PROLOGO
Fra il desiderio
E lo spasmo
Fra la potenza
E l’esistenza
Fra l’essenza
E la discendenza
Cade l’ombra
È questo il modo in cui finisce il mondo
È questo il modo in cui finisce il mondo
È questo il modo in cui finisce il mondo
Non già con uno schianto ma con un lamento
(Thomas Eliot)
Più nulla.
Non sento più nulla.
Un improvviso dolore al petto, la precisa consapevolezza che fosse finalmente finita, e ora.
Ora.
Mai avrei immaginato di finire così, di finire per mano di quella puttana, mai avrei immaginato di essere sconfitto.
Cosa mi rimane?
Harry. Il pensiero rimbalza fra le pareti silenziose del niente che mi circonda, è tutto buio qui, rido, certamente, ho chiuso gli occhi dopotutto. Non voglio riaprirli, non voglio scoprire che questo sarà quello che mi aspetta.
Ricordo.
Gli occhi di Harry.
Poi mi arriva la consapevolezza, la sua voce, la sua rabbia.
L’anima a brandelli ma sta bene.
Questo è ok: l’anima si ricuce ma da questo nulla non so se riuscirò a uscire più, pensavo fosse diverso a dire il vero, pensavo che morire fosse…boh non lo so cosa pensavo. Forse è solo che ho sempre cercato di non pensarci.
Forse ho sempre cercato di aggrapparmi alla possibilità di fare qualcosa di buono nella mia vita, di riscattarmi, e ho cercato di farlo con tutta la mia rabbia e la mia irruenza e adesso che è tutto finito semplicemente ho capito che non esiste riscatto.
Adesso l’ho lasciato solo, ho lasciato solo suo figlio, il figlioccio che ho imparato ad amare come mio figlio, e non posso sopportarlo perché so cosa si prova.
So cosa provano i sopravvissuti ed è un dolore peggiore della morte, ora posso dirlo.
Ma non posso sopportare a lungo questa immobilità, non fa per me lo so, io sono il tipo che deve agire, che deve fare, non posso rimanere qui così.
Così mi decido.
Non so cosa ci sarà di là mi di sicuro non sarà peggiore dell’inferno che ho dentro. Così apro gli occhi.
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PARTE PRIMA
Consapevolezza
Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l'affrontano. (Tucidide)
CAPITOLO PRIMO
Occhi che in sogno non oso incontrare
Nel regno di sogno della morte questi occhi non appaiono:
Laggiù gli occhi sono luce di sole su una colonna infranta
(Thomas Eliot)
Eppure avrebbe dovuto saperlo.
Avrebbe dovuto sapere, Sirius, che quegl’occhi gli sarebbero sempre rimasti incollati dentro, impigliati all’anima come un vestito troppo bello o un gioiello troppo prezioso.
Perché non ti puoi liberare facilmente dalla devastante nostalgia che ti coglie nel ricordare i momenti più dolorosamente belli della tua vita, e allora succede che tu vai avanti, vivi, ridi e conosci altra gente e ami anche, a volte, ma poi ti accorgi che in realtà non hai mai potuto liberarti dalla maledizione che quegl’occhi ti avevano scagliato addosso e non è vero che hai vissuto, perché finché quello sguardo non si poserà nuovamente su di te tu non vivrai mai più davvero.
Così quando cadde dietro il velo per un attimo ebbe l’ingannevole impressione di scorgere nuovamente quella luce calda color nocciola posarsi sul suo viso e allora pensò che era stato uno stupido ad aspettare tanto perché se poteva rivederlo ancora, se solo morendo avrebbe avuto la possibilità di avere di nuovo quello sguardo caldo e così intimo solo per lui, allora sarebbe morto subito, quindici anni prima, senza aspettare di essere ucciso da quella puttana di sua cugina.
Tuttavia dovette rendersi conto che in fondo le sue aspettative erano state troppo rosee e che il nocciola sfumava via via nel verde, verde smeraldo che recava con sé il ricordo lontano di foreste e muschio, di prati e foglie baciate dal sole, un verde che gli fece aggrottare la fronte che non aveva più e chiedersi stupidamente, per un attimo, se per caso non si era sbagliato e dopotutto non fosse morto.
Non era possibile che fosse morto se Harry era lì davanti a lui che lo guardava.
Ma poi un bagliore rosso fece capolino, come tizzoni ardenti che incontravano il sole, e allora si rese conto della sua immensa stupidità.
Ma certo… sicuramente doveva scontare per un qualche peccato che Azkaban non aveva ancora cancellato, se invece di James chiunque fosse lassù gli mandava Lily.
“Anche io sono felice di vederti Sirius” lo apostrofò lei con voce sferzante.
“Anche se dalla tua espressione delusa deduco che tu aspettassi qualcun altro”scosse i capelli e lui si accorse che perfino in paradiso mandavano bagliori rossi capaci di accecarti l’anima.
“Dov’è? Dove siamo? O meglio….” Si interruppe guardandosi attorno stupito “Siamo ancora?” lei rise, rimanendo accucciata vicino a lui, quasi ad aver paura che sparisse se si fosse allontanata troppo “Tipico di te preoccuparti prima di James che di te stesso” rispose porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi, “quanto al posto…non lo riconosci? L’hai creato tu dopotutto…” lui afferrò la mano che lei gli porgeva, sovrappensiero, stupendosi di come lei riuscisse a sollevarlo facilmente, o forse era lui che non aveva peso?
“Tutte e due le cose” sentì la voce vellutata della ragazza rispondere alla sua domanda inespressa, voltò la testa di scatto e i capelli neri accompagnarono il suo movimento, fluenti e lucidi come non erano da tempo ormai “Mi leggi nel pensiero?” chiese con una sfumatura terrorizzata nella voce, se era davvero morto e quella era Lily e quello era il Paradiso non avrebbe dovuto stupirsi…però era un Paradiso ben strano se somigliava ad Howgarts! E Lily uno strano angelo, non aveva le ali e sembrava voler eludere tutte le domande che gli premevano di più
'Dov’è James?'
“Non esattamente…qui il concetto di pensiero è diverso…non sono io che posso leggerli sono loro che si consegnano a me”
Sirius sbuffò, stava cominciando a innervosirsi sul serio: cazzo aveva diritto a delle spiegazioni che non fossero criptiche e contorte come era invece tipico di Lily!
“Chiaro come un cane nero in una notte senza stelle”ribatté secco.
La bocca di lei si aprì in una risata spontanea, contagiosa quasi, per un attimo rimase a guardarla stizzito, più rideva più si arrabbiava, nessuno poteva ridere di lui! E in una situazione così poi!
“Scusa scusa ma sono contenta che dopotutto tu non abbia perso il tuo senso dell’umorismo”
Lui non le badò, aveva smesso di ridere e tanto bastava. Se era lì, se proprio lei era lì doveva esserci un motivo e voleva sapere quale, e voleva anche sapere cosa sarebbe successo ora. E soprattutto dove cazzo era James!
“Sono qui perché tu mi hai chiamata” ed ecco che riprendeva a rispondere a domande solo pensate. Forse non si rendeva conto di quanto fosse seccante. Tuttavia riconosceva che questa era un'inezia, dopotutto, e che aveva cose più importanti di cui preoccuparsi.
Anche se preoccuparsi dei dettagli e tralasciare l’essenziale era la sua specialità.
“Questo posto…tutto quello che vi succede…è il tuo paradiso personale, è come immagini dovrebbe essere” sorrise dolcemente guardando i prati verdi di Howgarts e la sagoma del castello che si intravedeva contro i raggi di luce che morivano in un eterno tramonto.
Un'mmagine capace di toglierti il sonno dalla nostalgia, se c’era davvero un paradiso e se lui avesse avuto la possibilità di andarci, Sirius si rese conto che era esattamente così che lo immaginava.
“Suppongo io non debba spiegarti perché ha preso questa forma per te” Sussurrò, la voce piena di malinconia. Gli anni più felici della sua vita, gli unici anni felici della sua vita, li aveva vissuti li. No. Non ce n’era bisogno.
“E io suppongo di essere la persona adatta a spiegarti cosa succede, dove sei, perché sei qui…tutte le domande di rito insomma, per questo mi hai chiamata”
Sirius inarcò un sopracciglio guardandola beffardo, solo lui aveva il potere di farti sentire una bestiolina piccola e nera con un solo sguardo.
“Stavolta hai toppato Evans” ghignò lui “Stai sicura che come angelo guida o come vuoi chiamarlo non avrei scelto te!”
Lei sorrise, se era rimasta offesa dal commento non lo diede a vedere
“Non è una scelta cosciente Siri…non rivedi chi vuoi rivedere ma chi ti aspetti che ci sia, è diverso”
Forse quella dannata donna voleva farlo impazzire.
Va bene che era uno degli studenti più brillanti della scuola ma 13 anni di prigione non erano mica passati come acqua fresca! Aveva bisogno di chiarezza e semplicità non di indovinelli.
Ringhiò, ricordando in modo stupefacente la sua controparte canina, e cominciò a camminare a lunghi passi: doveva muoversi, non sopportava stare fermo a lungo nella stessa posizione o nello stesso luogo, retaggio della prigionia supponeva.
“Tu rispondi a quello che ti fa comodo” borbottò, sicuro che lei lo avrebbe seguito senza fatica, le leggi in quel posto erano diverse, di questo se ne rendeva conto.
Si voltò a guardarla per carpirle un'emozione o uno sguardo che potesse in qualche modo rivelare qualcosa ma quel che vide non gli piacque per nulla. Tristezza e dolore e consapevolezza.
E uno sguardo in cui si mescolavano mille sentimenti diversi che come sentieri si intrecciavano annodandosi per poi sciogliersi in un sospiro dolorosamente reale.
“Rispondo a quello che la tua mente può sostenere in questo momento” Sussurrò voltando la testa e costringendo Sirius a fermarsi dalla sua camminata folle.
E lui seppe che per il momento era inutile insistere. Lily era l’essere più testardo della terra e lui ne sapeva qualcosa con tutte le volte che aveva visto James tornare furioso nel dormitorio, e non gli avrebbe detto nulla se non era lei a deciderlo.
Non che questo lo avrebbe convinto a desistere ovviamente.
In fondo lui e James erano amici per un motivo, si divertivano a tormentarla… e soprattutto non avrebbero mai rinunciato a una domanda tanto importante. Anche se non espressa, anche se solo pensata e anche se già mentre veniva pensata si trasformava in senso di colpa, non importava.
“Scusa” proruppe all’improvviso, lasciando sorpresa Lily che lo guardò guardinga “Di cosa?” tuttavia la sua espressione era così seria che già mentre lo chiedeva il suo pensiero arrivò con tutta la sua devastante potenza, rischiando di distruggerla.
“Per averti uccisa”