Forse Ancora Poesia
CAPITOLO III:
QUEL CHE TU NON SAI
I suoi occhi
- basta-
i capelli neri
- ti prego-
la pelle morbida
- no…-
l’anima fragile e
solare
- Dio…sto
impazzendo-
Non ci riesco.
A non pensarci, a
non sperare, a non essere disperatamente triste… avrei
dovuto
mandarlo al diavolo.
La stessa sera che
è piombato a casa mia piangendo. Perché
è venuto
da me? Si è vero eravamo amici prima…
Deglutisco, è
così difficile persino PENSARLO cristo! Eravamo amici prima
che lui si fissasse con Rukawa e si mettesse con Sakuragi.
E quando quei due
l’hanno tradito è venuto subito da me.
Riderei se non
fossi così disperato. Mi avevi messo da parte,
con la stessa
innocenza di un bambino. Non volevi farmi soffrire,
semplicemente non
ci hai pensato.
Ho sempre trovato
strana la cosa, voglio dire: Rukawa non ha amici.
Sakuragi non può
piacerti! Andiamo! Ma tu sei serio, così terribilmente serio
che quando Hanamichi ti ha lasciato ti sei frantumato in mille pezzi.
E non sapevi come
raccoglierli, da che parte iniziare.
Eri li che fissavi
il mondo da dietro il vetro della finestra,
lo fissavi e le
schegge impazzite ti spezzavano il cuore.
Le schegge della
tua anima.
Non riuscivi a
piangere, a ridere, a fare niente.
Solo a tremare e a
pensare. Finchè non sei uscito e quasi di corsa sei arrivato
da me, hai suonato e ti sei praticamente accasciato nelle mie
braccia, come una bambola di pezza,
senz’anima perché
loro l’hanno fracassata,
senza cuore perché
loro l’hanno calpestato.
Potevo quasi
sentirne il suono… il vuoto in te, la mancanza di forze, di
volontà, di tutto.
E io come un bravo
infermiere non ho chiesto nulla, ti ho stretto fra le braccia e
basta.
Ti voglio bene.
Ecco quello che
voglio che tu sappia.
Nonostante tutto ti
amo, non è cambiato nulla, nulla.
Le prime lacrime
che ti vidi versare in vita tua, con la fronte premuta contro la mia
spalla e il corpo abbandonato sul mio. E io che ti stringevo. La cosa
più preziosa che ho al mondo.
Non mi importava di
Hanamichi in quel momento,
non importava come
mi sentivo io, ma solo tu. La tua fronte scottava e continuavi a
sussurrare parole incomprensibili
Piangevi.
Perché
pensavi che nessuno al mondo potesse capirti,
credevi di essere
solo sull’orlo di un precipizio, con il vento che implacabile
soffiava su di te.
Il vento della
pazzia.
Quello che tu non
sai è che al mondo esiste chi piange per te.
Ho un brutto
carattere, lo so… non sopporto i casinisti pieni di se come
Sakuragi e non ho esitato a dirti chiaramente quello che
pensavo…
forse ho sbagliato.
Forse è per
questo che ci eravamo allontanati.
Ma non sopporto le
lacrime nei tuoi occhi,
vorrei che tu fossi
sempre felice, che tu sorridessi sempre.
Pregavi
Perché
nessuno al mondo potesse ricordare che c’eri,
perché
nessuno dovesse ridere di te, della tua diversità, della tua
sofferenza.
Quel che tu non sai
è che al mondo c’è chi ama te.
Lo accompagnai nel
letto aiutandolo a stendersi e tenendogli la mano per tutta la notte.
Tutta una notte
intera passata a vegliarlo e ad accarezzarlo per scaldarlo dal gelo
dell’anima, per non farlo sentire solo ad affrontare il suo
dolore.
Qualunque parola
sarebbe stata inutile.
C’era solo la
dolcezza straziante di quell’attimo sospeso nel
nulla…
…
Prezioso come
un segreto, prezioso come un gioiello.
In quella notte
l’anima girava dentro triturandosi gli istanti di vita
passati con
lui, l’estrema felicità che provavi con il rossino
e chissà
se era proprio scritto che dovessero fare male così i
ricordi,
ricordi felici, ricordi pieni di calore...
Magari sapendolo
prima uno potrebbe tornare lassù, sulla cima della discesa
mozzafiato, all’inizio della tua storia con lui e pensarci un
po’
prima di buttarsi in questo modo, prima di innamorarsi
e se
anche fosse stato tutto inevitabile, doveva proprio essere
così?
Minuzioso e crudele
sterminio che ti germogliva dentro, chissà se c'era un
posto,
un posto qualunque, dove l’anima non faccesse più
così
male, e se fosse venuto qualcuno e silenziosamente l'avesse fermata,
tu saresti stato ancora in grado di amare?
Ti risvegliasti col
tuo solito sorriso, anche se gli occhi erano rossi e gonfi per la
notte passata a piangere fra le mie braccia, ma non ne parlasti
più.
Di Sakuragi, del
tuo cuore, non ne hai mai fatto parola.
E piano piano hai
ricominciato a vivere –se così si può
dire –
Ti sei aggrappato
al basket e hai ricominciato a raccogliere i frammenti della tua
vita.
Tagliandoti le mani
e ferendoti, ogni frammento una ferita, una ferita per salvarti.
E io, l’amico
fedele che ti curava gli squarci del cuore, con pazienza – io
che
non ne ho mai avuta -, la persona a cui tu ti appoggiavi per andare
avanti.
Ma alla fine non
l’ho più sopportato.
Io ti amo.
Così tanto
che il cuore mi fa male. Perché te l’ho detto? Oh
Dio,
perché non mi hai abbracciato e rassicurato?
Perché sei
scappato via subito dopo lasciandomi scivolare a terra, con la mente
piena di te?
Ti voglio.
Con un’intensità
quasi dolorosa.
E’ passata una
settimana, una settimana in cui non sono uscito di casa e mille
piccole crepe si sono formate ad intaccare la fortezza del mio cuore.
Tu mi hai chiesto
tempo e troppo tempo ti ho lasciato, voglio andare fino in fondo, in
fondo all’anima, in fondo a me e a te.
Anche se mi farà
soffrire.
Anche se ormai l’ho
già toccato il fondo, il fondo del dolore, sordo e
straziante,
che mi divora dentro e riempie ogni angolo di me,
lento ed invadente,
implacabile, il tuo silenzio mi avvolge, rendendo amara
l’aria che
respiro.
Non ne posso più.
Mi sto lentamente
lasciando andare, come un naufrago che stanco di nuotare molla il
salvagente, annegando.
Ti prego, parla e
spiegami cos’è che ancora fa violenza qui, nel tuo
cuore,
nel mio, dimmelo, chiarisci il mio dubbio perché sento che
sto
impazzendo.
Qualunque cosa è
meglio di questo dannato silenzio da parte tua.
Qualsiasi cosa .
Anche il ricordo
del tuo viso sorpreso mentre dicevo di amarti.
Anche la tua
schiena e le parole sommesse che mi dicesti, chiedendomi del tempo
per pensare.
Anche il freddo
cemento del campetto di basket quando mi sono inginocchiato a terra
senza forze.
Se solo tu volessi,
la strana nostalgia che può distruggere il mio cuore si
disperderebbe.
Se solo tu potessi.
Scivolo a terra
senza forze quasi, appoggio la schiena al muro e raccolgo le gambe al
petto.
Per proteggermi dal
mondo, dal dolore, da Akira.
Akira.
Poso la testa sulle
ginocchia passandomi una mano nei capelli.
Akira.
Impazzirò se
continuo così… sto già impazzendo..
Sento il sapore
della follia, ed è inebriante lasciarsi andare
così.
Fantastico.
Il rumore della
porta che si apre squarcia il silenzio dell’aria, passi nella
stanza, dev’essere mio padre.
Mi preparo
psicologicamente alla solita ramanzina…che non arriva.
Una mano nei
capelli, li accarezza, sfiora la nuca solleticando il collo, una mano
che riconosco all’istante.
Sgrano gli occhi
incredulo e alzo la testa,
Impossibile.
Uno sguardo nero,
dolcissimo, si posa sul mio e io mi sento rabbrividire, Akira, qui,
in camera mia, che mi accarezza teneramente la nuca e mi guarda come
se esistessi solo io. Non l’avrei mai sognato. Non mi muovo,
resto
a godermi il suo calore, il suo sguardo, il suo sorriso, il primo
vero da tanto, troppo tempo.
Distendo le gambe e
lui immediatamente ci si siede sopra, sempre guardandomi, bruciandomi
col fuoco nero dei suoi occhi, ora il suo corpo è
pressoché
incollato al mio,
i suoi muscoli
il suo inebriante
profumo
le sue mani
morbide,
il mio cuore che
batte impazzito,
i miei sensi
sconvolti.
Attira il mio viso
al suo, con una dolcezza struggente, e, sempre senza dire una parola,
appoggia le sue labbra alle mie.
Questo c’è
di singolare fra noi, ci si capisce senza parlare. Così
quando
lui mi lecca sensuale le labbra e insinua la lingua dentro la mia
bocca, io capisco immediatamente tutto quello che ha passato in
questa settimana, la violenza incredibile che la mia confessione ha
provocato nella sua mente, come uno squarcio nel velo appena ricucito
della sua anima, l’assoluta sincerità con cui ha
dovuto
analizzare il suo cuore per capire di amarmi
- tutto questo-
io l’ho compreso
in un istante.
Mentre mi bacia con
struggente delicatezza e passione, la sua lingua gioca con la mia,
esplorando ogni angolo, ogni morbida cavità.
E io non capisco
più nulla.
L’eccitazione
sale, avvolgendomi, sommergendomi, tutto il mio corpo è
percorso da brividi di piacere,
lui.
Le mie mani
frenetiche che salgono sulla sua schiena, ad accarezzare la pelle, il
suo calore, la sua morbidezza,
lui.
Ci stacchiamo senza
fiato e io appoggio la testa sulla sua spalla, respirandolo.
Finalmente la
tranquillità,
agognata, dolce,
tranquillità
scende su di me.
Come una pioggia
leggera,
Linimento perfetto.
La fissa esattezza dell’amore come sutura di un terrore.
Se la conoscessero,
se solo la conoscessero, tutti quanti, non finirebbero mai di
raccontarla questa storia, perché nessuno possa dimenticare
che non si è mai troppo lontani per trovarsi, lo eravamo, io
e
Akira, lontani più di chiunque altro, lui disperato per
Sakuragi e io chiuso in me stesso, da pensare che non ci saremmo mai
innamorati e invece… Per non dimenticare che la vita ti
toglie
tutto ma qualche volta è solo per restituirtelo migliore.
No, non finirebbero
mai di raccontarla…se solo la conoscessero.
FINE