NOTE: eccola qua! la fic sul
finale della terza stagione di Chicago PD. Sono rimasta sconvolta e
quando l’ho vista ho scritto di getto, immediatamente, questa fic. È
davvero meravigliosa quella serie ed i personaggi di Antonio ed Hank
sono resi benissimo, le loro storie personali, specie quella di Hank
chiaramente, sono davvero ben fatte. Non vedo l’ora di vedere la nuova,
fremo per sapere. Fino ad allora non posso scrivere ancora, ma vediamo
se magari mi viene qualcosa di extra al di là di queste shot che ho
fatto. Questa è la mia visione ed interpretazione delle cose successe
nel finale, che ovviamente riguardano il loro rapporto. Buona lettura.
Baci Akane
DOV’È LA TUA ANIMA?
Nell’esatto istante in cui Hank
ordinò ad Antonio di rimanere in ufficio, i due si guardarono negli
occhi e quest’ultimo seppe senza dubbio, immediatamente, che fra loro
due era appena finita.
Appena da solo in ufficio,
Antonio cercò di razionalizzare immediatamente.
Sapeva perché l’aveva fatto.
Perché tenerlo fuori dai momenti
d’azione dell’indagine su suo figlio.
Perché lui era l’unico in tutta
la squadra che aveva il coraggio di andargli contro e la forza di
fermarlo.
Alvin era sempre dalla sua parte,
mentre gli altri non avevano il coraggio di fermarlo.
Antonio sì, Antonio era sempre
stato l’unico in grado di farlo.
Per questo l’aveva estromesso da
quel genere di azioni, quelle dove andavano contro dei sospettati ad
estorcere risposte con la forza.
In gioco c’era troppo, ora, ed
Hank non voleva essere fermato.
Antonio l’avrebbe fatto.
Non pianse, non si arrabbiò.
Delusione. Si sentì immensamente
deluso.
Un gran vuoto, come se quella
fine amara fosse proprio quella che aveva sempre cercato con tutte le
sue forze di evitare, ed ora eccola lì. Gli incubi si realizzavano ed
Hank tornava quello di una volta.
“Dopotutto non era un amore
sufficiente a fermarlo nel momento del bisogno.” Pensò amaro.
Tuttavia rimase fedele a sé
stesso, senza scomporsi, piegarsi, cercare di rincorrere qualcuno che
ormai era perso.
Quando Hank uscì senza di lui dal
dipartimento per seguire le sue piste, Antonio sapeva che l’aveva
perso, che non sarebbe mai più tornato intero.
Del resto perdere un figlio era
per chiunque un duro colpo, ma per Hank ancora di più, perché per lui
aveva sempre passato ogni limite possibile. Solo per lui.
Arrivare all’indirizzo sbagliato
e ritrovarsi in un posto completamente vuoto con tutta la squadra, con
solo Hank mancante, fece capire a tutti cosa stava succedendo in realtà.
Hank li aveva dirottati tutti in
un altro indirizzo per poter farsi giustizia a modo suo.
Antonio non fece come Erin.
Non cerò disperatamente di
fermarlo.
Avrebbe potuto, sapeva dove
portava le persone che giustiziava, aveva due posti, ma tendenzialmente
preferiva uno dei due.
E se fosse andato lui non sarebbe
tornato indietro, non si sarebbe arreso. A costo di usare la forza, non
glielo avrebbe permesso.
Però aveva scelto di non andarci,
così come Hank aveva scelto di non coinvolgerlo e di lasciarlo, di
mettere quella distanza abissale fra loro. Non era stata una ripicca e
no, dannazione, non voleva il suo posto di capo squadra. Non a quel
costo.
Però era stato Hank a scegliere
così, lui l’aveva voluto, ed era ora di smetterla con queste storie!
Sempre con qualcuno che lo
salvava in extremis, qualche accordo, qualche patto, qualche asso nella
manica.
No, dannazione!
L’aveva chiuso fuori, aveva
scelto di non essere fermato, adesso doveva accettare le conseguenze
delle sue azioni, una volta per tutte.
Lui non l’avrebbe più sotterrato
come aveva già fatto una volta, però non l’avrebbe nemmeno più aiutato.
Dopo la delusione, subentrò la
rabbia.
La furia.
Furia che scaricò correndo a
piedi fino a casa nonostante la macchina e la pioggia furiosa.
Non aveva voluto saperne nulla,
non aveva voluto aspettare il ritorno di Erin o di Hank.
Era ora che ognuno si prendesse
le proprie responsabilità.
Tutti subivano gravi perdite,
atroci tragedie. Ma le affrontavano in modo umano.
Non ci si poteva sempre
nascondere dietro ad un brutto carattere irascibile e vendicativo, non
ci potevano sempre essere scusanti del tipo che a modo suo lui aiutava
sempre qualcuno.
Adesso basta, bisognava capire
che non serviva fare in quel modo perché erano esseri umani, erano da
una parte precisa della legge. Allora non avrebbe avuto senso diventare
poliziotti e poi detective.
Avrebbe dovuto fare il criminale
al cento percento, col suo codice etico, il codice che ammazzava i
cattivi coi metodi dei cattivi.
Aveva scelto di diventare
poliziotto e sapeva cosa comportava.
Antonio ne aveva le scatole
piene.
E forse era così furioso proprio
per quanto ci aveva sperato, per quello che avevano condiviso, per il
modo in cui si erano avvicinati, fino a provare qualcosa. Qualcosa di
incredibile.
Era appena tornato a casa e si
era appena tolto la cuffia strafonda, che era suonato il campanello.
Rimanendo così bagnato, si tolse
la giacca e aprì la porta.
Beh, fra tutti, di certo non si
sarebbe aspettato di vedere Hank.
Gocciolante, bagnato fradicio e
sporco di terra in mani e braccia, fango anche nei scarponcini.
Antonio provò l’impulso di
sbattergli la porta in faccia, ma un moto di curiosità lo invase.
“Chissà cosa ha il coraggio di
dirmi ora!”
Così si fece da parte, accese la
luce e si tolse le scarpe che lasciò all’ingresso.
- Hai due minuti, poi andrò a
farmi una doccia calda e mangerò qualcosa. Sono stanco, affamato ed
infreddolito! -
Disse gelido e scostante.
Non voleva riempirlo di pugni,
però non era scontato che appena avesse aperto bocca, quella voglia non
gli sarebbe venuta su.
Hank entrò silenzioso e chiuse la
porta, si sfilò la cuffia e si aprì la giacca, ma non si mosse da lì.
Per un momento il silenzio
riportò i suoni delle goccioline che si staccavano dai loro abiti
fradici.
Antonio si sarebbe spogliato come
prima cosa, però avere proprio Hank davanti lo frenò. In qualunque
altra situazione l’avrebbe fatto, ma quello era diverso.
- Voglio che tu capisca perché
l’ho fatto. -
Antonio scosse il capo con una
smorfia disgustata, lo sguardo deluso.
- Lo so benissimo. Non volevi
essere fermato ed io sono l’unico che ha il coraggio di farlo. Perciò
mi hai tenuto fuori dagli interrogatori. -
Hank era venuto sapendo che ce
l’aveva con lui, era inevitabile, ma non voleva che finisse con lui che
pensava che quel che avevano vissuto, non aveva significato nulla.
Dopo aver ucciso l’assassino di
suo figlio, era salito in macchina ed aveva girato per la città a vuoto
per un tempo indefinito, poi aveva pensato a cosa avrebbe fatto ora.
Ora che non aveva più una guerra
da affrontare, perché l’aveva già vinta.
Vinta davvero?
Eppure perché si sentiva così
vuoto, così insoddisfatto, così male?
Come se avesse fatto qualcosa di
sbagliato pur sapendo che quel pezzo di merda aveva meritato di morire
in quel modo?
Poi si era ritrovato fermo
davanti a casa di Antonio ed aveva capito.
Lui era la sua nota stonata.
- Non rimpiango di aver agito
così. - Disse riferendosi alla vendetta personale. Antonio scosse il
capo ironico.
- No certo, chi potrebbe farti
rimpiangere qualcosa? -
- Tu. Ma non la giustizia
personale. Non voglio che tu chiuda con me pensando che non hai
significato nulla. - Antonio rimase colpito del fatto che non voleva
riprendere come niente fosse, era consapevole che era finita, che non
avrebbe mai accettato di riprendere il loro discorso.
Perciò rimase ancora un po’
calmo, duro, rigido sul posto, i pugni chiusi.
- Hank, pensi che avremo ancora
molto da lavorare insieme? No perché oggi hai violato così tante leggi
e regolamenti interni di servizio che sarai gettato in pasto agli
squali e questa volta fidati che non faranno lo stesso errore
dell’altra volta. Butteranno la chiave. Gli accordi sono finiti! Perciò
non devi cercare di aggiustare qualcosa che si è rotto
irrimediabilmente solo per poter lavorare meglio con me. Quel che c’era
l’hai appena seppellito insieme a quel cadavere. E tu oggi, mentre mi
hai detto che non dovevo venire ad interrogare la gente con te, lo
sapevi. Perciò non venirmi a dire che significavo qualcosa perché non
vedo in che modo io avrei significato qualcosa. Facevi miglior figura
ed ignorarmi e fare come se non ci fossimo mai avvicinati. -
A quel punto per Antonio le cose
erano appena chiuse.
Si girò e si sfilò con fatica la
maglia bagnata attaccata al corpo.
- Adesso vattene, i tuoi due
minuti sono finiti, voglio lavarmi! - In aggiunta, camminando, si aprì
i jeans andando verso la camera.
Quando fu sparito alla vista,
Hank sospirò, alzò gli occhi in alto e aprì le braccia. Infine si tolse
le scarpe, si tolse la giacca ed avanzò nella sua scia per dire ciò per
cui era venuto.
Lo vide in boxer che si infilava
nel bagno della sua camera per aprire il rubinetto della doccia, ma si
fermò guardandolo ancora lì.
- Antonio, se ti avessi fatto
venire non solo mi avresti fermato, ma ti saresti sporcato le mani. -
- Le hai pur fatte sporcare agli
altri, no? - E così Hank alzò le mani in segno di ‘ecco appunto’,
stanco.
- Infatti loro non sono te. -
Antonio rise amaro.
- Questa è bella, sai? Sei
davvero incredibile! Che poi tu che ti abbassi a dire tante cazzate è
pazzesco! -
Hank l’avvicinò, ma lui andò al
bagno continuando i suoi piani, aprì l’acqua calda ed attese che
venisse.
Hank gli bloccò l’uscita
mettendosi sulla porta.
- Loro avranno te che li tirerai
fuori dai guai, se io oggi li ho trascinati lì. Ad affondare sarò solo
io. Affideranno la squadra a te, tu li aiuterai e tutto andrà bene. -
Antonio si girò verso di lui appoggiato con una mano al lavandino,
scosse la testa sempre con quel sorriso derisorio, amaro.
- Perciò hai pensato alla
squadra, non a me. Mi sfugge il modo in cui ‘quello che sono ha
significato qualcosa per te’. - Citò a modo suo la sua frase di prima.
Hank capì d’averlo ferito e capì
che non ci avrebbe ripensato.
E forse era meglio così. Quello
era il modo migliore di prendersi cura di lui, allontanarlo. Non si
sarebbe più sporcato le mani.
Avrebbe fatto le cose a modo suo,
forse avrebbe ottenuto meno risultati, risolto meno casi, però avrebbe
fatto tutto nel modo giusto, senza avere rimpianti, senza sporcarsi.
- Nella mia furia di oggi, nella
nebbia totale… mentre pensavo a come tenerti fuori dai miei affari… una
parte di me pensava ‘non posso farlo affondare con me! Non posso!’ E
tengo anche agli altri. Ci penserai tu a loro, ma io ho pensato a te.
Non avevo altri modi. Non potevo fermarmi. Non potevo, Antonio. Mio
figlio… - A quello, la voce di Hank si spezzò, gli occhi gli divennero
rossi e le lacrime uscirono, nascoste dalla mano con cui si coprì il
viso.
E a quel punto, il mondo smise di
scrosciare furioso.
Antonio si irrigidì
raddrizzandosi sui piedi, trattenne il fiato e lo guardò piangere.
Hank stava piangendo davanti a
lui, non davanti ad Erin che probabilmente aveva mandato via.
Non chiunque altro.
Lui.
Antonio lo lasciò lì per dei
secondi infiniti, poi si morse il labbro, sospirò e colmò la distanza
abbracciandolo.
Hank non lo allontanò, fu il
primo vero momento di vago sollievo della giornata, il primo atto di
pietà che accettava. Non sarebbe potuto essere che lui.
Antonio l’abbracciò silenzioso e
non disse nulla, non volle dire nulla.
Lo lasciò piangere abbracciato a
lui, poi sentendolo scuotersi iniziò a sfilargli la maglia bagnata e la
canottiera sotto. Gli aprì i pantaloni e si chinò per togliergli tutto.
- Cosa stai… - Chiese Hank non
pensando che potesse ripensarci.
Era venuto consapevole di
chiudere. Ed ora non solo lo stava consolando, ma lo stava
spogliando?
- Taci! - Ringhiò severo.
Poi lo prese per il braccio e lo
spinse sotto la doccia calda, dove si mise anche lui.
A quel punto lo puntò col dito
corrucciato.
- Non ti perdonerò mai, mi hai
ferito molto, deluso. Deluso davvero. E non sarò mai con te in queste
tue crociate folli. E se affonderai, lo farai tu, non ti seguirò. Non
ti perdonerò mai, Hank, per aver rovinato quello che stavamo
costruendo. E vai al diavolo, pezzo si stronzo, perché mi mancherà da
matti quello che avevamo. - Hank non capiva, confuso lo guardò. Fra la
giornata terribile che aveva avuto, quello che aveva fatto prima di
venire lì e lui che reagiva in quel modo, non poteva proprio starci
dietro.
- Mi stai lasciando? - Antonio
sospirò e gli prese il viso fra le mani.
- Sì, ti sto lasciando. - Ma poi
aderì le labbra alle sue.
- Ma mi stai baciando. - Commentò
confuso.
- Ti sto consolando. - Hank
voleva discutere sulla sua incoerenza, ma non osò interrompere le sue
labbra che, aperte, si facevano strada fra le sue con la lingua.
Quando si trovarono e si unirono,
per Hank fu il primo senso di pace, piccola ed ingiusta, di quella
terribile giornata.
Decise di evitare la discussione
e di tenersi la sua insperata consolazione.
E mentre l’acqua ricadeva su di
loro, ma questa volta calda, i corpi andavano a premersi uno
sull’altro, strofinandosi, accompagnando la scivolosità dell’acqua. Le
mani di Hank sui fianchi di Antonio e poi giù sui suoi glutei, a
stringerlo a sé.
Quello strano insperato benessere
continuava ad espandersi in lui mano a mano che Antonio lo baciava.
Tanto che esplose e nascondendo il viso contro il suo collo, tornò a
piangere di nuovo, silenzioso, senza la forza di fare altro.
Lo strinse forte e rimase
nascosto contro di lui, come se fosse piccolo, per una volta. Quello da
consolare, quello di cui prendersi cura.
Antonio gli aveva detto quello
che doveva ed ora stava facendo quello che sentiva giusto, come ogni
volta.
Seguiva il suo cuore, conscio che
l’avrebbe sempre portato nel giusto.
E scindeva perfettamente
quell’Hank scellerato ed inarrestabile da quello che aveva idealizzato,
da quello che aveva sperato di veder diverso.
I corpi ancora umidi, ma nudi ed
uniti che si strofinavano uno all’altro. Stesi sul letto, uno
sull’altro, le mani a tenersi a vicenda, le labbra a cercarsi,
procurarsi piacere. Risalire dall’inguine alla bocca, girarsi, piegarsi
in avanti, dare l’accesso, lasciarglielo prendere.
Lui che scivolava nell’altro, un
colpo, due colpi, affondando sempre più fino a non sentire più niente
se non, per un maledetto momento, solo il piacere.
Un piacere immeritato, ma
catartico.
Un piacere che esplose con
l’orgasmo che, andando lì, certamente non avrebbe pensato di avere.
Hank si accomodò su Antonio
stringendolo dal lato, come se fosse il suo cuscino.
Antonio normalmente lo sgomitava,
ma a quel punto decise solo di tirare su le coperte e chiudere la luce.
- Non si può sempre agire solo
con l’istinto, bisogna anche capire da che parte stiamo. Altrimenti
possiamo anche mettere giù il distintivo e continuare quello che
vogliamo fare, nel modo in cui vogliamo. -
Disse dopo un po’ Antonio nel
silenzio, calmo.
- Stai dicendo che dovrei
dimettermi? -
- Sto dicendo che non sei
tagliato per questo lavoro! Non so perché hai preso il distintivo! Sei
il peggior poliziotto di sempre! Risolvere casi non ti rende un buon
agente! - Solo lui poteva osare dirgli cose simili, dopo aver fatto
l’amore e deciso di troncare la relazione.
- Perché mi piaceva avere le
licenze ed i permessi che hanno i poliziotti! - Antonio sospirò
scuotendo la testa.
- Potevi fare il giustiziere. Non
ti saresti mai fatto beccare. Uno di quei cattivi che ammazzano i
cattivi senza dover seguire la legge. Tu non sei un poliziotto, non lo
sei mai stato! Mi dà fastidio questo! Che hai scelto di esserlo, ma non
hai mai voluto accettare le conseguenze! Sei un irresponsabile egoista
che si prende quello che vuole, come vuole, senza pensarci su! Ma sei
tu che hai scelto di fare il poliziotto, dannazione! - E così Hank si
aprì per la prima volta, in quel senso e con lui.
- Ero diverso quando c’era mia
moglie. La sua morte mi ha cambiato, mi ha indurito e reso… questa
terribile persona egoista che odi! - Antonio sospirò, colpito della
piccola apertura.
- Sì, ma seriamente perché
continui? Non fa per te, non lo fai nel modo in cui va fatto. Puoi fare
quello che fai senza prendere in giro la gente. - Hank capì che non
l’avrebbe davvero mai perdonato.
E, di certo, non glielo poteva
chiedere.
- Ti senti preso in giro? -
Chiese piano.
- Sì. - Rispose senza paura.
Sospirò.
- Mi dispiace. Quello che provo
per te è sempre stato sincero. Sin da quando ti odiavo ad ora che… beh,
non so, qualcosa è. - Antonio accennò ad un piccolo sorriso sentendolo
impacciato.
- Questa non è la vita che fa per
te, Hank. Se vuoi fare il giustiziere fallo, ma non col distintivo.
Continuerai a metterti nei guai. E a mettere nei guai chi ti sta
intorno. Oggi ti ho odiato perché hai scelto di essere un poliziotto,
ma appena uno ti fa un torto, anche se grave, non guardi in faccia
niente e nessuno. Pensi che per gli altri sia facile stare alle regole?
Anche io ho giovato del tuo calpestarle e ti ho sempre ringraziato, ma
se non ci fossi stato ehi, avrei accettato le conseguenze delle mie
azioni. Da uomo. O avrei trovato altre soluzioni legali. Perché ho
scelto una posizione precisa consapevole di quello che significava,
fino in fondo. Da uomo. - Hank l’ascoltò, colpito del fatto che,
velatamete, gli stava dicendo che non era un uomo vero.
Ma non commentò, si prese il
dolce rimprovero fra le sue braccia e pensò che fosse il minimo dopo
quello che aveva fatto.
- Mi assumerò tutte le
responsabilità che arriveranno, ma non sono pentito d’aver agito così.
O l’idea che quella merda fosse vivo ed in prigione e che un giorno
magari sarebbe uscito, mi avrebbe divorato per tutta la vita. - Antonio
si girò verso di lui e lo guardò col broncio.
- Ed è per questo che fai il
lavoro sbagliato per te. - Hank lo guardò negli occhi.
- Non pensi che aiuto qualcuno
facendolo comunque? - Antonio sospirò e lo baciò leggero.
- Sì che aiuti, ma a quale costo?
Dov’è la tua anima, Hank? - E con questo, Antonio si girò dall’altra
parte e lasciò che Hank se lo stringesse meglio, accoccolandosi contro
di lui e la sua schiena.
Hank rimase colpito del fatto che
tutto quello era una sorta di preoccupazione per lui, non odio gratuito
per il modo in cui l’aveva tagliato fuori e perché l’aveva ferito.
Derivava tutto da una preoccupazione.
La sua anima?
La sua anima l’aveva persa con
sua moglie ed oggi con suo figlio.
Ormai la sua anima non c’era più.
Però si strinse a lui, appoggiò
la fronte alla sua schiena e trovò un po’ di pace, un pochino. Quella
necessaria per dormire.
- Non ti perdono, comunque. Non
stiamo insieme, te lo scordi! Hai preso la tua decisione. La prendi
fino in fondo. - E con questo ultimatum imbronciato di Antonio, Hank
accennò anche ad un piccolo tiepido sorriso.
In qualche modo era riuscito a
preservarlo.
FINE