PARTE TERZA
Salvezza

Il sangue che scorre in noi,
scorre dentro di me,
quando guardo in uno specchio è il tuo viso che vedo.
Prendi la mia mano,
appoggiati a me,
siamo quasi liberi,
ragazzo errabondo...
(Rodney Crowell)

CAPITOLO SETTIMO


Venite all’ombra di questa roccia rossa
E io vi mostrerò qualcosa di diverso
Dall’ombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi, o dall’ombra
Vostra che a sera incontro a voi si leva
Vi mostrerò la paura in una manciata di polvere

(Thomas Eliot)


Avrebbe dovuto aspettarselo che non sarebbe stato facile. Aveva aperto gli occhi tremando per il ricordo che James aveva evocato e il contatto con quello che gli apparve davanti fu ancora più devastante dopo aver rivissuto quel momento.
Aveva cercato di immaginare quale sarebbe stato il personale inferno di James e ora osservando davanti a sé la prigione nel quale era stato rinchiuso si ripeté per l’ennesima volta che avrebbe dovuto immaginarselo.
Era l’inferno che avrebbe scelto lui, dopotutto.
Interminabili ore spezzate solo dal gelo che i Dissennatori evocavano, i ricordi che lentamente scappavano, immaginata e provvisoria pace per poi tremare di notte, cercando di ricordare com’erano le sue labbra, e poi poi più niente.
Non ce l’aveva fatta più.
E ora che riguardava con un terrore sempre crescente quei muri scuri e quei corridoi tetri, e si sentì gelare dentro:per Merlino, si era scelto proprio un inferno coi controfiocchi! E poi era lui l’egocentrico…
Inghiottì a vuoto. Sapeva che era solo un riflesso della sua mente ma cominciava a sentire le gambe tremare e le labbra diventare secche; non era facile, non era stato facile e ora solo il pensiero di James gli fece muovere un passo avanti, non importava dove fosse, non importava chi avrebbe trovato, lui doveva andare avanti.
Sapeva dove trovarlo e questa forse era una delle poche certezze; era quasi ovvio a pensarci bene, per cui si avviò verso la cella che era stata la sua per tredici anni cercando di non pensare a nulla.
I passi rimbombavano vuoti creando echi mostruosi attorno a lui, ogni passo era una voce che lo rincorreva, aveva questo potere, Azkaban: anche se non lo eri ti faceva sentire la creatura peggiore della terra.
La più sola.
Svoltò veloce l’angolo, quasi correndo ora, prima fosse arrivato prima questo supplizio sarebbe finito. Era passato davanti a numerose celle e con un brivido di inquietudine aveva notato che erano tutte vuote, solo sterminati corridoi davanti a sé e nient’altro di anche solo vagamente vivo che riempisse di echi l’aria immobile tranne i suoi passi.
Ma forse era meglio così, dopotutto non si sa mai chi può pararsi davanti, e non ebbe il tempo di pensarlo che un Dissennatore gli sbarrò la strada.
Ecco come si dice…attento a quello che chiedi. Sirius si maledì, sembrava quasi averlo evocato lui e sentiva il mondo, già scuro di suo, scurirsi ulteriormente, non era buona cosa, no.
Alzò lo sguardo, l’espressione di sfida dei bei vecchi tempi lo rianimò facendogli raddrizzare la schiena, dopotutto era un duello e lui ne era sempre esaltato, anche un Dissennatore andava bene, bastava impegnare le sue forze in qualcosa che non fosse pensare.
Stava quasi per sfilarsi la bacchetta dalla tasca quando si rese conto che non l’aveva, che  lì  non era come nel suo mondo e si ricordò le parole di Lily: energia, doveva usare l’energia. Stava pensando a velocità supersonica mentre il Dissennatore continuava ad avanzare lentamente, come se ci fosse tutto il tempo del mondo, l’esaltazione per il confronto durò poco mentre tutto cominciò ad apparirgli più maledettamente difficile, è l’incantesimo, devo solo restare lucido! Pensò disperato cercando di concentrare l’energia che sentiva scorrere dentro di lui nelle sue mani e poi lanciarla verso il dissennatore. Non accadde nulla, anzi sembrava che ora avanzasse più velocemente, come se gli avesse dato forza. E lui stava perdendo cognizione di ogni cosa molto velocemente. Se solo avesse avuto la sua maledetta bacchetta un bel Patronus sarebbe bastato, cazzo! Poi socchiuse gli occhi, colto da un'idea, dopotutto il fondamento dell’incantesimo era la gioia, quindi se intesseva la sua energia di sentimenti positivi avrebbe dovuto funzionare più o meno come un Patronus.
Chiuse gli occhi cercando di recuperare immagini positive, non che ce ne fossero granché…appena cercava di pensare a James rivedeva i suoi occhi vuoti e non andava molto meglio con Remus o con i suoi vecchi amici, merda! Poi ripensò a Harry: lui era vivo, lui stava bene e gli voleva bene come a un padre, lui era il suo riscatto verso il mondo e l’impronta che l’uomo che amava aveva lasciato sulla terra. Ripensò a quando gli aveva chiesto di andare a vivere con lui e Harry aveva risposto di sì in quel modo impulsivo, quasi incredulo che gli aveva ricordato terribilmente James quando gli veniva detta una cosa che lo spiazzava.
E un lampo di energia azzurra si sprigionò da lui, illuminando i corridoi circostanti, aveva trovato il suo ricordo felice e non se lo sarebbe lasciato sfuggire, vide il Dissennatore arretrare fino a scomparire senza un gemito e questo riuscì a rincuorarlo, aveva avuto paura che i mostri creati da James non rispondessero alle leggi del mondo magico, invece evidentemente non era così.
Riprese la sua corsa mantenendo fisso dentro di lui il ricordo di Harry in modo da tenere accesa la luce, vedeva i Dissennatori scomparire e questo gli strappò un latrato amaro: fosse stato così facile quando era  lì dentro non avrebbe avuto problemi. Ma quando era stato lui a essere rinchiuso non aveva avuto nessuna ragione per lottare e nessuna possibilità di riuscire. Ora aveva James e aveva quella luce negli occhi che trasformavano l’argento in acciaio, lame d’acciaio che si sarebbero immerse nel sangue, se necessario.
Era tornato il vecchio Sirius, che si sarebbe spezzato ma non si sarebbe arreso e che affrontava il mondo col suo sorriso elegante e menefreghista, convinto che tutto si sarebbe piegato a lui se solo lui l’avesse  voluto.
E finalmente la sua cella apparve in fondo al corridoio, lì dentro ci sarebbe stato James, o almeno quello che ne rimaneva, l’aveva trovato ma non riuscì a gioirne che il mondo attorno a lui cambiò e si ritrovò sbalzato nel nulla.
E tutto si sarebbe aspettato tranne di trovarsi davanti Harry.
La mente di James era contorta l’aveva sempre pensato, tuttavia non riusciva davvero a capire perché avesse richiamato lì suo figlio non era certo un mostro. Non aveva senso.
Mosse un passo sicuro di precipitare o di scomparire, invece si accorse che quel posto non era semplicemente il nulla, era un nulla solido, con un pavimento nero e pareti nere, così lucide da riflettere il buio circostante.
“Harry…” provò a chiamare piano, non era morto, sapeva che non lo era anche se per un attimo la paura l’aveva attanagliato.
Ma lui rimase immobile, uno strano luccichio negli occhi verdi, freddi e lontani, la bocca gli si incurvò in un sorriso sghembo e orribile mentre la voce uscì, quasi indifferente “Non merita di essere salvato, per cui torna nel tuo paradiso e lascia stare” Sirius spalancò gli occhi, cosa cazzo stava dicendo? Possibile che quello fosse un mostro? James non avrebbe mai creato un mostro con le sembianze di Harry! “Harry, cosa sta succedendo?” sapeva che era una domanda ridicola da formulare, soprattutto a quell’essere che tutto era tranne il suo figlioccio, tuttavia la sua mente non aveva saputo fare di meglio.
“Semplicemente vigilo perché nessuno tenti di salvarlo dalla fine che merita per quello che ha fatto”
“Tu…chi diavolo sei?” urlò questa volta, chi diavolo si permetteva di insultare così il suo compagno? Un furore che non provava da tempo si impossessò di lui, non gli importava se quel dannato spettro aveva le sembianze di Harry, lui lo avrebbe fatto a pezzi ugualmente, solo per aver osato dire una cosa del genere.
“Non lo immagini?” sibilò il falso Harry guardandolo sarcastico “Pensavo fossi più intelligente…il Signore Oscuro mi ha sempre detto di non sottovalutare i miei avversarsi ma mi sa che non aveva in mente te o mio padre quando ha detto una tale idiozia”
Questo era davvero troppo: lanciò contro di lui una sfera di energia davvero impossibile da parare, bacchetta o meno, ma Harry sembrò non avere particolari problemi, scomparve schivando il  colpo per poi riapparire alle sue spalle e mormorare un “Crucio” quasi tenero, e mentre Sirius veniva colto da dolori inimmaginabili si ritrovò a pensare che avrebbe dovuto chiedere a Lily come fare per evitare se non altro il dolore fisico, visto che a quanto pareva era possibilissimo. Il corpo non l’aveva più ma probabilmente il suo ricordo umano era così forte da fargli provare dolore ugualmente.
E Harry non accennava a smettere.
“Non mi interessi tu, voglio solo che lui scompaia, è solo un debole che non è stato capace di restare accanto a suo figlio e non merita il tuo amore o che tu lo vada a salvare”
Fu così stupito da quelle parole che si dimenticò di dover provare dolore e improvvisamente questo scomparve. Se avesse saputo che era così facile l’avrebbe fatto decisamente prima invece di ritrovarsi coi muscoli che gridavano vendetta e il cervello quasi fritto.
Anche se sapeva che erano sensazioni ingannevoli e false.
“Ma che cazzo stai dicendo?” quelle parole urlate sembravano uscite direttamente dal suo stomaco tanto erano potenti, non riusciva a mettere assieme un pensiero coerente, le stupidaggini che diceva erano troppo madornali. “È morto per salvarti! Ha rinunciato a tutto per te!” ma sembrava  che le sue parole non lo colpissero particolarmente:
“Qualunque genitore l’avrebbe fatto, perfino Malfoy sarebbe morto per suo figlio, questo non vuol dire nulla… combattere per restare in vita e stargli vicino è molto più difficile e lui ha fallito. Nemmeno dopo la morte ha avuto il buon senso di stare con me ma ha preferito seguire te e impazzire per te.”
E incredibilmente vide un lampo di sofferenza passare sul volto di Harry, sembrava davvero che lui credesse a quelle cose e che il riferimento a Sirius l’avesse fatto star male al punto da mostrare sentimenti quasi umani.
“Ma ora basta parlare, vattene o preparati a dissolverti per sempre.”
E stavolta non lo colpì al corpo, consapevole che Sirius ormai aveva imparato a combattere il dolore fisico, stavolta mormorò alcune parole che gli procurarono un dolore molto più profondo, la sua anima sembrava contorcersi e le forze lentamente venivano strappate da lui e Sirius non poteva fare assolutamente nulla per impedirlo.
Era un incantesimo che minava la sua energia, non il suo corpo e capì che non aveva possibilità, era come aveva detto Lily: imparare a padroneggiare l’energia e le sue arti sottili non era facile e ci voleva tempo ed un'esperienza che James aveva acquisito e lui no.
Perché d’un tratto tutto gli fu chiaro. Non stava combattendo contro Harry o contro la sua immagine malvagia, stava combattendo contro James e contro la paura che Harry potesse diventare così per la sua assenza. Per il suo aver preferito Sirus anche dopo essere morto a suo figlio.
“James! Cazzo non dire queste stronzate! Tu sapevi che con Harry c’era Lily e per questo non ti sei preoccupato! Ti fidavi di lei e hai fatto bene! Harry è un ragazzo fantastico, migliore di quanto eravamo noi probabilmente e se la cava egregiamente! Non è diventato un seguace di Voldermort e non ti porta rancore, finiscila di fare il coglione!”
Il dolore improvvisamente finì lasciandolo solo enormemente stanco, anche parlare gli costava una fatica immensa e vedeva Harry fermo davanti a lui con gli occhi verdi spalancati, probabilmente era sorpreso che l’avesse capito o forse era solamente colpito dalle sue parole. Ora Sirus sapeva che l’unico modo per avvicinarsi a James era attraverso questo Harry, attraverso la paura più grande che il suo compagno potesse avere. Che suo figlio lo odiasse e fosse diventato un seguace di Lord Voldemort.
“Andiamo Jamie, lo sai che Harry non ti odia, non potrebbe mai, anzi! Ti pensa ogni giorno ed è il ricordo del tuo sacrificio per lui che gli dà la forza di combattere per un mondo in cui sacrifici del genere non siano più necessari… sta lottando con tutte le sue forze e ti assomiglia incredibilmente James, ha lo stesso coraggio e lo stesso spirito indomito, la stessa dannata ferocia nel perseguire quello in cui crede e nel fare la cosa giusta” la sua voce era quasi un sussurro ormai, troppo stanco, sentiva il suo spirito scivolare e vedeva lampi di luce davanti agli occhi non appena tentava di chiuderli. Così non andava bene, non andava affatto bene. Strinse i denti e tentò di rialzarsi in piedi con fatica, ci riuscì ma non era affatto stabile, non sapeva come fare per ricaricarsi e così non sarebbe andato da nessuna parte.
“Ti ama James e non potrebbe essere altrimenti… non sei stato un padre orribile, gli hai dato l’insegnamento più grande, gli hai dimostrato che ci sono cose per cui vale la pena morire” e vide sottili lacrime scivolare sul volto di Harry, si avvicinò a lui e quando fu a poco più di un passo Harry allungò la mano per tirargli una ciocca di capelli, leggermente, fu un gesto che lo fece rabbrividire fin dentro l’anima perché era una cosa che James faceva sempre con lui quando voleva scuoterlo e dirgli che gli voleva bene nonostante tutte le cazzate che faceva.
“Sei stato convincente” mormorò senza smettere di accarezzargli i capelli, un gesto che aveva sempre fatto sentire bene entrambi, e improvvisamente sentì un'ondata di energia investirlo, ma stavolta era energia pura che lo ritemprò e gli permise di raddrizzare le spalle e fissarlo negli occhi.
“Io ti salverò” disse, e il suo tono assolutamente convinto strappò un sorriso al falso Harry che ora era molto più simile a quello vero: “Non illuderti… non è ancora finita, ora c’è l’ostacolo più grande…hai superato la paura ma non la follia.”
Ma questo non diminuì di un'oncia la determinazione che si leggeva nei suoi occhi: era per tutte le volte che era stato James a salvarlo, in tutti i modi in cui un uomo può salvarne un altro, era per tutto l’amore che gli portava.
“Ma hai ragione” sussurrò Harry spostando le mani dai capelli al viso, accarezzandogli la guancia e facendogli provare brividi che pensava di non poter provare mai più “Se c’è una persona che ci può riuscire sei tu.”