FOLLIA
CAPITOLO
8
SEDUTO IN RIVA AL FOSSO
Quando camminiamo fino al
limite di tutta la luce che abbiamo, e
facciamo un passo
nell'oscurità del non conosciuto, dobbiamo
credere che
accada una di queste due cose. Ci sarà qualcosa di
solido
in cui mettere il piede, o ci verrà insegnato a volare.
Patrick Overton
La telefonata di Fabien lo
tranquillizza, almeno Shadè è al
sicuro… ogni volta,
succede ogni volta che papà li picchia, lei esce e gira per
la
città per ritrovarsi forse.
O per perdersi
definitivamente.
Si lascia scivolare a terra, il dolore gli
scoppia dentro l’anima con la violenza di un esplosione,
stavolta
non è riuscito a toccare sua sorella, è riuscito
a
difenderla ma a quale prezzo.
A quale prezzo.
Si tasta il
polso gemendo, probabilmente è slogato e ha già
vomitato sangue una volta. Stringe gli occhi per non piangere,
perché
se solo iniziasse non finirebbe più e le lacrime si
trasformerebbero in lame di cristallo che lacerano il cuore fino a
strapparlo dal petto.
Jhoann.
Gli sembra così dolce
ora quel nome, così agognato in una solitudine e in un
silenzio che è morte e decomposizione, si rompe qualcosa
dentro. Ecco. È stanco, così stanco…
il lavoro,
Shadè, suo padre, Jhoann. Jhoann…ha usato ogni
briciolo di
forza per allontanarlo, per non vederlo almeno per un po’, si
è
perfino dato per malato al pub. Sa che non potrà fuggire in
eterno ma gli basta solo un po’, un po’ di tempo
per toglierselo
dalla mente, come se si potesse. Come se il tempo si potesse fermare
per aspettarlo o correre e fuggire per risparmiargli questo dolore.
Come una pugnalata.
Le mani candide di lui,
I suoi
capelli biondi che solleticano il volto stanco di Alistair e
l’eccitazione crescere.
No non può resistere lontano da
lui, è superiore alle sue forze. Così si alza
piano
cercando di non fare movimenti bruschi e prende in mano la cornetta
del telefono, quella sera andrà al lavoro ma ha bisogno di
vederlo un attimo da solo, anche mentre esce da casa, non importa ma
ne ha bisogno subito.
Dal diario di Jhoann Winckelman , 14
dicembre 1999
Sono stanco di vivere la vita per gli altri.
Ogni giorno non riesco a capire perché lo faccio.
Ogni
giorno che passa mi sembra buttato al vento.
I miei giorni come
polvere.
Voglio aprire un varco per la libertà.
Voglio
avere il cuore. Voglio essere.
Essere o non essere? Chi sono io?
Ogni valore è saltato. Che cosa chi ha veramente valore?
Risposta non c’è, caduta nel vento.
Chi siamo viviamo o
ci lasciamo vivere?
Le ultime luci di un giorno ormai
morente strappano brandelli di vita e di eternità per
rifletterle sul vetro sporco dell’appartamento.
Il ragazzo
biondo lancia uno sguardo alla strada e quasi cade dalla sedia
vedendo avvicinarsi una figura alta coi capelli neri avvolta in un
cappotto rosso cupo che scende fino ai piedi.
Alistair.
Ne è
sicuro, lo riconoscerebbe fra mille! Si precipita alla porta
spalancandola e aspettandolo con il cuore in gola, quanto
l’ha
desiderato! Gli sembrava di soffocare,
La vita,
La sua vita,
Stava di nuovo perdendo senso e lui un naufrago che cerca di
contare gli istanti che lo separano dalla vita o la morte,
Cerca
di capire se lottare per non affondare o lasciarsi andare
…sarebbe
così dolce…
…così facile…
Cos’è
che lo tiene a galla? E trovandosi davanti gli occhi smarriti di
Alistair crede di intuire la risposta.
Fa una smorfia di
disappunto notando i lividi su quel volto perfetto, un livido molto
recente e lo sguardo cade immediatamente sul polso sinistro.
“entra,
cosa ti è successo?” con un tono lievemente
ansioso e
preoccupato.
È lì,
Bellissimo coi capelli
biondi spettinati e addosso solo un maglione enorme che lo copre fino
a metà coscia e lascia scoperta un spalla, ha arrotolato le
maniche ed è scalzo.
Una visione da sogno quasi.
E ad
Alistair mette un terrore addosso incredibile, che cazzo sta’
facendo li? Ha telefonato al locale e ha messo su un casino pazzesco
per farsi dare l’indirizzo di Jhoann, per non parlare della
fatica
per trovare la via! Avrà chiesto a mezzo mondo come minimo.
Ma ora… ora che è li vorrebbe solo fuggire, non
ce la
fa, non ce la fa a guardarlo e basta ha troppa voglia di lui, lo
lacera, darebbe qualsiasi cosa per toccarlo ancora.
Non risponde
alla sua domanda, cosa dovrebbe dire del resto?
Lo guarda in
silenzio con gli occhi verdi persi e un espressione di assoluta
confusione in viso.
La maschera è calata.
Non più
indifferenza, non più fughe per non affrontarlo, ora
Alistair
è li davanti a lui, che si stringe addosso il cappotto e lo
guarda smarrito. Che cosa gli è successo? Chi si
è
azzardato a toccarlo? Chi l’ha ridotto così ? Si
fa da parte
per lasciarlo passare e quando è dentro gli toglie la giacca
rivelando un maglione aderente nero e dei jeans consumati in
più
punti, è stupendo con quell’aria da angelo
decaduto addosso.
Lo riempie di piccole attenzioni sempre senza parlare e alla fine
riesce a metterlo a suo agio e farlo sedere sul letto visto che i
divani non esistono a casa sua. Ci sono solo due stanze e il bagno,
una stanza dove dorme e mangia e l’altra dove dipinge. Si
siede
lentamente accanto a lui, gli ha preso del ghiaccio e imprecando
sottovoce glielo posa sul polso, non gli dirà mai chi
è
stato a farlo. Lo sa. Ma avrebbe voglia di stringerlo a se e non
lasciarlo più andare . Così. Proteggerlo forse.
Prende
un cubetto di ghiaccio con l’altra mano e lo fa risalire
lentamente
fino al suo viso, lo vede rabbrividire leggermente quando sfiora le
sue labbra e li ferma, per un attimo, nella più piccola
carezza del mondo prima di posarsi sopra il livido strappandogli una
smorfia. Restano così, vicini da poter sentire il cuore
battere all’unisono e unire i respiri in un'unica danza,
calmo
quello di Jhoann, leggermente affannato quello di Alistair. Alistair
che sente quel calore incredibile salirgli dentro, lo desidera, come
non ha desiderato nient’altro. Gli sembra così
pesante la
testa ora, così maledettamente difficile
allontanarsi… ma
perché poi dovrebbe farlo? Perché? Reclina la
testa
fino ad appoggiarla sulla spalla di Jhoann e rimane così, a
godersi la pelle vellutata del ragazzo e le lievi carezze che questi
gli posa sul capo, acquietano il suo dolore.
Finché il
biondo parla.
“Sai, il problema è che abbiamo tante
strade intorno e nessuna dentro” si scioglie, Jhoann, dal
corpo di
Alistair e preme il tasto play di uno stereo che ha visto tempi
migliori, la voce di Ligabue si spande per la stanza. Sorride
lievemente mentre le note di ‘seduto in riva al fosso' si
accendono, una canzone perfetta per loro due, seduti
sull’orlo del
mondo, sperduti, spersi, ascoltano il silenzio, lontani da tutto e
lontani dalla frenesia del vivere. C’è solo
quell’attimo
sospeso nel nulla. In un certo senso è come se loro due si
fossero conosciuti proprio li, in riva a quell’eterno fosso,
due
anime perse che cercano rifugio dal mondo. “Se sotto il cielo
c’è
qualcosa di speciale passerà di qui prima o poi”
sussurra
sulle note che segnano l’inizio della canzone.
C’erano tante cose
da fare, da vedere, da vivere, ma ora come ora seduti lì,
è
come se la memoria si perdesse, e restassero loro due e basta.
Torna
da Alistair e gli toglie il ghiaccio dal polso prendendoglielo in
mano e alzandolo come se volesse invitarlo a ballare. “basta
che si
sbrighi a passare” Risponde il ragazzo sorridendo mentre si
alza in
piedi lasciando il polso fra le sue mani, gli fa sempre male ma quasi
non lo sente. Jhoann sorride di rimando circondandogli il collo con
le braccia ma senza avvicinarsi, non vuole spaventarlo, non vuole che
se ne vada. Non pensava di poter amare di nuovo qualcuno dopo Syren e
in verità non è nemmeno sicuro che sia amore.
È
scappato da Syren perché lo amava troppo in un modo che
faceva
soffocare il resto, si è spaventato e ha sentito la vita
sfuggirgli fra le dita, non sapeva più cosa voleva e dove
stava andando.
“sai cosa diceva mia madre dei Demoni?” la
voce di Alistair lo raggiunge mischiandosi a quella calda e roca di
Liga, lo guarda dolcemente rilassandosi fra le sue braccia e
accarezzandogli la nuca, i capelli biondi, setosi e sottili, lo voce
arrochita dal desiderio che si può leggere in ogni fibra del
suo essere “cosa?” sorride, il ragazzo dai capelli
neri, sorride
in quel modo particolare che è sognare un bellissimo sogno e
rimandare il risveglio il più possibile
“Che sono Angeli
andati a male. Però bellissimi “
“è questo che
siamo noi?”
“è questo che è la vita”
La
canzone finisce e un'altra prende il suo posto, gli occhi di Jhoann
si accendono, avvicina la bocca all’orecchio sussurrando
“come
vedi son qua,
Monta su,
Non ci avranno finché questo
cuore non creperà di ruggine di botte o
d’età,
C’è
una notte tiepida e un vecchio blues da fare insieme,
In qualche
posto accosterò
Quella la sarà la nostra casa
Ma
credo che
Meriti di più
Ma intanto son qua io e ti
offro di ballarci su
E' una canzone di cent’anni almeno…
Urlando contro il cielo!!!”
Alistair rabbrividisce girando
il volto di scatto e baciandolo quasi con rabbia, l’ha
desiderato
con tutte le sue forze e ora si sente perdere, sente lo stupore di
Jhoann e il piacere lo assale nuovamente, come quella notte,
annebbiandogli la mente e la capacità di ragionare, gli
afferra i capelli muovendo la lingua con foga, cercando quella di lui
e strusciandosi sul suo corpo,
Sensuale,
Le paure scacciate
da quella danza bellissima e da Jhoann che fa scivolare le mani fino
ad afferrargli i glutei possessivo, appoggiandogli la schiena al
muro, era nell’aria da quando è entrato in casa,
da quando
l’ha visto la prima volta, e adesso scopre che non ha mai
voluto
altro.
Se solo potesse rimanere li in eterno, baciarlo, lasciarsi
baciare, sentire l’erezione crescere e strusciare contro
quella di
Jhoann, con la mente persa dietro al piacere, non capisce
più
nulla sa solo che ne vuole di più, inebriato da lui e da
tutte
le sensazioni che prova.
Si staccano ansimando, appoggiandosi
l’uno all’altro guancia contro guancia e la lingua
di Jhoann
scivola sulla gola candida, offertagli con un gemito a stento
trattenuto, sa che dovrebbe fermarsi, andare avanti con calma
lasciando ad Alistair tutto il tempo che vuole ma non ce la fa.
È
acceso ormai e nulla al mondo potrebbe fermarlo.
Ma non ha fatto
i conti con Argento che abbaia chiedendo di entrare. Appoggia la
testa al muro sospirando, quel cavolo di cane doveva arrivare proprio
ora? Guarda gli occhi annebbiati di Alistair, le labbra socchiuse, il
respiro affannato, vorrebbe baciarlo di nuovo, continuare quel che
hanno iniziato ma sa che Argento è capace di abbaiare tutta
la
notte se necessario, fino a far scendere tutto il condominio e non
è
il caso… così lo lascia frustrato, la sua
eccitazione è
nascosta dall’enormità del maglione ma sente che
se solo la
sfiora viene nei boxer come un ragazzino. Accidenti anche al cane
ecco! Spalanca la porta ringhiando un “piantala”
quando si
ricorda che Argento è molto ‘espansivo’
con chiunque gli
sia simpatico… ed è meglio non pensare a
com’è con
chi non ritiene degno della sua amicizia, così si volta di
scatto verso Alistair che è scivolato a terra e lo guarda
stordito, cerca di avvisarlo ma Argento gli si butta addosso
leccandolo da tutte le parti e lui fa solo in tempo a notare il suo
sguardo terrorizzato, d’altronde un cane enorme completamente
bianco con il pelo lungo e lucido che ti salta addosso incute un
certo timore.
Ridacchia ripensando alle lotte fra lui e Syren,
già, Syren. Si passa la mano nei capelli correndo a salvare
Alistair, dovrebbe parlargli. Lo sa che prima o poi deve farlo mentre
solleva Alistair ordinando ad Argento di smetterla riflette sul fatto
che stasera è il momento giusto.
È sabato e Syren
suona al pub.
Stringe a se Alistair e sogghigna sentendo un
rigonfiamento pulsare costretto dalla stoffa dei jeans, dunque
neanche lui è messo meglio. Lo tiene abbracciato e sente il
solleticare dei capelli neri del ragazzo mentre questi appoggia la
testa nell’incavo del suo collo sospirando
“stasera resta qui
mentre io vado al lavoro, prenditi ancora un giorno di
malattia”
Non vuole che veda mentre parla con Syren
“perché?”
La sua domanda soffiata sulla pelle “devo parlare con una
persona” baciandogli i capelli
“e poi con quel polso non
faresti molto”