CAPITOLO V:
INSOLITA
ACCOPPIATA
/
Sympathy for the devil - Rolling Stones /
- Faccio da solo! -
Sbottò Don seccato all’idea di dover essere assistito per lavarsi e
cambiarsi.
Era davvero
convinto di poter fare da solo, guardandolo precederlo in bagno tutto
barcollante, Tony si fermò piegando la testa di lato, quindi con le
mani ai fianchi ed un sopracciglio alzato si chiese quanto ci avrebbe
impiegato ad imprecare come uno scaricatore di porto per il dolore che
si auto infliggeva!
Tentato dal
fare l’esperimento, la vociona prorompente e severa di Gibbs gli era
rimbombata nella testa sgridandolo.
“Mi ucciderebbe…”Constatò
con un certo disagio all’idea di ritrovarsi le mani del suo innamorato
strette intorno al suo collo! “Meglio
non dar retta a questo qua!” Si disse riferendosi a Don
che cominciava con una certa fatica a slacciarsi i pantaloni.
Non era per
niente in forze ed ogni movimento gli costava molta fatica, anche il
più insignificante, ma nonostante le smorfie di dolore non si sarebbe
mai dato per vinto, non era nel suo stile.
Piuttosto
avrebbe sofferto come un cane!
Tony sospirò
scuotendo la testa, quindi si avvicinò ed esattamente come se l’altro
non avesse ringhiato nulla, si chinò sulla vasca aprendo l’acqua.
- Direi che un
bel bagno rilassante possa andare più che bene. Basta tenere l’acqua
bassa in modo da non bagnare le bende della spalla! - Cominciò a
sproloquiare come se Don gli avesse chiesto espressamente aiuto, oltre
che spiegazioni di ogni suo singolo gesto.
Questi lo
guardò stralunato e, già pallido di suo, fece una notevole fatica a
rimanere in piedi e al contempo a guardarlo male per intimidirlo.
- Sì, bene, ora
posso fare DA SOLO! Ti chiamo se ho bisogno! Vai! - Il tono perentorio
di comando era peggio di quello che di solito riservava alla propria
squadra, era più che intenzionato a toglierselo di torno. Non voleva
avere una balia, per lui era pressoché inammissibile!
A questo Tony
emise un accentuato sospiro di chi la pazienza non l’aveva mai avuta
molto spiccata, quindi fissandolo esasperato sbottò spontaneo:
- Tu sei peggio
di Rachel! - Il riferimento era per Guardia del corpo, citato poco
prima nel salotto, quando erano rimasti soli con l’ordine d’assistenza
di Gibbs.
Don
naturalmente non lo comprese ma sapendo della sua inclinazione al dire
cavolate, non lo prese nemmeno in considerazione e sempre più seccato,
seppure sofferente e debole, tentò di continuare a spogliarsi da solo,
ma al movimento di piegarsi per togliersi i jeans, una lunga serie di
imprecazioni proprio da scaricatore di porto si liberò nell’aria
insieme al ghigno divertito di Tony che, alzandosi, lo guardò con la
sua aria da damerino.
Non serviva
dicesse ‘lo sapevo’, era evidente!
Don allora si
tirò su cautamente e con una smorfia che pareva al contempo una
minaccia, si decise a rinunciare al fare da solo e, fortemente non
convinto, alzò il braccio sano borbottando uno stizzito:
- Sbrigati! -
Tony corrugò la
fronte insofferente, quindi pensando: “Questo è il diavolo, altro che
Rachel!”, gli andò davanti e abbassandosi gli
prese i jeans e glieli tirò giù togliendoglieli.
Quella era la
parte minore, se ne rese conto quando sempre dal basso alzò lo sguardo
su quel che rimaneva.
I boxer!
Erano di quelli
stretti fatti per non dare fastidio e tener ‘tutto’ fermo. Quelli che
Tony in tutta onestà preferiva.
“Ci siamo!” Continuò
incerto fra sé e sé: “O
mi sbrana ora o non lo fa più!”
L’idea di Don
versione lupo mannaro feroce non era poi lontana dalla realtà, tutto
sommato, ma c’era da dire che stava effettivamente poco bene e che non
si era ancora ripreso come si doveva.
A parte tutto
il sangue perso che l’aveva debilitato per bene, la spalla era una
delle parti più rognose per farsi male e lui ci aveva addirittura
ricevuto una pallottola!
Si morse il
labbro nervoso e rovistando quasi con disperazione nella sua testa per
trovare un film che gli ricordasse quel momento, senza trovarlo notò la
mano sul fianco che dava un chiaro messaggio.
Evitò con cura
il suo sguardo e senza alzare gli occhi, fu seriamente combattuto su
dove dovesse tenerli… se fosse stato libero li avrebbe impunemente
tenuti sul suo inguine a pochi centimetri dal viso, ma essendo che così
non era, non poteva essere così sfacciato!
Don aveva un
bel corpo ed un fascino cupo e, in quel momento, oltre che minaccioso e
pericoloso anche molto tormentato. Come piaceva a lui!
Però non ci
avrebbe mai e poi mai provato, non avrebbe nemmeno voluto. Era felice
con Gibbs, stava bene con lui e non aveva altri desideri, ma era
cosciente che dall’esterno la situazione era fortemente fraintendibile!
Ingoiò a vuoto
e dopo aver esitato per bene, li prese e semplicemente li tolse tenendo
gli occhi azzurri puntati verso il basso in chiaro segno di imbarazzo.
“Che
razza di situazione!”
Pensò disperato
mentre si rendeva conto di averlo davvero spogliato del tutto!
Una volta
concluso l’atto, si alzò di scatto e come avesse una molla interna, si
girò evitando con cura lo sguardo assassino dell’altro uomo che, di
certo, si era improvvisamente ripreso dal mondo dell’Aldilà dove stava
per finire.
Puntando tutta
la sua attenzione sulla vasca da bagno, chiuse il rubinetto e
cominciando a parlare a macchinetta, cominciò a decantare le lodi di un
bel bagno caldo con qualche essenza profumata ristoratrice che
procurava anche una bella e utilissima schiuma.
Se avesse
dovuto continuare a guardare quel corpo che non invidiava nulla a
nessuno (anzi, al contrario), sicuramente la sua testa sarebbe volata
dall’altra parte del mondo con un solo colpo deciso di… Don o Gibbs?
Chi dei due
avrebbe fatto prima?
Bè, Don non
stava bene, quindi forse gliel’avrebbe staccata prima il suo uomo anche
se non era presente. Lui sapeva sempre tutto!
- Ecco qua, è
pronto. Con una bella ed abbondante schiuma! L’essenza all’alga marina
è rigenerante e con molte proprietà, vedrai che ti sentirai un altro!
Da quanto tempo non facevi un bagno? Non mi sembri tipo da concedersi
queste cose… dico bene? - Così continuando a parlare come se non lo si
potesse spegnere in alcun modo, prese Don per un braccio e lo aiutò a
calarsi dentro facendo attenzione a toccarlo il meno possibile, oltre
che a non guardarlo nemmeno per sbaglio.
Oltre all’acqua
bollente, a fumare era anche l‘altro… di rabbia!
Ancora una
parola e l’avrebbe annegato!
Con attenzione
e fatica si sistemò nell’acqua facendo attenzione a tenere fuori le
bende e le spalle, quindi una volta a posto tagliò in due Tony con lo
sguardo più tremendo che avesse tirato fuori da mesi, questo finalmente
lo zittì di colpo ed esattamente in quell’istante, disse basso e
penetrante:
- Ora posso
fare da solo! Quando devo uscire e vestirmi ti chiamo! - Non avrebbe
ammesso altre repliche e nel caso fossero arrivate era pronto a trovare
un modo efficace per zittirlo.
L’esasperazione
era alle stelle e il momento di imbarazzo si era evaporato in un soffio
quando quella creatura anomala aveva aperto bocca e non l’aveva più
chiusa.
L’istinto di
dargli una serie di quegli scappellotti che gli dava Gibbs, era stata
indomabile.
Tony recepì al
volo il messaggio e grato per quella cattiveria che lo obbligava a
stargli lontano almeno per la durata del bagno, uscì con una certa
gioia, dicendo:
- Tu mi dici
cosa devo fare ed io lo faccio! -
“Sì,
come se funzionasse davvero così!”
Pensò Don
ancora infastidito da quello che era la creatura più seccante che
avesse mai conosciuto.
Però doveva
ammettere una cosa… se l’imbarazzo non c’era più stato, era solo grazie
a quei suoi modi profondamente fastidiosi!
Una volta
terminato il bagno, Don tentò naturalmente di alzarsi ed uscire dalla
vasca da solo ma il solo tentativo di far forza su una qualunque parte
di sé, finì per trasmettergli delle insopportabili fitte alla spalla
ferita. Era davvero un punto terribile per farsi male!
Snervato
sospirò rumorosamente e alzando gli occhi al cielo, si accorse che la
porta era stata lasciata volontariamente socchiusa per poter essere
sentito anche da fuori, nel caso avesse chiamato.
Capì che Tony
sapeva che nonostante fossero rimasti d’accordo in quel modo, lui
avrebbe tentato di fare da solo senza però riuscirci!
Dopo tutto si
meritava l’appellativo di braccio destro di Gibbs, anche se nessuno lo
chiamava così si capiva che lo era.
Rassegnato si
decise e lo chiamò con la sua voce tonante, il bagno ristoratore doveva
ammettere che gli aveva restituito un po’ di forze e si sentiva già
meglio.
Come se
l’avesse cronometrato e lo aspettasse fuori dalla porta, entrò quasi
nell’immediato con un gran sorriso sornione di chi la diceva lunga sui
suoi pensieri.
Era evidente
che cominciava a divertirsi nel ruolo di balia… era un sentirsi
importante ed essenziale per uno che tendeva a non far sentire in qual
modo nessuno, probabilmente nemmeno il proprio ragazzo!
Era come
assistere un Gibbs malato, ci godeva più che a farci sesso e questo
perché dipendeva quasi interamente da lui, gli chiedeva espressamente
aiuto e senza non combinava molto.
Don capì che
era così contento per quel motivo e rassegnato non poté far altro che
sopportare quella sorta di umiliazione bruciante. Ne aveva subite di
peggio e comunque Tony era pressoché uno sconosciuto, però aveva quegli
atteggiamenti fastidiosi che facevano pesare un qualunque favore che
gli veniva chiesto. Non gli andavano molto a genio quelli così!
La volta
precedente non avevano praticamente mai interagito, aveva sempre
lavorato con Gibbs e Hotchner, si era trovato bene con loro e gli era
andata più che bene. Ora però probabilmente qualcuno voleva punirlo
ulteriormente.
- Hai finito? -
Chiese Tony sempre con allegria, mentre si avvicinava alla vasca.
- No, ti ho
chiamato perché mi mancavi! - L’ironia la tirò fuori più brusca che mai
e probabilmente era merito dell’alto livello di insofferenza.
- Lo so, faccio
questo effetto… Abby mi paragona ad un piercing, ci vuole un po’ per
abituarsi ma poi si diventa un tutt’uno! -
- Questa è una
minaccia? - Ribatté Don senza riflettere mentre gli porgeva il braccio
sano affinché lo aiutasse a tirarsi su.
Tony lo prese e
lo guardò esitante con un chiaro interrogativo nello sguardo limpido:
diceva sul serio?
Non vi si
soffermò molto, ciò che contava era che Don al momento non poteva fare
a meno di lui, il resto erano pietose parentesi che tentavano di
smontarlo. Ma nulla ci sarebbe riuscito!
Lui era
essenziale e lo era proprio per il diavolo!
Non avrebbe
chiesto di meglio, anche se all’inizio l’aveva presa come una tortura
bella e buona. Vederlo così rabbioso nei suoi confronti gli aveva fatto
capire che invece sarebbe potuto essere più divertente del previsto.
Tirandolo su
cercò di fare in modo da impedirgli di sforzarsi, quindi usandogli
questa cura riuscì a farlo uscire senza troppe imprecazioni, cosa che
gradì.
Una volta fuori
dalla vasca, Don tutto bagnato e gocciolante venne avvolto da un
asciugamano dalla vita in giù, sapeva che doveva toccargli le bende
della spalla il meno possibile.
- Non mi veniva
assolutamente su che film mi ricordasse questa situazione, sai? Ci ho
pensato a lungo e mi sono tormentato per bene finché non mi è venuto il
lampo di genio. C’è una cosa simile in… - Da lì in poi Tony cominciò
con la trama più dettagliata possibile del film più sconosciuto di
tutti, col solo intento di distrarre Don dai suoi gesti che avrebbero
potuto creare facilmente imbarazzo. Proprio come prima, mentre gli
passò svelto le mani sul corpo per asciugarlo e poi quando tornò a
lasciare il suo corpo atletico nudo, il sentimento che vinse fu il
fastidio più nero per quel chiacchierone che non sapeva come si stava
zitti!
Gli sbuffi di
Don erano sempre più evidenti, così come le alzate degli occhi verso
l’alto e l’insofferenza più profonda., però ancora una volta si trovò
ad ammettere che, mentre lo vestiva con abiti imprestati, se non c’era
stato quel fortissimo imbarazzo massacrante, era solo merito del suo
vortice di parole insensato, omicidio di qualunque gesto erotico
involontario!
Sarebbe potuto
essere un momento molto difficile da affrontare, lo sapevano bene, ma
si trovarono invece a loro agio uno a cercare di innervosire l’altro
che, naturalmente, lo era in abbondanza!
Al termine
dell’intera operazione, Tony finalmente si zittì e alzandosi dritto
davanti a lui lo guardò ammiccando profondamente felice di sé stesso.
L’istinto di
dargli uno scappellotto fu preceduto solo dall’’ecco fatto’ del giovane
che uscì senza condurlo fuori.
Il peggio era
davvero passato e non era successo nulla di cui poi avrebbe dovuto
pentirsi o vergognarsi.
Guardandolo
uscire dal bagno, Don rimase a fissarlo quasi inebetito mentre capendo
perfettamente il piano di quel tipo anomalo che amava sembrare un
idiota patentato, cosa che invece non era affatto, si disse che era
chiaro come mai Gibbs se ne fosse innamorato.
Così senza
aggiungere altro lo seguì con la sua camminata lenta e cauta senza più
nessun fumo nero di rabbia o nervoso.
Le cose
potevano facilmente cambiare.
- Tieni! -
Disse Tony con una certa contentezza marcata nella voce mentre porgeva
uno strano beverone a Don ora nel divano. Finalmente vestito
completamente e pulito si sentiva lui stesso meglio. Indossava un paio
di jeans ed una camicia comoda che non aveva richiesto movimenti
particolari della spalla ferita.
L’agente
dell’FBI lo guardò torvo dal basso, quindi prima di prenderlo chiese
sospettoso, notando un colorito verdognolo poco attraente:
- Che diavolo è
questa robaccia? - Quel tipo si stava prendendo troppe confidenze,
cominciava ad esserne certo. Gibbs gli aveva detto solo di controllare
che andasse tutto bene, non di asfissiarlo così!
Tony accentuò
il suo sorriso di chi era estremamente contento di sé, quindi si
sedette nella poltrona ad angolo col divano dov’era lui e rispose
convinto:
- Un segreto
rimedio di famiglia, vedrai, ti restituirà ancor più energia del bagno
con gli oli essenziali che hai appena fatto! - Sembrava crederci
davvero e poi era così felice di averglielo preparato… Don non era per
nulla sicuro di quel liquido del terzo tipo, ma prendendolo incerto
l’annusò. La smorfia conseguente indicò quanto schifoso dovesse essere,
quindi protestò bruscamente:
- Per questa
volta passo, grazie! - Non voleva ancora morire!
Tony non se lo
riprese ed anzi glielo spinse contro:
- No, ti fa
bene! Non farti ingannare dall’odore e dal colore, è buono! - Poteva
dire quel che voleva ma Don un veleno del genere non l’avrebbe mandato
giù, quindi allontanandolo di nuovo da sé mugugnò come un bambino
capriccioso che punta i piedi:
- Non se ne
parla! Bevitelo tu se ci tieni! - Andando avanti così avrebbe anche
potuto diventare davvero sgradevole… come se fin’ora fosse stato un
angioletto!
“Diavolo
d’un Eppes! Se non te lo bevi te lo ficco in gola a forza con un
imbuto! Ho a che fare con Gibbs ogni giorno della mia vita, pensi che
non sia preparato a certe cose?”
Pensò
determinato Tony senza mollare.
- Se te lo bevi
ti restituisco la pistola carica! - Il piccolo ricatto ebbe il potere
di bloccare Don nel pieno di una nuova replica, si fermò a bocca aperta
quindi la richiuse e fissandolo torvo cercò di capire se dicesse sul
serio.
Era vero, non
gli avevano ancora restituito le sue pistole anche perché erano
scariche. Ecco perché si era sentito più nudo di quando Tony l’aveva
spogliato!
- Ottimo, così
poi posso spararti liberamente! - Così borbottando, il castano prese il
beverone e con la smorfia di un condannato a morte, bevve il liquido
puzzolente e verdognolo tutto d’un fiato.
Quando sbatté
il bicchierone sul tavolino davanti a sé, quasi lo ruppe per la forza
che ci mise e la sua espressione era più tremenda di prima.
Sembrava che
stesse per vomitare da un momento all’altro. Tony lo contemplò
tendendosi verso di lui, alzando le sopracciglia in segno
interrogativo. Era davvero così obbrobrioso?
- Dammi la
pistola! - Esclamò l’altro con la voce incrinata per quanto poco aveva
gradito la ‘bevanda’.
- Per spararmi?
- Chiese spontaneo e titubante Tony, mentre indietreggiava con la
schiena.
- Certo! Che
razza di gusto hai? Se questa schifezza ti sembra buona mi chiedo come
diavolo vivi! - Si lamentò Don con ancora mille smorfie in viso. Questa
gliel’avrebbe fatta pagare!
- Vedrai che ti
farà bene! È un rimedio segreto infallibile! - Rispose difensivo
sperando di convincerlo.
I fucili che lo
guardarono al posto dei suoi occhi, lo convinsero che avrebbe dovuto
evitare di dargli subito la pistola!
- Ok, chiama
Colby, fatti aggiornare e tranquillizzalo, dovevi sentirlo al telefono…
era più disperato di Rachel quando prega Frank di aiutarla, dopo che si
è presa quello spavento autentico! - I continui paragoni con Guardia
del Corpo non l’avrebbero fatto risalire molto nella sua scala delle
preferenze, ma servì per distrarlo e fargli dimenticare l’istinto
omicida.
Cambiando
immediatamente espressione, Don prese il telefonino che gli porgeva e
sospirando tormentato, si chiese se chiamarlo fosse la cosa giusta.
- Tuo fratello
sarà più controllato di Colby, quindi è meglio che contatti lui. Non
sanno il vero rapporto che avete e staranno più col fiato sul collo a
Charlie piuttosto che a Colby. E poi lui sa eludere alla grande ogni
sorveglianza! - Continuò Tony alzandosi per lasciargli intimità.
/
Fragile - Sting /
Don l’ascoltò con mezzo
cervello mentre con l’altro pensava già al suo uomo. Pericoloso o no
avrebbe finalmente risentito la sua voce, ci avrebbe parlato, avrebbe
potuto rassicurarlo e dargli prova che stava davvero bene. E
soprattutto poteva assicurarsi sulle sue condizioni.
L’aveva
lasciato in fretta e furia senza nemmeno salutarlo un’ultima volta, non
gli aveva spiegato che in realtà non era un traditore… chissà se c’era
stato un istante in cui ci aveva creduto… o magari si era sentito
pugnalato lui stesso per non essere stato coinvolto in una cosa così
grossa.
Sicuramente non
se l’era passata bene e sapere che era stato davvero disperato, non
l’aveva aiutato.
Sperava davvero
che quella telefonata non avrebbe peggiorato la situazione. Al resto
non pensava.
Poteva
risentirlo.
Quando se lo
ripeté componendo il suo numero sulla tastiera, cominciò a sentire
un’emozione che non provava da quando aveva fatto l’amore con lui
l’ultima volta. Troppi giorni, ormai.
Si sentì
bruciare e andare momentaneamente in tilt, mentre ogni parte del suo
corpo si atrofizzava.
Stava per
parlare con lui.
Schiacciò il
tasto verde e attese con l’apparecchio all’orecchio.
Dei fastidiosi
battiti cardiaci nel petto peggioravano il suo stato.
- Si? - La voce
apprensiva era di chi sapeva che all’altro lato del telefono c’era
qualcuno di importante, certo non si sarebbe mai immaginato di sentire
proprio lui.
- Ehi, Col… -
L’abbreviazione del nome era qualcosa che usava raramente, di norma in
intimità.
Gli venne
spontanea e fu come una dimostrazione di ciò che provava, qualcosa che
faceva difficilmente.
Lo sentì
trattenere il fiato per un attimo, poi esclamare seppur sforzandosi di
mantenere un tono basso: - Don! Sei tu! -
- Sst! Non dire
il mio nome! - Lo rimbeccò subito istintivamente, era più forte di lui
pensare al lato pratico della situazione e a cosa si doveva e non si
doveva fare.
- Come stai?
Tony mi ha raccontato tutto… stai davvero bene? - Ma l’altro, abituato
a quei modi, non ci fece il minimo caso e andò dritto per la sua
strada.
Sentire la sua
voce era davvero emozionante come non avrebbe mai pensato.
Improvvisamente
la casa di Gibbs sparì così come Tony che comunque non era in salotto.
Tutto andò nel
dimenticatoio e chiudendo gli occhi, appoggiandosi allo schienale e
portando la testa indietro, gli parve di poter essere là con lui.
Voleva solo che parlasse ancora e si sentì idiota per questo, ma fu
solo un momento brevissimo poiché era più importante continuare ad
ascoltare la sua voce bassa e carezzevole in ansia per lui.
- Sì, sto bene.
Mi hanno curato ed ora mi sto riprendendo… - Non aveva molta intenzione
di parlare di sé, non lo faceva quando stava bene, figurarsi in quei
casi. - Dimmi di te… - Avrebbe potuto fare domande più specifiche sulla
situazione ma in quell’istante non gliene importò proprio niente.
Voleva sapere solo di lui e sentirlo ancora.
- Io sto bene,
ora che so di te. Prima stavo diventando matto… non potevi dirmelo,
prima di sparire a quel modo? - Inghiottì a vuoto per la difficoltà del
discorso; suo malgrado, sussurrando, proseguì:
- E’ stato
tutto improvviso. Se potevo ti avrei portato con me. Io… - Esitò
chiedendosi con una piccola parte del suo cervello se fosse giusto
dirglielo in una situazione simile, a quella distanza: - …vorrei solo
essere con te…. - e fu davvero molto più di quanto non gli avesse mai
detto da quando si conoscevano.
Nemmeno quando
avevano deciso di mettersi insieme e poi durante tutti i momenti di
intimità, gli aveva detto una cosa simile. Posto che ancora il fatidico
‘ti amo’ non era uscito da parte di nessuno dei due.
Colby se ne
stupì profondamente e sentì le lacrime bussargli dietro gli occhi
stretti come quelli di Don.
A distanza
stavano facendo le stesse identiche cose, provando le medesime
sensazioni struggenti.
- Avevo paura
che fossi… - Ma si sentì troppo stupido per finire la frase. O magari
dicendola sarebbe potuto essere troppo reale.
Forse
scherzandoci su tutto sarebbe apparso meno grave di quanto non lo
fosse.
- Sono in buone
mani. - Rispose sicuro Don cercando di infonderne anche a lui.
- Lo so. - Fece
eco l’altro pensandolo davvero. Era una piccola consolazione.
- Sistemeremo
tutto. - Ma entrambi non capirono se quello fu una certezza, una
speranza o addirittura una preghiera.
- Si. - Così
come quello suonò più come un ‘amen’.
Non azzardarono
a dire altro su di loro e su come si sentivano, né sui loro desideri.
Erano certi che sarebbe finita peggio, così si trattennero e cercando
di fare mente locale sul resto, Don gli chiese come fossero le
indagini.
- In alto mare.
Non hanno idea di dove tu sia. Tallonano Charlie, sono convinti che ti
farai vivo con lui prima o poi. -
- Come sta? -
Chiese Don con una nota di preoccupazione nella voce. Detestava sapere
il fratello in brutte situazioni per colpa sua, da sempre era il suo
punto debole. Non potevano toccargli il fratello, non era in grado di
difendersi da solo e poi era stato messo in quell’ambiente di squali da
lui. Se gli capitava qualcosa era comunque colpa sua. Non poteva
perdonarselo.
- E’ più forte
di quel che pensi! Sapere che stai bene e sei in buone mani l’ha
aiutato molto. Sta lavorando a qualcosa di nascosto… -
- Non voglio
che corra rischi di nessun tipo! Piuttosto che lasci perdere! Anche tu,
non voglio che veniate messi ulteriormente in mezzo! Me ne sono andato
così per non coinvolgervi, altrimenti mi sarei nascosto da te! - Lo
interruppe brusco Don.
- Sta
tranquillo. Lasciaci fare la nostra parte, come voi da lì fate la
vostra. Sappiamo cosa facciamo. - Lo rassicurò fermo Colby.
- Ascolta,
oltre a qui tre ci sono altri agenti corrotti dalla loro parte, non
penso siano molti però ci sono e metteranno i bastoni fra le ruote alla
giustizia. Non fidatevi di nessuno all’infuori della squadra! - Ordinò
l’altro nervoso e perentorio. Avrebbe solo voluto essere là e prendersi
tutti i colpi, come sarebbe stato giusto e come aveva sempre fatto, ma
sapeva che al momento doveva stare lì e lasciar fare agli altri.
Qualcosa di profondamente inammissibile per lui!
- Terrò gli
occhi aperti. Don… - Lo chiamò infine addolcendo nuovamente il tono,
una carezza per l’anima dell’ascoltatore che trattenne
involontariamente il respiro. - Voglio rivederti vivo e libero. -
Si morse il
labbro, quindi rispose cercando di risultare sicuro di sé come sempre.
Non ci riuscì molto.
- Sì… lo voglio
anche io… - Dopo un attimo breve di silenzio in cui ascoltarono quelle
parole che ancora non avevano il coraggio di dirsi nonostante tutto,
aggiunse: - Se hai novità chiama qua. -
- Anche tu. -
Quanto era difficile…
- Sta attento…
- …davvero tanto…
- Anche tu… -
Un sussurro. Un sospiro. Una stretta interiore.
Poi chiusero la
comunicazione, rimanendo fermi, immobili, ancora tutto sospeso, ancora
con gli occhi chiusi e le labbra strette nella speranza di tornare
indietro di giorni a quando andava tutto bene. A quando erano insieme.
Si sarebbe
davvero sistemato tutto?
Crederlo era
così difficile…
- Non sei molto
bravo come attore… - La voce di Tony gli arrivò da dietro in un
sussurro delicato, non c’era ironia nonostante ciò che aveva detto. Don
non si mosse ma sospirò consapevole:
- Non sono
capace di dire che andrà tutto bene anche se non ne sono sicuro, specie
in una situazione come questa! - Mormorò impercettibile e
demoralizzato. Il giovane fu colpito da quella figura così forte e dura
di norma, un vero Diavolo in grado di far impazzire tutti, e poi che
sapeva essere così fragile e perso di nascosto.
Nessuno
l’avrebbe mai immaginato e di sicuro quel breve momento di debolezza
sarebbe rimasto fra loro.
Gli strinse la
spalla sana in segno di coraggio, quindi, stranamente serio e delicato,
non disse nulla diventando così un insolito conforto per Don.