Dentro la mia anima 

/Queen  - Forever /

1° 

\\Oliver\\ 
Mi guardo allo specchio allentandomi la cravatta e slacciando il primo bottone della camicia e quello che vedo nei miei occhi mi blocca per un attimo. 
Non è ancora iniziato nulla, posso ancora fermarmi. 
Sono ancora in tempo. 
Posso aprire quella porta e farla uscire, lasciarla libera di andare via e far terminare tutto qui. 
Sono ancora in tempo. 
Avverto fortissimo l'impulso di andare da lei e di farlo, di farlo veramente. 
Di aprire quella maledetta porta e farla uscire libera, lontana da me. 
Come ho fatto ad arrivare fino a questo punto? 
Come ho potuto permettere a qualcuno di avere un potere tale su di me? 
E' riuscita a penetrare nella mia vita, si è insinuata qui, dentro di me, in profondità e quando io l'ho accettata completamente, quando io mi sono fidato di lei in maniera totale...allora mi ha colpito a tradimento. 
Ha affondato dentro me fino alle ossa, fino a spaccarmi in due completamente. 
E, non ancora paga, ha continuato a succhiarmi tutta la linfa vitale, fin quasi ad uccidermi. 
Se mi sono salvato è stato unicamente grazie a chi non si è mai fidato di lei. 
Devo la mia libertà e la mia stessa vita soltanto a mio fratello, ed è bene che questo non me lo dimentichi mai. 
E' bene che il mio cuore sappia sempre che se non era per Mauro non potrebbe battere ancora forte, nel petto. 
E' bene che la mia mente sappia sempre che se può ancora pensare, ragionare, affermare la sua vita ogni giorno è unicamente perchè mio fratello non ha mai creduto in lei. 
Lei che invece mi ha ucciso, ha ucciso la mia capacità di amare, di credere ancora, di fidarmi dell'essere umano. 
Di fidarmi di lei. 
Esco dalla mia stanza, attraverso il corridoio mentre sento che il mio viso sta diventando di pietra. 
Scendo le scale lentamente e una calma gelida si impossessa di me. 
Scalino dopo scalino lascio che l'odio scorra nelle mie vene al posto del sangue mentre le immagini che mio fratello mi ha fatto vedere tre giorni fa continuano a martellare la mia mente, implacabili. 
Il suo corpo stupendo che si muove, sensuale, su un uomo. 
Mentre un secondo le penetra la bocca. 
E una donna le accarezza i seni. 
Quei bellissimi seni che a me faceva solo vedere e appena sfiorare. 
Pudica e vergine. 
Così ho sempre pensato. 
Così mi ha sempre fatto credere. 
Continuo a scendere arrivando sotto, in quella che era la vecchia cantina di questa casa dei primi del novecento, comperata da mio nonno e restaurata da mio padre. 
L'ha trasformata in una cantina fresca, ventilata e per niente umida, con una serie di stanze comunicanti l'una con l'altra, dove poter conservare quello che l'azienda produceva. 
Io ho fatto si che una di queste stanze diventasse la sua prigione. 
Le altre, ormai, sono vuote visto che io e mio fratello abbiamo trasferito tutto il vino che l'azienda vinicola di mio padre produce in una nuovissima cantina, moderna e molto più grande di questa. 
Davanti alla sua porta ci sono i due uomini che mio fratello mi ha mandato, sanno perfettamente quello che devono fare e quando. 
So benissimo che non tutti gli affari che Mauro svolge sono puliti e non l'ho mai approvato, ma non ho mai nemmeno voluto indagare troppo. 
Lui è sempre stato la pecora nera della famiglia, quello che viveva sul limite della legalità e a volte, questo limite, lo valicava con una facilità sconcertante, forte delle amicizie potenti della nostra famiglia. 
Ho sempre cercato di mantenermi alla larga da lui, convinto che potesse rovinarci se continuava così ed invece...invece chi stava per rovinarmi era proprio Maggie. 
Risento ancora le sue parole sul video, tra un'ammucchiata e l'altra, mentre mi derideva, spietata. 
Mentre li informava dei suoi piani su di me: 
-Ormai è nelle mie mani, completamente. Farà tutto quello che voglio io, ogni cosa. 
E pensare che non gli ho concesso nemmeno di sfiorarmi...- 
La sua risata sguaiata, volgare, così diversa da quella che io conosco mi fa ancora accapponare la pelle dal disgusto, così come le parole che disse in seguito: 
-Lo sposerò chiaramente e mi farò intestare tutte le sue proprietà, così quell'impiccione di suo fratello non potrà fermarmi, non potrà fare nulla contro di me dopo che sarò diventata comproprietaria di tutto quanto!!!- 
Altra risata terribile mentre si faceva cavalcare di nuovo da uno dei due uomini, facendosi prendere da dietro. 
Un conato di vomito mi sale, implacabile, dallo stomaco ormai vuoto e corro in bagno a liberarmi dai miei succhi gastrici...visto che ormai mi sono rimasti solo quelli. 
Quelli e il mio odio dal quale mi sono nutrito in questi tre giorni. 
Mi bagno il viso con acqua fredda e, ancora una volta, i miei occhi mi fermano un attimo: sono pieni di un dolore che non ha ancora trovato parole per esprimersi. 
L'adoravo e non c'è nulla, nulla che adesso lei possa fare per cancellare tutto quello che mi ha fatto. 
No...non mi farò fermare da me stesso! 
Porca puttana non mi farò fregare un'altra volta, arriverò fino alla fine, sia che lei accetti la prima soluzione o...l'ultima. 
In qualsiasi caso non mi fermerò. 
Mai più. 
Esco dal bagno e vado, sicuro e fermo, davanti alla porta della stanza dove è prigioniera. 
Infilo la chiave nella serratura e la giro due volte, abbasso la maniglia ed entro lentamente. 
Lei è li, legata mani e piedi, nuda, stesa nel piccolo letto che ho fatto mettere li dentro. 
I suoi occhi, immensi e pieni di paura, scivolano su di me senza lasciare traccia. 
Ho indurito il mio sguardo affilandolo come una lama, rendendolo impermeabile al potere che aveva su di me, lascio che il mio sguardo si fermi su ogni centrimetro del suo corpo come se avessi davanti una prostituta e, di nuovo, lo schifo torna ad assalirmi. 
Lo schifo insieme al desiderio di distruggere così tanta perfezione, così tanto apparente candore. 
Quei seni perfetti stretti e toccati da mani impure, quella bocca che adesso trema, bocca che è stata penetrata più e più volte, bocca che, per mè, è diventata una cloaca lurida e putrida. 
E il suo ventre che tenta di stringere, di nascondere. 
Ed è questo che fa esplodere il mio odio, definitivamente. 
Adesso tenta di stringere le gambe per non farmi vedere nulla. 
Adesso!!! 
Dopo averle aperte più e più volte per i suoi amanti, per i suoi giochi schifosi. 
Chiudo la porta dietro di me e respiro profondamente. Userò tutti i sentimenti distruttivi che provo per andare fino in fondo, facendole pentire di essere nata, di essere venuta al mondo. 
E di aver messo i suoi occhi su di me e sulla mia famiglia. 
Mi volto e avanzo verso di lei con una calma gelida, mentre lei cerca di indietreggiare, come può, sul lettino. 
Nell'aria si sentono soltanto i suoi " no...ti prego Olli no..." che mi fanno infuriare ancora di più. 
Nessuno mi chiamerà più "Olli", non lo permettero più a nessuno. 

2° 

\\Maggie\\ 
Avverti il tempo che scorre soltanto quando lo stai contando. 
Non ti accorgi dell'orologio invisibile che scandisce le stagioni della tua vita se non quando il suo incedere diventa pesante, terribilmente sinistro. 
Avrei voluto vivere ancora, avere ancora il tempo di scoprire me stessa attraverso gli altri, godere degli sguardi degli uomini su di me, della loro adorazione. 
Anche se è questo che mi ha rovinato la vita. 
Quando ho capito che quel rumore sordo che sentivo nelle orecchie, sempre più forte, non era altro che il tempo che scandiva il suo ritmo incessante ero già chiusa qui dentro. 
Prigioniera della mia folle danza di seduzione, della mia fame di potere. 
Dell'odio che ho fatto scaturire nel cuore dell'unico uomo che mi abbia mai amato. 
Dell'unico che abbia messo la sua vita nelle mie mani, mani che io ho stretto senza pietà. 
Ma quanto valgono adesso i miei pensieri? 
Adesso che sono qui, legata su questo letto, senza più dignità, senza la possibilità di far valere le mie armi di seduzione su chi mi tiene qua, su chi, in principio, mi adorava letteralmente. 
Ero la sua dea e io, come ogni brava dea che si rispetti, lo trattavo peggio di un cane bastardo pieno di rogna, senza dargli nemmeno le briciole del mio amore. 
Quando ho capito di aver oltrepassato quel famoso segno che dovrebbe essere il nostro salva vita? 
Quando quegli occhi adoranti si sono trasformati in due lame affilate e taglienti? 
Quando il suo amore è diventato cenere? 
Forse quando ho cercato di fargli intestare metà delle sue proprietà a me? 
No...non credo. 
Suo fratello ha fermato tutto in tempo e lui lo ha odiato per questo. 
Era ancora mio quella volta. 
Il ricordo arriva improvviso e mi lascia spossata, come se, invece di ricordare, io stessi rivivendo tutto quanto. 
Ogni singolo attimo, ogni parola, ogni sguardo. 
Eravamo nel suo studio qui, in questa casa. 
Quella stanza è sempre stata la mia preferita perchè, li dentro, lui si trasformava e diventava uno spietato e gelido uomo d'affari e io l'adoravo quando lui era così. 
Non sapevo che farmene dell'uomo dolce e innamorato che diventava con me, ma sapevo perfettamente che, appunto perchè lui era dolce e innamorato, potevo manovrarlo a mio piacere e fargli fare quello che volevo io, quindi facevo buon viso a cattivo gioco, godendomelo quando invece diventava duro e inflessibile, immaginandolo così con me ed eccitandomi come mai, con lui, riuscivo a fare. 
Se soltanto lui avesse immaginato che io, per godere veramente, avevo bisogno di una mano dura, di qualcuno che mi punisse e non di un amante dolce ed innamorato...forse sarebbe davvero scappato via schifato, da me. 
Ed io volevo i suoi soldi e la sua villa. 
All'inizio puntavo a farmi intestare almeno la metà delle sue proprietà...per poi prendermele tutte buttandolo fuori di peso. 
O assoldando qualche "amico di amici" affinchè lo eliminassero. 
Avevo fatto i conti perfettamente...senza pensare a suo fratello, chiaramente. 
La prima volta che lui lo affrontò era un pomeriggio Invernale, fuori la temperatura era di parecchi gradi sotto lo zero ma in quella stanza si stava davvero bene e io aveva appena finito di promettere amore eterno a Oliver se lui fosse riuscito ad intestarmi metà delle sue proprietà. 
Mi aveva già regalato un appartamento di lusso, riccamente arredato, ma questo non mi bastava, l'avidità mi aveva accecato e ormai volevo tutto quanto. 
Chiaramente la promessa del matrimonio era d'obbligo, anche se mi si rivoltava lo stomaco al solo pensiero. 
Adesso che sono qui, bloccata in questo letto la mia mente mi fa vedere, con una freddezza agghiacciante, la mia immensa e smisurata cattiveria. 
Non saprei chiamarla in nessun'altro modo, non c'è parola che spieghi bene quello che volevo fare, il cinismo che mi animava. 
Vorrei fermare la mia mente, impedirle di ricordare ancora ma ormai è impossibile e non posso far altro che arrendermi e vedere le immagini del mio passato che prendono vita, ancora una volta. 
Mauro e Oliver erano gemelli e ogni volta che li avevo davanti non potevo fare a meno di perdermi nel guardarli, affascinata. 
I capelli neri e folti, perfettamente curati in Oliver e lasciati volutamente un po' più lunghi e disordinati in Mauro, incorniciavano due occhi di un nero intenso, assoluto. 
Non castano scuro ma nero, come le ali di un corvo. 
Ma in quelli di Mauro c'era una spietatezza che mai, in Oliver, io avevo visto...fino ad oggi. 
In piedi l'uno davanti all'altro Oliver stava fronteggiando suo fratello con una fermezza che me lo stava facendo rivalutare, leggermente, ai miei occhi. 
-Credi davvero che ti permetterò di fare una cosa del genere? Metà delle tue sostanze a quella sgualdrina da due soldi? Questo vuol dire che non mi conosci affatto...- 
Invece di infuriarmi rabbrividii di piacere, se non fosse che mi odiava irrimediabilmente e che mi avrebbe uccisa se ci avessi anche soltanto provato, mi sarei offerta a lui immediatamente: 
-Non vedo come tu possa impedirmelo, visto che si tratta di soldi miei- 
Sicuro, calmo ma deciso, anche se suo fratello non demordeva, infatti... 
-dichiarandoti incapace di intendere e di volere, per cominciare- 
-Qui il pazzo sei tu...- 
E ancora Oliver era determinato a fargli capire che non avrebbe ceduto mai, ma suo fratello aveva un asso nella manica: 
-Conosco qualcuno che mi deve dei favori e che ha già praparato le carte giuste, non sfidarmi fratello, tu sai bene quello che io sono capace di fare, piuttosto che saperti nelle sue mani ti mando in una clinica.- 
non avrebbe ceduto, qui capii che Mauro non avrebbe ceduto mai e anche Oliver lo capì, infatti... 
-Tu, per me, sei morto.- 
Questo gli disse, queste precise parole. 
E poi si alzò, aprì la porta del suo studio e lo fece uscire venendo subito ad abbracciarmi, convinto che fossi sconvolta. 
Ed infatti lo ero, anche se non per quello che lui immaginava. 
No, quella volta era davvero ancora mio, nonostante tutto. 
Forse adesso ha scoperto, semplicemente, la mia doppia vita. 
Quella che credevo non sarebbe mai e poi mai venuto a sapere, anche se la vita mi ha insegnato che la parola "mai" non esiste affatto. 
E senza dubbio, se è proprio andata così, questo gli ha dato il colpo di grazia, tanto da farlo cambiare in questa maniera. 
Ma come ha fatto a capire che agli altri avevo concesso il mio corpo come a lui non mi ero mai sognata di fare? 
Più di qualche fuggevole contatto non c'era mai stato tra noi, giocavo sapientemente con ciò che effettivamente io gli davo, promettendo che la volta sucessiva avrebbe avuto di più. 
Come mi ha scoperto? 
Chi... 
Il lieve ronzio dello schermo al plasma che si accende mi fa sussultare e la corda che lega le mie mani penetra nella pelle ancora più in profondità, ma questo è nulla se paragonato a quello che provo quando, sullo schermo, le immagini dell'ultima orgia alla quale ho partecipato con i miei soliti "amici", riempiono tutta la stanza e sembrano prendere vita. 
Dio mio...non è possibile, non è possibile. 
Non può avermi vista così, ma poi...perchè mi sto agitando tanto? 
Una parte di me, nascosta in profondità, sapeva benissimo che questo momento sarebbe arrivato. 
Non si può nascondere a lungo una doppia vita così come facevo io. 
Facevo...sto già pensando al passato. 
Inizio a piangere mentre in Tv mi faccio prendere da due uomini contemporaneamente. 
Piangi piangi stupida! 
Perchè non ti sei fermata in tempo? Perchè non hai lasciato tutto quello per lui? 
Ti avrebbe portato in paradiso, ti avrebbe fatto fare la vita che hai sempre voluto...perchè non ti sei arresa a lui? Adesso puoi solo sperare che il suo amore non sia stato distrutto completamente... 
e mentre penso questo quasi istericamente la porta si apre, quasi al rallentatore sento la serratura che scatta, la maniglia che si abbassa e lui che entra. 
Il suo volto...Dio è peggio di prima, quando mi ha portato qui. 
Quando ha permesso a due uomini di ridurmi in questo stato senza intervenire mentre mi palpavano, mi toccavano senza nessun riguardo, senza nessuna pietà. 
Pietà...ho detto proprio così? Che coraggio! 
Avanza verso di me ed io cerco di indietreggiare come posso, folle di terrore, davanti a quegli occhi vitrei, quasi inumani. 
-No ti prego Olli...no...- riesco a dire nella folle speranza di smuovere qualcosa dentro di lui ma tutto cessa quando vedo che cosa tira fuori dalla tasca. 
Quando la lama del coltello scatta davanti ai miei occhi. 
E' finita. 
Adesso è finita veramente. 
Adesso so che non esiste nessun Dio che può perdonarmi, che per le mie immense colpe non c'è nessuna possibilità di perdono. 
Nessuna. 

3° 

Ogni volta che Oliver cercherà di pensare a quei momenti, ogni volta che la sua mente andrà, volontariamente o meno, a quegli istanti maledetti dalla terra e dal cielo, ritroverà tutto intatto, ogni singolo attimo. 
Ogni cosa sarà li, conservata nella sua memoria, come un film mai girato e mai visto ma vissuto in ogni suo fotogramma, in ogni sua minuscola parte. 
Una eterna maledizione che non dà sollievo. 
Mai. 
E come può, una maledizione, dare sollievo? 
Oliver si avvicinò a Maggie lentamente, cercando di celare il furore che lo guidava dietro una calma gelida, facendo appello a tutto il suo sapere, a tutta la sua forza. 
Quella forza che, con lei, non aveva mai usato perchè lei era la sua donna, l'amata. 
Quando fu davanti a lei, così vicino al suo volto da poter bere le lacrime che scendevano da quegli occhi blu come il mare d'Inverno, quando vide l'enorme terrore che la stava sciogliendo come la cera di una candela tagliò le corde che la stavano legando. 
Lei non tentò di scappare, non urlò, non fece altro che continuare a piangere, senza più implorarlo, consapevole che sarebbe stato tutto perfettamente inutile. 
Ma quando lui rimise il coltello in tasca tirando fuori una pistola ... in quel momento capì che cosa è il terrore. 
E intuì che fino a quell'istante sperava di salvarsi. 
In una piccola parte di se aveva sperato di potersela cavare in una qualche assurda maniera. 
Oliver intuì quello che passava nella sua mente, vide i suoi occhi posarsi sulla pistola con un terrore che non le aveva mai visto prima e indietreggiò fino a raggiungere il tavolo che c'era dietro di loro. 
Davvero Maggie pensava che se la sarebbe cavata così a buon mercato? 
Davvero pensava che sarebbe stato lui ad ucciderla? 
Era proprio vero che non lo conosceva affatto. 
No, non era così che si sarebbe vendicato, non era quella la sua vendetta. 
Tolse la sicura dalla pistola senza distogliere lo sguardo dal suo e la posò sul tavolo. 
Poi parlò, mentre qualcosa, nella sua mente, si stava ritirando in un piccolo anfratto, là dove il rumore non arrivava. 
Là dove non avrebbe visto ne ascoltato quello che stava per accadere. 
-Ti dò una possibilità di vivere, una soltanto. La decisione sarà soltanto tua e io la rispetterò: 
Restare qui dentro, in questa stanza, nelle mie mani, fino a che io mi stancherò di te. 
Non una schiava, bada, sono convinto che quello ti piacerebbe ma un oggetto, un semplice oggetto che farà tutto quello che io vorrò, fino a quando... - si strinse nelle spalle con una indifferenza che fece chiudere gli occhi a Maggie. 
Ma quando continuò fu ancora peggio: 
-O puoi usare questa pistola su di te e ucciderti- 
aspettò un attimo affinchè le sue parole potessero entrare dentro di lei, ferirla, farla sanguinare. 
E poi continuò: 
-A me va bene qualsiasi cosa, in ogni caso tu sconterai la tua colpa. Come vedi a te viene offerta una scelta, cosa che tu non avevi previsto, per me. - 
La guardò un'ultima volta mentre sentiva con stupore che la vita, dentro di lui, continuava a scorrere. 
Il cuore batteva ancora, l'aria riempiva i polmoni e i muscoli lo stavano sorreggendo. 
Incredibilmente, mentre sperava di morire per non ascoltare ancora la sua stessa voce, la vita andava avanti, anche senza di lui.
Anche senza di lei. 
Prima di voltarsi ed andarsene le disse un'ultima cosa, mentre lei non aveva smesso un istante di piangere, ferma immobile nella stessa identica posizione che aveva quando era entrato li dentro: 
-Non usare quell'unico colpo su di me appena mi volto per andarmene perchè, in quel caso, gli uomini che sono venuti a prenderti e che sono qui fuori ti ucciderebbero immediatamente. 
E, credimi Maggie, non cambierebbe molto sai... perchè io sono già morto. 
Tu hai bruciato, in un attimo, tutti i miei sogni, ogni cosa che dava un senso alla mia vita. 
E adesso non c'è altro che fumo... soltanto fumo.- 
La sua voce rimase nella stanza mentre lui si voltava e andava via. 
Le disse un'ultima cosa, con la mano sulla maniglia della porta: 
-Se ti trovo ancora qui questa sera...so che cosa fare.- 

Non si può dire che lo sparo lo colse di sorpresa eppure...eppure ebbe un sussulto quando sentì il colpo. 
Una fitta terribile gli attraversò lo stomaco, come se la pallottola fosse entrata nella sua carne. 
Tornò indietro fermando con la mano i suoi uomini che volevano entrare con lui e la trovò ancora agonizzante. 
Si chinò su di lei prendendola tra le braccia mentre Maggie stava agonizzando, guardò lo stomaco dove il sangue usciva, copioso e sentì ancora la fitta che lo aveva fatto quasi piegare in due, sulle scale, qualche attimo fa. 
Ancora adesso, dopo quello che lei gli aveva fatto, dopo che l'aveva vista per quel che era... l'empatia era assoluta. 
Ancora adesso. 
La sua bocca era piena sangue e gli occhi splancati, non parlava, non diceva nulla ma lui poteva vedere la luce che si spegneva piano e, una parte di se, si spegneva li, con lei. 
Cercò il sollievo per la sua vendetta...lo cercò con una sorta di disperata follia ma non la trovò. 
Trovò soltanto cenere. 
Ne lacrime ne soddisfazione ma il vuoto più totale mentre il filmato, dietro di se, terminava e la Tv si fermava con un lieve ronzio. 

Epilogo 

La piccola cappella sepolta nel verde sembrava un piccolo gioiello incastonato in un manto di velluto color smeraldo. 
Fu costruita nei primi del novecento dagli antichi proprietari e restaurata completamente dal padre di Oliver e Mauro, che continuarono a tenerla in ordine facendo celebrare, una volta al mese, una messa per i loro genitori da un parroco loro lontano parente. 
Ma non era quello il motivo per cui i due uomini erano li, in quel momento. 
Oliver stava accendendo una candela davanti all'immagine della madonna per poi inginocchiarsi cercando, dentro di se, quel dolore che avrebbe dovuto provare. 
Suo fratello, che fino a quel momento era rimasto sulla soglia, a disagio quasi, entrò e si avvicinò a lui, rivolgendogli la parola a voce bassa. 
Non credeva affatto in Dio ma vedere suo fratello così lo metteva sempre in imbarazzo...quasi che dovesse giustificarsi per qualcosa che non riusciva a provare: 
-Sapevo di trovarti qui...perchè pensi ancora a lei Oliver? Non merita tutto...questo- e appoggiò la mano sulla sua spalla. 
Oliver si alzò e, dopo un breve segno della croce, uscì dalla cappella in silenzio. 
Chiuse un attimo gli occhi alla luce del giorno, poi rispose a voce altrettanto bassa, come se stesse pensando attentamente alle parole da pronunciare. 
Come se le stesse cercando...quasi: 
-Mi manca, non lei ma quello che provavo per lei. Mi manca amare, mi manca vivere. 
Perchè l'uomo è vivo soltanto se ama? Perchè quello che facevo prima di incontrarla non mi basta più?- 
Mauro non seppe cosa rispondere mentre lui continuava, la voce così bassa e profonda da fargli venire i brividi: 
-Sono spento...vorrei di nuovo provare qualcosa, qualsiasi cosa, anche odio. 
Ma la mia vendetta ha portato via ogni cosa, perfino quello...- 
l'eco delle sue parole si spense lentamente e Mauro, dopo qualche minuto, se ne andò, non sapendo cosa dire, come fare per aiutarlo. 
Oliver rimase solo in quella splendida giornata di fine Aprile, mentre gli uccelli riempivano l'aria dei loro richiami d'amore mise la mano destra in tasca e toccò la pistola con cui Maggie si era uccisa. 
La strinse per un attimo... per poi allargare le dita e continuare a camminare. 
Forse quel giorno non avrà bisogno di usarla. 
Forse troverà un motivo per vivere. 
Forse riuscirà a trovare la sua anima, risuscitarla e tornare ad amare ancora. 
Forse. 
Un uccello fece sentire il suo canto, nel cielo. 

FINE

\\Dedicato a Oliver per aver voluto, fortemente, questa storia, con la speranza di poter trovare la pace per la sua anima, e a Maggie, incapace di perdonarsi. 
I peggiori nemici che abbiamo siamo soltanto noi. 
Vi voglio bene.\\