiriti senza pace.
Non ce la fa più.
Si sta perdendo… si può morire di solitudine?

Lo sguardo azzurro di Jhoann segue incessante i movimenti del ragazzo, quasi a voler leggere l’anima attraverso i suoi gesti stanchi, attraverso i suoi occhi e l’espressione indecifrabile del viso. Poi la voce del cantante si alza limpida e dolce, tutto il locale si zittisce rapito e lui si piega in due, quasi l’avessero pugnalato. Quella voce la riconoscerebbe ovunque. Syren. Il ragazzo che per quasi un anno ha amato e dal quale è stato amato in modo totale. Il ragazzo che ha lasciato all’improvviso, senza una spiegazione, senza dire nulla. Syren. Si volta lentamente, con il respiro spezzato, e lo vede. Bellissimo come lo ricordava, stretto in una canottiera di raso nero completamente preso dalla sua musica. Dio la sua pelle… sentirla aderire alla propria, in un eccitante carezza, la gola candida e le proprie labbra che ne conservano ancora il ricordo. No era troppo… troppo. Troppe sensazioni, troppe emozioni in una volta sola, come un fiume che implacabile straripa dagli argini, devastando tutto. Anche il suo cuore. Ha bisogno d’aria, di riprendere fiato e rimettere insieme i cocci di se stesso. Corre fuori, sentendo l’aria gelida schiaffeggiargli il viso e disperdere l’assurdo calore del locale . I ricordi volteggiano impazziti, avvoltoi che spolpano la tenera carne della memoria. Le mani portate al viso, a coprire gli occhi come per impedirsi di guardare, richiudersi nel proprio mondo e non sentire più nulla.
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Lo vede precipitarsi fuori dal locale e d’istinto lo segue. Per una forza indomita e travolgente che devasta il suo cuore, incredibile a ben pensarci, perché mai lui si era fatto dominare dall’istinto /forza altalenante e imprevedibile che con i suoi moti eterni descrive la scenografia di un istante sempre uguale eppure diverso/ ma adesso, leggendo la disperazione nei suoi movimenti convulsi, adesso, non può fare altro che seguirlo. Il locale pieno di gente, il fratello pazzo di Fabien che canta in maniera magnifica / in un modo che non è nemmeno cantare, ma urlare le note, farsi portare via, per intero, trascinati nel grande mare che onde poderose sconvolgono/
E lui che ad un certo punto dimentica tutto il resto, suo padre, Shadè , lo dimentica, ed è solo con il pensiero di Jhoann addosso /i suoi occhi, la sua pelle/ che esce nella gelida notte illuminata dalla luce tremula dei lampioni, come disumani pendoli dal movimento eterno.
Lo trova appoggiato al muro, con una mano a coprirsi gli occhi, ad impedire alle emozioni di uscire, chiuderle dentro finché non sarebbe stato in grado di controllarle. Ed è con l’immagine di lui negli occhi, con il desiderio e ancora più in fondo all’anima /inconfessabile/ l’amore e il bisogno, con tutto questo, che si avvicina a Jhoann e in un respiro posa le sue labbra sopra quelle di lui. Morbide da impazzire, da perdersi e non ritrovarsi mai più.

Jhoann spalanca gli occhi, il contatto con quelle dolcissime labbra diffonde un calore improvviso per tutto il suo corpo e immediato il desiderio di avere di più lo colpisce /costringendolo quasi/ ad afferrargli la nuca, affondare la mano nei suoi capelli di seta nera e attrarlo a se, contro il suo corpo. Da una parte il freddo muro, dall’altra Alaistair premuto su di lui che si muove inconsapevolmente sensuale , gemendo piano mentre Jhoann disegna con la lingua il contorno delle sue labbra. Lo sente abbandonarsi a lui e con un sospiro aprire le labbra per approfondire il bacio, ed è come se avessero preso la scossa talmente forte è la feroce passione che li travolge.
Si baciano, si stringono, annegando nell’altro l’immensa solitudine e il dolore che minaccia di frantumarli, lampi di piacere li investono e stanno per perdersi / è un bel modo di perdersi, perdersi uno nelle le braccia dell’altro, esplorando con la mente sentieri infiniti dove il sogno crea l’illusione di una felicità eterna /ma che DOLCE illusione sarebbe/ per perdersi insieme in un attimo che sa di nostalgia/ quando Alaistair si stacca ansimante e lo guarda, gli occhi immensi e le labbra gonfie. Ma quello che spaventa di più Jhoann è lo sguardo… così terrorizzato e sconvolto da stringergli il cuore. Si accascia per terra, prendendosi le ginocchia fra le braccia , stringendosele al petto come a proteggersi.
Non lo sopporta.
Con la mente e il corpo ancora pieni di lui, lo abbraccia di slancio, inginocchiandoglisi di fronte e appoggiando la guancia sulla sua nuca sussurra "prenditi il tempo che vuoi, non preoccuparti”
Così.
Come se avesse capito tutto.

Può quasi sentirla, l’anima di Jhoann lenire la propria in una morbida carezza, qualcosa come due note che si incontrano e danzano insieme nella mente dell’artista scivolando giù fino al cuore. E loro sono quelle note, ma anche l’anima e il cuore, loro sono tutto. Tuttavia… la mente si ritrae sotto l’improvviso orrore dell’immagine di suo padre. Le cose sono già dannatamente complicate così. Ha un disperato bisogno di Jhoann ma non vuole coinvolgerlo. Sarebbe terribilmente ingiusto da parte sua, anche lui ha i suoi problemi e le sue angosce e non può pretendere che si accolli anche il suo peso, nessuno può farlo. Lui riesce a stento a tenere insieme i frammenti di se…come può chiedere a un altro di farlo? La voglia di abbandonarsi di nuovo nelle sue mani e farsi amare è enorme /le sue labbra vellutate, la pelle calda, eccitante, non aveva mai provato una sensazione del genere, una passione così forte, tanto forte da divenire violenza/ ma non può.
L’insostenibile tormento che lo dilania minacciando di distruggerlo trova uno sfogo nell’abbraccio totale e disperato in cui stringe il ragazzo, un breve attimo, fuggevole calore, mentre si rialza e passo dopo passo la sua anima si frantuma.
Ogni passo lontano da lui un pezzetto di buio che lo inghiotte.
Era da tanto che nessuno lo abbracciava così e lui ha una voglia terribile di tornare indietro, ma entra nel locale lasciando solo Johann.
Solo con il ricordo di Alistair a riempirlo.
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La sigaretta stretta fra le labbra morbide e rosse, il fumo che sale in lente volute nella stanza, a creare sogni di luoghi sconosciuti a qualsiasi mente umana, dove la bellezza diventa selvaggia meraviglia , quasi violenta nel suo improvviso divenire. Da quando ha conosciuto Alistair si sente come spezzare in due, una parte vuole disperatamente perdersi in lui, amarlo e con lui abbracciare anche la sua anima. Stringe gli occhi azzurri / azzurri e puri come può esserlo solo un cielo dopo la tempesta/ è bello d’accordo… ma è tutto li? È solo una questione di fisico? Scuote la testa sorridendo ironico, non è solo una cosa di sesso e lo sa bene.
La sua aria indifferente e fredda nasconde un fragilità estrema, come una cascata di luce che precipita dalle nuvole fino ad incontrare la fredda terra.
Luce fuggevole e abbagliate.
Luce dolente e disperata.
E la notte fuori che piano diventa mattina, lampi di rosa arabescano il cielo mentre tutto sembra avvolto dall’oro. Partire… partire e dimenticare tutto. Partire e fuggire nuovamente dal mondo, da se stesso, da quella maledetta paura di vivere, da Alistair. Partire e placare la propria sete di libertà e di mondo. Per otto anni è rimasto chiuso in un collegio e adesso desidera con tutte le forze quella libertà a lungo negata.
Si accarezza le labbra con le dita, gesto lento e sensuale, quasi uno sfiorarsi l’anima.
La sua lingua, il suo corpo.
Dio.
Non resiste lontano da lui un giorno, come può pensare di lasciarlo?
Eppure.
(eppure con Syren l’hai fatto) sussurra una piccola vocina nella sua mente, (hai lasciato Syren senza una parola e sebbene tu abbia sofferto molto non è bastato a farti dire basta. Non è bastato a farti tornare o a trattenerti) Forza le labbra con un dito, introducendolo all’interno e accarezzandolo con la lingua, lento da impazzire. Un brivido lo percorre al pensiero che quel dito potrebbe essere quello di Alistair…che la mano che è scivolata in mezzo alle gambe a sfiorarsi e massaggiarsi potrebbe essere la sua. Si accarezza, ora più veloce, alternando tocchi leggeri con affondi violenti, si tocca e mille brividi gli si accendono salendo per tutto il corpo, fino a penetrare ogni fibra del suo essere. Ma quello che lo spaventa di più è che la sua testa è scivolata indietro e la sua voce mugola…solo per Alistair. Il movimento quasi feroce ora, i denti che affondano nel labbro inferiore e il suo seme che si sparge per terra, tutto questo solo per quello strano ragazzo che ormai gli è entrato dentro. E non esistono più i ‘forse’ i ‘ma’ o i ‘però’, non esistono perché ormai è troppo tardi. Questo pensa Johann mentre scivola a terra e si prende la testa fra le mani ansimando, pensa che per quegli occhi verdi e disperati forse vale la pena rischiare.
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La stringe a se, sul suo cuore, e pensa al corpo fragile eppure forte di Johann, al colore dei suoi occhi sconvolgentemente puri e profondi, all’espressione del viso, specchio della sua anima, il desiderio lo colpisce più forte della mano di suo padre. Sono le ore più buie della notte…quelle che precedono il giorno, quando pensi che la luce non arrivi più e ti senti sommerso, imprigionato dalla tenebra, perso in una notte infinita. Il calore di Shadè lo riscalda e il suo pensiero gli impedisce di impazzire… non l’ha mai vista come un peso. Anche se forse, se non ci fosse lei se ne sarebbe già andato. Ma è strana, a volte parla di suo padre come se non si rendesse conto di nulla, come se non fosse lui ma il papà ideale, quello che tutti vorrebbero avere.
È preoccupato perché fugge dalla realtà in un modo pauroso.
E lui non sa più cosa fare.
La accarezza piano, scostandogli i capelli dal viso, portarla via di li….Sarebbe servito o l’avrebbe sconvolta di più? E poi non doveva dimenticare che lei era minorenne…no per ora non c’era soluzione.
Sospirò desiderando Johann accanto e se con un intensità quasi dolorosa, e esalando l’aria sussurrò “devi rifarti la tinta, si vede la ricrescita” Shadè alzò uno sguardo vacuo al suo indirizzo, lo stava fissando ma era come se non lo vedesse affatto, gli sorrise inquietante e replicò soave
“ohh si… a papà piacciono tanto”
Per un attimo Alistair gelò.
A loro padre non piaceva nulla.
Tanto meno Shadè.
Non ci parlava MAI .
“me l’ha detto ieri”