Vino
Tequila Champagne e Uzo
CAPITOLO
5
-Angelo-
Devo
essere impazzito.
Non
si potrebbe spiegare in nessun’altra maniera quello che sto
per farmi fare.
Ma
io sano di mente non lo sono mai stato, quindi perché
stupirsi?
Potrei
dire frasi fatte tipo “ se ami davvero una persona vuoi solo
farla felice ecc…”
Ma
non sarebbe da me, andiamo!!
Sono
impazzito con la sua bocca, le sue mani e quella dannata cioccolata.
Si
è preso cura di me a fondo senza cercare il suo piacere.
E
ora che lo vuole così, in questo modo, non sarò
certo io a fermarlo.
E
poi… mi farà impazzire, ne sono certo.
Lo
so, perché altrimenti rischia il collo e ci tiene alla sua
folle testa.
Appoggia
la punta contro di me e spinge lentamente, mentre mi guarda fisso negli
occhi.
La
tentazione di urlare è forte in effetti, e il pensiero che
lui prova tutto questo ogni volta che lo prendo mi induce a non
scaraventarlo dall’altra parte della stanza.
Continua
a spingere lentamente ed entra, centimetro dopo centimetro.
La
cioccolata rende umido e particolarmente caldo questo cazzo che nn
avrebbe certo bisogno di aiuti.
Afferro
il lenzuolo e tengo gli occhi aperti, inchiodati nei suoi che sono un
lago profondo.
Mi
sta aprendo.
Cazzo…
è tanto che non sento dentro di me un uomo, da quando
… una spinta più forte lo fa scivolare in
profondità e io spalanco gli occhi masticando imprecazioni
che non dirò mai a voce alta.
Nemmeno
morto.
Tanto
lo sa già quello che sento, quello che provo.
Glielo
leggo negli occhi che ha socchiuso, colmi di un piacere immenso.
E
in quel momento che lo sento.
La
fitta si trasforma in un brivido.
Piccolo
ma… ecco un’altra.
E
di nuovo il brivido che mi attraversa.
Mika
continua a spingere e io impazzisco.
Il
piacere che sento è così grande che non potrei
spiegarlo a parole, e neanche ci provo.
Completo.
E’
la prima cosa che mi viene in mente, insieme ai colori che esplodono
dietro le palpebre che ho dovuto abbassare.
Insostenibile.
Quello
che mi fa provare è insostenibile.
Mai
l’ho sentito così, mai mi sono sentito
così.
-Mika-
Meraviglioso.
Lo
sapevo che mi avrebbe fatto morire dal piacere ma volevo che anche lui
morisse con me e sembra che ci stia riuscendo.
Il
senso di appartenenza che provo supera ogni più fervida
immaginazione, sale sempre più come una marea rossa e mi
sommerge completamente.
E’
mio si, completamente mio ma anche io sono suo e adesso lo sento con
ogni più piccola fibra del mio essere.
Ogni
spinta mi fa arrivare all’apice del piacere…per
poi farmi scoprire che non c’è un
apice,perché non c’è mai una fine.
Continuo
accelerando i movimenti, sentendo che Angelo sta godendo come
mai in vita sua.
E’
scosso da brividi sempre più grandi, sempre più
intensi.
Viene
improvvisamente, gridando un piacere che mai avrebbe pensato di provare.
Non
così.
E
io allora mi lascio andare, raggiungendolo in quella dimensione dove
tutto scompare, dove tu non hai un’identità ne una
storia.
Ma,
semplicemente, vivi.
Torniamo
più o meno alla normalità.
Il
letto è chiaramente disfatto in maniera indecente,
deliziosamente indecente.
Angelo
però è peggio del letto.
Il
corpo arrossato,stanco.
Gli
occhi chiusi e il respiro affannato.
Spettinato.
Bellissimo.
Una
sua mano è sul mio stomaco, in un gesto di possesso che la
dice lunga sulle sue intenzioni.
Mentre
la mia è sulla sua coscia.
Nemmeno
io scherzo.
La
sua voce stupisce perfino me.
Si
alza chiara e precisa nell’aria, appena appena affannata.
Ma
quante energie ha quest’uomo?
<<
Ti sei salvato la pelle…>>
E
allora io rido.
Rido
come da tanto tempo non facevo.
E’
vero, è pazzo.
Sarà
per questo che lo amo tanto?
-Milos-
Bè,
questo posto è davvero bellissimo.
Devo
dire la verità. Io amo il mare più di ogni altra
cosa… ma le acque di questo lago così brillanti,
di un verde particolarissimo, e la vegetazione che lo circonda hanno un
che di particolare, molto molto suggestivo.
Camus
cammina accanto a me in silenzio, stiamo facendo il giro del lago,
ormai è da un’ora che camminiamo e probabilmente,
guardando la strada che ci resta ancora da fare, ne avremo ancora per
altre due.
Non
mi spaventa tutta questa strada ne quella che dobbiamo ancora
affrontare.
Ma
il silenzio di Michel.
E’
un’ora che, in tutto, avrà detto si e no quattro
parole.
Per
rispondere a quattro mie domande.
E’
arrabbiato, va bene.
Ha
anche una punta di ragione, ok!
Forse
un po’ più di una punta.
Ma
un’ora di silenzio mi sembra una punizione sufficiente, no?
Non
è successo niente tra me e Nikolas, andiamo!!
Niente
di pericolosa insomma.
Abbiamo
bevuto un caffè particolare, in quel locale che hanno aperto
a Palmanova da poco.
Fanno
caffè aromatici da tutto il mondo, io ho preso un
caffè Marocchino e lui quello Arabo.
Davvero
buoni, speciali.
Ha
convenuto anche lui…e allora gli ho fatto assaggiare il mio
e ho assaggiato il suo.
Dalle
labbra.
Non
con la lingua però.
Non
gli ho messo la lingua nella sua bocca, ci mancherebbe
altro… non è Michel lui e io…non sono
Alex.
Ormai
l’ho capito il problema di Niki e volevo distrarlo e fargli
capire, nello stesso momento, che non potrà mai mentire a se
stesso.
Ha
funzionato.
Abbiamo
parlato dopo il…bacio e spero di averlo almeno aiutato a
buttare le sue stupide convinzioni per parlare liberamente e senza
freni con chi soltanto può rispondergli.
Ecco.
Tutto
qui.
Mi
sono sacrificato, se così si può dire.
Ma
so che Michel non la pensa esattamente così.
Secondo
lui non devo immischiarmi in cose che non mi riguardano ma soprattutto
devo lasciar fare ad Alexander, visto che è saggio e bla bla.
Parole
e basta.
Io
preferisco agire.
I
fatti alle semplici parole.
Adesso
basta.
Sono
stato in silenzio ad aspettare anche troppo!
<<
Non è successo niente , sai bene
che…>>
<<
Che cosa? Cosa devo sapere?>>
Si
ferma improvvisamente voltandosi verso di me, i capelli rossi che
schiaffeggiano l’aria, gli occhi che sembrano volermi
trafiggere.
Eppure
la sua voce non è dura, gelida ma…morbida.
Quasi
divertita.
Che
accidenti di ragazzo che ho… mi ha preso in girono credevo
che fosse infuriato con me, come minimo…invece stava solo
giocando!
<<
So bene che non mi hai tradito, ma so anche che è successo
qualcosa tra te e Nikolas, lo sguardo che vi siete dati è
stato molto eloquente.>>
Ferma
la mia voce un attimo prima che io risponda, ripeto: mi legge nel
pensiero!!
<<
Non c’è bisogno che accampi scuse, e poi sono
problemi di Nikolas e di Alexander, non miei.
E
nemmeno tuoi, faresti bene a ricordartelo… la prossima
volta.>>
Si
avvicina a me, fa quei quattro passi che ci dividono con uno sguardo
da…predatore.
Accidenti,
raramente l’ho visto così.
Fa
quasi paura… lui, così freddo e
controllato… quando non si lascia andare con me.
Istintivamente
faccio un passo indietro…paura?
Nemmeno
per sogno!
Istinto
di conservazione!!
-Michel-
A
volte penso che Milos non mi conosca affatto.
Oh,
nessuno conosce bene una persona, lo so bene.
E
ne sono assolutamente convinto ma…quello che io intendo
dire è che a volte Milos sembra non conoscere a
fondo nemmeno una piccola parte di me.
Crede
veramente che mi sfugga qualcosa di lui?
Qualsiasi
cosa?
Io
so tutto, ogni più piccola cosa che perfino sogna.
Lo
conosco benissimo e posso prevedere tutte le sue mosse.
Ho
accettato tutto di lui e lo amo così
com’è, non voglio che cambi…ma nemmeno
che pensi che può prendermi in giro tranquillamente, come
niente fosse.
Faccio
un passo avanti e lui, istintivamente, ne fa uno indietro.
Sorrido
tra me, so che non ne farà altri, anche lui è
affascinato dal pericolo.
Altrimenti
non si sarebbe mai messo con me.
<<
Se hai bisogno di qualche problema che ti movimenti la vita basta che
tu me lo dica.
Te
ne posso dare io tanti…non hai idea di che cosa posso
fare…se lo voglio>>
Inghiotte
a vuoto ma lo sguardo che illumina i suoi occhi è di
eccitazione, pura eccitazione.
<<Oh
si, è questo il punto.
Io
ce l’ho l’idea… ce l’ho,
eccome.>>
Annullo
lo spazio che ci divide e lo afferro per i capelli, attirandolo a me.
Quando
il suo viso è a un cm dal mio, a un soffio dalla mia bocca,
mormoro:
<<
Per questo mi stai sfidando?>>
Il
bacio che gli do ribadisce quello che ho appena detto.
Profondo,
totale.
Un
bacio che è possesso ma anche donazione.
Io
voglio tutto di lui, ogni cosa.
Corpo,
anima e mente.
Ma
è anche quello che gli do.
Niente
di più, perché non c’è
niente più di questo.
E
niente di meno.
Non
ho mezze misure.
E
con la sua risposta a questo bacio mi sta dicendo che nemmeno lui ne ha.
Riprendiamo
a camminare lentamente, quando l’eccitazione è
salita troppo e nemmeno una passeggiata nei ghiacci dei Poli
può servire a raffreddarla.
Sento
la sua frustrazione che fa fatica a contenere…voleva di
più.
Voleva
che non ci fermassimo qui.
Il
fatto di essere all’aperto non ha mai costituito un
deterrente per lui.
Ma
deve capire una cosa questo mio ragazzo così folle: Con me
non si gioca.
Mai.
Il
suo sospiro fa volare via parecchi uccelli che erano negli alberi
accanto a noi… e io sorrido appena.
Quel
che basta per far muovere in alto gli angoli della mia bocca.
Sarà
una vacanza indimenticabile Milos, davvero indimenticabile.
-Javier-
La
passeggiata ha infiammato un po’ la vecchia ferita
all’anca, quella che mi ha costretto a lasciare la scherma
quando ero sul gradino più alto del podio.
L’operazione
che ho fatto mi ha guarito perfettamente per condurre una vita
normale e per impedirmi di zoppicare ma
l’agilità che avevo è un ricordo
lontano.
L’umidità
del bosco e del lago poi non è che mi fanno molto bene.
Ma
questo non mi ha mai fermato.
Il
dolore fa parte della nostra vita, è parte integrante in
essa.
Non
mi spaventata.
Quello
che mi dà fastidio è che ci sono volte in cui io
devo cambiare i miei piani per esso.
Adesso
volevo fare il giro di tutto il lago ma il dolore troppo forte non me
lo ha permesso.
Non
posso permettermi di ignorare questo campanello d’allarme che
è il dolore.
E’
il mio corpo che me lo invia e serve a farmi capire che
c’è qualcosa che non va, che oltre questo limite
non posso andare.
Se
non voglio accelerare quello che è un processo degenerativo
già in atto.
Arrivo
all’albergo e vedo che i gemelli sono già li.
Sono
in cucina tutti e due e i loro gesti perfetti, per un attimo, mi
inducono a fermarmi per osservarli meglio.
E’
come vedere Alexander ad uno specchio.
Ci
sono certe volte in cui la loro differenza è netta e chiara.
Ma
in qualche caso, e questo è uno di quelli, la loro
peculiarità ti fa pensare di essere davanti a uno specchio.
E
di vedere il riflesso della loro anima.
Anima.
Una
sola, divisa in due parti.
Uguali
eppure distinte una dall’altra.
Alex
si volta verso il fratello sorridendogli teneramente e Nikolas, per un
attimo, arrossisce leggermente.
Mette
una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda dietro
un’orecchia per tornare a guardare in basso, verso la crema
che sta lavorando.
Sorrido
leggermente, guardarli fa bene veramente, ti rimette in pace con il
resto del mondo.
Ed
è mentre sto sorridendo che Alex alza la testa e mi vede, mi
saluta chiamandomi accanto a loro.
Declino
con un gesto della testa, devo andare a stendermi e a prendere le mie
pastiglie, prima che l’infiammazione peggiori.
<<
Quando vuoi puoi raggiungerci qui, noi siamo in cucina ancora per un
paio d’ore>>
Questa
volta vado all’ascensore, nn riuscirei a fare due piani di
scale.
Sento
lo sguardo acuto di Nikolas che mi accompagna fino a che le porte non
si chiudono.
E
sospiro leggermente.
Fa
parte della mia nuova vita tutto questo, certo.
Ma
a volte è davvero difficile.
A
volte.