FOLLIA

CAPITOLO 7

Silent sorrow

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Ma da questa ballata del mondo spazzatura

conservo se non altro quel grido via

dal nido.

Ali ancora incerte sotto

un cielo di paura

“Non so se c’è un futuro,

ma volando io lo sfido”. ”

DYLAN DOG 109, IL VOLO DELLO STRUZZO
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Con le note dei Linking park che urlano la loro rabbia nella stanza Fabien pensa. È una musica inusuale per lui, d’altronde questo è uno stato d’animo altrettanto insolito. Il profumo dell’incenso al sandalo si alza nell’aria ed è solo il chiarore della candela che crea arabeschi dorati nelle pareti che ne rischiara un po’ il buio. Fuori è ancora chiaro ma Fabien ha chiuso le finestre e sbarrato la porta, non vuole essere disturbato.

Deve pensare.

In questi giorni ha visto Shadè spessissimo e piano piano il nodo che pareva stringerla, quell’orribile spasimo di nulla, si è allentato. Anche se i suoi occhi riflettono ancora la sventura di una caduta e l’ustione di una nostalgia. Pare che ogni giorno qualcosa rinnovi una cicatrice indelebile in lei, nel suo immenso silenzio, c’ è qualcosa di ineffabile attorno a quella ragazzina e Fabien sente di non poterne più farne a meno.

Adesso che ha scorto in lei l’anima tormentata e oscura ancora meno.

Sospira sentendo bussare alla porta e si tira su a sedere pronunciando un seccato “avanti”. Quasi cade dal letto quando un silenzioso Syren introduce una pallida e altrettanto silenziosa Shadè. “ camminavo tranquillamente per andare dall’amore mio quando l’ho vista che vagava persa per strada” stringendosi nelle spalle “visto che non so dove abita” lascia la frase in sospeso e si lancia addosso al fratello, finendogli sopra e baciandogli la linea della mascella “se devi tradirmi almeno fatti pagare” sussurra malizioso, adora vedere Fabien arrossire e lanciargli occhiate omicida per poi buttarlo giù dal letto e ordinargli di uscire immediatamente, assolutamente adorabile.

Si alza e cambia CD, Chopin, la musica di Shadè. Musica dolce e rilassante, musica che sa di sogno, un breve e intenso sentore d’immensità. Si dirige verso l’armadio e prende una coperta, non parla, non chiede nulla, si specchia negli occhi della ragazza e quel che vede è paura.

Paura e terrore allo stato puro come se non si rendesse conto di dov’è , chi è Fabien e soprattutto chi è lei. Ha gli occhi di un naufrago. Quasi stesse cercando disperatamente una terra che sia la sua, una strada da percorrere, un posto dove stare, un modo di morire...

… e il ragazzo si avvicina piano e drappeggia la coperta sulle sue spalle, frizionando delicatamente la pelle e scostandosi subito dopo /quasi con dolore/per paura di spaventarla. Ma è così difficile non indugiare a sfiorarla, ad accarezzarle i capelli e baciarla, così dannatamente difficile allontanarsi e chiederle “come mai girovagavi?” anche se sa che non risponderà. La ragazza alza lo sguardo smarrito, enorme e scuro e fissandolo mormora “stavo cercando papà” le prime parole che gli rivolge da 4 anni che si conoscono, mormorate con voce roca come se non fosse abituata a parlare e solo quella frase gli fosse costata uno sforzo enorme. Il ragazzo sgrana gli occhi incredulo, non avrebbe mai creduto che la sua voce fosse così particolare, bassa e insinuante sembra il brontolio di un tuono e accende mille brividi sulla pelle. Quanto desidera toccarla e perdersi in lei, sentire il suo calore e lasciare che gli spacchi il cervello, è triste non poter nemmeno guardarla a lungo.

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Gli occhi castani, grandi, pieni di sofferenza e di un desiderio struggente.

Le sembra quasi di poterlo percepire e le fa male sapere che la causa è lei.

Male.

Lei non si è mai preoccupata per gli altri è troppo presa a restare a galla, a non affondare e a mantenersi sana di mente, finché si è lasciata andare e la follia l’ha lambita come un vento gelido, la follia di vedere suo padre che gli sorride e di desiderare una carezza e una parola gentile da lui. Alcune volte se ne rende conto.

Gli schiaffi e le cinghiate, se ne accorge e grida e piange, altre volte sembra quasi che non sia lui, non è suo padre quello, no non lo è. Questa confusione la sta' facendo impazzire.

E non se ne accorge nemmeno.

È questo che spaventa di più Alistair. Ma adesso… adesso vede le mani di Fabien che si avvicinano per coprirla e scopre di desiderarle, scopre che non ha mai voluto altro e sentirle su di se alla fine è così dolce, così giusto...cosa le sta’ succedendo? E perché sente questo vuoto quando il ragazzo si allontana? E le parole che pronuncia poi… lei non ha mai parlato con nessuno. Solo con suo fratello, invece ora il suono è uscito naturale da lei, così naturale che apre di nuovo la bocca e sussurra “vieni qua con me…” un implorazione quasi.

Quand’è che Fabien ha smesso di spaventarla e ha cominciato a desiderarlo? Quando è rimasta incantata dalle sue parole? Quando ha notato come sono lunghi e belli i suoi capelli? Quando si è persa nei suoi occhi? Aveva saputo come prenderla ecco la verità. Ma non era solo questo, anche altri professori si erano avvicinati a lei così, no con lui è diverso. E non saprebbe dire perché. Lo vede sgranare gli occhi e avvicinarsi con circospezione, si siede sul letto e domanda piano “preferisci che apra le finestre?”

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Quasi non credeva alle sue orecchie quando la voce di Shadè l’aveva raggiunto nuovamente e adesso stavano parlando normalmente… o quasi…

Si avvicina un po’ in modo da sfiorarla con la mano ma senza realmente fare un gesto concreto per toccarla e incredibilmente sente la stretta timida della ragazza avvolgerlo e lo sguardo impaurito sfuggirgli come una gazzella impazzita, appoggia delicatamente due dita sotto il suo mento e con gesto dolce e lento lo alza costringendola a guardarlo. Il cuore martella nel petto, paura che lo respinga e eccitazione per essere riuscito a sfiorarla, a spezzare una difesa. Non osa fare nulla di più, resta immobile col viso di Shadè fra le mani e i capelli castani che scivolano sulle spalle fino a inanellarsi sul letto, adesso ha socchiuso gli occhi e lo guarda in viso.

Finalmente.

Ed è uno sguardo così intricato e complesso che a Fabien sembra di cadere nel vuoto, c’è come una muta richiesta in esso, come se senza dire una parola lo stesse pregando di aiutarla.

Cosa deve fare adesso? Avvicinarsi? Allontanarsi? Darebbe non so cosa per baciarla ma sa con spaventosa certezza che non è il momento, che la spaventerebbe e basta e che adesso deve trovare qualcosa da dire perché altrimenti non si sarebbe trattenuto a lungo. Fa scivolare la mano sul collo in una lenta carezza e prendendo una ciocca di capelli fra le dita comanda dolcemente “ Shadè… sei stanca, perché non dormi qui stanotte?” vedendo il suo sguardo terrorizzato si affretta ad aggiungere “non preoccuparti io dormo per terra o sul divano non ti tocco! Se mi dai il numero di casa avverto io” la vede tentennare e infine annuire con un espressione in volto che non è assolutamente in grado di decifrare, e in un soffio gli da il numero pregando dentro di se che risponda Alistair e non suo padre.

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Ed è prima di alzarsi per telefonare che Fabien si china dolcemente su di lei per sfiorarle la guancia con un bacio, leggero, a fior di labbra, come due colori che si mischiano dando vita alla perfezione. Ed è come se tutti e due ricevessero una scossa elettrica talmente è forte la reazione che hanno, le labbra premute sulla pelle e il calore che sprigiona tutto questo.

Ci sono persone, persone speciali nate per stare insieme e l’una non vale molto senza l’altra, persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore… anzi di più, persone che la loro dimora ce l’avevano già in te, e nel momento in cui vi conoscete due pezzi di un puzzle sembrano incastrarsi magnificamente.
Persone così.
Come Shadè e Fabien.