NOTE:
una piccola shot ambientata in particolare dopo la puntata 2 di Chicago
Justice dove il procuratore si trova costretto ad indagare su un
intervento di Kevin (membro di PD ed ex compagno di Antonio). Antonio è
quindi messo in difficoltà e spezzato fra la sua vecchia vita ed i
vecchi metodi che tende ancora a voler adottare (nonostante lui fra
tutti fosse sempre quello che premeva per la via corretta), ad un certo
punto discute con Peter Stone, il suo nuovo capo, mentre rivede Hank
con un bellissimo abbraccio sentito. Era ovvio che avrei scritto una
fic su quella puntata. E così buona lettura. Baci Akane
IL GIORNO E LA NOTTE
‘Devo vederti.’
Antonio non gli aveva mai
scritto una cosa del genere senza un motivo fondato dietro, perciò
quando Hank lo lesse proprio dopo aver sentito del problema di Kevin
che stava assumendo dimensioni sempre più grandi, capì che doveva
essere effettivamente grave.
Appena le porte dell’ascensore
si aprirono, se lo vide lì davanti e la sua espressione sempre molto
eloquente gli mostrò quanto male stesse in quei panni.
Preso fra due fuochi, la sua
vecchia famiglia contro quella nuova e tutti i mille dubbi di questo
mondo sulla propria scelta che arrivavano a schiacciarlo senza pietà.
Hank come prima cosa lo abbracciò forte fregandosene del luogo e delle persone che intorno a loro andavano e venivano.
- Proprio l’uomo che volevo
vedere. - Disse lui sussurrando mentre lo stringeva forte facendogli
sentire quanto capisse quel che provava.
Antonio in quel momento tornò
per un momento a respirare, come se sotto la pelle finalmente il sangue
scorresse di nuovo caldo, gelido fino a quel momento.
I due si guardarono negli occhi
da vicino, poi Hank lo accompagnò in parte, in fondo al corridoio, per
parlare un po’ in privato di quello che stava succedendo. Doveva capire
quanto grave fosse l’accusa rivolta a Kevin e cosa la procura aveva
contro di lui, ma voleva anche capire quanto stremato fosse Antonio.
Non serviva che parlasse, sapeva benissimo, gli era bastato guardarlo.
L’aveva spinto lui ad andarsene
per stare in un ambiente più sano e semplice, più conforme alla sua
indole onesta e non essere diviso fra due conflitti diversi.
L’amore per lui e l’odio per i suoi metodi così sbagliati.
Eppure a volte aveva paura d’averlo compromesso troppo, d’averlo salvato tardi da sé stesso.
Gli occhi di Antonio in quel
momento erano carichi di una paura palpabile, la paura di non poterli
aiutare come prima, di starli affondando e Hank gli lesse
quell’angoscia.
Parlarono del fatto che la
procura aveva dei video abbastanza compromettenti, che potevano mettere
davvero Kevin nei guai, perciò mise in guardia Hank dicendogli di fare
per lui tutto quello che poteva per aiutarlo, perché lui aveva già
fatto quello che era riuscito e non era stato sufficiente.
- Sai, Stone mi guarda e vedo la
sua irritazione verso la mia vita precedente! Penso che odi chi ero
prima. Non solo un poliziotto, ma un TUO poliziotto. - Disse infine
Antonio con uno scatto d’ira personale.
Hank si irrigidì guardandolo e piegò la testa di lato attento a quell’impressione molto specifica.
- Ce l’ha con me? Tutta Chicago
ce l’ha con me, finché non gli paro il culo. - Liquidò duramente e
facilmente Hank sperando di sollevare un po’ Antonio, sapeva d’averlo
messo in una posizione scomoda, ma sperava di poterlo aiutare.
Antonio fece un sorrisino a tal proposito e scosse il capo.
- Allora aspetterò che anche lui
abbia bisogno di qualche scheletro da sotterrare. Perché tanto tutti ne
hanno bisogno! - Esclamò a quel punto ironizzando da solo. Hank si
tranquillizzò e gli strinse il braccio trattenendolo un istante, il
contatto fece sentire meglio entrambi.
A volte era dura non vedersi a
lavoro ogni giorno, non lavorare insieme, non spalleggiarsi. Altre,
invece, era un enorme sollievo. Uno poteva fare quel che riteneva
giusto senza influenzare e far soffrire l’altro o litigarci. Da quando
si vedevano solo fuori lavoro, il loro rapporto aveva subito un enorme
miglioramento drastico e da ‘tecnicamente ci siamo lasciati’ erano
ormai ‘tornati effettivamente insieme’.
Non c’erano tensioni, solo momenti di sostegno e sollievo e passatempi piacevoli.
Solo che a volte era dura.
Era dura voler proteggere il proprio compagno e non poterlo davvero fare. A volte era davvero dura.
- È così diverso da me, eh? - Antonio ridacchiò a quello e guardò in alto teatrale, con gli occhi lucidi.
- È un eufemismo! Onesto fino
all’estremo. Pensavo che fosse bello lavorare in un ambiente così, ma a
volte io penso ‘cazzo c’è di sbagliato in loro? Come possono non
proteggere la famiglia?’, ma evidentemente per loro il concetto di
famiglia è diverso dal nostro. - Hank ridacchiò indicandolo col capo.
- Forse il problema fra noi è
che tu effettivamente ti senti ancora parte della nostra famiglia e di
loro solo in temporaneo affidamento. - Disse inquadrando in pochissimo
il vero problema fra Antonio e Peter Stone, il suo nuovo capo.
- Ed io che pensavo di non
potermi complicare la vita più di quanto non l’avessi lavorando con te!
- Esclamò a quel punto sempre scherzando. Hank ridacchiò e gli diede
una pacca nel braccio.
- Vedrai che te ne tirerai fuori e lo conquisterai. - Antonio inarcò il sopracciglio.
- Ne sei sicuro? - Hank lo guardò sorpreso che glielo chiedesse.
- Quello che piace sempre sei tu
fra tutti quanti, non lo sai? - Antonio fece un ghigno a quello
compiaciuto e carico per ricominciare e riprovarci ancora ed ancora ed
ancora, perché se aveva una dote effettiva era quella di non saper
mollare mai.
La sua relazione con Hank era la testimonianza.
- Grazie. - Concluse Antonio a quel punto, con un tono più dolce e grato.
- Ci vediamo stasera a casa? - Chiese Hank prima di andarsene, il compagno annuì sorridendo.
- Passo io. -
Con Sylvie le cose non erano
durate molto, dopo un po’ Antonio aveva capito che il suo tentativo di
rimettersi in piedi e voltare pagina era stupido. Semplicemente lui non
voleva voltare pagina, voleva riprendere in mano il capitolo precedente
e magari correggerlo, ma non cambiarlo.
Trovava il cambiamento di lavoro
una manna dal cielo, finché i casi non si intrecciavano in modo
disastroso con la sua vecchia squadra.
In quei momenti le vecchie
abitudini riemergevano, i vecchi errori, i vecchi metodi. I vecchi
rapporti. Però finito il caso, chiudeva tutto e tornava a casa nel suo
tentativo di nuova vita privata.
Ad un certo punto aveva capito che semplicemente non aveva voluto anche QUEL cambiamento.
Con Sylvie all’inizio era stato
bello ed aveva funzionato, poi però aveva cominciato a non vedere l’ora
di rivedere Hank, di incontrarlo, di aggiornarlo, di chiedergli chi gli
teneva testa, chi gli metteva i bastoni fra le ruote.
La curiosità di vedere come stava, se soffriva ancora troppo per Justin.
La voglia di lui.
Quella voglia mai finita.
Al primo problema con Sylvie,
aveva colto l’occasione per calcare la mano e spingerla a lasciarlo,
lui non aveva fatto niente per fermarla e così le cose erano finite.
Tentativo fallito?
Forse molto più volontariamente di quel che era stato disposto ad ammettere.
Poi quella sera stessa a casa di Hank, a fare l’amore con lui, se lo era detto.
Non l’aveva mai voluto sul serio, non quanto aveva voluto Hank. Quanto ancora lo voleva.
Sylvie era fantastica, ma non era Hank. Tutto lì.
Antonio entrò con la propria
copia delle chiavi, vide che non era ancora tornato e ridacchiò
scuotendo il capo, infine si tolse la giacca, il porta pistola con la
pistola dentro, si slacciò quasi tutti i bottoni della camicia che si
sfilò dai jeans e si mise scalzo a girare per casa come se fosse sua.
In venti minuti stava già preparando la cena per due, non scrisse ad Hank, ma si sorprese di vederlo tornare così presto.
- Ehi! - Esclamò incredulo.
- Ehi. - Rispose per nulla
stupito Hank nel vederlo a casa a cucinare per lui. Non passava ogni
sera ma quasi e tornare, sentire il profumo di cibo, la casa già calda,
quell’adorabile disordine, magari il sottofondo di una partita e le
imprecazioni dall’altra parte della stanza. Questo era il ritorno alla
vita, per lui.
Quella felicità che era convinto
di non meritare, di non poter riavere più. Questo era il motivo per cui
cercava di sbrigarsi a finire col turno odierno e correre a casa.
Lo raggiunse e sorrise nel
vederlo alle prese coi fornelli, la birra e la partita allo stesso
momento, gli mise le mani ai fianchi, da dietro, e attese che si
girasse. Quando lo fece si baciarono in modo disinvolto.
- Sapevo che ci saresti
riuscito. - Disse poi soddisfatto, riferendosi all’aiuto che aveva dato
a Kevin in quei giorni massacranti.
Antonio sorrise ancora euforico per quella vittoria.
- Alla fine sono riuscito a
mettere un po’ di sale in zucca a quel testone! - Disse Antonio
omettendo che alla fine comunque si era scusato per i modi e le accuse
che gli aveva rivolto. Domarlo, dopotutto, non sarebbe stata la cosa
più facile, ma Peter non era uno che mollava la presa.
- Mi risulta che tu abbia fatto
ben di più. - Rispose prendendogli la birra di mano per finirla, mentre
andava sedersi a tavola in attesa della cena.
Antonio chiuse i fornelli ed impiattò alzando le spalle.
- Beh, potrei aver trovato la prova decisiva che scagionava Kevin. - Hank ridacchiò.
- Potresti? - Antonio gli mise il piatto davanti gongolando felice.
- Che devo dire? Sono il miglior
investimento per qualunque squadra! - Con questo Hank rise felice che
fosse tornato alla sua spensieratezza spettacolare che gli faceva ogni
giorno perdere sempre più la testa.
I due si misero a mangiare scherzando ancora un po’, Antonio euforico, Hank meno entusiasta e più ironico.
Famiglia. Il concetto di
famiglia era soggettivo, per Antonio era proteggere ad ogni costo chi
metteva un pezzo della propria vita nelle tue mani. Anche per Hank era
questo. Ma c’era un ulteriore dettaglio in più.
Per Hank c’era la famiglia e
c’era l’amore. Ed Amore era tornare a casa, vedere quella persona che
cucina per te e raccontarsi le rispettive giornate, mangiare insieme,
scherzare, alleggerire la pesantezza dei casi vissuti e poi cancellare
tutto a letto insieme.
Amore era riuscire a stare con
lui e non pensare a quanto male facesse aver perso le persone più
importanti delle loro vite. Amore era riuscire a stare con lui
nonostante le abissali differenze, le pugnalate e i problemi di
comunicazione. Amore era voler comunque tornare uno dall’altro
nonostante tutto.
Hank si sciolse da lui dopo
averlo stretto forte ed essersi perso in lui, uscì e si lasciò cadere
di lato, supino. Ansimava ed era sudato, Antonio lo guardò nella sua
stessa posizione, le braccia attaccate. Sorrise, poi si mise sul fianco
e si issò su di lui, Hank lo circondò col braccio e lo baciò.
- Sai, mi sono sempre chiesto
una cosa. - Disse Antonio a quel punto. Hank lo guardò senza chiedere.
- Perché sono tornato con te dopo che avevo deciso che eravamo troppo
diversi e che mi faceva soffrire troppo il tuo chiudermi fuori nei
momenti più importanti della tua vita? - Hank inarcò le sopracciglia.
Dopo tutto quello che era successo se lo chiedeva? Dopo tutti i
tentativi falliti?
- E? - Continuò curioso. Antonio alzò le spalle divertito, guardandolo negli occhi.
- E chi se ne frega, insomma! Forse sono masochista! - Hank rise.
- Devi esserlo un bel po’ per
essere tornato con me. - Antonio si morse il labbro pensandoci un
momento, poi si fece semi serio.
- E forse è che non siamo
tornati insieme. Forse è che non ci siamo mai lasciati. Abbiamo solo
perfezionato il nostro rapporto, ma non ci siamo mai lasciati. Perché
ci si lascia davvero solo quando si smette di amare. Ed io non ho mai
smesso. - Ad Hank sarebbe venuto un colpo se non fosse stato abituato
ai suoi modi improvvisi ed estremamente sentimentali. Diceva le cose
più incredibili nel modo più semplice ed ovvio. Hank rimase tranquillo,
sorrise felice e attirò a sé la sua testa prendendogli la nuca con una
mano. Lo baciò in silenzio, le lingue si intrecciarono un po’, infine
vicino a lui, respirandosi ancora, mormorò:
- Ti amo anche io. - Lui,
invece, dava sempre peso a certe cose. Quelle che diceva di rado, ad
esempio. Per questo faceva sempre emozionare chi le sentiva.
Antonio non nascose il luccichio negli occhi e lo baciò di nuovo.
- Alla fine sono felice. -
Ammise. - Per quanto a volte sia difficile, sono felice. - Hank non
aggiunse altro, tutto quello che contava ora era lì.