CAPITOLO VI:
LE INDAGINI INIZIANO

/ Uprising - Muse  /
Quando le porte dell’ascensore del laboratorio si aprirono facendo entrare la donna gotica, all’interno della stanza c’era già qualcuno ad aspettarla con una certa impazienza marcata.
Gibbs appoggiato ad una delle scrivanie teneva in mano un piccolo contenitore cilindrico in plastica con una mano, mentre con l’altra martellava impaziente sul tavolino alternando i movimenti per guardare il suo orologio.
La sua espressione era più accigliata che mai!
- Gibbs, sai che cosa stavo facendo quando mi hai ordinato di correre in laboratorio? – Cominciò a lamentarsi Abby appena messo piede dentro. Gibbs si staccò dall’appoggio e senza mostrare il minimo segno di gioia nel vederla, cosa che comunque non sarebbe stato da lui, rispose bruscamente:
- No, che cosa? – La mora conciata come suo solito da perfetta dark lady, aprì bocca per rispondergli impetuosamente spontanea, ma come realizzò la risposta che stava per dare si fermò cambiando espressione:
- E’ meglio che non lo sappia! – Quindi mise giù la sua borsa a forma di lapide scaricando il proprio imbarazzo… di norma il sabato mattina si dedicava al volontariato, quando non doveva lavorare, ma quella volta aveva conosciuto qualcuno con cui aveva continuato il discorso della sera precedente. Va bene che a Gibbs diceva sempre tutto, ma certe cose in effetti era meglio tenersele per sé!
- Allora, cosa succede? Abbiamo un caso? – Lo chiese stranita poiché non aveva ricevuto chiamate dal direttore come di norma accadeva quando ne avevano uno, a quel punto Gibbs alzò il piccolo contenitore con dentro una pallottola ancora sporca di sangue e glielo mostrò. Abby sgranò gli occhi:
- Ma c’è un cadavere? O è rimasto ferito qualcuno? O magari ti è arrivato per posta… oppure… – Prima che continuasse con la lista finendo per dire cose sempre più assurde e snervanti, l’uomo la interruppe sbattendo l’oggetto sul tavolino, poi tuonò:
- Analizza! Voglio un riscontro! –
- Ma chi… - Abby non avrebbe mollato, quindi esasperato Gibbs le diede una mezza risposta:
- Nessuno! Non abbiamo un caso, è una cosa personale! – A questo lei si agitò il doppio e aggrappandosi a lui cominciò a controllarlo alzandogli le braccia e girandolo per vedere se si era fatto male:
- Tu?! Ti  hanno sparato? Dove sei ferito? Sei andato al Pronto Soccorso prima di farti vendetta da solo? –
Gibbs al limite della sua pazienza, alzando gli occhi al cielo chiedendo la forza di non spararle, si irrigidì e guardandola più minaccioso che mai sbottò:
- Non è successo niente a me! –
- Tony?! – Esclamò con un associazione mentale abbastanza ovvia.
- NO! – Urlò l’altro provando un insano istinto di puntarle la pistola alla tempia visto che non lo faceva parlare!
 - Gibbs, se qualcuno di noi è nei guai me lo devi dire anche se poi mi preoccupo come una matta… così è peggio! Da chi viene questa pallottola? – Come fosse un anima in pena, alla fine si zittì per ascoltare la risposta che arrivò secca e sbrigativa nonché laconica:
- Non è uno di noi ed è una ricerca da non registrare! Non voglio che tu sappia più del dovuto! –
- Perché serviranno le bugie ed io non sono capace di dirle? – Fu estremamente sincera e acuta al tempo stesso, Gibbs non se ne stupì e addolcendosi sospirò ritrovando la calma che stava per perdere. Le mise una mano sulla spalla quindi con pacatezza ed un modo che usava solo con lei, disse:
- Fidati di me e fai solo quello che ti chiedo. – Abby si placò di botto e spompandosi fu come se le iniettassero una dose massiccia di valium!
- Va bene… - L’uomo fece una specie di piccolo sorriso di ringraziamento, quindi si raddrizzò e separandosi tornò a parlare in tono perentorio:
- Confronta con tutte le liste di Los Angeles. – Essendo obbligato a dire ciò, sapeva che a quello lei si sarebbe illuminata capendo tutto poiché non era certo una sciocca, quindi notando la sua espressione che prima si accendeva e poi si preoccupava di nuovo, aggiunse alzando un dito per bloccarla sul nascere: - La pallottola Abby! In fretta! Chiamami appena hai qualcosa! – Così si avviò all’uscita senza permetterle di rispondere. Entrando in ascensore concluse al volo: - E non registrarla! –
Dopo di ché si defilò lasciando la signora della notte sola a guardare la prova con cui era rimasta insieme a mille punti di domanda, uno più catastrofico dell’altro… non erano di Los Angeles quei simpatici agenti con cui avevano collaborato mesi prima? Che fosse successo qualcosa a loro?
Una cosa la capì… eseguendo l’analisi qualche risposta l’avrebbe di certo trovata, quindi iniziando ad accendere i suoi preziosi macchinari, parlando con loro come sempre, si mise al lavoro!


- Sì, hanno chiamato anche me improvvisamente… no, a dire il vero qualcosa mi aspettavo perché già ieri sera il piccolo cervellone mi ha chiamato chiedendomi di trovare urgentemente notizie sul distretto di Los Angeles… anche senza trovare quello che poi ho trovato avrei capito che era successo qualcosa laggiù, ma quando ho letto la notizia mi è quasi preso un colpo! No, ma cosa dici! Non è morto nessuno… almeno credo… in realtà il cucciolo non mi ha detto nulla! Bè, ma la notizia che ho trovato era sul mandato d’arresto per Don Eppes! È ricercato da tutte le forze dell’ordine con l’accusa di tradimento e aggressione a degli agenti! Non ho idea di cosa succeda, il genietto non mi ha detto altro… bè, certo che ho cercato altre notizie, ma non ho trovato nulla di più… ieri sera! Sì, mi hanno chiamato dicendomi che avevano bisogno dei miei servigi e che sarebbero venuti da me! Fra poco ne saprò di più ma sospetto che abbiano trovato Eppes! Oh, sono arrivati… ti devo salutare cara, ci sentiamo dopo! Sì, teniamoci aggiornate! –
Quando Garcia interruppe la comunicazione, era sul portone di casa e Reid e Morgan arrivati in quel momento, l’avevano vista chiudere il telefonino in tutta fretta con una certa aria monellesca, quindi una volta scesi dall’auto l’avevano guardata subito sospettosi. Non ci voleva un genio per capire che aveva detto qualcosa che non doveva a qualcuno, ma intuire chi fosse non era una passeggiata nemmeno per dei profiler bravi come loro!
- Piccola, con chi parlavi? – Chiese subito Morgan andando al sodo come un cane da caccia!
La ragazza dalle ciocche viola e piena di accessori vistosi ed eccentrici, strinse a sé la sua borsa contenente il portatile, quindi fece spallucce e con aria da finta innocente, rispose guardando da tutt’altra parte:
- Oh, con nessuno… - Che mentiva si vedeva lontano un miglio!
- Garcia! Con chi ne hai parlato? – Attaccò ancora il moro deciso a farla parlare all’istante. La raggirò per guardarla in viso e lei non riuscì a distogliere più gli occhi vispi da quelli scuri e penetranti di lui… ecco, era sempre così quando lo guardava fisso… aveva quel dannato potere di farle fare tutto quello che voleva, ma come ci riusciva?
Sospirò terminando con un profondo sbuffo, quindi colpevole abbassò il capo:
- Abby… mi ha chiamato lei, era preoccupata perché il suo capo l’ha chiamata per una ricerca importante da non registrare che riguardava Los Angeles! – Parlò come se non aspettasse altro e nel giro di poco si riaccese, specie quando Reid disse le sue considerazioni ad alta voce facendole capire praticamente tutto!
- Gibbs deve averle portato la pallottola di Don… - Morgan allora lo fulminò esasperato non sapendo chi fosse peggio…
- Reid! – Lo ammonì severo: - Si era detta massima segretezza e non solo ne parli liberamente, ma lo fai addirittura per strada! Potrebbero sentirci! – Poi si girò verso Garcia che era tornata con le ‘orecchie’ basse in segno di colpa: - Anche tu, parli al telefono di queste cose all’aperto! Metti dei cartelli, no? –
- Ma che ne so di cosa succede?! Non è che mi avete detto gran ché! So solo che riguarda Don Eppes e che è successo qualcosa di grave! – Garcia provò a protestare alzando di nuovo la testa, l’altro la zittì imponente:
- Ancora! – Lì lei capì che era effettivamente ora di stare zitta, quindi semplicemente si cucì la bocca come forse poche volte in vita sua aveva fatto e li seguì in auto dentro la quale, una volta chiuse le portiere, tornò a riaccendersi convinta che ormai il pericolo fosse scampato, qualunque esso fosse!
- Allora, di che si tratta? Devo saperlo o come faccio ad aiutarvi in modo efficace? –
- Il ragionamento fila… - Asserì Reid con una certa logica. Garcia aveva preso quella strada di proposito sapendo che avrebbe incontrato i favori del genietto razionale, ma la sua era solo curiosità bieca e Morgan lo sapeva perfettamente!
Il giovane moro che guidava diretto verso casa Gibbs/DiNozzo, sospirando soppesò le varie alternative ed in effetti se Abby poteva fare un’analisi di prove senza essere informata nello specifico di tutto, Garcia per fare le sue ricerche informatiche doveva sapere perfettamente ogni cosa ed alla fine non le si poteva negare il diritto di venire a conoscenza di tutti i fatti!
- E va bene… - Si arrese poi sentendosi strano a darla vinta a qualcuno, anche se l’unica persona che riusciva a piegarlo era sempre e solo Garcia vista l’insistenza da carro armato che aveva! – Ma non devi parlarne ad anima viva! Nemmeno con Abby! Se Gibbs non l’ha informata, un motivo c’è! Fai il tuo e non di più! – Categorico l’avvertì conoscendola bene.
- Sarò una farfalla! – A quello i due ragazzi chiesero straniti:
- Eh? – Così lei ridacchiando soddisfatta li illuminò ovvia:
- Le farfalle mica parlano! – Del resto non sarebbe stato da lei dire ‘sarò muta come una tomba‘, visto lo stile viola e ‘sbrilluccicoso’ che aveva!
Non commentarono la sua uscita, quindi contenta ascoltò Reid spiegare la situazione nei dettagli e velocemente, ma mano a mano che procedeva la sua espressione si spegneva sempre più inorridendo e preoccupandosi a vista d’occhio.
Certo aveva immaginato qualcosa ma non proprio tutto quello.
Le cose stavano peggio di quanto avrebbe voluto pensare ed ora che sapeva si chiedeva se non fosse stato meglio rimanerne fuori… cosa poteva fare lei col suo computer?
Quello era…
- …un vero casino! – Commentò infine spontanea e spiazzata senza avere idea da cosa avrebbe potuto cominciare!
- Già… e Don ha solo noi, quindi dobbiamo trovare il modo di aiutarlo! – Concluse pratico ed incisivo Morgan finendo solo per appesantire ulteriormente la situazione, come se non lo fosse già abbastanza di suo!
Eppure un po’ del suo solito ottimismo doveva esserci da qualche parte… dove era finito, così d’improvviso?


Gli occhi arrossati cerchiati da due occhiaie profonde ed un pallore decisamente evidente, mostrarono subito a Colby che il ragazzo non aveva dormito per niente nemmeno quella notte!
L’agente, che non era stato molto più saggio dell’altro ma qualche oretta aveva almeno riposato, appena lo vide massaggiarsi la schiena anchilosata davanti alla lavagna, scosse la testa, quindi esclamò facendolo sobbalzare:
- Charlie, devi dormire un po’! - In realtà era venuto da lui sperando di trovarlo con qualche magia in mano, ma vederlo così sciupato l’aveva anche fatto sentire in colpa. Mentre lui faceva le indagini a modo suo, spiando chiunque gli capitasse a tiro, Charlie poteva solo usare il cervello che, se non staccato per qualche ora, finiva per fondere!
- Non ci riuscirei mai e poi ho un sacco di lavoro per… - Non concluse la frase conscio che anche se erano soli qualcuno avrebbe potuto sentirli ugualmente.
- A che punto sei? - Chiese il ragazzo dai capelli corti color biondo scuro e gli occhi azzurro mare consumati.
I due si fissarono e parve come se si specchiassero nello stesso viso preoccupato, le loro menti rivolte a Don e a quella brutta situazione. Ogni pensiero e azione era in funzione sua, per aiutarlo a tirarsene fuori, per far sì che tutto potesse tornare come un tempo, per mettere la parola fine a quell’agonia che giorno dopo giorno li consumava.
- Mi serve più tempo e più informazioni… speravo avessi trovato qualche dato interressante… - Rispose Charlie sforzandosi di essere utile e quindi non perdersi in panici stupidi!
Nel pericolo la sua razionalità di solito cercava di averla vinta, non dopo una bella botta di caos cosmico, cosa che gli era puntualmente successa anche in quell’occasione!
Colby si passò le mani fra i capelli corti, quindi sul viso stralunato ed infine allargò le braccia esasperato:
- Hai idea di quanti agenti ci sono all’FBI? Come faccio a trovare quelli corrotti? È una ricerca alla cieca! Indirizzami almeno… non so da dove cominciare! Un paio li ho scartati ma ne rimangono un numero impressionante… io non li conosco bene, non ho mai socializzato molto… ci vorrebbe… -
- Don! - Concluse Charlie per lui con un tono di consapevolezza misto a scuse, come se l’esasperazione dell’amico fosse colpa sua. Colby aveva ragione e il moro lo sapeva bene. In più di un’occasione era servito uno sfoltimento sostanzioso riguardo una lista di persone impressionante… Don aveva quel dono che loro non avevano, sebbene fossero molto dotati ugualmente, specie Charlie con la sua mente!
Aveva quella cosa chiamata istinto che gli suggeriva chi ‘si’ o chi ‘no’, quelle intuizioni che a Don parevano ovvie ma che aveva solo lui e che, naturalmente, poi si rivelavano giuste!
Charlie aveva la sua matematica che spesso faceva miracoli, ma c’erano volte in cui non arrivava ovunque e lì entrava sempre in gioco suo fratello. Funzionavano bene per quello, loro due… si completavano a vicenda.
Ed ora ne mancava uno.
Mancava davvero, in ogni modo un uomo può mancare.
Calò un pesante momento di silenzio nel quale si trovarono a seguire ognuno i propri pensieri, gli sguardi persi nella lavagna piena di calcoli ed equazioni che solo uno poteva capire, arabo per l’altro.
Don nelle loro menti, l’unica cosa in comunque che avevano.
- Guarda… - Dopo un po’ Charlie si riscosse avendo una delle sue illuminazioni portate da chissà cosa, quindi tornarono immediatamente all’ordine: - secondo questa teoria… - non si diede pena per spiegargliela né per dire che nome avesse… con Don a volte ci provava pur sapendo che poi lo interrompeva brusco spazientito, con Colby nemmeno tentava. Lui e la matematica erano nemici primi! Saltò anche direttamente l’esempio che usava per spiegare i suoi ragionamenti, passò direttamente alla conclusione: - in pratica controlla tutti quelli che hanno una famiglia e che hanno subito qualche perdita finanziaria sostanziosa… e di questi, quelli che poi non hanno abbassato il loro tenore di vita ma che continuano apparentemente come sempre! - Colby si illuminò come se capisse per quale motivo glielo avesse detto, Charlie se ne stupì… non poteva certo conoscere la sua teoria matematica!
- Certo, quelli che hanno qualcosa da difendere per cui si metterebbero nei guai! - Semplice, spiccio ed incisivo. Anche lui a modo suo aveva il talento di arrivare comunque alla stessa soluzione dei fratelli Eppes, solo forse con un treno più tardi. L’importante era che ci arrivava!
- In realtà questa si chiama Teoria dei…. - Ma ad un’occhiata attenta a Colby, seppe che per Colby la matematica non c’entrava mai, quindi lasciò perdere e abbozzò un sorriso quasi di divertimento. Anche Colby fece altrettanto mentre si avviava all’uscita senza aggiungere altro: erano la coppia più improbabile di tutte, c’era da dirlo, ma se si impegnavano e se dovevano, funzionavano abbastanza bene!
Eppure quel senso di mancanza era sempre talmente persistente ed opprimente… Don mancava davvero molto.