2°
capitolo
Si
svegliò madido di sudore, gli occhi spalancati e la bocca
aperta in un grido silenzioso.
Guardò
istintivamente verso suo fratello: era seduto nel letto e lo stava
osservando, preoccupato.
Un
sogno.
Aveva
fatto un sogno… non poteva essere che così.
-
Tutto bene Mika?-
La
sua voce incerta lo accarezzò, piano.
Era
al sicuro, nella sua camera.
Non
nel deserto, svenuto.
Voltò
lo sguardo attorno, nella sua confortevole e sicura stanza: tutto era
come l’aveva lasciato.
Il
solito disordine organizzato, come lo chiamava ridendo Luca, ma una
cosa colpì i suoi sensi già perfettamente
sconvolti: la sveglia segnava le sei e cinque minuti.
Aveva
camminato sotto il sole cocente per…cinque minuti. Anche se
a lui era parso almeno un’ora.
Alla
fine non ne parlò alle sue sorelle, non quella mattina
almeno.
Suo
fratello gli aveva detto che si era svegliato per i suoi lamenti.
Non
era la prima volta che succedeva ma Luca, le altre volte, lo aveva
sentito a malapena.
Non
aveva un sonno profondo ma nemmeno leggerissimo, insomma:
normale.
Quando
Mikael si lamentava e parlava durante la notte lui, ormai, lo sentiva
solo con mezzo orecchio, notandolo appena.
Ma
quella mattina i lamenti erano stati molto forti, il respiro molto
pesante lo aveva impressionato.
Sembrava
uno che avesse dei mattoni sul torace.
Quando
si era svegliato era seduto nel letto e aveva la bocca aperta in un
grido silenzioso…
Mikael
era rimasto inevitabilmente turbato.
Troppo.
Era
convinto che quel sogno contenesse un messaggio particolare ma parlarne
con Elisa e Selene voleva dire farlo diventare realtà.
Voleva
dire affrontare una parte di se che si ostinava a far dormire
perché temeva di non riuscire a controllare.
Luca,
chiaramente, aveva capito tutto.
Era
un bambino sveglio, fin troppo per la sua età.
La
sua intelligenza non gli faceva perdere tempo con domande oziose,
quindi rispettava il volere del fratello maggiore e stava zitto.
Anche
se non era affatto d’accordo.
Aveva
una sua idea su che cosa stava succedendo ma fino a che Mikael non era
pronto ad affrontarlo lui non avrebbe aperto bocca.
Accompagnò
a scuola Selene e Luca e poi andò al lavoro.
Lavorava
alla “Nostra Famiglia”, un’istituzione
che accoglieva i bambini con problemi di apprendimento.
Faceva
l’educatore ed era un lavoro che gli piaceva moltissimo,
almeno fino a quando aveva a che fare soltanto con i bambini.
Quando
entravano in gioco i cosiddetti “adulti” allora era
un altro discorso e lui staccava la spina e faceva finta di non sentire.
Semplicemente.
E
fu in quello stato d’animo particolare che conobbe Luce.
Era
al bar con due suoi colleghi, una ragazza e un ragazzo.
La
collega era molto giovane ma aveva già una bambina di due
anni, nata con una malattia molto rara del sangue, che però
si stava risolvendo da sola.
Senza
che i medici avessero capito che cosa mai potesse essere accaduto.
Il
ragazzo aveva qualche anno più di loro, quasi trenta a dire
il vero, ma solo per l’anagrafe.
In
realtà la sua mente era rimasta ad uno stadio molto
infantile…e non riusciva a stare serio nemmeno a pagarlo.
Questo,
con il loro lavoro, era senza dubbio un vantaggio però
quando uscivano per bere qualcosa, come adesso, poteva diventare
davvero stancante.
Mikael
stava pensando ad una maniera indolore per spegnerlo.
Non
era stato zitto nemmeno un secondo e la sua pazienza, già
così poco sviluppata a dire il vero, ormai era ridotta al
lumicino.
Quindi
quando Tommaso si zittì di colpo, fissando con la bocca
aperta un punto dietro di lui, ringraziò mentalmente Dio.
Aveva ascoltato le sue preghiere.
-
Hei, fratellone, guarda che se non la chiudi, quella bocca, potrebbero
entrarci le mosche…-
Si
girò anche lui verso la provenienza di quella voce
curiosamente roca, per restare piacevolmente colpito da quello che i
suoi occhi stavano osservando.
Una
ragazza bionda, con splendidi capelli lunghi fino alla vita, folti e
leggermente mossi.
Mai
visto una cascata del genere.
Rimase
li a fissarla in silenzio, con la mente azzerata, senza sapere che dire.
Osservò
gli occhi neri, profondi, così strani in una ragazza
così bionda, con la carnagione tipica delle bionde.
Aveva
perfino alcune lentiggini… quegli occhi invece avevano un
taglio leggermente orientale ed erano neri.
Non
castano…no no, proprio neri.
Si
riscosse quando Tommaso, il suo collega, si alzò per
abbracciare colei che aveva, per un attimo, fermato il traffico dentro
quel locale.
Così
anche lui si alzò e si presentò, molto
educatamente.
Esteriormente
non lasciava trapelare nulla.
Interiormente
aveva dei problemini nel gestire la respirazione…in effetti.
Si
chiamava Luce e scoprì che mai nome fu più
appropriato di quello.
Osservandola
attentamente si vedevano delle imperfezioni che però non
spegnevano il suo entusiasmo.
Aveva
il naso un po’ troppo grande, le lentiggini molto evidenti e
non è che era propriamente magra.
Diciamo
che era un 48 abbondante.
Ma
tutto questo svaniva davanti alla perfezione di quegli
occhi…e a quel “nonsoche” che la
rendevano unica ed irresistibile.
Era
la prima volta che una ragazza lo colpiva così.
Non
era mai successo prima e dentro di se cercò di calmarsi.
Non
voleva commettere imprudenze perchè i suoi ormoni si stavano
scatenando, la sua saliva si stava azzerando e il suo battito cardiaco
sembrava avesse preso un aereo per l'Africa.
Africa.
Improvvisamente
gli ritornò alla mente il sogno che aveva fatto.
Il
deserto.
Che
poi non era così sicuro che fosse in Africa, non
è l'unico posto che avesse deserti, no?
-
Mikael, che ne pensi?-
Mikael
li guardò, sempre con il suo sguardo indecifrabile mentre
dentro di se si chiedeva disperatamente su quale argomento Tommaso
sollecitava il suo parere.
“
Vuole sapere se fa bene sua sorella a presentare domanda di lavoro li
con voi”... il pensiero fu così limpido e chiaro
da lasciarlo senza fiato. Li guardò per vedere chi aveva
parlato ma sapeva chiaramente che la voce veniva da se stesso.
Di
nuovo.
Non
era la prima volta ma adesso era stata chiara, precisa... da fargli
accapponare la pelle.
-
Secondo me fa benissimo- rispose con una prontezza di riflessi
impressionante.
Non
si capiva bene se era faccia tosta o agilità di mente ma,
come al solito, la usò immediatamente e Tommaso storse la
bocca a quella risposta.
Non
è che moriva dalla voglia di avere sua sorella a lavorare li
con lui, e a controllarlo.
Assolutamente.
Sperava
che Mikael capisse l'antifona, invece quello scemo annuiva con
convinzione, senza perdersi una mossa di sua sorella.
Non
capiva se gli piacesse o meno ma...la stava guardando come se da lei
dovesse uscire una verità innegabile.
Mah!
Ormai aveva capito che da lui non sarebbe arrivato nessun aiuto.
Lui
era così, non stava dietro a nessuna ragazza che lavorava
con loro...e ce n'erano di carine... davvero.
Ma
a lui non interessavano minimamente e le smontava subito.
Non
si immischiava con nessuna e appena un rapporto si stringeva metteva su
quella maschera glaciale che allontanava tutti subito.
Luce
era la prima che osservava con attenzione.
Proprio
sua sorella accidenti!!
Mentre
Tommaso pensava alla maniera più indolore per far desistere
sua sorella Mikael si rese conto che si stava addentrando in terreni
paludosi.
Quello
che stava provando non lo aveva provato per nessuna e aveva bisogno di
tempo.
Tempo
per riflettere bene.
Per
capirsi.
Davvero
gli piaceva così tanto Luce?
Che
cosa c'era dietro?
Era
come...come se l'avesse riconosciuta.
Come
se la conoscesse da tanto tempo.
Salutò
con una scusa qualunque, la prima che le venne in mente, e se ne
andò lasciando li il suo amico perplesso e sua sorella molto
più di lui.
Lo
guardarono andar via senza riuscire a fargli neanche una domanda, tanto
era stata repentina la sua mossa.
E
mentre Mikael prendeva la moto e tornava a casa Luce fece il terzo
grado a suo fratello su quel suo amico così misterioso e
così affascinante.
Quella
sera Mikael chiamò Filippo per vedere se potevano uscire
insieme.
Aveva
bisogno dei suoi consigli, lui che era così ben informato
sull'alchimia particolare che si innesca nel corpo umano quando si
sente attratto da un' altro essere umano.
A
lui non era mai successo, ad esempio.
Gli
erano piaciute delle ragazze si, anche carine.
Di
più, diciamo belle.
Qualcuna
era davvero splendida e, a volte, era stato anche ricambiato.
Ma
la sua mente era sempre stata vigile, fin troppo.
Mai
era riuscito a non vedere i loro difetti.
Ed
invece di pensare che erano deliziosi anche quelli ,gli davano fastidio.
Esperienze
complete con l'altro sesso non ne aveva avute.
E
se, alla venerabile età di 22 anni, era ancora puro e
intatto come mamma lo aveva fatto dipendeva principalmente da questo.
Dall'alchimia
che non era mai scattata.
Del
suo cuore che non aveva mai mancato un battito, né lo aveva
accelerato del resto.
E
adesso che era accaduto si trovava spaesato.
Giusto
per usare un eufemismo.
Certo,
sua sorella Elisa avrebbe saputo trovare le parole giuste per non usare
eufemismi e centrare in pieno il suo problema ma, per ora, non ne
voleva parlare a casa.
Non
ancora.
Aveva
un bel rapporto con loro e ringraziava il cielo ogni giorno per questo,
ma adesso aveva bisogno del parere di un esperto in quel ramo, di
qualcuno che avesse già provato quello che stava provando
lui.
E
l'unico in grado di farlo era soltanto Filippo.
Che
già al telefono fece del suo meglio per capire il motivo di
un appuntamento del genere quando dovevano trovarsi l'indomani, con gli
altri.
Alla
sua richiesta di vedersi da soli rispose con il silenzio:
-...-
-guarda
che sono innocuo, non mordo mica-
-...-
-
e dai Pippo. Ho bisogno di parlarti-
-questo
lo avevo intuito, si -
-puoi
venire qui stasera?-
-se
me lo chiedi così come posso dirti di no?-
piccola
esplosione di Mikael che, tuttavia, rimase
circoscritta ad un breve respiro più pesante degli altri:
-Allora,
ti aspetto?-
-dipende-
ghignetto
sardonico di Filippo che tanto amavano le sue ammiratrici:
-
E che palle Pippo...perchè cazzo devi sempre farti pregare?-
-Hei,
ragazzo per bene...da quando alleni i bambini è la prima
volta che ti sento dire parolacce...>>
-perchè
i miei bambini sono MOLTO più intelligenti di te...-
-allora
esci con loro!!-
-Mi
sono rotto! Vengo li in moto, tra un quarto d'ora arrivo-
ma
la voce divertita del suo migliore amico lo blocca prima che potesse
mettere in atto le sue minacce
-
non muoverti, non è libera casa mia, il mio coinquilino ha
un esame domani e sta alzato tutta la notte a studiare con la
macchinetta del caffè piena...-
-il
tuo che? Ma come parli?-
Filippo
rise divertito. Lui e Mikaal erano così diversi tra loro che
si chiedeva spesso come accidenti facessero ad essere così
amici.
Forse
proprio per questo, in effetti.
Era
adorabile prenderlo in giro, a patto che si sapesse fermare in tempo,
ovviamente.
-Parli
di Michele?-
-Si,
parlo di Michele, e di chi se no? Quanti coinquilini ho?-
-
Ho capito, sei nella fase “ Io grande genio e tu povero
fesso”!
Come
cazzo fa Miki a sopportarti solo Dio lo sa -
-Abbiamo
gli stessi hobby, ad esempio. E la pensiamo allo stesso modo su
parecchie cose -
sorrisino
sarcastico di Mikael stavolta:
-
parli delle tacche per ogni ragazza che vi portate a letto?-
-
Anche, tra le tante cose...carina questa delle tacche, devo parlarne a
Michele -
-
Allora, che facciamo? Se non posso venire li dove ci vediamo?-
-
C'è tua sorella a casa?-
La
voce di Mikael sembrò un ringhio
-Che
cazzo te ne frega?-
-così...volevo
solo sapere...informazione pura e semplice-
Mikael
sapeva bene che Elisa era perdutamente innamorata di quel...di Filippo.
Ma sapeva anche che Filippo ne era, semplicemente, terrorizzato.
Giusto
per usare un eufemismo.
Lui,
chiaramente, aveva una teoria tutta sua e gliel' aveva anche esposta.
E,
altrettanto chiaramente, questa teoria non era approvata dal suo amico
che sfuggiva l'amore come la peste.
-
Vediamoci a casa mia, dopo cena, ma acqua in bocca con Sele ed Elisa.
Prima voglio parlarne con te.-
Senza
ulteriori commenti, finalmente, quella estenuante telefonata
finì.
Con
estrema ed apparente calma Mikael si mise a fare le consuete cose che
faceva ogni giorno quando tornava a casa dal lavoro, ma la sua testa
era sempre là, con Luce, quella ragazza che tanto aveva
attirato la sua attenzione.
Quella
sera i piatti toccavano a lui e caricò la lavastoviglie a
tempo di record.
In
una famiglia così numerosa tutti dovevano fare la loro
parte, perfino lui e Luca, anche se erano maschi.
E
questo voleva dire caricare e scaricare la lavastoviglie quando era il
loro turno. E con una sorella-dittatore come Selene difficilmente
potevi dimenticartene..
Quella
sera fece ogni cosa come niente fosse.
Apparentemente
nulla trapelò e riuscì a farla franca con tutti.
O
quasi.
Selene
aveva un'interrogazione importante l'indomani e andò in
camera a studiare subito dopo cena, visto che non aveva toccato libro e
aveva un 4 da rimediare.
Suo
padre si alzava alle sei ogni mattina e quindi andò a letto
presto anche lui.
Fin
qui tutto bene.
I
problemi nacquero con suo fratello Luca, così dannatamente
perspicace per la sua età.
Prima
di andare a letto con il padre diede un bacio a tutti, come faceva ogni
sera, e quando toccò a lui gli sussurrò
all'orecchio: << non affrettare le cose. Non lo hai mai
fatto, non cominciare adesso...>> che gli fece venire un
mezzo infarto.
Cosa
voleva dire con quella frase? E, sopra tutto, cosa ne sapeva lui?
Questa
e altre domande gli vorticavano nella mente, mentre attendeva Filippo,
nell'apparente calma della sera.
Elisa
era accovacciata sul divano, con le gambe sotto il corpo, in una
posizione assurdamente scomoda che lui non riusciva a capire
assolutamente.
Quando
ci provava non resisteva per più di 5 minuti.
Invece
lei era comodamente seduta li, con un libro in mano e il cell accanto,
completamente assorta.
Era
così bella.
Per
lui lo era.
Lui
riusciva a vedere al di là della facciata, dietro i suoi
occhi trasparenti, là dove nessuno giungeva.
Là
dove Filippo aveva così paura di prendersi.
Osservò
come la luce della piccola lampada accendesse riflessi ramati tra i
suoi capelli, sembrava forte come una montagna.
Sembrava
che nessuno potesse scalfirla, invece, in realtà, era
fragile come quella piccola lampada.
Una
luce che ti permetteva di leggere si, ma a cui bastava un tocco per
essere spenta.
Aveva
sofferto tanto con Filippo e lui era perfettamente consapevole che la
colpa non era del suo amico né di Elisa.
Semplicemente
... era andata così.
Troppo
diversi tra loro, troppa paura Filippo di innamorarsi, troppo
innamorata Elisa per capirlo.
La
sofferenza era stata inevitabile, per tutti e due.
Questo
non aveva rotto l'amicizia tra lui e Filippo.
Michael
era uno che non aveva molti amici.
Pochi
potevano vantare questo aggettivo tra i suoi conoscenti.
Ma
quei pochi avevano la sicurezza di poter contare sempre su di lui.
Le
sue amicizie duravano tutta la vita.
Secolo
più secolo meno.
Però
adesso teneva gli occhi ben aperti e non avrebbe permesso a nessuno dei
due di farsi male.
Sapeva
che, appena Filippo avesse messo piede a casa sua, quella
sera, Elisa si sarebbe illuminata subito ma, oltre a questo, non
avrebbe permesso altro.
Non
voleva vederla soffrire in quel modo un'altra volta.
Almeno
fino a quando il suo amico non era pronto ad accettare che, dividere il
suo cuore, non equivaleva a diventare vulnerabile ma infinitamente
più forte.
E
Filippo arrivò, puntualmente in ritardo, come suo solito.
Arrivò
con il suo sorriso, con l'allegria tipica delle fasi in cui era su di
giri.
Ma
Elisa, stranamente, restò quasi indifferente.
Sembrava
persa in altri pensieri, come se, nella sua mente, ci fosse altro.
O
altri.
E
a Filippo sparì immediatamente il suo buon umore.
Michael
osservava il tutto con un ghigno molto soddisfatto, guardando il
sorriso spegnersi sul volto del suo migliore amico osservando come
Elisa, dopo un breve saluto, tornava a leggere nella stessa, identica e
scomodissima posizione di prima.
Forse
sua sorella aveva capito che non c'era solo Filippo sulla faccia della
terra!!!
Parlarono
nel piccolo cortile chiuso che si trovava sul retro della casa.
La
serata era tiepida, fuori si stava bene e bastava una leggera maglia
con le maniche lunghe per ripararsi dall'umidità.
Con
una birra in mano Filippo ascoltò Michael parlargli in
termini entusiastici di una ragazza .
Incredibile.
Fino
ad ora lo aveva fatto con il basket, il calcio in generale e il Milan
in particolare, con Shewa e Kaka e con i bambini a cui insegnava a
giocare a basket.
Era
la prima volta che lo faceva per una ragazza.
Quando
scese il silenzio, stupito lui stesso per primo, Filippo non sapeva che
dire.
Quello
che aveva ascoltato era davvero incredibile ma aveva la netta
sensazione che ci fosse dell'altro.
Non
era tutto qui.
Non
se la sentiva di dire quello che realmente pensava, anche
perchè, fino a quando Michael non capiva quello che
realmente c'era dentro di lui, qualsiasi cosa potesse dirgli sarebbe
stata perfettamente inutile.
Ma
il suo amico aspettava che lui aprisse almeno bocca, così
vinse la tentazione di esclamare: “e il resto, quello che
conta, quando me lo dirai?” e gli concesse qualcosa, giusto
quello che Michale poteva accettare:
-
E' la prima volta che rimani così sbalordito davanti a una
ragazza, che vuoi che ti dica?
Se
le emozioni che hai provato sono quelle che indicano una cotta con i
fiocchi?
Probabilmente
si...-
Iniziò
a enumerare sulle dita della mano:
-
Gola secca, saliva inesistente, cuore accelerato...-
Michael
stava per spazientirsi, lo stava prendendo per un fesso totale?
Si
era reso conto benissimo che prendeva tempo e la cosa lo innervosiva
tantissimo.
-
Pippo, non stai parlando con mio fratello, sai?
Queste
cose le so anche io...-
-
Davvero?-
e
a queste parole il suo sguardo divenne penetrante e profondo.
In
effetti faceva quasi paura.
Quasi.
Ma
almeno così aveva la certezza che la sua totale attenzione
era soltanto per lui.
-
Dimmi quello che non mi hai detto Michael.
Che
cos'è che ti ha turbato così?-
Senza
abbassare lo sguardo dal suo, Michael si sedette per terra e, con un
sospiro, iniziò a parlare con voce bassa, profonda.
Non
sembrava nemmeno la sua:
-
non so Pippo...c'è qualcosa di strano.
Mi
sento strano in questi ultimi giorni... faccio sogni pazzeschi dove mi
perdo nel deserto e rischio di morire disidratato... credevo che fosse
per mia mamma, per la paura che qualcosa potesse andar male... invece
poi conosco Luce e già il nome mi ha dato una scossa
elettrica in tutto il corpo. La sua voce scava in me gallerie
profonde... è come se aprisse una parte della mia mente che
è sempre stata a dormire.
Io...ho
avuto l'impressione di averla già vista.
Sai
che non credo alle balle della reincarnazione e cose simili.
Con
tutto il rispetto per chi ci crede (piccola smorfia di Filippo che non
la negava invece...) io credo in Dio e basta.
Questo
prende tutte le mie energie, credimi.
Però
quello che mi è accaduto oggi...non so, non so come
spiegarmelo e tutto ciò mi secca terribilmente.-
Filippo
gli fece una domanda che prese forma nel momento stesso in cui la
formulò.
Se
ne stupì lui stesso poiché quello che aveva
appena detto il suo amico lo interessava enormemente...forse voleva
soltanto metterlo alla prova:
-
Se tu avessi l'occasione di uscire con lei domani stesso, da soli, e di
finire la serata portandotela a letto...lo faresti? O ti darebbe
fastidio?-
La
risposta restò nella mente di Michael e non
arrivò mai alla sua bocca, perchè il cellulare
suonò in quel momento.
Fu
come uno sparo nel silenzio della notte.
Rispose
con tutta calma, apparentemente la domanda non lo aveva turbato affatto.
Sapeva
che Filippo non era un suicida e se quindi gli aveva fatto una domanda
del genere voleva dire che c'era un motivo più che valido.
Il
disply gli fece vedere il numero di sua madre.
Rispose
con un sorriso dolcissimo, la voce totalmente diversa da quella usata
fino a quel momento.
-
Sei scappata di nuovo per fare l'ultima chiamata prima della notte?-
La
voce calda della sua donna preferita lo scosse dal suo chiodo fisso.
Era
in ospedale ma ogni sera riusciva a “scappare” in
salottino e chiamarli, a turno, uno per sera.
Il
suo saluto della buonanotte.
-
Allora...domani è il grande giorno?-
-Tesoro...l'ho
detto anche a tuo padre e ad Elisa...non c'è bisogno che
perdiate la giornata di lavoro.
Vengono
già la nonna e il nonno...basta che voi ...-
Mikael
non la fece finire nemmeno di parlare.
-
Mamma, non dire eresie! Credi che io vada a lavorare tranquillamente
mentre tu sei sotto i ferri?
O
che lo faccia Elisa e papà? Per quel che riguarda Selene
dovresti legarla per non farla muovere...mettiti il cuore in pace,
domani alle otto saremo li...-
la
conversazione andò avanti ancora un pochino.
Ormai
la madre aveva capito che non c'era nulla da fare: domani tutti
sarebbero stati li, con lei.
In
sette, se contava i suoi genitori.
Per
non parlare di quelli di Paolo.
E,
mentre sentiva la voce calda e tenera di suo figlio che la prendeva
dolcemente in giro capì che era contenta.
Quando
sarebbe uscita dalla sala operatoria avrebbe trovato almeno 10 persone
ad aspettarla.
E
questo le scaldava il cuore più di qualsiasi altra cosa che
potevano farle li dentro.
Filippo
intanto li ascoltava, serio e pensieroso.
Lo
vide chiudere il cellulare sorridendo come non faceva con nessuno...per
poi guardarlo con tutt'altra espressione.
Si
trasformava completamente.
Quando
parlava con sua mamma si trasformava e diventava un'altra persona.
Chissà
se se ne rendeva conto?
-
La operano domani?-
-
Si...e' un'operazione abbastanza comune per una donna...dicono.
La
differenza è che lei non è una donna comune per
me...è mia madre!-
Filippo
cercò di tranquillizzarlo...non poteva dire di capirlo, lui
non aveva nessun rapporto con la madre, tra loro c'era l'indifferenza
più totale!
Poteva
soltanto intuire quello che provava Mikael...
-
Bè...la madre di una che conosco l'ha appena
fatto...cioè...ha appena tolto dei fibromi ed è
andato tutto bene, è già in piedi dopo...-
Non
lo fece terminare:
-
non me ne frega un cazzo delle altre Pippo!
Possibile
che non lo capisci? Sono nervoso perchè tutti dicono la
stessa cosa ma a me, il pensiero che migliaia di donne l' hanno
già fatta, non tranquillizza per niente!-
Filippo
alzò il volto verso l'alto dandosi del cretino da solo...poi
alzò le mani in segno di resa...
-
Scusa...sono un coglione, lo so...per fortuna che non ho detto
“finirà tutto bene”-
-
non permetterò che vada male qualcosa! -
e
già un sorrisino aleggiava sulle sue labbra.
Quando
il più grande dei due se ne andò a casa la
domanda non aveva ancora avuto una risposta...ma questo non era
importante, perchè non era stata fatta per provocare una
domanda...ma soltanto per far riflettere Mikael.
E,
per una volta, Filippo ebbe l'ultima parola.
O
fu soltanto Mikael a lasciargliela.