Avrebbe dovuto aspettarselo che non sarebbe stato facile. Aveva aperto
gli occhi tremando per il ricordo che James aveva evocato e il contatto
con quello che gli apparve davanti fu ancora più devastante dopo aver
rivissuto quel momento.
Aveva cercato di immaginare quale sarebbe stato il personale inferno di
James e ora osservando davanti a sé la prigione nel quale era stato
rinchiuso si ripeté per l’ennesima volta che avrebbe dovuto
immaginarselo.
Era l’inferno che avrebbe scelto lui, dopotutto.
Interminabili ore spezzate solo dal gelo che i Dissennatori evocavano,
i ricordi che lentamente scappavano, immaginata e provvisoria pace per
poi tremare di notte, cercando di ricordare com’erano le sue labbra, e
poi poi più niente.
Non ce l’aveva fatta più.
E ora che riguardava con un terrore sempre crescente quei muri scuri e
quei corridoi tetri, e si sentì gelare dentro:per Merlino, si era
scelto proprio un inferno coi controfiocchi! E poi era lui
l’egocentrico…
Inghiottì a vuoto. Sapeva che era solo un riflesso della sua mente ma
cominciava a sentire le gambe tremare e le labbra diventare secche; non
era facile, non era stato facile e ora solo il pensiero di James gli
fece muovere un passo avanti, non importava dove fosse, non importava
chi avrebbe trovato, lui doveva andare avanti.
Sapeva dove trovarlo e questa forse era una delle poche certezze; era
quasi ovvio a pensarci bene, per cui si avviò verso la cella che era
stata la sua per tredici anni cercando di non pensare a nulla.
I passi rimbombavano vuoti creando echi mostruosi attorno a lui, ogni
passo era una voce che lo rincorreva, aveva questo potere, Azkaban:
anche se non lo eri ti faceva sentire la creatura peggiore della terra.
La più sola.
Svoltò veloce l’angolo, quasi correndo ora, prima fosse arrivato prima
questo supplizio sarebbe finito. Era passato davanti a numerose celle e
con un brivido di inquietudine aveva notato che erano tutte vuote, solo
sterminati corridoi davanti a sé e nient’altro di anche solo vagamente
vivo che riempisse di echi l’aria immobile tranne i suoi passi.
Ma forse era meglio così, dopotutto non si sa mai chi può pararsi
davanti, e non ebbe il tempo di pensarlo che un Dissennatore gli sbarrò
la strada.
Ecco come si dice…attento a quello che chiedi. Sirius si maledì,
sembrava quasi averlo evocato lui e sentiva il mondo, già scuro di suo,
scurirsi ulteriormente, non era buona cosa, no.
Alzò lo sguardo, l’espressione di sfida dei bei vecchi tempi lo rianimò
facendogli raddrizzare la schiena, dopotutto era un duello e lui ne era
sempre esaltato, anche un Dissennatore andava bene, bastava impegnare
le sue forze in qualcosa che non fosse pensare.
Stava quasi per sfilarsi la bacchetta dalla tasca quando si rese conto
che non l’aveva, che lì non era come nel suo mondo
e si ricordò le parole di Lily: energia, doveva usare l’energia. Stava
pensando a velocità supersonica mentre il Dissennatore continuava ad
avanzare lentamente, come se ci fosse tutto il tempo del mondo,
l’esaltazione per il confronto durò poco mentre tutto cominciò ad
apparirgli più maledettamente difficile, è l’incantesimo, devo solo
restare lucido! Pensò disperato cercando di concentrare l’energia che
sentiva scorrere dentro di lui nelle sue mani e poi lanciarla verso il
dissennatore. Non accadde nulla, anzi sembrava che ora avanzasse più
velocemente, come se gli avesse dato forza. E lui stava perdendo
cognizione di ogni cosa molto velocemente. Se solo avesse avuto la sua
maledetta bacchetta un bel Patronus sarebbe bastato, cazzo! Poi
socchiuse gli occhi, colto da un'idea, dopotutto il fondamento
dell’incantesimo era la gioia, quindi se intesseva la sua energia di
sentimenti positivi avrebbe dovuto funzionare più o meno come un
Patronus.
Chiuse gli occhi cercando di recuperare immagini positive, non che ce
ne fossero granché…appena cercava di pensare a James rivedeva i suoi
occhi vuoti e non andava molto meglio con Remus o con i suoi vecchi
amici, merda! Poi ripensò a Harry: lui era vivo, lui stava bene e gli
voleva bene come a un padre, lui era il suo riscatto verso il mondo e
l’impronta che l’uomo che amava aveva lasciato sulla terra. Ripensò a
quando gli aveva chiesto di andare a vivere con lui e Harry aveva
risposto di sì in quel modo impulsivo, quasi incredulo che gli aveva
ricordato terribilmente James quando gli veniva detta una cosa che lo
spiazzava.
E un lampo di energia azzurra si sprigionò da lui, illuminando i
corridoi circostanti, aveva trovato il suo ricordo felice e non se lo
sarebbe lasciato sfuggire, vide il Dissennatore arretrare fino a
scomparire senza un gemito e questo riuscì a rincuorarlo, aveva avuto
paura che i mostri creati da James non rispondessero alle leggi del
mondo magico, invece evidentemente non era così.
Riprese la sua corsa mantenendo fisso dentro di lui il ricordo di Harry
in modo da tenere accesa la luce, vedeva i Dissennatori scomparire e
questo gli strappò un latrato amaro: fosse stato così facile quando
era lì dentro non avrebbe avuto problemi. Ma quando era stato
lui a essere rinchiuso non aveva avuto nessuna ragione per lottare e
nessuna possibilità di riuscire. Ora aveva James e aveva quella luce
negli occhi che trasformavano l’argento in acciaio, lame d’acciaio che
si sarebbero immerse nel sangue, se necessario.
Era tornato il vecchio Sirius, che si sarebbe spezzato ma non si
sarebbe arreso e che affrontava il mondo col suo sorriso elegante e
menefreghista, convinto che tutto si sarebbe piegato a lui se solo lui
l’avesse voluto.
E finalmente la sua cella apparve in fondo al corridoio, lì dentro ci
sarebbe stato James, o almeno quello che ne rimaneva, l’aveva trovato
ma non riuscì a gioirne che il mondo attorno a lui cambiò e si ritrovò
sbalzato nel nulla.
E tutto si sarebbe aspettato tranne di trovarsi davanti Harry.
La mente di James era contorta l’aveva sempre pensato, tuttavia non
riusciva davvero a capire perché avesse richiamato lì suo figlio non
era certo un mostro. Non aveva senso.
Mosse un passo sicuro di precipitare o di scomparire, invece si accorse
che quel posto non era semplicemente il nulla, era un nulla solido, con
un pavimento nero e pareti nere, così lucide da riflettere il buio
circostante.
“Harry…” provò a chiamare piano, non era morto, sapeva che non lo era
anche se per un attimo la paura l’aveva attanagliato.
Ma lui rimase immobile, uno strano luccichio negli occhi verdi, freddi
e lontani, la bocca gli si incurvò in un sorriso sghembo e orribile
mentre la voce uscì, quasi indifferente “Non merita di essere salvato,
per cui torna nel tuo paradiso e lascia stare” Sirius spalancò gli
occhi, cosa cazzo stava dicendo? Possibile che quello fosse un mostro?
James non avrebbe mai creato un mostro con le sembianze di Harry!
“Harry, cosa sta succedendo?” sapeva che era una domanda ridicola da
formulare, soprattutto a quell’essere che tutto era tranne il suo
figlioccio, tuttavia la sua mente non aveva saputo fare di meglio.
“Semplicemente vigilo perché nessuno tenti di salvarlo dalla fine che
merita per quello che ha fatto”
“Tu…chi diavolo sei?” urlò questa volta, chi diavolo si permetteva di
insultare così il suo compagno? Un furore che non provava da tempo si
impossessò di lui, non gli importava se quel dannato spettro aveva le
sembianze di Harry, lui lo avrebbe fatto a pezzi ugualmente, solo per
aver osato dire una cosa del genere.
“Non lo immagini?” sibilò il falso Harry guardandolo sarcastico
“Pensavo fossi più intelligente…il Signore Oscuro mi ha sempre detto di
non sottovalutare i miei avversarsi ma mi sa che non aveva in mente te
o mio padre quando ha detto una tale idiozia”
Questo era davvero troppo: lanciò contro di lui una sfera di energia
davvero impossibile da parare, bacchetta o meno, ma Harry sembrò non
avere particolari problemi, scomparve schivando il colpo per
poi riapparire alle sue spalle e mormorare un “Crucio” quasi tenero, e
mentre Sirius veniva colto da dolori inimmaginabili si ritrovò a
pensare che avrebbe dovuto chiedere a Lily come fare per evitare se non
altro il dolore fisico, visto che a quanto pareva era possibilissimo.
Il corpo non l’aveva più ma probabilmente il suo ricordo umano era così
forte da fargli provare dolore ugualmente.
E Harry non accennava a smettere.
“Non mi interessi tu, voglio solo che lui scompaia, è solo un debole
che non è stato capace di restare accanto a suo figlio e non merita il
tuo amore o che tu lo vada a salvare”
Fu così stupito da quelle parole che si dimenticò di dover provare
dolore e improvvisamente questo scomparve. Se avesse saputo che era
così facile l’avrebbe fatto decisamente prima invece di ritrovarsi coi
muscoli che gridavano vendetta e il cervello quasi fritto.
Anche se sapeva che erano sensazioni ingannevoli e false.
“Ma che cazzo stai dicendo?” quelle parole urlate sembravano uscite
direttamente dal suo stomaco tanto erano potenti, non riusciva a
mettere assieme un pensiero coerente, le stupidaggini che diceva erano
troppo madornali. “È morto per salvarti! Ha rinunciato a tutto per te!”
ma sembrava che le sue parole non lo colpissero
particolarmente:
“Qualunque genitore l’avrebbe fatto, perfino Malfoy sarebbe morto per
suo figlio, questo non vuol dire nulla… combattere per restare in vita
e stargli vicino è molto più difficile e lui ha fallito. Nemmeno dopo
la morte ha avuto il buon senso di stare con me ma ha preferito seguire
te e impazzire per te.”
E incredibilmente vide un lampo di sofferenza passare sul volto di
Harry, sembrava davvero che lui credesse a quelle cose e che il
riferimento a Sirius l’avesse fatto star male al punto da mostrare
sentimenti quasi umani.
“Ma ora basta parlare, vattene o preparati a dissolverti per sempre.”
E stavolta non lo colpì al corpo, consapevole che Sirius ormai aveva
imparato a combattere il dolore fisico, stavolta mormorò alcune parole
che gli procurarono un dolore molto più profondo, la sua anima sembrava
contorcersi e le forze lentamente venivano strappate da lui e Sirius
non poteva fare assolutamente nulla per impedirlo.
Era un incantesimo che minava la sua energia, non il suo corpo e capì
che non aveva possibilità, era come aveva detto Lily: imparare a
padroneggiare l’energia e le sue arti sottili non era facile e ci
voleva tempo ed un'esperienza che James aveva acquisito e lui no.
Perché d’un tratto tutto gli fu chiaro. Non stava combattendo contro
Harry o contro la sua immagine malvagia, stava combattendo contro James
e contro la paura che Harry potesse diventare così per la sua assenza.
Per il suo aver preferito Sirus anche dopo essere morto a suo figlio.
“James! Cazzo non dire queste stronzate! Tu sapevi che con Harry c’era
Lily e per questo non ti sei preoccupato! Ti fidavi di lei e hai fatto
bene! Harry è un ragazzo fantastico, migliore di quanto eravamo noi
probabilmente e se la cava egregiamente! Non è diventato un seguace di
Voldermort e non ti porta rancore, finiscila di fare il coglione!”
Il dolore improvvisamente finì lasciandolo solo enormemente stanco,
anche parlare gli costava una fatica immensa e vedeva Harry fermo
davanti a lui con gli occhi verdi spalancati, probabilmente era
sorpreso che l’avesse capito o forse era solamente colpito dalle sue
parole. Ora Sirus sapeva che l’unico modo per avvicinarsi a James era
attraverso questo Harry, attraverso la paura più grande che il suo
compagno potesse avere. Che suo figlio lo odiasse e fosse diventato un
seguace di Lord Voldemort.
“Andiamo Jamie, lo sai che Harry non ti odia, non potrebbe mai, anzi!
Ti pensa ogni giorno ed è il ricordo del tuo sacrificio per lui che gli
dà la forza di combattere per un mondo in cui sacrifici del genere non
siano più necessari… sta lottando con tutte le sue forze e ti
assomiglia incredibilmente James, ha lo stesso coraggio e lo stesso
spirito indomito, la stessa dannata ferocia nel perseguire quello in
cui crede e nel fare la cosa giusta” la sua voce era quasi un sussurro
ormai, troppo stanco, sentiva il suo spirito scivolare e vedeva lampi
di luce davanti agli occhi non appena tentava di chiuderli. Così non
andava bene, non andava affatto bene. Strinse i denti e tentò di
rialzarsi in piedi con fatica, ci riuscì ma non era affatto stabile,
non sapeva come fare per ricaricarsi e così non sarebbe andato da
nessuna parte.
“Ti ama James e non potrebbe essere altrimenti… non sei stato un padre
orribile, gli hai dato l’insegnamento più grande, gli hai dimostrato
che ci sono cose per cui vale la pena morire” e vide sottili lacrime
scivolare sul volto di Harry, si avvicinò a lui e quando fu a poco più
di un passo Harry allungò la mano per tirargli una ciocca di capelli,
leggermente, fu un gesto che lo fece rabbrividire fin dentro l’anima
perché era una cosa che James faceva sempre con lui quando voleva
scuoterlo e dirgli che gli voleva bene nonostante tutte le cazzate che
faceva.
“Sei stato convincente” mormorò senza smettere di accarezzargli i
capelli, un gesto che aveva sempre fatto sentire bene entrambi, e
improvvisamente sentì un'ondata di energia investirlo, ma stavolta era
energia pura che lo ritemprò e gli permise di raddrizzare le spalle e
fissarlo negli occhi.
“Io ti salverò” disse, e il suo tono assolutamente convinto strappò un
sorriso al falso Harry che ora era molto più simile a quello vero: “Non
illuderti… non è ancora finita, ora c’è l’ostacolo più grande…hai
superato la paura ma non la follia.”
Ma questo non diminuì di un'oncia la determinazione che si leggeva nei
suoi occhi: era per tutte le volte che era stato James a salvarlo, in
tutti i modi in cui un uomo può salvarne un altro, era per tutto
l’amore che gli portava.
“Ma hai ragione” sussurrò Harry spostando le mani dai capelli al viso,
accarezzandogli la guancia e facendogli provare brividi che pensava di
non poter provare mai più “Se c’è una persona che ci può riuscire sei
tu.”