CAPITOLO V:
INSOLITA ACCOPPIATA

/ Sympathy for the devil  - Rolling Stones /
- Faccio da solo! - Sbottò Don seccato all’idea di dover essere assistito per lavarsi e cambiarsi.
Era davvero convinto di poter fare da solo, guardandolo precederlo in bagno tutto barcollante, Tony si fermò piegando la testa di lato, quindi con le mani ai fianchi ed un sopracciglio alzato si chiese quanto ci avrebbe impiegato ad imprecare come uno scaricatore di porto per il dolore che si auto infliggeva!
Tentato dal fare l’esperimento, la vociona prorompente e severa di Gibbs gli era rimbombata nella testa sgridandolo.
“Mi ucciderebbe…”Constatò con un certo disagio all’idea di ritrovarsi le mani del suo innamorato strette intorno al suo collo! “Meglio non dar retta a questo qua!” Si disse riferendosi a Don che cominciava con una certa fatica a slacciarsi i pantaloni.
Non era per niente in forze ed ogni movimento gli costava molta fatica, anche il più insignificante, ma nonostante le smorfie di dolore non si sarebbe mai dato per vinto, non era nel suo stile.
Piuttosto avrebbe sofferto come un cane!
Tony sospirò scuotendo la testa, quindi si avvicinò ed esattamente come se l’altro non avesse ringhiato nulla, si chinò sulla vasca aprendo l’acqua.
- Direi che un bel bagno rilassante possa andare più che bene. Basta tenere l’acqua bassa in modo da non bagnare le bende della spalla! - Cominciò a sproloquiare come se Don gli avesse chiesto espressamente aiuto, oltre che spiegazioni di ogni suo singolo gesto.
Questi lo guardò stralunato e, già pallido di suo, fece una notevole fatica a rimanere in piedi e al contempo a guardarlo male per intimidirlo.
- Sì, bene, ora posso fare DA SOLO! Ti chiamo se ho bisogno! Vai! - Il tono perentorio di comando era peggio di quello che di solito riservava alla propria squadra, era più che intenzionato a toglierselo di torno. Non voleva avere una balia, per lui era pressoché inammissibile!
A questo Tony emise un accentuato sospiro di chi la pazienza non l’aveva mai avuta molto spiccata, quindi fissandolo esasperato sbottò spontaneo:
- Tu sei peggio di Rachel! - Il riferimento era per Guardia del corpo, citato poco prima nel salotto, quando erano rimasti soli con l’ordine d’assistenza di Gibbs.
Don naturalmente non lo comprese ma sapendo della sua inclinazione al dire cavolate, non lo prese nemmeno in considerazione e sempre più seccato, seppure sofferente e debole, tentò di continuare a spogliarsi da solo, ma al movimento di piegarsi per togliersi i jeans, una lunga serie di imprecazioni proprio da scaricatore di porto si liberò nell’aria insieme al ghigno divertito di Tony che, alzandosi, lo guardò con la sua aria da damerino.
Non serviva dicesse ‘lo sapevo’, era evidente!
Don allora si tirò su cautamente e con una smorfia che pareva al contempo una minaccia, si decise a rinunciare al fare da solo e, fortemente non convinto, alzò il braccio sano borbottando uno stizzito:
- Sbrigati! -
Tony corrugò la fronte insofferente, quindi pensando: “Questo è il diavolo, altro che Rachel!”,  gli andò davanti e abbassandosi gli prese i jeans e glieli tirò giù togliendoglieli.
Quella era la parte minore, se ne rese conto quando sempre dal basso alzò lo sguardo su quel che rimaneva.
I boxer!
Erano di quelli stretti fatti per non dare fastidio e tener ‘tutto’ fermo. Quelli che Tony in tutta onestà preferiva.
“Ci siamo!” Continuò incerto fra sé e sé: “O mi sbrana ora o non lo fa più!”
L’idea di Don versione lupo mannaro feroce non era poi lontana dalla realtà, tutto sommato, ma c’era da dire che stava effettivamente poco bene e che non si era ancora ripreso come si doveva.
A parte tutto il sangue perso che l’aveva debilitato per bene, la spalla era una delle parti più rognose per farsi male e lui ci aveva addirittura ricevuto una pallottola!
Si morse il labbro nervoso e rovistando quasi con disperazione nella sua testa per trovare un film che gli ricordasse quel momento, senza trovarlo notò la mano sul fianco che dava un chiaro messaggio.
Evitò con cura il suo sguardo e senza alzare gli occhi, fu seriamente combattuto su dove dovesse tenerli… se fosse stato libero li avrebbe impunemente tenuti sul suo inguine a pochi centimetri dal viso, ma essendo che così non era, non poteva essere così sfacciato!
Don aveva un bel corpo ed un fascino cupo e, in quel momento, oltre che minaccioso e pericoloso anche molto tormentato. Come piaceva a lui!
Però non ci avrebbe mai e poi mai provato, non avrebbe nemmeno voluto. Era felice con Gibbs, stava bene con lui e non aveva altri desideri, ma era cosciente che dall’esterno la situazione era fortemente fraintendibile!
Ingoiò a vuoto e dopo aver esitato per bene, li prese e semplicemente li tolse tenendo gli occhi azzurri puntati verso il basso in chiaro segno di imbarazzo.
“Che razza di situazione!”
Pensò disperato mentre si rendeva conto di averlo davvero spogliato del tutto!
Una volta concluso l’atto, si alzò di scatto e come avesse una molla interna, si girò evitando con cura lo sguardo assassino dell’altro uomo che, di certo, si era improvvisamente ripreso dal mondo dell’Aldilà dove stava per finire.
Puntando tutta la sua attenzione sulla vasca da bagno, chiuse il rubinetto e cominciando a parlare a macchinetta, cominciò a decantare le lodi di un bel bagno caldo con qualche essenza profumata ristoratrice che procurava anche una bella e utilissima schiuma.
Se avesse dovuto continuare a guardare quel corpo che non invidiava nulla a nessuno (anzi, al contrario), sicuramente la sua testa sarebbe volata dall’altra parte del mondo con un solo colpo deciso di… Don o Gibbs?
Chi dei due avrebbe fatto prima?
Bè, Don non stava bene, quindi forse gliel’avrebbe staccata prima il suo uomo anche se non era presente. Lui sapeva sempre tutto!
- Ecco qua, è pronto. Con una bella ed abbondante schiuma! L’essenza all’alga marina è rigenerante e con molte proprietà, vedrai che ti sentirai un altro! Da quanto tempo non facevi un bagno? Non mi sembri tipo da concedersi queste cose… dico bene? - Così continuando a parlare come se non lo si potesse spegnere in alcun modo, prese Don per un braccio e lo aiutò a calarsi dentro facendo attenzione a toccarlo il meno possibile, oltre che a non guardarlo nemmeno per sbaglio.
Oltre all’acqua bollente, a fumare era anche l‘altro… di rabbia!
Ancora una parola e l’avrebbe annegato!
Con attenzione e fatica si sistemò nell’acqua facendo attenzione a tenere fuori le bende e le spalle, quindi una volta a posto tagliò in due Tony con lo sguardo più tremendo che avesse tirato fuori da mesi, questo finalmente lo zittì di colpo ed esattamente in quell’istante, disse basso e penetrante:
- Ora posso fare da solo! Quando devo uscire e vestirmi ti chiamo! - Non avrebbe ammesso altre repliche e nel caso fossero arrivate era pronto a trovare un modo efficace per zittirlo.
L’esasperazione era alle stelle e il momento di imbarazzo si era evaporato in un soffio quando quella creatura anomala aveva aperto bocca e non l’aveva più chiusa.
L’istinto di dargli una serie di quegli scappellotti che gli dava Gibbs, era stata indomabile.
Tony recepì al volo il messaggio e grato per quella cattiveria che lo obbligava a stargli lontano almeno per la durata del bagno, uscì con una certa gioia, dicendo:
- Tu mi dici cosa devo fare ed io lo faccio! -
“Sì, come se funzionasse davvero così!”
Pensò Don ancora infastidito da quello che era la creatura più seccante che avesse mai conosciuto.
Però doveva ammettere una cosa… se l’imbarazzo non c’era più stato, era solo grazie a quei suoi modi profondamente fastidiosi!

Una volta terminato il bagno, Don tentò naturalmente di alzarsi ed uscire dalla vasca da solo ma il solo tentativo di far forza su una qualunque parte di sé, finì per trasmettergli delle insopportabili fitte alla spalla ferita. Era davvero un punto terribile per farsi male!
Snervato sospirò rumorosamente e alzando gli occhi al cielo, si accorse che la porta era stata lasciata volontariamente socchiusa per poter essere sentito anche da fuori, nel caso avesse chiamato.
Capì che Tony sapeva che nonostante fossero rimasti d’accordo in quel modo, lui avrebbe tentato di fare da solo senza però riuscirci!
Dopo tutto si meritava l’appellativo di braccio destro di Gibbs, anche se nessuno lo chiamava così si capiva che lo era.
Rassegnato si decise e lo chiamò con la sua voce tonante, il bagno ristoratore doveva ammettere che gli aveva restituito un po’ di forze e si sentiva già meglio.
Come se l’avesse cronometrato e lo aspettasse fuori dalla porta, entrò quasi nell’immediato con un gran sorriso sornione di chi la diceva lunga sui suoi pensieri.
Era evidente che cominciava a divertirsi nel ruolo di balia… era un sentirsi importante ed essenziale per uno che tendeva a non far sentire in qual modo nessuno, probabilmente nemmeno il proprio ragazzo!
Era come assistere un Gibbs malato, ci godeva più che a farci sesso e questo perché dipendeva quasi interamente da lui, gli chiedeva espressamente aiuto e senza non combinava molto.
Don capì che era così contento per quel motivo e rassegnato non poté far altro che sopportare quella sorta di umiliazione bruciante. Ne aveva subite di peggio e comunque Tony era pressoché uno sconosciuto, però aveva quegli atteggiamenti fastidiosi che facevano pesare un qualunque favore che gli veniva chiesto. Non gli andavano molto a genio quelli così!
La volta precedente non avevano praticamente mai interagito, aveva sempre lavorato con Gibbs e Hotchner, si era trovato bene con loro e gli era andata più che bene. Ora però probabilmente qualcuno voleva punirlo ulteriormente.
- Hai finito? - Chiese Tony sempre con allegria, mentre si avvicinava alla vasca.
- No, ti ho chiamato perché mi mancavi! - L’ironia la tirò fuori più brusca che mai e probabilmente era merito dell’alto livello di insofferenza.
- Lo so, faccio questo effetto… Abby mi paragona ad un piercing, ci vuole un po’ per abituarsi ma poi si diventa un tutt’uno! -
- Questa è una minaccia? - Ribatté Don senza riflettere mentre gli porgeva il braccio sano affinché lo aiutasse a tirarsi su.
Tony lo prese e lo guardò esitante con un chiaro interrogativo nello sguardo limpido: diceva sul serio?
Non vi si soffermò molto, ciò che contava era che Don al momento non poteva fare a meno di lui, il resto erano pietose parentesi che tentavano di smontarlo. Ma nulla ci sarebbe riuscito!
Lui era essenziale e lo era proprio per il diavolo!
Non avrebbe chiesto di meglio, anche se all’inizio l’aveva presa come una tortura bella e buona. Vederlo così rabbioso nei suoi confronti gli aveva fatto capire che invece sarebbe potuto essere più divertente del previsto.
Tirandolo su cercò di fare in modo da impedirgli di sforzarsi, quindi usandogli questa cura riuscì a farlo uscire senza troppe imprecazioni, cosa che gradì.
Una volta fuori dalla vasca, Don tutto bagnato e gocciolante venne avvolto da un asciugamano dalla vita in giù, sapeva che doveva toccargli le bende della spalla il meno possibile.
- Non mi veniva assolutamente su che film mi ricordasse questa situazione, sai? Ci ho pensato a lungo e mi sono tormentato per bene finché non mi è venuto il lampo di genio. C’è una cosa simile in… - Da lì in poi Tony cominciò con la trama più dettagliata possibile del film più sconosciuto di tutti, col solo intento di distrarre Don dai suoi gesti che avrebbero potuto creare facilmente imbarazzo. Proprio come prima, mentre gli passò svelto le mani sul corpo per asciugarlo e poi quando tornò a lasciare il suo corpo atletico nudo, il sentimento che vinse fu il fastidio più nero per quel chiacchierone che non sapeva come si stava zitti!
Gli sbuffi di Don erano sempre più evidenti, così come le alzate degli occhi verso l’alto e l’insofferenza più profonda., però ancora una volta si trovò ad ammettere che, mentre lo vestiva con abiti imprestati, se non c’era stato quel fortissimo imbarazzo massacrante, era solo merito del suo vortice di parole insensato, omicidio di qualunque gesto erotico involontario!
Sarebbe potuto essere un momento molto difficile da affrontare, lo sapevano bene, ma si trovarono invece a loro agio uno a cercare di innervosire l’altro che, naturalmente, lo era in abbondanza!
Al termine dell’intera operazione, Tony finalmente si zittì e alzandosi dritto davanti a lui lo guardò ammiccando profondamente felice di sé stesso.
L’istinto di dargli uno scappellotto fu preceduto solo dall’’ecco fatto’ del giovane che uscì senza condurlo fuori.
Il peggio era davvero passato e non era successo nulla di cui poi avrebbe dovuto pentirsi o vergognarsi.
Guardandolo uscire dal bagno, Don rimase a fissarlo quasi inebetito mentre capendo perfettamente il piano di quel tipo anomalo che amava sembrare un idiota patentato, cosa che invece non era affatto, si disse che era chiaro come mai Gibbs se ne fosse innamorato.
Così senza aggiungere altro lo seguì con la sua camminata lenta e cauta senza più nessun fumo nero di rabbia o nervoso.
Le cose potevano facilmente cambiare.

- Tieni! - Disse Tony con una certa contentezza marcata nella voce mentre porgeva uno strano beverone a Don ora nel divano. Finalmente vestito completamente e pulito si sentiva lui stesso meglio. Indossava un paio di jeans ed una camicia comoda che non aveva richiesto movimenti particolari della spalla ferita.
L’agente dell’FBI lo guardò torvo dal basso, quindi prima di prenderlo chiese sospettoso, notando un colorito verdognolo poco attraente:
- Che diavolo è questa robaccia? - Quel tipo si stava prendendo troppe confidenze, cominciava ad esserne certo. Gibbs gli aveva detto solo di controllare che andasse tutto bene, non di asfissiarlo così!
Tony accentuò il suo sorriso di chi era estremamente contento di sé, quindi si sedette nella poltrona ad angolo col divano dov’era lui e rispose convinto:
- Un segreto rimedio di famiglia, vedrai, ti restituirà ancor più energia del bagno con gli oli essenziali che hai appena fatto! - Sembrava crederci davvero e poi era così felice di averglielo preparato… Don non era per nulla sicuro di quel liquido del terzo tipo, ma prendendolo incerto l’annusò. La smorfia conseguente indicò quanto schifoso dovesse essere, quindi protestò bruscamente:
- Per questa volta passo, grazie! - Non voleva ancora morire!
Tony non se lo riprese ed anzi glielo spinse contro:
- No, ti fa bene! Non farti ingannare dall’odore e dal colore, è buono! - Poteva dire quel che voleva ma Don un veleno del genere non l’avrebbe mandato giù, quindi allontanandolo di nuovo da sé mugugnò come un bambino capriccioso che punta i piedi:
- Non se ne parla! Bevitelo tu se ci tieni! - Andando avanti così avrebbe anche potuto diventare davvero sgradevole… come se fin’ora fosse stato un angioletto!
“Diavolo d’un Eppes! Se non te lo bevi te lo ficco in gola a forza con un imbuto! Ho a che fare con Gibbs ogni giorno della mia vita, pensi che non sia preparato a certe cose?”
Pensò determinato Tony senza mollare.
- Se te lo bevi ti restituisco la pistola carica! - Il piccolo ricatto ebbe il potere di bloccare Don nel pieno di una nuova replica, si fermò a bocca aperta quindi la richiuse e fissandolo torvo cercò di capire se dicesse sul serio.
Era vero, non gli avevano ancora restituito le sue pistole anche perché erano scariche. Ecco perché si era sentito più nudo di quando Tony l’aveva spogliato!
- Ottimo, così poi posso spararti liberamente! - Così borbottando, il castano prese il beverone e con la smorfia di un condannato a morte, bevve il liquido puzzolente e verdognolo tutto d’un fiato.
Quando sbatté il bicchierone sul tavolino davanti a sé, quasi lo ruppe per la forza che ci mise e la sua espressione era più tremenda di prima.
Sembrava che stesse per vomitare da un momento all’altro. Tony lo contemplò tendendosi verso di lui, alzando le sopracciglia in segno interrogativo. Era davvero così obbrobrioso?
- Dammi la pistola! - Esclamò l’altro con la voce incrinata per quanto poco aveva gradito la ‘bevanda’.
- Per spararmi? - Chiese spontaneo e titubante Tony, mentre indietreggiava con la schiena.
- Certo! Che razza di gusto hai? Se questa schifezza ti sembra buona mi chiedo come diavolo vivi! - Si lamentò Don con ancora mille smorfie in viso. Questa gliel’avrebbe fatta pagare!
- Vedrai che ti farà bene! È un rimedio segreto infallibile! - Rispose difensivo sperando di convincerlo.
I fucili che lo guardarono al posto dei suoi occhi, lo convinsero che avrebbe dovuto evitare di dargli subito la pistola!
- Ok, chiama Colby, fatti aggiornare e tranquillizzalo, dovevi sentirlo al telefono… era più disperato di Rachel quando prega Frank di aiutarla, dopo che si è presa quello spavento autentico! - I continui paragoni con Guardia del Corpo non l’avrebbero fatto risalire molto nella sua scala delle preferenze, ma servì per distrarlo e fargli dimenticare l’istinto omicida.
Cambiando immediatamente espressione, Don prese il telefonino che gli porgeva e sospirando tormentato, si chiese se chiamarlo fosse la cosa giusta.
- Tuo fratello sarà più controllato di Colby, quindi è meglio che contatti lui. Non sanno il vero rapporto che avete e staranno più col fiato sul collo a Charlie piuttosto che a Colby. E poi lui sa eludere alla grande ogni sorveglianza! - Continuò Tony alzandosi per lasciargli intimità.

/ Fragile - Sting /
Don l’ascoltò con mezzo cervello mentre con l’altro pensava già al suo uomo. Pericoloso o no avrebbe finalmente risentito la sua voce, ci avrebbe parlato, avrebbe potuto rassicurarlo e dargli prova che stava davvero bene. E soprattutto poteva assicurarsi sulle sue condizioni.
L’aveva lasciato in fretta e furia senza nemmeno salutarlo un’ultima volta, non gli aveva spiegato che in realtà non era un traditore… chissà se c’era stato un istante in cui ci aveva creduto… o magari si era sentito pugnalato lui stesso per non essere stato coinvolto in una cosa così grossa.
Sicuramente non se l’era passata bene e sapere che era stato davvero disperato, non l’aveva aiutato.
Sperava davvero che quella telefonata non avrebbe peggiorato la situazione. Al resto non pensava.
Poteva risentirlo.
Quando se lo ripeté componendo il suo numero sulla tastiera, cominciò a sentire un’emozione che non provava da quando aveva fatto l’amore con lui l’ultima volta. Troppi giorni, ormai.
Si sentì bruciare e andare momentaneamente in tilt, mentre ogni parte del suo corpo si atrofizzava.
Stava per parlare con lui.
Schiacciò il tasto verde e attese con l’apparecchio all’orecchio.
Dei fastidiosi battiti cardiaci nel petto peggioravano il suo stato.
- Si? - La voce apprensiva era di chi sapeva che all’altro lato del telefono c’era qualcuno di importante, certo non si sarebbe mai immaginato di sentire proprio lui.
- Ehi, Col… - L’abbreviazione del nome era qualcosa che usava raramente, di norma in intimità.
Gli venne spontanea e fu come una dimostrazione di ciò che provava, qualcosa che faceva difficilmente.
Lo sentì trattenere il fiato per un attimo, poi esclamare seppur sforzandosi di mantenere un tono basso: - Don! Sei tu! -
- Sst! Non dire il mio nome! - Lo rimbeccò subito istintivamente, era più forte di lui pensare al lato pratico della situazione e a cosa si doveva e non si doveva fare.
- Come stai? Tony mi ha raccontato tutto… stai davvero bene? - Ma l’altro, abituato a quei modi, non ci fece il minimo caso e andò dritto per la sua strada.
Sentire la sua voce era davvero emozionante come non avrebbe mai pensato.
Improvvisamente la casa di Gibbs sparì così come Tony che comunque non era in salotto.
Tutto andò nel dimenticatoio e chiudendo gli occhi, appoggiandosi allo schienale e portando la testa indietro, gli parve di poter essere là con lui. Voleva solo che parlasse ancora e si sentì idiota per questo, ma fu solo un momento brevissimo poiché era più importante continuare ad ascoltare la sua voce bassa e carezzevole in ansia per lui.
- Sì, sto bene. Mi hanno curato ed ora mi sto riprendendo… - Non aveva molta intenzione di parlare di sé, non lo faceva quando stava bene, figurarsi in quei casi. - Dimmi di te… - Avrebbe potuto fare domande più specifiche sulla situazione ma in quell’istante non gliene importò proprio niente. Voleva sapere solo di lui e sentirlo ancora.
- Io sto bene, ora che so di te. Prima stavo diventando matto… non potevi dirmelo, prima di sparire a quel modo? - Inghiottì a vuoto per la difficoltà del discorso; suo malgrado, sussurrando, proseguì:
- E’ stato tutto improvviso. Se potevo ti avrei portato con me. Io… - Esitò chiedendosi con una piccola parte del suo cervello se fosse giusto dirglielo in una situazione simile, a quella distanza: - …vorrei solo essere con te…. - e fu davvero molto più di quanto non gli avesse mai detto da quando si conoscevano.
Nemmeno quando avevano deciso di mettersi insieme e poi durante tutti i momenti di intimità, gli aveva detto una cosa simile. Posto che ancora il fatidico ‘ti amo’ non era uscito da parte di nessuno dei due.
Colby se ne stupì profondamente e sentì le lacrime bussargli dietro gli occhi stretti come quelli di Don.
A distanza stavano facendo le stesse identiche cose, provando le medesime sensazioni struggenti.
- Avevo paura che fossi… - Ma si sentì troppo stupido per finire la frase. O magari dicendola sarebbe potuto essere troppo reale.
Forse scherzandoci su tutto sarebbe apparso meno grave di quanto non lo fosse.
- Sono in buone mani. - Rispose sicuro Don cercando di infonderne anche a lui.
- Lo so. - Fece eco l’altro pensandolo davvero. Era una piccola consolazione.
- Sistemeremo tutto. - Ma entrambi non capirono se quello fu una certezza, una speranza o addirittura una preghiera.
- Si. - Così come  quello suonò più come un ‘amen’.
Non azzardarono a dire altro su di loro e su come si sentivano, né sui loro desideri. Erano certi che sarebbe finita peggio, così si trattennero e cercando di fare mente locale sul resto, Don gli chiese come fossero le indagini.
- In alto mare. Non hanno idea di dove tu sia. Tallonano Charlie, sono convinti che ti farai vivo con lui prima o poi. -
- Come sta? - Chiese Don con una nota di preoccupazione nella voce. Detestava sapere il fratello in brutte situazioni per colpa sua, da sempre era il suo punto debole. Non potevano toccargli il fratello, non era in grado di difendersi da solo e poi era stato messo in quell’ambiente di squali da lui. Se gli capitava qualcosa era comunque colpa sua. Non poteva perdonarselo.
- E’ più forte di quel che pensi! Sapere che stai bene e sei in buone mani l’ha aiutato molto. Sta lavorando a qualcosa di nascosto… -
- Non voglio che corra rischi di nessun tipo! Piuttosto che lasci perdere! Anche tu, non voglio che veniate messi ulteriormente in mezzo! Me ne sono andato così per non coinvolgervi, altrimenti mi sarei nascosto da te! - Lo interruppe brusco Don.
- Sta tranquillo. Lasciaci fare la nostra parte, come voi da lì fate la vostra. Sappiamo cosa facciamo. - Lo rassicurò fermo Colby.
- Ascolta, oltre a qui tre ci sono altri agenti corrotti dalla loro parte, non penso siano molti però ci sono e metteranno i bastoni fra le ruote alla giustizia. Non fidatevi di nessuno all’infuori della squadra! - Ordinò l’altro nervoso e perentorio. Avrebbe solo voluto essere là e prendersi tutti i colpi, come sarebbe stato giusto e come aveva sempre fatto, ma sapeva che al momento doveva stare lì e lasciar fare agli altri. Qualcosa di profondamente inammissibile per lui!
- Terrò gli occhi aperti. Don… - Lo chiamò infine addolcendo nuovamente il tono, una carezza per l’anima dell’ascoltatore che trattenne involontariamente il respiro. - Voglio rivederti vivo e libero. -
Si morse il labbro, quindi rispose cercando di risultare sicuro di sé come sempre. Non ci riuscì molto.
- Sì… lo voglio anche io… - Dopo un attimo breve di silenzio in cui ascoltarono quelle parole che ancora non avevano il coraggio di dirsi nonostante tutto, aggiunse: - Se hai novità chiama qua. -
- Anche tu. - Quanto era difficile…
- Sta attento… - …davvero tanto…
- Anche tu… - Un sussurro. Un sospiro. Una stretta interiore.
Poi chiusero la comunicazione, rimanendo fermi, immobili, ancora tutto sospeso, ancora con gli occhi chiusi e le labbra strette nella speranza di tornare indietro di giorni a quando andava tutto bene. A quando erano insieme.
Si sarebbe davvero sistemato tutto?
Crederlo era così difficile…
- Non sei molto bravo come attore… - La voce di Tony gli arrivò da dietro in un sussurro delicato, non c’era ironia nonostante ciò che aveva detto. Don non si mosse ma sospirò consapevole:
- Non sono capace di dire che andrà tutto bene anche se non ne sono sicuro, specie in una situazione come questa! - Mormorò impercettibile e demoralizzato. Il giovane fu colpito da quella figura così forte e dura di norma, un vero Diavolo in grado di far impazzire tutti, e poi che sapeva essere così fragile e perso di nascosto.
Nessuno l’avrebbe mai immaginato e di sicuro quel breve momento di debolezza sarebbe rimasto fra loro.
Gli strinse la spalla sana in segno di coraggio, quindi, stranamente serio e delicato, non disse nulla diventando così un insolito conforto per Don.