CAPITOLO
TERZO
“Oh
oh!E quando Eleonora e Nana si sono infilate in classe di notte per
dipingere le pareti di rosa shocking?” esclamò ridendo Gabriele
agitando una mano per attirare l’attenzione su di sé, Giò scoppiò a
ridere seguito a ruota da tutti gli altri. “Non ci posso credere!Solo
loro due potevano!Ma quando?Com’è che me lo sono perso?” Nana rise a
sua volta mentre abbracciava la sua amica che si era accoccolata come
un gattino su di lei e rispose: “Preciso che l’aula non era tutta rosa,
due pareti erano dipinte di nero!”
Manuele
si mise una mano sugli occhi cercando di calmare le risate: “Non
capisco proprio come siano potuti risalire a voi!”commentò ironico.
Gabriele
si voltò verso Giò che teneva una mano sulla vita di Jess e con l’altra
si sistemava capelli, incasinandoseli ancora di più “Comunque non ve lo
ricordate perché non eravate ancora a scuola… noi eravamo in seconda.
Non vi dico il giorno dopo, tutta la scuola era in processione per
vedere l’aula dipinta di quel colore assurdo. Però noi ad ogni buon
conto non abbiamo spifferato nulla, eravamo pronti ad essere puniti
tutti pur di non rivelare chi era stato…era troppo divertente la faccia
dei professori quando entravano”
Eleonora
fece una piccola smorfia “Non a tutti dispiaceva….la prof di disegno
dal vero ha preso un pennello e si è messa a disegnare un unicorno!Lei
ha apprezzato la nostra arte!” Matt intervenne cercando al contempo di
non fissare troppo Jess e le sue mani che si infilavano sotto la
maglietta di Giò “No secondo me si divertiva solo a vedere la faccia
degli altri prof ogni volta che entravano e vedevano il muro sempre
pieno di disegni nuovi senza riuscire a capire chi era stato”
Manuele
assentì sistemandosi più comodamente sul cuscino accanto a Matt “Certo
in un istituto d’arte non è difficile trovare chi è grado di disegnare
così bene…la Condutti si divertiva solamente a far impazzire gli
altri…l’ho sempre adorata quella donna” concluse scivolando più vicino
a Matt, ignorando le occhiatacce di Giò che cercava di togliere le mani
di Jess da sotto la maglia senza molto successo.
“Comunque
alla fine, non so come, ma hanno capito che eravamo state noi e ci
hanno obbligate a ridipingere tutta la classe” concluse Eleonora con
una smorfia di disappunto;
“Non
riesco proprio a capire come abbiano fatto ad arrivarci” Esclamò
Gabriele seriamente, trattenendo malamente una risata, non riuscì a
trattenerla molto bene evidentemente visto che Eleonora gli tirò un
calcio non molto gentile sugli stinchi.
Visto
le zeppe che portava ancora ai piedi Matt temette che gli avesse rotto
la gamba come minimo.
“Beh
ma nessuno batte me e Manu!” disse Giò rizzando la schiena e puntando
il dito contro Manuele “Te la ricordi quella volta, quando abbiamo
versato l’alcool sulla cattedra prima che entrasse il prof di Religione
e poi gli abbiamo dato fuoco?” Matt sbarrò gli occhi voltandosi verso
Manuele che si era appiccicato incredibilmente a lui e non accennava a
spostarsi nonostante gli sguardi curiosi di tutti gli altri.
“Avete
fatto davvero una cosa del genere?Al prof di religione?Ma chi, Don
Borlini?” sapeva che aveva degli amici molto fantasiosi ma fin’ora non
si era mai davvero reso conto quanto potessero essere pericolose le
loro menti unite. Soprattutto quelle di Eleonora e Manuele, pensò con
una smorfia, e il modo in cui si guardavano in quel momento non gli
suggeriva nulla di buono, sembravano quasi scambiarsi cenni di intesa
senza nemmeno muovere la testa.
“Si
lui, il prete, e quando è entrando abbiamo messo sul cellulare la
musica dei Carimina Burana e abbiamo urlato ‘Benvenuto all’inferno!’”
Rispose
Manuele noncurante, come se fosse una cosa perfettamente normale
inscenare tutto quello e beccarsi una settimana di sospensione solo per
farsi quattro risate.
“Mio
Dio” esclamò Matt senza riuscire a trattenere le risate, Manuele gli
batté un pugno sulla spalla, scherzosamente “Mio Diavolo vuoi dire”
Altro accesso di risa incontrollate.
E
la mano di Manuele non accennava a staccarsi dalla sua schiena.
Cominciava
a sentire un discreto calore provenire da li, non era spiacevole ma non
era nemmeno abituato ad aver attenzioni così palesi da parte di un
ragazzo, tantomeno davanti a tutti. Nessuno parve notare nulla in ogni
caso, solo Giò sembrava sul punto di infilzare Manuele con gli attrezzi
per accendere il fuoco. Guardava l’attizzatoio con una brama assoluta,
come fosse stata una bella donna.
Matt
si prese il viso fra le mani, non era stupido, aveva capito cosa stava
cercando di fare Manuele e anche se non capiva perché mai gli
interessasse così tanto aiutarlo, gli era in un certo senso
grato.
Anche
se sapeva che era perfettamente inutile.
“Tu
assecondami” sussurrò Manuele al suo orecchio, dall’esterno
probabilmente sembrava glielo stesse baciando da tanto si era
avvicinato a lui. Doveva aver capito che Matt aveva intuito tutto e non
voleva che questo rovinasse il suo piano.
Matt
diede un occhiata veloce attorno a se, Eleonora e Nana ridevano ancora
commentando la bravata di Giò e Manuele, Gabriele era troppo occupato
ad osservare Eleonora e probabilmente a desiderare essere al posto di
Nana e Jess era occupata a stuzzicare in tutti i modi Giò.
Nessuno
faceva caso a loro, o meglio, a nessuno sembrava importare
particolarmente il fatto che Manuele sembrava sul punto di baciarlo e
per un momento pensò che se l’avesse fatto davvero gli altri si
sarebbero limitati a lasciarli soli per permettere loro di concludere.
Erano
così pazzi e fuori di testa da accettare come se fosse normale
qualunque forma di diversità e lui li adorava per questo.
Si
rilassò muovendo impercettibilmente la testa verso Manuele e replicando:
“Un
giorno mi dirai perché lo stai facendo”
Sentì
con un brivido la sua bocca sfiorargli il lobo dell’orecchio,
mordicchiandoglielo appena:
“Tu
goditi lo spettacolo e non pensare a nulla” facile a dirsi con lo
sguardo di Giò che lo trapassava e la bocca di Manuele che faceva cose
indecenti al suo orecchio, sentiva la faccia andare a fuoco ed era
consapevole che non era solo per Manuele, buona parte del merito andava
alle occhiate che Giò gli riservava, cariche di una rabbia così palese
e scoperta da frastornarlo.
Era
sicuro che per Giò fosse stata solo una notte come le altre, giusto per
provare qualcosa di diverso e poi se ne fosse immediatamente pentito,
ma ora quello sguardo furibondo e…geloso? Sembrava mandare all’aria
tutte le sue teorie.
Si
erano amati quella notte, questo lo aveva capito, lo aveva intuito dal
modo in cui le sue mani lo sfioravano, riverenti quasi, dal modo in cui
la sua bocca lo trovava e nel modo in cui poi lo aveva stretto a sé,
quasi convulsamente. Si erano amati ma poi Giò non aveva avuto le palle
per cercare di capire se potevano partire da lì per essere un qualcosa
assieme, e gli aveva chiesto di dimenticare.
Cosa
voleva ora?
Con
una rabbia che trattenne a stento inarcò leggermente il collo indietro,
lasciando la gola candida alla vista di Giò e strinse una mano a
Manuele. Nessuno li guardava.
Solo
Giò che si voltò di scatto verso Jess, furioso, e la baciò
appassionatamente. Gli occhi fissi su loro due.
E
fu come se la vista gli si annebbiasse di colpo, se l’era cercata forse
ma vedere Giò che baciava così un’altra era più di quanto potesse
sopportare. Manuele si staccò dal suo orecchio circondandogli le spalle
con un braccio, mentre Eleonora si alzava improvvisamente dal divano
esclamando secca :
“Mi
sa che è ora di andare a dormire…e attenti al soffitto, l’anno scorso
ci sono state infiltrazioni, non vorrei che crollasse mentre dormite”
Lo disse a tutti ma Matt era certo che si stesse rivolgendo a Giò e
Jessica, che impallidì di colpo. Gli scappò un sorriso tenero, Eleonora
non si era persa una sola battuta né un solo scambio di sguardi e ora
stava correndo in suo aiuto, capendo perfettamente come l’aria ora
sembrava farlo soffocare invece che respirare.
Le
mani corsero a coprire gli occhi, non voleva che Nana e Gabriele
capissero qualcosa, non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato,
era una cosa sua, era una cosa privata che era sempre riuscito a
gestire, perché adesso invece si sentiva come spezzare dentro?Perché
sentiva le mani tremare e il cuore frantumarsi?
No
nessuno doveva vederlo in quello stato.
Manuele
si alzò dai cuscini tirandoselo dietro e continuando a sostenerlo si
avviò verso le scale, non prima di aver lanciato uno sguardo glaciale a
Giò che rispose stringendo Jess più forte.
Manuele
si voltò verso Eleonora, guardandola, e in quello sguardo c’era molto
più di quello che poteva sembrare a prima vista, ma Matt non aveva la
forza per decifrare ora quello scambio, si limitò ad appoggiarsi a
Manuele. Non sapeva perché si stava fidando in questo modo ma sentiva
che il ragazzo era a posto, che non lo avrebbe tradito e che in un modo
contorto e strano era affezionato anche a lui e non l’avrebbe colpito
alle spalle o preso in giro.
Eleonora
aveva dimostrato ancora una volta il suo senso dell’umorismo
nell’assegnare le camere: Gio aveva la stanza del Bianconiglio, Jessica
quella della Regina di Cuori, Gabriele si era preso per se la Lepre
Marzolina e a Matt era stato assegnato il Cappellaio Matto.
Che
fosse un messaggio subliminale era chiaro, soprattutto quando vide in
quale stanza dormisse Manuele: lo Stregatto.
Scosse
la testa sorridendo lievemente e lasciò che l’amico lo conducesse
dentro, chiudendo la porta dietro di se.
Si
mise sulla difensiva, puntando i piedi e fermandosi contro la porta,
non era annebbiato come prima, i pensieri stavano cominciando a
diventare chiari e con loro tornava la diffidenza e il desiderio di
capire.
Aveva
bisogno di capire cosa stesse facendo Manuele perché lui voleva solo
dimenticare e lo strano comportamento dell’amico lo stava solo
confondendo e costringendo a tenere aperte ferite che desiderava
cicatrizzare al più presto.
“Cosa
vuoi ottenere?E perché?” chiese con voce ferma, lo osservò mentre si
toglieva la maglia restando a petto nudo e distolse lo sguardo. Non gli
faceva nessun’effetto ma ora era chiaro che l’amico aveva capito tutto
e non era sicuro che davvero non gli desse fastidio essere guardato da
lui.
Sentì
i pantaloni scivolare a terra e solo quando rimase in boxer,
chiaramente la sua tenuta per dormire, gli rispose:
“Pensavo
fosse chiaro”
Matt
ancora non lo guardava.
“Non
lo è invece, io voglio solo che passi al più presto e non capisco
perché tu stai facendo tutto questo…lo fai per lui o per me?”
C’era
un chiaro sorriso nella voce di Manuele quando gli rispose:
“Non
potrei farlo per tutte e due?”
Matt
si morse le labbra per poi atteggiarle in una smorfia amara continuando
a fissare il pavimento:
“Non
prendermi per il culo. Tu sei il migliore amico di Giò e se scopro che
vuoi solo divertirti alle nostre spalle io…” Lo interruppe
avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla guancia “Hei hei
calma…com’è che prima vuoi scordarti di lui e ora lo difendi così?”
C’era un lieve accenno di ironia nella sua voce ma non gli diede
fastidio, non era da presa in giro. Continuò senza aspettare una
risposta.
“Ti
ammiro” disse solo per poi premere due dita sotto il mento e
costringerlo a guardarlo, scoprì che era completamente diverso dal
guardare Giò, Manu era più piccolo e i suoi muscoli erano meno
delineati, però questo lo rendeva più aggraziato e nei suoi movimenti
c’era un eleganza innata che ti costringeva a seguirlo, incantato.
Non
gli provocava il groviglio di emozioni che gli provocava Giò però era
comunque piacevole sentire il suo corpo così vicino.
“Ti
ammiro perché tu non parli, ascolti. E quando ascolti lo fai davvero,
ti interessi davvero delle persone e le rispetti come sono, senza
pretendere che cambino per te. Tu ami Giò e sai che anche lui, in un
modo tutto suo e ancora pieno di paure, ti ricambia, però non hai fatto
nulla per costringerlo a stare con te, hai rispettato la sua volontà e
sei pronto a rinunciare a lui piuttosto che fargli male.”
Tremò
lievemente mentre il palmo della mano di Manuele restava sulla sua
guancia, gli occhi erano due pozzi blu che minacciavano di inghiottirti
se li guardavi troppo a lungo, e improvvisamente capì perché Giò
tenesse a lui così tanto.
Doveva
essere un amico straordinario al di la dell’ironia e dei suoi modi
pungenti.
Continuò
senza smettere di fissarlo intensamente:
“Molti
scambierebbero questo per debolezza ma so quanta forza ci vuole per
rinunciare alla persona che ami e per rispettare le sue decisioni. Deve
essere lui a venire verso di te, deve essere lui a capire e tu gli stai
dando tutto il tempo del mondo senza fargli pressioni perché ancora
prima che amarlo lo rispetti. E sebbene tu sia stato ferito dagli altri
non feriresti mai nessuno. Per questo ti stimo” Matt lo stava guardando
con gli occhi lucidi, nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere e
non sospettava minimamente che Manuele potesse davvero pensare tutto
questo di lui. Si morse il labbro, sapeva che i suoi amici gli volevano
bene ma, a parte Eleonora, non aveva mai sperato che qualcun altro
riuscisse a vedere così a fondo in lui e a parlargli in quel modo,
accettandolo incondizionatamente.
“Ma
tu…” non riuscì a finire la frase che Manuele si scostò leggermente da
lui per allargare le braccia e interromperlo: “Sono bisex si… ovvero mi
godo tutto quello che il mondo mi offre” lo disse
ridacchiando leggermente però Matt sentiva l’intensità di quel momento
come un urlo nelle orecchie, percepiva chiaramente che Manuele non ci
stava provando, non voleva portarlo a letto né tantomeno lo amava, però
c’era una sorta di legame ora fra loro, un legame fatto di parole e
gesti discreti, di stima e rispetto che non pensava davvero di potersi
meritare.
“Non
pensare nemmeno per un momento di non meritarti tutto questo, di non
meritarti la felicità, perché non è così chiaro?” però qualcosa stonava
ora, l’intensità si era fatta maggiore e nonostante la sicurezza che la
voce di Manuele ostentava sentiva di fondo una nota stridente.
“Lo
dici a me o a te stesso?” e Manuele sussultò leggermente, rimanendo in
silenzio.
“Perché
ho come l’impressione che prima che fare tutto questo per noi tu lo
stia facendo per te. Non che questo sia sbagliato, anzi, io ammiro chi
persegue i suoi obbiettivi con tutta questa tenacia, però non vorrei
che tutto questo finisse per far star male te piuttosto che noi”
Manuele rimase in silenzio, a mezzo passo da lui, e sospirò. Sapeva che
aprirsi così con Matt era stato un rischio, lui ed Eleonora erano
estremamente attenti a ogni gesto o espressione degli altri, capivano
con infallibile certezza lo stato d’animo altrui ed erano in grado di
districarsi facilmente nei sentieri complicati che lastricavano l’animo
umano, ma Matt era un’altra storia.
Matt
non si limitava a leggere le persone, lui scavava a fondo con una
facilità impressionante, a lui non serviva essere attento a ogni
espressione degli altri, a lui bastava uno sguardo per carpire segreti
che era meglio restassero sepolti a volte. Sapeva che appena avesse
scoperto il fianco con Matt lui avrebbe capito con facilità disarmante
quello che gli altri non riuscivano a comprendere da una vita intera,
quello che nemmeno Giò, con tutta probabilità, capiva.
E
quando continuò Manuele ebbe la certezza che quello che aveva
sospettato sull’intuito di Matt fosse vero.
“Siamo
i tuoi talismani vero?Se riesci a far felici noi, se riesci a far
superare a Giò le sue paure e a me la mia sfiducia negli altri, allora
saprai che nemmeno per te è tutto perduto. E ogni volta che ci
guarderai saprai che niente è davvero impossibile e che forse anche tu
puoi permetterti di essere felice. O almeno di tentare.” Le mani di
Manuele scivolarono sulle sue braccia, arpionandolo stretto, posò la
testa sull’incavo del suo collo e rimase così, la sola cosa che
testimoniava che l’avesse davvero sentito erano le sue mani che lo
stringevano sempre più forte.
“Com’è
che siamo finiti a parlare di me ora?” chiese sarcastico, con le labbra
sulla sua pelle.
“Perché
sono maledettamente abile a sviare il discorso da me stesso” Replicò
Matt accarezzandogli lievemente la testa, intenerito. Sospettava che
Manuele non si lasciasse andare così con nessuno, che non permettesse a
nessuno di intravedere la sua debolezza e si sentiva in un certo senso
onorato dal fatto che l’avesse fatto con lui.
“L’avevo
notato” rispose con voce roca, alzando la testa e guardandolo da
vicino, pochi millimetri li separavano.
“Non
ti ho portato qui per questo, non voglio fare assolutamente nulla con
te”
Si
avvicinò ancora, gli sfiorava le labbra ora.
“Lo
so”
Sussurrò
di rimando Matt, senza tirarsi indietro, sorrise portando le mani sulla
sua nuca e avvicinando a se definitivamente il viso di Manuele,
lasciando che lo baciasse.
Fu
un bacio tenero e disperato assieme, non si amavano, non c’era
desiderio fisico, o almeno non del tipo che ti spinge ad andare avanti
senza riuscire a fermarti finché quel fuoco non si placa; non era
niente di tutto quello, era desiderio ma di sentirsi uniti, era
suggellare quello che si erano detti con qualcosa che andasse al di là
delle parole e delle promesse, era uno scambiarsi un pezzettino della
propria anima per metterla nelle mani dell’altro, certi che l’altro
l’avrebbe protetta e amata.
C’era
tutto questo in quel bacio e quando si separarono appoggiarono la
fronte contro l’altro e si sorrisero, leggermente ansimanti “Dormi con
me” sussurrò Manuele, e Matt seppe che non avrebbero fatto
assolutamente nulla, solo, si sarebbero sentiti un po’ meno soli per
quella notte, e avrebbero avuto il calore di una presenza davvero amica
accanto.
Dormirono
uno accanto all’altro, sfiorandosi senza davvero abbracciarsi ma
sentendo la presenza rassicurante dell’altro.
Matt
non sapeva quali fantasmi ci fossero nella vita di Manuele ma in quel
momento scoprì il desiderio di offrirgli un piccolo posto per lui
accanto a se.
“Perché
siamo così maledettamente melodrammatici e ogni cosa ci sembra essere
la fine del mondo?” chiese Matt a un certo punto, non si era tolto la
maglietta e Manuele non aveva insistito per fargliela togliere, aveva
intravisto varie volte la sua cicatrice ma sapeva di non dover chiedere
nulla per il momento.
“Perché
abbiamo sedici anni” rispose voltandosi verso di lui “fra dieci anni
non desidereremo altro che tornare indietro e rivivere tutto e rideremo
delle cazzate mentali che ci facevamo, che Leopardi e il suo fottuto
pessimismo cosmico ci fa un baffo”
Matt
rise lievemente avvicinando di più la testa a quella di lui.
“Si
probabile”