CAPITOLO
13
I DON'T WANT TO MISS A THING
------------
Prendimi, difendimi
e poi ricostruirò' un
pianeta dove tu sarai
poesia!
Renato Zero
--------------
Dorme.
Alistair dorme
accoccolato contro il corpo caldo di Jhoann, una dolce spossatezza
gli ha invaso le membra e adesso vuole sigillare col sonno tutti gli
attimi passati, tutte le sensazioni provate, tutto l'amore dentro.
Sigillarle in modo che non faccia così male la vita
/poi/
e che le cose possano diventare più
*umane*.
E Jhoann lo osserva, .
È così
indifeso in questo momento... non conosce molto della sua vita ma ha
intuito che difficilmente si lascia andare così,
difficilmente
si addormenterebbe fra le braccia di una persona se non si fidasse
completamente.
Non potrebbe non amarlo a quel punto.
Nemmeno se sapesse che è sbagliato, nemmeno se il
cielo gli urlasse la sua colpa.
Gli sfiora la spalla con un
dito, lentamente, sente la pelle rabbrividire e Alistair che nel
dormiveglia si stringe di più a lui, rannicchiandosi contro
il
suo torace.
Dovrebbe dormire forse, in fondo non ha chiuso
occhio tutta la notte ma...come può perdersi Alistair? Sente
che ogni istante passato a dormire è un pò di lui
che
si
perde, non vuole chiudere gli occhi, potrebbe passare
tutta la vita in questo dolce abbandono, e in fondo sarebbe bello,
sarebbe tutto più sopportabile anzi...forse sarebbe la
felicità.
Sente il suo cuore che batte lento, leggero
tamburo testimone della loro esistenza, del loro amore. Sorride
tenero e gli bacia le palpebre, chissà cosa sta sognando
adesso...chissà se sta sognando lui o se solamente
è
perso nell'oblio.
No non vuole chiudere gli occhi...perché
anche il sogno più bello non sarebbe niente in confronto
alla
vista di Alistair.
La sua vita stava semplicemente cadendo a
pezzi, uno dopo l'altro, mentre adesso sente di poter tentare
qualcosa, sente di poter ancora farcela.
Con tutto il
coraggio e l'amore possibile, andare incontro a tutta la vita che
c'è.
Forse è davvero questa l'unica cosa da
fare.
Il suono del campanello lo distoglie dai suoi pensieri
e Jhoann istintivamente guarda l'orologio, sono le 4 di pomeriggio,
ok non è un ora indecente....ma piove! Chi mai sfiderebbe la
pioggia per andare a trovarlo? Sta gia cullando nella mente l'idea di
ignorarlo e stringersi ad Alistair quando arriva una nuova
scampanellata.
"si sveglierà così"
sibila a se stesso, chiunque sia l'avrebbe pagata.
Si slaccia
dall'abbraccio e cerca in fretta qualcosa da mettersi, l'unica cosa a
portata di mano è la maglia di Alistair ancora umida.
Oh
al diavolo tanto chiunque sia lo liquiderà in pochi secondi.
E rimane sulla porta stupito, mentre la mano scivola sulla
maniglia e gli occhi si spalancano.
"papà"
sussurra solo, incapace di contenere i mille pensieri che gli
sfrecciano nella mente.
L'uomo si scrolla la pioggia
impigliata sui vestiti e sui capelli e sposta Jhoann dalla porta,
entrando.
Le frasi gli arrivano ovattate nel suo mondo di
sogni, cerca di aggrapparsi all'ultimo bagliore di incoscienza, non
vuole svegliarsi, non vuole ancora affrontare il mondo... ma la voce
di Jhoann lo riscuote definitivamente.
Sta litigando.
E
pur nell'incoscienza capisce che non sta urlando solo per non
svegliarlo.
Sorride di questa delicatezza, perfino mentre è
arrabbiato pensa a lui.
Sente Argento ringhiare piano ma
obbedire all'ordine del suo padrone di non attaccare, e sente
anche...un altra voce.
Forte, incurante di lui, urla cose che
non capisce subito, solo dopo il senso gli appare chiaro; sta urlando
a Jhoann che deve finirla con questi giochi di bambini, che deve
tornare a casa ed essere normale, trovare una brava ragazza e
sposarsi e lasciare stare i 'pervertiti'.
E sente Jhoann
rispondergli che ha perso il diritto di dirgli qualcosa quando lo ha
rinchiuso in quel collegio per 8 anni fregandosene di quello che
voleva lui.
È un litigio che si ripete da anni a
quanto capisce lui, è come seguire un copione, sempre
quello,
e anche se tu aprendo la prima pagina speri che l'autore abbia
cambiato qualche frase, che l'abbia rinnovato, ti accorgi subito che
non è così.
E allora subentra la stanchezza e
lo sconforto.
Oh lo può sentire bene dalla voce del
suo ragazzo, è sul punto di scoppiare a piangere,
disperazione, amore, odio.
'perché non mi capisci?
Perché non mi ami?'
perché suo padre non riesce
a sentire quelle frasi bene come lui?
Le frasi che sta
urlando il suo cuore senza dire una parola.
"ci farai
morire di vergogna Jhoann!!!!"
e può solo
immaginare il viso del suo ragazzo, solo immaginarlo, ma è
abbastanza.
Abbastanza per non sopportare oltre e aprire gli
occhi alzandosi a sedere, non curandosi della propria
nudità.
È un uomo alto, grande e grosso, l'uomo che aveva
visto al bar tempo fa.
Ma il viso è trasfigurato dalla
furia e adesso si getta su di lui, sembra che voglia picchiarlo e
Alistair inconsciamente si rannicchia su se stesso alzando le mani
per proteggersi la testa.
Troppe volte ha visto sul viso di
suo padre quella furia e troppe volte è stato aggredito in
questo modo per cercare di opporre una, seppure minima, resistenza.
"tu pervertito schifoso! È colpa tua se è
così! Tua è di quell'altra puttana che vedeva
prima!"
e questa per Jhoann è la goccia che fa traboccare il
vaso.
Si scaglia su di lui urlando, un piccolo cosetto biondo
che sarà alto la metà se va bene, si lancia su
suo
padre e si infila tra lui e Alistair, impedendogli qualsiasi visuale.
Proteggendolo.
Quel gesto.
Coprirsi il viso
come una persona che è abituata a questo,
rassegnata.
Cosa significa?
E tutti quei lividi addosso...non ha
mai chiesto niente perché intuisce che sono fatti e pensieri
che si sono insediati così in profondità in lui
da fare
male soltanto a pensarci.
Ma adesso vorrebbe sapere, adesso
vorrebbe proteggerlo.
Se non lo fa lui...
Oh Alistair
se non ti protegge lui chi mai lo farà?
Un cucciolo
biondo che non arriverebbe a sollevarti nemmeno volendo, ma con una
forza dentro che trabocca da ogni fessura, da ogni lato dell'anima.
Non la vede? Non la vede suo padre l'immensa forza di Jhoann?
"non azzardarti a parlare così di lui"
sibila ed è come se gli sputasse in faccia il suo disprezzo
"e
non nominare Syren" con gli occhi ridotti a una fessura gelida.
Non l'ha mai visto così arrabbiato.
E anche
suo padre percepisce qualcosa, lo percepisce perché guarda
il
viso di Jhoann trasfigurato dalla furia, guarda quello scricciolo che
protegge un ragazzo che sarà il doppio di lui, rannicchiato
su
se stesso come se fosse la cosa più fragile del mondo e si
stesse per rompere.
E se ne va in silenzio sbattendo la porta
dietro di se.
"figlio di puttana" mormora Jhoann
sputando a terra e voltandosi per correre da Alistair.
Gli
passa le braccia attorno alle spalle e appoggia la guancia sui suoi
capelli neri, "se n'è andato Alistair...non preoccuparti"
e Alistair alza il viso e gli artiglia la vita, lo stringe forte
vinto da chissà quale dolore, lo stringe e lo bacia, con
furia, per sentire un pò di calore, un pò di
umanità.
Sente Jhoann intrecciare la lingua alla sua, rispondere con
dolcezza, per calmarlo, per amarlo.
Allora si stacca piano e
ancora sulle sue labbra sussurra " chi è Syren?"
E
Jhoann sa che è il momento di dirgli tutto.
Si slaccia
dal suo abbraccio e si accoccola con la schiena contro il suo petto,
in mezzo alle sue gambe.
Alistair si appoggia al muro dietro
il letto ed è pronto ad ascoltare.
"per otto
anni...otto anni sono stato chiuso in collegio di salesiani. A undici
anni gia sapevo di essere gay.
Le ragazze non mi
interessavano, invece mi eccitavo guardando i maschi, per me era una
cosa normale...pulita.
Ma per i miei genitori no e appena se
ne sono accorti mi hanno mandato in quel collegio, avevano paura
capisci... paura che il loro unico figlio diventasse un pervertito e
credevano che i frati mi avrebbero raddrizzato.
È
stato un inferno Alistair.
Ero lontano da casa, lontano da
qualsiasi affetto, chiuso in una specie di carcere dal quale i miei
genitori avevano dato disposizione perché io non uscissi
mai.
Ho fatto le prime esperienze li dentro.
Non era male
come scuola e i frati erano gentili ma io ero diverso dagli altri.
Me lo sentivo sulla pelle, ero il ragazzino biondo e fragile
a cui piacevano i ragazzi.
Non...non ti dico cos'è
successo li dentro." Una breve interruzione e la voce che si
spezza, Alistair ascolta in silenzio accarezzando le spalle di Jhoann
per fargli sentire il suo calore. E rassicurato da questo Jhoann
continua.
"Ho fatto là dentro le mie prime
esperienze.
Sai...era un collegio che riuniva medie e
superiori perciò c'erano anche ragazzi molto più
grandi
di me...ero diventato il loro giocattolo.
Con alcuni mi
piaceva, erano gentili e mi capivano, parlavano con me, si
confidavano e io mi confidavo con loro, altri invece erano brutali e
mi consideravano solamente una puttana con cui divertirsi in mancanza
di ragazze." Sorride amaro
" la cogli l'ironia di
tutto questo? I miei mi avevano mandato la perché diventassi
'normale' e invece hanno solo fatto in modo che io capissi di essere
davvero gay. Appena presa la maturità sono scappato.
Odiavo
i miei e avevo dentro tanta di quella rabbia... avevo ucciso li
dentro i miei anni migliori, avevano ucciso consapevolmente la mia
infanzia.
Sono tornato a Torino e li..." si interrompe
un attimo, adesso comincia la fase peggiore.
"li ho
vissuto l'anno più meraviglioso della mia vita.
Ho
incontrato Syren.
Sai...è il fratello di Fabien, il
ragazzo che suona al locale...a quel tempo era solo un teppistello
strano che andava al conservatorio e ci siamo innamorati.
Ma
poi" stringe le mani piantandosi le unghie nei palmi.
Come
spiegare?
Come faceva a spiegare una cosa che aveva distrutto
entrambi?
"ho avuto paura.
Gli anni al collegio
non sono passati come acqua fredda, mi hanno messo addosso il
terrore, la voglia spasmodica di libertà...e in fondo avevo
solo paura di amare troppo.
Di ritrovarmi in una prigione con
Syren, avevo paura...e sono scappato.
L'ho lasciato senza una
parola e sono scappato in giro per l'Europa... beh questa parte te
l'ho già raccontata."
Silenzio.
Il cuore
che si gonfia e si tende, una corda, una corda lasciata infradiciare
da mille tempeste e che ora si sta rompendo.
Lentamente.
Facendo sentire, pesare, ogni cedimento, ogni strattone.
Cosa succederà quando finalmente si spezzerà
lasciando cadere a terra il suo carico?
Un carico fatto di
dolore, sofferenza, eppure così meravigliosamente intricato
e
incastrato da poter quasi far finta che non esista.
Ma il
peso, oh! Il suo peso Jhoann lo sente distintamente.
Anche se
Alistair ormai si è assuefatto a quel dolore, quella
sofferenza, lui la sente al suo posto.
E vorrebbe non avergli
detto nulla ma al contempo si rende conto del fatto che è
giusto così.
E Jhoann...,Jhoann devi capire che non
sempre le cose giuste fanno *bene*
Però...
Però
se nessuno ne terrebbe conto, se nessuno vivesse con giustizia, cosa
rimarrebbe?
Che mondo sarebbe?
Ma fa male.
Questo
si.
Fa male sentire Alistair che si scioglie dall'abbraccio e
si alza in piedi, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori.
È
sera.
Sera.
Le ombre si allungano nella città,
la permeano, coricandole a dismisura in quel letto stanco che ogni
giorno lotta con tutto se stesso per non morire.
E finalmente
parla.
"Jhoann...lo so che dovrei essere spaventato o
consolarti o... ma io non pretendo di entrare nel tuo passato, e non
sarebbe giusto da parte mia cercare di capire un dolore che
è
solo tuo o giudicarti per un azione che hai compiuto anni fa.
Perciò... beh io voglio solo stare con te. E ogni cosa
che mi dirai mi aiuterà a conoscerti meglio ma non ti
giudicherò mai per questo, qualunque cosa sia"
E
il sorriso dolce di Jhoann che si perde nella stanza e rimbalza nelle
pareti, per ancorarsi infine negli occhi di Alistair, che ora si
è
voltato e lo guarda.
"puoi almeno abbracciarmi scemo?"
---------
Le note di 'crocodile rock' dei beach boys
invadono l'aria, e sebbene Shadè odi ballare, corpi su corpi
in una calca che trafigge la mente facendola impazzire, non
può
fare a meno di battere il piede a terra seguendo il ritmo.
Gli
occhi castani di fabien si alzano in una smorfia comica verso il
cielo, la porta è chiusa e la voce acuta si sente
distintamente anche attraverso il legno massiccio...per non parlare
poi degli acuti di Syren che coprono la canzone e sebbene siano
assolutamente intonati e perfetti spaccano davvero i timpani data la
loro altezza esorbitante; Shadè non ha nemmeno il tempo di
meravigliarsi per la voce del fratello del suo ragazzo, che il
suddetto spalanca la porta gridando "MA SEI FUORI! I VICINI CI
AMMAZZERAN..." per poi bloccarsi alla vista di Syren che balla
scatenato in mezzo al loro ordinatissimo e costosissimo salotto, con
indosso soltanto un paio di boxer neri aderentissimi.
Si
volta si scatto verso Shadè che è diventata rossa
come
un peperone e lo sta guardando con gli occhi sgranati, e lanciando un
occhiata furibonda al fratello le tappa gli occhi con le mani.
"non
guardare! Quello è un pazzo maniaco!" e la replica
immediata di suo fratello
" ma amore! Cosa dici... nn la
pensavi così l'altra notte...."
per poi scappare
a gambe levate cercando di evitare il fratello che gli si è
scagliato contro.
Centinaia di metri dopo...
Fabien
senza fiato si butta sul letto cercando di riprendere a respirare in
modo decente, mentre Shadè ridacchiando si siede accanto a
lui
perdendo il suo sguardo nella stanza.
Piccole polle di
intimità, scherzi, giochi, dolcezza, litigi... tutto
racchiuso
nel grande cuore pulsante che è la famiglia.
Che sono
Fabien e Syren.
"penso che sia questa la felicità...."la
voce sottile eppure forte "sapere di avere un posto dove poter
tornare..." i capelli violetti che accarezzano il collo candido,
solleticandolo, ombreggiando gli occhi neri.
"no?"
E fabien rotola sul letto fino a stenderla e ridendo trovarsi
sopra di lei, con i capelli castani che accarezzano il seno che si
alza e si abbassa sempre più velocemente sotto il maglione
bianco che indossa.
"un posto... o un cuore dove vivere"
sussurra il ragazzo, lo sussurra e intanto si china su di lei a
baciarla dolce e un pò famelico, tenero e un pò
violento.
Da far perdere i sensi.
Insinua le mani
sotto la maglia ad accarezzare la sua pelle bollente, così
liscia e compatta eppure cedevole al suo tocco, come se il suo corpo
si stesse rimodellando sotto le sue mani.
Sotto il suo tocco
lieve eppure deciso,
Sotto la sua anima.
E i respiri
si accelerano, infiammati, lo può sentire benissimo
Shadè,
lo sente quando Fabien sale a mordicchiargli l'orecchio, succhiandolo
e infilando la lingua dentro, facendola impazzire.
Alza le
braccia circondandogli il collo e inarcandosi contro di lui, facendo
aderire i loro corpi.
Ha un espressione così seria
adesso il ragazzo, così seria e concentrata, eppure languida
e
dolce,
la guarda.
La guarda e le sussurra tenero
all'orecchio parole senza senso facendo scivolare le sue mani sulla
pelle, trascinando con se il maglione che alla fine sfila lasciandola
esposta al suo sguardo affamato eppure controllato, teso a capire, a
percepire ogni minima tensione da parte sua.
"mi fermerò
quando lo vorrai"
tracciando i suoi contorni con la
punta delle dita senza tuttavia scendere più in basso, come
se
avesse sentito la sua paura, il suo bisogno di andare per gradi.
E
Shadè sorride, sorride e capisce in quell'istante,
capisce,
che questa volta non lo fermerà.