CAPITOLO
VII:
PASSI IN AVANTI
ED INDIETRO
/
I think i‘m paranoid - Garbage /
Dopo
una mattinata passata a fare giri a destra e a manca per ottenere dei
risultati interessanti, Gibbs riuscì finalmente a rimettere piede in
casa sua e convinto di trovare una guerra in corso, si stupì
profondamente di vedere che invece si era sbagliato di grosso!
La prima cosa
che lo colpì furono le risa che si udirono appena messo piede dentro,
quindi a sconvolgerlo fu realizzare che anche Don rideva, pur non di
gusto come fosse stato in condizioni ottimali.
Che Tony
riuscisse a far ridere anche un morto era risaputo, ma il fatto che
uscendo di casa li aveva visti guardarsi malissimo ed ora addirittura
si divertivano insieme, nei limiti del possibile vista la situazione,
era di certo sconvolgente.
“Ed
io a penare…”
Pensò
istintivamente rabbuiandosi. In realtà non era certo una questione di
lavoro, era stato lui a dire di rimanere in casa senza fare niente e di
sistemarsi; il nodo era semplicemente uno… un suo amico ed il suo uomo
avevano socializzato e stavano bene insieme più del previsto e questo
oltre a prenderlo in contropiede, inevitabilmente lo infastidiva un po’.
Lasciarli da
soli a detestarsi e litigare era una cosa, ma ritrovarli sereni e in
ottimi rapporti era tutt’altra!
Avanzando in
soggiorno li vide seduti vicini a parlare, probabilmente Tony aveva
appena raccontato qualche aneddoto divertente per distrarre Don che
effettivamente rideva immaginandosi qualcosa.
Piegò la testa
di lato rimanendo in silenzio, li scrutò a fondo come volesse
risucchiarli in un’altra dimensione, poi ricordando quanto era stato
male l’uomo che ora sorrideva, scacciò ogni fastidio.
Andava bene
così, piuttosto che trovarli riversi sul pavimento perché si erano
sparati a vicenda!
- Vedo che ve
la passate bene! - Tuttavia non riuscì ad evitare il tono perentorio
che gelò all’istante la situazione scacciando i sorrisi dai loro volti
come se avessero fatto chissà ché di male, cosa del tutto errata.
- Ciao! -
Salutò Tony con una vaga tensione di fondo che non si spiegò
minimamente.
- Stai meglio,
ora? - Chiese Gibbs a Don ignorando istintivamente il suo ragazzo.
Sapeva bene che non era giusto comportarsi così e che se voleva sapeva
controllarsi molto bene, ma quando si trattava di lui proprio non ci
riusciva e forse nemmeno voleva. Era una questione di promesse.
Da tempo ormai
avevano deciso di condividere tutto senza nascondersi nulla, nemmeno
gli stati d’animo ingiusti.
Don a disagio
cominciò a sentirsi come un figlio fra due genitori in procinto di
litigare, quindi cercò di far finta di nulla e rispose senza pensarci:
- Sì grazie… mi
ha fatto bere una cosa tremenda che però mi ha aiutato… uno dei
maggiori momenti di tortura di questa mattina… - Lo disse per
alleggerire l’atmosfera ma alla domanda successiva di Gibbs si rese
conto che forse avere un potere di diventare invisibile sarebbe stato
meglio!
- ‘Uno dei’?
Gli altri quali sono? - Non è che lo facesse proprio di proposito, però
quando lui faceva delle domande il suo tono diventava naturalmente
inquisitorio e colui che doveva rispondere si sentiva inevitabilmente
sotto torchio.
Don cominciò a
sudare freddo rendendosi conto al volo di cosa stava succedendo e di
ciò che doveva dire a quel punto, quindi volle solo alzarsi e lasciare
che se la sbrigassero da soli ma non potendo fare i cento metri in
aquattro secondi come di solito faceva - era effettivamente il più
veloce del dipartimento - rinunciò e semplicemente rispose domando
perfettamente la sua mimica facciale:
- Il bagno… - E
nemmeno impegnandosi con tutto sé stesso riuscì a tirare fuori qualcosa
di sdrammatizzante, quello di norma era il compito di Tony, di Colby,
di Morgan…
Quello disse
tutto e il silenzio calò per un istante, uno davvero pesante e brutale.
“Nessuno che mi spara?” Pensò
per assurdo l’agente di Los Angeles vedendo l’espressione di pietra di
Gibbs mentre cercava pietosamente di domarla per evitare stupide
scenate.
Glielo aveva
detto lui di aiutare Don a lavarsi… che paranoie erano quelle, ora?
Fu un pensiero
comune a tutti e tre ma nessuno si mosse o disse nulla, quindi prima
che potessero effettivamente dire qualcosa - cosa inutile visto che
parlavano benissimo anche in silenzio - suonò il provvidenziale
campanello che li distrasse.
Don lo
benedisse insieme a chiunque fosse arrivato, sia pure l’FBI per
arrestarlo!
Paradossalmente
sarebbe stato meno imbarazzante!
Gibbs ancora
davanti alla porta, si girò distogliendo lo sguardo più cupo che mai
dal suo compagno che riprese a respirare, quindi aprì per trovarsi
davanti i due visi noti di Morgan e Reid accompagnati da un terzo che
lì per lì non riconobbe subito.
Una creatura
anomala che forse non era nemmeno umana… ricordava terribilmente Abby
ma era opposta a lei in quanto a bizzarria.
Capelli biondi
con qualche ciocca rosa, accessori stravaganti da bambina addosso,
vestiti sempre con qualcosa di quel colore addosso ed una borsa a forma
di farfalla gigante che probabilmente conteneva tutto il mondo e oltre.
- Abbiamo
portato i rinforzi. Abbiamo pensato che fosse meglio lavorare
direttamente da qua… - La voce morì in gola al moro quando sentì
quell’innaturale silenzio e le espressioni tese di Tony e Gibbs mentre
quella imbarazzata di Don che quasi li ringraziava per essere venuti.
Chiedere cosa
ci fosse che non andava sarebbe stato terribilmente stupido,
quindi evitò di chiederlo… tanto ci pensò subito la ‘dolce’ Garcia la
cui lingua era più lunga di quella di un iguana!
- Wow, che
atmosfera tagliente… questo non è odore di brutte notizie ma di…
disaccordi coniugali! - La sparò senza pensarci e tanto meno conoscere
per nulla la situazione, eppure ci azzeccò sorprendendo tutti gli altri
che la guardarono stupiti.
Che essere
sovrannaturale era, quella donna?
- Ci ho
azzeccato? - Chiese divertita con una punta di incredulità.
Il silenzio fu
così eloquente ancora una volta, che non servirono risposte. Entrando,
Morgan la cinse per la vita morbida e con un sorriso tirato disse
cercando di fare quel che evidentemente Tony non riusciva più a fare e
che Don ricercava disperatamente: alleggerire la situazione pesante!
- Chissà perché
la risposta non la voglio sentire… mi fai paura, bambina, ricordami di
non venire mai al tuo cospetto qualora dovessi nascondere qualcosa! -
Non che Tony e
Gibbs avessero effettivamente litigato, ma c’era da dire che non erano
proprio in pace.
Sicuramente
quello che ora era stato appena accennato e subito interrotto - e
comunque percepito alla perfezione lo stesso - era solo il preludio a
ciò che probabilmente sarebbe scoppiato davvero prima o poi.
Rendendosene
entrambi conto i due protagonisti decisero di accantonare il discorso
ugualmente, quindi di concentrarsi sul lavoro facendo come se nulla
fosse accaduto.
- Allora,
novità? - Chiesero Tony e Don in perfetta sincronia, come se
l’equivocabile stato di beatitudine di poco prima non fosse stato
sufficiente ad infastidire il capo gruppo che ora si incupiva
irrimediabilmente ancora di più!
Di nuovo
silenzio imbarazzante.
Don e Tony
evitarono con cura di guardarsi, fissando il pavimento davanti a loro,
poi puntandosi su Morgan e Reid, i due neutrali.
- Tesorini
belli, le magie le posso fare con un computer acceso, non spento!
Datemi il tempo di darvele, le novità! - La prontezza spontanea ed
allegra di Garcia fu ampiamente apprezzata dai presenti che rimasero
lontani da Gibbs il più possibile, intuendo al volo lo stato d’animo
sempre peggiore che aveva.
Sedendosi
dritta dritta in mezzo ai due uomini seduti sul divano che avevano
provocato tante gelosie pur non facendo nulla, cominciò a sistemarsi
coi suoi strumenti portatili, tutti la guardavano ancora in perfetto
silenzio come fosse la cosa più interessante del mondo, cosa
decisamente esagerata.
Non è che fra
Don e Tony fosse effettivamente scattato chissà cosa, se non
probabilmente un po’ di quella che comunemente si potrebbe chiamare
amicizia, il problema era solo nella forte gelosia di Gibbs.
Lo era
incondizionatamente di qualunque essere vivente, umano e non, che osava
avvicinarsi troppo al suo uomo ed anche se era una cosa irrazionale
poiché in realtà non c’era davvero motivo per pensare male, non poteva
proprio farci nulla, era più forte di lui essere gelosi ed appesantire
tutto!
Tony lo sapeva
ma con la confusione di tutto ciò che era successo, non ci aveva
pensato così le cose erano andate da sole, ritrovandosi semplicemente e
sorprendentemente bene con un altro uomo che aveva unicamente la colpa
di aver bisogno del suo aiuto.
Socializzare
era stato il minimo e visto che prima o poi Tony finiva per diventare
amico di chiunque, anche gli esseri più astiosi, anche con Don ci era
riuscito piuttosto bene.
Certo se si
fosse ricordato che questo avrebbe significato passare un altro tipo di
inferno, ne avrebbe fatto a meno a costo di lasciare Don in modalità
diavolo insopportabile!
Sospirò
impercettibilmente mentre sentivano gli altri spiegare nel dettaglio la
situazione a Garcia per chiederle specificatamente una serie di
servigi.
In ogni caso
era spacciato dall’inizio, o per uno o per l’altro, comunque se era
stato destinato a passarsela male!
“Devo
chiarire con Gibbs prima che diventi un problema di stato… ed
incomprensioni fra noi due alla fine lo diventano davvero!
Che
tipo che mi sono preso!”
Come se se lo
fosse scelto lui stesso!
Eppure quella
tensione appena accennata e allo stesso tempo evidente, sarebbe stata
destinata a crescere ulteriormente fino a raggiungere picchi
insopportabili.
Entrando a
passo di carica nell’ufficio di Charlie dove si era rintanato per
lavorare, Colby si fermò di scatto evitando per un pelo lo scontro con
il giovane dai capelli ricci tutti sconvolti intorno al viso. Anche lui
stava per uscire sempre spedito e si era fermato all’ultimo vedendolo
arrivare.
- Stavo venendo
da te! - Dissero in contemporanea con aria d’emergenza nella voce,
entrambi con qualcosa in mano.
Si fermarono,
si guardarono per decidere chi avrebbe parlato per primo e invece di
iniziare deviarono con un’espressione di contrarietà visionando
l’aspetto sciupato l’uno dell’altro. Quindi con una smorfia spontanea e
la testa di lato, dissero sempre insieme:
- Fai pietà! -
L’esclamazione diretta derivò dal fatto che oltre a non avere filtri
nel parlare, uno perché troppo razionale per filtrare qualcosa e
l’altro perché troppo impulsivo, era da quando Don era sparito che non
badavano troppo a loro stessi.
Certamente si
lavavano ma più di quello no e trascurati come poche volte erano stati,
Charlie in effetti mai, era davvero strano e sconvolgente vedersi così
trasandati.
Capelli
lasciati a loro stessi, la barba che ricopriva leggera i visi, vestiti
stropicciati alla buona.
- Senti chi
parla! - Risposero all’unisono con ironia.
- Come fai a
lavorare al caso se ti tengono d’occhio? - Chiese poi con curiosità
Colby.
- Guarda… ci
capisci qualcosa? - Fece allora Charlie con un pizzico di divertimento
negli occhi, indicando una lavagna piena di simboli astrusi e calcoli
incomprensibili che fecero venire subito il mal di testa all’altro:
- No! -
- E pensi che
loro invece sì? - La domanda retorica fu cristallina e fece ridacchiare
Colby che si sentì strano quanto il moro a distendere l’espressione del
viso che era rimasta tirata, seria, cupa e concentrata per giorni; a
quello tornarono immediatamente alla questione che gli stava a cuore e
sistemandosi sulla scrivania carica di cartelle, libri, fogli e quanto
di più impossibile ci potesse essere, l’agente iniziò pratico ed
incisivo, conscio che l’altro altrimenti si sarebbe subito perso in
qualche noiosa spiegazione matematica:
- Questo è
quello che ho potuto fare… non riesco a restringere la lista più di
così. - La speranza che invece Charlie potesse fare la magia venne
subito demolita dal sospiro contrariato:
- Purtroppo
nemmeno la mia è più corta… e noto che all’incirca ci sono gli stessi
nomi, non sono pochi. Qua ci vorrebbe qualcuno che li conosce e che ha
il fiuto per individuare le persone! -
Il silenzio
calò mentre i loro occhi scorrevano veloci e sconsolati i molti nomi
degli agenti dell’FBI che potevano essere stati corrotti dai tre al
vertice che avevano provocato tutto quel macello.
Erano tanti,
troppi per essere controllati e torchiati uno per uno, per di più senza
farsi notare da chi conduceva il caso.
Essere accusati
di complicità e quindi messi dentro sarebbe stato davvero la cosa
peggiore, vista la ristretta fascia di forze che avevano in campo.
Charlie si tirò
su dopo aver memorizzato perfettamente ogni sillaba di quelle liste,
quindi si passò le mani fra i capelli ricci ingarbugliandoli ancora di
più e rovistando con urgenza nella sua mente fra le varie nozioni che
viaggiavano veloci, non trovò nemmeno una che non portasse là.
Fu però Colby a
dirlo ad alta voce quasi con sconfitta:
- Don! - Non
poter fare a meno di lui anche per il lavoro era davvero grave dal loro
punto di vista, specie perché in ballo c’era proprio la libertà della
persona che per loro contava di più. - C’è voluto lui fin dall’inizio,
dannazione! - Proseguì infastidito dall’idea di non poter essere più
utile di così.
- Non possiamo
coinvolgerlo, è pericoloso e poi ne avrà già tante a cui pensare… -
Cominciò Charlie negativamente pensando a tutte le ragioni per cui
sarebbe stato pessimo chiedergli aiuto, Colby però di avviso diverso lo
interruppe con decisione e quasi secco:
- Io non vedo
altre soluzioni, visto che nemmeno la tua matematica ci aiuta! - Punto
sul vivo perché questo significava non essere in grado di aiutare Don,
Charlie si imbronciò in modo infantile pensando peste e corna di
quell’individuo troppo diretto che però aveva ragione, quindi
sospirando sconfitto ammise che non c’era altro da fare.
Quando trovato
un posto più appropriato per fare quella telefonata, composero il
numero dell‘agente DiNozzo che era di collegamento, entrambi sentirono
nettamente un ansia crescente investirli. L’idea di poter risentire
Don, nonostante fosse pericoloso, era al tempo stesso rigenerante.
Solo in casi
simili si potevano capire a fondo i propri sentimenti e rimpiangendo di
non averli mai espressi a voce, anche loro sperarono di avere un’altra
occasione per riuscirci.
Quando il
cellulare di Tony squillò, la voce allegra di Penelope finalmente si
fermò e in un silenzio improvviso talmente grave da poter essere
tagliato col coltello, tutti lo fissarono come avesse bestemmiato.
Il giovane
ricambiò gli sguardi con uno inquiusitorio e pronunciando il nome di
Colby vedendo nel display il suo numero, rispose svelto.
Fra tutti gli
occhi che lo bruciarono maggiormente furono naturalmente quelli di Don
che consapevole di ciò che poteva significare una sua chiamata, prima
di uscire di testa cercava fortemente di trattenersi, cosa difficile.
- Sì? E’
successo qualcosa? - Chiese immediatamente mettendo il vivavoce in modo
che tutti sentissero.
- No no,
tranquillo! - Si affrettò a dire l’altro immaginando la tensione nel
sentirlo.
Un sospiro di
sollievo di gruppo si levò, dopo di ché Tony riprese più disteso:
- Come mai
chiami allora? Ci avete fatto prendere un colpo! - Non c’era bisogno di
specificare il motivo.
- Stiamo
cercando gli agenti complici di quei tre e… bè, nemmeno le nostre forze
unite sono sufficienti per ridurre una lista decisamente lunga… la
matematica di Charlie e il mio primo sfoltimento hanno tirato fuori un
gran numero di nomi e serve qualcuno che li conosca meglio di noi e
possa capire chi potrebbe essere coinvolto. - La spiegazione del loro
problema fu chiara a tutti i presenti che capendo al volo il motivo per
cui li avevano chiamati, non servì concordarsi.
Don prese la
parola e pratico come lui sapeva essere, disse deciso, contento di
poter parlare ancora con il suo uomo:
- Dammi i nomi,
li inseriamo in questo computer e te li sfoltisco io. -
In realtà era
anche contento di poter finalmente essere effettivamente utile per le
sue indagini!
Mettendo così
il vivavoce anche dall’altra parte, Colby fece cenno a Charlie di
elencarli. Sentendo la sua voce, Don sentì quasi un tuffo dentro
rendendosi conto che non aveva ancora avuto modo di parlare con suo
fratello. Ebbe l’indomabile istinto di interromperlo per chiedergli
come stava, ma sapendo che non sarebbe stato il momento e soprattutto
sentendosi troppo osservato, si trattenne tenendo per sé anche quel
desiderio.
Mano a mano che
li nominava, Garcia li inseriva velocissima nel suo database e leggendo
a sua volta i dati, rispondendo alle domande fredde e precise di Don,
lui li scartava o li teneva per probabili come fosse un computer lui
stesso, impressionando non poco tutti i presenti per la sua conoscenza
di tutti quegli agenti e per l’intuito quasi da profiler che stava
dimostrando.
Reid e Morgan
pronti per dargli qualche dritta, si resero conto che non ne avrebbe
avuto bisogno e vedendo la perfetta sincronia di Charlie, Garcia e Don,
nessuno osò interromperli affascinati per il modo in cui lavoravano
efficacemente.
Capolavori
soprattutto i commenti della ragazza che con ironia rallegrava la
situazione facendo sorridere tutti gli altri in ascolto.
Colby e Charlie
la riconobbero subito senza nemmeno bisogno di presentazioni,
ricordandosi dell’indimenticabile e stravagante informatica che
nonostante la situazione critica, riusciva a farli sorridere lo stesso.
- Ragazzi, lui
bastava guardarlo in faccia… ce l’ha scritto in fronte che è corrotto!
- - Poveraccio… un miracolo se non è sotto un ponte! - - Che capolavoro
d’uomo… peccato che è impegnato! - (al ché Morgan aveva commentato
ironico: - Peccato che forse è un criminale! - )
…e via dicendo!
Al termine
della spettacolare cooperazione, la lista interminabile si ridusse a
meno di dieci persone, momento nel quale Tony pensò bene di applaudire
per la bravura dimostrata. Ridendo, la donna si inchinò leggermente
prendendo i complimenti di buon grado:
- Non è stato
nulla di ché, sono riuscita a fare di meglio nel mio castello
incantato! -
Oltre a Morgan
e Tony, anche Colby dall’altra parte della linea risero divertiti non
ricordando quando erano riusciti a farlo tutti insieme così.
Come se per un
istante tutto si fosse cancellato e fossero solo degli amici riuniti a
dire scemate, furono riportati all’ordine da Gibbs che a sua volta si
era sentito strano a non essere stato ancora utile.
- Da questi non
si possono tirare fuori altri nomi? - Il risultato ottenuto con
l’istintività di Don non era per niente male, anzi, ma era vero che
bisognava sfoltire ulteriormente. Inoltre Gibbs semplicemente non era
mai soddisfatto fino a che non risolveva un caso!
Reid
grattandosi la nuca si piegò sul monitor, sistemandosi dietro lo
schienale del divano dove era Garcia col portatile in mezzo a Don e
Tony.
Aggrottando la
fronte e stringendo gli occhi si concentrò in un istante nonostante
l’atmosfera rallegrata, e scorrendo i visi di tutti quelli rimasti coi
dati di base per ciascuno, cominciò a parlare a macchinetta elencando
cos’altro si poteva guardare per rilevarne ancora, catapultando
involontariamente tutta l’attenzione e l’ammirazione, nonché lo stupore
profondo, su di lui, compresa quella di Charlie che aveva riconosciuto
la voce del suo amico.
- Non puoi
essere più sintetico? - Borbottò Gibbs cavernoso facendolo quasi
spaventare, il giovane dottore dalle mille lauree si ritirò
impercettibilmente. Lui aveva fatto una di quelle belle spiegazioni
complete e approfondite e quello lo demoliva in quel modo! Come poteva
essere più sintetico?
Lui non ne era
geneticamente capace!
-
Psicologicamente parlando c’è una tipologia di persone che rientrano
con certezza nella categoria di quelli che… - Lo sbuffo maggiormente
spazientito dell’uomo più grande e lo sguardo effettivamente concorde
anche di Don lo zittirono mettendolo in difficoltà. Perché non
capivano? Con la sua squadra era più facile!
Sentendosi
profondamente frustrato per non riuscire a spiegarsi come loro volevano
e non riuscire a farsi capire come LUI voleva, dimostrando apertamente
il suo stato d’animo nel visetto sciupato e da cucciolo che si
ritrovava, gli venne in aiuto l’unico in grado di capirlo e tradurlo in
maniera comprensibile.
Morgan!
- Vuole dire
che i dati e le intuizioni hanno fatto la loro, ma c’è ancora una parte
che non è stata presa in considerazione per sfoltire queste persone. Il
profilo psicologico! -
- Ah, volete
darci il profilo di quelli che dovrebbero essere stati corrotti dai
sommi capi! - Sintetizzò ulteriormente Tony capendo finalmente cosa
stavano cercando di dire. Questo gli fece riacquistare dei punti agli
occhi insofferenti di Gibbs che lo guardò brevemente trattenendo il
lampo d’approvazione che avrebbe voluto dargli.
- Esattamente!
- Esclamò trionfante Reid perché finalmente era stato compreso.
Così mentre
tutti lo guardavano e ascoltavano con attenzione alternarsi a Morgan
nella spiegazione psicologica delle caratteristiche che questi
personaggi avrebbero dovuto avere, Don seguendo i propri campanelli
d’allarme (alias il suo istinto), le parole dei due profiler e
guardando ancora i volti degli agenti rimasti sul monitor, rovistò
mentalmente ricordando quando aveva avuto a che fare con loro.
Fu al termine
degli sproloqui psicologici che lui infatti si illuminò, per quanto uno
come lui si illuminasse, ed esclamò con sicurezza il nome di quattro
agenti.
- Sono loro! Se
voi avete ragione… -
- …ed è così… -
Fece eco Reid davanti all’inconcepibile idea che si potesse sbagliare.
- …sono
sicuramente loro. Fortunatamente ci ho avuto a che fare e… -
- …non a caso
direi a questo punto! Se sono in combutta con quelli là è naturale che
tu ci abbia avuto a che fare. - Aggiunse questa volta Tony
incredibilmente serio, avendo anche lui una delle sue illuminazione
spontanee non ponderate.
- Ti tenevano
d’occhio perché sei sempre stato quello più pericoloso per i loro
piani! - Intervenne così anche Colby ricordando lui stesso alcuni
episodi nei quali avevano cercato di mandar via Don o mettergli
comunque i bastoni fra le ruote.
Don non disse
più nulla ricordando gli stessi eventi, sospirando contrariato e stufo
di essere la mira dei corrotti solo perché era quello che poteva
smascherarli.
Perché non
evitavano proprio di corrompersi, allora?
Così gli
risparmiavano la fatica di smascherarli e incastrarli!
Da lì non
avrebbe detto più niente se non fosse stato Gibbs a riprendere
nuovamente in mano il tutto rinnovando i compiti, dandone questa volta
anche a Colby e Charlie.
- Voi due
dovete tenere d’occhio questi quattro e trovare assolutamente un modo
per incastrarli e metterli fuori gioco. -
- Legalmente! -
Puntualizzò Reid incerto sui metodi di quel tipo che gli incuteva un
timore spropositato anche con la sua sola esistenza semplice!
Un’occhiataccia
del protagonista dei suoi incubi gli fece alzare le mani in alto in
segno di scuse e precisò svelto:
- No, è che se
non usiamo la legge non servirà a nulla tutto questo… -
Gibbs tornò a
guardare il telefonino ancora nelle mani di Tony e a parlare ignorando
il ragazzino.
- Noi da qua
invece ci occupiamo di trovare le prove che incastrino quei tre e in
cosa consiste esattamente la loro corruzione. -
- Loro non
avranno fatto errori, ma quelli a cui si sono appoggiati per fare i
loro comodi di certo sì, dobbiamo puntare sui pesci piccoli! - Continuò
Don con sicurezza dopo essersi ripreso dal momento di contrarietà.
- Giusto…
incastriamo loro e potremo arrivare a chi li comanda! -
- Normalmente
partiremmo così… dal basso verso l’alto… - Si intromise Tony rendendosi
conto che era anche il metodo più facile.
- E’ che qua
non c’è niente di normale… Don ha scoperto prima i pezzi grossi da cui
noi abbiamo dovuto ricavare quelli piccoli. - Condivise Morgan mentre
nella mente di tutti si delineavano i piani e le strade che avrebbero
dovuto percorrere.
- Ci serve
qualcosa di concreto e solido per andare a Los Angeles e accusarli
pubblicamente! Dobbiamo darci da fare! - E dopo un altro paio di ordini
a destra e a manca, al momento di salutarsi Don prese il cellulare
togliendo l’altoparlante, quindi disse con un tono più basso e quasi
dolce, per i suoi canoni:
- Colby…
Charlie… state attenti… non voglio che rischiate più del necessario… -
Alla fine di
tutta quella brutta storia avrebbe aggiunto un sentito ‘mi dispiace’.
- Anche tu… -
Mormorò con un filo di voce evidentemente preoccupato il fratello,
lieto di averlo potuto almeno sentire per telefono.
Colby rimase
solo lì ad ascoltarli senza aggiungere nulla, le sue raccomandazioni le
aveva già fatte, ora voleva rivederlo e toccarlo da uomo libero.
Il suo silenzio
fu quanto di più eloquente possibile, dopo di quello interruppero la
telefonata.
Quelli a casa
di Gibbs si guardarono vicendevolmente e pensando già al lato pratico,
si diedero quella muta raccomandazione anche loro. Di fare quanto di
meglio non avessero mai fatto, di essere veloci, efficienti e non
perdere tempo in nessun modo.
Dopo di quello
Gibbs si diresse all’uscita spedito seguito istintivamente da Tony
nella speranza di poterlo affiancare nelle indagini.
Quando si fermò
quasi non gli andò addosso.
- Vado da solo…
- Ringhiò lugubre guardandolo duramente con rimprovero, come se avesse
già fatto chissà cosa.
Immediatamente
la tensione di prima tornò a salire…
“Disaccordi coniugali….” Pensò
di nuovo Penelope con aria più grave che divertita, senza sapere che
quei due stavano effettivamente insieme.
- Ma Gibbs… -
Protestò Tony risentito. Era assurdo che ce l’avesse con lui e che non
gli permettesse di spiegarsi: non aveva fatto nulla con Don e nemmeno
aveva voluto!
Sapeva che era
sempre oltremodo geloso, ma quello sfiorava l’impossibile!
- Anzi, mi porto
il dottore! - Lo disse imperturbabile con una vaga e lontanissima
ironia sulla parola ‘dottore’. non sapeva perché l’aveva fatto, non ci
aveva ragionato e non gli importava. Sapeva solo che Reid aveva avuto
un altro moto terrorizzato mentre Tony di fastidio e stizza e si sentì
subito meglio.
Fu così che i
due uscirono, uno dei due come un condannato a morte, mentre quello che
rimase in casa a guardarli sembrava avere improvvisamente una grande
voglia di usare la pistola sul fidanzato geloso!