GIUDIZIO
CORRETTEZZA:
10. Non ho trovato sbavature di alcun tipo nemmeno a cercarle col
lumicino, questa volta sei stata davvero attenta!
TRAMA: 10. Serve dirlo? È talmente ben fatta che c’è poco da
giustificare il voto. Si vede che il criceto si è dato ben da fare!
Dall’inizio alla fine, la storia principale, le storie nella storia,
ogni dettaglio che arricchisce il tutto, le spiegazioni,
l’ambientazione che nonostante non sia originaria della tua testa è
comunque qualcosa che non trascuri completamente. Insomma, momenti
davvero toccanti all’interno di una storia con un inizio preciso, un
centro pieno di eventi e decisioni che definiscono ulteriormente una
trama già di suo costruita con poco ed una fine altrettanto precisa,
definita e definitiva. Più definitiva di così, in effetti. Persino ciò
che rappresenta Grace inspessisce la trama, dà un senso profondo al
sacrificio che vanno poi a fare.
STILE: 10. Scritta oltretutto molto bene, descrittiva al punto giusto,
introspettiva quanto serve, non viene tralasciato nulla. Non è uno
stile facile, il tuo, è un po’ contorto eppure non si fa fatica a
seguirlo, non ci sono effettive parti complicate. È uno stile anche
molto riflessivo che non ha niente a che fare col poetico. Ti escono
delle frasi davvero toccanti, riesci a rendere sentimenti ed emozioni
come in pochi ho visto fanno. Scritto davvero bene. Emozione vivida
grazie solo ad uno stile di scrittura, ci associ una trama adeguata,
delle scene toccanti, dei dialoghi all’altezza ed il gioco è fatto.
CARATTERIZZAZIONE: 10. Ovviamente i due principali sono caratterizzati
molto bene, Gerard e le sue contorte manie precipitose e spesso
fastidiose che poi però spiazza con altre sparate incredibilmente
commoventi eppure che sono delle semplici verità. Il suo modo di vivere
il dolore, la sua immensa fragilità eppure anche la sua grande forza.
Poi c’è Frank. La forza, la roccia, la colonna eppure quello che non
riesce a piangere, che esplode mostrando la propria anima in pezzi. La
parte più importante l’uno dell’altro. Resi davvero molto bene.
IN TEMA: 10. Hai usato la citazione in modo davvero interessante… non
l’hai solo messa sotto forma di citazioni vere e proprie fra un pezzo e
l’altro, i paragrafi sottostanti poi raccontano gli stessi versi in
modo diverso, parafrasandole in un certo senso, danno vita alla scena o
al pezzo che seguono, in pieno song fic style, direi. Bisogna fare
attenzione, ma ci sono tutte e come le hai usate è una cosa davvero
originale.
ORIGINALITA’: 9. Stesso motivo di qui sopra, cioè il modo in cui hai
usato i versi della canzone. A parte questo tecnicamente parlando
l’ambientazione non è di testa tua, ma viene dai video. È un AU che
sarebbe molto originale se non fosse che viene dalla testolina di
Gerard Way quindi non posso imputarlo a te il merito. E nemmeno quel
finale meravigliosamente tragico, perché sarebbe un colpo di scena se
uno già non sapesse che effettivamente poi crepano. Questa
consapevolezza in realtà rende molto più emozionante la lettura, però
-sempre tecnicamente parlando- non è un valore che posso imputare
proprio a te ma bensì a quel pazzo che ha deciso di far morire tutti
alla fine di Sing. Però di buono c’è la storia dietro alla storia che
non ci si aspetterebbe, però rende molto meglio una trama già dura da
digerire e che viene tutta dalla tua mente. Di certo GW non avevano
inserito nei video la sua relazione con Franky, specie non in relazione
alle rispettive perdite delle famiglie!
COINVOLGIMENTO PERSONALE: 10. E dunque ti ricordi i video e sai che poi
muoiono e quindi vivi centuplicato tutto quel che accade e ti tocca
molto di più. Quanto è triste, dannazione. Alla fine quando gli amici
si abbracciano per andare in missione consapevoli, dopo che ci hanno
pensato tutto il tempo, è davvero commovente perché sai come andrà e
che quella è la fine e ti è venuto immensamente bene. Molto bello anche
le scene d’amore, ma sopra ogni cosa… oh dannazione, quanto bene ci
stava Resistance in questa fic! Quando leggi una parta già commovente e
toccante o coinvolgente di suo e trovi le parole della canzone ed i
riferimenti chiari e limpidi, ti ingroppi tutta! Capisco perché hai
scelto di scrivere questa fic. Perché è questo il preciso e sostanziale
senso di quella canzone e tu l’hai reso davvero bene. Che bello,
cavolo… la consiglio a tutti perché è carica di sentimenti, tantissimi,
riga dopo riga, per un motivo o per l’altro. Meraviglioso.
PUNTI BONUS: 1. E tu da brava hai usato tutta la canzone. Cosa buona e
giusta visto quanto bella è e quanto ha reso doppiamente più
emozionante una fic già emozionante di sua!
TOTALE: 70
RESISTANCE
CAPITOLO
PRIMO
Let
this world explode
Il tuo
segreto è al sicuro stanotte?
e noi
siamo fuori dalla visuale?
il
nostro mondo andrà in rovina?
troveranno
il nostro nascondiglio?
questo
è il nostro ultimo abbraccio?
il
mondo smetterà di crollare?
Fu
Gerard il primo a svegliarsi e a vedere Grace, a vedere i suoi occhi
spalancati e pieni di paura e poi far rimbalzare lo sguardo su quello
di Korse, pieno di rabbiosa soddisfazione.
Aprì
le labbra in un urlo muto mentre il Draculoide la trascinava via.
L’aria
nei polmoni sembrava non voler circolare, bloccata dal nodo che aveva
in gola. Voleva costringersi a urlare, se non altro per svegliare gli
altri, (fa che
siano ancora vivi, cazzo, non posso pensare che non lo siano), ma
sembrava che una mano invisibile gli stesse stritolando le corde vocali
e poi tirasse per strappargliele via.
Chiuse
gli occhi.
Grace,
la sua piccola Grace.
Grace
che rideva mentre teneva fermo il fucile e aiutava Frank a prendere la
mira; Grace che procurava batterie e armi per tutti assieme a Mikey;
Grace
che assieme a Ray spediva lettere a sua madre che non sarebbero mai
arrivate, e lei lo sapeva, lo sapeva ma le spediva lo stesso perché era
un modo per dirle addio.
Grace
che era così piccola, quasi dell’età che avrebbe avuto sua figlia se
fosse ancora viva.
-Cazzo-
sputò fuori, rotolandosi sul fianco e respirando la terra rossa del
deserto, gli sporcava il viso finendogli nella bocca che non aveva
ancora chiuso.
Sentiva
in un modo contorto e strano che farlo significava arrendersi, spegnere
quell’urlo voleva dire lasciarla andare davvero.
Conficcò
le unghie nella terra, chiudendo la mano a pugno e poi sbattendola
ripetutamente.
-’Fanculo!-
continuò a imprecare, cercando di trovare la forza di alzarsi e fare
qualcosa; scuotere gli altri e andarsela a riprendere, dovesse anche
sfondare le porte della Better Living con un fottuto Bazooka per farlo.
Scoprì
che non era così facile alzarsi in piedi. Le gambe rifiutavano di
obbedirgli e le braccia non riuscivano a dargli lo slancio necessario,
come se il suo corpo stesse lentamente crollando.
Pensavano
di essere al sicuro, che nessun li avrebbe scoperti, pensavano di
essere al di fuori dalla visuale e che nessuno avrebbe trovato il loro
nascondiglio.
Doveva
capirlo che non era così, che non era in grado di proteggere davvero
nessuno, non era mai stato in grado di farlo, nemmeno con sua moglie e
sua figlia.
Scosse
la testa, lasciando che i capelli rossi incrostati di terra e sangue
scivolassero davanti al viso. Erano pensieri inutili questi adesso.
Adesso doveva solo pregare che Mikey fosse ancora vivo, di non perdere
anche lui. E Ray. E Frank. Cristo santo, Frank si era messo in mezzo
quando quel fottuto Draculoide gli stava sparando, dritto dritto sulla
linea di tiro.
Se
era morto l’avrebbe inseguito fino all’inferno per ucciderlo
nuovamente.
Si
sollevò sulle braccia, aprendo le dita delle mani per avere una presa
migliore e rinunciò a mettersi in piedi. Si risolse a gattonare,
trascinando le ginocchia per terra, rompendo i jeans già logori. Arrivò
fino al corpo di Frank e si accorse che aveva stretto così tanto le
labbra fra i denti che queste sanguinavano copiosamente.
Era
vivo, doveva essere
vivo.
Quasi
singhiozzò di sollievo quando vide il petto alzarsi lievemente, piano
ma regolare. Cercò di chiamarlo e scoprì che la voce era tornata, un
sussurro ma c’era.
Quando
i suoi occhi nocciola si aprirono su di lui, confusi, rischiò
seriamente di mettersi a piangere.
-Gee-
sussurrò Frank di rimando, ricorrendo inconsciamente al vecchio
soprannome che non usava più da anni. Corrucciò la fronte e cercò di
voltare la testa, cercando Grace probabilmente.
Un
smorfia di dolore gli contorse i lineamenti e in quel momento Gerard
vide il grosso buco sanguinante che aveva sulla spalla. Soffocò un
imprecazione fra i denti e non riuscì a pensare a nient’altro di meglio
che premergli la mano sulla ferita.
-Non
è niente- mormorò Frank, osservandolo attentamente in viso.
Doveva
averci letto sopra tutto il terrore di Gerard se improvvisamente
spalancò gli occhi, chiedendo affannato:
-Grace?
Dov’è Grace?-
E
in quel momento a Gerard piombò addosso la consapevolezza che quello
fosse solo l’inizio della fine, che il loro mondo sarebbe andato in
rovina e niente avrebbe potuto salvarli.
Scosse
la testa, la voce di nuovo divorata dal nodo che stringeva la gola, non
poté impedirsi di crollare sopra di lui, continuando a premere la mano
sulla ferita e nascondendo il viso contro il suo petto.
Il
terrore divorava nuovamente pezzi sempre più ampi della sua mente e ne
aveva paura, un terrore simile l’aveva provato in quella che era
praticamente un’altra vita e quella volta si era quasi ammazzato sul
serio. Non avrebbe mai pensato di poterlo provare nuovamente, non
avrebbe mai pensato di poter essere di nuovo così fragile. Dopo la
morte di Bandit e Lindsey era stato sinceramente sicuro che nient’altro
avrebbe più potuto ucciderlo in quel modo.
Ma
ora Grace era stata presa, non sapeva nemmeno se gli altri erano ancora
vivi e Frank gli stava scivolando via dalle dita.
Sentire
in bocca il sapore conosciuto della paura era come salutare una vecchia
amica mai del tutto dimenticata.
Sentì
il braccio sano di Frank avvolgerlo, lo stringeva tanto forte da
pensare che avrebbe potuto spezzarlo da un momento all’altro.
Doveva
star utilizzando le sue ultime forze per stringerlo così e Gerard
avrebbe davvero voluto dirgli di non farlo, di risparmiarle perché
Frank doveva vivere e nient’altro importava in quel momento, che almeno
lui vivesse cazzo. Ma quando provò ad allontanarsi scoprì che Frank non
era di quell’avviso. Lo serrò ancora più forte, premendo la guancia
sulla sua testa, sussurrando qualcosa che Gerard non riusciva a capire.
Le lacrime stavano uscendo di nuovo, sembrava non avessero fatto altro
dal 2017, dalla fine del mondo, di quello conosciuto e del suo.
Si
ritrovò a piangere sempre più forte, i singhiozzi squassavano il corpo
e minacciavano di devastarlo, ma Frank lo stava stringendo e forse
allora andava bene così. Forse piangere fra le braccia di Frank era
l’unica, dannata, cosa giusta che stava succedendo quel giorno.
Non
riuscì a scacciare il pensiero che quello potesse essere il loro ultimo
abbraccio.
Il
primo dal 2017, quando aveva trovato i corpi della sua bambina e di sua
moglie.
Frank
era vicino a lui e gli aveva voltato piano la testa per non farlo
guardare, premendosela nel collo e soffocando così i suoi singhiozzi.
Frank non aveva accennato a distogliere lo sguardo e Gerard sapeva
perché. Lui non poteva guardare, non poteva guardare e non impazzire,
per cui aveva guardato Frank al suo posto, perché era giusto che
qualcuno lo facesse.
Si
era impresso nella mente quelle immagini, marchiate a fuoco, e vi era
diventato il segreto custode. Depositario di tutto quello che era la
sua vita prima di quel dannato giorno, unico superstite, assieme a
Mikey e Ray, di quello che rimaneva della sua famiglia.
Non
lo toccava da quella volta. Farlo ora sapeva un po’ di sconfitta, ma
era un sconfitta terribilmente dolce in quel momento, l’unico filo che
lo teneva attaccato alla realtà.
-La
riprenderemo- disse Frank, senza bisogno che Gerard gli spiegasse
nulla; perché Frank era così, capiva sempre anche quello che lui non
diceva, soprattutto quello che
lui non diceva.
-Siamo
una famiglia e una famiglia è questo che fa. Riporta tutti a casa.-
Gerard
annuì, continuando a nascondere il viso sopra il suo petto, e le
lacrime bollenti che vi scorrevano.
Il
loro mondo avrebbe mai smesso di crollare?
Potrebbe
essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
ma sarebbe dovuto essere giusto
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
lasciamo che i nostri cuori si accendano
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
stiamo scavando una buca?
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
è tutto fuori controllo?
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
non potrebbe mai durare
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
dobbiamo cancellarlo in fretta
potrebbe essere sbagliato
potrebbe essere sbagliato
ma sarebbe dovuto essere giusto
Frank
guardava il deserto, in silenzio. Sapeva che era pericoloso stare fuori
di notte, loro erano ricercati, sotto il mirino di Korse e c’erano
Draculoidi in giro, perfino in quella zona. Ma Mikey ancora non si era
risvegliato e stava steso nel letto; Ray da quando Grace era stata
rapita, appena ieri, ancora non parlava.
Non
voleva davvero pensare a come stava Gerard.
Sembrava
ritornato indietro, nel 2017, a quando non parlava e non rideva, non
respirava quasi, tentando nell’impresa, riuscita quasi del tutto, di
raggiungere la sua famiglia. L’abbraccio disperato che si erano
scambiati, dopo aver scoperto che Grace era stata rapita sotto gli
occhi di Gerard, sembrava essere stato dimenticato.
Ora
Gerard stava davanti al letto di Mikey, guardandolo fisso, in silenzio.
Non faceva altro e lui ci stava impazzendo dietro, però non riusciva
davvero a lasciar perdere.
Non
era mai riuscito a farlo.
Avrebbe
voluto urlargli che anche lui aveva perso la sua famiglia, aveva perso
Jam e Cherry e Lily ed era da solo quando l’aveva saputo. Avrebbe
voluto chiamare qualcuno, chiamare Gerard, ma perfino in quel momento
aveva pensato a lui. Non poteva fargli rivivere tutto, non ora che si
stava appena riprendendo. Quindi aveva chiamato Mikey e lui senza dire
una parola era arrivato, ma non era riuscito a impedirgli di andare da
loro e guardare.
Forse
Gerard ci sarebbe riuscito.
Gerard
che non lo toccava più da quel giorno. Sembrava così ininfluente di
fronte al mondo che crollava, così superfluo e stupido fermarsi a
considerare a quanto gli mancassero le sue mani addosso, mentre tutti
morivano o si assoggettavano al lavaggio del cervello della Better
Living. Eppure in alcuni momenti gli sembrava che non potesse esserci
niente di più importante di loro due assieme. Per non impazzire
ripensava a tutte le notti passate sul letto a parlare, ridere e
scrivere canzoni; al modo che aveva Gerard di guardarlo mentre facevano
l’amore e alle sue mani che giocavano con i suoi capelli.
Erano
i mille dettagli che lo salvavano sempre.
Sapeva
che sarebbe potuto essere tutto sbagliato, che non avrebbero dovuto
essere queste le cose
che gli si impigliavano alla mente quando stava per fare una missione
suicida o correndo verso morte certa.
Sapeva
che era tutto
sbagliato, eppure non riusciva a togliersi dalla mente che invece
avrebbe dovuto essere giusto, che loro due erano perfetti e invincibili
assieme e che se tutto stava crollando era perché Gerard se l’era
dimenticato.
-Sai
che se stai ancora qui fuori tanto vale che ti metti un bersaglio in
fronte con su scritto “Uccidetemi il più in fretta possibile, grazie”?-
disse una voce conosciuta alle sue spalle. Frank si voltò di scatto,
nascondendo la smorfia di dolore che gli era salita al volto al
movimento troppo brusco.
-Poi
chi ti farebbe impazzire ogni giorno?- replicò ironico il ragazzo,
tornando a voltarsi lentamente e cercando le sigarette.
Erano
le prime parole che rivolgeva a qualcuno e non riusciva a nascondere
del tutto l’orgoglio che provava al pensiero che le aveva rivolte a lui.
-Mikey?-
chiese poi, perché se Gerard era lì voleva dire che il fratello stava
sicuramente meglio, e in quel momento era una notizia di fondamentale
importanza per la loro sanità mentale.
-Sta
meglio- rispose Gerard sedendosi accanto a lui, prendendogli la
sigaretta dalle dita.
-Comunque
con quei capelli il bersaglio saresti sicuramente tu. Io mi mimetizzo
meglio- non riuscì a impedirsi di aggiungere Frank.
Gerard
stiracchiò un sorriso che ne fece comparire di riflesso uno sul volto
di Frank.
Ultimamente
sembrava che non facesse altro.
Cercare
di far sorridere Gerard.
-Domani
partirò. Andrò a riprendere Grace.-
La
voce di Gerard suonò secca e decisa nell’aria fredda che portava con sé
la notte nel deserto. I capelli rossi brillavano come un tizzone
ardente, finalmente puliti. Frank assurdamente pensò che dovevano
essere morbidissimi adesso, e cercò di ricordare la sensazione che gli
davano sulle dita quasi una vita fa.
Poi
si scosse e lo guardò incredulo.
-Da
solo?- chiese, pur conoscendo già la risposta. Conosceva Gerard,
avrebbe dovuto aspettarselo.
Il
ragazzo si limitò ad annuire.
-Gerard
te lo puoi scordare. Penso di parlare a nome di tutti quando dico che
verremo con te. Non ti lasceremo andare a morire- replicò Frank,
prendendosi nuovamente la sua sigaretta dalle dita dell’amico e tirando
una lunga boccata per calmarsi.
-Non
c’è molta scelta. Tu hai una spalla fuori uso, Mikey sta appena in
piedi e qualcuno deve stare con voi. Se i Dracs vi scoprissero, ora
come ora sareste morti. Ray deve stare con voi.-
Era
strano sentirlo enunciare ragioni così logiche e razionali su una cosa
che logica e razionale non lo era per niente.
Andare
a riprendere Grace da solo nella sede nella Better living non era
logico. Era un suicidio. Non importava in quale modo la mettesse, aveva
smesso da tempo di farsi fregare dai mille giri di parole di Gerard.
-Bene.
Allora aspetteremo che Mikey si riprenda e che la mia spalla smetta di
pulsare come un fottuto martello pneumatico, e intanto metteremo giù un
piano perché questa cosa somigli meno a un suicidio e più a un vero
salvataggio- rilanciò Frank, passando nuovamente la sigaretta a Gerard
e osservandolo scuotere la testa.
-Non
se ne parla. Non voglio lasciare Grace nelle mani di quegli stronzi un
minuto di più. Se a te non importa non…- non riuscì davvero a finire la
frase prima che un pugno ben assestato lo colpisse sullo zigomo.
Vedendo
i suoi occhi verdi spalancarsi, sorpresi e feriti, Frank sentì nascere
nel petto una soddisfazione quasi selvaggia.
Avrei
dovuto farlo un secolo fa, cazzo.
Era
un pensiero confuso ma così vivido e presente da mandargli un brivido
lungo la schiena.
-Non
provarci- esordì con voce rabbiosa. Faceva una fatica assurda per
cercare di non alzare la voce, il risultato era un urlo soffocato che
esprimeva più che bene tutta la sua frustrazione.
-Credi
di essere il solo a cui Grace ricorda sua figlia, Gerard?- quando
l’espressione di Gerard si contorse, come se lo avessero ferito molto
di più queste parole che il pugno di Frank, non riuscì a trattenersi
dal pensare un enorme e sollevato: finalmente!
Gerard
si alzò in piedi, barcollando sicuramente non per il pugno, e si posò
distrattamente la mano sulla guancia offesa.
-Non
ho intenzione di avere questa conversazione con te- sibilò gelido,
occhieggiando il deserto come se già desiderasse essere in macchina a
mille e miglia da lì.
La
rabbia di Frank crebbe esponenzialmente perché lo sapeva cosa stava
facendo l’altro. Stava cercando di fare l’eroe, di lasciarli lì e
morire per cercare di recuperare Grace, stava cercando di raggiungere
sua moglie e sua figlia, stava cercando di lasciarlo di nuovo. E per
riuscirci voleva farlo arrabbiare così tanto da non aver paura che lui
cercasse di fermarlo. Un piano perfetto se si escludeva il fatto che
Frank lo conosceva come le sue tasche e non avrebbe mai potuto farsi
fregare in questo modo.
Dio,
stiamo solo scavando una fottuta buca per nasconderci dentro quello che
proviamo, solo perché abbiamo troppa paura che questa volta non
reggeremmo il dolore, nel caso uno dei due morisse.
Questa
volta il pensiero raggiunse nitidamente il suo cervello con una potenza
così distruttiva e devastante da fargli prudere di nuovo le dita.
-Non
mi interessa cosa vuoi tu.- urlò in risposta, fregandosene se gli altri
lo sentivano. Sicuramente avrebbero capito che stava cercando, per
l’ennesima volta, di salvare il culo a quel cazzone di Party poison. Sembrava
non facesse altro da quando l’aveva conosciuto, per uno strano motivo
sembrava che fosse l’unico a cui fosse concesso farlo.
-Non
ti accorgi di com’è tutto dannatamente sbagliato? Questo cazzo di mondo
alla malora, le nostre famiglie distrutte, la nostra vita, noi. È tutto
fuori controllo e non riusciremo mai ad andare avanti in questo modo.
Stiamo morendo Gee, siamo già morti. Ho
perso tutto, tutto,
esattamente come te! Ho trovato i fottuti corpi di mia moglie e delle
mie figlie esattamente come te e sono già morto esattamente come te!-
Si interruppe, la gola faceva male, bruciava da morire per quanto aveva
urlato, ma non riusciva a sfogare quella rabbia, quel dolore
lancinante, in altro modo. Non riusciva a lasciarsi andare a un pianto
liberatorio come aveva fatto Gerard, non ci riusciva perché sentiva che
era importante non piangere.
Che
piangere era come pisciar via ogni cosa. *
Non
riuscì a guardarlo in faccia, a guardare la reazione che le sue parole
avevano provocato, non ci riusciva perché ormai stavano andando alla
deriva e lo sapevano, non erano diversi dagli zombie che popolavano le
città. Cittadini senza volontà che vivevano in un mondo bianco e nero
per inseguire l’illusione di una felicità effimera e utopistica.
-Si
sono… divertiti con loro prima- disse poi, si stava strappando via le
parole dal petto e faceva un male terribile, ma voleva farlo. Voleva
dire tutte queste cose a Gerard perché lo stavano avvelenando e non
poteva lasciare che morisse senza che lo sapesse.
Vide
il viso di Gerard sbiancare e il suo corpo barcollare nuovamente,
indeciso se avvicinarsi a lui o no.
-Non
riuscivo a smettere di guardare e pensare che non era vero, che non
erano davvero loro. Solo quando Mikey ha urlato ho cominciato a farlo
anch’io. C’era tutto quel sangue e i loro visi erano come… contorti dal
dolore e dal sollievo. Come se avessero sofferto in modo indicibile
prima di morire e la morte fosse stata un sollievo, alla fine. Nessuno
può capire com’è sentirsi così. Guardare i corpi delle persone che hai
amato per tutta la vita e sapere che la tua volontà nel proteggerle non
è servita. Sapere che è colpa tua, della tua stupida ribellione, se
sono morte. E che hanno sofferto l‘inferno prima di farlo-
Ed
era come se la terribile solitudine e il dolore che aveva provato
quella volta stessero tornando in quel momento. Mikey e Ray non
potevano capire, le loro famiglie erano vive e nascoste, loro erano
stati più veloci, più previdenti. Ancora adesso ricevevano lettere
sporadiche tramite il Dottore.
C’era
solo una persona che avrebbe potuto capire.
-Smettila-
sussurrò Gerard, premendosi freneticamente le mani sulle orecchie.
Sapeva che quelle parole stavano uccidendo l’amico, sapeva che
riportavano a galla fantasmi mai sepolti davvero, ma non riusciva a
fermarsi dall’affondare la lama.
-No-
urlò di nuovo, portandosi le mani ai capelli e strappandosi
violentemente alcune ciocche.
-No
non la smetto perché io non ti ho cercato! Io ero fottutamente solo,
stavo morendo, ero a pezzi, ma non ti ho cercato, non ho mai pianto
sulla tua spalla, nonostante fosse l’unica cosa che avrei desiderato
fare! Non l’ho mai fatto e sai perché?-
Dio
era insostenibile. Continuare a guardarlo, guardare come lentamente
Gerard si stava spezzando e non provare a fare nulla per fermarlo.
Poi
vide il suo volto aprirsi, lentamente, capire.
-Per
me- sussurrò, lasciando cadere piano le braccia lungo i fianchi.
-Perché
sapevi che non lo avrei sopportato, non di nuovo- continuò.
Frank
annuì e finalmente sembrò calmarsi, come se il fatto che finalmente
Gerard avesse capito gli restituisse una pace impossibile da provare
altrimenti.
-Perché
sei la nostra ultima speranza. Perché è a te che tutti noi guardiamo
per sopravvivere e se tu muori siamo finiti anche noi. Perché dobbiamo
stare in piedi e combattere, soffrire, morire nel tentativo, ma farlo
in piedi, guardando quei fottuti Dracs negli occhi e sparando
all’impazzata. Dobbiamo morire uno accanto all’altro, possibilmente
nello stesso momento, assieme. Dobbiamo morire resistendo, senza mai
chinare la testa. Lasciarci indietro, lasciarci morire così, vuol dire
chinare la testa. E io non lo accetto-
Fu
in tre passi appena che Gerard raggiunse Frank, prendendogli il viso
fra le mani con tanta violenza da lasciarci sicuramente un livido.
-Potrebbe
essere tutto sbagliato- sussurrò.
Un
centimetro dalle sue labbra.
-Dobbiamo
cancellarlo in fretta allora- rispose.
Trenta
millimetri.
-Potrebbe
essere davvero tutto sbagliato Frank- ripeté.
Venti
millimetri.
-Ma
sarebbe dovuto essere giusto- mormorò.
Zero.
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Citazione
di S. King da: Le notti di Salem.
CAPITOLO SECONDO
The Only hope for me is you
L'amore è la nostra
resistenza
facciamoci una promessa
loro non smetteranno di farci
crollare
stringimi
le nostre labbra devono
sempre essere sigillate
-Non permetterò che ti accada nulla- bisbigliò Gerard, posando la
fronte contro quella di Frank.
-Resisteremo. A qualunque costo.- rispose
Frank, stingendo la stoffa della maglia fra le dita, così forte da temere di
strapparla quasi.
Ma era la loro unica salvezza, la loro unica speranza di
salvezza. Loro due, ancora loro due, sempre loro due.
Il mondo sarebbe
potuto crollare ma loro avrebbero resistito. Sempre in piedi, sempre uno accanto
all’altro, fino alla fine.
Frank sfiorava la mandibola con le labbra,
sentendo una gioia malata e irrefrenabile salirgli dentro. Non avrebbero dovuto
farlo, non avrebbero dovuto cadere di nuovo così uno fra le braccia dell’altro,
era sbagliato per tanti di quei motivi che non se la sentiva nemmeno di
pensarli tutti. Ma mentre Gerard lo abbracciava come se esistesse solo
lui sulla fottuta terra, onestamente, in quel preciso istante, non poteva
importagliene di meno.
-Voglio che tu mi prometta una cosa- sussurrò Frank,
arrivando a stringere fra i denti la porzione di pelle dietro l’orecchio,
sentendo chiaramente Gerard rabbrividire.
-Tutto quello che vuoi- rispose,
la voce tremante ma chiara.
-Non permettere mai che ci facciano crollare.
Resisteremo. Sarò io la tua resistenza-
Gerard represse un singhiozzo e
tornò a reclamare le sue labbra, baciandolo con foga e quasi con disperazione.
Tutto attorno a loro stava andando in rovina ma in quel momento non importava.
Erano assieme.
Erano invincibili.
Doveva stringerlo forte, sempre più
forte, ancora più forte. Il mondo andava in pezzi e Frank doveva stringerlo
perché era l’unica cosa che contava.
Le loro labbra avrebbero dovuto essere
sempre sigillate a quel modo, perché era la loro unica speranza di salvezza.
Ansimò quando la bocca di Gerard scese e le sue mani gli scostarono
frenetiche la maglietta, per mordergli la spalla, forte, e sentire il suo sapore
riempirgli la bocca.
La sua pelle addosso, ancora, le sue mani e le sue
labbra.
Lo stava uccidendo, stavano morendo assieme e solo il vento freddo
del deserto avrebbe pianto per loro. Nessuno avrebbe saputo niente, nessuno
avrebbe saputo della devozione con cui Frank sfiorò il torace di Gerard quando
quest’ultimo si sfilò la maglia. Nessuno avrebbe saputo mai della lenta tortura
a cui Gerard sottopose l’amante quando le sue labbra scivolarono sulle sue
cosce, a tormentare con i denti la pelle delicata vicino all’inguine.
Nessuno, se non il vento, avrebbe mai potuto portare testimonianza del
gemito di dolore che sfuggì dalla gola di Gerard quando Frank entrò piano dentro
di lui, perché era questo quello di cui l’amante aveva bisogno. Aveva bisogno di
sentirsi parte di lui, aveva bisogno di sapere che Frank non avrebbe mai
permesso che lui lo abbandonasse, aveva bisogno di sentirsi irrimediabilmente e
disperatamente suo.
E forse il vento avrebbe cantato prima o poi la
loro storia, la disperazione e il bisogno con cui Gerard accoglieva le spinte di
Frank e l’incredibile delicatezza che ebbe Frank quando reclamò ancora le sue
labbra, giocando piano con la sua lingua e continuando a spingere sempre più
forte, più veloce.
Avrebbe cantato dei gemiti e dei singhiozzi che uscivano
ora dalla bocca di Gerard, dei suoi capelli rossi in cui finalmente Frank aveva
insinuato le dita, dei suoi singhiozzi e di come aveva continuato a spingere
sempre più in profondità, fino a che Gerard non lo implorò perché continuasse
così, Dio sì, perché stava impazzendo e non doveva smettere
assolutamente.
O avrebbe semplicemente taciuto sulle loro labbra di nuovo
assieme nel momento in cui crollarono uno vicino all’altro, stringendosi ancora,
ricordandosi solo poi che qualcuno avrebbe potuto sentirli.
Avrebbe taciuto
sull’amore che traspariva dagli occhi di Frank e sulla gratitudine e
l’adorazione che aveva Gerard nel guardare quegli occhi nocciola, lucidi di
lacrime e splendenti, solo per lui.
Avrebbe taciuto perché non esisteva
canto adatto, abbastanza forte, forte come le dita di Gerard premute sulla carne
di Frank, o i denti di Frank che mordevano la pelle di Gerard. O abbastanza
dolce, dolce come le labbra di Gerard sui capelli dell’altro, e poi sullo zigomo
e poi sulle palpebre. Dolce come il modo che aveva Frank di guardare il
compagno, come se fosse l’ultima cosa in quel dannato mondo per cui valesse la
pena morire.
O devoto abbastanza, abbastanza da descrivere i movimenti di
Frank mentre raccoglieva gli abiti dell’amante e poi lo vestiva, prima una
manica e poi l’altra, sistemandogli i capelli come aveva fatto mille volte con
Grace e con le sue figlie prima di lei. Devoto come il modo in cui Gerard gli
prese la mano e gli baciò le dita, una a una, prima di aiutarlo ad alzarsi e
stringerla forte, senza lasciarla nemmeno quando entrarono nella camera di Mikey
che dormiva, dove uno stravolto Ray li guardò con occhi sgrananti.
E siccome
non esisteva, forse lasciar cadere una coperta di silenzio sui due amanti era
l’unica cosa che avesse senso fare.
Se viviamo la nostra vita
nella paura
aspetterò un migliaio di anni
solo per rivedere il tuo
sorriso
reprimiamo la pressione
per poter amare in pace
sveglierai
la lontana polizia
possiamo nascondere dentro la verità
Gerard
non riusciva a smettere di toccare Frank ed era una cosa quantomeno strana,
visto che per due anni aveva evitato accuratamente ogni contatto.
Ma era come
se la notte appena trascorsa avesse fatto cadere ogni barriera, ogni muro,
tutto, per lasciare solamente il crudo bisogno che avevano uno dell’altro.
Quella mattina gli aveva cambiato la fasciatura, pulendogli accuratamente la
ferita e continuando a rimbrottare di continuo sulla sua coglionaggine,
perché non devi azzardarti più a metterti in mezzo in questo modo, razza di
idiota!
Poi avevano aspettato che Mikey e Ray si svegliassero e avevano
annunciato il piano.
Gerard avrebbe concesso loro una settimana. Di meno era
impossibile per la spalla di Frank e il sicuro trauma cranico di Mikey. Dopo di
che sarebbero partiti alla volta della città e si sarebbero ripresi
Grace.
-Non è che ci volesse un genio per fare un piano del genere, fratello-
aveva commentato Mikey, mettendosi in bocca una manciata di patatine,
ridendo.
-E non ci vuole un genio per capire che mangiare quelle schifezze
ora ti fa male. Chi te le ha date? Chi diavolo ha dato le patatine a
Mikes?- era sbottato l’altro, con tono sempre più isterico e provocando
risate sempre più forti negli altri tre; finché Frank non aveva alzato la mano,
colpevole, e Gerard non si era gettato su di lui per vendicarsi.
Era tutto
facile ora che avevano deciso, era come andare incontro al destino con il
sorriso sulle labbra perché ormai non si poteva fare nulla per evitarlo.
Nel
pomeriggio Frank gliel’aveva chiesto, a Gerard, mentre erano arricciati
sull’unica poltrona della casa, in un intreccio così pittoresco che Mikey
passando era scoppiato a ridere e aveva fatto loro cenno di scattare una foto,
guadagnandosi il medio di suo fratello.
Stavano cercando di trovare la
stazione di Dr. Death alla radio e Frank lo aveva guardato incuriosito e gli
aveva chiesto il motivo di tutta quell’allegria. Non l’aveva detto ma era
implicita la richiesta di sapere il perché aveva di colpo abbattuto ogni
barriera con lui in quel modo.
Gerard era rimasto in silenzio un lungo
momento, osservando i capelli neri di Frank che scendevano a incorniciargli il
viso e lo scorpione sul collo; poi aveva passato una mano sulla nuca,
attirandolo a sé e sfiorandogli le labbra.
-Perché ieri sera, mentre ci
rivestivamo, tu hai sorriso.- si interruppe per appoggiare la testa sulla sua
spalla, delicatamente, non voleva fargli male.
-Ed era tanto che non lo
facevi. Un sorriso vero dico, non un ghigno o una smorfia. L’unica cosa che si
avvicinava a un sorriso l’hai fatto a Grace e io avrei voluto proteggerla per
sempre. Era l’unica in grado di farci sorridere, l’unica che riusciva a tirare
fuori gli uomini che siamo dalle bestie che siamo diventati. Per questo, fra i
tanti motivi, ci tengo così tanto. Lei è il nostro sorriso e io voglio
restituirtelo perché te lo meriti.- si interruppe quando sentì addosso lo
sguardo incredulo di Frank. Lo stava guardando come si guarda un alieno a tre
teste con un Bazooka che ti dice di fidarti di lui.
-E’ così difficile
crederci?- chiese divertito.
-Sì.- replicò Frank, continuando a tenere
l’unico braccio sano attorno alla vita di Gerard. Quando strinse la presa Gerard
si sentì un po’ male perché non se n’era mai accorto prima, di quanto Frank
stesse male. Non si era mai reso conto che non era l’unico a cadere a pezzi, che
l’amico c’era sempre stato per lui, mentre lui per l’amico non c’era mai stato,
mai, nemmeno quando la sua famiglia era morta.
Si era chiesto perché non
avesse chiamato lui, perché lo avesse voluto escludere così, ma questo era
diventato solo l’ennesimo motivo del suo allontanarsi da Frank.
E adesso che
aveva capito la disperazione che il ragazzo nascondeva, l’assoluto bisogno che
in realtà aveva di lui e la determinazione che aveva avuto in questi due anni
nel nasconderglielo, per non gettargli altri pesi sulle spalle, adesso che
l’aveva capito, non poteva fare a meno di voler continuare a vedere sempre quel
sorriso.
-Viviamo nella paura Frank. L’abbiamo sempre saputo, anche da prima
che il 2017 cambiasse tutto. Anche prima c’erano nemici che ci portavano via la
volontà e la mente, solo che avevano nomi diversi ed erano molto più
riconoscibili. Korse ti distrugge con un sorriso, mentre promette che lo fa per
il tuo bene. Ma la sostanza non cambia. Siamo nati con la paura addosso, siamo
vissuti sentendo il suo fiato sulla pelle e adesso è diventato così normale
averne che non ce ne rendiamo nemmeno più conto. Per questo il tuo sorriso è
importante. Significa mandare tutto a ‘fanculo, non capisci? Significa ridere in
faccia ai Dracs, mandare Korse a farsi fottere e prendere ferocemente in mano la
nostra vita, per dire che possono toglierci tutto, ma non la libertà. Non la
voglia di vivere ancora, e di vivere bene. Sorridendo. Aspetterei un
migliaio di anni solo per poter vedere il tuo sorriso Frank. Perché è l’unica
cosa che ci salverà davvero- Sorrise quando Frank nascose la testa contro il suo
collo, tremando un po’. Poteva solo immaginare da quanto tempo stesse aspettando
quelle parole. Il fatto che gliele stesse dicendo solo adesso che probabilmente
stava conducendo tutti loro a morte certa, rendeva tutto disperatamente dolce e
amaro.
-Scusami- mormorò sui suoi capelli. -Scusami- ripeté poi, sentendo
Frank tremare ancora di più. Sapeva che non stava piangendo, lui non piangeva
più dal 2017.
Una volta ne avevano parlato, di come mai Frank si rifiutasse
così ostinatamente di farlo. Non avrebbe dimenticato facilmente la risposta che
gli diede.
Perché non ci riesco. Perché c’è troppo dentro ed è tutto
tappato, annodato tipo. Se riuscissi a piangere vorrebbe dire che ho snodato
tutto e sta uscendo fuori e non è una cosa facile. Penso che sia una cosa
fantastica che tu ci riesca ancora.
Aveva sempre considerato preziose le
sue lacrime, Frank. Lo aveva sempre guardato con invidia quando lui si lasciava
andare, magari nascondendosi agli altri. Prima non aveva capito perché non
cercasse mai di consolarlo, ma quando gli aveva fatto questo discorso aveva
cominciato a comprendere. Piangere era sentirsi vivi, era ammettere che stavi
male e stare male voleva dire che sentivi ancora qualcosa, che questo qualcosa
riusciva a uscire da te e lasciare un po’ di spazio dentro, per prendere un
attimo di respiro. Quella volta aveva guardato Frank, preoccupato, chiedendosi
se questo voleva dire che Frank, invece, quell’attimo di respiro non l’avesse
mai.
Chiedendosi come facesse ad andare avanti se davvero era così.
Ora
che Frank lo stringeva forte, lasciando intravedere solo a lui la paura fottuta
che doveva avere, capiva come aveva fatto. Aveva represso tutta la pressione,
aveva soffocato la paura e il terrore per poterlo amare in pace, per potergli
dare tutto quello che gli serviva.
Per riuscire ad essere l’ancora a cui
Gerard si sarebbe aggrappato.
Non riusciva a pensare che questo avrebbe
potuto essere uno dei loro ultimi abbracci. Era strano perché fino al giorno
prima si diceva disposto ad andare a morte certa, mentre ora tremava all’idea di
lasciare da solo Frank.
-Quindi è per questo che fai così? Per illuderci che
andrà tutto bene? Per darci cosa? Speranza?- chiese Frank, la voce soffocata.
-Per nascondere ancora per un po’ la verità. Perché è inutile morire prima
di essere davvero morti. Perché penso che tu sia la cosa più importante per me e
voglio che tu lo sappia-
E se Frank avesse saputo ancora come si fa a
piangere, o fosse riuscito a farlo, in quel momento sicuramente si sarebbe
lasciato andare a un pianto liberatorio. Erano parole che aspettava da una vita,
era l’unica cosa che l’aveva mantenuto sano di mente quando tutto attorto a lui
moriva, era la sua unica speranza.
-Penso di averlo sempre saputo, anche
quando mi hai lasciato per Lindsey. Anche se non ci credevo più, anche se ti ho
odiato. Penso che in fondo io l’avessi sempre saputo, che quello che proviamo
non è una cosa che si riesce a dimenticare così- rispose Frank, alzando il viso
dal suo nascondiglio e strofinando piano il naso contro la guancia di Gerard.
Non importava cosa sarebbe successo fra pochi giorni. In quel momento era lì e
sentiva che il nodo che aveva sempre avvertito dentro si stava sciogliendo un
po’.
-Penso che anche tu sei la persona più importante per me, e questa è
l’unica cosa che non potranno mai toglierci-
La notte è arrivata
alla sua fine
possiamo far finta...
dobbiamo correre, dobbiamo
correre...
è il momento di correre
Stavano aspettando l’alba,
seduti suoi gradini cadenti della vecchia catapecchia che avevano usato come
rifugio in quei giorni. Avrebbero dovuto dormire, lo sapevano bene tutti e due,
eppure non riuscivano a costringersi a chiudere semplicemente gli occhi e
lasciar scivolare così il poco tempo che potevano passare assieme.
Avrebbe
potuto essere l’ultima notte, lo sapevano entrambi, anche se nessuno dei due ne
aveva ancora parlato. L’alba sarebbe arrivata e loro sarebbero partiti per
Battery city, a riprendersi Grace. Sebbene Gerard non vedesse l’ora di andare
dalla piccola, che sarà stata coraggiosa ma avrà sicuramente avuto paura;
sebbene non vedesse l’ora di salvarla, non riusciva davvero a staccarsi da
Frank.
Non era stupido.
Aveva proposto di andare a prenderla
immediatamente, come se non gli importasse nulla delle conseguenze, come se
fosse un incosciente che non pensava a quello che sarebbe potuto succedere.
Invece lo sapeva.
Sapeva tutto, era consapevole di tutto eppure non
poteva fare a meno di andare, di mettersi in trappola da solo, di metterli tutti
in trappola pur di salvare Grace.
-Vi sto portando a morire Frank- sussurrò,
stringendo forte la sua mano, senza tuttavia avere il coraggio di
guardarlo.
-Perché l’ottimismo è di casa da queste parti! A che serve essere
pessimisti se ci sei già tu in giro?- commentò l’altro, ridacchiando. Gerard
sapeva quello che stava cercando di fare, alleggerire la tensione, passare in
serenità le ultime ore rimaste. Non era cambiato poi molto, Frank. Il dolore
l’aveva indurito, era vero, e sorrideva meno, ma combatteva sempre con la stessa
fottuta grinta, la stessa che metteva in ogni cosa. Cercava sempre di pensare al
meglio, di non morire prima di essere già morto, cercava sempre di essere il suo
sostegno. Pensare che era pure più piccolo di lui. Pensare che avrebbe dovuto
essere lui il leader, quello che infondeva coraggio e speranza.
-Perché mi
seguite tutti in questo modo Frankie? Non lo merito, io…-
Il compagno non lo
lasciò finire, gli strinse la mano e con l’altra lo costrinse a
guardarlo.
-Finiscila Gee. Senza di te saremmo già dispersi agli angoli di
questo cazzo di mondo e probabilmente saremmo già morti. Sei tu quello che ci
tiene assieme, sei tu quello che sa sempre cosa fare e come farlo, sei tu quello
che sa cos’è giusto fare. Non voglio sentire più discorsi così, pensavo
avessimo superato quella fase- terminò in tono più leggero, scoccandogli un
lieve bacio sulle labbra e fermandosi poi per accarezzarle con le proprie.
-Non avrei mai seguito nessun altro. Non avrei mai accettato che nessun
altro mi dicesse cosa fare e non sarei mai stato disposto a morire per nessun
altro- riprese il ragazzo, guardandolo intensamente negli occhi.
Gerard si
morse le labbra, sentiva gli occhi diventare lucidi sotto lo sguardo divorante
del compagno e il corpo cominciare a tremare. Non voleva perderlo, Dio, non
voleva.
-Sai che per me è lo stesso- mormorò poi. Sapeva che probabilmente
avrebbe dovuto dirgli che lo amava perché era la loro ultima occasione e non
sapeva davvero cosa sarebbe successo. Ma sapeva anche che dirlo ora, dirlo solo
perché pensava di non sopravvivere, era già una sconfitta. Si limitò a guardarlo
fisso negli occhi, senza mai distoglierli dai suoi, mentre sentiva il sangue
riprendere a circolare normalmente e il respiro calmarsi.
Sarebbero saliti
in macchina, di lì a poche ore, avrebbero guidato fino alla città e avrebbero
consumato tutta la carica delle loro pistole pur di vincere. Non c’era un altro
risultato accettabile, non si sarebbero accontentati di nulla di meno e sapeva
che ce l’avrebbero fatta.
Avrebbero riso in faccia a Korse e sarebbero
tornati con Grace, e solo allora avrebbe detto a Frank che l’amava.
Gliel’avrebbe detto da vittorioso, gliel’avrebbe detto sapendo che erano
riusciti a resistere fino alla fine.
Vide Frank sorridere, un sorriso un po’
triste ma bellissimo, così bello da spezzargli il cuore e non poté far altro che
baciarglielo via, lentamente, gustandoselo fino in fondo, fino a farsi mancare
il fiato e sentire che ormai il suo sapore era diventato quello di Frank e
viceversa.
Quando scese a baciargli il collo, Frank aveva già insinuato le
mani sotto la sua maglia, sordo alle proteste di Gerard, perché andiamo Gee,
non sono mica stupidi gli altri. Non ci disturberebbero per niente al
mondo.
E quando Gerard fu dentro di lui sentì che era il posto giusto, il
suo posto, quello che finalmente poteva chiamare casa. Era assurdamente giusto
che l’avesse capito solo adesso, mentre spingeva e sentiva Frank singhiozzare
Di più, cazzo sì, di più! Pensò che in fondo stavano facendo quello che
Frank l’aveva sempre spronato a fare.
Stavano resistendo.
Stavano
bruciando vita più che potevano, perché quella fottuta notte non finisse mai,
perché l’alba arrivasse ma arrivasse su un giorno in cui sarebbero stati tutti
assieme, lui, Frank, Mikey, Ray e Grace.
Un giorno in cui la famiglia
sarebbe stata riunita.
Stavano facendo esplodere quell’oscurità con la
potenza di mille stelle, e le urla che Frank rivolgeva al cielo assomigliavano a
una preghiera. Se fosse stato Dio sarebbe stata l’unica, dannata preghiera che
avrebbe mai ascoltato.
E se il mondo era una ferita loro la stavano
ricucendo mescolandosi in quel modo, baciandosi freneticamente, amandosi come
non avevano mai fatto. Con tutta la disperazione e l’amore che non ci avevano
mai messo prima.
Quando il sole cominciò a sorgere, piano, lì trovò ancora
nudi e abbracciati, seduti malamente contro la parete della casa, mentre Frank
stava in mezzo alle gambe di Gerard e si lasciava stringere la vita.
-La
notte è finita- sussurrò Gerard, con una determinazione selvaggia negli occhi.
Avrebbero vinto e sarebbero stati felici assieme.
Non sarebbe stata la
loro fine.
-Possiamo far finta…- cominciò Frank, ma non finì mai.
Non ce
n’era bisogno.
Avrebbero voluto far finta che Grace fosse dentro e stesse
dormendo abbracciata a Ray o Mikey, avrebbero voluto far finta che quella fosse
stata una notte come tante.
Avrebbero voluto far finta di essere nel 2012 e
che tutto andasse bene.
Scosse la testa. Gerard non poteva vederlo ma sapeva
che aveva la sua stessa determinazione incisa in ogni lineamento del viso, lo
sguardo d’acciaio di chi non cederà mai.
Non si sarebbe mai spezzato, non si
sarebbe mai arreso e in ogni angolo del suo viso si poteva leggere la tacita e
inossidabile promessa che sarebbero tornati tutti a casa.
Si alzarono in
piedi, rivestendosi in silenzio ed entrando in casa, dove un silenzioso Mikey
stava finendo di controllare tutte le loro armi e Ray invece controllava
l’ultima volta la piantina della Scarecrow.
Suo fratello, il suo migliore
amico e il suo amante.
Non dissero nulla, si guardarono in silenzio e poi
Mikey rivolse un piccolo sorriso ai due e commentò:
-Penso che i coyote
laggiù abbiamo molto da imparare da voi due-
Ray ridacchiò e
aggiunse:
-Oh erano loro? A me pareva fossero effettivamente i coyote che
facevano tutto quel casino-
E Frank rise, agganciando il collo di entrambi e
tenendoli stretti un attimo, forte, senza dire nulla, l’espressione di nuovo
seria e dura.
Quasi ogni lineamento fosse stato inciso nella pietra.
Stava dicendo loro addio.
Mikey chiuse gli occhi un istante, per poi
riaprirli e fissare suo fratello.
Ray posò la testa sulla spalla di Frank e
annuì silenziosamente.
Avrebbe voluto vegliare sempre su di loro, come stava
vegliando su questo momento.
Poi Frank si riscosse e rivolse a tutti loro un
ghigno:
-Andiamo a fare il culo a quei fottuti Dracs?- urlò, alzando le
braccia e aspettando la replica di Ray:
-Andiamo a riprenderci Grace- secca e
decisa.
Mikey si raddrizzò, catapultandosi fra le braccia di Gerard e
stringendolo forte prima di spalancare la porta, lasciando che il sole inondasse
la stanza.
-Andiamo a riunire la famiglia- sibilò Gerard, stringendo la mano
di Frank e uscendo contro il sole.
Dovevano correre, e correre
veloci.
Era il momento di correre.
Portateci via dall'inferno
proteggeteci per il male che verrà
Resistenza...
E mentre
Frank osservava disperato e attonito Korse che puntava la pistola contro il
mento di Gerard; mentre osservava il suo sorriso enigmatico, mentre sentiva il
sangue pompare nelle orecchie fino a minacciare di fargli scoppiare tutte le
vene contemporaneamente, sentì che era anche la sua fine.
Guardò immobile
Mikey che urlava e poi correva verso Gerard, sparando all’impazzata, guardò Ray
afferrare Grace per proteggerla. Guardò il suo cuore andare in pezzi quando
Korse sparò e un momento prima di cadere, un momento prima di chiudere
quegl’occhi verdi che l’avevano sempre salvato, in ogni momento della sua vita,
un’ attimo prima della fine, vide Gerard guardarlo. Lo guardò e aprì le labbra,
formulando silenziosamente due lettere che si incisero a fuoco nella sua anima
ormai stracciata. Frank era sicuro che il sorriso vago che aveva Gerard prima di
morire fosse dovuto al fatto di essere riuscito a leggergli sulle labbra un
“anch’io” sussurrato.
Quando anche Frank cadde sotto i colpi dei laser, fu
certo che il colore che vide dietro gli occhi chiusi non fosse nero ma verde.
Verde come gli occhi di Gerard che sperava avrebbe rivisto presto.
Almeno Grace era salva.
Keep running.