CAPITOLO
NONO
...venivano
dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente,
da
pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a
piedi l'universo,
e
invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile,
e
tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa
di un attimo,
il
primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso
-
questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di
Carewall,
perché
nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per
trovarsi,
mai
- lontani abbastanza - per trovarsi - lo erano quei due, lontani più di
chiunque altro...
Alessandro
Baricco
Quando
riaprirono gli occhi Sirius non era assolutamente preparato a quello
che avrebbe visto, una cosa assurda a ben pensarci, possibile davvero
che il paradiso di James fosse il suo appartamento?
Una
cucina e una camera da letto, nulla di più, non era nemmeno suo ma di
un amico che glielo prestava per pochi galeoni al mese, eppure…
Eppure
li James l’aveva baciato per la prima volta, avevano fatto l’amore per
la prima volta ed erano stati così schifosamente felici da star male,
anche se per poco tempo.
In
effetti quello era un paradiso perfetto.
Come
perfetto era James, aveva paura che la sua forma umana ormai fosse
irrimediabilmente compromessa, non che gli importasse qualcosa ma avere
accanto la copia mostruosa di se stesso non era esattamente l’idea che
aveva lui di eternità. Invece i capelli erano sempre scarmigliati come
a vent’anni, il viso dai lineamenti rudi ma dolci, un filo di barba che
lo pungeva sempre e irritava la sua pelle troppo sensibile e gli occhi…
Merlino, quegl’occhi l’avrebbero perseguitato anche all’inferno, così
caldi e profondi, come se potessero leggerti dentro nello spazio di un
respiro e farti desiderare la morte pur di averne ancora.
James
non sembrava volersi scostare, dopo essersi guardato rapidamente
attorno aveva sospirato e quel sospiro fu il suono più bello che Sirius
avesse mai sentito da molto tempo a questa parte. Il fiato espulso dai
polmoni come si espelle un pensiero che si è radicato in noi per tanto
tempo da fondersi quasi con la nostra carne.
Non
lo fece con violenza.
Questo
bisogna capirlo.
Non
con violenza ma con dolcezza, come se in fondo tutta quella sofferenza
non fosse stata inutile, ogni lacrima versata una perla che si formava
fino a completare la collana più bella, quella che a guardarla ti
sentivi totalmente felice. Non perché non soffrivi più ma perché sapevi
che ne era valsa la pena.
Così
James sospirò e solo in quel momento Sirius si permise di rilassare le
spalle e appoggiare la fronte contro la sua, tremando quasi.
L’aveva
desiderato come se il cuore dovesse stracciarsi nel petto e ora che
l’aveva li non riusciva semplicemente a crederci.
Le
mani scivolarono dalla sua vita ai capelli, gli massaggiò delicatamente
la nuca immergendosi in quelle ciocche ispide ma, oh! Così dannatamente
volute!
Un
brivido lo colse facendogli chiudere gli occhi, averlo di nuovo così
vicino valeva qualunque cosa e tornando indietro avrebbe rifatto tutto.
E
ora voleva solo bearsi della sua pelle, della sua bocca, dei suoi
capelli, di ogni parte del suo corpo raggiungibile, saranno stati pure
in Paradiso ma non pensava onestamente che amarlo come lo voleva amare
lui fosse considerato sbagliato.
Voleva
dare il tempo a James di abituarsi al suo corpo, a quella nuova
situazione, in fondo dopo le prime parole non gli aveva ancora detto
null’altro, stringeva le palpebre e lo sentiva tremare un po’ ma
nessun’altra reazione testimoniava che fosse presente.
Le
sue labbra a pochi centimetri lo stavano facendo impazzire e l’unica
cosa che desiderava ormai era possederle e placare la sete di lui che
lo pervadeva, ma doveva andare piano, si ripeté, non sapeva come la sua
mente ancora provata avrebbe reagito.
Si
tratteneva con tutto se stesso adoperando un autocontrollo che
sospettava possedesse solo perché ormai non aveva esattamente un corpo
ma solo il ricordo di esso.
Ma
il ricordo era così dannatamente reale che solo il timore di
spaventarlo lo frenava.
Finché
James sorrise e fu il suo solito sorriso smargiasso, quello che usava
prima di aver conquistato Lily, quello che lo faceva impazzire:
“Sto
contando Sirius.”
La
sua mente ebbe giusto il tempo di assestargli qualche insulto molto
colorito, la fronte si aggrottò e gli occhi si strinsero in due fessure
d’argento, lui faceva l’uomo controllato e assennato e quello lo
prendeva in giro!
Ma
non durò poi molto il suo disappunto, con un piccolo broncio si tuffò
famelico sulle sue labbra già dischiuse e finalmente il mondo andò al
suo posto.
Divorando
la bocca di James i pensieri svanirono e sentì solo l’urgenza di avere
di più farsi strada a chiare lettere dentro di lui, lo strinse a se
così forte da spezzargli le costole e quando l’altro gli avvolse i
capelli sulla mano per poi strattonarlo di lato e avere migliore
accesso alla sua bocca, gemette incontrollato.
Non
era sempre così fra loro, passionale, coinvolgente, dolce, ma raramente
così brutale, quasi che il loro baciarsi e aversi fosse un marchiarsi,
i denti scorrevano sulla pelle e la mano strattonava i capelli per
dirigere il capo di Sirius dove desiderava, non era delicato, non era
romantico, era solo feroce.
Paradossalmente
Sirius non si era mai sentito così vivo e quando il compagno lo spinse
violentemente fra se e il muro facendo venire a contatto i loro bacini
non si trattenne dall’urlare; la ragione ormai l’aveva abbandonato da
un pezzo e l’unica cosa che riusciva a registrare era la pelle che
andava a fuoco mentre i suoi vestiti svanivano, ecco
magari quello era un trucco che avrebbe dovuto farsi insegnare e
l’urgenza sempre più pressante di averlo più vicino, che si fondesse in
lui, che gli strappasse la carne, che gli facesse sempre più male, in
modo da farlo sentire di nuovo e irrevocabilmente suo.
La
mano che prima gli strattonava i capelli scivolò fino ad afferrare il
suo polso e quando lo portò sopra la testa Sirius capì cosa voleva fare
James e con un ghigno alzò anche l’altra e lasciò che il suo compagno
li afferrasse entrambi e lo immobilizzasse completamente.
Era
raro che James lo volesse così sottomesso, di solito era sempre
appannaggio di entrambi il controllo, era una lotta continua in cui
nessuno dei due cedeva se non alla fine e non era mai scontato il
risultato, ma questa volta era diverso, questa volta l’urgenza che
provava lo portava a mettersi totalmente nelle sue mani e non se ne
stava pentendo, oh no!
Sirius
continuò a mordergli il collo, facendogli male anche ma rispetto a
quello che stava facendo la gamba di James alla sua eccitazione era
davvero poca cosa.
Aveva
piegato il ginocchio e con movimenti dapprima così lenti da farlo
impazzire e poi via via più veloci lo stava masturbando in un modo così
dannatamente eccitante da farlo impazzire.
“Cazzo
Jam… ferma- ah! Fermati se no…” l’unica frase vagamente coerente che
non fosse una massa di gemiti che la sua mente aveva formulato.
Ma
quando poi la coscia premette maggiormente su di lui rivoltò la testa
indietro e decise che anche i gemiti andavano benissimo, così si morse
le labbra a sangue e inarcando violentemente il bacino verso di lui
venne.
Per
un attimo sentì la testa di James appoggiarsi contro il suo petto,
ansimante, le mani erano ancora bloccate segno che il compagno non
voleva che ricambiasse in alcun modo e a vederlo così, ancora vestito
con una maglietta e dei jeans che dovevano fargli un male cane vista
l’evidente erezione, sentì che gli sarebbe bastato davvero poco per
riprendersi.
Non
sapeva cosa si era aspettato arrivando dall’altra parte, sapeva che le
sensazioni erano reali se lui non le controllava ma non si era davvero
aspettato che fosse addirittura meglio di quando erano in vita.
Era
davvero il paradiso e non per modo di dire.
Poi
James alzò i suoi brucianti occhi scuri su di lui e ogni altra
considerazione andò persa nell’urgenza con cui lo baciò, mordicchiò il
suo labbro senza davvero avere accesso alla sua bocca e, porca miseria,
non immaginava davvero che James sapesse fare tutte quelle cose
indecenti con le sue labbra! Sospirò sentendo nuovamente la sua
erezione risvegliarsi e James con un gemito lasciò andare le mani per
afferrargli i glutei, forte, così forte da strappargli un mugolio di
dolore subito soffocato dalla sua lingua che sembrava volerlo soffocare
ora.
Sirius
avvolse le gambe contro di lui e facendo perno contro il muro si spinse
verso il suo corpo, quando James si diresse verso la sua apertura
realizzò con una parte della mente che non lo aveva preparato.
E
capì.
Lo
voleva stretto.
Ma
francamente in quel momento avrebbe anche potuto mettergli un collare e
chiamarlo ‘la mia puttana’ che l’unica cosa che avrebbe detto sarebbe
stata forse un ‘scopami allora’, per cui strinse i denti e si preparò
all’inevitabile dolore che lo colse.
Che
non fu poi così forte, forse alla fine James aveva fatto qualcosa per
impedirgli di provarne troppo, ma non aveva importanza, nulla l’aveva
se non la carne di James che penetrava sempre più a fondo in lui e le
unghie di Sirius che si conficcavano nella sua schiena.
“Di
più…” ansimò “Fottimi…ahhh….di più!” e questo parve dare ulteriore
vigore al compagno perché perse ogni remora e semplicemente lo sbattè
al muro così forte da sentire il rumore che il suo bacino provocava
contro le sue natiche, sempre più a fondo, così! Era così esaltante e
fantastico che avrebbe voluto non finisse mai e contemporaneamente
agognava l’orgasmo, scosse di pure piacere lo raggiungevano assieme al
dolore e il connubio non l’avrebbe fatto durare a lungo, lo sapeva, per
cui strinse i muscoli attorno a James e lo sentì urlare sulle sue
labbra, se non poteva controllarsi ulteriormente avrebbe fatto venire
anche lui.
Non
che ci volle poi molto.
Alla
fine James si spinse in lui così violentemente che se Sirius avesse
avuto davvero un corpo sicuramente avrebbe sanguinato, ma il solo
pensiero che fosse James che lo stava scopando a morte unito al piacere
strabiliante che il suo basso ventre gli stava rimandando non gli diede
più scampo.
L’orgasmo
che aveva allontanato per continuare a sentire quel piacere devastante
lo colse, lo colse facendolo urlare senza ritegno, registrando come
anche James stesse facendo la stessa cosa, al contrarsi inevitabile dei
muscoli di Sirius non durò molto più a lungo e venne anche lui
svuotandosi e rimanendo così, appoggiato a lui, per un tempo
indefinito.
“Sei
ancora vestito” fu la prima cosa che disse Srius guardandolo con
disappunto, si era aperto i pantaloni per lo stretto necessario e se
l’idea di essere completamente nudo contro i suoi vestiti lo eccitava,
ora voleva guardarlo, voleva imprimersi ogni tratto nella mente e non
scordarlo più.
Appoggiò
le gambe a terra notando stupito come James rifuggisse al suo sguardo
chiudendosi i pantaloni.
Gli
alzò il mento con due dita, come poteva trasformarsi dall’essere feroce
di prima in questo ragazzo che sembrava quasi sperduto ora?
“Non…”
non finì la frase che Sirius intrecciò la mano con la sua e portandola
alla bocca gli baciò le nocche, una ad una. Era un gesto così dolce che
per un attimo le parole gli morirono in gola, non era abituato a
questo, fra loro era passione e amore, delicatezza sicuramente ma
raramente dolcezza.
Fu
per questo che si lasciò condurre a letto pensando nervosamente che se
Sirius poteva scendere all’inferno per lui allora lui forse avrebbe
potuto tentare di superare l’irrazionale paura di farsi vedere.
Si
sedettero sul materasso morbido e con gesti lenti e misurati le dita di
Sirius premettero leggermente la pelle dei fianchi, scivolando sempre
più su, aprendo i palmi e scorrendo a piene mani la pelle morbida della
schiena portando con se la sua maglietta. Fu un gesto così sensuale e
stuzzicante che James chiuse gli occhi rabbrividendo, se continuava
così avrebbero ricominciato tutto da capo e non era sicuro di potercela
fare ancora.
Fu
l’ansito strozzato di Sirus a riportarlo alla realtà, sicuramente ora
aveva capito perché non aveva voluto farsi guardare.
Tentò
di coprirsi nuovamente ma le mani di Sirus glielo impedirono,
costringendolo a intrecciarle alle sue.
“Cosa
è successo?” sussurrò percorrendo il suo corpo con lo sguardo
costernato.
“Non…
non guardarmi ok? Se ti fa impressione non guardare!” sbottò, non era
davvero facile per lui ammettere che il suo corpo portava impresse le
cicatrici di tutta quella storia, o meglio, non tanto il suo corpo
quanto la sua anima, non erano cose che superavi facilmente, la follia,
l’alienazione e l’inferno e l’anima ne portava le cicatrici a lungo,
forse le avrebbe portate per l’eternità.
“Non
fare l’idiota con me!” sbottò seccamente Sirius, “ Pensi davvero che
una qualunque cosa di te possa farmi schifo?Sei un cretino!”
James
divincolò le mani stendendosi sul letto, si lo sapeva che era una
reazione esagerata ma Sirius davvero non sapeva…. Non sapeva cosa aveva
provato li sotto, il martellio incessante dei suoi pensieri come unica
compagnia e la follia che strisciante l’aveva raggiunto, la paura che
alla fine tutto fosse perduto e Sirius non lo avrebbe mai raggiunto,
mai…
Come
se avesse percepito i suoi pensieri il compagno si stese accanto a lui
e gli cinse le spalle da dietro, posando baci lievi sul suo corpo, ogni
cicatrice un bacio, ogni segno sulla sua pelle un altrettanto segno che
Sirius lasciava su di lui, come se volesse penetrargli l’anima, come se
già non si fosse infilato così a fondo da non poterlo sradicare più,
così inaspettato e dolce da spezzargli il respiro e costringerlo a
serrare le palpebre perché non voleva piangere ancora, ormai era finita
e non voleva far vedere a Sirius quanto era stato debole e quanto lo
era ancora.
“Lo
so Jamie.” disse solo e questo fu sufficiente perché James si voltasse
di scatto guardandolo. Per Mordred quanto era stato stupido! Certo che
lui lo sapeva, forse era l’unica persona che poteva davvero saperlo e
anche se non lo avesse mai sperimentato sulla sua pelle, lui era
Sirius, l’avrebbe capito comunque. Scosse la testa, non riusciva a
parlare ora, si sentiva un idiota e i pensieri ancora non erano
propriamente suoi, era come se una parte di essi appartenesse ancora
all’essere di prima.
Si
rifugiò sul suo petto e sentì distintamente Sirius lasciare scappare il
respiro come se l’avesse trattenuto fino a quel momento, e ancora una
volta si stupì di quanto inscindibili l’uno dall’altro fossero.
Una
mano leggera prese ad accarezzargli i capelli ed era un momento così
dannatamente tenero e perfetto da avere il terrore di aprire gli occhi
per paura di risvegliarsi ancora nell’incubo, averlo di nuovo lì,
questo davvero non lo avrebbe mai sperato.
Finché
la voce esitante di Sirius lo raggiunse:
“Tu…lo
sai no…”
Sorrise,
sentendo il cuore scappargli dal petto per quanto batteva furioso,
davvero non c’era prezzo per questo e il pensiero che l’eternità li
aspettava era così dolce da perdercisi dentro.
“Si…e
tu…”
Vide
il volto dell’altro aprirsi in un sorriso così splendente da
trasfigurargli i lineamenti, era sempre stato bello Sirius, ma in quel
momento non avrebbe mai smesso di bearsi della sua espressione così
totalmente e irrimediabilmente felice.
“Si,
lo so”.