3° Capitolo
La nostra vita

\\Penso che è stupendo
restare al buio abbracciati e muti ,
come pugili dopo un incontro ,
come gli ultimi sopravvissuti .
Forse un giorno scopriremo
che non ci siamo mai perduti…
E che tutta questa tristezza in realtà ,
non è mai esistita \\

(R. Zero)


Louis si sentiva, effettivamente, un po' più stanco di quanto avesse supposto.
Forse avrebbe dovuto fare un concerto un po' più corto.
Forse non avrebbe dovuto cantare, saltare, suonare la chitarra per due ore abbondanti ma..era impensabile, per lui, fare una cosa del genere.
Gliel'avevano proposto, certo ma...a questo punto o cantava come sempre o non cantava affatto.
Fare le cose a metà era una grande perdita di tempo e, sopratutto, una totale mancanza di rispetto per tutti quelli che erano venuti li, a sentirlo cantare.
Seduto li, su quelle piastrelle, accanto a Etienne, Louis si rendeva conto di come tutte le tessere stavano andando al loro posto in una maniera impressionante.
Se avesse annullato il concerto perchè ancora non si era ripreso non l'avrebbe conosciuto.
Avrebbe perso quell'attimo unico in cui aveva ascoltato la sua voce tra tante.
Si poteva avere un colpo di fulmine per una voce?
Sorrise tra se, lui non credeva nei colpi di fulmine, nel modo più assoluto.
Non aveva mai conosciuto nessuno che si era innamorato a prima vista...a parte suo padre e sua madre, chiaramente.
Bè... senza dubbio questa poteva essere l'eccezione che confermava la regola per cui, contrariamente alle sue convinzioni, ci si poteva innamorare al primo sguardo.
Divenne serio immediatamente.
Lui non era innamorato.
Gli piaceva da morire la voce di quel ragazzo e voleva conoscerlo meglio.
Tutto qui.
" Vengo sempre qui a nuotare...mio fratello ci lavora da tanti anni, per questo posso considerarlo il mio rifugio..."
Louis chiuse un attimo gli occhi...com'era quella storiella sui colpi di fulmine?
Sapeva fare dell'ironia su se stesso e sapeva anche riconoscere che doveva andarci cauto, perchè lui non era un ragazzino e quel ragazzo...bè, non era, senza dubbio, uno come tanti altri.
E l'ultima cosa che voleva era feririlo.
Eppure, una parte di se, si chiedeva chi poteva ferire chi...e questo pensiero prese forma mentre gli rispondeva , senza riuscire a controllare la propria voce:
" Io scarico nell'acqua tutta la tensione del concerto, la stanchezza e...le delusioni. Ti ho cercato dopo il concerto...perchè sei andato via?"
chiuse un attimo gli occhi, con la tentazione, fortissima, di tornare in acqua per allontanarsi da li e da quello che aveva appena detto.
Si era forse rimbecillito?
Ma Etienne rispose in modo dolce certo ma con un'espressione, sul volto, molto ferma:
" E' difficile da spiegare e credo che non riusciresti a capire"
però, la voce dolce non riuscì a mitigare il messaggio duro che conteneva.
Non erano affari di nessun'altro che suoi.
Soltanto suoi.


Guardare ogni cosa con i suoi occhi fu, per Louis, un'esperienza nuova, completamente diversa da tutte quelle che aveva mai fatto fin'ora.
Non se la prese per quello che gli disse, in fondo aveva ragione.
Lui non poteva capire.
Per il semplice motivo che non si sarebbe mai trovato in una situazione simile e mai si troverà.
Non sprecò energie per fare qualcosa che, sapeva già dall'inizio, non sarebbe riuscito a fare, però cercò, con tutto se stesso, di ascoltarlo, ascoltarlo veramente.
Cercò di comprendere, al di là delle parole, al di là di tutto quanto.
Lo scintillio degli occhi di Etienne quando lui rispose con un sorriso alla sua porta chiusa ( con tatto, certo...ma sempre chiusa era) andò a segno molto più di mille parole.
E fece si che Etienne parlasse di se stesso, dicendogli cose che non aveva mai detto a nessuno:
" Io, in acqua, mi rigenero. Sento la vita che scorre di nuovo in me.
Le gambe stanno a galla, non cadono giù morte.
Mio fratello lavora qui e il proprietario è un amico, ormai sono più qua che a casa mia. E' difficile da spiegare a parole ma...qui sento che non c'è nessuna differenza tra me e gli altri.
Qui sono nel mio elemento e non nel loro."
Louis non poteva dire di capirlo per affinità.
Non aveva mai dovuto farsi accettare da nessuno, mai fatto sforzi del genere in vita sua.
Eppure...eppure sapeva bene quello che Etienne stava dicendo.
Riusciva a capirlo perchè anche lui, quando era nell'acqua, si sentiva nel suo elemento.
E lo disse, d'istinto.
Come tutto quello che faceva ormai:
" L'acqua ti accetta se tu la accetti.
Ti accarezza se tu ti lasci andare .
E ti fa suo se tu la fai tua".
Etienne chiuse gli occhi.
Era proprio questo quello che voleva dire e non doveva stupirsi più di tanto che Luois avesse trovate quelle parole che a lui mancavano.
Scriveva personalmente i testi e la musica delle sue canzoni.
Era un musicista ma anche uno scrittore.
E un poeta.
Rimasero li, seduti vicini, guardando la città dall'ampia vetrata accanto a loro.
Etienne si vestì lentamente ma con movimenti precisi ed essenziali.
Louis lo guardava attento, pronto ad aiutarlo se lui lo richiedeva ma senza intervenire per primo, anche perchè sarebbe stato più d'impaccio che altro, ne era sicuro.
La domanda arrivò quando meno se lo aspettava.
Stavano ascoltando il concerto, un tecnico lo registrava per Louis stesso, ogni volta.
A lui piaceva sentirlo " a caldo", dopo essersi scaricato nell'acqua, e aveva voluto condividerlo con Etienne.
Il silenzio li aveva uniti ancora di più, mentre la musica tornava la vera protagonista, inframezzata dalle parole di Louis dette qua e là, tra un pezzo e l'altro.
" Qui sono calato di un terzo"
" questo andava fatto in do maggiore"
"Qua ci siamo"
Dio no...qui no "
ma detto piano, senza alterare la bellezza della musica.
Etienne sorrideva ed era come essere di nuovo li.
Come se anni di rinuncie e sacrifici trovassero il compimento in quella notte particolare.
In quel sogno che si stava realizzando.
Con il senno del poi forse si potrebbe pensare che avesse preparato prima la domanda.
Quante volte abbiamo immaginato di avere davanti a noi 'lui '.
Proprio ' lui '.
Qui, davanti ai nostri occhi.
E di potergli rivolgere almeno due o tremila domande.
Ma Etienne non si era preparato nulla.
Nemmeno una di domanda, figuriamoci due o tremila.
Era appagato da quello che stava vivendo.
Assaporava ogni attimo, consapevole che quella serata era una prima speciale, senza nessuna possibilità di replica.
Sentiva su di se il suo sguardo che lo accarezzava e nessuno, mai lo aveva guardato così.
Perchè gliela fece allora?
Perchè aprì la bocca e parlò proprio mentre Louis, dal registratore, stava cantando 'sotto la maschera' ?
Quando ripenserà a quel momento non riuscirà a trovare una risposta, cercherà di trovarla, forse si illuderà di averlo fatto.
Ma la verità è che ci sono delle volte in cui la nostra mente si scollega.
Semplicemente noi entriamo in un balck aut totale e la bocca si apre senza aver prima formulato qualche pensiero di senso compiuto.
Semplicemente.
" Louis...per chi hai scritto 'sotto la maschera' ? "

Louis si fermò per un attimo.
Nel senso che si bloccò proprio.
Stette immobile guardando l'acqua della piscina che sembrava chiamarlo ancora.
Poi si voltò verso Etienne chiedendosi perchè.
Perchè sembrava andare oltre le sue parole ed arrivare nel centro della sua anima, senza accontentarsi di nulla di meno.
Iniziò a parlare e una parte di lui gli stava dicendo di non farlo.
Non poteva sapere se sarebbe riuscito a fermarsi.
Ma, per la prima volta in vita sua, non era del tutto sicuro che voleva farlo.
" Anna era una ragazza particolare, molto particolare.
L'ho conosciuta quando avevo 14 anni e suonavo in conservatorio.
Stavo cercando di mettere su un complessino tutto mio e mi mancava la voce solista.
Io, in quel periodo, non volevo cantare ma soltanto suonare, mi andava bene così e ancora non ero convinto di lasciar perdere il nuoto a livello agonistico.
Arrivavano le prime medaglie ed ero molto combattuto.
Fu la terza voce che ascoltai e mi fermai li.
Era incredibile.
Mai sentita una voce femminile del genere e mai la sentirò.
Superava tutte le mie previsioni, incarnava perfettamente il mio ideale di cantante.
Graffiante, potente e delicata allo stesso tempo.
Sapeva alzarsi ed abbassarsi senza il minimo sofrzo.
Un talento naturale unico, una classe senza precedenti.
E sembrava non rendersene conto.
Aveva la mia età e non studiava nemmeno musica.
Che cosa sarebbe potuta diventare con una preparazione adeguata?
Per di più aveva un carattere solare e luminoso.
Contagiava tutti quelli che aveva attorno e ci lasciava incerti, chiedendoci che cosa si nascondesse dietro quel suo carattere così positivo.
Come ben sai siamo molto scettici quando incontriamo persone del genere, ci diciamo sempre che ' è troppo bello per essere vero' e, in effetti, qualcosa c'era veramente e io feci l'errore di scoprirlo, anche se del tutto casualmente: Anna era ermafrodita. "
Louis tacque per un attimo, mentre un'ombra oscurava il suo sguardo.
Etienne fu attraversato dai brividi, non voleva una cosa del genere!!!
Perchè mai aveva fatto quella domanda?
Eppure non poteva più tornare indietro, aveva la sensazione che, anche se avesse chiesto a Louis di fermarsi il ragazzo seduto accanto a se \che strano pensare a lui come un ragazzo qualunque...\ non lo avrebbe nemmeno sentito.
Figuariamoci ascoltato.
Infatti continuò, con una sofferenza, nella voce, ben visibile.
" Lo scoprii a casa sua, un pomeriggio che ero andato a prenderla.
Sai...quelle cose che accadono del tutto innocentemente, senza nessun secondo fine.
Un caso vero e proprio...anche se io non avevo mai creduto al caso.
Chissà...forse una parte di me aveva sospettato qualcosa.
Non lo saprò mai chiaramente.
Sua madre mi disse che lei era fuori ma che poteva aspettarla in soggiorno, visto che lei doveva uscire di corsa per scappare al lavoro.
Anna sarebbe tornata immediatamente, era uscita solo per una commissione.
A me scappò la pipì, semplicemente.
Normalmente non mi sarei mosso...avevo una resistenza senza limiti e non mi piaceva affatto andare in bagno a casa degli altri.
Ma quella volta lo feci e ancora adesso sono qui a chiedermi il 'perchè' .
Cercai il bagno ed entrai li dentro senza bussare, convinto di essere solo...invece in bagno c'era lei.
Sua madre non se n'era accorta ma Anna era già rientrata ed era andata in bagno.
La scoprii in quel modo.
Aveva appena terminato di lavarsi ed era nuda.
Restai li, come un cretino, a bocca aperta, mentre lei mi tirava addosso tutto quello che gli capitava in mano.
Mi cacciò urlando, chiaramente, ed io scappai a casa mia, sentendomi un ladro.
Furono le mie sorelle che, beccandomi in quello stato vollero sapere che cosa era successo, a svegliarmi dal mio torpore e autocommiserazione.
Tornai da lei rosso di vergonga ma deciso a scusarmi... e la trovai in piena crisi isterica, mentre stava distruggendo la casa.
Questa era la sua doppia personalità, la sua 'maschera'.
Quando si calmò mi raccontò che stava combattendo con la sua famiglia perchè loro volavano crescerla come una donna mentre lei si sentiva un uomo.
Semplicemente maschio.
Voleva operarsi e diventare un uomo completamente, togliendo da se quella parte in più, odiava il suo corpo diverso, odiava questa ambiguità non voluta e odiava i suoi, che la obbligavano a essere una ragazza sotto ogni aspetto, costruendo anche il suo carattere su misura per lei.
O per loro pensai io, allibito.
Dov'era la Anna solare e dolce, con una voce incredibile e un carattere luminoso?
Qui c'era un ragazzo che non riusciva a vivere la sua vita e la sua sessualità, imprigionato in una vita che non voleva, in un mondo che non era il suo.
Con un nome così femminile che, anche volendo, non poteva certo trasformarlo in maschile.
Non seppi cosa dirgli, lo ascoltai in silenzio ritrovandomi ad abbracciarlo alla fine, pensando a lui come ad un ragazzo soltanto se riuscivo a non guardarlo in faccia.
Lentamente Anna cambiò soltanto con me.
Quando eravamo da soli diventava quel ragazzo che voleva essere, perfino la sua voce si abbassava di un'ottava, una trasformazione totale.
Che mi preoccupava tantissimo, perchè sapevo che non avrebbe potuto continuare a lungo.
Doveva affrontare i suoi, parlar loro sinceramente e farli abituare all'idea di avere un figlio maschio piuttosto che una femmina.
Come puoi ben immaginare, dopo due anni di quella vita, quando compì 16 anni stava per impazzire.
Io avevo capito che non volevo fare il chitarrista di un gruppo ma il cantante solista.
E lui stava continuando con il complesso al posto mio, inziando ad avere i primi piccoli successi.
Forte di questo e della sua precaria salute mentale, per non perderla del tutto affrontò i suoi, dicendo finalmente tutta la verità.
Fu l'ultima volta che lo vidi. "
Louis tacque di nuovo, assorto.
Questa volta il dolore era visibile ma Etienne sapeva che non era realmente li, con lui.
Era stato trasportato indietro nel tempo, in una realtà già vissuta.
In un tempo già avvenuto che nessuno ormai poteva cambiare.
" Mi dissero che si erano trasferiti per lavoro e che mi avrebbe mandato sue notizie.
In realtà mi arrivò davevro una sua lettera, spedita di nascosto.
Avevano dato la colpa di tutto a me e per miracolo non mi avevano denunciato per circonvenzione di incapace!!!!
Senza rendersi conto che così stavano insultando sopratutto Anna e non me, ritenendolo un'incapace.
Vivevano in un paesino sperduto degli Appennini, isolato da tutti.
Capii, tra le righe, che mi stava dando l'ultimo saluto.
Se non poteva vivere secondo la sua natura non sarebbe riuscito a vivere affatto.
Semplice e lineare.
Soltanto i suoi non riuscivano a capirlo...o lo avevano capito e non gliene importava niente.
Mi arrivò la notizia una mattina d'estate.
Era il 4 Agosto e faceva un caldo dell''accidente, stavo cercando di dormire perchè avevo passato la notte in piedi a registrare il mio primo disco.
'Sotto la maschera' .
Dove parlavo di lui.
Volevo usare i soldi della vendita (non avevo dubbi che sarebbe stato un successo, come vedi la modestia non è mai stata il mio forte) per pagargli l'operazione quando avrebbe avuto 18 anni.
Non ci arrivò mai.
I ragazzi del nostro vecchio gruppo vennero a svegliarmi di soprassalto, sconvolti.
Era sulle prime pagine di tutti i giornali: Aveva ucciso i suoi genitori e poi si era dato fuoco, era in coma in ospedale, con ustioni in ogni parte del corpo.
Morì prima che potessi vederlo".
Non disse altro, non ce n'era bisogno.
Le parole della canzone rivivevano nella loro mente mentre Etienne si ritrovò con il viso bagnato dalle lacrime.
Perchè l'ignoranza dell'uomo mieteva ancora tante vittime?
Perchè non si poteva essere accettati per quello che si era?
Si voltò verso Louis e lo vide mentre lo stava osservando, stupito per il suo pianto.
" Stai...piangendo? Ma...perchè?"
Non rispose, chiaramente.
Lo guardò in silenzio e, senza prima pensarci e ragionarci su come faceva sempre da quando era su quella sedia a rotelle, lo abbracciò di slancio, nascondendo il viso contro la sua spalla, scosso dai singhiozzi.
La mano di Louis gli accarezzò la nuca e i capelli, mentre la musica terminava e il concerto finiva.
"Grazie..." disse soltanto e questo fece piangere Etienne ancora più forte, finalmente, dopo tutti quegli anni, anche Louis si sciolse e l'ala nera che lo copriva parve ritirarsi.
Per un poco si chiuse...dando via libera al suo dolore.