CAPITOLO
IV:
INDAGINI
A DISTANZA
“Che
devo fare, che devo fare per svegliarvi
Per
scuotervi, per divellere le strutture
Perché
il sangue ancora scorre nella grondaia”
/Wake
up - Rage Against The Machine /
-
L’avevo immaginato che ci sarebbero arrivati… fra lui e quel diavolo di
genio che si ritrova per fratello… - Chiusa la comunicazione, Tony
aveva continuato a parlare da solo come fosse normale, Gibbs entrò
sentendo l’ultima parte, quindi alzando un sopracciglio interrogativo,
chiese sbrigativo:
-
Chi è il diavolo? - Sapeva che non erano sempre uscite degne di nota,
le sue, ma era anche vero che ogni tanto ci stavano bene visto che
avevano il potere di sollevare il peggiore dei morali.
A
volte risultava solo inopportuno, altre invece con un tempismo perfetto!
Tony
ancora in boxer si girò verso il compagno già vestito e pronto, quindi
sospirò preparandosi ad un sicuro rimprovero per aver spifferato tutto
così facilmente, suo malgrado vuotò subito il sacco:
-
Charlie Eppes. -
-
Il genio? - Che era un genio era forse l’unica cosa rimasta impressa in
Gibbs, probabilmente non si sarebbe ricordato nemmeno che era il
fratello di Don, se non fosse stato per il cognome uguale!
-
Si… mi ha chiamato Colby Granger… ti ricordi di loro? Il compagno e il
fratello di Don… - Gibbs si avvicinò accigliandosi pericolosamente,
quindi Tony inghiottì e continuò alzando le mani in segno di innocenza:
- Ehi, io non ho fatto nulla! Ci sono arrivati loro che era qua… quei
due non sono farine per ostie, non so se mi spiego… sono più come… -
Stava cercando dei personaggi adatti a cui associarli ma
all’espressione brutalmente più truce dell’altro davanti a lui, lo fece
desistere e si affrettò a continuare: - Era disperato, non sapeva nulla
di ciò che è successo, sapeva solo che è sparito, che lo cercano per
arrestarlo e che è ferito. Non sapeva dove sbattere la testa… Gibbs,
avresti dovuto sentirlo, poverino… se io fossi stato al suo posto sarei
impazzito! Gli ho detto che è qua, che sta bene e che è stato
incastrato dai tipi con cui ha avuto la sparatoria. Gli ho detto di non
dire niente a nessuno e di non venire qua ma di tenerci in contatto.
Bè, ci serve un collegamento con Los Angeles a meno che non intendiamo
andarci noi, il che non sarebbe male ma per Don sarebbe un tantinello
azzardato… - La sua parlantina si era svegliata anche troppo bene,
constatandolo Gibbs con uno scrollo di spalle aveva alzato gli occhi al
cielo, poi aveva ringhiato qualcosa di incomprensibile che aveva
finalmente zittito Tony.
-
So che volevi non sapesse niente nessuno, ma come potevo… e poi ci
saranno utili, dai… - Era vero e Gibbs lo sapeva, ecco perché girando
sui tacchi si limitò a gridargli sbrigativo:
-
Muoviti che dobbiamo darci da fare! -
-
Positivo… - Disse da solo Tony costatando che la sua nuca era ancora
integra e che non lo aveva sgridato. Forse aveva fatto una cosa giusta,
dopo tutto… o magari lo aveva solo esasperato troppo!
Quando
Gibbs scese le scale giungendo in soggiorno, la prima cosa che trovò fu
il divano vuoto e con espressione incupita si bloccò, mettendo subito
mano alla cintola dove di solito c’era la sua pistola, cosa che ora
mancava perché in casa non la teneva addosso.
-
Ma dove diavolo… - Girò subito lo sguardo cercandolo nella stanza anche
se la prima cosa che gli venne da pensare era stata che l’avevano
trovato.
Assurdo,
si era poi detto. Nessuno a parte pochissimi sapevano della loro
amicizia, che poi tale non poteva proprio definirsi.
“Non
dovevo farlo dormire solo!”
Pensò
non trovandolo nel soggiorno.
-
Don! - Tuonò come suo solito impaziente.
Dove
poteva essere andato in quelle condizioni? Percorrendo il piano terra
in cui si trovavano, sentì rumori dal bagno, quindi si precipitò là e
quando entrò senza bussare, con suo sommo sollievo trovò l’uomo
appoggiato al lavandino mentre cercava di non cadere per un evidente
capogiro.
Indossava
solo i jeans con qualche macchia del suo sangue, per il resto era
scalzo e il torace nudo di cui la fasciatura alla spalla lo copriva
solo in parte. I capelli scuri più scarmigliati che mai, l’aria
insonnolita, una brutta cera con delle brutte occhiaie e i segni del
pestaggio ancora visibili insieme alla medicazione per i punti sul
sopracciglio.
A
stomaco vuoto, dopo tutto il sangue perso, una dormita e le cure di
Ducky non potevano certo essere bastate.
-
Ma che diavolo fai? - La domanda parve idiota solo dopo che Don
biascicò una risposta ovvia:
-
Che si fa in bagno di solito? - Non era stizzito, naturalmente, solo
che non voleva dimostrarsi più debole di quel che fosse.
Vedendo
che barcollava ancora, Gibbs si affrettò a raggiungerlo, quindi gli
cinse la vita e mettendogli il braccio sano intorno al proprio collo,
lo rimise eretto, dopo di che cauto e delicato lo scortò fuori dal
bagno.
-
Come va? - Chiese di nuovo calmo mentre lo riportava alla postazione
incrociando un sorpreso Tony che scendeva le scale.
-
Ehi! Fate una passeggiata? - La domanda sorse spontanea e l’umorismo fu
una volta di più apprezzato, sebbene non lo diedero a mostrare.
-
Mi annoiavo… - Borbottò Don a denti stretti con ironia.
Il
più giovane si fermò per osservarli meglio e incrociando le braccia al
petto, rincarò la dose di simpatia mattutina:
-
Se non sapessi che Don non sta bene sarei maledettamente geloso… anche
se ora che ci penso vedere Gibbs così premuroso col prossimo è un
evento e dovrei immortalarlo. - Non aveva tutti i torti sia sul primo
punto che sul secondo.
Una
scena simile sarebbe stata facilmente fraintendibile, dopo tutto, ma
erano ancor più sorprendenti tutte quelle attenzioni di Gibbs verso
qualcun altro che non fosse Tony… ed anche verso di lui non è che ce ne
fossero poi molte, tutto sommato!
Quando
Gibbs rimise Don nel divano, lasciandolo seduto, si diresse verso la
cucina a passo di carica e passando accanto a Tony gli lasciò il solito
ricordino sulla nuca. Cosa che di solito faceva solo a lavoro, ma in
certe occasioni se le tirava proprio dietro!
-
Va bene, ricevuto, capo! - Rispose infatti l’altro sentendosi già in
ufficio!
Quando
tornò porse a Don qualcosa di commestibile ed energetico che potesse
ridargli un po’ di forze perse.
Probabilmente
non mangiava da quando era scappato ed era un bel po’.
-
Tieni. Prima di tutto devi rimetterti in forze. - A questa frase Tony
riprese la sua espressione di puro stupore ma si guardò bene dal dire
qualcosa e mettendosi una mano sulla bocca si girò e si infilò in
fretta in cucina dandosi uno scappellotto da solo per il pensiero che
aveva avuto. Un’altra battutaccia sulla gentilezza di Gibbs e non
avrebbe più dormito nel suo letto per un bel po’!
Il
suono del campanello giunse a pennello e precipitandosi ad aprire, fu
lieto di vedere Morgan e Reid con dei sacchetti e sorrisi incoraggianti
per uno mentre forzati per l’altro.
Erano
chiari i loro pensieri… Morgan voleva mostrarsi ottimista nonostante
quanto difficile fosse la situazione, mentre Reid non ce la faceva
nemmeno impegnandosi, troppo onesto su ciò che gli passava per la
testa.
Morgan
sembrava più in forma che mai, ma quello sarebbe apparso al top anche
dopo una maratona di cento chilometri… Reid, al contrario, non sarebbe
mai riuscito a dare una decente versione di sé stesso nemmeno volendolo
lui stesso. Quando ci riusciva era solo perché ci aveva messo mano il
suo compagno, cosa che ultimamente succedeva spesso. I capelli
finalmente accorciati non gli stavano più sul selvatico via intorno al
viso, ma erano ben sistemati dietro alle orecchie, peccato che le
occhiaie e il pallore non sarebbero andati via nemmeno dopo dieci notti
in compagnia del suo amore.
-
Ciao! Siamo stati in farmacia e a prendere un po’ di provviste. Dato
che c’eravamo abbiamo pensato anche alla colazione… - Disse il moro
entrando.
-
Avete fatto bene, tutto quel che abbiamo Gibbs l’ha appena dato
all’ammalato! - Rispose Tony rendendosi conto solo troppo tardi di
averne detta un’altra delle sue. Si morse il labbro con aria di chi
l’aveva appena fatta, ma con suo fortuna si accorse di non essere stato
ascoltato dal compagno, troppo preso, evidentemente, dall’aiutare Don a
fare chissà cos’altro!
Improvvisamente
Gibbs era stranamente il perfetto infermiere, cosa che l’altro avrebbe
giurato essere impossibile!
-
Qualcosa non va? - Chiese innocente Reid, il ghigno di Morgan gli
indicò che doveva essere una di quelle sottigliezze troppo umoristiche
per essere colte da lui, quindi rinunciò dirigendosi al divano. Poggiò
le borse sul basso tavolino, quindi iniziò a tirare fuori i farmaci e
gli integratori che avevano preso per Don, elencando velocemente tutte
le caratteristiche di ognuno e la motivazione per cui andava preso,
come se fosse lui stesso un foglietto illustrativo.
-
Non oso oppormi, giuro. - Asserì con stanchezza Don mentre già
cominciava con la prima dose di medicinali. Sapeva che prima si sarebbe
rimesso e prima avrebbe potuto riprendere le cose nelle sue mani.
-
Ci sono poi caffè e brioches per tutti. - Disse invece Morgan ottenendo
per questo la simpatia di tutti i presenti.
Si
sistemarono provvisoriamente tutti intorno a loro, chi sui divani, chi
sulla poltrona, quindi facendo colazione, si misero a fare i rispettivi
punti della situazione.
-
Allora… prima che inizio, Don non sbranarmi: - Fece Tony mettendo
preoccupato le mani avanti, solo per questo l’interlocutore cominciò a
fissarlo male e il giovane inghiottì a vuoto: - mi ha chiamato Colby
chiedendomi con una certa dose di disperazione da oscar nella voce, se
tu fossi qua. Non sapeva nulla ma là ti stanno cercando in lungo e in
largo. Ti hanno accusato di tradimento e di aver sparato contro ai capi
dell’FBI e ad altri agenti. Là è l’Inferno, ha detto. Doveva sapere se
stavi almeno bene… bè, io al suo posto sarei impazzito quindi gli ho
detto che sei qua, che stai bene e che ci occupiamo noi del casino. Gli
ho detto di non dire niente a nessuno e di non venire assolutamente. -
-
Cosa?! - Chiese esterrefatto e seccato Don con espressione accigliata.
Se fosse stato più in forze se lo sarebbe mangiato.
-
Avanti, mettiti nei suoi panni… stava per piangere! Tu non te la passi
bene ma ti assicuro che per lui e tuo fratello non è una passeggiata! -
Si giustificò Tony cercando di farlo ragionare.
-
Poi ci farà comodo una linea di collegamento con ciò che succede là. -
Gli diede man forte Morgan subito d’accordo con l’amico.
-
E’ vero. - Rincarò perfino Gibbs sorprendendo Tony che era stato certo
di essere linciato per aver riferito tutto a Colby.
“Bè,
ci ho azzeccato di nuovo, dai…”
Pensò
sospirando di sollievo fra sé e sé.
Don
continuava a non essere convinto e scrutando malamente Tony coi suoi
penetranti occhi castani, lo mise a disagio.
-
Non volevo venissero coinvolti. -
-
Lo sono già stati, dall’FBI. Cosa credi, che non stiano indagando anche
su di loro, adesso? - Tony, che era abituato a trattare con Gibbs,
prese coraggio anche con lui nonostante non gli piacesse quello sguardo
truce addosso.
-
Va bene, va bene… ormai è fatta. - Sbottò ancora infastidito l’altro
che in cuor suo voleva solo poter parlare con Colby e con Charlie.
Sapere
che aveva comunque messo in una posizione difficile due persone che per
lui contavano così tanto, non poteva andargli giù facilmente, era
ovvio, ma poteva solo sforzarsi di risolvere tutto in fretta.
Nascondersi non risolveva certo niente.
-
Dobbiamo darci da fare… - anche se quando cercò qualcosa da proporre,
nemmeno il suo istinto o la sua esperienza di capo squadra si attivò.
Il nero più totale lo avvolse. Tornò a pensare a come si era sentito
mentre cercava di uscirne vivo durante la sparatoria e poi a quando era
scappato proprio come un criminale. Aveva rubato un auto, dannazione…
come si poteva arrivare a tanto e a non avere la minima idea di come
uscirne? Ci si era cacciato così facilmente in quel guaio…
Ma
proprio non ce la faceva a sbloccarsi, naturalmente era troppo presto.
Il
punto però, questa volta, era un altro.
Non
avrebbe dovuto affrontarlo solo come quando era scappato alla ricerca
di un rifugio e di qualcuno che lo curasse. Aveva trovato delle persone
più che valide che potevano davvero aiutarlo. Se ne rese conto
concretamente solo quando al suo silenzio subentrò Gibbs che prese in
mano la situazione una volta di più e pratico ed efficiente aveva
iniziato a dare ordini a destra e a manca:
-
Dobbiamo trovare tutto il possibile sui tre membri dell’FBI corrotti.
Scavare senza farci notare, naturalmente. Non voglio che venga
coinvolta più gente del necessario… -
-
Ci pensiamo noi per questo, Garcia è già stata coinvolta e con lei
troveremo tutto quello che ci serve, perfino quello che hanno
cancellato. - Disse Morgan risoluto.
-
Ok. Io mi occupo del proiettile, sicuramente non è di un’arma
registrata ma credo troveremo lo stesso qualche riscontro… - Continuò
Gibbs mentre la sua mente continuava ad elaborare di continuo strade e
piani.
-
Tu? - Chiese con libero scetticismo Tony sapendo la sua poca
familiarità coi laboratori e tutto quello che era scientifico.
Gibbs
lo fulminò con lo sguardo ma fra i denti rispose:
-
Abby! -
-
Non è quello il mio nome quindi cos’è, una parola in codice? - A volte,
però, disinseriva semplicemente il cervello, senza nessuna motivazione
particolare.
-
Tony! - Lo ammonì subito con una pazienza pari a zero.
-
Ecco, quello è il mio nome! - Lo scappellotto arrivò immediatamente a
destinazione.
-
Va bene, la smetto. - Si rimise in riga il giovane sistemato ed
ordinato di tutto punto. Morgan non nascose il suo ghigno divertito al
contrario di Reid e Don che si chiedevano apertamente se quello non
fosse semplicemente matto. Eppure, se ne resero conto solo dopo,
proprio grazie a quelle sue incoscienti scenette potevano ammettere di
essere meno appesantiti di prima.
-
Io posso…. - Iniziò Don non sapendo bene cosa potesse fare, sapendo
solo che qualcosa doveva per forza trovarla. Gibbs lo interruppe brusco
mentre si alzava imitato dagli altri pronti a cominciare:
-
Riposare e chiamare Colby. - A quello tutti si fermarono ma quello più
accigliato fu proprio il diretto interessato che lo fissò come se fosse
impazzito.
-
Cosa?! -
Gibbs
si girò a fissarlo sempre davanti a lui, quindi rispose determinato col
tipico tono di chi non ammette repliche:
-
Devi rimetterti il prima possibile. -
-
Fin lì ci arrivo. - Tensione…
-
Mamma e papà litigano… - Sussurrò Tony a Morgan senza farsi sentire.
-
Chi è la mamma? - Chiese l’altro sempre sussurrando. Tony esitò, alzò
un sopracciglio, poi alzò le spalle e si corresse:
-
Papà e papà litigano… - Reid guardò entrambe le coppie senza capire
come potevano essere così idioti perfino in situazioni simili, ma fece
una gran fatica per non mettersi a ridere davanti all’immagine di Gibbs
e Don sposati!
-
Chiama quei poveri disgraziati del tuo compagno e di tuo fratello.
Assicurali di essere vivo e vegeto e fatti dire com’è la situazione là,
devono spiare il più dettagliatamente possibile le indagini che stanno
conducendo su di te. Dobbiamo sapere chi diavolo è stato corrotto da
quei tre e solo loro possono aiutarci per questo. - La spiegazione
decisamente articolata fu piuttosto esauriente anche se seccante,
quindi suo malgrado Don dovette ammettere che aveva ragione e che
quella chiamata, dopo tutto, era utile. Non gli era certamente piaciuto
il tono di comando, ovviamente. Non è che uno dei due avesse un grado
più dell’altro, quindi era normale che entrambi abituati a comandare ed
anzi a non seguire ordini altrui se non sotto tortura, nel momento in
cui si trovavano un istruzione da eseguire si sentivano stizziti.
Nella
collaborazione precedente, nessuno dei due aveva dato ordini all’altro,
era stata una cooperazione alla pari in piena regola, ma ora era
diverso visto che Don era la vittima e che non poteva gestire la
propria indagine da solo.
-
Usa il suo telefono e chiama Charlie, questa volta. - Disse quindi
Gibbs indicando Tony mentre si dirigeva alla porta d’ingresso, seguito
da Morgan e Reid. Suggerimento ovvio, questa volta. Chiamare sempre lo
stesso cellulare sarebbe stato troppo sospettoso, mentre ancor più
sciocco usare quello di Don stesso.
-
Il mio?! - Chiese tuttavia sorpreso Tony. Il più grande si fermò e
tornò indietro spedito verso il compagno, quindi ringhiò stufo di dover
spiegare tutti i comandi che dava, cosa alla quale non era abituato:
-
Sì, il tuo, perché, non ti va? -
-
No no è che… insomma, io non dovrei magari seguire le indagini su quei…
- Gibbs ancora una volta non lo fece finire e alzando il tono
esasperato, sbottò:
-
Tu fai la sua guardia del corpo! -
-
Bel film, ma vedo più te nei panni di Kevin Costner… e di sicuro non
lui in quelli di Withney Houston! - Lo scappellotto, l’ennesimo, fu
l’unica risposta.
Dopo
un paio di secondi la casa fu svuotata e rimasero solo lui e Don a
guardarsi torvi per i modi discutibili e poco apprezzati di quello che
spesso era solo un uomo snervante e prepotente.
Tony
lo guardò e vide com’era corrucciato e contrariato, la sua aria cupa e
tetra spiccava incredibilmente più del suo pallore, cosa tutta da dire.
Realizzò che avrebbe anche dovuto dargli qualcosa per cambiarsi visto
che aveva quei jeans da giorni e che erano anche sporchi di sangue.
Sospirò…
non sarebbe stata una favola, come quella del film che gli continuava a
stare in testa.
-
Bè, Rachel, spero che tu non sia capricciosa e viziata, perché non ho
molta pazienza! - Don, manco a dirlo, avendo visto il film come ogni
altro essere umano, non gradì per nulla il paragone e sospirando
spazientito appoggiò la nuca al divano guardando in alto. Sarebbero
state ore di torture interminabili!