CAPITOLO VII:
PASSI IN AVANTI ED INDIETRO

/ I think i‘m paranoid - Garbage /
 Dopo una mattinata passata a fare giri a destra e a manca per ottenere dei risultati interessanti, Gibbs riuscì finalmente a rimettere piede in casa sua e convinto di trovare una guerra in corso, si stupì profondamente di vedere che invece si era sbagliato di grosso!
La prima cosa che lo colpì furono le risa che si udirono appena messo piede dentro, quindi a sconvolgerlo fu realizzare che anche Don rideva, pur non di gusto come fosse stato in condizioni ottimali.
Che Tony riuscisse a far ridere anche un morto era risaputo, ma il fatto che uscendo di casa li aveva visti guardarsi malissimo ed ora addirittura si divertivano insieme, nei limiti del possibile vista la situazione, era di certo sconvolgente.
“Ed io a penare…”
Pensò istintivamente rabbuiandosi. In realtà non era certo una questione di lavoro, era stato lui a dire di rimanere in casa senza fare niente e di sistemarsi; il nodo era semplicemente uno… un suo amico ed il suo uomo avevano socializzato e stavano bene insieme più del previsto e questo oltre a prenderlo in contropiede, inevitabilmente lo infastidiva un po’.
Lasciarli da soli a detestarsi e litigare era una cosa, ma ritrovarli sereni e in ottimi rapporti era tutt’altra!
Avanzando in soggiorno li vide seduti vicini a parlare, probabilmente Tony aveva appena raccontato qualche aneddoto divertente per distrarre Don che effettivamente rideva immaginandosi qualcosa.
Piegò la testa di lato rimanendo in silenzio, li scrutò a fondo come volesse risucchiarli in un’altra dimensione, poi ricordando quanto era stato male l’uomo che ora sorrideva, scacciò ogni fastidio.
Andava bene così, piuttosto che trovarli riversi sul pavimento perché si erano sparati a vicenda!
- Vedo che ve la passate bene! - Tuttavia non riuscì ad evitare il tono perentorio che gelò all’istante la situazione scacciando i sorrisi dai loro volti come se avessero fatto chissà ché di male, cosa del tutto errata.
- Ciao! - Salutò Tony con una vaga tensione di fondo che non si spiegò minimamente.
- Stai meglio, ora? - Chiese Gibbs a Don ignorando istintivamente il suo ragazzo. Sapeva bene che non era giusto comportarsi così e che se voleva sapeva controllarsi molto bene, ma quando si trattava di lui proprio non ci riusciva e forse nemmeno voleva. Era una questione di promesse.
Da tempo ormai avevano deciso di condividere tutto senza nascondersi nulla, nemmeno gli stati d’animo ingiusti.
Don a disagio cominciò a sentirsi come un figlio fra due genitori in procinto di litigare, quindi cercò di far finta di nulla e rispose senza pensarci:
- Sì grazie… mi ha fatto bere una cosa tremenda che però mi ha aiutato… uno dei maggiori momenti di tortura di questa mattina… - Lo disse per alleggerire l’atmosfera ma alla domanda successiva di Gibbs si rese conto che forse avere un potere di diventare invisibile sarebbe stato meglio!
- ‘Uno dei’? Gli altri quali sono? - Non è che lo facesse proprio di proposito, però quando lui faceva delle domande il suo tono diventava naturalmente inquisitorio e colui che doveva rispondere si sentiva inevitabilmente sotto torchio.
Don cominciò a sudare freddo rendendosi conto al volo di cosa stava succedendo e di ciò che doveva dire a quel punto, quindi volle solo alzarsi e lasciare che se la sbrigassero da soli ma non potendo fare i cento metri in aquattro secondi come di solito faceva - era effettivamente il più veloce del dipartimento - rinunciò e semplicemente rispose domando perfettamente la sua mimica facciale:
- Il bagno… - E nemmeno impegnandosi con tutto sé stesso riuscì a tirare fuori qualcosa di sdrammatizzante, quello di norma era il compito di Tony, di Colby, di Morgan…
Quello disse tutto e il silenzio calò per un istante, uno davvero pesante e brutale.
“Nessuno che mi spara?” Pensò per assurdo l’agente di Los Angeles vedendo l’espressione di pietra di Gibbs mentre cercava pietosamente di domarla per evitare stupide scenate.
Glielo aveva detto lui di aiutare Don a lavarsi… che paranoie erano quelle, ora?
Fu un pensiero comune a tutti e tre ma nessuno si mosse o disse nulla, quindi prima che potessero effettivamente dire qualcosa - cosa inutile visto che parlavano benissimo anche in silenzio - suonò il provvidenziale campanello che li distrasse.
Don lo benedisse insieme a chiunque fosse arrivato, sia pure l’FBI per arrestarlo!
Paradossalmente sarebbe stato meno imbarazzante!
Gibbs ancora davanti alla porta, si girò distogliendo lo sguardo più cupo che mai dal suo compagno che riprese a respirare, quindi aprì per trovarsi davanti i due visi noti di Morgan e Reid accompagnati da un terzo che lì per lì non riconobbe subito.
Una creatura anomala che forse non era nemmeno umana… ricordava terribilmente Abby ma era opposta a lei in quanto a bizzarria.
Capelli biondi con qualche ciocca rosa, accessori stravaganti da bambina addosso, vestiti sempre con qualcosa di quel colore addosso ed una borsa a forma di farfalla gigante che probabilmente conteneva tutto il mondo e oltre.
- Abbiamo portato i rinforzi. Abbiamo pensato che fosse meglio lavorare direttamente da qua… - La voce morì in gola al moro quando sentì quell’innaturale silenzio e le espressioni tese di Tony e Gibbs mentre quella imbarazzata di Don che quasi li ringraziava per essere venuti.
Chiedere cosa ci fosse  che non andava sarebbe stato terribilmente stupido, quindi evitò di chiederlo… tanto ci pensò subito la ‘dolce’ Garcia la cui lingua era più lunga di quella di un iguana!
- Wow, che atmosfera tagliente… questo non è odore di brutte notizie ma di… disaccordi coniugali! - La sparò senza pensarci e tanto meno conoscere per nulla la situazione, eppure ci azzeccò sorprendendo tutti gli altri che la guardarono stupiti.
Che essere sovrannaturale era, quella donna?
- Ci ho azzeccato? - Chiese divertita con una punta di incredulità.
Il silenzio fu così eloquente ancora una volta, che non servirono risposte. Entrando, Morgan la cinse per la vita morbida e con un sorriso tirato disse cercando di fare quel che evidentemente Tony non riusciva più a fare e che Don ricercava disperatamente: alleggerire la situazione pesante!
- Chissà perché la risposta non la voglio sentire… mi fai paura, bambina, ricordami di non venire mai al tuo cospetto qualora dovessi nascondere qualcosa! -
Non che Tony e Gibbs avessero effettivamente litigato, ma c’era da dire che non erano proprio in pace.
Sicuramente quello che ora era stato appena accennato e subito interrotto - e comunque percepito alla perfezione lo stesso - era solo il preludio a ciò che probabilmente sarebbe scoppiato davvero prima o poi.
Rendendosene entrambi conto i due protagonisti decisero di accantonare il discorso ugualmente, quindi di concentrarsi sul lavoro facendo come se nulla fosse accaduto.
- Allora, novità? - Chiesero Tony e Don in perfetta sincronia, come se l’equivocabile stato di beatitudine di poco prima non fosse stato sufficiente ad infastidire il capo gruppo che ora si incupiva irrimediabilmente ancora di più!
Di nuovo silenzio imbarazzante.
Don e Tony evitarono con cura di guardarsi, fissando il pavimento davanti a loro, poi puntandosi su Morgan e Reid, i due neutrali.
- Tesorini belli, le magie le posso fare con un computer acceso, non spento! Datemi il tempo di darvele, le novità! - La prontezza spontanea ed allegra di Garcia fu ampiamente apprezzata dai presenti che rimasero lontani da Gibbs il più possibile, intuendo al volo lo stato d’animo sempre peggiore che aveva.
Sedendosi dritta dritta in mezzo ai due uomini seduti sul divano che avevano provocato tante gelosie pur non facendo nulla, cominciò a sistemarsi coi suoi strumenti portatili, tutti la guardavano ancora in perfetto silenzio come fosse la cosa più interessante del mondo, cosa decisamente esagerata.
Non è che fra Don e Tony fosse effettivamente scattato chissà cosa, se non probabilmente un po’ di quella che comunemente si potrebbe chiamare amicizia, il problema era solo nella forte gelosia di Gibbs.
Lo era incondizionatamente di qualunque essere vivente, umano e non, che osava avvicinarsi troppo al suo uomo ed anche se era una cosa irrazionale poiché in realtà non c’era davvero motivo per pensare male, non poteva proprio farci nulla, era più forte di lui essere gelosi ed appesantire tutto!
Tony lo sapeva ma con la confusione di tutto ciò che era successo, non ci aveva pensato così le cose erano andate da sole, ritrovandosi semplicemente e sorprendentemente bene con un altro uomo che aveva unicamente la colpa di aver bisogno del suo aiuto.
Socializzare era stato il minimo e visto che prima o poi Tony finiva per diventare amico di chiunque, anche gli esseri più astiosi, anche con Don ci era riuscito piuttosto bene.
Certo se si fosse ricordato che questo avrebbe significato passare un altro tipo di inferno, ne avrebbe fatto a meno a costo di lasciare Don in modalità diavolo insopportabile!
Sospirò impercettibilmente mentre sentivano gli altri spiegare nel dettaglio la situazione a Garcia per chiederle specificatamente una serie di servigi.
In ogni caso era spacciato dall’inizio, o per uno o per l’altro, comunque se era stato destinato a passarsela male!
“Devo chiarire con Gibbs prima che diventi un problema di stato… ed incomprensioni fra noi due alla fine lo diventano davvero!
Che tipo che mi sono preso!”
Come se se lo fosse scelto lui stesso!
Eppure quella tensione appena accennata e allo stesso tempo evidente, sarebbe stata destinata a crescere ulteriormente fino a raggiungere picchi insopportabili.


Entrando a passo di carica nell’ufficio di Charlie dove si era rintanato per lavorare, Colby si fermò di scatto evitando per un pelo lo scontro con il giovane dai capelli ricci tutti sconvolti intorno al viso. Anche lui stava per uscire sempre spedito e si era fermato all’ultimo vedendolo arrivare.
- Stavo venendo da te! - Dissero in contemporanea con aria d’emergenza nella voce, entrambi con qualcosa in mano.
Si fermarono, si guardarono per decidere chi avrebbe parlato per primo e invece di iniziare deviarono con un’espressione di contrarietà visionando l’aspetto sciupato l’uno dell’altro. Quindi con una smorfia spontanea e la testa di lato, dissero sempre insieme:
- Fai pietà! - L’esclamazione diretta derivò dal fatto che oltre a non avere filtri nel parlare, uno perché troppo razionale per filtrare qualcosa e l’altro perché troppo impulsivo, era da quando Don era sparito che non badavano troppo a loro stessi.
Certamente si lavavano ma più di quello no e trascurati come poche volte erano stati, Charlie in effetti mai, era davvero strano e sconvolgente vedersi così trasandati.
Capelli lasciati a loro stessi, la barba che ricopriva leggera i visi, vestiti stropicciati alla buona.
- Senti chi parla! - Risposero all’unisono con ironia.
- Come fai a lavorare al caso se ti tengono d’occhio? - Chiese poi con curiosità Colby.
- Guarda… ci capisci qualcosa? - Fece allora Charlie con un pizzico di divertimento negli occhi, indicando una lavagna piena di simboli astrusi e calcoli incomprensibili che fecero venire subito il mal di testa all’altro:
- No! -
- E pensi che loro invece sì? - La domanda retorica fu cristallina e fece ridacchiare Colby che si sentì strano quanto il moro a distendere l’espressione del viso che era rimasta tirata, seria, cupa e concentrata per giorni; a quello tornarono immediatamente alla questione che gli stava a cuore e sistemandosi sulla scrivania carica di cartelle, libri, fogli e quanto di più impossibile ci potesse essere, l’agente iniziò pratico ed incisivo, conscio che l’altro altrimenti si sarebbe subito perso in qualche noiosa spiegazione matematica:
- Questo è quello che ho potuto fare… non riesco a restringere la lista più di così. - La speranza che invece Charlie potesse fare la magia venne subito demolita dal sospiro contrariato:
- Purtroppo nemmeno la mia è più corta… e noto che all’incirca ci sono gli stessi nomi, non sono pochi. Qua ci vorrebbe qualcuno che li conosce e che ha il fiuto per individuare le persone! -
Il silenzio calò mentre i loro occhi scorrevano veloci e sconsolati i molti nomi degli agenti dell’FBI che potevano essere stati corrotti dai tre al vertice che avevano provocato tutto quel macello.
Erano tanti, troppi per essere controllati e torchiati uno per uno, per di più senza farsi notare da chi conduceva il caso.
Essere accusati di complicità e quindi messi dentro sarebbe stato davvero la cosa peggiore, vista la ristretta fascia di forze che avevano in campo.
Charlie si tirò su dopo aver memorizzato perfettamente ogni sillaba di quelle liste, quindi si passò le mani fra i capelli ricci ingarbugliandoli ancora di più e rovistando con urgenza nella sua mente fra le varie nozioni che viaggiavano veloci, non trovò nemmeno una che non portasse là.
Fu però Colby a dirlo ad alta voce quasi con sconfitta:
- Don! - Non poter fare a meno di lui anche per il lavoro era davvero grave dal loro punto di vista, specie perché in ballo c’era proprio la libertà della persona che per loro contava di più. - C’è voluto lui fin dall’inizio, dannazione! - Proseguì infastidito dall’idea di non poter essere più utile di così.
- Non possiamo coinvolgerlo, è pericoloso e poi ne avrà già tante a cui pensare… - Cominciò Charlie negativamente pensando a tutte le ragioni per cui sarebbe stato pessimo chiedergli aiuto, Colby però di avviso diverso lo interruppe con decisione e quasi secco:
- Io non vedo altre soluzioni, visto che nemmeno la tua matematica ci aiuta! - Punto sul vivo perché questo significava non essere in grado di aiutare Don, Charlie si imbronciò in modo infantile pensando peste e corna di quell’individuo troppo diretto che però aveva ragione, quindi sospirando sconfitto ammise che non c’era altro da fare.
Quando trovato un posto più appropriato per fare quella telefonata, composero il numero dell‘agente DiNozzo che era di collegamento, entrambi sentirono nettamente un ansia crescente investirli. L’idea di poter risentire Don, nonostante fosse pericoloso, era al tempo stesso rigenerante.
Solo in casi simili si potevano capire a fondo i propri sentimenti e rimpiangendo di non averli mai espressi a voce, anche loro sperarono di avere un’altra occasione per riuscirci.


Quando il cellulare di Tony squillò, la voce allegra di Penelope finalmente si fermò e in un silenzio improvviso talmente grave da poter essere tagliato col coltello, tutti lo fissarono come avesse bestemmiato.
Il giovane ricambiò gli sguardi con uno inquiusitorio e pronunciando il nome di Colby vedendo nel display il suo numero, rispose svelto.
Fra tutti gli occhi che lo bruciarono maggiormente furono naturalmente quelli di Don che consapevole di ciò che poteva significare una sua chiamata, prima di uscire di testa cercava fortemente di trattenersi, cosa difficile.
- Sì? E’ successo qualcosa? - Chiese immediatamente mettendo il vivavoce in modo che tutti sentissero.
- No no, tranquillo! - Si affrettò a dire l’altro immaginando la tensione nel sentirlo.
Un sospiro di sollievo di gruppo si levò, dopo di ché Tony riprese più disteso:
- Come mai chiami allora? Ci avete fatto prendere un colpo! - Non c’era bisogno di specificare il motivo.
- Stiamo cercando gli agenti complici di quei tre e… bè, nemmeno le nostre forze unite sono sufficienti per ridurre una lista decisamente lunga… la matematica di Charlie e il mio primo sfoltimento hanno tirato fuori un gran numero di nomi e serve qualcuno che li conosca meglio di noi e possa capire chi potrebbe essere coinvolto. - La spiegazione del loro problema fu chiara a tutti i presenti che capendo al volo il motivo per cui li avevano chiamati, non servì concordarsi.
Don prese la parola e pratico come lui sapeva essere, disse deciso, contento di poter parlare ancora con il suo uomo:
- Dammi i nomi, li inseriamo in questo computer e te li sfoltisco io. -
In realtà era anche contento di poter finalmente essere effettivamente utile per le sue indagini!
Mettendo così il vivavoce anche dall’altra parte, Colby fece cenno a Charlie di elencarli. Sentendo la sua voce, Don sentì quasi un tuffo dentro rendendosi conto che non aveva ancora avuto modo di parlare con suo fratello. Ebbe l’indomabile istinto di interromperlo per chiedergli come stava, ma sapendo che non sarebbe stato il momento e soprattutto sentendosi troppo osservato, si trattenne tenendo per sé anche quel desiderio.
Mano a mano che li nominava, Garcia li inseriva velocissima nel suo database e leggendo a sua volta i dati, rispondendo alle domande fredde e precise di Don, lui li scartava o li teneva per probabili come fosse un computer lui stesso, impressionando non poco tutti i presenti per la sua conoscenza di tutti quegli agenti e per l’intuito quasi da profiler che stava dimostrando.
Reid e Morgan pronti per dargli qualche dritta, si resero conto che non ne avrebbe avuto bisogno e vedendo la perfetta sincronia di Charlie, Garcia e Don, nessuno osò interromperli affascinati per il modo in cui lavoravano efficacemente.
Capolavori soprattutto i commenti della ragazza che con ironia rallegrava la situazione facendo sorridere tutti gli altri in ascolto.
Colby e Charlie la riconobbero subito senza nemmeno bisogno di presentazioni, ricordandosi dell’indimenticabile e stravagante informatica che nonostante la situazione critica, riusciva a farli sorridere lo stesso.
- Ragazzi, lui bastava guardarlo in faccia… ce l’ha scritto in fronte che è corrotto! - - Poveraccio… un miracolo se non è sotto un ponte! - - Che capolavoro d’uomo… peccato che è impegnato! - (al ché Morgan aveva commentato ironico: - Peccato che forse è un criminale! - )
…e via dicendo!
Al termine della spettacolare cooperazione, la lista interminabile si ridusse a meno di dieci persone, momento nel quale Tony pensò bene di applaudire per la bravura dimostrata. Ridendo, la donna si inchinò leggermente prendendo i complimenti di buon grado:
- Non è stato nulla di ché, sono riuscita a fare di meglio nel mio castello incantato! -
Oltre a Morgan e Tony, anche Colby dall’altra parte della linea risero divertiti non ricordando quando erano riusciti a farlo tutti insieme così.
Come se per un istante tutto si fosse cancellato e fossero solo degli amici riuniti a dire scemate, furono riportati all’ordine da Gibbs che a sua volta si era sentito strano a non essere stato ancora utile.
- Da questi non si possono tirare fuori altri nomi? - Il risultato ottenuto con l’istintività di Don non era per niente male, anzi, ma era vero che bisognava sfoltire ulteriormente. Inoltre Gibbs semplicemente non era mai soddisfatto fino a che non risolveva un caso!
Reid grattandosi la nuca si piegò sul monitor, sistemandosi dietro lo schienale del divano dove era Garcia col portatile in mezzo a Don e Tony.
Aggrottando la fronte e stringendo gli occhi si concentrò in un istante nonostante l’atmosfera rallegrata, e scorrendo i visi di tutti quelli rimasti coi dati di base per ciascuno, cominciò a parlare a macchinetta elencando cos’altro si poteva guardare per rilevarne ancora, catapultando involontariamente tutta l’attenzione e l’ammirazione, nonché lo stupore profondo, su di lui, compresa quella di Charlie che aveva riconosciuto la voce del suo amico.
- Non puoi essere più sintetico? - Borbottò Gibbs cavernoso facendolo quasi spaventare, il giovane dottore dalle mille lauree si ritirò impercettibilmente. Lui aveva fatto una di quelle belle spiegazioni complete e approfondite e quello lo demoliva in quel modo! Come poteva essere più sintetico?
Lui non ne era geneticamente capace!
- Psicologicamente parlando c’è una tipologia di persone che rientrano con certezza nella categoria di quelli che… - Lo sbuffo maggiormente spazientito dell’uomo più grande e lo sguardo effettivamente concorde anche di Don lo zittirono mettendolo in difficoltà. Perché non capivano? Con la sua squadra era più facile!
Sentendosi profondamente frustrato per non riuscire a spiegarsi come loro volevano e non riuscire a farsi capire come LUI voleva, dimostrando apertamente il suo stato d’animo nel visetto sciupato e da cucciolo che si ritrovava, gli venne in aiuto l’unico in grado di capirlo e tradurlo in maniera comprensibile.
Morgan!
- Vuole dire che i dati e le intuizioni hanno fatto la loro, ma c’è ancora una parte che non è stata presa in considerazione per sfoltire queste persone. Il profilo psicologico! -
- Ah, volete darci il profilo di quelli che dovrebbero essere stati corrotti dai sommi capi! - Sintetizzò ulteriormente Tony capendo finalmente cosa stavano cercando di dire. Questo gli fece riacquistare dei punti agli occhi insofferenti di Gibbs che lo guardò brevemente trattenendo il lampo d’approvazione che avrebbe voluto dargli.
- Esattamente! - Esclamò trionfante Reid perché finalmente era stato compreso.
Così mentre tutti lo guardavano e ascoltavano con attenzione alternarsi a Morgan nella spiegazione psicologica delle caratteristiche che questi personaggi avrebbero dovuto avere, Don seguendo i propri campanelli d’allarme (alias il suo istinto), le parole dei due profiler e guardando ancora i volti degli agenti rimasti sul monitor, rovistò mentalmente ricordando quando aveva avuto a che fare con loro.
Fu al termine degli sproloqui psicologici che lui infatti si illuminò, per quanto uno come lui si illuminasse, ed esclamò con sicurezza il nome di quattro agenti.
- Sono loro! Se voi avete ragione… -
- …ed è così… - Fece eco Reid davanti all’inconcepibile idea che si potesse sbagliare.
- …sono sicuramente loro. Fortunatamente ci ho avuto a che fare e… -
- …non a caso direi a questo punto! Se sono in combutta con quelli là è naturale che tu ci abbia avuto a che fare. - Aggiunse questa volta Tony  incredibilmente serio, avendo anche lui una delle sue illuminazione spontanee non ponderate.
- Ti tenevano d’occhio perché sei sempre stato quello più pericoloso per i loro piani! - Intervenne così anche Colby ricordando lui stesso alcuni episodi nei quali avevano cercato di mandar via Don o mettergli comunque i bastoni fra le ruote.
Don non disse più nulla ricordando gli stessi eventi, sospirando contrariato e stufo di essere la mira dei corrotti solo perché era quello che poteva smascherarli.
Perché non evitavano proprio di corrompersi, allora?
Così gli risparmiavano la fatica di smascherarli e incastrarli!
Da lì non avrebbe detto più niente se non fosse stato Gibbs a riprendere nuovamente in mano il tutto rinnovando i compiti, dandone questa volta anche a Colby e Charlie.
- Voi due dovete tenere d’occhio questi quattro e trovare assolutamente un modo per incastrarli e metterli fuori gioco. -
- Legalmente! - Puntualizzò Reid incerto sui metodi di quel tipo che gli incuteva un timore spropositato anche con la sua sola esistenza semplice!
Un’occhiataccia del protagonista dei suoi incubi gli fece alzare le mani in alto in segno di scuse e precisò svelto:
- No, è che se non usiamo la legge non servirà a nulla tutto questo…  -
Gibbs tornò a guardare il telefonino ancora nelle mani di Tony e a parlare ignorando il ragazzino.
- Noi da qua invece ci occupiamo di trovare le prove che incastrino quei tre e in cosa consiste esattamente la loro corruzione. -
- Loro non avranno fatto errori, ma quelli a cui si sono appoggiati per fare i loro comodi di certo sì, dobbiamo puntare sui pesci piccoli! - Continuò Don con sicurezza dopo essersi ripreso dal momento di contrarietà.
- Giusto… incastriamo loro e potremo arrivare a chi li comanda! -
- Normalmente partiremmo così… dal basso verso l’alto… - Si intromise Tony rendendosi conto che era anche il metodo più facile.
- E’ che qua non c’è niente di normale… Don ha scoperto prima i pezzi grossi da cui noi abbiamo dovuto ricavare quelli piccoli. - Condivise Morgan mentre nella mente di tutti si delineavano i piani e le strade che avrebbero dovuto percorrere.
- Ci serve qualcosa di concreto e solido per andare a Los Angeles e accusarli pubblicamente! Dobbiamo darci da fare! - E dopo un altro paio di ordini a destra e a manca, al momento di salutarsi Don prese il cellulare togliendo l’altoparlante, quindi disse con un tono più basso e quasi dolce, per i suoi canoni:
- Colby… Charlie… state attenti… non voglio che rischiate più del necessario… -
Alla fine di tutta quella brutta storia avrebbe aggiunto un sentito ‘mi dispiace’.
- Anche tu… - Mormorò con un filo di voce evidentemente preoccupato il fratello, lieto di averlo potuto almeno sentire per telefono.
Colby rimase solo lì ad ascoltarli senza aggiungere nulla, le sue raccomandazioni le aveva già fatte, ora voleva rivederlo e toccarlo da uomo libero.
Il suo silenzio fu quanto di più eloquente possibile, dopo di quello interruppero la telefonata.
Quelli a casa di Gibbs si guardarono vicendevolmente e pensando già al lato pratico, si diedero quella muta raccomandazione anche loro. Di fare quanto di meglio non avessero mai fatto, di essere veloci, efficienti e non perdere tempo in nessun modo.
Dopo di quello Gibbs si diresse all’uscita spedito seguito istintivamente da Tony nella speranza di poterlo affiancare nelle indagini.
Quando si fermò quasi non gli andò addosso.
- Vado da solo… - Ringhiò lugubre guardandolo duramente con rimprovero, come se avesse già fatto chissà cosa.
Immediatamente la tensione di prima tornò a salire…
“Disaccordi coniugali….” Pensò di nuovo Penelope con aria più grave che divertita, senza sapere che quei due stavano effettivamente insieme.
- Ma Gibbs… - Protestò Tony risentito. Era assurdo che ce l’avesse con lui e che non gli permettesse di spiegarsi: non aveva fatto nulla con Don e nemmeno aveva voluto!
Sapeva che era sempre oltremodo geloso, ma quello sfiorava l’impossibile!
- Anzi, mi porto il dottore! - Lo disse imperturbabile con una vaga e lontanissima ironia sulla parola ‘dottore’. non sapeva perché l’aveva fatto, non ci aveva ragionato e non gli importava. Sapeva solo che Reid aveva avuto un altro moto terrorizzato mentre Tony di fastidio e stizza e si sentì subito meglio.
Fu così che i due uscirono, uno dei due come un condannato a morte, mentre quello che rimase in casa a guardarli sembrava avere improvvisamente una grande voglia di usare la pistola sul fidanzato geloso!