GIUDIZIO
CORRETTEZZA: 9. Devo toglierti almeno un punto perché ci sono diversi errori di distrazione, cose non di grave conto, per il resto però è corretto. Rileggendo con calma li ritroverai tutti!
TRAMA: 10. E’ una trama molto curata e dettagliata, non hai trascurato nulla sin dall’inizio, illustrando la situazione negativa in cui vivevano, poi hai mostrato e reso molto bene la scena tragica dell’incidente e sei passata a descrivere l’evoluzione del personaggio e della sua storia in modo che non fosse lasciato niente all’immaginazione. È una trama molto ben sviluppata e fatta, fino alla fine e a quel dannato finale.
STILE: 10. Bello stile, l’hai scritta delicatamente come una storia simile va scritta, senza vari virtuosismi di mezzo, con semplicità e scorrevolezza, infine c’è quel tocco di poesia portato un po’ dalla canzone stessa ed un po’ proprio dal tuo modo di scrivere che per questo genere di storie è semplicemente perfetto!
CARATTERIZZAZIONE: 10. Bè, lui è reso tanto bene sin dall’inizio che sembra di vederlo nonostante di lui descrizioni fisiche non ce ne siano. Tutto il suo viaggio, la sua mutazione. Dal buio cieco in cui era, alla disperazione, al cambiamento radicale, alla luce in cui si trovava alla fine. E si piange per lui proprio perché sei riuscita a renderlo tanto bene e a far affezionare a lui.
IN TEMA: 10. La citazione è usata all’interno della fic e non sotto forma di song fic ma amalgamata perfettamente nel testo. Ottimo lavoro a riguardo, mi è piaciuto molto il modo in cui l’hai sviluppata ed usata.
ORIGINALITA’: 10. Che posso dire? I tre capitoli così diversificati sia per tempi che per persone di narrazione? Oppure la stangata nella trama iniziale, con madre e figlio che muoiono in quel modo? Ti assicuro che è un colpo di scena che uno non si aspetta. Ma forse magari il finale è il punto più originale… con la sua morte lasci tutti senza parole. Direi che vale proprio la pena se non altro per tutti i punti originali che ci sono, i molti colpi di scena… oddio, ad un certo punto temevo volessi uccidermi il cane. Lì si che sarei morta!
COINVOLGIMENTO PERSONALE: 10. Dico solo che ho pianto come una scema in tutto il capitolo finale, ma tu lo sapevi accidenti a te! Ok, me la sono cercata a dare certe citazioni che potevo aspettarmi? Questa canzone parla di uno che sta morendo, del resto… Però ugualmente non immaginavo l’usassi così bene e riuscissi ad arrivare al cuore in questo modo (ma che gentile che sono!). Ci si affeziona a lui, lo si capisce, si evolve insieme a lui e poi alla fine si muore un po’ con lui. Specie perché il momento della morte è reso bene, benissimo. È difficile rendere una morte così bene. Ok, ammettiamo che un gran bell’aiuto l’abbia dato la canzone, però sei stata brava tu usarla nel modo giusto, a farti praticamente guidare da essa ed io consiglio di leggerla ascoltando la canzone sul terzo capitolo perché veramente così entrate nel vivo di quel momento tragico e lo percepite con tutti i sentimenti giusti. Complimenti. Gran bella storia. Ora Alessandro sta bene, si è riunito alla sua famiglia. Però è tristissimo lo stesso.
PUNTI BONUS: 0. Hai usato solo i versi da me indicati, senza mettere tutto il testo, quindi niente punto bonus, ma direi che puoi ritenerti contenta anche così, no?
TOTALE: 69

Another world (Un'altro mondo)

seconda classificata

/Another World - Antony and The Johnsons/

1° parte

\\Ho bisogno di un altro posto
Là sarò in pace
Ho bisogno di un altro mondo
Questo è quasi andato \\

19 Settembre 2009
Quando arrivò la notizia Alessandro stava ancora lavorando, anche se era sabato e le 23 erano passate da un pezzo.
Gli capitava spesso di portarsi il lavoro a casa e questo, a volte, lo faceva litigare con la sua famiglia.
Con sua moglie e con suo figlio per cominciare.
E anche con i suoi tre cani che si sentivano trascurati e nonostante sua moglie, grande amante degli animali, li portasse sempre fuori loro finivano per sentire, acuta, la sua mancanza e gli mettevano, letteralmente proprio, il muso evitando perfino di guardarlo per giorni interi e facendogli ogni tipo di dispetti.
Come dei bambini piccoli, in effetti.
Specialmente Haiko, quello che gli era più affezionato, diventava peggio di un terremoto della decima scala Richter.
E non stava affatto esagerando.
Ma nemmeno lui bastava a farlo desistere.
Aveva un'azienda da mandare avanti e questo faceva si che passasse in quello studio tutto il suo tempo cosidetto libero.
Che poi libero non era affatto.
Il telefono squillò rompendo il silenzio della stanza.
Lo guardò stranito quasi... e chi mai usa ancora il telefono?
Avevano tutti il cellulare e il telefono, ormai, veniva usato solo da quelli che volevano venderti qualcosa o ... o darti brutte notizie.
Aspettò che sua moglie prendesse su la cornetta dal salotto, dove stava sicuramente vedendo la TV, ma questo non accadde e quel suono rieccheggiava nelle quattro mura del suo studio, facedolo innervosire.
Che voleva dire tutto questo?
Perchè mai non rispondeva?
E suo figlio che diavolo stava facendo?
Allungò il braccio e afferrò lui la cornetta del modernissimo e inutilizzato apparecchio con una punta di fastidio, una punta un po' grande a dire la verità.
Lo faceva apposta a non rispondere, proprio per fargli vedere che era tardi e che era ora di andare a letto.
Sarebbe stato da lei in effetti.
Certo questo non toglieva nulla al fatto che a quell'ora chi accidenti chiamava e...
- Pronto? Famiglia Bertoni? Siamo i carabinieri...-
il resto si perse nella nebbia che avvolse la sua mente.
Si sentì estraniato da se stesso, come se fosse stato spinto, a forza, fuori dell'involucro che era il suo corpo e si osservava quasi con distacco mentre metteva una mano tra i capelli continuando a chiedere, con voce sempre più alterata, che cosa stava dicendo.
Ma era impazzito?
Sua moglie e suo figlio erano a dormire...sbattè giù la cornetta e continuò a vedersi dal di fuori mentre saliva le scale facendo i gradini due a due e spalancava la porta della camera di suo figlio, chiamandolo a gran voce.
Per trovarla vuota.
E poi mentre si precipitava nella sua, sapendo già che cosa avrebbe visto...anzi, che cosa non avrebbe visto.
Fu in quel preciso momento, mentre la grande camera era vuota, il letto perfettamente rifatto e in ordine senza nessuna traccia di Lucia, che con uno strattone fortissimo si ritrovò di nuovo dentro se stesso e sentì, con una lucidità impressionante, tutto il dolore che lo stava schiacciando.
Era tutto vero.
Loro non c'erano.
Che cosa aveva detto il carabiniere?
Cercò di ricordarlo ... aveva parlato di un incidente...aveva detto che erano in ospedale in gravi condizioni.
Scese le scale senza nemmeno guardare dove andava e fu davvero un miracolo se non si ruppe l'osso del collo cadendo.
Quel miracolo che chiese a Dio una volta che fu in macchina, mentre guidava con il cuore stretto in un'angoscia infinita, ripetendosi che non poteva essere vero.
Che non poteva accadere a lui.
Dovevano essere a letto...dove stavano andando?
Perchè non sapeva niente?
Cercò di ricordarsi se gli avevano detto qualcosa e, quando il ricordo arrivò, fu ancora peggio.
Quella sabato c'era la partita di suo figlio.
Giocava a basket e quella sera, alle 18, erano in trasferta a Trieste.
Avrebbe dovuto esserci lui con loro, glielo aveva promesso perchè era una partita importante e suo figlio Gabriele ci teneva, per non parlare di Lucia.
Aveva promesso che li avrebbe raggiunti per le sei e già li la faccia delusa di Gabri gli aveva procurato il solito malessere proprio sulla bocca dello stomaco ma, evidentemente, non era stato sufficente.
Infatti si ritrovò assorbito di nuovo dal suo lavoro fino a dimenticarsi della sua promessa.
Come sempre.
"Dammi un'altra possibilità" chiese a Dio in lacrime.
Lui ci credeva a Dio, andava a Messa ogni domenica, mandava suo figlio a catechismo e faceva delle generose offerte alla chiesa ogni anno.
Era un bravo cristiano...Dio non poteva non ascoltarlo !
Ma quando arrivò in ospedale capì che si era ingannato un'altra volta.
Lo capì guardando la faccia mesta dell'infermiera e quella seria del medico.
Lo capì quando gli impedirono di entrare nella loro stanza perchè dovevano prima "metterli a posto".
Iniziò a urlare che si stavano sbagliando.
Che quelli la dentro non erano loro, non potevano essere loro.
- Gabrieleeeee, Luciaaaaaaaaaaaaa-
Iniziò a gridare i loro nomi con disperazione, sperando di sentire la loro voce che gli diceva di smetterla di urlare perchè non erano mica sordi.
Ma non accadde nulla di tutto questo.
Fu portato in una piccola stanza li accanto e gli fu dato un sedativo mentre la sua voce continuava a chiamarli, impazzito dal dolore.
Quello che accadde dopo fu avvolto dalla nebbia e Alessandro, anche a distanza di anni, non avrà una memoria precisa di quei giorni terribili.
Quello che gli rimarrà in mente saranno soltanto le iniezioni che gli facevano per farlo smettere di urlare, di chiamarli.
E l'abbraccio del suo migliore amico, arrivato li quando aveva letto la notizia dal giornale, l'indomani, perchè lui non era riuscito a chiamare nessuno.
Nè Alessandro nè sua moglie avevano una famiglia.
Lei orfana fin da piccola era cresciuta con una zia che aveva ormai quasi novant'anni e viveva in una casa di riposo mentre lui, i suoi, li aveva semplicemente rinnegati dopo che avevano cercato di portargli via l'azienda che aveva fondato e fatto diventare grande.
Quella stessa azienda che gli aveva permesso di sopravvivere a loro.
Dario, il suo amico che non lo lasciò solo nemmeno quando lui lo malediva, si occupò di tutto.
Chiamò anche quella famiglia rinnegata per avvertirli e anche se loro risposero che non conoscevano nessun Alessandro Bertoni lui sapeva di avere la coscienza a posto e di aver fatto tutto il possibile per Alessandro.
Anche se non riuscì ad alleviare il suo tormento.
Era come se un artiglio stesse stringendo il suo cuore, lacerandolo senza nessuna pietà.
Lo assecondò anche quando Alessandro gli disse che voleva vendere l'azienda e non se ne stupì affatto.
Anzi...se voleva essere sincero fino in fondo fu sollevato quando glielo disse.
Il funerale era stato celebrato da un mese quando Dariò riportò il suo amico a casa.
Tutto quel tempo era stato da lui e lui sperava che potesse restare li ancora un po'...perchè che cosa ci faceva in quella casa da solo?
In quella enorme villa pensata e costruita per una famiglia?
La dentro c'erano tutti i ricordi di suo figlio e di Lucia, la casa era intatta così come lui l'aveva lasciata quella notte maledetta.
Perchè voleva ritornarci così presto?
Ma chiaramente non gli chiese nulla.
Lo accompagnò in silenzio ed entrò con lui, guardando con apprensione il suo volto chiuso, assente.
Come...come se non ci fosse nessuno, dietro quei lineamenti.
E quando la sua voce parlò fu ancora peggio perchè era più lontana e fredda di qualsiasi altra cosa lui avesse mai sentito:
- Venderò tutto quanto...ogni cosa -
- Fai bene...anche io mi stavo chiedendo cosa avresti fatto qui dentro ...-
Ma quella voce così estranea lo interruppe come se lui non avesse parlato, come se non lo avesse sentito:
- questa casa e l'azienda, le macchine e l'appartamento a Cortina, terrò soltanto il fuoristrada, l'appartamento a Lignano e la baita a Forni di sopra.
E Haiko...dovresti farmi un favore però, potresti tenere tu gli altri due cani? Ho visto che si sono ambientati bene a casa tua e non soffriranno troppo senza di me...-
Dario si accorse di avere le lacrime agli occhi e, senza riuscire a dire una sola parola, fece cenno di si con la testa, la sua mano appoggiata al braccio di Alessandro strinse un po', per dirgli che lo capiva.
E che avrebbe continuato ad aiutarlo.
- Non cerchi di dissuadermi? Non pensi che io sia pazzo?-
Si voltò leggermente e rispose continuando a stringergli il braccio, proprio all'altezza del gomito:
- Credo che se tu restassi qui dentro diventeresti pazzo veramente.
E anche la scelta dell'azienda non mi stupisce, per chi dovresti lavorare adesso?
Ma...che farai Ale? Dove andrai?-
I suoi occhi si persero lontani per un istante, riempendosi di lacrime e Dario si senti stringere l'anima sentendo l'impulso irrefrenabile di abbracciarlo per consolarlo, impulso che assecondò almeno in parte, prendendo tutte e due le mani del suo amico tra le sue e stringendole forte.
Sapeva che questo era il massimo che Alessandro gli avrebbe consentito e lo fece con la consapevolezza che, qualsiasi cosa avrebbe fatto, non sarebbe bastata.
- Farò tutto quello che non ho fatto quando loro erano con me.
Seguirò le partite di basket e di calcio, lo adoravo quando...quando Gabri era piccolo e ho cercato di trasmettergli l'amore per lo sport.
Adesso continuerò a seguirlo al posto suo e passerò al mare tutto l'Inverno collaborando con la capitaneria di Porto per la tutela ambientale della fascia costiera, mettendo a loro disposizione parte dei miei studi e dei miei soldi.-
Si fermò respirando profondamente, poi, con voce un po' più ferma, continuò a parlare, ricambiando la stretta della sue mani:
- Quando ci siamo sposati io e Lucia avevamo un sogno , aprire dei centri per la protezione e la salvaguardia degli animali nel loro Habitat naturale.
Ci credevamo tantissimo e quando ho aperto l'azienda mi ripromisi di investire in questi centri i nostri risparmi...ed invece mano a mano che l'azienda andava avanti io comprai case su case, macchine e ... altre amenità del genere, mettendo da parte i nostri sogni.-
Sciolse le mani e abbracciò di slancio il suo amico che lo ascoltava piangendo, senza riuscire a fermarsi.
Lo strinse forte a se continuando a dirgli "grazie" mentre faceva qualcosa che non aveva fatto mai nella sua vita: abbracciare un amico.
Il suo unico amico.
Quello che non lo aveva mai lasciato nonostante il lavoro lo avesse fatto allontanare da tutti, anche da lui.
Dario capì che quello era un addio e non riuscì a ricambiare quell'abbraccio, non riuscì ad alzare le mani per abbracciarlo anche lui, troppo grande era quello che stava provando.
Troppo immenso per non farsi schiacciare e Alessandro non meritava altro dolore, anche se lui credeva il contrario.
- Pensavo che avresti continuato a puntirti per tutta la vita...invece vuoi continuare a vivere i loro sogni...-
- Erano anche i miei prima che mi trasformassi in un compiuter...mi limito a rasettare tutto e a ricominciare da capo insieme a loro.
Altrimenti io muoio se resto qui Dario...io muoio dal dolore...-
Ecco che cosa aveva fatto in quel mese di silenzio e di disperazione, aveva pensato a come fare per continuare a vivere.
Dario capì molte cose e finalmente alzò le braccia anche lui per stringerlo forte a sè e ricambiare così quel loro primo e ultimo abbraccio.
- Ci terremo in contatto, comprerò un piccolo pc portatile e ti scriverò appena mi sarà possibile, questo te lo prometto.
E farò in modo di non perdere più nessuna promessa.
Nemmeno una.
Ma io bisogno di un altro posto, là sarò in pace.
Ho bisogno di un altro mondo, questo è quasi andato ... insieme a loro. -
L'autunno era nel pieno della sua stagione e con i suoi colori accesi riscaldava tutti coloro che avevano occhi per volare verso confini aperti e ali per guardare oltre i sogni nascosti, oltre i desideri soffocati.
Là dove l'orizzonte si trasformava in vita.

2° Parte:

\\Ho ancora molti sogni
Non ho mai visto la luce
Ho bisogno di un altro mondo
Un posto dove posso andare \\

23 Settembre 2011
Nonostante il pomeriggio sia ormai avanzato il clima è tiepido e la temperatura non è assolutamente quella che, in genere, c'è in autunno in montagna a 1500 metri di altezza.
Alessandro sta facendo il suo consueto giro nei boschi attorno a Forni di Sopra.
Si è spinto fino ad Ovaro e a Cella personalmente, mentre ha lasciato ai ragazzi del centro, i suoi volontari, la copertura ed il controllo dell'altra parte delle meravigliose Alpi Carniche.
In ogni parte della Alpi e degli Appennini, nei boschi della Sila e negli altopiani interni della Sicilia e della Sardegna ci sono dei centri come quello, dove decine di volontari (centinia se moltiplicati per regione) danno il loro tempo e il loro amore per la salvaguardia e la protezione delle specie di animali ormai in via d'estinzione.
E anche per quelli non protetti ma comunque sempre a rischio, visto che la caccia dell'uomo non ha pause e non fa distinzioni di razze e di specie.
Si cacciano e si uccidono a vicenda...come sperare che abbiano compassione e pietà per gli animali quando non ne hanno nemmeno per loro stessi?
Ha speso quasi tutti i soldi ricavati dalla vendita delle sue proprietà per aprirli e per finanziare quelli già esistenti ma che languivano per mancanza di fondi, ma ne è valsa la pena.
Non rimpiange nemmeno uno soltanto di quei centesimi e adesso che sono passati due anni dalla morte della sua famiglia finalmente la sua vita ha uno scopo, non è un insieme di tanti giorni tutti uguali, messi li in fila, come tanti soldatini.
Haiko gli cammina accanto adeguando il passo al suo senza lasciarlo nemmeno per un momento.
Il più contento per questa sua rinascita è proprio lui, il suo cane.
Con una dedizione totale lo segue ovunque, ha capito che se fa le sue scorribande che così tanto ama gli animali si spaventano e scappano via, così va a passo d'uomo, tranquillo, pacifico , guardando con occhi pieni di affetto il suo padrone che si sente tutto fuorchè un padrone, con lui.
A volte si fermano e controllano le trappole dei cacciatori.
Liberano gli animali che non sono feriti e curano quelli meno gravi, che possono essere liberati subito.
I più gravi vengono portati nel centro e lasciati alle cure del personale specializzato mentre per gli altri basta lui e quei due anni di Veterinaria che ha fatto all'Università, prima di buttare via tutto e aprire l'azienda.
Ogni tanto il pensiero va via e prende una direzione pericolosa, una china che non è consigliabile, per lui, intraprendere.
Ogni tanto gli sembra di sentire i passi di suo figlio, nella baita.
Percepisce gli scricchiolii nella sua camera che adesso ha adibito a studio veterinario, sente le assi che si muovono e vede Haiko che scodinzola con le orecchie alzate e gli occhi che brillano mugolando piano, guardando un punto preciso della stanza, proprio sopra il grande quadro che raffigura un tramonto bellissimo su un lago.
Quello stesso quadro che Gabriele ha dipinto in prima superiore.
In quei momenti sente il cuore che si stringe forte e il desiderio di poterlo vedere, di poterlo toccare, di andarsene con lui è così forte da spezzarlo in due.
il suo cane può vederlo ma lui no, a lui questa gioia viene negata e questo è giusto.
E' giustissimo visto quello che ha fatto.
Ogni tanto, di notte, sente un respiro lieve accanto al suo, proprio dove sua moglie dormiva quando era ancora con lui.
Allora si volta e, dalla finestra con gli scuri sempre aperti, entra la luce della luna ad illuminare quel cuscino vuoto, e a lui sembra quasi di sentire il suo profumo lieve e dolce.
Chiude gli occhi e li stringe forte lasciando che le lacrime escano di nuovo, invocandola nel profondo del cuore.
Chiedendo scusa per averla fatta morire da sola, senza di lui, per il suo stramaledettissimo lavoro.
Soltanto quando cammina nei loro boschi, curando e salvando i loro amati animali si sente in pace con se stesso e capisce che quelle tenere bestie innocenti curano la sua anima ferita e gli rendeno più sopportabile la sua vita.
Quella mattina, prima di uscire di casa, ha scritto una mail a Dario, il suo migliore amico.
L'unico in pratica.
E nel delirio dei suoi sfoghi personali (solo con lui riesce ad aprirsi in quella maniera) gli ha chiesto di continuare ad andare a trovare regolarmente la zia di sua moglie affinchè non pensi di essere stata abbandonata:
< E' una cara donna e non ho avuto il coraggio di dirle che Lucia e Gabriele non c'erano più quando l'ho vista due anni fa, prima di partire. Le ho detto che ci trasferivamo in America per lavoro e che sarebbe stato difficile se non impossibile tornare da lei ma che avrei mandato un amico a trovarla regolarmente.
So che posso fidarmi di te e questa incombenza è l'unica eredità che ti lascio ma so che tu non verrai meno a questo perchè tra tutte le persone che io conosco, e sono molte, tu sei il migliore.
E non è una sviolinata.
Se non avessi avuto te due anni fa io sarei rimasto per sempre in Ospedale, gridando davanti ad una porta chiusa, impazzito dal dolore.
Non volevo più vivere e invece, adesso, sono riuscito a dare un senso alla mia vita.
Non avevo più sogni invece adesso mi rendo conto che non è più così.
Ho ancora molti sogni da realizzare, tante persone da conoscere che, come me, vogliono fare qualcosa per salvare la terra in cui vivamo.
Non ho mai visto la luce, mi rendo conto che io credevo di credere in Dio...invece credevo soltanto in me stesso e nel denaro.
Andavo a messa ogni domenica e mandavo mio figlio a catechismo, credevo che questo mi facesse diventare un bravo cristiano, fedele e devoto.
Invece tutto questo mi stava allontanando dalla vera Luce, quella dove sono loro adesso.
Loro, Gabriele e Lucia.
Ho bisogno di un'altro mondo, come ti dissi il giorno che tu mi accompagnasti a casa mia, un mese dopo il fumerale.
Qui, in mezzo ai boschi, insieme agli animali, questo è mio mondo, il posto dove posso andare.
Qui, dove il denaro non serve, dove per sopravvivere non devi pensare ad accumulare soldi e potere ma basta che tu lasci aperta la porta della tua anima.
Tutto qui.
Non serve altro.
Non perdere mai di vista i tuoi sogni Dario, ti prego amico mio.
Non dimenticare mai che tua moglie ti ama, che tua figlia ha bisogno di te e non dei tuoi soldi.
Adesso rimpiango anche la litigata fatta con i miei familiari quando volevano portarmi via l'azienda e vorrei tanto avere la possibilità di parlare con loro affinchè comprendano che quei soldi ci hanno soltanto rovinato.
Adesso ti saluto, dà un bacio ai miei cari cani (magari un abbraccio basta...) e anche a tua moglie e alla piccola Gabriella.
Ogni volta che penso a lei spero che cresca bella e buona com'era il mio Gabri e non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi fatto incontrare te nella mia vita.
Grazie per esserci e per credere in me.
Ale. >
Ed è mentre legge mentalmente, per l'ennesima volta, la mail che arriva il colpo di fucile.
L'attimo prima dello sparo Haiko inizia ad abbaiare come un forsennato, come da tanto tempo non faceva, contro il bosco davanti a lui.
Sente un bruciore improvviso al petto ancora prima di udire il colpo.
Un secondo lo colpisce alla gamba facendolo crollare a terra, accanto alla trappola che ha appena cercato di liberare.
Lo hanno trovato alla fine.
Lo sapeva che era soltanto una questione di tempo e scoprire di avere ragione non è che lo faccia sentire meglio.
Haiko si mette a correre verso la macchia d'alberi da cui sono arrivati i colpi ma lui lo richiama, seppur debolmente.
Sa che lo ha sentito, non ha mai avuto bisogno di alzare la voce con lui.
Haiko inizia ad uggiolare, disperato, ma lui raccoglie le poche forze che ha e lo manda indietro, alla baita.
Riuscirà a trovarla senza problemi, fra due ore dovrebbe arrivare Francesco, un ragazzo del rifugio di Sappada, per cenare insieme e parlare con lui e trovando soltanto il cane avrebbe capito ogni cosa e si sarebbe fatto giudare fino a lui.
Ma Alessandro sa che sarebbe stato troppo tardi.
Quello che conta, però, è che Haiko vada via da li, può anche essere che quei vigliacchi non si accontentino di lui.
Che vogliano impiombare anche il suo cane.
Haiko capisce e dopo un'ennesima leccata sulla ferita se ne va e lui lo saluta con un sorriso stanco.
Fedele amico che mai lo ha lasciato.
Sente il rumore di una jeep che si allontana, alla fine hanno deciso di andarsene quei farabutti.
E' da parecchio che gli arrivano lettere minatorie ovunque lui vada.
Sono informatissimi su tutti i suoi spostamenti e il pensiero lo aveva preoccupato un po' ma anche fatto sorridere perchè voleva dire che il suo lavoro dava fastidio a parecchia gente con la coscienza sporca.
Cacciatori di frodo e speculatori edilizi che lui ferma non consentendo che rovinino terreni protetti e non edificabili.
Ma tanto è tutto inutile, anche se lui muore il suo lavoro non si fermerà.
Se lui muore.
Sta morendo.
Il suo momento è arrivato.
E mentre una folata di vento si alza vede che la piccola volpe, imprigionata nella trappola, riesce a liberarsi e a scappare via.
Insieme ai suoi pensieri stanchi.

3° parte:

\\ Mi mancherà il mare
Mi mancherà la neve
Mi mancheranno le api
Mi mancano le cose che crescono
Mi mancheranno gli alberi
Mi mancherà il sole
Mi mancano gli animali
Mi mancherai tu \\

Ho desiderato la morte così intensamente in questi due anni.
Solo Dio sa tutte le volte che l'ho invocata nel silenzio della mia anima, quante volte ho desiderato stringere le sue mani per farmi accompagnare da loro.
E adesso che è qui davanti a me, adesso che sento che è arrivata veramente a prendermi...sto scoprendo che tutto quello che c'è attorno a me mi mancherà moltissimo.
Mi mancherà il mare dove fra un paio di mesi sarei andato per passare l'Inverno, come piaceva tanto a Gabriele.
Adorava il mare d'Inverno e mi rendo conto che piace tantissimo anche a me il suo silenzio, la sua fredda solitudine.
La calma che sa trasmettermi.
Mi mancherà la neve che fra poco scenderà a queste altezze, come ogni anno.
Quella neve che copre ogni cosa silenziosa, quasi in punta di piedi.
Cambiando radicalmente il paesaggio attorno a se.
Mi mancheranno le api che in tutta umiltà impollinano i fiori, portando il loro nettare di cui l'uomo si nutre.
Mi ricordano l'opera incessante di tutti i volontari che fanno si che la vita non muoia nel mondo.
Mi mancano le cose che crescono, i fiori che la prossima primavera non potrò vedere fiorire, perfino l'erba e il muschio che ricopre il sottobosco.
Mi mancheranno gli alberi...i miei amati alberi che ricoprono le montagne e sono il rifugio di una moltitudine impressionante di animali.
Mi mancherà il sole che riscalda e dona gioia, che ti fa ricordare che sei vivo ancora.
Che anche per oggi sei qui, su questa terra, per amarla e rispettarla.
Per vivere con lei.
Mi mancano gli animali.
Non sono ancora andato via che già sento la loro mancanza...chissà se là dove andrò ci saranno anche loro?
Forse esiste davvero un arcobaleno che fa attraversare ai miei amici questo mondo quando vengono uccisi o quando terminano, semplicemente, l'esistenza.
In fondo sono tutte creature di Dio ed ho imparato che Lui non disprezza nessuno di ciò che ha creato.
Ma più di tutti, più di ogni altra cosa...mi mancherai tu Dario.
Vorrei che tu potessi sentire queste mie parole e spero che il vento possa portartele.
Che il mio pensiero possa attraversare lo spazio e il tempo per giungere fino a te.
Che cosa avrei fatto senza di te?
Sei stato la mia spina dorsale, il mio sostegno nei giorni oscuri del dolore.
Sei stato colui che non mi ha fatto rinchiudere quando ho deciso di vendere tutto e di cambiare la mia vita.
Soltanto tu ha i creduto in me anche quando io non lo facevo più.
Qualsiasi cosa accadrà di me adesso...io non ti dimenticherò più.
Un ultimo respiro allarga i miei polmoni...ed è in questo preciso istante che un uccellino scende dal cielo e si posa su di me.
Sbatte le ali per un istante...e ritorna in volo.
Portando la mia anima con se.

FINE

Dedicata a Gabriele e a Lucia, con tutto il mio amore.
E ad Alessandro, eroe senza armatura e senza armi.