NOTE:
immagino aspettavate il seguito di questa serie... e penso che
immaginavate che fosse sulla volta decisiva fra Hank ed Antonio... e
invece ci prendiamo una piccola pausa e facciamo un'incursione dalla
parte di Jay, vediamo che combina, come cerca di togliersi dalla testa
Antonio e, soprattutto, come Antonio stesso vive il post bacio con
Hank... Mouse, per chi non lo sa, è il tecnico informatico della
squadra, non è un poliziotto, ma è stato nell'esercito (o marines, non
ricordo bene...) ed è molto amico di Jay. La prossima fic si riprende
proprio su Antonio ed Hank! Buona lettura. Baci Akane*
DEMOLIRE PER RIPARTIRE
Jay finì di vestirsi in tempo da record, era tardi, non aveva sentito
la sveglia ed ora doveva correre, aveva appuntamento con Antonio per
fare colazione insieme.
Si girò verso Mouse che si rotolò a
pancia in su sul suo letto, gli sorrise alla sua espressione da
cucciolo in procinto di essere abbandonato ed esitò prima di alzarsi.
- Ma il turno inizia fra un’ora, non è presto? - Si lamentò dopo essersi svegliato solo ora. Jay non si adombrò per nulla.
- Sì, ma ho appuntamento con Antonio per fare colazione. Voleva parlarmi di una cosa… - Mouse alzò il sopracciglio.
- Di primo mattino? - Jay alzò le spalle.
- Si vede che riguarda il lavoro ma
non vuole che gli altri lo sappiano… - Improvvisò non avendo
effettivamente idea di che cosa potesse essere.
Per Jay era un periodo particolare,
dopo aver provato a stare con Erin, lo aveva lasciato per non deludere
Hank, poi però dopo la morte della sua amica Nadia si era lasciata
andare fino a lasciare il lavoro.
Glielo aveva comunicato il giorno
prima Hank stesso con aria furiosa e cupa di chi era meglio evitare.
Poi con coraggio gli aveva parlato lo stesso e chiesto spiegazioni che
comunque non erano arrivate. Jay non sapeva nulla, Erin non si era mai
confidata con lui e Hank era la persona meno incline al pettegolezzo,
anche se si trattava di spiegargli qualcosa che dopotutto era giusto
sapesse.
Non secondo Hank.
Alla fine l’aveva implorato di
metterla in aspettativa per qualche settimana e darle tempo… dopotutto
aveva subito un duro colpo.
Dopo di questo aveva cercato di
parlare con Erin, ma lei non gli aveva risposto, così era andato là, ma
non l’aveva trovata. Stava con la madre. Strano, aveva capito che era
un brutto rapporto con lei…
Alla fine era riuscito a trovarla, ma non ne aveva cavato un ragno dal buco.
Gli aveva detto che le serviva spazio per capire cosa voleva fare della sua vita, senza l’influenza di Hank sulle spalle.
Non ci aveva ragionato, le aveva
lasciato spazio e basta, nella speranza di rivederla un giorno in
ufficio a chiedere di poter tornare.
Per quel che aveva riguardato
Antonio, invece, aveva vagamente notato che era strano. Pensieroso,
perso… poi l’aveva beccato a fissare Hank spesso e volentieri, non
torvo come le prime settimane in squadra aveva visto fare. Era uno
sguardo confuso.
A parte questo gli era stato
particolarmente appresso, come se dovesse fargli da baby sitter o da
guardia del corpo. Se si erano presentate seccature, Antonio aveva
sempre preceduto Hank e se ne era occupato al suo posto, se l’aveva
visto partire con l’aria furiosa, era scattato a calmarlo e l’aveva
messo in parte per subentrare sicuro al suo posto.
Jay aveva pensato che per quanto
strano fosse, probabilmente Hank si era confidato con Antonio riguardo
la delusione di Erin e lui si era dimostrato comprensivo.
“Allora fra i due sta succedendo
davvero qualcosa…” Aveva pensato una volta che gli aveva chiesto se il
giorno dopo potevano far colazione insieme prima del turno perché
doveva parlargli di una cosa importante.
Quando l’aveva realizzato, a fine di
quel turno massacrante, aveva deciso di metterci definitivamente una
croce sopra Antonio, gli sarebbe stato amico, come si era sempre
ripromesso di essere. Ma non per non perdere il suo posto nella
squadra, quanto per non perdere Antonio stesso. Improvvisamente
mantenere dei rapporti con lui era più importante di qualunque altra
cosa.
Aveva sperato che Erin l’aiutasse a
toglierselo dalla testa e ci era quasi riuscita, ma poi aveva fatto
brusca marcia indietro ed ora voleva sparire. Lei non c’era per
aiutarlo in quel processo di disintossicazione di Antonio… così per
evitare di confessargli cose inadeguate, aveva chiesto al suo amico
Mouse di passare la serata con lui per distrarsi e scaricare lo stress
della giornata.
Un paio di birre, niente di speciale, ed erano finiti a letto insieme.
Mouse era una specie di ex, una sorta
di salvagente. C’era sempre stato in passato quando aveva avuto bisogno
di distrarsi, sfogarsi o scaricare lo stress. Non erano mai stati una
coppia, non si erano mai parlati in tal senso, però lui c’era sempre ed
era discreto, oltretutto aveva il dono di farlo parlare e non essere
pressante in alcun caso.
E lo faceva ridere.
Per cui grazie a quell’affinità ed al
fatto che era carino ed aveva una dolcezza innata, Jay tendeva sempre
ad andare da lui in caso di bisogno.
Mouse non lo richiamava mai, non gli
chiedeva nulla, il giorno dopo. Si limitava ad aspettare che tornasse
ad aver bisogno, conscio che sarebbe successo. L’avrebbe avuto.
E l’aveva sempre, poi.
Non sapeva cosa provava Mouse, però finché non si lamentava lo faceva.
Andare a letto con lui era sempre una
buona medicina, specie ora che le cose si erano complicate con Antonio
prima e con Erin poi.
“Che dono di mandare tutto nel cesso…”
Si disse chinandosi a dargli un bacio veloce sulle labbra.
Mouse sorrise dolcemente e lo salutò dandogli appuntamento dopo, al lavoro.
Jay rivide Antonio con la sua aria
corrucciata e pensierosa e sorrise. Aver scaricato la tensione con
Mouse l’aiutava ad affrontare tranquillamente Antonio, anche se non
sapeva cosa doveva dirgli.
- Cosa succede? - Chiese dopo aver ordinato ed aver fatto il consueto discorso di circostanza.
Antonio sospirò, si strofinò il viso, brutto segno, pensò Jay che l’osservava paziente.
- Ecco, si tratta di Voight. - Esordì. Una fitta allo stomaco invase Jay che però non si fermò e riuscì a fare finta di nulla.
- Riguarda il fatto che prima di
insultare qualcuno e saltargli alla gola, ti guarda sempre? - Antonio
lo guardò di scatto come se gli avessero ficcato un ago gigantesco
nella schiena. Nemmeno respirava. Jay rise. - Si nota. O per lo meno io
l’ho notato! - Però lui notava tutto di Antonio, non faceva testo.
Questo non lo disse.
L’altro sospirò di nuovo
ammortizzando il colpo, annuì e poi tornò a guardarlo curioso,
pensieroso e confuso come era da un po’ di tempo.
- Non pensavo di doverne parlare con
qualcuno, ma le cose stanno sfuggendo di mano… anzi, più che altro
stanno diventando così gigantesche che non posso far finta di nulla,
come ho fatto fin’ora! - Jay avrebbe pagato oro per evitare quel
discorso.
Ma non poteva. Antonio si aspettava quella chiacchierata con lui.
- Ho notato che di settimana in
settimana il vostro rapporto è migliorato molto, prima cercavi di
contrastarlo, poi piano piano gli hai concesso il beneficio del dubbio
ed ora… non so, vi vedo che andate d’accordo, siete sulla stessa
lunghezza d’onda, avete trovato un vostro sistema, diciamo… non è che
tu sei come lui o lui come te. Siete sempre ognuno a modo suo, però
convivete. E mi pare lo fate bene. Lui chiede il tuo parere od il tuo
intervento, ti lascia spesso agire a modo tuo, cosa che prima non
faceva mai… - Jay rincarò la dose per spingerlo a dirgli tutto, forse
così, con quella specie di terapia d’urto, avrebbe risolto il proprio
sentimento per lui. Demolendolo.
Soffrire ti permetteva di andare avanti, perché nessuno era disposto a rischiare di soffrire due volte per la stessa cosa.
Per cui Jay si inflisse volontariamente del male.
Antonio alla fine sputò tutto fuori, cosa che aveva voluto fare da quando si erano visti.
- Ci siamo baciati. Due volte, ieri
mattina. E’ stato un bel bacio, spontaneo, semplice ed intenso al tempo
stesso. - Lo sparò fuori come una bomba impossibile da soffocare. Jay
lo fissò sforzandosi di non fare espressioni sconvolte o deluse e per
contro si mise a sorridere. Sperò di risultare l’amico che lo prendeva
in giro ed Antonio si accese dandogli un pugno sul braccio. - Dai,
dimmi qualcosa di utile, so da solo che non è normale! Io e Voight?! Ti
rendi conto? - Jay continuò ridendo.
- Più che altro non posso, non vi
vedo… però ho notato che sta succedendo qualcosa… quindi ne sei
innamorato? Provi qualcosa, ne sei attratto? - Antonio si strinse nelle
spalle perso.
- Sto cercando di capirlo, non è
facile. Le cose fra noi stanno cambiando così tanto che è pazzesco… io…
io non so… e poi non pensavo che lui fosse così come me e te e
soprattutto che provasse qualcosa. Ma il primo bacio me l’ha dato lui.
Era sconvolto per la cosa di Erin, però non credo che basterebbe a
fargli fare una cosa simile proprio con me… tu… tu dall’esterno che
idea ti sei fatto di lui nei miei confronti? - Jay spalancò gli occhi,
doveva aiutarli a mettersi insieme o farli separare? Aveva un bel
potere fra le mani, suo malgrado decise di fare quello per cui era lì.
Essere amico di Antonio e smetterla di esserne innamorato.
Così continuò a ferirsi per poter voltare pagina.
- Terrò gli occhi aperti e mi
farò un’idea. Per il momento… beh, cerca di passare del tempo con lui e
aspetta che torni ad aprirsi… se deve succedere qualcosa, succederà. -
Jay era un po’ fatalista, infatti nelle storie e nelle pseudo storie,
non si era mai impegnato molto, aveva sempre accettato le cose.
Antonio sospirò, era un buon
consiglio. Il fatto d’averlo detto a qualcuno lo fece sentire meglio e
tornò a sorridere ringraziandolo.
- Se lo dici a qualcuno sei morto! - Lo minacciò poi con il suo solito modo di fare, Jay rise ed alzò le mani in segno di resa.
Doveva trovare la forza di
ricominciare anche lui, questo rendeva i suoi sospetti definitivi.
Antonio aveva Hank in testa dal primo istante in cui aveva messo piede
nella squadra. E forse da prima ancora.
Jay sapeva perfettamente come stavano
le cose fra Antonio ed Hank, se ne era accorto da tempo, infatti si era
frenato per questo.
Battere in amore il proprio capo non era esattamente il modo migliore per far carriera.
Hank era il motivo principale per cui non aveva voluto provarci seriamente con Antonio.
“Se le circostanze fossero state
diverse, se non fossimo stati colleghi, se il nostro capo non fosse
proprio Voight… non lo so… “
Jay ci ragionava molto, ma poi non arrivava da nessuna parte in particolare.
Alla fine non aveva lottato per
Antonio, come non l’aveva fatto per Erin, ed ora si ritrovava da solo a
sopportare situazioni che non gli piacevano gran ché.
“O forse ho captato immediatamente
un’aria particolare, un potenziale, un’intesa, qualcosa fra lui e
Voight e questo mi ha spinto a fermarmi subito.”
Scosse il capo e sospirò salendo in
ufficio dove incrociò Mouse che usciva dalla cucina con una tazza di
caffè. Quando lo vide lo salutò tutto allegro e gli porse la propria
tazza, tornando dentro a versarsene dell’altro.
Jay stupito lo seguì.
- Quanta dolcezza… - Commentò ironico, Mouse gli sorrise allegramente.
- Non sono solo dolce, sono anche
carino! - Jay rise, a Mouse piaceva scherzare parlando bene di sé
stesso, aveva un’ottima autostima, oltre che una lingua lunga.
Jay ammiccò e gli prese la guancia
con due dita pizzicandolo lieve, Mouse accentuò il sorriso e prima di
uscire dalla cucina, gli chiese se andasse tutto bene.
Jay non gli aveva detto niente di sé
e di Antonio, per quanto ne sapeva lui erano solo amici e colleghi.
Cosa che tecnicamente era vera.
Alzò così le spalle fingendosi un menefreghista.
- Sì certo… come sempre… - Mouse non
gli chiese se si sarebbero rivisti dopo il turno, non gli diede
appuntamenti e non gli fece alcun genere di domande, fece una battuta
qualunque e se ne andò nel suo angolo di tecnico informatico.
Jay si sentì leggero e fu una bella sensazione.
Senza impegni, appuntamenti, risposte da dare e cose da ricordare.
Era perfetto. Era giusto. Era l’ideale.
Immediatamente dopo, nella cucina da
cui lui stava uscendo, entrò Antonio il quale lo fermò e lo spinse
dentro poco democraticamente. A Jay venne un’accelerazione, ma poi
l’altro sibilò a denti stretti.
- Stai attento e dimmi cosa vedi! - Intendeva riguardo Hank. Jay annuì e sospirò fra sé e sé.
Non era il momento più felice della sua vita, ma sarebbe passato, come passava tutto.
Doveva ferirsi per non avere più
voglia di Antonio e crogiolarsi nella sua pseudo relazione con Hank,
era l’unica cosa che poteva fare.
Gli fece l’occhiolino fingendosi
complice, poi l’altro lo ringraziò, gli diede una pacca nel braccio e
con un ‘a buon rendere’ uscì tornando alla sua scrivania.
Jay sospirò malinconico.
“Demolire per ripartire.”
Si ripeté.
Per il resto della giornata li
osservò con cura, il caso non era fra i più difficili, ma era un
periodo delicatissimo per via dell’assenza di Erin, Hank era così
nervoso che sembrava dover battere un record. Nessuno lo sopportava e
nessuno passava indenne quando aveva a che fare con lui.
Nessuno tranne Antonio.
Pur non studiandoli con intenzione,
si era accorto che aveva un riguardo speciale verso di lui, ora che lo
faceva apposta si notava ancora di più.
Hank aveva una predilezione, un
occhio di riguardo per lui. Era come se certe cose le consentisse solo
a lui. Ascoltava solo lui. Lui era l’unico a non dargli sui nervi.
Gli permetteva di intromettersi, di fermarlo, di allontanarlo, di fare da intermediario, di guidare certe operazioni.
E se doveva insultare qualcuno prima dava un’occhiata ad Antonio e spesso riusciva ad evitare.
“E’ incredibile… si capisce quanto
furioso sia Voight per via di Erin, ma Antonio lo tiene davvero sotto
controllo. L’avevo intravisto, ma questo è pazzesco!”
Non voleva crederci da solo, in un
turno gli fu chiaro che Hank provava qualcosa per Antonio e visto che
l’aveva baciato per primo, era chiaro che ne era consapevole.
“Ma io l’ho vista la sua gelosia nei
miei confronti quando ha detto che non voleva relazioni fra colleghi,
ha fatto finta di riferirsi a me e ad Erin… e poi l’ha comunque
riutilizzato proprio per noi due, ma quella volta… Dio, quella volta
era per me ed Antonio! Lui era geloso da subito! E poi andiamo, lui ti
mette dentro e tu lo prendi nella tua squadra, come tuo braccio destro?
C’è qualcosa. E Voight lo sa, dannazione!”
Antonio piombò a casa di Jay a fine
giornata, premette le birre contro il suo petto con cui lo spinse di
lato ed entrò impaziente, poi una volta in casa mosse pochi passi prima
di andare al sodo:
- Allora? - Jay rise.
- Buona sera, eh? - Antonio fece un gesto sminuente con la testa.
- Sì sì, ciao… ci siamo visti
mezz’ora fa! - Jau continuò a ridacchiare accomodandosi sul divano dopo
aver preso due birre dal pacco, ne porse una ad Antonio il quale la
prese, ma non lo seguì sul divano, rimase in piedi davanti a lui in
attesa, mentre sembrava un ghepardo in gabbia.
- Allora? Che impressioni? - Jay si
appoggiò allo schienale e tornò a pensarci. Per un momento ne fu
tentato. Poteva rigirarselo e far cadere Antonio in una trappola dove
poi avrebbe finito per odiare Hank e mettersi con lui. Ma poi la
carriera sarebbe finita.
“ E poi se è preso da lui è preso da
lui, non esiste nulla in grado di toglierlo da lì, fargli cambiare
idea… Antonio poi è testardo come pochi.”
Alla fine non gli rimaneva scelta, non davvero. Gli chiedeva un parere per avere conferma di una cosa di cui era già sicuro.
- Sì devo dire che… le impressioni
che avevo sono corrette… lui ha un occhio di riguardo per te. Ti
permette cose che ad altri non permetterebbe. In quesi giorni poi lui è
nervosissimo e tu sei il solo che si concede al suo fianco… è… è
proprio diverso con te, molto più di quanto lo è stato fin’ora. -
Rincarò la dose e lo vide illuminarsi e cercare di nasconderlo. Jay se
ne accorse e si sentì male. Non poteva cambiare le cose, doveva
scontrarsi con la realtà, guardarla in faccia ed accettarla.
- Davvero? - Jay annuì facendosi serio.
- E’ impossibile non notarlo. - Disse.
Antonio a quel punto si sedette sul
divano accanto a lui e sospirò pensieroso, rimase con lo sguardo perso
per un po’, poi con voce roca, disse:
- Non so proprio cosa fare… lui non
ha più fatto cenni di alcun tipo, anche quando siamo stati soli in
diverse occasioni. Era concentrato sul caso, non… non c’è stato altro!
- Jay si intenerì di quella versione insicura. Antonio aveva sempre le
idee chiare, sapeva sempre cosa fare senza dubbio. Ora era così carino
che voleva saltargli addosso, ma non poteva perché era carino per Hank,
non per lui.
- Ti dico che prova qualcosa davvero
e ne è consapevole. Solo che forse non ha capito cosa provi tu e per
questo non si espone. Non è tipo da fare due passi di fila, è già tanto
se ne fa uno… - Antonio lo guardò corrucciato e in disaccordo.
- Ma il secondo bacio gliel’ho dato
io, siamo alla pari, ci siamo esposti allo stesso modo! Non l’ho
respinto, anzi! - Jay storse le labbra e bevve imitato dal compagno in
attesa di qualcosa di più convincente. Non era bravo in queste cose,
non aveva mai avuto relazioni così serie da poter dare consigli, perché
glieli chiedeva?
- Senti, se vuoi qualcosa devi
prendertela! Mi sembra sia il tuo motto, no? Se vuoi fargli delle
domande, fagliele. Apprezzerà che sei diretto e non cerchi di
nasconderti. - Antonio si fermò ammirevole, come colpito da un fulmine.
Era vero, aveva ragione. Hank era così. Era proprio così!
- Devo farmi avanti io, chiedere chiarimenti? -
- E sii chiaro per primo. Prima di
chiedergli cosa prova, cosa vuole, diglielo tu. Non aspettare che lui
si scopra per primo o non lo farà! Io credo che con uno come lui, che
apprezza quelli che hanno le palle di andargli contro senza avere paura
di loro, questo sia il sistema migliore. - Jay aveva completamente
ragione, Hank era così e avrebbe apprezzato quel modo di fare.
- Tu… hai le idee chiare, però? - Chiese poi interrompendolo dai suoi pensieri.
Antonio si riscosse e lo guardò come se fosse ovvio.
- No, che diamine! - Jay lo fissò stralunato ed incredulo.
- Scusa, ma allora di cosa stiamo
parlando? Non puoi presentarti da lui e chiedergli cosa vuole se tu non
sei il primo a saperlo! Devi fare tu il primo passo, ma che primo passo
è se non sai cosa vuoi? - Jay si accese un po’, come anche si accendeva
la propria speranza. Poi Antonio si strinse nelle spalle e fece un
broncio delizioso ed infantile mentre si appoggiava con la schiena
all’indietro e abbandonava giù la testa.
- Non ho un piano, ok? Sto indagando,
come faccio con tutto. Volevo farmi un’idea oggettiva di Hank e poi
stabilire la seconda mossa. - Jay decise di stargli dietro, si stava
anche divertendo in effetti.
- Ok. - Fece deciso. - E la seconda
mossa sarebbe andare da lui e dirgli cosa vuoi e poi chiedergli a lui
cosa vuole. - Asserì. Antonio annuì deciso. Finì la birra e ne prese
un’altra ributtandosi nel divano.
- Ma prima devo chiarirmi le idee io.
Sono speciale per Hank, mi ha baciato, gli ho risposto istintivamente,
senza pensarci. Ma io cosa voglio? Voglio una storia con lui? Voglio
solo andarci a letto? Voglio qualcosa? - Jay si mise a ridere
mettendosi in avanti.
- ‘Vuoi qualcosa’?! - Gli fece il
verso, poi si girò oltre la sua spalla e lo guardò divertito. - Mi
tormenteresti così se non volessi nulla? - Antonio si fermò di nuovo e
storse la bocca. Di nuovo era partito in quarta dimenticando i
dettagli. Piegò poi la testa, inarcò le sopracciglia e lo ammise.
- In effetti… anche su questo hai
ragione… suppongo che… voglio qualcosa da lui… anche se non so bene
cosa. Io… una storia con lui? Andiamo, è presto, assurdo… io… io non
so… - Jay si voltò meglio verso di lui piegando una gamba fra di loro,
aprì le mani fra e con una pazienza che non sapeva da dove la stesse
tirando fuori, continuò con quella versione confidente.
- Senti, posso parlare liberamente? -
- Devi! - Esclamò.
- Ok, secondo me tu vuoi approfondire
e basta. Vuoi provarci, senza stabilire cosa fare, perché e dove
andare. Capito? Sei incuriosito, intuisci che potrebbe succedere
qualcosa, che potrebbe essere qualcosa di bello… e vuoi approfondire,
vedere come va, tentare… tutto qua. - Antonio si sentì leggero nel
sentire quelle parole. Perché capì che erano vere ed era facile, era
molto facile. Non volere storie e cose serie era perfetto, un semplice
approfondimento. Era esattamente così che stavano le cose.
Antonio si illuminò e sorrise
contagioso, lo prese per le spalle ed esuberante gli premette la bocca
sulla sua in un bacio a stampo frettoloso.
- Cosa farei senza di te? Sei la voce
della mia coscienza! - Jay si rese conto di essere paragonato ad un
grillo parlante. Sospirò e sorrise poco convinto, ma Antonio non se ne
rese nemmeno conto.
- Mi ripagherai di tutto… - Disse
cercando di essere sferzante come sempre. Alla fine Antonio si alzò
pimpante e lo salutò, leggero di aver trovato le sue risposte. Più
sicuro di prima.
Lo ringraziò e se ne andò.
Jay, solo, sospirò e si morse il labbro premendosi i palmi sugli occhi stretti. Pungevano.
Proprio sull’istinto di piangere, Jay li riaprì e si ribellò. Prese il telefono e scrisse a Mouse dicendo che lo aspettava.
Mouse arrivò venti minuti dopo, non fece domande, non cercò di studiarlo con lunghi sguardi circospetti. Nemmeno parlò molto.
Fece qualche battuta delle sue, poi lo baciò e lo trascinò in camera, si stese e si fece fare da Jay tutto quello che volle.
Leggero. Facile. Perfetto.
Forse ce la poteva fare, si disse.
Forse ci sarebbe riuscito.
“Demolire per ripartire.”
Forse ce l’avrebbe fatta.