Vino Tequila Champagne e
Uzo
CAPITOLO III
-Angelo-
Il
mio corpo non ha più controllo.
Sento
che risponde da solo agli stimoli che quel demonio sopra di me gli sta
dando in abbondanza.
Infischiandosene
di quello che io gli sto invece ordinando di fare.
Non
può averla vinta lui, e no… qui ne va della mia
autorità su di lui e…e…
Ogni
discorso si perde nella sua bocca.
La
mia mente non ragiona più, si è annullata in un
lago di piacere.
Finalmente
si è deciso a far sparire in fondo alla sua gola il mio
cazzo e questo mi sta facendo perdere letteralmente la testa.
Mi
ha portato sull’orlo del piacere per poi tirarsi indietro
più volte, fino a che, immerso nella follia, gli ho
afferrato i capelli tirando con forza.
Ho
quasi potuto sentire contro la mia pelle bollente il suo sorriso sadico
mentre mi faceva scivolare in profondità.
Sa
quanto mi piace quando fa così.
E
sa anche che io non glielo chiederei mai perché so di fargli
male.
Questo
suo lato a volte mi lascia perplesso… chi gode di
più fra noi due mentre mi accoglie là dove,
volontariamente, nessuno lo farebbe mai?
Sento
la sua gola contrarsi per lo sforzo di non rigettarmi fuori e il
piacere si fa sempre più grande.
Mi
porta sull’orlo del baratro e quando non ce la faccio
più, quando la mia ragione se n’è
andata a farsi fottere da un pezzo mi strappa un orgasmo folle, dove
dolore e piacere si mescolano insieme.
Resto
stordito a guardare la sua testa bionda che si alza lentamente, il
respiro che cerca di tornare accettabile mentre lentamente sale verso
il mio viso.
Dannato
Svedese.
E
siamo appena all’inizio.
-Mika-
Questa
volta ho superato me stesso.
E
lui, il mio amore, non ha mosso un dito per capovolgere la situazione e
prendermi con forza, come la sua mente gli urlava.
Stendo
le labbra in un sorriso pigro avanzando lentamente verso di lui,
facendo combaciare perfettamente i nostri corpi.
Sto
impazzendo.
Il
piacere è salito vertiginosamente insieme al suo e adesso
tutto in me ricerca quella soddisfazione che solo lui può
darmi.
Arrivo
nella sua bocca e lo bacio come piace a lui.
Aprendo
le nostre bocche ed esplorando a fondo ogni più piccolo
anfratto, con calma.
Senza
violenza.
Non
ancora.
Continuo
a bloccargli le braccia per fargli capire che non voglio ancora che si
muova e lascio che le mie mani si insinuino tra di noi, ricerco i
capezzoli e li pizzico con forza.
Geme
profondamente mentre il suo piacere si risveglia.
Mi
vuole ancora ma di questo non avevo il minimo dubbio.
Lo
porterò di nuovo sull’orlo della follia per poi
lasciarlo libero di prendermi con forza.
Con
tutta la sua passione.
Per
farmi urlare dal piacere.
La
sua lingua cerca di andare in profondità dentro la mia gola
ma io glielo impedisco conducendo il bacio a modo mio, strofinandomi
contro di lui e continuando a tormentargli i capezzoli che sono
diventati duri come pietre aguzze.
Alza
i fianchi con decisione: mi vuole.
Quasi
quanto lo voglio io.
Alzo
il viso dal suo e guardo nelle profondità pericolose dei
suoi abissi.
Prendimi
Angelo.
Fammi
impazzire.
Fammi
dimenticare chi sono per annullarmi completamente in te.
Alzo
le mani e le abbandono lungo il corpo mentre mi faccio cadere di
fianco, accanto a lui.
Non
ho appoggiato la schiena al letto che è già sopra
di me, il viso quasi irriconoscibile dal piacere,mentre la sua voce mi
fa impazzire definitivamente.
<<
E’ questo che vuoi, vero?>>
Non
rispondo, non ce n’è bisogno, allargo le gambe
alzandole per permettergli di andare in profondità
e lui affonda in me senza esitazioni.
Senza
prima prepararmi, fino in fondo.
Fino
a che le mie ossa lo fermano.
Come
volevo io.
Siamo
gli unici abitanti di un pianeta che sta morendo e solo la nostra
unione può salvarci.
Lo
penso mentre mi alza con forza dal letto per andare ancora
più in profondità.
Lo
penso mentre la sua bocca mi morde la spalla per poi succhiarla
avidamente.
E
lo urlo quando ogni cosa scompare in un mare rosso.
Un
oceano in cui affondiamo insieme.
-Javier-
L’aria
fresca e stranamente priva di umidità mi accoglie
all’uscita dell’aeroporto.
Come
immaginavo non c’è nessuno.
Probabilmente
Alexander si è fidato di quel pazzo di suo fratello e adesso
chissà dove sono andati a finire.
Con
un sospiro appoggio la valigia a terra e mi guardo attorno
attentamente…forse sono rimasti dentro e non li ho visti.
Che
ne so…magari sono andati in bagno.
Soffoco
un’esclamazione all’immagine dei due ragazzi grandi
e grossi che vanno in bagno insieme proprio mentre io esco con la
valigia.
Tiro
fuori il cellulare per chiamarlo prima di mettermi a ridere da solo
come un matto quando lui mi precede e si mette a suonare:
<< Javier sto arrivando, aspetta ancora un
momento…>>
Niki,
immaginavo!
A
volte vorrei non avere sempre ragione.
Visto
che sto zitto e non rispondo, in effetti non mi ha fatto nessuna
domanda quindi non vedo perché dovrei rispondere,
lui continua imperterrito.
<<
Ho bucato accidenti.
Sai,
una di quelle sfighe che ti capitano una volta su dieci. La gomma a
terra, la coda al casello dell’autostrada e
l’incidente a dieci KM da li…>>
Scuoto
la testa, non cambierà mai, è irrecuperabile!
<<
Hai finito di sparare idiozie?>>
la
mia voce è indubbiamente sorridente, come si fa a essere
arrabbiati con lui?
Oddio…
chiaramente Alexander ci riesce benissimo ma lo capisco, a volte anche
troppo.
<<
Davvero, sto arrivando. Tempo dieci minuti e sono li.>>
Chiudo
la comunicazione con l’ennesimo sospiro, solo lui me ne
può far fare così tanti in poco tempo.
Dieci
minuti di attesa secondo lui sono pochi.
Torno
dentro e vado al bar vicino alle porte dell’entrata.
E
pensare che sono arrivato fin qui, all’aeroporto di Ronchi,
cambiando a Roma, soltanto per non farlo venire fino a Venezia,
sperando così di farlo arrivare in tempo.
Che
illuso.
Ordino
un caffè nero senza notare affatto la bionda che si sposta
volutamente dal suo angolo al mio, sfiorandomi la spalla.
Chiaramente
se me ne accorgo è perché l’ho vista ma
non “notata”, non me ne importa assolutamente nulla.
Non
sono innamorato di nessuno ora come ora.
E
non mi piacciono troppo le donne.
Ho
sempre pensato che se devo avere una storia sarà una
soltanto, quella della vita.
E
non necessariamente con una donna, non è detto.
Diciamo
che a parte rare eccezioni non lego molto con loro.
Fa
un passo verso di me e io mi volto lentamente dalla sua parte.
Bionda,
appariscente, profumatissima.
La
guardo con indifferenza e un lampo di irritazione passa nei suoi occhi.
Non
mi piace affatto.
Pago
il caffè e guardo l’orologio.
Dodici
minuti.
Adesso
lo…
<<
Eccolo là, è al bar…>>
la voce inconfondibile di Nikolas impedisce alla mia mente di formulare
epiteti poco eleganti ma assolutamente meritevoli.
Arrivano
due uragani biondi, totalmente diversi l’uno
dall’altro, e bloccano per un attimo il traffico del piccolo
aeroporto.
La
bionda distoglie la sua attenzione da me per rivolgerla a loro e
spalanca gli occhi.
In
effetti sono uno spettacolo…per chi ama quel tipo di
spettacoli chiaramente.
Alti
uguali, capelli biondi forse leggermente più chiari quelli
di Milos, spalle larghe, fisicamente impeccabili.
Fino
a quando non li guardi negli occhi: Allora l’istinto ti urla
di allontanarti da loro il più in fretta
possibile…e in genere io do sempre retta al mio istinto.
In
genere appunto.
Non
sempre, purtroppo.
-Nikolas-
Lo
sguardo che Javier ci lancia è di fuoco.
Se
avesse in mano uno dei suoi preziosi fioretti ci avrebbe già
affettato.
Ahem…
non posso dargli torto chiaramente, io, semplicemente, me ne sarei
andato da un pezzo.
Da
dodici muniti esatti., odio aspettare.
Il
fatto è che mi sono lasciato convincere da Milos a fermarci
in un locale che proprio non so come faceva a conoscere, visto che
è lontano cento KM da casa sua.
Dovevamo
bere un caffè… si, figuriamoci.
Guardo
la sua bocca che si apre in un sorriso, sorriso che sgela, per un
attimo, la rabbia del nostro amico, ci divertiremo davvero in questa
festa.
Non
ho il minimo dubbio in proposito.
Dopo
mezz’ora siamo sull’autostrada, diretti verso
l’albergo, mentre Milos sta rispondendo all’ingenua
domanda di Javier : << com’è
Angelo?>>
Il
Greco non aspettava altro.
Si
lancia in un’attenta descrizione del carattere e del fisico
di Angelo, senza tralasciare nessun particolare.
Santa
pazienza… come si spegne adesso?
Mi
concentro sulla guida cercando con la mente un argomento che sia
neutrale…chissà Alex come se la sta cavando?
Bene,
chiaramente.
Vorrei
essere li con lui…certe volte vorrei avere davvero il potere
di far sparire tutto il resto del mondo per essere libero di stare
soltanto con lui.
Di
fatto nessuno ce lo impedisce… ma lui è troppo
onesto, troppo ligio al dovere per far finta che non ci sia nessuno
oltre a noi.
Stringo
le mani più forte sul volante: sono un bastardo insensibile?
L’ultima
volta che ho visto Mika, prima di salutarmi mi ha detto:
“ a volte la verità è proprio
dove tu non la cercheresti mai.”
Mi
ha tenuto sveglio troppo a lungo questa frase.
E
anche se gli do retta… so bene che non andrei troppo lontano.
Lo
so bene.